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File - IL LABIRINTO DELLA DIVERSITA
Attività rivolta ad alunni di seconda e terza media e del biennio superiore. Obiettivo: 1. Associare, in due opere apparentemente “distanti” nel tempo e nello spazio, concetti legati al tema della diversità intesa come “esclusione sociale e ingiustizia” e nascita di stereotipi, stabiliti da una comunità culturalmente definita, in un contesto sociale determinato. 2. Il “mostro”, inteso come l’emarginato, il diverso: il Gobbo di Notre-Dame, la Cour des miracles, les sans papiers, les bohémiens Consegne Generali Leggi, analizza e confronta due opere/brani in Italiano e Francese: INDICE “Rosso Malpelo” di G. Verga Visione del film http://www.rossomalpelofilm.it/ “Diario di Scuola” di Daniel Pennac (la traduzione in francese verrà fornita dopo) “Le cancre” de Jacques Prévert L’ALTRO e i MEDIA Ascolto e studio dei brani: “les sans-papiers”; “bohémienne” Consegna n° 1: Leggi la novella di G. Verga “Rosso Malpelo” (allegata) e brevi notizie informative, oltre a visionare il film e il sito “Rosso Malpelo” di Pasquale Scimeca http://www.rossomalpelofilm.it/ Da Giovanni Verga un'attualissima storia di sfruttamento del lavoro minorile, Rosso Malpelo, un ragazzino di una famiglia povera, è costretto ad andare a lavorare con il padre in miniera. Malupilu (in Sicilia un nome non indica solo un'identità anagrafica ma riecheggia un mondo, una condizione) è un bambino per finta, è un "uomo" rassegnato e litigioso che Verga mette invece in risalto e insegue nella massa dei protagonisti della novella. Rosso Malpelo racconta la vicenda di bambini sfruttati in miniera, ma non solo sfruttati, bambini che vivono nella solitudine dell'abbandono, della diversità; perché Rosso Malpelo rappresenta il diverso proprio per via del suo colore, ma anche per via degli stereotipi e pregiudizi sorti attorno alla sua figura “esteriore” che influenza secondo “gli altri”, nel suo contesto di riferimento, la sua condizione interiore. Bollato a vita da un marchio esteriore (il colore dei suoi capelli), che la comunità reputa “strano”, un tratto fisico determinante della sua “stranezza” e del suo atteggiamento. È un modello di un'opera integralmente dedicata all'infanzia negata, una richiesta d'aiuto rivolta allo spettatore e una dichiarazione di amore appassionata per i bambini che raccolgono la canna da zucchero in Brasile, per quelli che intrecciano i tappeti in India, per quelli che estraggono stagno e argento in Bolivia e per quelli che in Pakistan cuciono i palloni invece di prenderli a calci. Dentro uno spazio definito (la zolfara), Malpelo e compagni svelano la loro lotta per la sopravvivenza contro l'incomprensione, la (dis)educazione culturale, il disamore e la disattenzione dei grandi, nell’ambigua e minacciosa diversità di Malpelo. Consegne Specifiche: 2. Individua il lessico che descrive il personaggio“Malpelo”; traduci in Francese e trova analogie e differenze • • • • • • • • • • • • • • • • • • Fior di birbone Cane rognoso Monellaccio Brutto ceffo Torvo Ringhioso Selvatico Bestie sue pari Cencioso Sporco Il padre: Mastro Misciu “bestia” Asino di tutta la cava Zio mommu: lo sciancato Malarnese Brutto Lercio maligno e vendicativo occhiacci grigi 3. Individua le frasi che indicano rassegnazione, solitudine, degrado « Le chagrin d’être cancre relève, dit-il, du chagrin d’amour. Le cancre a le sentiment d’être profondément inutile, donc indigne d’amour. » Daniel Pennac Diario di Scuola Pag. 198 cap. 11 Un tempo si rappresentava il somaro a piedi, dietro la lavagna , con in testa un cappello da asino. Questa immagine non stigmatizzava alcuna categoria sociale particolare, mostrava un bambino qualsiasi, messo nell’angolo perché non aveva studiato la lezione, non aveva fatto i compiti, oppure aveva fatto cagnara nell’ora di Daudet, alias Cosino. Oggi, e per la prima volta nella nostra storia, un’intera categoria di bambini e di adolescenti è quotidianamente, sistematicamente bollata come fatta da somari emblematici. Non vengono più messi nell’angolo, non hanno più in testa il cappello da asino, la stessa parola “somaro” è diventata desueta, il razzismo è considerato una vergogna, eppure essi vengono continuamente filmati, vengono additati alla Francia intera, eppure si scrivono sui misfatti di alcuni di loro articoli che li presentano tutti come un cancro inguaribile nel fianco della scuola pubblica. Non contenti di far loro subire qualcosa di molto simile a un apartheid scolastico, dobbiamo anche considerarli una malattia nazionale: sono tutti i giovani di tutte le banlieues. Somari, tutti, nell’immaginario collettivo, somari e pericolosi: la scuola sono loro, poiché quando si parla della scuola si parla solo di loro. Poiché si parla della scuola solo per parlare di loro. Consegna n° 4 1. Trova il senso della parola “somaro” usato nel brano e i vari contesti d’uso nella lingua Italiana, Francese, Inglese 2 . Associa, per ogni traduzione ritrovata della parola “somaro”, l’idea che quella determinata cultura ha del termine stesso. Esempio “cancre”= somaro, in francese. Dà il senso che un alunno “diverso” è un cancro nella società da eliminare, altrimenti potrebbe creare dei “contagi”, potrebbe cioè assolvere all’idea di esempio negativo che altri seguirebbero. Il termine dà l’idea che la “diversità” è una piaga da sconfiggere. 3 . Leggi e commenta la poesia “le cancre” de Jacques Prévert 4 . Rispondi al questionario Riepilogativo refenziale e inferenziale, che trovi alla fine del testo di seguito inserito. Le Cancre Il dit non avec la tête Mais il dit oui avec le coeur Il dit oui à ce qu'il aime Il dit non au professeur Il est debout On le questionne Et tous les problèmes sont posés Soudain le fou rire le prend Et il efface tout Les chiffres et les mots Les dates et les noms Les phrases et les pièges Et malgré les menaces du maître Sous les huées des enfants prodiges Avec des craies de toutes les couleurs Sur le tableau noir du malheur Il dessine le visage du bonheur. Jacques Prévert Diario di Scuola – Daniel Pennac Pag. 199-202 cap. 12 E’ vero che alcune violenze commesse (studenti taglieggiati, insegnanti aggrediti, licei incendiati, stupri) sono incommensurabilmente più gravi delle gazzarre scolastiche di un tempo, che si limitavano a soprusi più o meno controllati nel quadro definito degli istituti scolastici. Per quanto rari, tali misfatti hanno una terribile portata simbolica e la loro diffusione pressoché immediata attraverso le immagini della televisione, di internet, dei telefoni cellulari moltiplica il rischio di emulazione. Invitato, qualche tempo fa, da un liceo scientifico nella zona di Digne, Sud della Francia: devo incontrare alcune classi. Notte in albergo Insonnia Televisione Reportage. Si vedono gruppetti di ragazzi, sul Champ-de-Mars a Parigi, a margine di un corteo di studenti, aggredire vittime scelte a caso. Una delle vittime cade. E’ un ragazzo della stessa età degli aggressori. Lo picchiano. Lui si rialza, lo inseguono, ricade, lo picchiano di nuovo. Le scene si moltiplicano. Sempre lo stesso copione, la vittima è scelta a caso, su impulso di uno qualsiasi dei componenti del gruppo trasformato in una muta di belve che si accanisce sulla preda. La muta insegue chiunque corra, ognuno è spinto dagli altri, di cui è lui stesso il motore. Corrono veloci come proiettili. Più avanti nello stesso programma, un padre dirà del figlio che si è fatto trascinare; è vero, in ogni caso nel senso fisico del termine. Maximilien (il mio) fa parte di uno di questi gruppi? Per un attimo l’idea mi sfiora. Ma qui la casualità delle aggressioni è tale che Maximilien può benissimo trovarsi tra le vittime: non c’è tempo di fare le presentazioni, violenza cieca, immediata, estrema. (Un annuncio sconsiglia il programma ai minori di 12 anni. Deve essere comparso una prima volta in un’ora di grande ascolto e immagino che frotte di ragazzini, allettati dal divieto, abbiano incollato subito il muso allo schermo). Queste scene sono commentate da un poliziotto e da uno psicologo. Lo psicologo parla della perdita del senso di realtà in un mondo senza lavoro invaso da immagini di violenza , il poliziotto menziona il trauma delle vittime e la responsabilità dei colpevoli; entrambi hanno ragione, certo, ma danno l’impressione di arroccarsi su posizioni inconciliabili espresse dalla camicia aperta dello psicologo e dalla cravatta del poliziotto. Ora seguiamo un gruppo di quattro giovani fermati per avere ucciso un barista. L’hanno percosso a morte, per gioco. Una ragazza filmava la scena con il suo cellulare. Lei stessa ha preso a calci la testa della vittima come se si fosse trattato di un semplice pallone. Il commissario che li ha arrestati conferma la perdita totale del senso di realtà e, quindi, di ogni senso morale. Quei quattro avevano passato la notte divertendosi così: a picchiare la gente e a farne dei video. Li si vede, grazie alle telecamere di video sorveglianza, andare da un’aggressione all’altra, con passo tranquillo, come gli amici bighelloni di Arancia meccanica. Filmare queste violenze con i telefoni cellulari è una nuova moda, precisa il conduttore. Una giovane donna, insegnante, ne è stata vittima, nella sua classe. Viene mostrata, spinta a terra da uno studente, percossa, filmata. Oggi chiunque può scaricare facilmente scene del genere. Si possono persino montare con la musica preferita. Commenti disincantati di alcuni adolescenti che guardano il video della professoressa picchiata. Zapping. Percentuale inaudita di filmati violenti sugli altri canali. E’ una notte tranquilla, il cittadino dorme beato, ma in fondo al suo letto, nel silenzio oscuro del suo televisore, le immagini vegliano. Ci si scanna in tutte le forme, a tutti i ritmi, in tutte le tonalità. L’umanità moderna mette in scena l’omicidio permanente dell’umanità moderna. Su un canale risparmiato, lontano dalla presenza degli uomini, nella pace fotogenica della natura, sono gli animali a divorarsi tra loro. Con sottofondo musicale, anche loro. Torno al mio canale di partenza. Un bravo ragazzo il cui mestiere consiste nello scaricare tutte le scene di violenza estrema filmate nel mondo (linciaggi, suicidi, incidenti, agguati, bombe, omicidi ecc..) giustifica il suo sporco lavoro con la classica solfa del dovere di informazione. Se non lo fa lui, lo faranno altri, afferma; non incarna la violenza, ne è solo il messaggero…Uno stronzo qualunque, un semplice ingranaggio, al pari di Nonna Marketing, suo figlio forse, e buono padre di famiglia, chissà… Spengo. Impossibile prendere sonno. Sono tentato di optare anch’io per un pessimismo apocalittico. Pauperizzazione sistematica da un lato, terrore e barbarie generalizzata dall’altro. Su entrambi i fronti, perdita assoluta del senso di realtà: astrazioni borsistiche per gli straricchi, videomassacri per i reietti; il disoccupato trasformato in idea di disoccupato dai grandi azionisti, la vittima in immagine di vittima dai piccoli delinquenti. In entrambi i casi, scomparsa dell’uomo in carne, ossa e mente. E i media a orchestrare questa opera truculenta i cui commenti fanno pensare che, potenzialmente, tutti i ragazzi delle banlieues potrebbero andare in giro a scannare il prossimo ridotto a una immagine di prossimo. E che ruolo ha l’aspetto educativo in tutto questo? E la scuola? E la lingua? Che senso ha che domani io vada in quel liceo scientifico se gli studenti che incontrerò sono ragazzi che hanno passato la notte nelle viscere di questa televisione? Sonno. Risveglio. Doccia. La testa sotto l’acqua fredda, una bella sensazione. Dio mio, ce ne vuole di energia, per tornare alla realtà dopo aver visto tutto questo! Per la miseria, ma che immagine ci danno dei giovani, solo a partire da quei pochi mentecatti! La rifiuto. Sia chiaro, non nego la realtà di quel reportage, non sottovaluto i pericoli della delinquenza. Come tutti provo orrore per le forme contemporanee della violenza urbana, temo la ferocia del branco, e non ignoro la sofferenza di vivere in alcuni quartieri di periferia, in cui avverto tutto il pericolo rappresentato dal comunitarismo, conosco benissimo, tra le altre cose, la difficoltà di nascervi ragazza e di crescervi donna, misuro i rischi estremi cui sono esposti i ragazzini provenienti da una o due generazioni di disoccupati, quali prede rappresentano per i trafficanti di ogni risma! So tutto questo, non sottovaluto le difficoltà degli insegnanti impegnati con gli studenti più destrutturato di tutto questo disastro sociale, ma mi rifiuto di assimilare a queste immagini di violenza estrema tutti gli adolescenti di tutti i quartieri difficili, e soprattutto, soprattutto odio questa paura del povero che una simile propaganda alimenta a ogni nuova campagna elettorale! Vergogna a coloro che fanno dei giovani più abbandonati un oggetto fantasmatico di terrore nazionale! Costoro sono la feccia di una società senza onore che ha perduto finanche il sentimento della paternità. Questionario Riepilogativo: 1. Dalla lettura di “Rosso Malpelo” si evince che è la comunità stessa in cui vive il personaggio e le sue tristi condizioni di vita a predestinarne la vita. Lo stesso avviene nel brano di Daniel Pennac? Individua le differenze nelle due opere, legate all’introduzione della televisione e del suo potere. 2. Qual’ è l’atteggiamento di G. Verga nei confronti della sua storia? E quella di D. Pennac? 3. L’analisi che Verga fa del mondo di “Rosso Malpelo” è di denuncia, ritrovi elementi che inducono il protagonista verso il riscatto sociale? 4. L’analisi che Pennac fa del mondo contemporaneo descritto dai media, pensi che secondo lui corrisponda alla realtà? 5. Quali effetti, secondo l’autore, queste descrizioni o analisi, possono avere realmente sui giovani e sull’opinione pubblica? 6. Pennac induce il pubblico ad addentrarsi sui fatti della realtà, senza giudicare “a priori”. Pensi che un simile atteggiamento sia diffuso? Trovi che stereotipi e pregiudizi aiutino a capire meglio e a classificare la realtà? Fornisci esempi ed esprimi opinioni « Le monde va changer Et va se mélanger Et nous irons jouer Dans l'île… » (Victor Hugo en 1831 préconisait le métissage, encore aujourd’hui pas partagé!!!) Da: Quadro Comune Europeo di riferimento pag. 4 Il Primo summit dei capi di Stato (8-9 Ottobre 1993) ha messo l’accento sulla particolare urgenza di questi obiettivi (citati prima) e ha identificato nella xenofobia e nelle brutali reazioni degli ultranazionalisti l’ostacolo primario alla mobilità e all’integrazione europea ed anche una gravissima minaccia alla stabilità dell’Europa e al sano funzionamento della democrazia Clicca per riprodurre l’audio COSA SAI DELL’ALTRO? Omosessuali Prostitute Clandestino Pieds noirs Ebrei Zingari Rom Sans papiers Handicappati Quello del NORD e del SUD Arabi Il vicino di casa Quello che abita in un altro quartiere Quello che “NON VEDI” Il compagno di scuola Attraverso la conoscenza dell’Altro scopri te stesso Tv, radio, cinema e altri Media creano correnti di consenso. La massa è orientata dall’alto in maniera invisibile, in modo che gli individui possano sentirsi parte di una opinione comune senza realmente scambiare la propria opinione con i propri pari. TESSONO RAGNATELE CHE NON SERVONO PER VESTI…..(Isaia) Questa architettura richiede un orientamento unilaterale dei media, dal produttore al consumatore. Guai se il consumatore può parlare ad altri consumatori... I veri dittatori hanno sempre amato la radio e la televisione, perché la loro unidirezionalità è quasi perfetta . Il Pericolo degli slogan e dei Media, attuali e del passato C’est quoi un raciste? - Le raciste est celui qui, sous prétexte qu’il n’a pas la même couleur de peau, ni la même langue, ni la même facon de faire la fête, se croit meilleur, disons superieur, que celui qui est différent de lui. Il persiste à croire qu’il existe plusieurs races et se dit: “Ma race est belle et noble; les autres sont laides et bestiales (tahar ben jalloun “le racisme expliqué à ma fille”) Kossi Komla-Ebrizismi Il razzismo non si manifesta soltanto con gesti e frasi violente, con aggressioni solitarie o in gruppo. C'è un razzismo sotterraneo, un razzismo che si nasconde tra le pieghe del linguaggio, dei modi di dire, della banalità del quotidiano. “On est agacé par un être qui ne nous est pas familier, on pense qu’on est mieux que lui, on a un sentiment soit de superiorité soit d’infériorité par rapport à lui, on le rejette, on ne veut pas de lui comme voisin, encore moins comme ami, simplement parce qu’il s’agit de quelq’un de différent” ((tahar ben jalloun “le racisme expliqué à ma fille”) Kossi Komla-Ebri Un giorno, in classe, durante un incontro sull'interculturalismo, chiesi ai ragazzi di darmi una definizione del termine "razzismo". Subito, il più sveglio esclamò: "Il razzista è il bianco che non ama il nero!" "Bene!" dissi. "E il nero che non ama il bianco?" Mi guardarono tutti stupiti ed increduli con l'espressione tipo: "Come può un nero permettersi di non amare un bianco?" Testimonianze reali “mi spiegarono il significato di questa parola a Belluno nei primi anni 80. L'Italia è uno stivale l'Africa la terra. Più sei giù e più sei vicino alla terra” Cartelli: "non si affitano case ai meridionali" incontrati nella civilissima "Milan dal couer in man".... Terrone= nell'uso comune serve a denotare persone che hanno qualcosa in comune con l'idea/pregiudizio di persona che proviene dal sud Il terrone è possibilmente basso di statura, scuro di carnagione (i padani invece si devono abbronzare), possibilmente moro ( i calvi o rasati cercano di mimetizzarsi), è disonesto( i padani no...), non parla bene l'italiano , sono violenti brutti e cattivi Quando Milano era di sinistra c'era anche l'abbinata "fassista, terun": si supponeva che i meridionali fossero anche tutti di destra anche estrema Il soggetto tipico cui era affibbiato l'epiteto era piccolo di statura, scuro di pelle e di tendenze missine. Se esibiva un paio di mustacchi era ancora "meglio"! FRANCESE Pregiudizio Francese/Arabo traduzione Contesto sociale Vita “nuda”# vita “protetta” dalle carte SANS PAPIER/ SANS PAPIERS Clandestini/ sanza documenti Utilizzato da Victor Hugo in Notre Dame de Paris; usato ai giorni nostri per una persona non “schedata” nel sistema sociale barbaro ÉTRANGER straniero Dai greci, latini in poi Uno strano, diverso MARRANE JUIF CONVERTI Ebreo convertito Promulgazione dell’Editto della cacciata degli ebrei del 1492, costretti a convertirsi. Molti “nascosero” la vera identità sociale e religiosa Arabi stranieri BOUGNOULE Arabo La convivenza in metropoli (Francia) di arabi del magreb, ex colonie francesi “ RATON Magrebino,topino “ BICOT “ “ MELON “ Italiano: persona superficiale e inaffidabile MACARONÌ Italiano che mangia maccherroni utilizzato negli anni '50 e '60 in Belgio contro i minatori italiani evidenziava la difficoltà degli immigrati a pronunciare la R francese RITAL italiano Usato per gli immigrati nei paesi francofoni che non sapevano pronunciare la “r” moscia Sporco ebreo YOUPIN ebreo Puzza, ignoranza NÈGRE negro Utilizzato per esprimere ostilità verso individui dalla pelle scura, in ogni lingua I Pieds-Noirs arrivavano in Francia preceduti dalla fama di essere gente di destra, sfruttatori degli arabi, razzisti, violenti, maschilisti un peso morto per l'economia della Francia che si stava PIEDS NOIRS Inserito in patria rimanda ad uno status amministrativo che ha riguardato, a partire dal 1962, essenzialmente i francesi rientrati dall'Algeria al momento dell'indipendenza, e poi è stato esteso ad altri gruppi provenienti dal Marocco e dalla Tunisia, cioè da altre ex colonie francesi TEDESCO Pregiudizio Tedesco traduzione Contesto sociale Campo semantico: costumi alimentari Disprezzo per gli Italiani che mangiano polenta MAISER Uomo che mangia polenta in Svizzera, uomo del mais, polentone Italiano che mangia ed è come un animale SPAGETTIFRESSER mangiaspaghetti, Da notare che il verbo fressen significa animale che mangia, non uomo che mangia Campo semantico: usi linguistici MINGHIAWEISCH in Svizzera, per gli italiani di seconda generazione Campo semantico: pregiudizi etnici Esalta l’immagine grottesca degli italiani, assimilati ai “negri” che mangiano la mozzarella MOZZARELLANIGGER negri-mozzarella. Viene da nigger, dovuto al pregiudizio che assimila italiani ed africani, e mozzarella che gioca sul vasto consumo di questo alimento e sul colore della pelle più chiaro Vagabondo e nullità ITAKAS Italiano in Germania, gioco di parole tra Italia e Itaca, che rimanda a giramondo, vagabondi Dialetti Pregiudizio Dialetto traduzione Contesto sociale Noi siamo gli stranieri I clandestini Noi uomini e donne Soltanto vivi O Notre Dame E noi ti domandiamo Asilo Asilo Noi siamo gli stranieri I clandestini Noi uomini e donne Di povertà O Notre Dame E noi ti domandiamo Asilo Asilo Noi siamo più di mille Noi la città incivile Per dieci diecimila Per cento centomila Noi siamo i tuoi milioni E noi ci avviciniamo A te A te Noi siamo gli stranieri I clandestini Noi siamo quel niente Che conta zero O Notre Dame E noi ti domandiamo Asilo Asilo Noi siamo il formicaio Che è sotto la città Tu, uomo, dove sei? Il mondo non è qua Ma è qua che cambierà E si mescolerà E ricomincerà Da qui Noi siamo gli stranieri I clandestini Noi uomini e donne Soltanto vivi Noi siamo gli sconfitti Battuti e vinti E se noi perdiamo Perdiamo niente E niente è niente Non conta niente Noi siamo chi non ha L'immunità Nel mondo noi siamo La nullità Noi siamo figli e madri E padri e figli Noi siamo gli stranieri I clandestini Noi siamo gli esclusi E gli abusivi Noi siamo gli stranieri Del mondo intero Dovunque noi siamo Noi siamo fuori O Notre Dame E noi ti domandiamo Asilo Asilo Nous sommes Des étrangers Des sans-papiers Des hommes Et des femmes Sans domicile Oh ! NotreDame Et nous te demandons Asile ! Asile ! Nous sommes plus de mille Aux portes de la ville Et bientôt nous serons Dix mille et puis cent mille Nous serons des millions Qui te demanderont Asile ! Asile! Nous sommes Des étrangers Des sans-papiers Des hommes Et des femmes Sans domicile Oh ! Notre-Dame Et nous te demandons Asile ! Asile ! Nous sommes des va-nu-pieds Aux portes de la ville Et le ville est dans l'île Dans l'île de la Cité Le monde va changer Et va se mélanger Et nous irons jouer Dans l'île Nous sommes Des étrangers Des sans-papiers Des hommes Et des femmes Sans domicile Nous sommes Des étrangers Des sans-papiers Des hommes Et des femmes Sans domicile Des sans-papiers Sans domicile Bohémienne Nul ne sait le pays d'où je viens Bohémienne Je suis fille de grands chemins Bohémienne, bohémienne Qui peut dire où je serai demain Bohémienne, bohémienne c'est écrit dans les lignes de ma main Ma mère me parlait de l'Espagne Comme si c'était son pays Et des brigands dans les montagnes Dans les montagnes d'Andalousie Dans les montagnes d'Andalousie Je n'ai plus ni père ni mère J'ai fait de Paris mon pays Mais quand j'imagine la mer Elle m'emmène loin d'ici Vers les montagnes d'Andalousie Bohémienne Nul ne sait le pays d'où je viens Bohémienne Je suis fille de grands chemins Bohémienne, bohémienne Qui peut dire qui j'aimerai demain Bohémienne, bohémienne C'est écrit dans les lignes de ma main J'ai passé toute mon enfance Pieds nus sur les monts de Provence Pour les gitans la route est longue La route est longue Je continuerai mon errance Au-delà des chemins de France Je les suivrai au bout du monde Au bout du monde Un fleuve d'Andalousie Coule dans mon sang Coule dans mes veines Le ciel d'Andalousie Vaut-il la peine Qu'on y revienne Bohémienne Nul ne sait le pays d'où je viens Bohémienne Je suis fille de grands chemins Bohémienne, bohémienne Qui peut dire ce que sera demain Bohémienne, bohémienne C'est écrit dans les lignes de ma main C'est écrit dans les lignes de ma main ZINGARA Qui nessuno sa niente di me Zingara E' la strada la madre mia Zingara, Zingara Non si sa come amo né chi Zingara, Zingara La mia mano sa tutto di me Mia madre amò tanto la Spagna Come se fosse il suo paese Amò i briganti di montagna Sui monti dell'Andalusia Sui monti dell'Andalusia Io non ho più padre né madre E' qui a Parigi il mio paese Ma sopra un mare immaginario Viaggio e me ne vado via Sui monti dell'Andalusia Zingara A nessuno io parlo di me Zingara Quale vita è la vita mia Zingara, Zingara Chi lo sa dove andrò e con chi Zingara, Zingara La mia mano sa tutto di me Piedi nudi, lontana infanzia Sopra i monti laggiù in Provenza Per gli zingari il mondo è grande Il mondo è grande E continuo ad andare avanti Fino ai limiti più distanti Con gli zingari in capo al mondo In capo al mondo E c'è In Andalusia Un fiume che Mi tocca il cuore E c'è In Andalusia Un cielo che È l'aria mia Zingara Qui nessuno sa niente di me Zingara E' la strada la madre mia Zingara, Zingara Non si sa come amo né chi Zingara, Zingara La mia mano sa tutto di me La mia mano sa tutto di me Accorgiti dell’ALTRO “Le racisme existe partout où vivent les hommes. Il n’y a pas un seul pays qui puisse prétendre qu’il n’y a pas de racisme chez lui. Le racisme fait partie de l’historie des hommes. C’est comme une maladie. Il vaut mieux le savoir et apprendre à le rejeter, à le refuser. Il faut se contrôler et se dire “si j’ai peur de l’ étranger, lui aussi aura peur de moi”. On est toujours l’étranger de quelqu’un. Apprendre à vivre ensemble, c’est cela lutter contre le racisme” (Tahar ben jalloun :“le racisme expliqué à ma fille”)