Emese Erhardt COME CAMBIA L`ITALIANO DEI TELEGIORNALI
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Emese Erhardt COME CAMBIA L`ITALIANO DEI TELEGIORNALI
Emese Erhardt COME CAMBIA L’ITALIANO DEI TELEGIORNALI DAGLI ANNI ’60 AD OGGI Estratto da: Tesi di Laurea Specialistica in Lingua Italiana in situazioni di contatto Università per Stranieri di Perugia Anno Accademico 2006-2007 Relatrice: Stefania Spina 1 Emese Erhardt COME CAMBIA L’ITALIANO DEI TELEGIORNALI DAGLI ANNI ’60 AD OGGI La televisione - guida nella cultura delle masse, ha una funzione particolare nel cambiamento del linguaggio? Numerosi studi parlano del complesso rapporto tra mass media e costruzione di una identità sociale. Il presente riguarda l’italiano parlato basandosi su una fetta specifica del linguaggio televisivo: un corpus dei telegiornali scelti di vari anni. Prende in considerazione il posto occupato da questo linguaggio particolare di tipo trasmesso nel continuum tra parlato e scritto. utilizzando Attraverso l’utilizzo degli strumenti di analisi computazionali, con la trascrizione dei dati in linguaggio XML della Text Encoding Initiative presenta una carrellata di fenomeni linguistici cambiamenti nel tempo della “lingua telegiornalistica”. 1. Sull’italiano della televisione 1.1. Da scuola di lingua a uno specchio delle varietà Simone parla di una “Terza Fase” della Storia dell’uomo, dopo gli altri due capisaldi come l’invenzione della scrittura e l’invenzione della stampa dopo l’oralità e la scrittura. Da qualche decennio con i computer e i media la nostra mente si specializza alla visione e all’ascolto. Questo passaggio ha prodotto cambiamenti anche nel modo di pensare. Per conseguenza, i saperi che circolano oggi, nella Terza Fase, sono meno articolati, meno sottili, e, addirittura, possono fare a meno di basarsi su formulazioni verbali. Questo fatto ha spinto alcuni a sostenere che, alla svolta tra il secolo XX e il XXI, il sapere generale si è degradato per qualità - mentre forse ha solamente cambiato natura.1 E’ stata la televisione con il linguaggio immediato, meno ricercato, le sue parole che hanno una plasticità e concretezza, a diminuite le distanze tra lingua parlata e scritta. Questo tipo di comunicazione il più delle volte è asimmetrico, unidirezionale, privo di interazioni tra i partecipanti: tra una struttura complessa, specializzata ed i singoli individui, o piccoli gruppi. La televisione si inserisce nella storia dei sistemi comunicativi dopo i giornali, la radio e il cinema,dagli inizi si considera come un piccolo teatro domestico, trasmette la cultura, è strumento di educazione e formazione. Senz’altro in un primo periodo nettamente con uno scopo pedagogico ha dato una spinta efficace e una svolta uniforme alla diffusione dell’italiano e al rinnovamento dello stesso. De Mauro arriva a queste conclusioni: Essa ha arricchito e modificato in più punti l’insieme lessicale della lingua comune. Ha portato i ceti più colti verso l’abbandono totale della dialettofonia e l’adozione integrale dell’italiano in ogni circostanza a rapporto sociale. (…) Il 1 R. SIMONE, La Terza Fase. Forme di sapere che stiamo perdendo, Laterza, Bari, 2000, p. XII. 2 vocabolario dei ceti meno colti si è arricchito di voci italiane; (…) L’età della televisione ha significato il recupero d’una possibilità d’unità culturale e di comunione linguistica.2 Nel 1976 nascono le tv private e locali che in seguito poi dal 1991 con la creazione dei grandi network e l’approvazione della legge Mammì trasmettono anche in diretta. La RAI non ha più il monopolio sul sistema. I profondi cambiamenti Portano una novità anche nel campo linguistico. La tv fino allora “scuola di lingua”, ora riflette la lingua diversificata del popolo. Simone definisce la lingua della televisione uno specchio del plurilinguismo italiano.3 Da allora in poi la televisione invece di uno scopo pedagogico mira a intrattenere il pubblico, sui teleschermi si presentano giornalisti e conduttori con una pronuncia dell’italiano distante da quello standard. Diventa portavoce di gente di ogni luogo, età e provenienza sociale,. In questo caso riflette da un lato una cultura di massa, ma dal punto di vista linguistico non più un modello unico italiano, ma una grande varietà. In questo grande contenitore multimediale troviamo le varietà diatopiche: i vari dialetti; varietà diacroniche: l’italiano del presente e del passato, i dialetti del presente e del passato, e oggi anche la voce “italiana” straniera; varietà diastratiche: dovute al fattore sociale; varietà diafasiche: vari registri formali e meno formali e altri codici. Oggi il post-tv significherebbe l’era della televisione digitale, sia terrestre che satellitare che per ora esiste accanto alla televisione normale, ma è già in grado di definire nuovi modelli comunicativi, tematici, mobili e interattivi. … la televisione digitale è un sistema complesso (…): non si tratta solo di un ampliamento dell’offerta dei canali ma anche del moltiplicarsi delle piattaforme sulle quali fruire la programmazione tv nei suoi nuovi e diversi formati: da computer al telefono cellulare di ultima generazione, all’i-Pod che consente la visione di formati audiovisivi brevi o lunghi, scaricati da Internet (…) o scambiati direttamente all’interno della rete degli amici.4 Esiste una vasta gamma di offerte dal punto di vista quantitativo: la TV tematica satellitare, TV commerciale libera, la TV “baby-sitter”. Oggi - secondo il suggerimento di Aroldi - dovremmo parlare non più di televisione ma piuttosto di “televisioni” al plurale. 1.2. Una lingua trasmessa Durante gli anni vari sono stati gli articoli, le critiche, le analisi più o meno scientifiche che riflettevano sul carattere di questo nuovo linguaggio. Solo a partire degli anni ’90 appaiono degli studi basati su dati reali, in base alle videoregistrazioni di alcune 2 T. DE MAURO, Storia linguistica dell’Italia unita, Laterza, Roma-Bari, 1999, pp. 458-459. Cfr. R. SIMONE, Specchio delle mie lingue, in «Italiano e oltre», N°2, 1987, p. 56. 4 Alcuni dividono in tre parti la storia della televisione: Paleo-tv (1954-1980); Neo-tv (1980-2000);Post-tv (2000-) Cfr. Aroldi 2007 3 3 trasmissioni di campione, trascritte in formato elettronico, tra questi ad esempio: Diadori 1993, Spina 2000, Nacci 2003. Alcuni si inseriscono nel filone della linguistica dei corpora.5 In questo eterogeneità dei programmi, dove confluiscono vari generi possiamo dire che le caratteristiche della lingua della televisione sono le caratteristiche della lingua italiana oggi in uso, rappresentata anch’essa da una grande commistione di generi. La caratteristica più evidente del parlato televisivo è proprio la connessione tra codice verbale ed altri codici, per esempio quello iconico, e la stretta interazione tra di loro.6 La lingua della televisione mostra caratteristiche sia del parlato che dello scritto, nonostante tra i due corra una grande differenza. Si colloca in un continuum tra oralità e scrittura. Nel linguaggio televisivo la parola nella sua integrità tra codici verbali prossemici e simbolici, musica e grafica è diventata ripetibile, ha preso corpo, ed ha una influenza sulla lingua parlata. Questo si vede appunto nel tempo come lo stesso linguaggio è cambiato, nello “specchio” possiamo riscontrare la sua influenza. La lingua è stata trasmessa e percepita, interiorizzata e ha registrato dei cambiamenti nelle coscienze. Lo scopo dell’ intrattenimento fa pensare all’oralità ma ha caratteristiche proprie, una struttura progettata in precedenza, più legata alla cultura scritta. Sabatini la definisce “lingua trasmessa”7. L’ “hic et nunc” della comunicazione con le immagini destinati a masse ha attraversato paradossalmente lo spazio e il tempo, al suo interno esiste una grande complessità, come dimostrano le sottovarietà delle molteplici trasmissioni. Se pensiamo al lavoro preparatorio delle varie trasmissioni vediamo il forte legame con la lingua scritta, dove la lingua è preceduta da una preformazione ben definita, basata sulla lingua scritta. I testi delle notizie dei telegiornali, per esempio, ma anche di altri programmi sono stati scritti tipicamente per essere letti. E’ un parlato che si avvicina molto allo scritto, è un “parlato controllato”, parlato recitato in base a una copione in cui gli attori tentano di riprodurre un italiano “medio” simile a quello della vita reale. Andiamo da un copione più rigido dei telegiornali fino al parlato semi-spontaneo dei talk-show. Anche per questo possiamo definirli testi misti, testi ibridi.8 Questa commistione di codici si infittisce ulteriormente per il fatto che la parola viene combinata con delle immagini, scritte, segni grafici. E’ difficile trovare caratteristiche linguistiche comuni a tutti i testi trasmessi, ma in generale si può dire che il messaggio trasmesso deve specificare con chiarezza i confini del testo, deve essere conciso per catturare l’attenzione, e per arrivare ad un pubblico molto vasto. I vari programmi sono fortemente condizionati dal tempo a disposizione, che dura spesso da una pubblicità all’altra. In questo tempo stabilito si deve possibilmente far arrivare al pubblico tutte le informazioni. In opposizione il fenomeno dell’intrattenimento ha prodotto un comportamento linguistico preciso che potremmo definire “sproloquio”, mostra caratteristiche proprie in certi 5 Cfr. S. SPINA, L’italiano della televisione: una varietà intermedia tra scritto e parlato. Il caso delle dislocazioni, in: E. Schafroth (ed.), Lingua e mass media, Romanistischer Verlag, Bonn, 2006, pp. 153-179. 6 Cfr. M. A. CORTELAZZO, Italiano d’oggi, Esedra, Padova, 2000, p. 46 7 Cfr. F. SABATINI, La comunicazione orale, scritta e trasmessa: la diversità del mezzo, della lingua e delle funzioni, in: Educazione linguistica nella scuola superiore, Istituto di psicologia CNR, Roma, 1982, pp. 105127. 8 Cfr. S. SPINA, L’italiano della televisione: una varietà intermedia tra scritto e parlato. Il caso delle dislocazioni, in: E. Schafroth (ed.), Lingua e mass media, Romanistischer Verlag, Bonn, 2006, pp. 153-179. 4 rituali attraverso i quali si instaura il rapporto tra emittente e il pubblico, tipiche della tecnologia di cui si serve. L’emittente è sempre vincolato dalla presenza di un microfono e quindi la spontaneità viene limitata. Giornalista, conduttore, ospite, ecc… – ruoli predefiniti - davanti ad una telecamera necessariamente controllerà le sue parole. Inoltre deve porre attenzione verso i due tipi di riceventi, uno presente davanti alle telecamere e l’altro, il pubblico più ampio davanti agli schermi. Da questa duplice interazione nascono delle modalità di trasmissione che non sono presenti nel parlato e nello scritto tradizionale. Riguardo al contesto, gli elementi paralinguistici che sono presenti anche nel parlato qui sono regolati anche da chi guida le telecamere, l’osservazione dei gesti, postura, mimica è quindi regolata da chi sceglie di mostrare l’una o l’altra immagine, delle varie inquadrature. Nei telegiornali, poi, vediamo il giornalista per alcuni secondi, poi le immagini che riguardano il fatto, o lo corredano, e queste a volte non sono legate realmente. Nella nostra mente si collegano e producono l’effetto della comunicazione. Oppure è diretta sempre dalla regia quale particolare dell’immagine si vuol far vedere, che volendo o no trasmette altri significati sottostanti. Inquadrature che nemmeno in una conversazione faccia a faccia focalizziamo abitualmente. Non ci dimentichiamo di un effetto: la “riconoscibilità” su cui l’emittente punta in questa storia del rapporto con il pubblico. La familiarità parte da tutte le informazioni già note per l’ascoltatore. In più si accorciano le distanze tra emittente e destinatario che deve sentirsi a casa sua in televisione. La cattura è proprio lì: “la televisione parla come me”, “mi rispecchia”. 9 2. La lingua trasmessa dei telegiornali Tra le varie trasmissioni in questo studio si sono scelti i telegiornali come un possibile specchio del linguaggio. La storia della televisione comincia proprio con il telegiornale: con il TG1 del 3 gennaio 1954, alle ore 20.30.10 Come campioni alcuni telegiornali, rappresentano un modello del giornalismo italiano ma anche della lingua in cambiamento. All’inizio il telegiornale era essenzialmente una lettura quasi radiofonica delle notizie prevalentemente sulla politica interna ed estera. E’ sempre stato una guida anche per i quotidiani che prendevano poi la scaletta delle sue notizie. Negli anni ‘60 il primo cambiamento significativo avviene con l’ingresso dei corrispondenti ma i telegiornali sono caratterizzati soprattutto dallo scopo nettamente pedagogico di un parlare “corretto” e cominciano ad apparire vari approfondimenti. Gli anni ‘70 sono influenzati da una diversa partizione tra i telegiornali dei vari canali, il taglio politico è molto più rilevante che in precedenza, migliorano le tecnologie, appaiono nuovi linguaggi. Nel 1976 nascono le TV private che rappresentano una concorrenza tra servizio pubblico e privato. Alla soglia degli anni ‘80 che rappresenterà l’era della neo-televisone, con radicali cambiamenti la televisione si distacca via via dalla ricerca di soluzioni linguistiche formalmente e esteticamente gratificanti e si propone come semplice strumento di comunicazione.11 Gli anni ‘90, caratterizzati dalla nascita dei network commerciali, portano novità nella forma: cambia la grafica, si introduce il sommario delle notizie contrassegnato dalla musica. 9 Cfr. G. ANTONELLI, L’italiano nella società della comunicazione, Mulino, Bologna, 2007 R. LEVI, Le trasmissioni TV che hanno fatto (o no) l’Italia, Rizzoli, Milano, 2002, p. 185. 11 Cfr. F. MONTELEONE, Storia della radio e della televisione in Italia, Marsilia, Venezia, 1999, pp. 402-403. 10 5 Oggi la globalizzazione detta le sue regole. 4-5 principali agenzie internazionali d’informazione occidentali decidono quali informazione dare, di conseguenza il 90 per cento delle notizie diffuse nel mondo riguarda l’Occidente. L’attenzione agli altri continenti è subordinata in gran parte a fatti che coinvolgono direttamente persone e interessi occidentali. Lo dimostra il fenomeno delle guerre “ignorate” e tanti avvenimenti drammatici, di cui sviluppi non si hanno ulteriori notizie.12 Chiaramente le notizie trasmesse sembrano rappresentare il mondo intero, ma sono appunto soprattutto del mondo occidentale, secondo i meccanismi della sua guida politica e economica. In questo stile di vita l’informazione è sempre più spettacolarizzata, condizionata dagli indici di ascolto. L’informalità, la ricerca della spettacolarità è caratteristica di altri programmi, ma anche i telegiornali prendono sempre di più a uno stile più vicino agli spettatori, s’intravede la volontà di intrattenimento, prendono.13 Informazione e spettacolo dunque s’incrociano nella comunicazione televisiva, e nascono gli ibridi. L’Infotainment, quando lo spettacolo ‘inquina’ l’informazione Evidentemente è un formato che attira il pubblico, ma a volte si cade a trasformarsi in una “misera Telenovela”14.. Il linguaggio dei telegiornali rispecchia fedelmente ciò che condivide rispettivamente con lo scritto e l’orale. Da un lato il messaggio raggiunge i destinatari a grandi distanze, e non condivide con loro la stessa situazione comunicativa, non è previsto un feedback da parte dei destinatari; dall’altro si utilizza la voce, e la comunicazione si basa in gran parte sulla componente visiva. La produzione collettiva del messaggio, destinazione di massa, asimmetria dei ruoli fra emittente e destinatario, presenza di certi tratti della comunicazione non verbale (visivo, acustico) ed assenza di altri (tatto, olfatto), sono gli elementi della lingua trasmessa. Lo scritto è presente nei titoli, i grafici aiutano a comprendere il messaggio, e ultimamente una scritta in fondo ci fornisce altre notizie contemporaneamente a quello che si sta dicendo. Queste scritte hanno particolari caratteristiche strutturali dovute alla necessità di concisione e di facile lettura del messaggio. Il parlato dei telegiornali si presenta come un parlato non spontaneo ma scritto e preparato precedentemente, come le domande dei giornalisti o il limitato spontaneità degli intervistati. Nel suo interno esistono vari tipi di questo parlato, le presentazioni delle vari notizie che descrivono i fatti e i commenti giornalistici delle riprese visive o i “piccoli documentari” che approfondiscono dettagliatamente una tematica, un fatto, la storia di qualche personalità: Sul piano linguistico possiamo rilevare delle caratteristiche proprie. Rossini Favretti in un suo studio su “L’oralità del testo televisivo” sottolinea la peculiare semplificazione del messaggio linguistico, anche al livello grammaticale. 12 Cfr. P. LORIGA, Le domande della società globale, NetOne (Rete internazionale dei media nella prospettiva del mondo unito) Convegno del 5-7/11/2004, Roma 13 Cfr. P. DIADORI, L’italiano televisivo. Aspetti linguistici, extralinguistici, glottodidatici, Bonacci, Roma, 1994, p. 23. 14 Cfr. L. D’ABBICCO, Infotainment: quando lo spettacolo ‘inquina’ l’informazione, in «Summa», 2003/3, pp. 40-43. 6 Domina, ... nei telegiornali italiani, una rappresentazione statica, una messa in relazione degli eventi, delle istituzioni o delle persone realizzata attraverso l’esplicitazione di processi verbali relazionali o esistenziali. Frequente è l’omissione del verbo essere. Non solo nei titoli sovrimposti ricorrono gruppi nominali con funzione assoluta, ma anche nelle prime pagine…15 Possiamo rintracciare non solamente semplificazione ma una grande eterogeneità all’interno dei telegiornali non solo per i vari tipi di parlato preparato, ma anche per i suoi personaggi, dall’uomo di strada agli scienziati provenienti da qualsiasi ambiente sociale, o territorio. 3. I dati 3.1. I telegiornali analizzati La ricerca si basa su un corpus di cinque telegiornali del canale 1: di tre il punto di partenza è stato il video integrale in formato digitale, di due erano disponibili solo alcuni spezzoni.16 a) Edizione: 10. 05.1966 Orario: serale N° di parole: 2463 N° dei parlanti: 6: il giornalista conduttore ed altri 5 giornalisti tutti uomini Ambientazione: studio Rai, 1 servizio Trascrittore: Ilaria Vitagliano b) Edizione: 10. 05.1966 Orario: serale N° di parole: 2463 N° dei parlanti: 6: il giornalista conduttore ed altri 5 giornalisti tutti uomini Ambientazione: studio Rai, 1 servizio Trascrittore: Ilaria Vitagliano c) Edizione: 15.05.1967 Orario: serale N° di parole: 2856 N° dei parlanti: 14: il giornalista conduttore ed altri 10 giornalisti, 1 politico, 2 operai intervistati, tutti uomini Ambientazione: studio Rai, 2 interviste, 1 servizio, 2 interventi politici Trascrittore: Ilaria Vitagliano c) Edizione: 15.03.1976 Durata: 21. 16 N° di parole: 3135 15 R. ROSSINI FAVRETTI, L’oralità del testo televisivo, in «Studi italiani di linguistica teorica ed applicata», N°23, 1988, pp. 213-214. 16 Per i due telegiornali del 1966 e del 1967 sono state utilizzate le trascrizioni effettuate del progetto Parlar italiano (www.parlaritaliano.it); per il telegiornale del 1998 è stata utilizzata la trascrizione effettuata da Stefania Spina per il Corpus di italiano televisivo (www.sspina.it/cit) 7 N° dei parlanti: 18: il giornalista conduttore uomo ed altri giornalisti, 1 donna, 7 uomini; 4 intervistati e 5 politici intervenuti, Ambientazione: studio Rai, 8 servizi, 4 interviste Trascrittore: Emese Erhardt e) Edizione: 01.12.1998 Orario: 20-20.30 Durata: 26’ N° di parole: 5133 N° dei parlanti: 23: il giornalista conduttore donna ed altri giornalisti, 1 donna, 2 uomini; 6 intervistati e 13 persone intervenute Ambientazione: studio Rai, 16 servizi, 25 interviste Trascrittore: Stefania Spina f) Edizione: 2006 Orario: 13.30-14 Durata: 26.39 N° di parole: 4297 N° dei parlanti: 28: il giornalista conduttore donna ed altri giornalisti, 6 donne, 9 uomini; 7 intervistati e 5 politici intervenuti Ambientazione: studio Rai, 14 servizi, 6 interviste Trascrittore: Emese Erhardt 3.2. Le trascrizioni e le annotazioni La ricerca si basa sul corpus dei cinque telegiornali: di tre il punto di partenza è stato il video integrale in formato digitale, di due erano disponibili solo alcuni spezzoni.17 I testi sono stati trascritti in formato elettronico da tastiera e successivamente è stato usato il linguaggio XML (eXtensible Markup Language) per la codifica dei fenomeni linguistici, in modo da avere un corpus finale analizzabile con l’ausilio di strumenti computazionali. Per quanto riguarda la trascrizione, si sono seguite le normali convenzioni grafiche dell’italiano standard. Per assicurare una corretta rilevazione dei fenomeni da analizzare si è fatto in modo che la trascrizione fosse il più possibile rigorosa e non ambigua. Si è tenuto conto della comprensività: si è adoperato la semplice trascrizione delle parole, senza l’interpunzione o elementi cinesici. Sono state segnalate le pause più importanti, e in ogni caso si è cercato di essere coerenti, in modo da aver adoperato gli stessi criteri in tutte e cinque le trascrizioni. Questo tipo di trascrizione semplice ed uniforme segue i il sistema ASCII (American Standard Code for Information Interchange), introdotto in america nel 1968, usato oggi proprio per la sua leggibilità da qualsiasi sistema operativo e manipolabile da qualunque software di scrittura o di analisi linguistica. Il suo svantaggio è che non rappresenta il testo nella sua differenziazione, non ha corsivi, grassetti, sottolineature, rientri di testo, ma è una sequenza uniforme e indifferenziata dello stesso tipo di caratteri. ASCII è in grado di 17 Per i due telegiornali del 1966 e del 1967 sono state utilizzate le trascrizioni effettuate del progetto Parlar italiano (www.parlaritaliano.it); per il telegiornale del 1998 è stata utilizzata la trascrizione effettuata da Stefania Spina per il Corpus di italiano televisivo (www.sspina.it/cit) 8 rappresentare 128 caratteri (o 256 nella sua versione estesa), che comprendono le lettere maiuscole e minuscole dell’alfabeto latino, le cifre e alcune decine di caratteri speciali.18 Le trascrizioni dei 5 telegiornali hanno dato luogo alla creazione di un corpus di 17.884 parole. La marcatura nella fase successiva: l’annotazione dei testi è stata utilizzata per compensare le perdite di informazione che un video subisce nel momento in cui viene trascritto in formato ASCII (indicazione dei turni, pause, elementi paralinguistici, descrizione delle immagini, ecc...). La marcatura o metacodifica dei testi in linguaggio XML è costituita da caratteri delimitatori particolari,: <titoli>il franco francese svalutato del tre quattro per cento dopo l'uscita dal serpente monetario # la lira si è deprezzata di un altro due per cento prestito di un miliardo di dollari all'Italia approvato dalla comunità europea</titoli>19 Nel corpus in particolare è stata effettuata un'annotazione di tipo strutturale (titoli, spezzoni da studio, servizi, interviste, interventi pubblici) e un'annotazione di tipo linguistico (suddivisione in turni, caratteristiche dei parlanti: sesso, ruolo, pause, termini tecnici, forestierismi). Successivamente, a queste informazioni strutturate è stato aggiunto il contenuto linguistico attraverso un'annotazione automatica per categoria grammaticale e la lemmatizzazione (pos tagging). Questa annotazione permette di disambiguare molte delle ambiguità della lingua italiana (la compro ≠ la casa), e di effettuare sul corpus interrogazioni molto specifiche. Riassumendo la fase del lavoro preparatorio: Tabella 1 - Fasi del lavoro preparatorio 1. 2. 3. 4. Dati Esempi20 Video originali in formato digitale: video - integri del ’76, del ’98, del ’06 - spezzoni del ’66 e del ‘67 Trascrizioni …e poi c'è stata questa fuga verso la salita di san Sebastianelli… Annotazione manuale delle <u who="GM"> e poi c'è stata trascrizioni questa fuga verso la salita di san Sebastianelli </u> Annotazione automatica per <u who="GM" sex="m" categoria grammaticale role="giornalista"> e CON e poi ADV poi c' CLI ci 18 Cfr.: S. SPINA: Fare i conti con le parole, Guerra, Perugia, 2001, pp. 74-75. Trascrizione, TG1, 15.03.1976 20 Del testo XML, TG1, 15.03.1976 19 9 è AUX:fin essere stata VER:ppast essere|stare questa DET:demo questo fuga NOUN fuga verso PRE verso la ART la salita NOUN salita di PRE di san NOUN san Sebastianelli NP Sebastianelli 5. Il corpus interrogabile 3.3. La Text Encoding Iniziative e il linguaggio XML Lo standard scelto per l'Annotazione del corpus è quello della TEI21 (Text Encoding Initiative), standard internazionale ed interdisciplinare che consente di rappresentare in formato elettronico le caratteristiche (linguistiche, letterarie, filologiche ...) dei testi, con scopi didattici, di ricerca e di archiviazione. Le convenzioni per la descrizione fisica e logica dei testi soono state pubblicate nel 1994 in alcune Guidelines (Guidelines for the electronic text encoding and interchange), queste prime versioni sono note anche come TEI P3. La TEI nel 2000 si è trasformata in un consorzio e nel 2001 ha pubblicato la nuova versione delle Guidelines, chiamata TEI P4, che è compatibile con il linguaggio XML. Questo prezioso lavoro ha fornito un sistema di annotazione complesso, ma studiato in modo specifico per corpora linguistici. E’ uno standard di grande valore, è uno dei più strutturati e più convincenti soprattutto anche per la ricerca delle trascrizioni di testi parlati, dove altrimenti non sarebbe possibile segnalare con tale precisione il testo nella sua interezza: pause, aspetti prosodici, contesto situazionale. Uno dei linguaggi standard utilizzati dalla TEI è la XML. E’ un linguaggio non proprietario, indipendente dal software, indipendente dalla lingua dei testi che si vogliono codificare, e che prevedono la possibilità di interscambio dei documenti elettronici attraverso la rete Internet, consentendo la loro diffusione globale. Come linguaggio di marcatura è composto da: 1. Contenuto - il testo da descrivere 2. Markup - la descrizione e le informazioni sulla sua struttura a. Entities - simboli per indicare caratteri speciali nel testo che non possono essere descritti solamente con i caratteri ASCII b. Tags - le marche che segnano l'inizio e la fine di parti del testo, questi elementi sono racchiusi nei simboli: <>, la fine contrasegnata dal simbolo: /. <p>Tesi di Laurea di II livello: Come cambia l'italiano dei telegiornali: dagli anni '60 ad oggi</p>22 21 22 Approfondimenti sulla TEI: http://www.tei-c.org Del testo XML, TG1, 15.03.1976. In questo caso l’etichetta <p> e segnala l’inizio e la fine di un paragrafo. 10 Ogni marca può contenere specificazioni più approfondite attraverso l’uso di attributi: <u who="GM"> molte bombe <foreign>molotov</foreign> </u>23 LA TEI (Versione P4) è costituita da 400 marche diverse per descrivere le caratteristiche fisiche (turni di parola ecc.), strutturali (titoli, sezioni ecc.), logiche (citazioni, parti enfatizzate ecc.) e linguistiche (nomi propri, parti di lingua straniera, termini tecnici ecc.) del testo. Tabella 2 - Esempi di marche del corpus analizzato Caratteristiche fisiche: giornalista conduttore giornalista maschile turno di parola tipo di trasmissione Caratteristiche strutturali: sezioni Caratteristiche logiche: temi Caratteristiche linguistiche: termini technici parole straniere pausa parte di lingua francese pausa elementi non compresi con certezza dal trascrittore who="GC" who="GM" <u> type="studio" type="intervista" type="servizio" <div> "cronaca" "estero" "spettacolo" "economia" <term> <foreign> <pause/> <language id="fr"> <pause/> <unclear/> Riassumendo, la struttura dei documenti esaminati in formato elettronico segue le Guidelines della Text Encoding Iniziative (P4), ed è composta da tre elementi fondamentali: 1. TEI Header – le dichiarazioni sui telegiornali codificati, l’autore, la lingua e il codificatore. 2. Testo – i documenti veri e propri con le marche che li descrivono. 3. Document Type Definition – gli elmenti usati per la codifica e la sintassi che li regola. 3.3 Annotazione grammaticale, lemmatizzazione e sistema di interrogazione dei dati 23 Del testo XML, TG1, 15.03.1976. L’etichetta: who="GM" segnala che il parlante è un giornalista uomo. 11 Per arrivare a un corpus interrogabile come è stato accennato prima è stato eseguito l'annotazione per categoria grammaticale attraverso il software TreeTagger, dell'Università di Stoccarda, in una sua versione riveduta e più mirata all'annotazione del parlato elaborata dall'Università per Stranieri di Perugia. Il Tagset utilizzato per questo lavoro è la seguente: Tabella 3 - Lista delle categorie grammaticali ADJ ADV ADV:mente ART ARTPRE AUX:fin AUX:fin:cli AUX:geru AUX:geru:cli AUX:infi AUX:infi:cli AUX:ppast AUX:ppre CHE CLI CON DET:demo DET:indef DET:num DET:poss DET:wh INT NEG NOCAT NOUN NPR NUM PRE PRO:demo PRO:indef PRO:num PRO:pers PRO:poss PUN SENT VER2:fin VER2:fin:cli VER2:geru VER2:geru:cli VER2:infi VER2:infi:cli aggettivo (bello) avverbio, escluse forme in -mente (bene) avverbio in -mente (solamente) articolo (il, uno) preposizione articolata (dal, sul...) forme finite dell'ausiliare (ho, saremo, verremo, andrebbe) forme finite dell'ausiliare con clitico gerundio dell'ausiliare gerundio dell'ausiliare con clitico (essendoci) infinito dell'ausiliare infinito dell'ausiliare con clitico (averlo) participio passato dell'ausiliare participio presente dell'ausiliare che (tutti gli usi di che) clitico congiunzione coordinata (e, ma...) aggettivo dimostrativo aggettivo indefinito aggettivo numerale aggettivo possessivo wh determiner (*quante* cose) interiezione (ah, mhm, ciao, grazie...) negazione non-linguistic element nome nome proprio numero preposizione (di, per) pronome dimostrativo pronome indefinito pronome numerale pronome personale pronome possessivo non-sentence-final punctuation mark sentence-final punctuation mark forma finita di verbo modale (posso, vuoi, dovrebbero) forma finita di verbo modale con clitico gerundio di verbo modale gerundio di verbo modale con clitico (potendolo) infinito di verbo modale infinito di verbo modale con clitico (poterlo) 12 VER2:ppast VER2:ppre VER:fin VER:fin:cli VER:geru VER:geru:cli VER:infi VER:infi:cli VER:ppast VER:ppast:cli VER:ppre WH participio passato di verbo modale participio presente di verbo modale forma finita di verbo (vedo, parlerai, mangeremmo) forma finita di verbo con clitico gerundio di verbo gerundio di verbo con clitico infinito di verbo infinito di verbo con clitico participio passato di verbo participio passato di verbo con clitico participio presente di verbo wh word (tutti gli introduttori di interrogative dirette e tutti i subordinanti) In una prima fase automatica ciascuna parola è stata associata ad una categoria grammaticale tramite il software, e in una seconda fase manuale sono stati corretti gli errori. Una volta annotato, il corpus è stato indicizzato attraverso il software CWB (Corpus WorkBench), Università di Stoccarda, che importa dati XML e li indicizza per poter essere interrogati. I dati sono stati messi in rete e seri interrogabili attraverso il linguaggio CQP (Corpus Query Processor): un linguaggio di interrogazione creato specificamente per dati linguistici estratti da corpora. Il risultato dell’annotazione è un corpus di dati in formato standard interrogabili anche a distanza e riutilizzabili per annotazioni successive. 4. Fenomeni dell’italiano in movimento Dall’analisi soprattutto diacronica del linguaggio telegiornalistico nell’arco del determinato periodo della storia della televisione, sono emersi alcuni fenomeni linguistici più caratterizzanti: grammaticali, fonologici, morfo-sintattici, lessicali. I dati si riportano in riassuntivo nei rispettivi garfici dei numeri. Per una visione più obiettiva possibile i fenomeni contati con l’aiuto del motore di ricerca sono relativizzati sempre al numero di parole di ciascun telegiornale. e moltiplicati per 1000 per avere un numero usabile per la ricerca. Ad esempio se nei telegiornali degli anni ’60 i turni di parole sono 32, su 6760 parole l’indicatore sarà: 4,7… (32/6760x1000=4,733728). Sono segnalati solo i primi decimali per una più semplice consultabilità dei dati. Le parole dei due telegiornali del 66 e del 67 sono state sommate in modo da esaminare nell’insieme i telegiornali degli anni ‘60. 4.1. Caratteri generali Nei telegiornali degli anni ’60 degli inizi abbiamo solo uno speaker ed una lettura semplice e lenta – per la nostra percezione di ora - delle notizie, senza i titoli. In quello del ‘67 vediamo apparire una cartina,spiegare cornice della notizia letta sull’Africa. Dagli anni ’70 i telegiornali vengono introdotti da titoli, di frasi intere, lunghe, e illustrate con alcune immagini che riguardano le notizie. Abbiamo già un servizio in diretta. 13 Le notizie in seguito sono sempre più illustrate da foto e poi da filmati. Le immagini tecnicamente diventano sempre migliori, e c’è una crescente velocità nel cambiare gli spezzoni. I testi corrispondono esattamente alle immagini che si vedono nello stesso momento in cui vengono pronunciati. Negli anni intervengono sempre più parlanti, sia giornalisti che intervistati. Da un'unica persona che legge le notizie arriviamo a una trasmissione movimentata, a uno stile che assomiglia a una vita frenetica. Figura 1 - Parlanti Figura 2 - Turni di parola Le donne acquistano sempre più spazio nel mondo giornalistico, sia come intervistatrici che conduttrici più tardi. Il numero crescente dei turni di parola rispecchia la crescita del numero dei parlanti, ma anche delle notizie sempre più riassuntive all’interno dei telegiornali. La lunghezza media dei singoli turni di parola dimostra il passare negli anni, da un quasi “monologo”, di frasi, o turni piuttosto lunghi, a un accorciamento e moltiplicazione dei turni. Le frasi saranno più brevi - avendo anche più notizie - e riassuntive, più semplici da ricordarsi. Ci sono notizie introdotte da turni più lunghi e illustrate con interviste di tanti turni più brevi. Il numero finale del TG del 2006 mostra di nuovo un’apparente crescita. In realtà nel telegiornale del 2006 sono inseriti dei servizi più ampi di storia o documentaristici che alla fine portano a un risultato di lunghezza media più alta. Figura 3 - Argomenti principali 14 Cambiano i luoghi. All’inizio il conduttore legge tutta la notizia nello studio, poi abbiamo sempre più servizi e anche interviste sulle strade, nei luoghi degli avvenimenti. Nei primi anni gli argomenti principali erano la politica interna, la politica estera e naturalmente tutte le varie notizie della cronaca. E’ curioso che in Italia oggi interessino di più le notizie riguardanti l’Italia che l’estero, infatti uno spazio molto grande è dato alla politica interna. Economia e cronaca crescono col tempo. Lo spettacolo o notizie spettacolarizzate prendono spazio soprattutto dagli ultimi anni. Perfino la cronaca viene trattata sempre di più come notizia di spettacolo, ai fatti si aggiungono note spettacolarizzanti. Economia, politica estera avranno meno spazio. 4.2. Tratti fonologici Figura 4 - e/ed, a/ad Il comportamento della congiunzione e e della preposizione a davanti a parola che comincia per vocale mostra dei cambiamenti. Secondo Sabatini ad e ed sono in regresso nell’italiano medio. Abbiamo rilevato che questo è vero soprattutto per la congiunzione e.24 Negli anni ’60 si usavano quasi in uguale misura con la congiunzione ed davanti ai vocali, cosa che non possiamo affermare per i giorni d’oggi. Infatti vediamo nella tabella delle differenze il numero crescente, e questo a favore della congiunzione e, che per gli anni ‘00 il numero indica: 27,6 contro ed: 1,8. Per quanto riguarda la preposizione a e ad davanti ai vocali non mostra grandi differenze tra i due usi, ma sembra affermarsi di più in ogni caso la preposizione ad contro a. Ogni volta il numero di ad è maggiore di a. Per esempio: …visite e esami gratuiti in molti ambulatori… (’00) 24 Cfr. F. SABATINI, L’italiano dell’uso medio: Una realtà tra le varietà linguistiche italiane, in G. HOLTUS/E. RADTKE, a cura di, Gesprochenes Italienich in Geschichte und Gegenwart, Tübingen, Narr., 1985, p. 157. 15 4.3. Tratti morfo-sintattici a. aggettivo+nome E’ interessante la particolare funzione delle coppie di aggettivo + nome nello stile giornalistico parlato. Pensiamo soprattutto agli aggettivi qualificativi che in realtà sarebbero più caratteristici nei testi letterari. L’enfasi è una componente fondamentale del notiziario e consapevolmente o no viene attualizzata dai giornalisti anche attraverso l’intonazione (il ritmo veloce, con l’assenza di pause), ma anche attraverso l’uso degli aggettivi che possono prendere la funzione di esprimere un giudizio, ma soprattutto una forte enfatizzazione. Queste espressioni in tal modo diventano degli stereotipi usati prima di tutto nel linguaggio giornalistico parlato, ma entrano attraverso la televisione anche nell’uso quotidiano. Per esempio: … la mancata intesa conclude il comunicato… (’60) … un largo scambio di vedute … … una piccola folla plaudente … (’90) … molti hanno nascosto un sincero sgomento…(’90): … dopo le forti impennate delle scorse settimane molti risparmiatori… (’90) Un esempio tipico della spettacolarizzazione sui risultati di una ricerca storica: …una sorprendente rivelazione è di uno storico dell’arte…(’00) b. la frequenza dei nomi e dei verbi Sull’interessante rapporto tra l’uso dei nomi e dei verbi a confronto con le altre categorie grammaticali, Voghera25 deduce che la loro variazione è profondamente connessa alla fondamentale diversità tra il parlare e lo scrivere. La differenza è legata alla diversa pianificazione delle due categorie. Nel parlato sono meno frequenti i nomi perché tendiamo a tenere di più in memoria porzioni di testo. Nel contesto situazionale non è necessario riferirsi agli elementi che sono presenti, i parlanti possono sostituire i nomi con espressioni deittiche o anche con costituenti nulli. Secondo Voghera questo può variare in rapporto ai diversi tipi di testo. L’alta frequenza di nomi è caratteristica dei testi informativi. Figura 5 - Nomi e verbi 25 Crf. M. VOGHERA, La misura delle categorie sintattiche, in T. DE MAURO/I. CHIARI, a cura di, Parole e numeri. Analisi quantitative dei fatti di lingua, Aracne, Roma, 2005, pp. 125-138. 16 Nel nostro caso si tratta dei testi trasmessi che avvicinano alla pianificazione dello scritto, ma nello stesso tempo si tratta rappresentano un parlato altamente informativo. I numeri più alti dei nomi confermano l’alta densità informativa. Voghera dice inoltre che i verbi tendono ad aumentare man mano che si passa dai testi monologici a quelli dialogici. Di conseguenza la frequenza dell’uso dei verbi varia in rapporto alla quantità di dialogo. I telegiornali dei primi anni erano più monologici e oggi c’è un uso più alto del dialogo. Cresce quindi anche il numero dei verbi. c. pronomi personali Figura 6– Occorrenze dei pronomi personali In relazione a quanto abbiamo detto sopra, nel linguaggio scritto - parlato dei telegiornali i pronomi personali vengono quasi evitati, si preferisce usare i nomi. Si evidenzia inoltre chiaramente la tendenza dell’italiano relativa all’uso dei pronomi lui / lei / loro al posto di egli / esso / essa / essi / esse. Di questi ultimi troviamo alcuni esempi solamente degli anni ’60. … poiché essi si assumono la responsabilità… (’60) d. superlativi Tabella 4 - Occorrenze dei superlativi ‘60 Indicatore 0 ‘70 0,6 ‘90 2,1 ‘00 1,8 Il numero di superlativi indica una crescita fino agli anni ’90. –issimo/a/i/e, emblema del “più”, raggiunge il culmine nelle epoche delle grandi concorrenze. I superlativi sono tipici del parlato giornalistico per esprimere un’enfasi maggiore dando un valore diverso alla notizia. … gravissime le accuse … … potentissimo ministro dell’industria… (’90) … critiche durissime di esponenti politici… (’00) e. c’è presentativo 17 Tabella 5 - Occorrenze di c'è presentativo ‘60 ‘70 Indicatore 0 ‘90 0,3 ‘00 0,1 0,4 La particella ci come rileva Sabatini26, originariamente con valore di avverbio di luogo qui, oggi ha un uso larghissimo in unione con i verbi essere, avere e con altri verbi. Ha in gran parte perduto il suo significato originario: la sua funzione è quella di rinforzo semantico e fonico alle forme verbali. Il ci seguito da che: c’è presentativo è più presente negli anni 70 e ancora di più oggi. C’è presentativo rende più dinamica la distribuzione dell’informazione all’interno della frase, spiega ulteriormente qualcosa, rende più vicino allo spettatore il dato fatto, tendenza caratteristica di oggi, e nell’era delle grandi concorrenze. Gli esempi sottolineano appunto il suo ruolo di rinforzo semantico. … c' erano dei ragazzi che hanno visto che hanno sentito… (’70) …ci sono tante che hanno problemi allo stomaco…(’00) f. c’è attualizzaznte Tabella 6 - Occorrenze di c'è attualizzante ‘60 ‘70 Indicatore 0,2 ‘90 2,8 ‘00 3,1 1,6 …c' erano dei motivi particolari… … in Italia c’è un’importante novità sulla legge elettorale…(’90) Frasi di questo tipo, in cui la particella ci insieme al verbo essere conserva una sfumatura di avverbio di luogo, che però ha un valore attualizzante, sono presenti in maggior numero nei telegiornali degli anni ’90. Avvicinandoci alle notizie date attraverso dialoghi c’è una crescita di questo fenomeno tipico del parlato più che dello scritto. g. stare + gerundio Tabella 7 - Occorrenze di stare + gerundio ‘60 Indicatore 0,1 ‘70 0,6 ‘90 0,5 ‘00 0,9 L’azione durativa espressa dal verbo stare accanto al modo gerundio è un’espressione usata in misura meggiore nel parlato, e si trasferisce quindi anche nel linguaggio giornalistico trasmesso. … il gruppo dirigente revisionista sovietico sta elaborando un trattato …(’60) … lo sta rivivendo col trauma di quel momento… (’90) 26 Cfr. F. SABATINI, L’italiano dell’uso medio: Una realtà tra le varietà linguistiche italiane, in G. HOLTUS/E. RADTKE, (a cura di) Gesprochenes Italienich in Geschichte und Gegenwart, Tübingen, Narr., 1985, p. 159. 18 L’uso di stare + gerundio sembra dimostrare una crescita rispetto ai primi anni. Col tempo non si usa soltanto con il valore durativo ma spesso per esprimere con enfasi il presente. … per ora sta andando forte… (’00) h. passivo Tabella 8 - Occorrenze dei passivi ‘60 ‘70 Indicatore 5,7 ‘90 11,4 ‘00 3,3 1,3 Le costruzioni passive si usavano di più nell’epoca della scuola di lingua che oggi. Il numero più basso rispecchia il nostro linguaggio colloquiale di oggi, dove si tende a scegliere soluzioni più semplici, più dirette e più dinamiche, come anche le dislocazioni. Non tutte le espressioni passive sono accompagnate dal complemento d’agente. Dove è stato usato il complemento d’agente proprio per enfatizzare il soggetto è nelle notizie di cronaca e qualche volta in quelle sulla politica. … è stato ucciso da un proiettile… … questo gruppo di fuggitivi è stato intercettato da una pattuglia della polizia… … è stata devastata dai dimostranti… … è stato dimostrato dal voto unanime (’70) … dovrà essere esaminata dallo psichiatra Cesare Piccinini incaricato dal tribunale di Parma… (’90) i. il condizionale Tabella 9 – Occorrenze del condizionale ‘60 ‘70 Indicatore 0,5 ‘90 0,9 ‘00 1,9 1,6 L’uso del condizionale è tipico del linguaggio giornalistico. Anche in questo caso abbiamo rilevato una certa concordanza nella paralella crescita delle notizie di cronaca … in provincia di Varese sarebbero sepolti i resti di alcune persone rapite… (’70) … si farebbero i nomi di quattro probabili mandanti del duplice omicidio … (’90) j. il futuro Tabella 10 - Occorrenze del futuro ‘60 ‘70 Indicatore 2,2 6,3 di cui in Politica 86,67% 95% 19 ‘90 6,4 ‘00 4,8 60,61% 76,19% Il futuro in generale è usato di più nelle notizie di politica, sia interna che estera, per esprimere progetti, promesse, strategie in qui si tende a dire: faremo. … efficaci strumenti di governo potrà essere assicurato il vostro avvenire… (’60) … staremo a vedere se questa proposta che esce da questo congresso sarà una apprezzabile enunciazione di principio oppure se qualcuno del partito socialista tenderà una mano per trasformarla in proposta politica concreta… (’70) … questo accordo avrà la durata di quattro anni e potrà essere rinnovato per altri quattro… (’90) … si discuterà da gennaio anche della possibilità di unificare i vari enti previdenziali… (’00) Il numero minore degli ultimi anni indica l’attuale semplificazione del linguaggio: spesso si usa il presente anche per esprimere il futuro, o addirittura il verbo è omesso: … traffico aereo regolare venerdì prossimo … (’00) k. il passato remoto Tabella 11- Occorrenze del passato remoto ‘60 Indicatore 1,2 ‘70 0,3 ‘90 0,9 ‘00 1,1 In generale il passato remoto si usava di più nei primi anni e non più oggi. Nel parlato colloquiale standard è meno frequente, e la televisione in seguito rispecchia quindi il linguaggio usato quotidianamente. L’aumento del 2000 si riferisce a un caso particolare in cui nel telegiornale è stato inserito un servizio di tipo storico. Tutti i casi riguardano questa notizia. …la prima volta fu nel gennaio scorso quando sembrò che il governo di Hanoi fosse disposto a negoziare… (’60) … animò la resistenza a Firenze e diventò rettore dopo la liberazione… (’00) 4.4 Tratti sintattici Tabella 12 - Le subordinate ‘60 Indicatore 7,8 ‘70 15,3 ‘90 13,2 ‘00 10,9 Le congiunzioni subordinate sono presenti di più negli anni ‘70, dove il linguaggio della televisione era ancora più progettato e studiato essendo una scuola di lingua. … aspettiamo adesso di vedere, se avremo la possibilità, un servizio… (’70) 20 La subordinazione è, infatti, più caratteristica della lingua scritta che di quella parlata. Ci aspetteremmo probabilmente che frasi subordinate introdotte da congiunzioni come affinché siano sempre meno frequenti oggi, ma in realtà non abbiamo trovato esempi di questo tipo nemmeno nei telegiornali degli anni passati. Se e come sono le più frequenti sempre, perché invece negli anni 70 si usa di più. Sono abbastanza rari i costrutti che richiedono il congiuntivo. Anche nelle proposizioni subordinate ne abbiamo trovati pochi perché non ci sono le congiunzioni che lo reggono. Nei pochi casi del congiuntivo sono state sempre rispettate le regole tradizionali. Per esempio dove il congiuntivo dà un valore semantico diverso dall’indicativo è stato usato il congiuntivo: …perché il valore della nostra moneta si stabilizzi… (’70) Dopo alcuni verbi come per esempio sembrare, credere, parere l’uso del congiuntivo sarebbe facoltativo, ma indipendentemente dagli anni di solito nei telegiornali è stato usato il congiuntivo. Non è cessata quindi la sua vitalità, lo si usa anche in questi casi facoltativi, anche “dall’uomo di strada” e in anni recenti. …sembrò che il governo di Hanoi fosse disposto a negoziare… (’60) …sembra una persona che non abbia fatto niente… (’90) …credono che i farmaci risolvano il problema…(’90) Dove invece l’uso del congiuntivo è obbligatorio generalmente non ci sono ommissioni. …possibile che questo fosse stato così sfortunato…(’70) …una sola condizione che tu faccia il segretario questa…(’70) …mi auguro che anche da parte della consulta vi sia un giudizio favorevole…(’90) 4.5 Tratti lessicali a. –ismo/i Tabella 13 – Occorrenze di –ismo/i ‘60 Indicatore 0,4 ‘70 0 ‘90 1,7 ‘00 0,2 Le parole con il suffisso -ismo/i sono a volte indicatori della presenza dei neologismi nella lingua di stampo giornalistico; numero significativo di nomi formati con questo suffisso sono stati trovati soprattutto nel telegiornale degli anni novanta. Queste parole sono state riportate all’interno di una notizia che tratta proprio i neologismi dell’italiano. …La politica ci consegna gentilmente parole come cerchiobottismo e doppiopesismo piccole spie di una vita pubblica spesso travagliata e poco limpida in grande ascesa le parole dell' informatica l' inglese naturalmente è sempre in mezzo…27 27 TG1, 01.12.1998 21 La lingua si arricchisce di queste parole ma non tutte si affermeranno poi nella lingua d’uso, o non in una quantità così notevole, come ci verrebbe da pensare. Nei telegiornali di oggi non ne abbiamo trovati in una quantità notevole. Queste parole a volte create forzatamente caratterizzano molto di più lo stile giornalistico stampato. Sono, infatti, due varietà diverse: lingua giornalistica trasmessa e lingua giornalistica scritta. b. termini tecnici Tabella 14 - Occorrenze dei tecnicismi ‘60 Indicatore 3,2 ‘70 3,1 ‘90 20,7 ‘00 8,6 Dobbiamo distinguere termini tecnici entrati nell’uso quotidiano e termini tecnici usati nel loro contesto speciale. L’indicatore più alto dimostra che con l’entrata di servizi più specifici sull’economia, sullo spettacolo, ecc… ed i termini della politica l’uso di queste parole è aumentato. Possiamo dedurre anche, che soprattutto fino agli anni ’70, l’uso di questi termini non era frequente per ragioni di comprensibilità. …concorso in associazione mafiosa e corruzione accuse pesanti per un poliziotto quelle contenute nell'ordine di custodia cautelare emesso dalla procura di Napoli… … infatti a vendere oltre agli investitori istituzionali sono stati i piccoli risparmiatori in particolare è stata colpita la maggioranza dei titoli guida che sono i più presenti nei portafogli degli investitori … …arriva infatti il primo sì al referendum contro la quota proporzionale…(’90) L’italiano s’incrementa di queste parole, ma a volte alcune di queste perdono poi la loro attualità, come per esempio telefoto (’70), che oggi non si usa più. c. parole straniere Tabella 15 - Occorrenze delle parole straniere ‘60 Indicatore 1,4 ‘70 2,5 ‘90 9,3 ‘00 1,8 Si parla spesso della questione delle parole straniere nell’italiano, con particolare attenzione a quelle inglesi, sottolineando il rischio che possano in qualche modo alterare la “purezza” della nostra lingua. Infatti alcuni di questi forestierismi sono affermati (leader/s ’60,70,90, tournée -’60, film, chance, boom, shock - ’90 o cast -’00); tra questi alcuni hanno valore di termine tecnico di certi ambiti, come nell’informatica: web o provider (’90), nella politica: premier (’60) o referendum (’90), nell’economia: deficit (’90), nello sport: doping (’90) o champions league (’00)… La preoccupazione però, che nel contatto con le altre lingue l’italiano possa perdere la sua originaria purezza sembra essere infondata. Infatti l’influenza riguarda non gli aspetti strutturali più profondi ma il lessico e spesso in modo transitorio, come succederà probabilmente per l’eurostar (’90) se avremo altri mezzi di trasporto. Oppure certi fatti di cronaca o comunque di attualità, hanno portato in primo piano parole straniere in certi periodi, come nel caso delle bombe molotov (’70, ’90). 22 Durante la storia della lingua italiana si sono verificati tanti di questi prestiti tra latinismi, francesismi, arabismi, gallicismi… a contatto con i vari popoli. Si sono poi italianizzati a loro volta, cominciando dalla loro pronuncia spesso italianizzata. I dati analizzati qui mostrano che dai primi anni della televisione c’è una crescita nel numero di forestierismi, ma negli anni precedenti se ne registrano di meno, e comunque mai in una percentuale tale da giustificare la preoccupazione per un pericolo schiacciante per la lingua italiana.28 Altri esempi: - commandos, comet, jet, hangar, radar (’60) - alibi, partner, deficit, clan, squatter, golden share, zero coupon, lord, tabloid, record (’90) d. parole passe-partout Tratto tipico della lingua parlata è l’uso di parole passe-partout, ovvero di termini semanticamente non specializzati come cosa, roba; e frequenti locuzioni contenenti delle parole come fatto e storia, spesso desemantizzate e utilizzate come semplici riempitivi. E’ proprio dal boom del cambiamento del linguaggio televisivo con l’entrata di giornalisti di vario livello e soprattutto con la presenza nei servizi vari parlanti, con la moltiplicazione di vari canali degli anni ‘70 che vediamo un numero significativo di questi termini. Figura 7 - Parole passe-partout Ecco a titolo rappresentativo alcuni esempi: …mi ha spiegato successivamente che siccome le cose erano fatte io ho detto di sì…(’70) …Ocalan in fatto di malandrineria ha superato stavolta l' Italia… …sembra una persona che non abbia fatto che non abbia commesso niente però dietro le spalle ha tutta questa storia che lui racconta ma in maniera così diciamo superficiale senza contenuti…(’90) Conclusioni 28 Sul mutamento dell’italiano d’oggi, l’Istituto della Enciclopedia Italiana mette a disposizione sul suo sito web: www.treccani.it, nell’area linguistica schede lessicografiche raccolte segnalando le loro fonti con particolare attenzione alla stampa e ai mezzi di comunicazione di massa. 23 La storia della televisione parte da uno scopo nettamente pedagogico iniziale e arriva ad una possibilità d’unità culturale e comunione linguistica fino a rappresentare attualmente una estesa varietà. La lingua della televisione occupa un posto speciale nel continuum tra parlato e scritto: è di un terzo tipo, definito trasmesso. La lingua trasmessa è più controllata, pianificata del parlato, più libera dello scritto. La stessa lingua giornalistica si divide fondamentalmente in due tipi: trasmesso e scritto. Come lingua trasmessa si presenta in generale ibrida, un miscuglio di stili, una giustapposizione di tanti registri diversi, che vanno dal parlato più informale allo scritto informativo più controllato. In questo senso i telegiornali sono un esempio per eccellenza di natura trasmessa e diversificata. Questa lingua è in evoluzione: con nuove caratteristiche nel tempo. Nei primi anni è una lingua più curata, semplice e “corretta”, diventa portavoce della scuola di lingua che fa da modello alla lingua usata in televisione fino alla fine degli anni ’70. Da uno stile fondamentalmente monologico, nel tempo adotta una forma sempre più orientata verso il dialogo e lo stile colloquiale. Anche l’attuale tema dell’intrattenimento sottolinea la partecipazione della società nel trasmettere le informazioni. Nei telegiornali oggi ancora diversamente che negli anni ’90 le notizie sono date non solo dal giornalista conduttore, ma dagli stessi intervistati, a mo' di dialogo. Oggi il televisore, o meglio, i televisori entrati nelle case, accesi quasi continuamente diventano casse di risonanza, che riproducono all'infinito le innumerevoli varietà di italiano presenti nelle varie trasmissioni televisive. Inoltre esercita una influenza sulle masse non solamente con il suo contenuto, o non contenuto, ma anche sulla lingua. Certe espressioni ripetute continuamente si fissano, si cristallizzano nella mente degli ascoltatori assaliti passivamente dalla tv, portando al risultato di una lingua stereotipata. Lo scopo principale di questo studio è stato individuare, analizzare ed interpretare alcuni fenomeni linguistici che illustrano la lingua in cambiamento. Il lavoro preparatorio di trascrizione dei dati e il linguaggio XML della Text Encoding Initiative è stato di grande utilità per poter fare un’analisi in rete, dettagliata e profonda - su un corpus abbastanza ampio per i risultati – in breve tempo. La ricerca in rete è poi accessibile a chiunque e può essere uno spunto per ulteriori ricerche su questo vasto tema. Già alcune caratteristiche generali, come il miglioramento delle tecniche (immagini, colori, suoni), i ritmi più veloci, il crescente numero dei partecipanti, e la partecipazione delle donne sempre di più anche in questo campo, sono percepibili a prima vista, aiutano una comprensione migliore e rispecchiano la società in cambiamento. Anche il crescente numero e diversa lunghezza dei turni dimostra questo fatto. Tra gli argomenti più presenti oggi troviamo la politica interna, mentre entrano in scena anche l’economia, lo spettacolo e le notizie di cronaca. Tra i tratti fonologici la congiunzione e anche davanti a vocale acquista sempre più spazio di fronte a ed. Tra i tratti morfo-sintattici gli aggettivi qualificativi esercitano un ruolo importante per esprimere l’enfasi – componente fondamentale del linguaggio giornalistico, come anche i superlativi. Alcune di queste espressioni aggettivate diventano degli stereotipi frequenti (sincero sgomento, forti impennate…). C’è presentativo e attualizzante danno maggiore rinforzo semantico in certi periodi e organizzano in modo dinamico l’informazione. Il numero tanto alto dei nomi conferma l’alta densità informativa della lingua trasmessa e la crescita del numero dei verbi esprime il cambiamento importante che avviene 24 nel tempo: dal monologo iniziale arriviamo a uno stile di trasmettere le notizie piuttosto attraverso dialoghi. I pronomi personali egli/esso/essi/essa/esse si riscontrano sempre meno. Il verbo stare accanto al gerundio invece dell’azione durativa esprime sempre di più anche il presente con enfasi. Le espressioni passive diminuiscono, anche le subordinate si usavano di più nell’epoca della scuola di lingua della televisione. Il condizionale è usato di più nelle notizie di cronaca, il futuro invece nelle notizie sulla politica, di conseguenza cambia la loro presenza con il numero diverso di queste notizie. Il passato remoto e il congiuntivo rispecchiano l’uso tradizionale quasi sempre. Termini tecnici e parole straniere caratterizzavano di più gli anni ’90. Non si conferma quindi uno storpiamento della lingua, tanto citato. Un’analisi sarebbe auspicabile su come oggi l’uso della rete, - che rappresenta anche la televisione attuale - l’ultima nascitura dei mezzi di comunicazione sta cambiando non solo il nostro scrivere, ma forse anche il parlare e questo coinvolge tutte le culture del villaggio globale, ma l’effetto vero si vedrà meglio ad una certa distanza di tempo. Non è da sottovalutare la rilevante incidenza dei media sui modi di pensare e agire, sugli stili di vita e di cultura, sulla coscienza personale e comunitaria. L’approfondito studio sul linguaggio si rivela spunto per l’orientamento migliore nel mondo della televisione, - in questo caso analizza il dialogo formale dei telegiornali - fino a promuovere una cultura del dialogo vero. Riferimenti bibliografici ACCADEMIA DELLA CRUSCA, Gli italiani trasmessi. La radio. 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