...

le infezioni ospedaliere - Area-c54

by user

on
Category: Documents
16

views

Report

Comments

Transcript

le infezioni ospedaliere - Area-c54
AZIENDA REGIONALE A.S.L. 4
PRESIDIO OSPEDALIERO
TORINO NORD EMERGENZA SAN GIOVANNI BOSCO
Piazza del Donatore di Sangue 3 – 10154 TORINO
APPUNTI PER IL CORSO OPERATORE SOCIO SANITARIO
2005
ICI Pani Loredana
COS’E’ L’ICI ?
• Nel 1959, in Inghilterra, vengono formate le prime infermiere
addette al controllo delle infezioni (Infections Control Nurse)
• Nel 1985, la Circolare Ministeriale n°52 definisce l’Infermiere per il
Controllo delle I.O. una “figura fondamentale”per il controllo delle
I.O. e da indicazioni su quanti ICI devono essere presenti in un
Ospedale in base al numero di posti letto (1 ICI/ 250 p.l.)
• Nel 1988 per la prima volta in Italia, è stato attivato a Torino,
presso la scuola Infermieri Professionali “E.Nasi” dell’Ospedale
Martini Nuovo, il corso di specializzazione per ICI.
PRINCIPI DI IGIENE
Per Igiene, si intende il complesso delle norme
riguardanti la pulizia e la cura della persona e degli
ambienti.
L’igiene nel suo significato più ampio o più semplice,
mira a mantenere lo stato di salute dell’individuo e
della collettività.
Il mantenimento dello stato di salute passa attraverso
la prevenzione dell’insorgenza e il diffondersi delle
malattie.
A questo scopo vanno individuati i fattori che
favoriscono o riducono il diffondersi delle malattie.
IL CONCETTO DI SALUTE
Salute non è semplicemente assenza di malattia
ma la capacità di mantenere un equilibrio tra le
varie “dimensioni” di un individuo.
Quali sono queste dimensioni?
DIMENSIONE FISICA è la
parte più tangibile perché
riferita al funzionamento
dell’organismo
DIMENSIONE PSICHICA
cioè la capacità di costruire,
elaborare e articolare il
pensiero in modo coerente
DIMENSIONE EMOTIVA
cioè la capacità di gestire
con equilibrio le emozioni
DIMENSIONE RELAZIONALE
la capacità di interagire con gli
altri individui
DIMENSIONE
SPIRITUALE
connessa al sistema di valori che
caratterizza il modo di concepire
l’esistenza
DIMENSIONE SOCIALE importante e
fortemente condizionante perché non
si può ritenere e mantenere sano un
individuo in un contesto sociale in cui
sono presenti problemi sanitari,
economici, politici, culturali, ambientali,
etnici ecc.
Per poter prevenire in modo adeguato ed efficace è
necessario conoscere la storia naturale della malattia
1) FASE INIZIALE
L’esordio di una malattia può essere sintomatico
asintomatico
Esempi di sintomo:
•febbre
•esantema (macchie, rossore, pustole sulla pelle)
•tosse
•ecc.
o
2) DECORSO
Dopo una fase iniziale la malattia evolve e si manifesta
con le sue caratteristiche tipiche in modo acuto, cioè
immediato, veloce come ad esempio l’influenza o la
salmonellosi, oppure in modo cronico cioè lentamente,
subdolamente es. Epatite B, AIDS, BSE.
3) ESITO FINALE
La conclusione della malattia può essere:
la guarigione  la malattia ha fatto il suo corso e non
ha lasciato sequele (es. Influenza)
la cronicizzazione  la malattia non
guarisce ma, anche se diminuiscono i
sintomi, si hanno manifestazioni interne
o esterne all’organismo che non
guariscono (es. Epatite B, Epatite C,
AIDS)
la morte  spesso le malattie
indipendentemente che abbiano un
decorso lento o veloce, acuto o cronico,
possono portare a morte.
LA PREVENZIONE …..
Fino alla prima
metà del ‘900 le
più
importanti
patologie erano
soprattutto
di
ordine
infettivo
contagioso
(colera,
peste,
tubercolosi, ecc)
Oggi sono più rilevanti le patologie di natura
cronico/degenerativa,
tra
cui
le
malattie
dell’apparato cardiovascolare (infarto cardiaco,
ipertensione, arteriosclerosi, ecc.), le malattie
neoplastiche (tumore o cancro) che possono colpire
sia organi solidi ( polmone, intestino, ecc.) che non
(sangue).
…..LA PREVENZIONE….
Anche se sono stati fatti
notevoli passi avanti circa la
conoscenza di tutte le patologie,
alcune di esse, di rilevante
impatto sociale, sono ancora al
centro di molti studi poiché
rimangono al loro riguardo
numerosi punti oscuri (es.
cancro, AIDS, ecc.).
…..LA PREVENZIONE….
Se pur con queste limitazioni, oggi, si
possono prevenire anche malattie
importanti ed anche mortali. L’intervento
che viene effettuato è diverso a seconda
della conoscenza che
noi abbiamo della
malattia e dal tipo
di popolazione che
andiamo ad informare.
…..LA PREVENZIONE….
PREVENZIONE PRIMARIA
Quando si interviene prima che la persona si ammali.
Questa è la vera prevenzione.
Le azioni possono essere rivolte su due fronti:
1) PROTEGGERE ED IRROBUSTIRE L’INDIVIDUO
I punti cardine di questo tipo di
prevenzione sono:
a) i vaccini  con i quali si
protegge l’individuo da alcune
malattie conosciute(es. poliomielite,
difterite, tetano, morbillo, epatite B,
ecc.)
…..LA PREVENZIONE….
b) le condizioni igieniche ambientali: molto
importante in questo caso l’attenzione verso: fognature,
acquedotti ed il corretto smaltimento dei rifiuti solidi.
Sono importanti interventi di prevenzione della salute
pubblica anche quelli di bonifica di siti inquinati come
alcuni insediamenti industriali (es. ETERNIT)
…..LA PREVENZIONE….
c)buona e corretta alimentazione: rispettare sia le
condizioni igieniche degli alimenti che il loro apporto
calorico può garantire un ostacolo al contrarre malattie
d) l’igiene mentale: mantenere quella condizione di
serenità che ci mette al riparo da stati di depressione o di
estraniazione alla vita sociale che possono favorire
l’abbassamento delle nostre difese immunitarie e quindi
favorire l’insediamento di malattie organiche.
…..LA PREVENZIONE….
2) ALLONTANARE LE FONTI O I RISCHI DI MALATTIA
Tutte le volte che è possibile si devono
allontanare le possibili fonti di contagio o i fattori
di rischio che possono determinare una malattia.
Se ciò non fosse possibile, si devono allontanare
le persone dalle fonti inquinanti (es. la persona
viene allontanata da lavorazioni nocive oppure
viene evacuata una zona residenziale poiché vi è
un pericolo grave di inquinamento ambientale)
…..LA PREVENZIONE….
PREVENZIONE SECONDARIA
La prevenzione secondaria viene attuata
spesso quando non è possibile mettere in atto
la prevenzione primaria oppure le conoscenze
sulla storia naturale della malattia non sono
complete.
La prevenzione secondaria
può essere attuata
ricercando piccoli segnali o
indicatori di inizio di
malattia.
…..LA PREVENZIONE….
La prevenzione secondaria si attua attraverso
gli screening per patologie molto importanti
quali:
• PAPTEST  tumori del collo dell’utero e annessi
• AUTOPALPAZIONE, MAMMOGRAFIA cancro della
mammella
• ESAMI EMATICI PERIODICI  ipercolesterolemia,
diabete,ecc.
• CONTROLLO DELLA PRESSIONE  ipertensione
arteriosa
• SCREENING DURANTE LA GRAVIDANZA
• SCREENING ALLA NASCITA (es. fenilchetonuria)
…..LA PREVENZIONE
PREVENZIONE TERZIARIA
Alcuni non riconoscono a questo tipo di intervento
una vera e propria caratteristica di prevenzione,
ma un indirizzo prevalentemente di riabilitazione.
•
•
•
•
Certo è che tale attività può:
minimizzare le complicanze: assunzione di farmaci
ridurre la disabilita: ginnastica riabilitativa postintervento
minimizzare le sofferenze: interventi
infermieristico/medico-chirurgici
adattare l’utente a nuove condizioni: utilizzo di
protesi
TRASMISSIONE DELLE
MALATTIE INFETTIVE
LE COMPONENTI NECESSARIE
PER LA TRASMISSIONE
DELLE MALATTIE
AGENTE
INFETTIVE SONO:
AMBIENTE
OSPITE
CHE COSA SI INTENDE PER:
AMBIENTE  Dove l’agente e l’ospite
interagiscono
L’ambiente
è
quella
variabile
che
permette all’ospite e all’agente di
incontrarsi e permette la trasmissione
della malattia.
CHE COSA SI INTENDE PER:
OSPITE 
La
persona
che
“ospita” l’agente e può trasmetterlo
L’uomo o l’animale che alberga in sé il
microrganismo patogeno
CHE COSA SI INTENDE PER:
AGENTE 
Il microrganismo cioè la
vera causa di malattia
La maggior parte delle malattie
trasmissibili
all’uomo
sono
provocate da batteri e virus e
molti di questi hanno l’uomo
come
unico
ospite.
Altri
microrganismi
sono
invece
patogeni anche per gli animali
ed hanno come serbatoio
animali domestici o selvatici.
AMBIENTE
L’AMBIENTE FISICO……
L’AMBIENTE
NATURALE,
CON
LE
SUE
COMPONENTI PUÒ DIVENTARE CAUSA DI
MALATTIA.
ORA
COMPONENTI.
ANALIZZEREMO
TALI
L’ARIA
L’aria è l’elemento indispensabile alla vita. Pochi minuti
senza respirare e si rischiano danni irreversibili e
addirittura arrivare alla morte (es. annegamento, arresto
respiratorio, ecc.)
La composizione dell’aria è una miscela gassosa formata
da:
Azoto (N) 78% - Ossigeno (O) 21% - altri gas 1%
Tale miscela si trova, con diverse percentuali in base
all’altitudine, in tutta l’atmosfera che circonda la terra.
…..L’AMBIENTE FISICO……
Le funzioni principali dell’atmosfera
sono:
• fornire ossigeno indispensabile
alla vita di tutti gli animali
• fornire Azoto e Carbonio per i
microrganismi e le piante
• proteggere dalle radiazioni
provenienti dallo spazio (radiazioni
ionizzanti o raggi UV)
• stabilizzare la temperatura a livelli
compatibili con la vita.
L’inquinamento atmosferico è sostanzialmente
prodotto da due fonti:
fonti fisse
insediamenti industriali
e riscaldamenti urbani
fonti mobili
autoveicoli e mezzi in movimento.
Le conseguenze, oltre ai problemi respiratori, sono
la formazione di piogge acide e l’ inquinamento del
suolo e delle acque.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
Per
ciò
che
riguarda
l’aria
parametri da conoscere sono:
- la temperatura
- l’umidità
- la pressione
- la velocità dell’aria
i
• La temperatura normalmente diminuisce con
l’altezza (1 grado Centigrado ogni 100 metri di altezza).
• L’umidità esprime la quantità di vapore d’acqua che
vi è nell’aria in un dato momento; questo valore
espresso in percentuale.
• La pressione si misura con il barometro
e varia con l’altezza, le variazioni stagionali
e meteorologiche. Questo ha particolare
importanza per la diluizione degli agenti
contaminanti perché le masse d’aria
tendono a muoversi da zone di alta
pressione verso zone di bassa pressione.
•Il movimento dell’aria (i venti) è anch’esso
molto importante agli effetti della diluizione degli
agenti contaminanti. La rotazione della terra
determina i prima istanza i venti a causa del
trascinamento dell’aria. Ulteriore causa della
formazione dei venti è il riscaldamento dell’aria
all’equatore e la formazione di aria fredda ai poli.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
L’ACQUA
E’ la componente principale del nostro
organismo (60%-80% del nostro
peso).
E’ la sostanza più abbondante e diffusa
sulla terra. I depositi principali sono
rappresentati dagli oceani, dai mari
interni e dalle acque di superficie
(laghi e fiumi).
L’acqua è presente, in una certa
quantità
anche
nell’aria;
è
determinante per la meteorologia e
per la stessa vita sul nostro pianeta.
Il fabbisogno idrico nell’uomo adulto si può quantificare in
circa2,5 litri/giorno. A questa quantità si deve aggiungere la quota
di acqua per esigenze igienico-sociali (circa 200 litri/giorno) e per
l’irrigazione delle campagne e il mantenimento degli allevamenti
animali (circa 100 litri/giorno).
L’approvvigionamento avviene con difficoltà poiché la maggior
parte dell’acqua disponibile è salata (97%) ed il restante è
formata, prevalentemente, dai ghiacciai (2,5%). Soltanto lo 0,5%
è utilizzabile come potabile soprattutto da falde profonde molto
spesso inquinate.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
RETE FOGNARIA
Si distinguono due tipi di fognature: statica e dinamica
•Fognatura statica (ferma)
è costituita da pozzi neri, fosse biologiche che dovrebbero
andare ad esaurimento; pericolo per il possibile inquinamento
delle acque profonde.
•Fognatura dinamica (in movimento)
è costituita da acque nere che vengono raccolte dalle
abitazioni domestiche o collettive (es. caserme, ospedali,
scuole, ecc.). Le acque bianche invece vengono raccolte dalle
superfici scoperte come tetti, strade oppure dai “toretti” della
città.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
IL SUOLO
In superficie ed al suo interno avvengono probabilmente, i
più importanti processi per la vita dell’uomo e
dell’ambiente. La maggior fonte di inquinamento di questa
parte del nostro pianeta è rappresentata dai rifiuti solidi
urbani, seguita ai liquidi che si producono, attraverso il
deposito di rifiuti, e che penetrano nel sottosuolo
inquinandolo in profondità.
La quantità di rifiuti urbani prodotta annualmente in Italia è
di oltre 26 milioni di tonnellate con valore medio di 450
Kg/abitante a cui bisogna aggiungere circa 35 milioni di
tonnellate di rifiuti industriali.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
Tale quantità di rifiuti viene smaltita con vari metodi:
1) Discarica controllata
purtroppo rappresenta una minoranza poiché sono soprattutto abusive con
grave e pericoloso impatto ambientale.
2) Incenerimento
negli anni 60-70 sembrava aver risolto il problema dei rifiuti solidi, ma si è
rivelato come un inceneritore potesse inquinare zone anche lontane dal sito,
con la possibile produzione di forti inquinanti come la Diossina.
3) Compost
E’ la trasformazione della frazione organica, dei rifiuti, in fertilizzante. Soluzione
interessante ma spesso si rischia se la parte organica non è pura e sicura, di
apportare sostanze dannose al terreno con rischi infettivi e chimici
4) Riciclaggio
soprattutto di carta, plastica e vetro.
5) Scarico in mare
Purtroppo è una pratica di uso comune, sicuramente dannosa,ne consegue un
inquinamento delle acque e delle coste con riflussi a riva dei materiali non
degradabili.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
IL CLIMA
Possiamo sintetizzare dicendo che è l’insieme delle condizioni
atmosferiche che caratterizzano una regione.
Ovviamente può variare molto a seconda della posizione geografica in
cui ci si trova (nord, sud, altitudine, ecc.)
IL MICROCLIMA
Il microclima viene definito come il complesso delle caratteristiche di un
determinato ambiente confinato.
Queste caratteristiche sono:
- Fisiche (la temperatura, l’umidità,la pressione, la velocità dell’aria)
- Chimiche (presenza di sostanze chimiche possibili inquinanti : solventi,
amianto, fumo di sigaretta, attività di cucina)
- Microbiologiche (presenza di microrganismi con possibilità di sviluppo di
germi patogeni attraverso l’affollamento dei locali)
- Illuminazione (può essere naturale, data dalle finestre che devono
avere una superficie corrispondente ad 1/7 del pavimento; o artificiale
attraverso lampade a fluorescenza o a incandescenza.
L’intensità della luce deve essere rapportata all’attività delle persone
presenti in quell’ambiente.
…..L’AMBIENTE FISICO…..
FATTORI DI AUTODEPURAZIONE NATURALE
(DISINFEZIONE NATURALE)
Sono quelle condizioni ambientali ostili ai
microrganismi che ne limitano lo sviluppo.
Normalmente
nell’ambiente
esterno
il
microrganismo muore o se è in grado di
sopravvivere, difficilmente si riproduce.
I fattori di autodepurazione sono:
- essiccamento  il microrganismo muore
- diluizione  diminuzione della carica batterica
- sedimentazione  minore quantità di germi
sospesi nell’aria
- raggi ultravioletti (componenti dei raggi solari)
ottimi battericidi
-antagonismo biologico  scarsa sopravvivenza di
alcuni microrganismi rispetto ad altri
OSPITE
L’OSPITE
L’ospite è la seconda
componente necessaria
per la trasmissione della
malattia.
L’ospite
è
l’uomo o l’animale che
ha
in
se
il
microrganismo e può
trasmetterlo ad un’altra
persona o animale.
L’OSPITE
L’ospite per essere in grado di
ricevere, quindi di far penetrare,
attecchire ( cioè il microrganismo
trova un luogo dove stabilirsi) e
moltiplicarsi (aumentare il suo
numero)
deve
essere
suscettibile.
L’OSPITE
Per essere un ospite
suscettibile occorre
che la persona o
l’animale
agevoli
tutte le fasi di
sviluppo
del
microrganismo.
L’OSPITE
La persona può ostacolare
la
penetrazione
del
microrganismo:
• mantenendo
la
pelle
curata e senza ferite,
• lavandosi bene le mani
ogni
volta
che
si
contaminano;
• evitando luoghi affollati e
chiusi
•adottando
delle
sane
abitudini di vita (es. non
bere, non fumare, non
drogarsi, ecc.).
L’OSPITE
L’attecchimento e lo sviluppo del
microrganismo avvengono perché il
nostro sistema immunitario
è insufficiente per
ostacolare i germi che
possono essere molto
forti o molto numerosi.
L’OSPITE
Il nostro sistema immunitario è condizionato da
molti fattori come la somministrazione di terapie
immunodepressive (es. cortisone, antitumorali,
ecc.); oppure dal nostro stato di nutrizione o
protezione del nostro corpo nei confronti degli
agenti esterni (si mangia poco, non è corretto
l’apporto nutrizionale oppure il nostro abbigliamento
non è adatto al clima in cui ci troviamo, cioè siamo
poco, troppo o mal coperti)
L’OSPITE
Tuttequeste e altre condizioni fanno si che
l’ospite, che normalmente viene a contatto
con milioni di microrganismi senza che
questi penetrino, si sviluppino e si
moltiplichino, si trovi in condizioni favorevoli
(ospite suscettibile) nei confronti di un
determinato microrganismo e che l’incontro
provochi la malattia.
L’OSPITE
DIFESE DELL’OSPITE
Le difese che l’individuo mette in atto quando viene
aggredito da germi patogeni sono sostanzialmente di
due tipi:
1) difese aspecifiche (sono immediate e contro
chiunque aggredisca)
Di queste fanno parte la cute che, se integra, non
permette il passaggio dei germi, alcune sostanze
particolari che si trovano in alcuni organi (occhi,
bocca, stomaco, ecc.) possono ostacolare la
penetrazione e lo sviluppo.
DIFESE DELL’OSPITE
2) difese specifiche
(sono
normalmente
più lente e specifiche
su un tipo di germe)
Questo
tipo
di
protezione
viene
effettuata
con
i
vaccini, oppure con la
siero
profilassi
(somministrazione di
anticorpi già formati).
L’AGENTE
L’AGENTE
Generalità
I microbi, germi, microrganismi, ecc. sono
nomi generici che identificano organismi
viventi di piccolissime dimensioni, molto
semplici, costituiti da pochi elementi.
Molti di questi microrganismi, una volta
penetrati, possono moltiplicarsi e con le
tossine prodotte danneggiare l’organismo che
li ospita (ospite).
L’AGENTE
La velocità con la quale possono manifestare
la loro presenza spesso è dovuta alla loro
qualità (germi molto forti  molto invasivi e
patogeni) e alla loro quantità (carica
microbica).
I microbi che sono in grado di provocare
malattie sono detti patogeni.
L’AGENTE
Oltre ai germi patogeni, capaci di provocare
malattie all’uomo, agli animali ed alle piante,
esistono numerosi germi non patogeni che
vivono
sia
nell’organismo
umano
che
nell’ambiente.
Alcuni di questi germi fanno parte della flora
batterica dell’individuo e non solo sono utili ma
addirittura indispensabili per l’equilibrio del
metabolismo umano (formazione di vitamine,
digestione alimentare,ecc.).
L’AGENTE
Questa distinzione netta, tra germi patogeni e
batteri facenti parte della flora batterica non è
sempre assoluta.
Alcuni germi presenti sulle mucose (intestino,
bocca, vagina, ecc.) e sulla pelle, possono, in
particolari circostanze (paziente ricoverato in
Ospedale, paziente sottoposto ad intervento
chirurgico, ricoverato in reparti a rischio come la
rianimazione, in terapia con farmaci particolari)
possono “incattivirsi” (virulentarsi) per rottura
dell’equilibrio del sistema e provocare la malattia.
Questi germi vengono detti opportunisti.
CATENA EPIDEMIOLOGICA
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La catena epidemiologica rappresenta quella serie
di eventi concatenati che permettono la
trasmissione del germe tra:
 un ospite suscettibile che si è ammalato di una
malattia infettiva e contagiosa
e
 un altro ospite suscettibile
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La trasmissione
può avvenire
Direttamente
cioè senza
intermediari
Es. baci, rapporti
sessuali
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Indirettamente
mediante veicoli
(componenti inanimate)
mediante vettori
(componenti animate).
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
L’infezione rappresenta
il risultato della
penetrazione
nell’organismo di un
agente patogeno. Le
conseguenze della
“lotta” tra l’agente
infettivo e le difese
dell’organismo ospite
possono essere molto
variabili.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella maggior parte dei casi non si ha
sviluppo di malattia.
In altre situazioni si verifica una condizione
patologica lieve e con leggeri sintomi.
In altri casi vi può essere
lo sviluppo di una malattia
conclamata con segni e
sintomi importanti.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Questa continua e
costante variabilità è
dovuta principalmente
alla diversa rispondenza
che ogni singolo
individuo ha verso un
attacco di un agente
esterno.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella trasmissione delle malattie infettive le
variabili che vengono considerate sono:
qualità e quantità del germe
(tipologia e carica microbica)
stato di benessere dell’individuo
condizioni ambientali
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La trasmissione di un agente infettivo
implica il riconoscimento di un punto di
partenza della catena degli eventi che
portano all’insorgere della malattia infettiva.
Tale punto viene definito:
•SERBATOIO DI INFEZIONE
•SORGENTE O FONTE DI INFEZIONE
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
SERBATOIO DI INFEZIONE
E’ l’uomo o l’animale, dove il microrganismo
vive e si moltiplica e può essere trasmesso
ad altro uomo o animale. In alcuni casi è
l’ambiente con la presenza di germi molto
resistenti(es. spore del tetano). Se il
microrganismo crea nell’individuo solo le
condizioni di serbatoio di malattia si dice che
l’evento non è contagioso poiché il germe
non può essere trasmesso ad un altro ospite
per vie naturali.
LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
SORGENTE DI INFEZIONE
L’uomo
o
l’animale
che
ospitano il germe e che
possono eliminarlo all’esterno.
Molto spesso,
sorgente
serbatoio coincidono.
e
L’eliminazione all’esterno di un
germe patogeno da parte di un
ospite infetto è indispensabile
per
la
trasmissione
della
malattia
VIE DI ELIMINAZIONE
• VIA RESPIRATORIA
i microrganismi vengono eliminati sotto forma di goccioline
attraverso la respirazione, la tosse , gli starnuti, ecc.
(influenza, raffreddore, pertosse, TB polmonare, meningite,
ecc.)
• VIA INTESTINALE
Con le feci vengono eliminati germi patogeni (vibrione del
colera, virus della poliomielite, virus dell’epatite A, ecc.)
• VIA GENITO-URINARIA
l’eliminazione di agenti patogeni attraverso le urine non
rappresenta un evento molto frequente (es. TB renale).
Le secrezioni degli organi genitali possono dar luogo a
malattie a trasmissione sessuale (es. sifilide, AIDS, Epatite
C, ecc.)
VIE DI ELIMINAZIONE
• VIA CUTANEA
i germi vengono eliminati attraverso le lesioni
cutanee presenti durante le malattie
esantematiche (es. varicella), micosi cutanee o da
lesioni profonde che fistolizzano all’esterno (es.
pus)
• VIA PLACENTARE
Attraverso questa via di eliminazione la madre
affetta da una malattia infettiva la trasmette
all’embrione (es. rosolia, toxoplasmosi, ecc.)
VIE DI PENETRAZIONE
• VIA CUTANEA
La cute se integra costituisce un naturale e valida barriera
all’ingresso dei microrganismi.
L’ingresso può avvenire attraverso le lesioni, le punture
degli insetti, il morso o il graffio di animale
• VIA MUCOSA
Le mucose delle vie respiratorie, apparato digerente,
apparato genito-urinario, congiuntiva, ecc. costituiscono la
principale porta d’ingresso per germi patogeni poiché sono
particolarmente vulnerabili, anche se dotate di alcuni fattori
di difesa.
• VIA PLACENTARE
Dall’organismo materno a quello fetale attraverso la
placenta
PERIODO DI INCUBAZIONE
E’ l’intervallo di tempo che intercorre tra il
contatto con un agente infettivo e la comparsa
del primo segno o sintomo di malattia infettiva
Corrisponde al tempo
necessario perché il
germe
penetri,
attecchisca
e
si
moltiplichi
fino
al
momento in cui il suo
numero è sufficiente a
produrre segni o sintomi
PERIODO DI INCUBAZIONE
La durata del periodo di incubazione varia in
relazione a:
Carica microbica = più germi ci sono e più
velocemente si sviluppano
Virulenza del germe = più il germe è “cattivo”
cioè virulento più velocemente c’è sviluppo di
malattia
Risposta immunitaria dell’ospite = più le difese
sono deboli e più si creano le condizioni ideali
per lo sviluppo del germe
LE DIFESE DELL’OSPITE
Possono essere di due tipi:
• DIFESE ASPECIFICHE
sono dei meccanismi attivi verso una
vasta gamma di microrganismi
• DIFESE SPECIFICHE
sono dei meccanismi attivi verso specifici
microrganismi
DIFESE ASPECIFICHE
Sono identificabili in:
CUTE E MUCOSE
quando queste barriere anatomiche sono integre
rappresentano la prima difesa dell’organismo
SECREZIONI
alcuni organi producono sostanze in
grado di ostacolare la penetrazione
dei germi (es. lisozima presente
nelle lacrime, acido cloridrico
presente nei succhi gastrici)
DIFESE ASPECIFICHE
ANTAGONISMO BIOLOGICO
Meccanismo di difesa messo in atto dalla flora
batterica presente in molti organi (es. cute,
rinofaringe, genitali, intestino) che in uno stato di
equilibrio si oppone alla presenza di germi patogeni.
RISPOSTA INFIAMMATORIA
In caso di piccole ferite con punte o taglienti, o
escoriazioni della cute, l’organismo mette in atto
delle difese locali. L’aumento della temperatura
locale o la presenza di gonfiore della parte
dimostrano la presenza di una attività di difesa da
parte dell’ospite nei confronti di microrganismi
invasori
DIFESE SPECIFICHE
Il meccanismo di difesa
specifico si basa su un
sistema di
riconoscimento del
germe da parte del
sistema immunitario
dell’ospite.
Il sistema immunitario
riconosce parti del
germe ANTIGENI e
produce nei loro
confronti degli
ANTICORPI
Questo tipo di difesa può essere:
ATTIVA

l’ospite produce
attraverso il sistema immunitario
da
sé
gli
anticorpi
A sua volta questa difesa attiva può essere
NATURALE

l’ospite si ammala e forma anticorpi
specifici contro il microrganismo responsabile di quella
malattia
ARTIFICIALE 
(VACCINI)
non si verifica la malattia ma si induce l’organismo dell’ospite a
formare anticorpi
specifici introducendo parti
del microrganismo o esso
stesso ucciso o attenuato.
Solo per le malattie per cui è
disponibile il vaccino.
Questo tipo di difesa può essere:
PASSIVA
 l’ospite
anticorpi già formati
assume
A sua volta questa difesa passiva può essere
NATURALE

durante
la
gravidanza
il
bambino
assume passivamente gli anticorpi della madre
ARTIFICIALE

assunzione di anticorpi già formati in
casi di emergenza (epatite B, tetano, ecc)
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Per essere tali devono
avere le seguenti
caratteristiche:
•Insorgere durante il
ricovero in Ospedale
•Non essere manifeste al
momento del ricovero
•Non essere in
incubazione al momento
del ricovero
•Insorgere anche dopo
le dimissioni
dall’ospedale
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nel 1800 F. Nightingale pioniera della
professione infermieristica diceva che “…. la
più grande umiliazione per un Ospedale è
essere all’origine di una malattia infettiva o
vedere l’infezione propagarsi.”
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nello stesso periodo un chirurgo di nome
Semmelweis notò che se i colleghi si fossero
lavati le mani, passando dal tavolo autoptico
alla sala parto, sarebbero morte meno
partorienti.
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nel 1940 circa vi fu la scoperta dei farmaci
considerati miracolosi: gli antibiotici.
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Arrivando ai giorni nostri, nel 1983 in Italia
da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (il
più importante organo tecnico-scientifico del
Servizio Sanitario Nazionale) con uno studio
sulle I.O., descrisse la situazione di 143
Ospedali pubblici, studiando 34.577 pazienti
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Dallo studio emerse che il
19,3%
dei
pazienti
esaminati soffrivano di
un’infezione e tra questi
il 6,8% si trattava di
infezioni
ospedaliere
mentre il restante 12,5%
di infezioni comunitarie
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
La più alta percentuale di I.O. è stata
riscontrata nei reparti di:
• Terapia intensiva (es. rianimazione,
centri trapianto, ecc.)
• Geriatria
• Chirurgia
• Ortopedia
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
•
•
•
•
•
Le localizzazioni più diffuse sono:
Urinarie (IVU) circa il 40%
Respiratorie circa il 15%
Ferita chirurgica (ISS) circa il 15%
Batteriemie (infezioni del sangue)circa
il 5%
Piaghe da decubito circa il 5%
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Se si affronta il discorso in termini di costi,
l’indagine citata, ha reso evidente che ogni
anno in Italia 600.000 pazienti ricoverati
contraggono una I.O.
Il costo di queste I.O. si aggira sui 500
milioni di euro all’anno in termini di:
•Degenza supplementare
•Farmaci, interventi aggiuntivi, personale,
ecc.
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Secondo recenti stime, elaborate sulla
base di esperimenti statunitensi,
sarebbe possibile ottenere in Italia la
riduzione delle infezioni secondo il
seguente prospetto:
•Inf. vie urinarie
- 40%
•Inf. ferita chirurgica - 30%
•Inf. respiratorie
- 20%
•Batteriemie
- 10%
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
La riduzione sarebbe
possibile adottando
semplici misure di
controllo
della
diffusione come ad
esempio il corretto
lavaggio delle mani
LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Il controllo delle infezioni ospedaliere
si può attuare attraverso:
•Corrette procedure assistenziali
•Disinfezione/sterilizzazione
•Buon uso degli antibiotici
•Isolamenti
•Educazione sanitaria
LA DISINFEZIONE
LA DISINFEZIONE
La disinfezione è l’insieme delle misure
attuate al fine di ridurre a livello di
“sicurezza” il numero di microrganismi
presenti su una superficie o nell’ambiente.
Si parla di DISINFEZIONE se queste misure
vengono attuate su una superficie o su uno
strumento; si parla di ANTISEPSI se le stesse
vengono effettuate su un tessuto vivente
(es. la cute)
LA DISINFEZIONE
La disinfezione può essere distinta in tre diversi
livelli:
DISINFEZIONE A BASSO LIVELLO: consente di
eliminare un consistente numero di batteri, alcuni
virus e alcuni miceti. Non è però in sufficiente a
garantire l’eliminazione di batteri particolarmente
resistenti.
DISINFEZIONE DI MEDIO LIVELLO: con essa si
riesce ad eliminare un numero ancora maggiore di
batteri, la maggior parte dei virus e dei miceti.
DISINFEZIONE AD ALTO LIVELLO: permette di
ridurre ad una percentuale molto bassa la presenza
di batteri. Molto bassa, ma non a zero perché le
spore resistono
LA DISINFEZIONE
Il risultato del processo di disinfezione si
ottiene attraverso l’uso di sostanze chimiche
i DISINFETTANTI e gli ANTISETTICI
I DISINFETTANTI
DISINFETTANTE = sostanza ad azione
germicida destinata ad essere utilizzata
su materiali o oggetti
ANTISETTICO = sostanza ad azione
germicida caratterizzata da bassa
tossicità e da assenza di effetti irritanti
indicata per l’applicazione su tessuti
viventi
USO DEI DISINFETTANTI
1) Nessun disinfettante può essere efficace se
impiegato su materiali oppure oggetti non
puliti. La sporcizia protegge i microrganismi
impedendo al disinfettante di raggiungerli e
di svolgere la sua azione.
2) Le soluzione acquose di disinfettante ed in
misura minore anche quelle alcoliche possono
essere contaminate da microrganismi.
USO DEI DISINFETTANTI
3) I contenitori dei disinfettanti devono
essere etichettati. L’etichetta deve riportare
il nome del disinfettante, la concentrazione,
l’uso cui è destinato, la data di preparazione,
la data di scadenza del flacone chiuso ed uno
spazio dove segnare la data di scadenza una
volta aperta la confezione.
4) Si devono evitare operazioni di TRAVASO
dei disinfettanti in altri contenitori, inoltre
evitare il RABBOCCO.
USO DEI DISINFETTANTI
5) Tutti i disinfettanti, se usati in modo
improprio rispetto alle indicazioni d’uso,
possono determinare effetti indesiderati, di
tossicità sul paziente e/o sull’operatore e danni
più o meno rilevanti sui materiali.
6) Usare flaconi di piccole dimensioni, di
capacità inferiore a 500 ml e forniti di dosatore
(dispenser, nebulizzatore, ecc.)
USO DEI DISINFETTANTI
7) Richiudere il flacone immediatamente
dopo l’uso e conservarlo tappato (non usare
tappi di sughero o di cotone).
8) I disinfettanti, in particolare se in
soluzione acquosa, devono essere utilizzati
entro 7-10 giorni dall’apertura del flacone.
USO DEI DISINFETTANTI
9) L’operatore durante l’uso dei disinfettanti,
deve evitare che l’apertura del flacone venga
a contatto diretto con le mani o con qualsiasi
materiale (cotone, garze, cute o mucose del
paziente)
10) Se vi fosse una fuoriuscita di un certa
quantità di soluzione che cola lungo il flacone
è necessario asciugarlo immediatamente.
11) La conservazione dei disinfettanti deve
avvenire lontano da fonti di calore e dalla
luce.
FATTORI CHE CONDIZIONANO
L’ATTIVITA’ DEL
DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA CONCENTRAZIONE D’USO
(il prodotto deve essere usato con le concentrazioni che il ,produttore
indica poiché soluzioni diverse possono essere inefficaci o addirittura
dannose)
IL TEMPO DI CONTATTO
( occorre che il disinfettante abbia il tempo di agire. A seconda del
prodotto i tempi possono variare da 30 secondi ad alcune ore)
LA CARICA MICROBICA
(l’efficacia dell’azione del disinfettante è inversamente proporzionale alla
quantità di germi presenti)
LA SPECIE MICROBICA
(alcune specie batteriche sono più resistenti delle altre all’azione del
disinfettante es. TBC, spore di Clostridium Difficile, ecc.)
FATTORI CHE CONDIZIONANO
L’ATTIVITA’ DEL
DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA TEMPERATURA D’USO
(seguire le istruzioni sull’etichetta; normalmente la temperatura di
utilizzo è quella ambientale. In alcuni casi vi sono specifiche indicazioni
su quando e come utilizzare con altre temperature)
LA NATURA DEL MATERIALE DA TRATTARE
( certamente una superficie liscia è più facilmente disinfettante rispetto
alla presenza di anfratti, rientranze o nicchie)
LA PRESENZA DI SOSTANZE INATTIVANTI
(oltre ai germi, la soluzione disinfettante può venire alterata e quindi
resa meno efficace dalla presenza di saponi o dalla durezza dell’acqua)
QUALE DISINFEZIONE PER QUALI
MATERIALI
Decidere che tipo di disinfezione effettuare e
quali sostanze usare dipende dalla criticità
del materiale che deve essere trattato.
Per criticità si intende la potenzialità di un
materiale, se non correttamente trattato, di
favorire la diffusione di microrganismi.
Tale potenzialità può essere maggiore o
minore in relazione all’uso a cui è destinato il
materiale
IL LAVAGGIO DELLE MANI
Per igiene delle mani si
intende un insieme di
azioni che hanno
l’obiettivo di rimuovere,
ridurre o distruggere i
microrganismi presenti
sulla cute delle mani.
Comprende il lavaggio
sociale, con antisettico,
l’antisepsi alcolica
(frizione) e il lavaggio
chirurgico.
CATEGORIE DI EVIDENZA
Nella dispensa in alcuni casi è riportato il livello di evidenza
scientifica delle raccomandazioni, secondo la classificazione
proposta dai CDC (1998)
CATEGORIE
INDICAZIONI
IA
Misure fortemente raccomandate per tutti gli ospedali e
sostenute da studi sperimentali ed epidemiologici ben
disegnati
IB
Misure fortemente raccomandate per tutti gli ospedali e
considerate efficaci da esperti nel settore e dall’Hospital
Infection Control Practices Advisory Committee (HICPAC)
IC
Misure richieste da leggi
II
Misure suggerite per l’adozione in molti ospedali. Tali
raccomandazioni sono sostenute da studi clinici o
epidemiologici, da un forte razionale teorico o da studi
definitivi applicabili ad alcuni, ma non a tutti gli ospedali
QUESTIONE
IRRISOLTA
TIPOLOGIA
OBIETTIVO
PROCEDURA
LAVAGGIO
SOCIALE
Eliminare lo sporco visibile e
rimuovere la flora transitoria*
Energico sfregamento di tutte le superfici
cutanee delle mani con un normale sapone,
seguito dal risciacquo sotto un getto d’acqua
(rimozione meccanica dei microrganismi)
LAVAGGIO
ANTISETTICO
Rimuovere, distruggere la flora
transitoria* e ridurre quella
residente** rendendola innocua
Utilizzo di sapone antisettico o soluzione
detergente che contiene un antisettico.
ANTISEPSI
ALCOLICA
(frizione)
Distruggere la flora transitoria *
(o inibirne la crescita).
Sfregamento di tutte le superfici cutanee delle
mani con una piccola quantità di soluzione
antisettica alcolica, fino all’evaporazione della
stessa, senza utilizzo di sapone e acqua
corrente. L’antisepsi alcolica non va eseguita in
presenza di sporco visibile sulle mani.
LAVAGGIO
CHIRURGICO
Rimuovere, distruggere la flora
transitoria* e di ridurre quella
residente**
Utilizzo di soluzione antisettica garantendo un
certo tempo di contatto del prodotto
disinfettante
•FLORA TRANSITORIA = Costituita da microrganismi contaminanti (es. Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Serratia
spp.)che tendono a non moltiplicarsi sulla cute. Questi batteri possono essere dotati di elevata patogenicità e sono causa della
maggior parte delle infezioni ospedaliere. La flora transitoria si rimuove facilmente con l’adozione di un corretto lavaggio delle
mani.
** FLORA RESIDENTE = Composta da organismi normalmente presenti sulla cute (es. Staphylococcus aureus, Stafilococchi
coagulasi negativi, Acinetobacter spp, Microcuccus spp). Possiede basso potenziale patogeno, a meno che non sia introdotta
nell’organismo attraverso traumi o dispositivi medici (es. cateteri venosi). La flora residente, proprio perché tale, è difficile da
rimuovere mediante frizione meccanica
LAVAGGIO SOCIALE
Perché
Allontana lo sporco e la flora transitoria (Pseudomonas, Escherichia coli, Salmonella)
ma non la flora residente
Evita che le mani degli operatori rappresentino un veicolo d’infezione
Cosa
Acqua e detergente
Come
Inumidire con acqua tiepida le mani, versare il detergente sulle mani e sui polsi
Insaponare palmo, dorso e spazi interdigitali
Frizionare energicamente le superfici insaponate per circa 1minuto
Sciacquare sotto acqua corrente
Asciugare le mani con salviette di carta monouso utilizzando la stessa anche per la
chiusura del rubinetto
Quando
Tutte le volte che lo si ritiene necessario
Prima e dopo la distribuzione e somministrazione farmaci
Prima e dopo aver effettuato procedure pulite e non invasive
Inizio e fine turno
Tra un paziente e l’altro
Dopo l’uso dei servizi igienici
Dopo aver rimosso i guanti
Dopo aver rimosso padelle e pappagalli
Dopo aver rifatto i letti
Dove
In tutti i lavandini dove sia presente il detergente
Criticità
Se non viene rispettata la corretta gestione del prodotto detergente, il detergente
stesso può essere contaminato, producendo così una colonizzazione delle mani del
personale con bacilli gram-negativi
LAVAGGIO ANTISETTICO
Perché
Distrugge rapidamente la flora transitoria e riduce la carica della flora residente
[Staphilococco aureo, Bacilli gram negativi, lieviti (molti operatori sanitari sono
portatori)]
Cosa
Acqua e soluzione detergente – antisettica (clorexidina, iodopovidone)
Come
Inumidire con acqua tiepida, versare soluzione antisettica sulle mani e sui polsi
Insaponare distribuendo uniformemente la soluzione antisettica sulle mani e sui polsi
partendo dalla zona periungueale, ponendo particolare attenzione agli spazi
interdigitali per circa 2 minuti
Risciacquare accuratamente sotto acqua corrente
Asciugare accuratamente con salviette di carta monouso utilizzando la stessa anche
per la chiusura del rubinetto.
Quando
Prima di indossare e dopo la rimozione di guanti sterili (Cat. IB)
Prima di eseguire procedure invasive o comunque manovre che richiedono una
procedura asettica (es: cateterismo vescicale, inserimento di cateteri venosi, prelievi
per esami culturali, punture esplorative,ecc.) (Cat. IB)
Se si opera in unità operative ad alto rischio (terapia intensiva, sala operatoria)
Dopo il contatto con oggetti posti nelle immediate vicinanze del paziente (II)
Dopo il contatto accidentale con liquidi biologici (Cat.IA)
Dopo l’assistenza a pazienti in isolamento
Dove
Nei lavandini in cui sia stato previsto il detergente-antisettico
ATTENZIONE: nel vuota vasi l’antisettico deve essere utilizzato in caso di contaminazioni da materiale
biologico, NON per il lavaggio mani prima di pratiche asettiche.
ANTISEPSI ALCOLICA
Perché
Distrugge rapidamente la flora transitoria e riduce la carica della flora residente
[Staphilococco aureo, Bacilli gram negativi, lieviti (molti operatori sanitari sono
portatori)]
Evita che le mani degli operatori rappresentino un veicolo d’infezione
Cosa
Soluzione idroalcolica
Come
Prelevare una dose di antisettico (3-5 ml)
Distribuire il prodotto prelevato su entrambe le mani
Frizionare dita, spazi interdigitali, palmo della mano e polsi fino a completa
evaporazione del prodotto
Quando
Non deve essere utilizzata in caso di mani visibilmente sporche o contaminate
Prima di eseguire procedure invasive o comunque manovre che richiedono una
procedura asettica (es: medicazione chirurgica o CVC, prelievi per esami culturali,
prelievo di urocoltura da catetere vescicale, prelievi per emocolture, ecc.)
Se si opera in unità operative ad alto rischio (terapia intensiva, sala operatoria)
Dopo il contatto con oggetti contaminati
Durante l’assistenza a pazienti in isolamento
Tra un paziente e l’altro
Prima di indossare e dopo la rimozione di guanti sterili
Dove
Flacone 500 ml sui carrelli (medicazione, prelievi, ecc), banchi di lavoro
Flacone 50 o 100 ml individuale
Criticità
Ridotta attività residua
Odore non sempre gradito agli operatori
Il volume ideale può variare a seconda delle formulazioni.
LAVAGGIO PRE-OPERATORIO
Perché
Permette l’eliminazione della flora transitoria da unghie, mani
e avambracci
Riduce al massimo la flora residente, ne rallenta per un lungo
periodo lo sviluppo
Evita che le mani degli operatori rappresentino un veicolo
d’infezione
Cosa
Acqua e soluzione detergente - antisettica: Clorexidina,
Iodopovidone
Come
La descrizione dettagliata della procedura si trova nella
dispensa a pagina 11
Quando
Prima dell’intervento chirurgico
Dove
Nel blocco operatorio
ATTENZIONE: tra un intervento e l’altro ed in caso di rottura dei guanti, il lavaggio
delle mani va ripetuto con le stesse modalità e tempi del lavaggio antisettico
RACCOMANDAZIONI
 Lavare le mani con detergente e con un antisettico e acqua quando le
mani sono visibilmente sporche o contaminate con materiale organico
(Cat. IA)
• Usare una soluzione su base alcolica da strofinare sulle mani per la
decontaminazione e in tutte le altre situazioni cliniche se le mani non
sono visibilmente sporche : vedere procedura ANTISEPSI ALCOLICA (Cat
IA)
• Monitorare l’adesione degli operatori sanitari alle pratiche di igiene delle
mani raccomandate (Cat IA)
• Nell’antisepsi chirurgica delle mani NON vanno indossati anelli, bracciali,
orologi, ed altri oggetti che possono veicolare i germi (Cat II)
• Le unghie devono essere corte, pulite, senza smalto (Cat II)
• Non indossare unghie artificiali o allungate quando si è a diretto contatto
con pazienti ad alto rischio es: rianimazione, camere operatorie (Cat. IA)
• Mantenere integra la cute delle mani utilizzando creme emollienti(Cat. IA)
• Sono da evitare asciugamani in cotone in comune o multiuso in quanto
occorre evitare proliferazione di germi sul panno umido (Cat II)
• Nel caso insorgano fenomeni di sensibilizzazione e di allergie a detergenti
e disinfettanti è consigliato contattare il Servizio di Medicina Preventiva
BREVI CENNI SUL RISCHIO
CHIMICO
ICI Loredana Pani
Molte
sostanze
di
uso
sanitario (solventi, reagenti
di laboratorio, liquidi di
sviluppo e fissaggio delle
lastre radiografiche, farmaci
e
disinfettanti)
sono
potenzialmente tossiche.
Il meccanismo più frequente
di
contaminazione
è
l’inalazione
seguita
a
distanza,
dal
contatto
diretto della sostanza con
cute e mucose.
ICI Loredana Pani
Gli
incidenti
diminuiscono
se
vengono usate cappe
e
sistemi
di
aspirazione, se si
utilizzano
sistemi
chiusi di eliminazione
dei
liquidi
dai
processi
lavorativi,
con raccolta finale in
contenitori a tenuta
o con l’utilizzo di
impianti centralizzati
di raccolta
ICI Loredana Pani
IMPORTANZA DELL’ETICHETTA
Secondo la normativa,
ogni
imballaggio
di
sostanza
o
preparato
pericoloso deve essere
munito di etichetta che
permetta l’identificazione
rapida
dei
pericoli
associati alla presenza e
all’uso del prodotto.
ICI Loredana Pani
ETICHETTA
Sull’etichetta devono essere presenti, in
caratteri leggibili ed indelebili tra le altre
informazioni anche:
•Simboli e indicazioni di pericolo (stampa
in nero su fondo giallo-arancione)
•Le frasi di rischio (frasi R)
•I consigli di prudenza (frasi S)
ICI Loredana Pani
SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO
(STAMPA IN NERO SU FONDO GIALLOARANCIONE)
CORROSIVO
MOLTO TOSSICO
ESPLOSIVO
ICI Loredana Pani
NOCIVO
LE FRASI DI RISCHIO (FRASI R)
Le frasi di rischio
descrivono in forma
sintetica
i
rischi
potenziali
associati
all’impiego
della
sostanza. Le frasi di
rischio
sono
identificabili con la
lettera R
ESEMPI DI FRASI DI RISCHIO
• R1 Esplosivo allo stato secco.
• R2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o
altre sorgenti d'ignizione.
• R3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento,
fuoco o altre sorgenti d'ignizione.
• R4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili.
• R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.
• R6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.
• R7 Può provocare un incendio.
• R8 Può provocare l'accensione di materie combustibili.
• R9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.
• R10 Infiammabile.
• R11 Facilmente infiammabile.
I CONSIGLI DI PRUDENZA
(FRASI S)
I consigli di prudenza
descrivono
le
comuni
norme di sicurezza da
adottare
per
rendere
minimi i rischi I consigli
di
prudenza
sono
identificabili
con
la
lettera S
ESEMPI DI CONSIGLI DI
PRUDENZA
•
•
•
•
•
•
•
•
•
S 1 Conservare sotto chiave.
S 2 Conservare fuori della portata dei bambini.
S 3 Conservare in luogo fresco.
S 4 Conservare lontano da locali di abitazione.
S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da
indicarsi da parte del fabbricante).
S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da
parte del fabbricante).
S 7 Conservare il recipiente ben chiuso.
S 8 Conservare al riparo dall'umidità.
S 9 Conservare il recipiente in luogo ben
ventilato.
IL RISCHIO FISICO
E’ costituito essenzialmente dal
rischio da radiazioni ionizzanti
In ospedale le radiazioni
possono:
• Essere prodotte mediante
apposite apparecchiature che
generano raggi X usate in
Radiologia (radiografie, TAC,
ecc.), in Chirurgia e/o Ambulatori
(scopie, intensificatori di
brillanza, ecc.) o in Radioterapia.
• essere emesse dal decadimento
di sostanze radioattive (Cobalto,
Cesio, Iodio, ecc.)
Apparecchi
generatori
di
radiazione:
costituiscono un rischio solo durante il loro
effettivo funzionamento in quanto ad
apparecchio spento non vi è emissione di
radiazioni.
Il rischio principale è dato dal fascio primario
emesso dall’apparecchio in una precisa
direzione. Durante il funzionamento sono
presenti altri tipi di rischio:
La radiazione diffusa  che si origina negli
oggetti, nei corpi e nelle pareti investite dal
fascio primario.
La
radiazione
di
fuga

emessa
dall’apparecchio stesso in direzioni diverse
da quelle del fascio primario
PROTEZIONE DALLE RADIAZIONI
Obblighi dei lavoratori:
• Indossare il dosimetro personale
• Sottoporsi agli accertamenti preventivi
• Seguire le norme interne di sicurezza e
protezione
• Usare i DPI (indumenti protettivi
piombati)
• Il personale femminile ha l’obbligo di
segnalare il proprio stato di gravidanza
appena ne venga a conoscenza
USO DEI DPI
Secondo quanto previsto dall’art. 40 del DLG
626/94, si intende per dispositivo di protezione
individuale (DPI) “qualsiasi attrezzatura destinata
ad essere indossata dal lavoratore allo scopo di
proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di
minacciarne la sicurezza o la salute durante il
lavoro, nonché ogni complemento o accessorio
destinato a tale scopo”.
Tali dispositivi dovranno, in ogni caso, essere
conformi alle norme di cui al DLG 4 Dicembre 1992
n. 475.
L’uso dei DPI è obbligatorio quando è prevedibile un
rischio correlato all’attività che si sta per svolgere.
GLI
INDUMENTI
DI LAVORO
ORDINARI
NON SONO
CONSIDERATI
DPI
Secondo quanto previsto dall’art. 44 del DLG
626/94 il lavoratore ha l’obbligo di:
• Utilizzare
i
DPI
a
sua
disposizione
conformemente all’informazione e formazione
ricevute relativamente ai protocolli di utilizzo del
dispositivi stessi
• Avere cura dei DPI messi a sua disposizione
• Non apportare nessuna modifica di propria
iniziativa
• Segnalare immediatamente al Dirigente o al
Preposto qualsiasi difetto o inconveniente da egli
rilevato nei DPI messi a sua disposizione.
TIPOLOGIE
GUANTI
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE RESPIRATORIA
CAMICI
OCCHIALI, VISIERE , SCHERMI PROTETTIVI
GUANTI
L’utilizzo
dei
guanti
rappresenta un momento
fondamentale
per
la
riduzione del rischio di
contaminazione da contatto
con
materiale
biologico
potenzialmente infetto.
Gli
stessi
presidi
non
assicurano, comunque, una
protezione dagli incidenti
occupazionali
causati
da
pungenti e /o taglienti.
Occorre tener conto che
devono essere utilizzati per
opportune manovre, ed in
situazioni di sicurezza senza
trascurare
le
elementari
norme igieniche durante il
loro utilizzo (lavaggio delle
mani prima e dopo il loro uso,
divieto assoluto di toccare
altri oggetti durante il loro
utilizzo).
Lo smaltimento di questi presidi
può avvenire o nei rifiuti
assimilati agli urbani, se non
visibilmente
contaminati
da
liquidi
biologici
o
se
ciò
capitasse vengono smaltiti nei
contenitori dei rifiuti pericolosi.
Dall’uso dei guanti possono
derivare fenomeni di tipo
allergico, facilmente risolvibili
con la sostituzione del materiale
che costituisce il guanto.
CARATTERISTICHE DEI GUANTI:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Buona vestibilità
Conservazione della sensibilità tattile
Resistenza alla trazione
Assenza di microporosità;
Scarse o assenti potenzialità
allergiche
Minima lubrificazione
Assenza di odori sgradevoli
Mantenimento nel tempo di
colore,forma, resistenza
Taglie S – M – L oppure dalla 6 alla 9
con misure intermedie.
PERCHÈ USARLI
Per evitare la contaminazione delle mani
dell’operatore da parte di materiale o
pazienti infetti.
Per evitare la contaminazione del paziente
da parte dell’operatore durante pratiche
assistenziali a rischio
Per evitare che le mani
contaminate
dell’operatore
possano
trasmettere
microrganismi da un paziente ad un altro
QUANDO USARLI
Guanti sterili
Manovre assistenziali da eseguirsi in asepsi
(CVC,posizionamento cateteri vescicali,
medicazione, incisione, …)
QUANDO USARLI
Guanti non sterili
Manovre assistenziali
da NON eseguirsi in
asepsi ma che
comportino o prevedano
presenza di materiale
organico
potenzialmente infetto
(prelievo, uso
padelle/pappagalli…)
COME USARLI
•Prima e dopo il loro utilizzo
lavarsi le mani
•Sostituire i guanti tra un
paziente e l’altro
•Sostituire i guanti se si cambia
procedura sullo stesso
paziente(igiene viso vs igiene
intima)
•Rimuovere i guanti al termine
della procedura per evitare
spargimenti in altri locali
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
RESPIRATORIA
MASCHERINA
CHIRURGICA
MASCHERE FACCIALI
FILTRANTI
MASCHERINA CHIRURGICA
Nate per proteggere il paziente,
oggi, per le caratteristiche che
presentano, costituiscono un
efficace sistema di barriera
anche per l’operatore sanitario.
Sono indicate per contenere e
filtrare le goccioline provenienti
dal cavo rino-oro-faringeo.
Per essere valida la mascherina
deve trattenere tutto quanto è
presente nell’espirato; pertanto
la mascherina deve essere
indossata in maniera idonea
che possa coprire sia il naso che
la bocca.
MASCHERINA CHIRURGICA
Viene utilizzata in:
• Sala operatoria
• Sala medicazione
• Camere d’isolamento
• Sul paziente in isolamento respiratorio
(paziente con malattie a trasmissione
aerea)
MASCHERE FACCIALI FILTRANTI
Sono dispositivi che si
adottano per proteggere
le
vie
aeree
dell’operatore sanitario
dalle goccioline presenti
in sospensione o dai
microrganismi presenti
nell’aria e che per le
dimensioni
talmente
piccole
potrebbero
raggiungere gli alveoli.
MASCHERE FACCIALI
FILTRANTI
Il campo di applicazione
riguarda:
• Assistenza al paziente
con TBC o altra malattia a
trasmissione aerea
• Durante l’esecuzione di
broncoscopie
Classificazione delle maschere
facciali filtranti
• Classe FFP1S adatta per manovre a medio-basso
rischio (filtrazione 80%)
• Classe FFP2S adatto per manovre di assistenza al
paziente con TBC o altra patologia a trasmissione
aerea (filtrazione 94%)
• Classe FFP3D (testate con polvere di dolomite)
adatto a manovre atte a far espettorare, tossire e
nelle manovre di broncoscopia su paziente con
certa o sospetta TBC o patologie aerotrasmesse
(filtrazione 98%)
CAMICI PROTETTIVI
Si
tratta
di
camici
protettivi che devono
essere indossati durante
l’esecuzione di manovre
assistenziali a rischio,
poiché il loro scopo è
quello
di
proteggere
l’operatore da possibili
spandimenti di materiale
organico su divisa e/o
sulla cute scoperta.
CAMICI PROTETTIVI
Possono essere:
• sterili o non sterili
(TNT o cotone)
• Monouso (TNT) o
autoclavabili (cotone).
Caratteristiche tecniche:
• Idrorepellenza;
• Impermeabilità;
• Traspirabilità.
CAMICI PROTETTIVI
Tale tipo di DPI andrà indossato nelle
seguenti situazioni:
•Esecuzione di procedure assistenziali
che possano produrre l’emissione di
sangue o di altri liquidi biologici;
•Esecuzione di interventi chirurgici
•Esecuzione di pratiche
assistenziali in stanze
d’isolamento
OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI
PROTETTIVI.
OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI
PROTETTIVI.
Tali DPI devono essere
utilizzati dagli operatori
sanitari per proteggere
congiuntive e altre
mucose del viso da
eventuali
contaminazioni da
schizzi di sangue o di
altro materiale biologico.
CARATTERISTICHE
OSSERVAZIONI
Occhiali di media
grandezza
in policarbonato
Sono gli occhiali
maggiormente
utilizzati
Casco con visiera
intercambiabile
Offre una alta
protezione ed un
buon confort
I RIFIUTI
DIFFERENTI MODALITA’ DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTI URBANI E
OSPEDALIERI
Classificazione tipologia rifiuti
(D.M. n° 219 del 26 Giugno 2000 Allegato I e II; D.P.R. 15/07/03 n° 254)



Rifiuti sanitari non pericolosi (RSNP);
Rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani (RSAU);
e fra questi i rifiuti assimilati oggetto di raccolta
differenziata
Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo (RSP-nonI);

Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo (RSP-I);

Rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di
smaltimento (RS-particolari)
RIFIUTI SANITARI NON PERICOLOSI.
Il dettaglio dei rifiuti sanitari non pericolosi viene descritto nel
capitolo dei rifiuti sanitari assimilati agli urbani
RIFIUTI SANITARI ASSIMILATI AGLI URBANI
(RSAU)
DEFINIZIONE:
Sono considerati RSAU i seguenti rifiuti destinati allo smaltimento:
1 I rifiuti derivanti dalla preparazione dei pasti, provenienti dalle
cucine delle strutture sanitarie;
2 I rifiuti derivanti dall’attività di ristorazione e i residui dei pasti
provenienti dai reparti di degenza delle strutture sanitarie, esclusi
quelli che provengono da pazienti affetti da malattie infettive per le
quali sia ravvisata clinicamente, dal medico curante, una patologia
trasmissibile attraverso tali residui;
3 La spazzatura;
4 I rifiuti costituiti da indumenti monouso;
5 I rifiuti provenienti da attività di giardinaggio, effettuata
nell’ambito delle strutture sanitarie;
6 Gessi ortopedici, assorbenti igienici, pannoloni e pannolini
pediatrici;
7 Sono da conferire negli ordinari circuiti di raccolta differenziata,
vetro, carta, cartone, metalli, imballaggi in genere, materiali
ingombranti, nonché altri rifiuti non pericolosi che per qualità e per
quantità siano assimilati agli urbani
ATTENZIONE:
non introdurre assolutamente nei sacchi neri:
· parti anatomiche riconoscibili o non riconoscibili;
· rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo
· rifiuti assimilati agli urbani oggetto di raccolta differenziata (es:
carta, vetro, ecc)
· rifiuti liquidi
CONFEZIONAMENTO:
il sacco nero deve essere:
- chiuso a cura del personale di reparto,
- non deve superare il peso di 10 kg.
- per i reparti con elevata produzione di pannoloni
utilizzare doppio sacco nero per lo smaltimento
DEPOSITO LOCALE della S.C./S.S.:
Il locale generalmente designato per il deposito dei
RSAU e’ il locale vuota vasi.
I sacchi neri devono essere inseriti all’interno dei
carrelli chiusi metallici deputati al trasporto.
I carrelli devono essere lavati e disinfettati dalla ditta
in appalto
MOVIMENTAZIONE INTERNA:
E’ effettuata a carico della ditta in appalto dal
reparto alla benna localizzata all’interno del P.O.
RESPONSABILITA’ DEL PROCESSO:
Tutti gli operatori sono tenuti ad osservare e a
fare osservare le norme per il corretto
smaltimento dei rifiuti.
A.F.D. e I.P. sono i responsabili operativi del:
corretto confezionamento
deposito nel reparto
corretto conferimento del rifiuto
devono pertanto disporre e verificare che tutte
le operazioni siano svolte in maniera corretta.
RIFIUTI SANITARI OGGETTO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA
Il D.M. n° 219/2000 ha come obiettivo la riduzione di alcune
categorie di rifiuti attraverso la raccolta differenziata.
Questa permette di ridurre la quantità dei rifiuti smaltiti dalla
struttura sanitaria, rendere possibile il recupero di alcune categorie
di rifiuti con un minore impatto ambientale.
Il recupero è possibile per le seguenti tipologie di rifiuti:
VETRO
DEFINIZIONE: comprende i contenitori in vetro di farmaci, alimenti,
bevande, soluzioni per infusione senza cannule o aghi ed accessori
per la somministrazione, esclusi i contenitori di soluzioni di farmaci
antiblastici o visibilmente contaminati da materiale biologico, che
non siano radioattivi ai sensi del D.Lgs.230/95( e successive
modifiche ed integrazioni), e non provengano da pazienti in
isolamento infettivo.
CONFEZIONAMENTO:
in apposito contenitore per il vetro in
plastica rigido privo di sacco.
CARTA E CARTONE DA IMBALLAGGIO:
DEFINIZIONE: comprende tutta la carta( non plastificata ) da
imballaggio, ad es. scatole di farmaci, fogli sparsi di carta prodotta da
attività d’ufficio, giornali e riviste ( anche utilizzati dai pazienti),
scatoloni in cartone (devono essere appiattiti e schiacciati)
ESCLUSA:
carta tipo medical grade ( crespata verde),
pellicole in plastica,
carta carbone,
carta cerata,
carta per E.C.G., E.E.G.,
fax su carta chimica.
CONFEZIONAMENTO:
in apposito contenitore per la raccolta della carta privo di sacco,
localizzato presso gli appositi locali di maggior produzione (uffici).
BATTERIE E PILE ESAUSTE
DEFINIZIONE: comprende le pile e gli accumulatori utilizzati per il
funzionamento delle diverse apparecchiature sanitarie e non sanitarie,
pile e accumulatori utilizzati dai pazienti.
ATTENZIONE: le pile non vanno abbandonate nell’ambiente ospedaliero né
collocate in contenitori per altri tipi di rifiuti
CONFEZIONAMENTO: Utilizzare un qualsiasi contenitore nel quale inserire
pile e/o accumulatori (sacchetto in plastica, scatola di cartone ecc.)
TONER, NASTRI E CARTUCCE PER STAMPANTI
DEFINIZIONE: inchiostro in polvere pigmentato per stampanti,
fotocopiatrici, fax
ATTENZIONE: tali rifiuti non vanno abbandonati nell’ambiente ospedaliero
né collocati in contenitori per altri tipi di rifiuti
CONFEZIONAMENTO: inserire all’interno del loro involucro originale o
all’interno di sacchetti/buste di carta
MERCURIO
DEFINIZIONE: comprende il mercurio derivante dalla rottura di
sfigmomanometro, termometri e da altre apparecchiature che
eventualmente lo contengano
MODALITÀ DI RACCOLTA E CONFEZIONAMENTO:
- Indossare guanti monouso
- Raccogliere il mercurio
- Inserirlo all’interno del contenitore in vetro (es. provette)
- Chiudere ermeticamente la provetta
- Non depositarlo vicino a fonti di calore
- Conferire il tutto presso il Servizio Raccolta Rifiuti (int. 2228)
ATTENZIONE:
Il mercurio non deve essere abbandonato nell’ambiente
ospedaliero né collocato in contenitori per altri tipi di rifiuto
DOCUMENTAZIONE ICONOGRAFICA – LASTRE RADIOLOGICHE
DEFINIZIONE:
comprende qualsiasi radiogramma prodotto dalla S.C./Radiologia
In riferimento al D.M. 14/02/1997 art. 4 comma 3
La disponibilità dei radiogrammi deve essere mantenuta per un
periodo non inferiore a 10 anni. I referti vanno conservati a tempo
indeterminato.
CONFEZIONAMENTO:
buste di carta e contenitori in cartone (cartoni da riciclare che
abbiano contenuto materiale es. farmaci, cancelleria ecc.)
DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA:
Nel caso in cui le S.C./S.S. abbiano necessità di smaltire
radiogrammi, gli stessi devono essere inviati al Servizio Raccolta
Rifiuti int. 2228
MATERIALE FUORI USO
DEFINIZIONE:
comprende il materiale da rottamare (arredi, apparecchiature
elettromedicali) per quanto riguarda il materiale informatico
(computer, stampanti, scanner).
Le modalità sono molto diverse a seconda dell’Azienda per cui
attenersi alle disposizioni interne
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO
( RSP-nonI )
DEFINIZIONE:
Sono considerati rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo i
rifiuti in cui il rischio prevalente è quello chimico e sono costituiti
da:
•
bagni esausti di fissaggio della Radiologia
•
bagni esausti di sviluppo della Radiologia
•
liquidi di scarto del Laboratorio Analisi
•
liquidi di scarto del Centro Immunotrasfusionale
•
liquidi di scarto dell’Anatomia Patologica
•
liquidi di scarto delle UU.OO., (quali la glutaraldeide, ecc)
CONTENITORI DA UTILIZZARE:
Taniche e bidoni in materiale rigido forniti dalla ditta autorizzata
contrassegnati dalla lettera “R” (di colore nero su sfondo giallo)
CONFEZIONAMENTO:
Nel caso in cui non sia presente un collegamento idraulico diretto
con le vasche di raccolta i rifiuti sanitari pericolosi non a rischio
infettivo devono essere immessi esclusivamente nei contenitori
forniti dalla ditta appaltatrice e nell’effettuare il travaso è
obbligatorio l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI)
I contenitori devono essere:
- Ermeticamente chiusi per impedire fuoriuscita del contenuto
- Conservati chiusi e lontano da fonti di calore
-Raccolti separatamente per tipologia di rifiuto prodotto dalle
diverse apparecchiature
-Provvisti di etichette riportante la lettera R di colore nero su
sfondo giallo
DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA:
I bidoni vengono movimentati dal personale della ditta appaltata
in un apposito locale di deposito temporaneo sito nel cortile del
P.O.
Periodicamente la ditta appaltatrice provvede al loro ritiro
I bidoni non devono essere assolutamente abbandonati presso
corridoi o sotterranei.
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO (RSP-I)
DPR 15/7/2003 N° 254
Si definiscono rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo:
- assorbenti igienici, pannolini pediatrici e pannoloni
- bastoncini cotonati per colposcopia e pap-test; cuvette monouso
per prelievo bioptico endometriale;
- bastoncini oculari non sterili,bastoncini oftalmici di TNT;
- cannule e drenaggi;
- cateteri( vescicali, venosi, arteriosi per drenaggi pleurici….);
raccordi; sonde; circuiti per respiratori automatici;
- circuiti per circolazione extracorporea;
- piastre, terreni di culture;
- deflussori
- fleboclisi contaminate
- filtri di dialisi;
- filtri esausti provenienti da cappe ( in assenza di rischio chimico);
- guanti monouso;
- materiale monouso contaminato da materiale biologico:pipette;
provette; indumenti protettivi; mascherine; occhiali; telini; lenzuola;
calzari; soprascarpe; copricapo; camici.
- materiale per medicazioni: garze, tamponi, bende, cerotti,
lunghette, maglie tubolari;
- rifiuti provenienti da reparti di malattie infettive;
- sacche vuote per trasfusioni, urina, stomia, nutrizione
parenterale;
- set di infusione;
- sonde rettali e gastriche;
- sondini ( nasografici per broncoaspirazione, per
ossigenoterapia,…);
- spazzole; cateteri per prelievo citologico;
- materiale per prelievo citologico;
- speculum auricolare monouso; speculum vaginale;
- suturatrici automatiche monouso;
- gessi e bendaggi;
- denti, tessuti, organi e parti anatomiche non riconoscibili;
- rifiuti di gabinetti dentistici con esclusione di amalgama;
- rifiuti ristorazione
- spazzatura
- contenitori vuoti di vaccini ad antigene vivo
pPer quanto riguarda i rifiuti sopra elencati, questi andranno smaltiti
secondo le modalità dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo nelle
seguenti condizioni:
1.
tutti i rifiuti provenienti da ambienti di isolamento infettivo, nei
quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea, nonchè da
ambienti dove soggiornano pazienti in isolamento infettivo affetti da
patologie causate da agenti biologici di gruppo 4 del D.lgs. 626/94.
2.
nel caso non provengano da area di isolamento infettivo, sono
da considerarsi rifiuti pericolosi a rischio infettivo quando presentino una
delle seguenti condizioni:
A. siano contaminati da: sangue o da liquidi biologici che contengono
sangue; fanno eccezione: gli assorbenti igienici, che anche se contaminati
da sangue, sono considerati pericolosi solo se provenienti da aree di
isolamento infettivo o quando il medico curante dichiari la presenza di una
patologia trasmissibile attraverso tali rifiuti.
A. siano contaminati dai seguenti liquidi biologici (anche se non
contaminati da sangue):
- liquido seminale
- secrezioni vaginali
- liquido cerebro-spinale
- liquido sinoviale
- liquido pleurico
- liquido peritoneale
- liquido pericardico
- liquido amniotico
B. in caso siano contaminati da feci e urine, solo quando sia dichiarata dal
curante sulla cartella clinica, una patologia trasmissibile attraverso tali
secreti.
Tutta la rimanente lista dell’ allegato I art. 2, comma 1 lettera d rimane
invariata e cioè:
 piastre, terreni di colture ed altri presidi utilizzati in microbiologia e
contaminati da agenti patogeni
 aghi, siringhe, lame, vetri, lancette pungidito, lame rasoi, angioset,
bisturi monouso
ATTENZIONE:
non vanno assolutamente inseriti nei contenitori per
i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo:
- parti anatomiche riconoscibili
- rifiuti sanitari liquidi
- rifiuti sanitari assimilati agli urbani (ad es. residui
di pulizia, giornali, ecc.)
- rifiuti sanitari oggetto di raccolta differenziata (ad
es. vetro, carta, plastica, alluminio)
MODALITÀ DI RACCOLTA:
Tali rifiuti dovranno essere raccolti nell’apposito contenitore
riutilizzabile, in cui sarà stato precedentemente inserito il sacco in
polietilene, avendo cura di fissarlo ai bordi del contenitore.
I rifiuti sanitari a rischio infettivo non devono essere più
disinfettati! (art.15 D.M. 219/2000).
Per prevenire eventuali spandimenti di liquidi biologici occorre
inserire nel sacco una bustina di gel coagulante (da richiedere al
Servizio di Raccolta Rifiuti int.2228).
I rifiuti verranno, pertanto, inseriti nel sacco di plastica fino a
riempimento di quest’ultimo, lasciando lo spazio per consentirne
la chiusura.
Si raccomanda di non riempire eccessivamente il contenitore.
Le strutture complesse di dialisi e pronto soccorso verranno
forniti di contenitori monouso per lo smaltimento dei rifiuti
sanitari pericolosi a rischio infettivo seguendo le modalità sopra
descritte.
CONFEZIONAMENTO:
Il sacco dovrà essere sempre chiuso mediante apposita fascetta prima di
apporre il coperchio del contenitore.
L’operatore provvederà, infine, a chiudere i contenitori rigidi sia in modo
parziale che definitivo.
Sul coperchio andrà poi posta l’etichetta, indicante la data e il reparto e/o
servizio.
DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA:
Il contenitore chiuso verrà collocato dal personale del reparto nel punto
dove avviene il ritiro da parte del servizio di raccolta interna, negli orari
stabiliti in accordo con la Direzione Sanitaria.
Si ricorda che, qualora il personale addetto al ritiro dovesse trovare
contenitori in cattive condizioni (ad es. contenitori rotti o visibilmente
sporchi) è tenuto a non ritirare il contenitore.
Nel caso in cui i contenitori presentino alterazioni es: difficoltà alla
chiusura o impedimenti vari all’utilizzo il personale del reparto/servizio è
tenuto ad avvisare tempestivamente il Servizio di Raccolta rifiuti int.2228
che provvederà alla sostituzione
AGHI E TAGLIENTI
DEFINIZIONE:
Si considera materiale pungente o tagliente i rifiuti di
seguito specificati:
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
tutti i tipi di aghi;
lame da bisturi;
bisturi e rasoi monouso;
lamette;
lancette pungidito;
tine-test
mandrini;
vetrini;
provette rotte;
siringhe;
vacutainer;
deflussori
aghi
fialette di vetro.
Questi rifiuti devono essere smaltiti nell’apposito contenitore
rigido monouso per aghi e taglienti (Multibox da 5 lt. e da 2 lt.)
che, riempito per non oltre i ¾ della sua capacità, verrà chiuso
definitivamente e conferito all’interno del contenitore per rifiuti
pericolosi a rischio infettivo.
I contenitori per aghi e taglienti devono essere collocati nelle
seguenti aree:
·
in sala medicazione
·
sui carrelli della terapia
·
negli ambulatori medici
·
nelle sale prelievi dei laboratori analisi
·
nel locale adibito a preparazione pazienti per intervento
chirurgico
·
nel locale adibito ad indagini diagnostiche e/o strumentali
·
dove si renda necessario, a seguito di valutazione ponderata
del responsabile del presidio sanitario di riferimento
Il contenitore non deve essere collocato nei luoghi di libero
accesso al pubblico.
Occorre inoltre nella manipolazione di questi rifiuti l’utilizzo di
idonei mezzi di protezione individuale ( guanti).
RIFIUTI SANITARI CHE RICHIEDONO PARTICOLARI
SISTEMI DI SMALTIMENTO (RS-particolari)
FARMACI SCADUTI: Sono classificati come speciali
non pericolosi.
FARMACI NON SCADUTI: I farmaci non scaduti, dei
quali non si prevede l’utilizzo
Questo materiale deve essere restituito alla Farmacia
corredato dell’apposita modulistica
MATERIALE ANTIBLASTICO
rifiuti derivati dall’utilizzo dei chemioterapici/antiblastici
Sono rappresentati da:
1)
flaconi che hanno contenuto i farmaci antiblastici
2)
taglienti, siringhe, aghi, deflussori ecc.
3)
garze e cotone contaminati
4)
residui di farmaci utilizzati nella preparazione e
somministrazione della terapia
5)
mezzi di protezione individuale (sovracamici, guanti,
mascherine, ecc.)
CONFEZIONAMENTO:
Questi rifiuti vanno conferiti come segue:
contenitore rigido da 8lt con doppia chiusura e doppia
etichettatura recante la dicitura: rischio biologico e chimico.
PARTI ANATOMICHE
DEFINIZIONE:
si tratta di residui anatomici di una certa consistenza che
possono essere identificate come “parti anatomiche” e non
dispersi nel materiale proveniente dalle sale operatorie.
Le parti anatomiche sono distinte in:
1. parti anatomiche riconoscibili: intese come arti e/o parti di
essi (devono essere consegnati al servizio di polizia mortuaria
per essere inumate o avviate al forno crematorio)
2. parti anatomiche non riconoscibili: intese come (denti,
organi o parti di essi ecc), provenienti dalle camere operatorie,
vanno conferite al forno inceneritore e confezionate in
sacchetti di plastica rinforzati da inserire come rifiuti infetti nei
contenitori per rifiuti sanitari pericolosi
MODALITÀ DI CONFERIMENTO:
1 introdurre le parti anatomiche nel sacco di polietilene;
2 introdurre questo in un secondo sacco di plastica nero sul quale deve
essere apposta l’etichetta adesiva con l’indicazione di:
· nome e cognome del paziente;
· identificazione della parte anatomica;
· data dell’intervento;
· reparto di provenienza.
3 depositare la parte anatomica così confezionata nelle apposite celle
frigorifere situate in camera mortuaria con le seguenti modalità:
- consegna diretta al personale addetto alle camere mortuarie come da
orario di apertura del servizio
- al di fuori dell’orario di apertura del servizio prelevare le chiavi presso
la portineria (chiave n. 18) E COLLOCARE CON LA MASSIMA CURA LE
PARTI ANATOMICHE NELLA CELLA FRIGO IDENTIFICATA COL N° 1
4 compilare in tutte le sue parti il modulo per la richiesta di inumazione
ed inviarlo all’ufficio stato civile dell’ospedale congiuntamente ad
eventuale consenso alla cremazione e scheda di morte debitamente
modificata
PULIZIA E SANITIZZAZIONE
IN OSPEDALE
ICI Loredana Pani
La pulizia in ospedale
occupa
un
posto
primario
nella
lotta
contro
le
infezioni
ospedaliere.
Da
ciò
scaturisce
l’importanza di dare agli
operatori delle norme
che
permettano
di
applicare correttamente
metodologie al fine di
garantire
ad
ogni
servizio il più alto livello
igienico richiesto.
La struttura ospedaliera è stata idealmente divisa in tre zone e
raggruppata in settori aventi caratteristiche affini e modalità di
intervento simili
Si distinguono quindi:
• Zone a basso rischio
• Zone a medio rischio
• Zone ad alto rischio
Per ogni zona deve essere previsto un protocollo indicante il
tipo di trattamento da effettuare
Zone a basso rischio
Sono considerate
zone a basso
rischio:
• Uffici
• Corridoi
• Sale d’attesa
• Atri
• Ecc.
Zone a medio rischio
Sono considerate zone a
medio rischio:
• Aree di degenza
• Poliambulatori
• Radiologia
• Laboratorio
• Ecc.
Zone ad alto rischio
• Sono considerate
zone ad alto
rischio:
• Camere operatorie
• Rianimazione
• Unità coronarica
• Centrale di
sterilizzazione
• Ecc.
Per ogni zona deve essere previsto un protocollo
indicante il tipo di trattamento più adatto:
Sanificazione o pulizia = metodica che si avvale
dell’uso di detergenti e mezzi meccanici (es. spazzole)
per ridurre il numero di batteri, consentendo di
mantenere i livelli di sicurezza nei limiti fissati dalle
normative sull’igiene per oggetti e superfici
Sanitizzazione o disinfezione = metodica che si avvale
dell’uso di disinfettante, al fine di mantenere i livelli di
sicurezza fissati dalla normativa.
Entrando nello specifico di ogni servizio occorre fare
una ulteriore suddivisione:
Zone degenti (camere di
degenza)
Zone percorsi (corridoi,
ascensori)
Zone servizi (cucina,
soggiorni,sale da pranzo)
Zone servizi igienici (bagni,
vuotatoi, ecc.)
Questa ulteriore differenza serve per far notare come in
una stessa zona, esempio di medio rischio, possano
esserci aree a basso rischio (corridoi) o zone ad alto
rischio (servizi igienici)
Per la pulizia degli ambienti si
distinguono tre modalità di carattere
generale
1)PULIZIA GIORNALIERA
E’ la pulizia di tipo ordinario e si effettua
quotidianamente in ogni locale del presidio
sanitario con cadenze differenziate a
seconda delle zone o del rischio infettivo:
• Una volta al giorno (es. uffici)
• Due volte al giorno (es. degenze)
• Tre volte al giorno (es. servizi igienici)
2) PULIZIA A FONDO
E’ la pulizia di tipo straordinario da
effettuare periodicamente nel corso
dell’anno.
Implica
la
totale
sanificazione degli ambienti. Di norma
si effettua una o due volte l’anno, o
quando vi è necessità (es. lavori di
ristrutturazione)
2) PULIZIA TERMINALE
Si effettua su specifica richiesta quando è
stato dimesso un paziente infetto o che ha
imbrattato pareti, infissi e suppellettili. Si
richiede in genere con formula scritta,
motivando l’accaduto.
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
Per raggiungere tale
obiettivo,
occorre
procedere
rispettando
una corretta successione
delle azioni
1) Asportare la polvere
dalle superfici sopra il
livello del pavimento e
dalle
superfici
con
l’ausilio di garze o panni
monouso umidificati.
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
2) Asportare la polvere ed i
residui deal pavimento con il
“metodo a umido”, utilizzando
la scopa a trapezio e panni
monouso umidificati, oppure
la scopa a frange avvolta da
garza umidificata. Tutti i tipi
di
scope
utilizzati
per
l’asportazione della polvere
vanno utilizzati strisciandoli
rasoterra e mai sollevandole
dall’area da trattare
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
3) Lavaggio pavimenti con sistema MOP
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO
RISCHIO
PULIZIA A FONDO
dei pavimenti: si ottiene con
macchine lavapavimenti, capaci
di asportare anche lo sporco
profondo e può essere eseguita
ogni tre mesi se si procede alla
metallizzazione degli stessi con
apposite
cere
metallizzate
antisdrucciolevoli;
in
caso
contrario deve essere eseguita
almeno una volta alla settimana
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
pareti: devono essere lavate ogni tre o
quattro mesi utilizzando la scopa a
trapezio e le garze o i panni umidificati
con soluzione detergente, risciacquate
con acqua e asciugate accuratamente.
I vetri devono essere puliti con la
stessa metodologia una volta al mese
dei termosifoni: devono essere puliti
due o tre volte al mese
PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
Pulizia dei sanitari
Lavabi: pulire almeno
una volta al giorno con
polveri
o
creme
leggermente
abrasive,
risciacquare
e
disinfettare con idoneo
disinfettante
Water: pulire con polveri
o creme leggermente
abrasive,
risciacquare
abbondantemente
e
disinfettare con idoneo
disinfettante almeno due
volte al giorno
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
La pulizia dei pavimenti delle stanze di degenza, degli
ambulatori, ecc. e delle superfici al di sopra di essi deve essere
eseguita almeno due volte al giorno come segue:
a) Rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido
convogliando lo sporco in un punto della stanza raccoglierlo e
versarlo nell’apposito sacco dei rifiuti.
b) lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema MOP; le
frange, le garze, i panni e la soluzione detergente devono
essere sostituiti dopo la pulizia di ogni stanza
c) asportare la polvere dalle superfici
utilizzando garze o panni monouso
umidificati da sostituire ad ogni stanza.
Le pulizie devono iniziare 15 minuti
dopo il rifacimento dei letti
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO
RISCHIO
PULIZIA A FONDO
I pavimenti devono
essere detersi a fondo
con macchine
lavapavimenti almeno
una volta ogni due mesi
se trattati con cere,
altrimenti devono essere
lavati a fondo una volta
alla settimana
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Pareti e soffitti: la pulizia
deve essere fatta almeno una
volta la settimana e sempre
dopo la permanenza nella
stanza di un paziente infetto.
La detersione deve essere
fatta con garze o panni
monouso
umidificati
con
detergente non abrasivo per
non
compromettere
la
levigatezza delle superfici.
Vetri: lavare i vetri almeno
una volta alla settimana
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Cucina: il materiale usato per la pulizia della cucina non
deve essere adibito ad altri usi. La metodologia delle
pulizie non è diversa, ma ciò che conta è la frequenza
che ovviamente dev’essere molto elevata e
precisamente prima e dopo ogni pasto.
Occorre sottolineare che anche in cucina si può
procedere alla sanitizzazione
con soluzioni di disinfettante idoneo,
previa accurata sanificazione
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Sala di medicazione: i pavimenti e le superfici al di sopra
di essi devono essere lavati dopo ogni seduta. Le pareti, i
soffitti ed i vetri vanno puliti almeno una volta la
settimana. Data l’attività che viene fatta nell’ambiente,
dopo la pulizia dei piani di lavoro (carrelli, lettini, ecc.)
si deve procedere alla sanitizzazione con soluzione a
base di idoneo
disinfettante
per mantenere
bassa
la concentrazione
microbica.
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Termosifoni: si procede ad una
pulizia settimanale utilizzando
garze o panni monouso
umidificati con soluzione
detergente
Porte: sono da lavare con
soluzioni detergenti, da
risciacquare ed asciugare
accuratamente con la stessa
frequenza delle pareti
corrispondenti. Le maniglie
devono essere lavate almeno
due volte al giorno
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Servizi igienici, ripostigli per la
biancheria sporca, vuotatoi: i
pavimenti devono essere con i
metodi già descritti avendo cura di
utilizzare panni o garze pulite per
ogni singolo servizio.
Lavabi : sono da pulire due volte al
giorno e disinfettati sempre con
soluzioni
a
base
di
idoneo
disinfettante, allo scopo di ridurre
la concentrazione microbica. La
frequenza delle pulizie contribuisce
a mantenere un livello accettabile
di contaminazione
PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Bidet, vasche, docce:
pulire adeguatamente
dopo l’uso procedendo
poi alla sanitizzazione
Water : la pulizia deve
essere accurata ed
eseguita almeno due
volte al giorno seguita
da sanitizzazione
PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA
La pulizia delle stanze di degenza deve essere
effettuata tre volte al giorno come segue:
• rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad
umido e dopo averlo raccolto versarlo nell’apposito
sacco dei rifiuti.
• lavare con acqua e detergente utilizzando il
sistema MOP
• una volta al giorno disinfettare, utilizzando una
frangia pulita del MOP imbevuta di disinfettante
• asportare la polvere dalle superfici utilizzando
garze o panni monouso inumidiri, in seguito
ripassare con soluzione disinfettante
PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Pavimenti : la pulizia a fondo dei pavimenti
dev’essere eseguita ogni settimana Utile la
metallizzazione che rende i pavimenti il più
possibile impermeabili allo sporco.
Pareti : le pareti divisorie interne ed i vetri dei box
devono essere puliti almeno una volta al giorno
utilizzando garze o panni
monouso e sanitizzati con
idoneo disinfettante. Le
pareti esterne dei box
devono essere pulite
almeno tre volte
la settimana
PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Cucina : i pavimenti
devono essere puliti
almeno quattro volte
al giorno e le superfici
al di sopra di essi
deterse e sanitizzate
prima e dopo ogni
pasto e comunque non
meno di quattro volte
al giorno
PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Ascensori e scale : gli
ascensori che comunicano
direttamente con il servizio,
vanno puliti e sanitizzati
almeno tre volte al giorno,
per gli altri è sufficiente
due volte. Le scale e i loro
corrimano, che comunicano
con
il
servizio
vanno
sanitizzati almeno due volte
al giorno.
PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO
RISCHIO
Servizi igienici : devono essere puliti e
sanitizzati almeno quattro volte al
giorno ed una particolare intenzione
deve essere rivolta ai sanitari.
E’ consigliabile far usare
ai pazienti dei copri-water
monouso di carta allo
scopo di ridurre al minimo
il rischio di contagio
Il materiale per le
pulizie non monouso
dev’essere
accuratamente
lavato,
disinfettato
ed
asciugato
per
ridurre al minimo la
moltiplicazione
batterica
Il personale addetto alle pulizie deve
avere un abbigliamento idoneo, in
grado di fornire una reale protezione.
In particolare dev’essere composto
da:
• Guanti di gomma
• Scarpe impermeabili
• Copricapo
• Mascherina (per i servizi igienici)
RACCOMANDAZIONI
•
•
•
•
•
Una buona pulizia e’ migliore di una
cattiva
disinfezione
La disinfezione, se necessaria, è inutile
se non
è preceduta da una adeguata
pulizia
Si devono eliminare le spugne per
qualsiasi uso
Usare sempre stracci puliti rinnovandoli
spesso
Si devono eliminare i cestini aperti
usando
cestini chiusi e comunque non
vuotare il sacchetto, ma sostituirlo.
RACCOMANDAZIONI
• Non fare miscele dei prodotti in uso
• Usare sempre contenitori originali
della ditta produttrice del prodotto
• Conservare il materiale pulito in
ambienti asciutti, puliti e ben
arieggiati
• Tutte le procedure per le pulizie
vanno scritte e poste bene in vista
GLI ISOLAMENTI
GLI ISOLAMENTI
Tutti i pazienti devono essere
considerati potenzialmente affetti
da patologia trasmissibile, pertanto
occorre attuare sempre e per ogni
paziente
le
PRECAUZIONI
STANDARD
Esistono poi delle PRECAUZIONI
AGGIUNTIVE che vanno attuate per i
pazienti affetti da malattie trasmissibili
attraverso:
- Via aerea
- Droplets o Goccioline
- Contatto
PRECAUZIONI STANDARD
si applicano a tutti i pazienti
indipendentemente dal fatto che ci sia
diagnosi o sospetto di infezione
UTILIZZO DEI D.P.I.
GUANTI → ▪ in caso di contatto con materiali biologici
▪ in caso di contatto con mucose e cute non integra
▪ in caso di accesso vascolare (es. prelievi,
posizionamento e manutenzione cannule)
I guanti vanno sostituiti nel corso di manovre differenti sullo stesso
paziente (es. igiene – medicazione)
I guanti vanno tolti prima di toccare materiale non contaminato
Mascherina
Occhiali
Schermi
facciali
Camice
protettivo
Da utilizzare
durante procedure
che generano
schizzi o spruzzi di
materiale biologico
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
ISOLAMENTO PER PATOLOGIE TRASMISSIONE VIA AEREA
da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di
pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione aerea (es. TBC, morbillo,
varicella, etc.)
• Paziente ricoverato in camera singola nella quale
devono essere garantiti almeno 6 ricambi d’aria/ora
• La porta della stanza deve rimanere chiusa
• Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani
• Limitare le visite
• Limitare il trasporto del p.te (se necessario far
indossare la mascherina)
• In caso di trasporto informare il personale del
Reparto/Servizio dell’isolamento in atto
ISOLAMENTO VIA AEREA
UTILIZZO DPI
GUANTI
OCCHIALI SCHERMI FACCIALI
CAMICE PROTETTIVO
COME
PRECAUZIONI
STANDARD
PROTEZIONE RESPIRATORIA
TBC POLM.ATTIVA= indossare il respiratore facciale FFP3
MORBILLO, VARICELLA= non necessaria per il personale
immune
il personale non immune deve
indossare respiratore facciale
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
Isolamento per patologie a trasmissione
attraverso
DROPLETS
(GOCCIOLINE)
da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI
STANDARD nei confronti di pazienti con
sospetta o nota patologia a trasmissione
attraverso goccioline o droplets (es. meningite,
pertosse, difterite, etc.)
GOCCIOLINE
• Il paziente deve essere ricoverato in camera singola
Se questo non è possibile:
- mettere il p.te in fondo alla stanza, verso la finestra,
isolandolo con un paravento
- mantenere almeno 1 metro tra il p.te isolato e gli
altri p.ti o visitatori
- La porta della stanza può rimanere aperta
• Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani
• Limitare il trasporto del p.te (se necessario far
indossare la mascherina)
• In caso di trasporto informare il personale del
Reparto/Servizio dell’isolamento in atto
GOCCIOLINE
UTILIZZO DPI
GUANTI
OCCHIALI, SCHERMI FACCIALI
CAMICE PROTETTIVO
COME
PRECAUZIONI
STANDARD
PROTEZIONE RESPIRATORIA
- Indossare la mascherina chirurgica per procedure
effettuate a meno di 1 metro dal p.te
- Indossare filtranti facciali durante le manovre a
rischio di schizzi o spruzzi di materiale organico o uso
di broncoscopi, gastroscopi, etc.
PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
Isolamento per patologie a trasmissione
attraverso
il
CONTATTO
da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI
STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta
o nota patologia a trasmissione attraverso il
contatto diretto con il p.te o il contatto indiretto
con
superfici
contaminate
(es. infezioni da Clostridium difficilis, da MRSA,
VRE, malattie gastroenteriche, scabbia, etc)
CONTATTO
UTILIZZO DPI
MASCHERINA
GUANTI
OCCHIALI,
SCHERMI FACCIALI
COME
PRECAUZIONI
STANDARD
CAMICE PROTETTIVO: utilizzare camice monouso
impermeabile non sterile
CONTATTO
- Ricovero in camera singola
- Se questo non è possibile:
• mettere il p.te in fondo alla stanza, verso la finestra
isolandolo con un paravento
• mantenere almeno 1 metro tra il p.te isolato e gli altri
p.ti o visitatori
- La porta può restare aperta
- Non sono necessari sistemi di ventilazione particolari
- Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani
padelle e/o pappagalli: devono essere personalizzati,
dopo l’uso devono essere trattati con lavapadelle a
disinfezione
termica. In caso di lavapadelle a
disinfezione termica non funzionante lavare i presidi ed
immergerli in soluzione disinfettante di ipoclorito di
sodio ad una concentrazione di 1000ppm.
servizi igienici: devono essere dedicati e devono essere
lavati e disinfettati almeno 4 volte al giorno. La
disinfezione va effettuata con una soluzione di
ipoclorito di sodio ad una concentrazione di 1000 ppm.
posate, piatti, bicchieri: devono essere monouso e una
volta utilizzati vanno smaltiti nel contenitore per rifiuti
sanitari pericolosi a rischio infettivo posto all’interno
della stanza.
- Il trasporto del paziente non richiede particolari
attenzioni
- In caso di trasporto informare il personale del
reparto/servizio dell’isolamento in atto
- Non utilizzare centrini o copri-comodini o copritavoli per permettere pulizia delle superfici piane
- Le operazioni di pulizia ordinaria e straordinaria
dei locali ospitanti pazienti in isolamento e dei
bagni utilizzati, devono essere svolte per ultime
rispetto agli altri locali.
RACCOMANDAZIONI
Gli operatori sanitari sono tenuti ad
informare i visitatori esterni, e comunque tutti
coloro che non fanno parte dell’équipe
medico-infermieristica (compresi i consulenti
di altri reparti, il personale delle imprese di
pulizia,
il
personale
del
servizio
di
manutenzione, etc.), delle precauzioni da
adottare a seconda del tipo di isolamento
attuato e che vengano utilizzati i DPI previsti
per il tipo di isolamento attuato.
COME
ESEGUIRE
OPERATIVAMENTE
L’ISOLAMENTO DA CONTATTO
Se la stanza non è fornita di una zona filtro organizzarsi
come segue:
ESTERNO DELLA STANZA
Sulla porta applicare un cartello con l’indicazione di
isolamento da contatto.
A destra della porta di ingresso sistemare un tavolino
con sopra guanti, cappellini, calzari e camici monouso
(gli occhiali protettivi sono personali e ogni operatore
deve esserne fornito)
Tale zona deve essere delimitata da un paravento e
deve essere adibita esclusivamente alla vestizione.
INTERNO DELLA STANZA
Predisporre un piano d’appoggio sul quale porre materiale di
riserva (guanti, camici, cappellini,calzari, mascherine
chirurgiche, ecc.). Vicino al piano d’appoggio sistemare un
contenitore per rifiuti sanit. peric. a rischio infettivo.
Delimitare con un paravento l’area adiacente al letto del pz per
dividerla dall’area adibita alla svestizione.
La svestizione deve avvenire obbligatoriamente all’interno della
stanza ed i DPI devono essere rimossi rispettando il seguente
ordine:
1.
camice
2.
guanti
3.
lavaggio mani con antisettico
4.
mascherina
5.
occhiali
6.
cappellino
7.
lavaggio mani con antisettico
LA STERILIZZAZIONE
LA STERILIZZAZIONE
La
sterilizzazione
occupa,
insieme al lavaggio delle mani, i
primi posti nel controllo delle
infezioni ospedaliere.
L’aumento
di
tecnologia
sofisticata e di pratiche invasive
sul paziente, ha posto la
sicurezza di tali operazioni in
primo piano. Gli strumenti
utilizzati in tali pratiche possono,
se non opportunamente trattati
diventare veicolo d’infezione.
LA STERILIZZAZIONE
STERILITA’=
E’
il
raggiungimento
di
una
definitiva
condizione
di
sicurezza nella quale la
sopravvivenza
di
forme
viventi (microrganismi) sia
altamente improbabile.
Viene considerata sterile
una partita di strumenti
nella quale la probabilità di
trovare un microrganismo
sopravvissuto è pari a 10-6.
LA STERILIZZAZIONE
La sterilità,intesa come la distruzione dei
microrganismi i forma vegetativa e di spora,
non deve essere considerata come attuata e
conclusa nel processo chimico/fisico di
sterilizzazione ma come risultato di una serie
di procedure collegate ad una metodologia ben
definita.
Nel processo di sterilizzazione devono, essere
comprese tutte quelle operazioni che sono
preliminari e conseguenti al trattamento
stesso. Tali procedure sono da definire
(protocolli operativi) e assolutamente de
rispettare per non compromettere l’incolumità
del paziente e la salute dell’operatore
PRINCIP
I
AGENTE
STERILIZZANTE
FISICO
CALORE
FISICO
CHIMICO
CHIMICO
MACCHINA
VALORE
NEGATIVITA’
POSITIVITA’
AUTOCLAVE
ECCELLENT
E
Non possono
essere sterilizzati
i materiali
termolabili
Basso costo, è il più
diffuso e si può
adottare in tutte le
strutture sanitarie
RADIAZIONI
(Beta,
Gamma, ….)
ACCELERATORI
LINEARI
BUONO
E’ disponibile solo
a livello
industriale
Economica
ACIDO
PERACETICO
“STERIS”
BUONO
Alti costi, non
permette il
confezionamento
Sterilizza strumenti
termolabili
PEROSSIDO
DI IDROGENO
(Gas plasma)
“STERRAD”
BUONO
Alti costi, non
tutto il materiale è
compatibile
Permette il
confezionamento
OSSIDO DI
ETILENE
AUTOCLAVI
BUONO
Tempi lunghi di
ricevimento del
materiale
Permette il
confezionamento
Sterilizza strumenti
termolabili
GLUTARALDEIDE
Macchine
a circuito chiuso
SCARSO
Non garantisce
una perfetta
sterilizzazione, è
tossico
Bassi costi
LA PREPARAZIONE DEL MATERIALE DA
STERILIZZARE
- DECONTAMINAZIONE
- DETERSIONE
- RISCIACQUO
- ASCIUGATURA
- CONTROLLO E MANUTENZIONE
- CONFEZIONAMENTO
- IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI
DECONTAMINAZIONE
La normativa vigente (DPR 28/11/1990)
prescrive che i presidi riutilizzabili debbono,
dopo l’uso, essere immediatamente immersi
in una soluzione disinfettante, di sicura
efficacia contro il virus dell’HIV, per almeno
20 minuti. Questo serve come protezione del
lavoratore prima che effettui del operazioni
sul materiale (pulizia).
Questa procedura è detta decontaminazione
DETERSIONE
La detersione è un requisito
essenziale per la sterilizzazione
Se uno strumento non è pulito non
si può in alcun modo ottenere la
sua sterilità
DETERSIONE
Le procedure per il
lavaggio dello strumentario
sono due:
- lavaggio manuale
- lavaggio automatico
LAVAGGIO MANUALE
Il personale addetto a tale operazione deve
essere addestrato ed idoneo alla mansione e
deve:
• indossare robusti guanti di protezione
• fare molta attenzione agli strumenti appuntiti e
taglienti
• rispettare il tempo di immersione della
decontaminazione
• spazzolare il meno possibile
•Sciacquare
• asciugare bene tutto il materiale
• verificare l’efficienza dello strumento
•Lubrificare se necessario con apposito prodotto
LAVAGGIO AUTOMATICO
Le macchine lavatrici automatiche e gli
apparecchi ad ultrasuoni garantiscono una
adeguata pulizia del materiale, senza che il
personale venga a contatto con i presidi da
pulire. Le macchine lavatrici provvedono
automaticamente a tutte le fasi del
programma impostato.
Le macchine ad ultrasuoni
provvedono alla pulizia in
zone difficili oppure in
strumenti piccoli e delicati
Il lavaggio automatico
è da preferire al
lavaggio manuale
poiché oltre alla
maggiore pulizia
effettuata dalla
macchina (ciclo a
caldo, appositi
prodotti, ecc.) vi è un
minor rischio per il
personale addetto alla
procedura.
CONFEZIONAMENTO
Ha lo scopo:
• Conservare la sterilità
• Permettere la penetrazione ed il
contatto con gli strumenti dell’agente
sterilizzante
• Ridurre il rischio di contaminazione al
momento dell’apertura
CONFEZIONAMENTO
Il confezionamento deve essere adeguato a:
•TIPO DI MATERIALE
l’articolo che sarà sottoposto al trattamento deve
essere resistente all’agente sterilizzante(calore,
radiazioni, gas, ecc.)
• TIPO DI STERILIZZAZIONE
la confezione deve permettere la penetrazione
dell’agente sterilizzante e nello stesso tempo essere
impermeabile all’aria.
• UTILIZZO
L’estrazione del presidio dalla confezione deve
essere comoda, sicura e non permettere la
contaminazione del contenuto
CONFEZIONAMENTO
• MANTENIMENTO DELLA STERILITA’
Il prodotto sterilizzato deve mantenersi tale per il
tempo previsto per la confezione
• COSTO
La sterilizzazione del prodotto ed il suo
confezionamento devono essere economicamente
convenienti
CONFEZIONAMENTO
Le confezioni devono avere alcune caratteristiche
• PESO: i pacchi di teleria non devono superare i 5
Kg, mentre per lo strumentario non devono essere
superati i 7 Kg
• DIMENSIONI: non devono essere superate le
misure di 1 unità di sterilizzazione per ogni
confezione (30 x 30 x 60)
All’interno delle buste tubolari, piatte o a soffietto, il
contenuto non deve superare i ¾ della confezione
• PROTEZIONI: aghi ed eventuali taglienti vanno
protetti con supporti adeguati e resistenti al calore,
in modo che non possano ferire chi le manipola e/o
lacerare la confezione
•ALLESTIMENTO: all’interno della confezione il
materiale deve essere preparato in maniera logica
in modo che faciliti l’estrazione senza essere
contaminato
• POSIZIONAMENTO: per quanto possibile occorre
conservare la forma originale del presidio o quanto
meno la sua forma di utilizzo, poiché il calore tende
a modificarla. Recipienti, tubi e simili devono essere
disposti con l’apertura verso il basso onde evitare la
raccolta di acqua di condensa o che si formino bolle
d’aria che potrebbero lacerare la busta
• IDENTIFICAZIONE: vi deve essere un indicatore di
processo ben visibile. La busta deve riportare la
data di sterilizzazione e la data di scadenza
CONFEZIONAMENTO
Per il confezionamento del materiale
possono essere utilizzati:
• buste
e/o
rotoli
in
accoppiato
carta/polipropilene
• carta medical o surgical grade liscia o
crespata
• containers con filtri
CONFEZIONAMENTO
• CONFEZIONAMENTO CON ROTOLI
E/O BUSTE IN ACCOPPIATO
CARTA/POLIPROPILENE
• Viene utilizzato per materiale di piccolo
ingombro (singoli strumenti, piccoli set
chirurgici o per medicazione, garze, ecc.)
CONFEZIONAMENTO
CONFEZIONAMENTO CON FOGLI IN
CARTA (MEDICAL O SURGICAL GRADE
LICIA O CRESPATA), FOGLI IN TNT O
POLIPROPILENE
Questo confezionamento è indicato per
la sterilizzazione di set di biancheria e
strumentario, mentre non è idoneo per
dispositivi di piccole dimensioni o di
materiali disomogenei tra loro e/o privi
di supporto.
CONFEZIONAMENTO
CONFEZIONAMENTO CON CONTAINERS CON
FILTRI
I containers con filtri sono indicati per il
confezionamento di set per interventi chirurgici da
utilizzare in un’unica prestazione.
I filtri possono essere di carta
(monouso quindi sostituiti
ogni volta) o di tessuto
(multiuso, devono essere
controllati e sostituiti
quando deteriorati o
comunque, ogni 50 cicli).
CONFEZIONAMENTO
Nei reparti si confeziona il materiale
utilizzando rotoli e/o buste in accoppiato
carta/polipropilene di varie misure
DURATA DEL CONFEZIONAMENTO
BUSTA SEMPLICE
30 GIORNI
BUSTA DOPPIA
60 GIORNI
IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI
E’ necessario che sulle confezioni vengano
sempre riportati i seguenti dati:
• Reparto di provenienza
• Data di sterilizzazione
• Data di scadenza
Per scrivere questi dati sulle confezioni non si
devono utilizzare penne appuntite che
potrebbero danneggiare la confezione.
Si raccomanda di scrivere i dati lungo il
bordo, oltre la saldatura della buste.
CARICAMENTO DELL’AUTOCLAVE
Una volta che il materiale da sterilizzare è stato
confezionato, inizia la fase di sterilizzazione
vera e propria.
Il primo momento importante è il caricamento
dell’autoclave.
Il caricamento all’interno dell’autoclave deve
essere fatto in modo che il materiale risulti
uniformemente distribuito, così da permettere
al vapore di circolare liberamente e di
penetrare in ogni confezione contenuta
all’interno della camera di sterilizzazione.
Il materiale non deve toccare le pareti e la
porta della camera.
CARICAMENTO DELL’AUTOCLAVE
La capacità della camera di sterilizzazione non è infinita e
deve essere gestita in modo opportuno. Il principio
generale è di far passare l’agente sterilizzante (vapore) in
ogni superficie, angolo e confezionamento.
Le disposizioni generali sono:
• occorre che ci sia
uno spazio tra una
confezione e l’altra,
non devono essere
pigiate tra loro
• tra le confezioni
ci deve passare
comodamente una
mano
CARICAMENTO
DELL’AUTOCLAVE
•le
pareti
della
camera
di
sterilizzazione devono essere libere
per la circolazione del vapore
• utilizzare ceste
caricamento
d’acciaio
per
il
STOCCAGGIO DEL MATERIALE
• Le scorte di materiale sterile devono essere
stoccate in un locale idoneo, non polveroso
ed asciutto, non accessibile al transito
comune, possibilmente in armadi chiusi,
altrimenti in scaffalature disposte a 20/25
cm da terra ed a 40/50 cm dal soffitto.
• Il locale adibito allo stoccaggio deve
garantire un buon isolamento dall’umidità,
dagli insetti ed una buona pulizia.
• Le superfici devono essere lisce e senza
crepe, lavabili e disinfettabili.
• Le scorte dovranno essere adeguate al
fabbisogno, per ragioni sia di ordine igienico
che economico.
STOCCAGGIO DEL MATERIALE
• Le confezioni devono essere maneggiate il
meno possibile; quelle lacerate, danneggiate,
aperte o cadute a terra devono essere
considerate non sterili e pertanto il materiale
deve essere sottoposto nuovamente a tutte le
fasi
di
preparazione
(lavaggio,
confezionamento, ecc.) e risterilizzato.
• Le riserve di materiale devono essere
controllate periodicamente per valutarne
l’usura e la scadenza.
• Il controllo deve avvenire settimanalmente e
deve essere registrato su un’apposita scheda,
segnalando la data e la firma dell’operatore.
Tale scheda, che deve essere posta nelle
vicinanze del luogo di deposito, va conservata
per un anno.
LINEE GUIDA
PROTOCOLLI
PROCEDURE
LINEE GUIDA
Le linee guida possono essere definite
come
indicazioni
generali
di
comportamento volte ad identificare
strategie appropriate per la gestione di
determinate situazioni organizzative,
gestionali, assistenziali, diagnosticoterapeutiche.
LINEE GUIDA
Sono l’esplicitazione di principi generali
di orientamenti di determinati processi.
Servono a migliorare la qualità dei
servizi erogati.
PROTOCOLLI
Il protocollo è la formalizzazione della
successione di un insieme di azioni
fisiche attraverso le quali l’operatore
raggiunge un determinato obiettivo.
I protocolli nascono dalla necessità di
migliorare
i
comportamenti
degli
operatori al fine di risolvere problemi di
carattere organizzativo-assistenziale o
promuovere azioni dei miglioramento
degli interventi assistenziali stessi.
PROTOCOLLI
I protocolli inoltre possono migliorare
la consapevolezza degli operatori sulla
correttezza dei principi applicati e
permettono agli operatori stessi di
controllare continuamente il processo
di lavoro e l’impiego delle risorse.
PROTOCOLLI
I protocolli non devono avere una
valenza generale (sarebbero delle linee
guida) ma essere adattati alla realtà in
cui vengono utilizzati.
I protocolli servono a migliorare la
qualità dell’assistenza erogata
PROCEDURE
La procedura è una dettagliata
descrizione degli atti da compiere per
eseguire determinate attività.
E’ una parte del protocollo che
permette di stabilire le corrette
modalità con le quali effettuare
un’azione assistenziale.
Descrive il materiale da utilizzare e la
sequenza corretta degli atti
Esempi di procedure:
• Tecnica
del
prelievo
venoso
all’interno
del
protocollo
sulla
venipuntura
• Tecnica della medicazione all’interno
del protocollo sulla gestione del
paziente chirurgico
• Tecnica
di
trasferimento
lettocarrozzina
dell’utente
emiplegico
all’interno
del
protocollo
sulla
mobilizzazione
ICI LOredana Pani
Fly UP