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Diapositiva 1 - Francesco Rovetto

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Diapositiva 1 - Francesco Rovetto
Un’introduzione alla
MEDIAZIONE FAMILIARE
LA MEDIAZIONE FAMILIARE RICHIEDE:
Semplicità
 Organizzazione
 Intelligenza
 Modestia
 Empatia
 Comprensione

materiale personale e riservato
OGNI SEDUTA HA UNO SCOPO E UN OBBIETTIVO
BEN PRECISO

Lo scopo è determinato dal mediatore e si
riferisce al tipo di intervento e al numero delle
sedute a disposizione

L’obiettivo è determinato congiuntamente da
mediatore e parti e si riferisce al problema
congiunto definito dalle parti
3
CARATTERISTICHE
E’ un procedimento volontario, le parti
possono interrompere la mediazione in
qualsiasi momento e in qualsiasi caso.
 Il mediatore si impegna alla riservatezza,
quanto detto nella stanza di mediazione
non viene riportato in altre sedi.

COME SI STRUTTURA LA MEDIAZIONE
Si svolge attraverso una serie di incontri
(10-12) con cadenza generalmente
settimanale, di un’ora circa ciascuno.
 La mediazione non è una terapia e non
deve creare dipendenza.

QUANTI TIPI DI MEDIAZIONE
La mediazione familiare consta di interventi
volti a risolvere problemi all’interno della
famiglia e di quelli relativi alla separazione e
divorzio;
 La mediazione sociale:riguarda le dispute e i
conflitti che possono determinarsi
nell’ambiente di lavoro e di convivenza in
genere come la scuola, i rapporti con ospedali
e altre strutture pubbliche

QUANTI TIPI DI MEDIAZIONE

La mediazione culturale:per vivere insieme con
razze e culture diverse è necessario imparare
le differenze e conoscere cosa determina i
valori e le scelte di costumi e ruoli delle
persone che vivono con noi. La mediazione
culturale serve per avvicinarsi ad esperienze
diverse in modo costruttivo e per aiutare la
partecipazione dei nuovi cittadini ai servizi e
alle regole della comunità
QUANTI TIPI DI MEDIAZIONE

La
mediazione
nell’ambiente
di
lavoro
e
scolastico:sono ambienti di convivenza segnati da un
significato importante e da un tempo comune, ripetuto
e ordinato da regole, luoghi dove la mediazione ha un
notevole valore di intervento, perché permette di
creare una forte capacità di risolvere i problemi e di
rimettere in gioco un’energia connotata da valore
positivo. Le esperienze anglosassoni dimostrato che
questo modello permette di rispondere al disagio in
tempi brevi.
I MODELLI DI MEDIAZIONE


La mediazione è utilizzata per raggiungere un risultato
concreto, un progetto di riorganizzazione delle
relazioni e delle loro modalità. Si può attuare in varie
forme:
La mediazione integrata: prende in carico gli aspetti
emotivi e affettivi determinati dalle problematiche
relazionali. Il modello è flessibile, l’obiettivo è quello di
capire la permanenza di una relazione, cosa e come
condividere con l’altro, piuttosto che una
demarcazione dei diritti.
MODELLI DI MEDIAZIONE

La mediazione strutturata:privilegia le regole, pone la sua
attenzione prevalente al compito, si serve delle modalità della
negoziazione e cerca di tenere fuori gli elementi emotivi. Più
adatta al mondo del lavoro che alle problematiche familiari.

Mediazione terapeutica: si assume di curare le relazioni, dopo
una separazione e nella mediazione di divorzio. Privilegia la
ricostruzione della comunicazione tra gli ex coniugi e cerca di
proteggere i figli dal protrarsi dei conflitti dopo la separazione.
Accetta i figli nel processo e prevede il cambiamento di
sentimenti di collera e ostilità come base della mediazione
stessa.
MODELLI DI MEDIAZIONE
Mediazione parziale: si occupa solo della
situazione dei figli e definisce esclusivamente
gli accordi educativi gli altri aspetti sono
affidati a commercialisti e avvocati
 Mediazione globale: prevede che tutti gli
aspetti siano messi in discussione e che su
tutte le aree del negoziato sia stabilito
l’accordo. Si pone come obiettivo di entrare in
merito di tutti gli ambiti della negoziazione.

IL CASO DELLA FAMIGLIA FERMI E LE FASI
DELLA MEDIAZIONE

Luca e Anna hanno due figli grandi, Mario e
Maria, 18 e 16 anni. Vivono lontani dalla FAO
ma sono legati e se ne preoccupano, anche se
non di frequente. Si ammala la madre di
Luca:invalida e bisognosa di assistenza. Luca
figlio unico sente la responsabilità di prendersi
cura dei genitori ora che la madre è invalida.
Senza chiedere a moglie e figli fa trasferire i
genitori nella propria casa.
UN CASO

Da un discorso del nonno Maria capisce che si
tratta di un trasferimento definitivo e va su tutte
le furie. Anna apre il problema in modo
aggressivo, Mario sostiene il padre per poi
cambiare idea quando la madre prospetta che
dovrà rinunciare alla sua stanza per darla ai
nonni e che dovrà restare a casa per aiutarli..
Tutti sanno che la presenza della madre invalida
sarà faticoso per la famiglia. Sul piano emotivo
quella più in difficoltà è Anna, vede con
preoccupazione la disparità rispetto ai suoi
genitori.
IL CASO

Nella fase immediata Luca resta solo
nell’assistenza ai genitori, moglie e figli si
rendono indisponibili per turni e servizi. Amici
comuni suggeriscono a Luca di parlarne con un
mediatore familiare che riceve la famiglia al
completo per affrontare con loro le possibili
soluzioni al problema.
FASI DELLA MEDIAZIONE IN GENERALE

Prima fase della mediazione: in una prima
fase, dopo il riconoscimento del problema,
l’acquisizione delle informazioni più generali,
viene chiesto di esplicitare il motivo del
conflitto e vengono evidenziati i vari modi di
leggere la situazione. Anna dice che Luca
avrebbe dovuto consultarsi consultarsi con lei
prima di prendere la decisione e che
andrebbero considerate entrambe le famiglie di
origine.

Luca sostiene di essere stato spinto alla
decisione dalla mancanza di partecipazione
della famiglia all’assistenza necessaria ai suoi;
i ragazzi chiedono si essere messi al corrente
per decisioni che ricadranno sulla vita di tutti e
avranno ripercussioni anche sui loro spazi e
sulle loro libertà.

Definizione congiunta del problema:
si chiede a tutti i membri della famiglia di
partire dalla riflessione se esiste la necessità di
dare aiuto ai nonni si valuta se tutti sono
d’accordo che non si possano abbandonare e
che il problema consiste nel riorganizzare la
vita di tutti i giorni. Maria propone una casa di
riposo con calendario di visite, Mario cede la
stanza ma dichiara di non potersi occupare di
loro. Anna dice che si deve trovare una
soluzione che permetta di aiutare un domani
anche i suoi genitori.

Brainstorming: si mettono in fila tante idee
diverse e poi si valutano con le seguenti categorie:
molto probabili, probabili, poco probabili, impossibili.
Si decide di provare a immaginare delle soluzioni
diverse da quelle che sono state pensate finora,
lasciandosi andare alla creatività. Luca pensa che
potrebbe trasferirsi dai suoi per l’assistenza notturna,
Anna propone di vender entrambe le case e
comprarne una grande dove costruire spazi separati
e comuni, magari con l’aiuto di una badante. Maria
propone la sua uscita di casa che permetterebbe di
liberare un’altra stanza e di pensare ad una possibilità
anche per i nonni materni.

Stesura dell’accordo: dopo il
brainstorming la famiglia si accorda per un
progetto a stadi: Anna troverà la badante che
supervisionerà, Maria cercherà una stanza da
condividere con un’amica anche in vista
dell’università, Mario chiede di poter ricavare
un suo spazio nella mansarda. Luca nella fase
organizzativa, dovrà passare qualche notte
nella casa dei suoi e allo stesso tempo aiutare
Anna a cercare soluzioni abitative, senza
penalizzare i figli.


Fase dell’urgenza e fase dell’organizzazione:
l’accordo prevede che sia definita la prima fase degli
impegni, Luca chiederò ai genitori se sono disponibili
a vendere la casa dove stanno e a trasferirsi nella
stanza di Mario in attesa della soluzione definitiva.
Fase intermedia: Luca potrà disporre della libertà
di aiutare i genitori, contando sulla collaborazione di
tutti. Mario andrà in mansarda. Anna avrà un aiuto
domestico finanziato dai suoceri. Verrà studiato un
turno domenicale e per il w-e per permettere ai
coniugi di mantenere una vista normale, ci vedere
amici e svolgere varie attività.
COMMENTO

La famiglia ha attraversato il percorso della
mediazione: ha preso contatto con le difficoltà e si è
attivata per trovare una soluzione congiunta al
problema. La mediazione è partita dalla condizione di
necessità, ha attraversato le fasi delle alleanze e degli
scontri familiari, ha messo in evidenza emozioni e
motivazioni. Le alleanze contro Luca si ricompongono
sulla base del riconoscimento delle necessità
prioritarie: l’assistenza ai nonni. La soluzione
comprende anche mettere in evidenza l’evoluzione
delle relazioni su un piano trigenerazionale con figli e
nonni. Un delicato equilibrio che potrebbe rompere, se
mal gestito, l’intimità dei coniugi.

Questi problemi vengono inseriti nel dibattito e
servono alla stesura di un contratto di impegno
reciproco, di definizioni di regole e fasi. La
stesura dell’accordo, che fa passare dalla fase
orale alla fase scritta, serve per una più attenta
valutazione delle situazioni e per non ritrovarsi
a un tradimento nell’accordo. La pazienza della
definizione e della stesura dell’accordo
permette di passare da una situazione emotiva
ad una razionale.
MEDIAZIONE DI SEPARAZIONE E DIVORZIO
La separazione in senso generale può avere
significati positivi, in adolescenza significa
autonomia.
 La separazione coniugale come rottura della
famiglia
costituita
viene
considerata
negativamente soprattutto in relazione alla
presenza dei figli. Anche in casi in cui sia
inevitabile (violenze e abuso ecc.) difficilmente
viene considerata come un normale processo
di cambiamento.


Nonostante le battaglie per una legislazione
che consetisse il divorzio, l’atteggiamento
generale nel nostro paese rispetto alla
separazione è di poco cambiato, tali stili di
negazione hanno impedito la nascita di servizi
rivolti alla consulenza alle famiglie in via di
separazione. Il vissuto generale è quello di
giudizio e solitudine. In generale in tutte le
separazioni non aggressive o distruttive, si
attraversa una fase di fatica e la necessità di
tutelare i figli.
LE DIFFICOLTÀ DELLA SEPARAZIONE

Spesso il processo di separazione viene reso
più difficile e distruttivo dalle intromissioni
delle FAO, e dagli avvocati. È assai raro che la
coppia decida di separarsi di comune accordo
perciò parliamo di soggetto attivo, che ha
pensato per primo alla separazione e ha
elaborato la decisione senza iniziare una
discussione con l’altro, o quello che decide la
separazione dopo aver consolidato e reso
stabile un altro rapporto che diviene sostitutivo.

Il soggetto passivo: della separazione, anche se
può essere stato un protagonista importante
nel definire la crisi del matrimonio, in genere
non ha elaborato il processo di fine del
rapporto: non ha scisso in modo vero il NOI ella
coppia dalla sua dimensione di persona e
tende a reagire in modi che oscillano dall’ira
alla depressione.

La gestione di questa fase del divorzio, detta “a
caldo”, il momento in cui irrompono le parti
inconsce e istintive, può permettere una forte
riduzione del danno. È decisivo il modo in cui si
articola questa fase a caldo, fondamentale il
ruolo
del
mediatore
nel
sottolineare
l’importanza del rispetto dei sentimenti
reciproci, consapevolezza dei torti e presa di
responsabilità ma anche la presenza nei
coniugi delle risorse per superare la crisi.
FASI DELLA SEPARAZIONE E DEL DIVORZIO
Il divorzio è un processo evolutivo dinamico
ricco di grandi cambiamenti.
 Caratteristiche sono la sua accettazione o il
suo rifiuto, entrambi i partner soffrono proprio
perché il cambiamento è crisi. Compito del
mediatore è considerare questi fattori per
rendere il più agevole possibile la mediazione.
Inoltre il mediatore deve utilizzare come
strumento la ridefinizione in positivo


Si tende a considerare la separazione e il divorzio
come una sconfitta, un fallimento. Il mediatore deve
aiutare la coppia a considerarlo come l’inizio di un
nuovo processo evolutivo che avrà le sue tappe nel
ciclo vitale della famiglia separata: la crescita dei figli,
i cambiamenti rispetto alla FAO, i cambiamenti della
famiglia allargata, ci potranno essere altre famiglie
con altri figli. Il compito dei coniugi e di tutta la
famiglia è di elaborare la fine del matrimonio. In
genere nella mediazione come nella terapia di coppia
di tende a considerare corresponsabili i partner della
fine del rapporto. Sta ai coniugi nel tempo sciogliere
nelle maniera più costruttiva possibile ciò che hanno
creato.

L’evento separativo viene ancora vissuto e percepito in
termini negativi. La separazione è una perdita in tutti i
sensi, una perdita di una persona che per poco o molto
tempo ha fatto parte integrante della nostra vita. Ma
mentre la nostra società “accompagna” attraverso la
ritualizzazione tutti i lutti che costellano una vita, così
non è per la separazione. Chi vive questo momento
doloroso, si trova da solo. La solitudine e il dolore per la
perdita portano all’infantilizzazione, che spinge a
cercare giustizia, delegando qualcun’altro a prendere
decisioni per noi, sperando di riscattarci… da cosa??
FASI DELLA SEPARAZIONE


Il mediatore, per potere meglio gestire le fasi di
sofferenza e conflitto dei coniugi e giungere alla
realizzazione dell’obiettivo comune deve valutare la
fase del divorzio in cui si trova la coppia.
Divorzio emotivo: fase che inizia prima della scelta di
separazione vera e propria, caratterizzate da
situazioni emotive di distanza alternate a stress ed
esplosioni di pianti ed ira. Questa fase può permanere
per anni creando ostacoli alla definizione degli
accordi.


Divorzio legale: rappresenta la fase della
concretizzazione, si verifica all’uscita di casa di uno
dei due partner, in questa fase possiamo avere
situazioni depressive e di aggressività
Divorzio economico: avviene come fase antecedente
al divorzio legale, dipende dallo stile che la coppia ha
avuto di gestire la questione economica, divisione o
comunione dei beni, conti separati o congiunti. Un
buon patto economico è fondamentale per diminuire
livelli di scontro ed aggressività.

Divorzio all’interno delle famiglie di origine:
generi e nuore spesso possono essere molto
legati alle famiglie di origine del partner,
cognati e nipoti con cui abitualmente si aveva
un rapporto positivo possono entrare in
risonanza negativa. Si possono verificare
dispetti e recriminazioni. È una fase difficile
che deve trovare un suo equilibrio scegliendo i
rapporti che si vogliono portare avanti.
PROBLEMI LEGATI ALL’AFFIDAMENTO DEI FIGLI

Questo è uno degli aspetti che maggiormente
crea ostilità e contrasto tra i partner. Nella fase
della separazione e successivamente alla
sentenza di divorzio le relazioni con i figli sono
regolate da una fase si accordo informale
seguite da un accordo formale che può essere
conflittuale o consensuale. Per i figli la
soluzione migliore è un clima di armonia
caratterizzato dall’affetto di tutti i membri della
famiglia.

Il divorzio psicologico: è la fase più difficile e
più importante da raggiungere, mette in moto
la possibilità di pensare alla propria vita in
termini soggettivi raggiungendo una nuova
maturità. Il div. Psi si realizza quando una
persona riesce a risolvere l’attaccamento alla
vecchia coppia e alla sua precedente immagine
a quella collegata. Si tratta di un vero e proprio
percorso evolutivo che la mediazione può
rendere più semplice e proficuo.
SCOPO DELLA MEDIAZIONE

Costruire
nuove
trame
relazionali
e
psicologiche per garantire la possibilità
evolutiva e il futuro dei figli, come: raggiungere
un rapporto funzionale con l’ex partner;
raggiungere un ragionevole adattamento
emotivo; capire quanto abbiamo contribuito
alla disfunzione del rapporto; trovare fonti di
appoggio emotivo; aiutare i figli ad adattarsi
alla perdita.
VIE POSSIBILI

Con la mediazione è possibile stabilire intese
ed accordi duraturi e sostenibili nel tempo che
consentano ai figli un po’ di serenità e ai
genitori la possibilità di esercitare insieme il
loro compito di genitori. Tutto questo affinché i
figli di separati siano come tutti gli altri bambini
“un po’ tristi e un po’ felici”…
materiale personale e riservato
SEDUTE CLASSICAMENTE STRUTTURATE PER
UNA MEDIAZIONE DI SEPARAZIONE/DIVORZIO
Seduta di orientamento iniziale
 Seduta a tema sui bisogni dei figli
 Seduta a tema sui turni di cura e responsabilità
 Seduta a tema sui beni e le proprietà
 Seduta a tema sul budget
 Seduta sull’accordo
 Firma dell’accordo e congedo dalla coppia

38
materiale personale e riservato
SCOPI DELLA SEDUTA DI ORIENTAMENTO
 Informare
le parti sulla mediazione e
accertarsi di ottenere una
partecipazione informata,
consapevole e volontaria
 Rendere espliciti gli obiettivi delle
parti
 Strutturare il processo di mediazione
39
materiale personale e riservato
TECNICHE DI BASE








Re-framing (riformulazione, riassunto, parafrasi, perifrasi, )
Domande
Relativizzazione ed eliminazione dell’egorelativismo, vivere
la reciprocità
Pensare al futuro
Identificazione e classificazione esplicita dei conflitti
Identificazione e considerazione esplicita delle strategie
conflittuali (che cosa/come)
Specchio emozionale, favorire empatia, mettersi nei panni
di.
Uso di metafore
40
materiale personale e riservato
LINGUAGGIO
Chiaro
 Semplice
 Comprensibile ed adatto alle parti
 Tipico del contesto familiare (non di contesti
antagonistici, legali, militari, ecc.)

41
REGOLE DELLA COMUNICAZIONE PER IL
MEDIATORE ( E NON SOLO…)
Parlare senza interrompere
 Non litigare ma discutere
 Non accusare l’altro, non è corretto dal punto
di vista dell’ascolto e della comunicazione e
nasconde una mancanza di assunzione di
responsabilità
 Saper raccontare i fatti e non le opinioni, lo
sforzo di oggettivare è indispensabile, il
mediatore deve aiutare i coniugi a confrontarsi
con la realtà delle cose.

REGOLE DELLA COMUNICAZIONE IN
MEDIAZIONE



Ognuno deve parlare a titolo personale senza esprimere giudizi
sull’altro
Aiutare le persone in gioco a riconoscere i propri sentimenti e
quelli altrui, in una parola empatia per i sentimenti nostri e per
quelli espressi dall’altro, non valutare solo secondo il nostro
metro di giudizio ma anche pensando al codice dell’altro.
Rendere meno significativa la rabbia e la negatività, smorzare
le emozioni distruttive, è importante normalizzare i
comportamenti anche forti relativizzando con situazioni simili.
Normalizzare permette di accettare quello che sta succedendo,
che proviamo per poi muovere verso il cambiamento.
materiale personale e riservato
ATTEGGIAMENTO NON VERBALE
Attento
 Educato
 Accogliente
 Rispettoso
 Non giudicante
 Equo
 Sorridente/sereno
 Modesto

44
COMPITO DEL MEDIATORE
Il mediatore lavora come una persona non
coercitiva e neutrale per aiutare le parti a
negoziare un accordo che serva loro meglio
di ogni loro altra alternativa.
I LIMITI DELLA MEDIAZIONE
I
limiti
della
mediazione
sono
rappresentati dai suoi presupposti,
ovvero da alcuni prerequisiti necessari
per la sua corretta applicazione, nonché
per la riuscita della stessa.
Possono essere sia interni, sia esterni.
LA VALUTAZIONE DELLA MEDIABILITÀ

Nei casi di separazione particolarmente
conflittuale, la fase iniziale della mediazione
serve per valutare la mediabilità in quella
determinata coppia. Ovvero se esiste il terreno
per poter attuare una vera mediazione. Al di là
della presenza di condizioni di patologia, si può
verificare il caso in cui uno o entrambi in
partner non siano disponibili alla negoziazione,
ovvero di attribuire all’altro quelle qualità di
riconoscimento e rispetto indispensabili ad un
dialogo.

È quindi possibile che nella fase preliminare
nell’ascolto di una richiesta risulti difficile per
l’operatore individuare la presenza di una
capacità negoziale, intesa come atteggiamento
di accettazione delle premesse dell’altro come
premesse funzionali rispetto alla percezione
dei propri bisogni, e che promuova un clima di
riconoscimento e rispetto.
I REQUISITI INTERNI










volontarietà
intenzionalità
abilità
responsabilità
assenza di giudizio
sincerità e trasparenza
autonomia
assenza di patologie
capacità del mediatore
riservatezza
I REQUISITI ESTERNI






presenza di terze parti collaborative
assenza di procedure giudiziarie connesse
risorse a disposizione
possibilità di superare la scarsità di risorse
il diritto non è esaustivo o chiaro a riguardo
non è possibile interrompere la relazione tra le
parti
APPLICAZIONE DELLA MEDIAZIONE





Opportuna: presenza requisiti interni, presenza
requisiti esterni
Possibile: presenza requisiti interni, mancanza
alcuni requisiti esterni
Non opportuna: mancanza diversi requisiti
esterni
Non possibile: mancanza requisiti interni
Pericolosa: mancanza requisiti interni, esterni e
di sicurezza
ELEMENTI DEL CONFLITTO
Emozioni
 Strategie conflittuali
 Bisogni
 Interesse comune
 Risorse/Limiti

EMOZIONI

Possono rendere il conflitto particolarmente difficile

Possono rendere particolarmente difficile al
mediatore gestire le parti

Possono rendere alle parti particolarmente difficile
restare in mediazione
STRATEGIE CONFLITTUALI

Affermazione di sé e capacità di ascolto permettono la
collaborazione (problem-solving), quindi sono il motore
della mediazione

Sono atteggiamenti conflittuali che possono rendere
inopportuna la mediazione se persistenti:
attacco/difesa, falsa remissività, negazione,
arroccamento, manipolazione
BISOGNI

Fisiologici e “normali”: sono il motore della
mediazione

Patologici e compulsivi: possono rendere
impossibile la mediazione
INTERESSI

Consapevoli, palesi, chiari: sono il motore della
mediazione

Intenzioni nascoste consapevoli o inconsapevoli,
interessi percepiti come “tutto o niente”, scadenze
temporali, dipendenza da terzi assenti durante le
trattative: possono rendere molto difficile la
mediazione o inopportuna
LE NEVROSI
disturbi emotivi che colpiscono la struttura
della personalità, senza perdere il contatto con
la realtà.
 capacità critiche e cognitive presenti.
 riconoscimento
della
sproporzione
tra
sentimenti emotivi e stimoli esterni.
 disturbo dell'adattamento emotivo derivante da
conflitti interni non risolti.
 tentativo di risolvere quei conflitti in un modo
che però ostacola l'efficienza della persona
nella vita.

LE PSICOSI
 disturbi
gravi della vita emotiva e della
integrazione della personalità = perdita
del contatto con la realtà.
 il pensiero, i sentimenti e il modo di
agire sono al di fuori del normale.
 interferiscono
nella
capacità
di
adattamento sociale della persona.
SCOPO DELLA MEDIAZIONE DI DIVORZIO
Traghettare la coppia da:
coppia CONIUGALE
A
coppia GENITORIALE



Definizione (dr.ssa Paola Agni): in prima approssimazione mi piace
descrivere la mediazione con un’immagine:
“un PONTE” che congiunge
due sponde, un ponte che
congiunge e non riunisce, un
ponte che garantisce il
passaggio.
La mediazione è proprio questo, è un percorso in cui la coppia
“accompagnata” da un terzo neutrale, il MEDIATORE, nell’ambito
della propria autonomia e autoderminazione ristabilisce la
comunicazione e riesce a trovare solidi accordi accettati da entrambi
per riorganizzare la relazione familiare ed essere titolari entrambi
della responsabilità genitoriale.
QUANDO RICORRERE ALLA MEDIAZIONE
FAMILIARE?

Nei casi di separazione e divorzio le coppie
possono rivolgersi ad un mediatore che li
accompagnerà aiutandoli ad ascoltarsi e
parlarsi nella definizione di accordi di
separazione, accordi per cui ognuno senta di
pagare il giusto prezzo.
SEPARAZIONE E DIVORZIO
Non è la separazione che porta effetti
negativi e patologie, ma solo la cattiva
separazione, il conflitto esacerbato, porta
con sé grandi sofferenze.
 E’ importante che il conflitto sia vissuto in
termini di trasformazione positiva.

COSA VIENE CHIESTO ALLA COPPIA?
Ai genitori viene chiesto di prendere
coscienza dei problemi che la situazione di
separazione comporta per sé e per i figli,
cercando insieme di risolvere tutti i
problemi, partendo dai più urgenti.
 E’ la coppia e non un soggetto terzo che
decide.

IL RUOLO DEL MEDIATORE

E’ colui che favorisce lo sviluppo circolare
della comunicazione, non svolge pertanto
funzione di esperto, poiché il suo compito è
proprio quello di riattivare la
comunicazione e il dialogo fra la coppia,
riattivando le risorse delle parti coinvolte,
spesso sopite nel conflitto.
LA MEDIAZIONE INTEGRATA
La mediazione non è sostitutiva al sistema
legale, anzi per converso i risoltati della
mediazione sono migliori quando è il frutto
di una integrazione fra legale e mediatore.
 Non sempre la mediazione familiare è
possibile, per esempio nei casi di violenza
non è auspicabile.

OGGETTO DELLA MEDIAZIONE FAMILIARE

In mediazione si affrontano sia i temi della
quotidianità, che spaziano dalla gestione
dei figli, alle questioni di carattere
economico patrimoniale, sia tutte quelle
vicende attinenti al profilo relazionale
affettivo, che però sono funzionali alla
definizione di accordi.
FILOSOFIA DI PENSIERO
Chi meglio di noi può decidere il proprio
futuro? Chi meglio di noi può conoscere le
esigenze dei nostri bambini?
 Con la mediazione i genitori sono chiamati
in prima linea a determinare gli accordi
separativi.
 In questo modo entrambi i genitori
risulteranno vincitori.

I BAMBINI VANNO IN MEDIAZIONE?

I bambini non vanno in mediazione. Nel
quotidiano era la coppia che decideva
anche per i figli, e così deve continuare ad
essere, anche dopo la separazione. I
bambini devono ancora sentire un NOI;
quel NOI per i bambini è importantissimo,
perché hanno bisogno di radici.
EFFETTI POSITIVI

Quando i genitori fanno qualche cosa di buono
per loro, lo fanno anche per i bambini. La
separazione porta spesso con sé un
sentimento di fallimento, i genitori devono
imparare a capire che non è finita la vita, ma
solo un pezzo di vita. Riuscire a comunicare e
a costruire “accordi” è un modo per uscire da
quella sensazione di fallimento e
smarrimento; un modo per riappropriarsi
della propria vita e andare avanti meglio…
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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Francesco Canevelli e Marina Lucardi, La mediazione familiare
Robert E. Rothenberg, The New Illustrated Medical Encyclopedia for Home
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Pierre Daco, Les Prodigieuses Victoires de la Psychologie Moderne,
Marabut Alleur (Belgique), 1960
Mara Selvini Palazzoli & Co., I giochi psicotici nella famiglia, Raffaello
Cortina Ed., 1988
Ernest R. Hilgard, Introduction to Psychology, Harcourt, Brace & World,
Inc. New York, 1953
Umberto Galimberti, Dizionario di Psicologia, UTET, 1994
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