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I diritti delle bambine e delle ragazze
Violenza di genere e conflitti armati: “danni collaterali” Coordinamento donne Roma, 5 giugno 2012 Una definizione La Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne (DEVAW) definisce esplicitamente tale violenza come: “qualsiasi atto di violenza basato sul genere che produca, o è probabile che produca, sofferenze o danni fisici, sessuali o psicologici nei confronti delle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o l’arbitraria privazione della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata” (Art. 1, DEVAW 1993) Dal 2004 al 2010 Amnesty International ha promosso la campagna globale “Mai più violenza sulle donne” (SVAW) Temi della campagna Violenza domestica Violenza sessuale e impunità Scuole sicure Tratta Mutilazioni genitali femminili Donne attiviste per i diritti umani Violenza nei conflitti (“danni collaterali”) Danni collaterali La violenza basata sul genere non è un sottoprodotto della guerra – un “danno collaterale” - ma trae origine dalla discriminazione nei confronti delle donne. Non inizia quando la guerra inizia; non finisce quando la guerra finisce. La violenza colpisce donne di ogni paese, etnia, religione, classe sociale ed età: anche durante i conflitti. Coordinamento donne Danni collaterali Risoluzione 1325 del 2000 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza: “I civili, e in particolare donne e bambini, costituiscono la vasta maggioranza di coloro che subiscono le conseguenze di un conflitto armato, inclusi i rifugiati e gli sfollati, e sempre più finiscono nel mirino di combattenti ed elementi armati.” Le donne sono oggetto di alcune forme specifiche di abuso e patiscono le conseguenze della guerra in modo particolare. Coordinamento donne La guerra per le donne Prima del conflitto: • • Militarizzazione – Diffusione armi e cultura aggressività prima del conflitto inizi e ancora quando cessa (più spese militari contro quelle sociali) – Aumento generalizzato della violenza, anche domestica, con forti conseguenze sulla sicurezza delle donne Propaganda di guerra – Basata su stereotipi di genere – Episodi di aggressione e violenza contro le donne tacitamente tollerati se non incoraggiati Coordinamento donne Durante il conflitto: • • Diffusione di fenomeni di sfruttamento sessuale – Traffico di donne e ragazze a scopo di sfruttamento sessuale e lavoro forzato (85% delle zone di conflitto e post-conflitto) – Forze di peace-keeping e personale umanitario coinvolti Violenza alle donne del “nemico” (singolo o comunità) per punire, umiliare. Stupro di massa come arma di guerra • Bambine soldato – Dei minori di 18 anni delle forze armate governative e di opposizione in 178 paesi al mondo, il 30% sono bambine, per servizi domestici ma molte schiave sessuali (reclutamento quasi mai volontario ma a seguito cattura) Coordinamento donne Dopo il conflitto: • • La lotta per la sopravvivenza – Conseguenze psicologiche, economiche e sociali (stigma e rigetto della propria comunità) – Diritto delle donne alla salute (diffusione HIV-AIDS, aborti) Rifugiati – 40 milioni di profughi, 80% donne e bambini – Donne in fuga dai conflitti esposte al rischio di ulteriori abusi e violenza di genere – All'interno dei campi profughi le risorse non sono distribuite in modo equo, rischio di sfruttamento sessuale per garantire approvvigionamento Coordinamento donne Alcuni dati • In Rwanda durante i primi 100 giorni di genocidio si stimano dai 250.000 ai 500.000 stupri • In Bosnia ed Erzegovina tra 1992 e 1995 sono state violentate più di 20.000 donne • America Centro-Sud (Guatemala, 36 anni di conflitto interno 1960-1996; Perù 20 anni 19802000) ai danni delle comunità indigene • “Test di verginità” in Egitto su alcune delle 18 donne arrestate in piazza Tahrir, marzo 2011 Le richieste di Amnesty promuovere la consapevolezza che molti atti di violenza contro le donne nei conflitti armati non sono inevitabili “danni collaterali” ma sono crimini secondo la legislazione internazionale e come tali devono essere perseguiti (anche a livello nazionale) sollecitare gli Stati ad applicare la risoluzione ONU 1325/2000 per porre fine all’impunità dei responsabili di tali violenze e coinvolgere le donne nei processi di pace utilizzare gli strumenti del diritto penale internazionale per denunciare atti di violenza sulle donne anche in situazioni di conflitto Costruire la pace: il ruolo delle donne La mancanza di volontà di incriminare i responsabili è un fattore chiave che alimenta la violenza nei confronti delle donne. Occorre sconfiggere l’impunità e fare giustizia. Al termine del conflitto, bisogna riconoscere il ruolo fondamentale delle donne negli sforzi per ricostruire le società. Coordinamento donne “Difficilmente una donna ti racconterà di essere stata violentata. Nella nostra cultura è fonte di vergogna. Le donne lo nascondono nel proprio cuore, cosicché gli uomini non lo vengono a sapere” (donna sudanese della regione del Darfur, novembre 2003) Grazie per l’attenzione Coordinamento donne