Il Welfare State: motivazioni di esistenza e elementi di crisi
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Il Welfare State: motivazioni di esistenza e elementi di crisi
I sistemi previdenziali: caratteristiche, analisi e il caso italiano Michele Raitano “Sapienza” Università di Roma [email protected] I sistemi previdenziali: la teoria, i “modelli paese” e il caso italiano Motivazioni e obiettivi di un sistema pensionistico. Le caratteristiche dei sistemi previdenziali. Le categorie di valutazione dei sistemi previdenziali. Il sistema previdenziale italiano: le riforme, gli schemi pubblici e privati. La politica previdenziale comunitaria. 2 Gli obiettivi della previdenza Protezione dal rischio “vecchiaia”. Sostegno contro la povertà. Mantenimento del tenore di vita. Income smoothing. Equità assistenziale, previdenziale, attuariale. Previdenza e assistenza. 3 Le motivazioni dell’intervento pubblico La miopia: obbligatorietà dell’assicurazione. La scomparsa della famiglia patriarcale. Le cause di intervento pubblico: o Il rischio di inflazione inattesa (fallimento assicurativo): evento incerto e common shock. La selezione avversa nell’offerta di vitalizi (problema di selezione avversa). La complessità del bene previdenza e delle informazioni a lungo termine (informazione incompleta). L’instabilità dei mercati finanziari. La possibilità dell’offerta privata. 4 Le caratteristiche dei sistemi previdenziali Il metodo di finanziamento della spesa. Il metodo di calcolo delle prestazioni. L’organizzazione che gestisce l’offerta. Ogni caratteristica ulteriormente declinabile (Che formula specifica? Che tipo di privato? Che diversificazione finanziaria?). Tranne ripartizione privata, ogni combinazione appare possibile (e nei fatti la si può riscontrare). Ogni caratteristica ha suoi specifici effetti micro e macro. 5 Il metodo di finanziamento della spesa Ripartizione e capitalizzazione o Il legame intergenerazionale. o “Regalo” alla prima generazione vs accumulo di risparmio? o Semplice sistema di finanziamento o effetti micro e macroeconomici? 6 Il funzionamento del sistema a ripartizione Generazione Periodo 1 2 3 4 A B +$1 - $1 +$1 C D -$1 +$1 -$1 +$1 7 Il metodo di calcolo: benefici vs contributi definiti o o o o o o o o o Le recenti tendenze di riforma: verso il DC. Vari tipi di formule all’interno della dicotomia: DB: flat, earnings related, con rendimento prefissato. DC: basate su rendimenti di mercato o nozionali (contributivo). L’età pensionabile. Il grado di equità attuariale fra contributi e prestazioni. L’indicizzazione delle prestazioni in pagamento: prezzi o salari? Gli aspetti distributivi: o il legame con la dinamica salariale; o i vari tipi di equità; o lo spazio lasciato al privato. Contributi come tasse o risparmio forzoso? Rischi su sponsor e/o lavoratori. 8 Gli indicatori: tasso di rendimento interni e TdS. Retributivo e contributivo a confronto Nel retributivo: P=c*AC*E(W) c è un coefficiente (2% in genere, ma diseguale per categoria). AC è l’anzianità (effettiva o figurativa). E(W) la retribuzione pensionabile. Nel contributivo: P=M*CT M dipende da quanto contribuisco – salari, aliquota, durata carriera – e dalla crescita del PIL. CT dipende da quando vado in pensione (i.e. dall’aspettativa di vita ad ogni data età) e dall’evoluzione demografica. 9 Chi gestisce l’offerta? Sistemi pubblico o privati? o Scelta non “discreta”. o Vari tipi di schemi privati legati a: Il ruolo della regolamentazione pubblica (su partecipazione degli individui, contribuzione, vincoli agli investimenti dei FP). Spazio agli incentivi fiscali al privato. Spazio dipendente dall’entità e dalle caratteristiche della copertura pubblica. Le tipologie di fondi pensione: occupazionali e personali. Differenze in termini di: Governance. Libertà di scelta dei lavoratori e grado di concorrenza fra fondi. I costi amministrativi. 10 I rendimenti di scala. o o … una molteplicità di caratteristiche Numerose caratteristiche che si combinano tra loro quasi in ogni modo possibile; quindi una molteplicità di possibili sistemi previdenziali. Modelli teorici e modelli paese: il modello latinoamericano, anglosassone, nordeuropeo, i sistemi “tradizionali”, la “contribuzione definita nozionale”, l’“opting out”, il “multipillar”, il mantra degli anni ’90. Si va verso un’armonizzazione dei sistemi previdenziali dei vari paesi? Il “coordinamento aperto” comunitario. Ma esiste un sistema previdenziale “ottimo”? Ma come valutarli? 11 Le categorie di valutazione dei sistemi previdenziali a) b) c) Quale sistema consente di pagare pensioni più elevate? L’analisi dei rendimenti. Quale sistema consente di ottenere pensioni più certe e che “assicurano” di più? L’analisi dei rischi. Quale sistema consente di ottenere una “torta” da distribuire maggiore? L’analisi degli effetti della previdenza sul sistema economico. Ogni caratteristica ha effetti differenziati su queste 3 categorie. 12 I rendimenti (1) Il confronto dei rendimenti di ripartizione e capitalizzazione Rendimenti di mercato vs crescita del PIL, al netto dei rischi. benefici erogati periodo 2 t 1 n y1 k 1 1 1 n1 k 1 n k periodo 1 ty (1.1) payg contributi versati Ma che periodo storico considero? Non media dei rendimenti, ma rendimento medio in tutti i sottoperiodi! Vale l’efficienza dinamica? La differenza sostanziale può essere data dalla “dimensione della torta”. Ma in primo luogo vanno considerati rendimenti al netto di costi di transizione ed amministrativi. 13 I rendimenti (2) Ma se devo sostituire uno schema payg? I costi di transizione: ripagare il “regalo”. Rendere esplicito il debito implicito. La non ottimalità paretiana della sostituzione: 1. Finanziamento con emissione di titoli. 2. Finanziamento con maggiore tassazione corrente. Quale generazione ripaga il “regalo”? L’astrazione dell’ultima generazione. 14 I rendimenti (3): i costi amministrativi Tre fasi in cui compaiono costi amministrativi: 1. Accumulazione. 2. Alterazione. 3. Conversione in rendita. Capitalizzazione pubblica, privata e tipo di concorrenza fra fondi. Conta di più la libertà di scelta dei lavoratori o l’emergere di economie di scala in presenza di informazione imperfetta? Non neutralità distributiva dei costi amministrativi. 15 I rischi 1. Il rischio finanziario 2. Il rischio economico: individuale e sistemico 3. Il rischio demografico 4. Il rischio politico Shocks individuali e sistemici (per definizione non assicurabili nei mercati privati). Ogni caratteristica genera un tipo di rischio. Redistribuzione e assicurazione sociale. Verso sistemi previdenziali misti? 16 Il rischio finanziario Volatilità dei corsi e inflazione. Rischi finanziari sistemici e individuali. Varie forme di iniquità orizzontale (fra chi si ritira nello stesso momento e fra ritirati in periodi successivi; Burtless). Emergono in capitalizzazione, ma l’esposizione individuale e il grado di condivisione dei rischi dipendono dalla regola di calcolo. Non media dei rendimenti, ma rendimento medio nei vari sotto-periodi! 17 Le oscillazioni dei rendimenti in Italia Tassi di rendimenti nominali netti di fondi pensione chiusi e aperti e tasso di rivalutazione del TFR nel periodo 1999-2009. Fonte: elaborazioni su dati COVIP 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% -5% -10% -15% -20% 1999 2000 2001 2002 Pil nominale 2003 2004 FP chiusi 2005 FP aperti 2006 2007 2008 2009 TFR 18 L’accumulazione dei montanti Montante al 30/6/2009 di individui entrati nella previdenza integrativa fra il 1999 e il 2007 per tipo di rendimento (aliquota del 10%, salario iniziale reale di 16.000 euro con crescita reale annua dell'1,5%). Fonte : elaborazioni su dati COVIP 30,000 25,000 20,000 15,000 10,000 5,000 0 1999-2009 2000-2009 2001-2009 2002-2009 FP chiuso 2003-2009 FP aperto 2004-2009 2005-2009 2006-2009 2007-2009 TFR 19 L’accumulazione dei montanti prima della crisi Montante al 31/12/2007 di individui entrati nella previdenza integrativa fra il 1999 e il 2007 per tipo di rendimento (aliquota del 10%, salario iniziale reale di 16.000 euro con crescita reale annua dell'1,5%). Fonte: elaborazioni su dati COVIP 20,000 18,000 16,000 14,000 12,000 10,000 8,000 6,000 4,000 2,000 0 1999 2000 2002 2001 FP chiuso 2004 2003 FP aperto 2005 2006 TFR 20 La variabilità delle prestazioni attese Tassi di sostituzione della previdenza privata di un iscritto nel 2000 che si ritira a 62 anni con 35 di contribuzione (contribuzione annua del 10%; crescita salariale reale dell'1,5% annuo; CT 2035); scenari sui rendimenti dal 2010 in poi. 19.4 20.0 18.0 17.7 15.9 16.0 15.3 14.4 13.9 14.0 13.2 12.4 12.0 10.0 8.0 5.6 6.0 4.0 2.0 0.0 FP chiusi e 2% reale annuo dal 2010 FP chiusi e 1% reale annuo dal 2010 Ripetizione FP Ripetizione FP chiusi 1999-2009 aperti1999-2009 Ripetizione TFR 1999-2009 PIL in scenario AWG Ripetizione Mibtel Ripetizione FTSE Ripetizione Dow Jones 1984-2009 Londra 19842000-2009 2009 21 Una simulazione sui montanti potenziali Montante accumulato da individui che pagano per 35 anni l'aliquota del 10%. Rendimenti annui legati alla ripetizione della serie 1999-2009 di PIL, TFR, fondi chiusi e aperti, per coorte di entrata/uscita. Fonte: elaborazioni su dati COVIP 120,000 110,000 100,000 90,000 80,000 70,000 60,000 1999-2033 2000-2034 2001-2035 2002-2036 FP chiuso 2003-2037 2004-2038 FP aperto 2005-2039 TFR 2006-2040 2007-2041 2008-2042 2009-2043 PIL 22 Il rischio economico/individuale L’incertezza della carriera. In quale misura il sistema previdenziale assicura contro eventi avversi nella vita individuale? Rischi non sistemici. Conta la regola di calcolo ed il suo grado di equità attuariale. Sistemi incentivanti possono però essere completamente neutrali dal punto di vista distributivo e quindi non assicurare contro eventi avversi. Mero specchio del mercato del lavoro? Quanto sono “eque” le differenze sul mercato del lavoro? Ma equità attuariale davvero neutrale? O iniquità orizzontali legate alla distribuzione individuale dei tassi di mortalità? Rischi sistemici: variazione del PIL e della mortalità. 23 Un esempio di rischio economico (1) 1 Rapporto fra la pensione di un parasubordinato e di un dipendente in diversi scenari di carriera . 2 Pensionamento a 65 anni con 40 di presenza sul mercato del lavoro ; inizio carriera nel 2007. Aliquote contributive: parasubordinato 23%, dipendente 39,91%. Carriera del parasubordinato Stesso salario iniziale Minor salario iniziale del dipendente del dipendente Contribuzione Contribuzione Contribuzione Contribuzione intermittente continua intermittente continua 50,3 56,7 40,9 46,2 1,5% annuo Crescita salariale del dipendente 45,6 51,4 37,1 41,9 2% annuo 1 Tasso di crescita annua del PIL reale pari all’1,5%; assenza di inflazione. Per i parasubordinati: tasso di crescita annua del salario reale all’1,5%; probabilità di disoccupazione (e quindi di intermittenza della contribuzione) nei diversi scenari dell’11,3% o nulla (se sono pagati contributi figurativi); salario lordo iniziale annuo pari nei diversi scenari a 13.600 e 16.700 euro. Per i dipendenti: salario lordo iniziale annuo pari a 16.700 euro; contribuzione sempre continua (sono pagati i contributi figurativi); tasso di crescita annua del salario reale dell’1,5% o del 2%. Rapporti fra pensioni 2 indipendenti dai coefficienti di trasformazione utilizzati. Se la contribuzione è continua, anni di presenza sul mercato del lavoro e contribuzione corrispondono; in caso contrario, data la probabilità di disoccupazione dell’11,3%, la presenza sul mercato del lavoro è superiore all’anzianità contributiva (40 anni di presenza corrispondono a circa 35 di contribuzione). 24 Un esempio di rischio economico (2) Tab. P1a_1996: Tasso di sostituzione lordo1 e rapporto fra pensione e assegno sociale di un lavoratore parasubordinato per età al pensionamento e anni di presenza sul mercato del lavoro 2. Salario d’ingresso pari a 3 volte il livello dell’assegno sociale. Carriera lavorativa intermittente. Ipotesi di simulazione: tasso di crescita annua reale del salario e del PIL pari all’1,5% (valori storici per il PIL fino al 2010); assenza di inflazione; frequenza annua di buchi occupazionali pari all’11,3% del tempo di lavoro. Assegno sociale indicizzato alla crescita del PIL reale. Tasso di sostituzione (valori %) Anni di presenza sul mercato del lavoro Età al pensionamento 40 39 38 37 36 35 35,2 34,1 33,1 32,0 31,0 29,9 60 61 36,2 35,1 34,0 32,9 31,8 30,8 62 37,3 36,1 35,0 33,9 32,8 31,7 63 38,5 37,3 36,2 35,0 33,9 32,7 64 39,7 38,5 37,4 36,2 35,0 33,8 65 41,1 39,9 38,6 37,4 36,2 35,0 Rapporto fra pensione ed assegno sociale (valori %) Anni di presenza sul mercato del lavoro Età al pensionamento 40 39 38 37 36 35 105,9 102,8 99,6 96,4 93,3 90,1 60 61 109,0 105,7 102,5 99,2 96,0 92,7 62 112,3 108,9 105,6 102,2 98,8 95,5 63 116,0 112,5 109,1 105,6 102,1 98,7 64 119,7 116,1 112,6 109,0 105,4 101,8 65 123,8 120,1 116,4 112,7 109,0 105,3 Rapporto fra prima mensilità di pensione e ultimo salario. 2 Data l’ipotesi di intermittenza della carriera la presenza sul mercato del lavoro è superiore all’anzianità contributiva (40 anni di presenza corrispondono a circa 35 di contribuzione). 1 25 Un esempio di rischio economico (3) Tab. M-20_1996: Tasso di sostituzione lordo1 e rapporto fra pensione e assegno sociale di un lavoratore con carriera mista – primi 20 anni da parasubordinato, i restanti da dipendente – per età al pensionamento e anni di presenza sul mercato del lavoro2. Ipotesi di simulazione: tasso di crescita annua reale del salario e del PIL pari all’1,5% (valori storici per il PIL fino al 2010); assenza di inflazione; frequenza annua di buchi occupazionali pari all’11,3% del tempo di lavoro. Assegno sociale indicizzato alla crescita del PIL reale. Tasso di sostituzione (valori %) Età al Anni di presenza sul mercato del lavoro pensionamento 35 36 37 38 39 40 60 33,2 34,7 36,2 37,7 39,2 40,7 61 34,2 35,7 37,3 38,8 40,4 41,9 62 35,2 36,8 38,4 40,0 41,6 43,2 63 36,4 38,0 39,7 41,3 42,9 44,6 64 37,5 39,2 40,9 42,6 44,3 46,0 65 38,8 40,6 42,3 44,1 45,9 47,6 Rapporto fra pensione ed assegno sociale (valori %) Età al Anni di presenza sul mercato del lavoro pensionamento 35 36 37 38 39 40 60 132,8 138,8 144,8 150,8 156,9 162,9 61 136,6 142,8 149,0 155,2 161,4 167,5 62 140,7 147,1 153,5 159,8 166,2 172,6 63 145,4 152,0 158,5 165,1 171,7 178,3 64 150,0 156,8 163,6 170,4 177,2 184,0 65 155,2 162,3 169,3 176,3 183,3 190,4 1 Rapporto fra prima mensilità di pensione e ultimo salario. 2 Data l’ipotesi di intermittenza della carriera la presenza sul mercato del lavoro è superiore all’anzianità contributiva (40 anni di presenza corrispondono a circa 35 di contribuzione). Ipotesi adottata: i periodi da parasubordinato sono caratterizzati da un salario pari a 3 volte l’assegno sociale e un intermittenza del reddito (i.e. contributi figurativi non erogati). La carriera da dipendente da un salario pari a 4 volte l’assegno sociale e assenza di intermittenza della contribuzione. 26 Rischi economici sistemici Tassi di sostituzione della previdenza pubblica. Lavoratore dipendente con inizio carriera nel 2000 e ritiro a 62 anni con 35 di contribuzione (crescita salariale reale costante all'1,5% annuo); diversi scenari del quadro macro dal 2010 in poi. 80.0 69.3 70.0 62.4 61.1 60.0 54.1 50.0 53.3 51.0 47.1 40.0 30.0 20.0 10.0 0.0 PIL 1,5% PIL 0,5% PIL 2,5% Scenario AWG 2006 Ripetizione 1990-2008 Ripetizione 1980-2008 Ripetizione 1970-2008 Coefficienti di trasformazione 2035 27 Il rischio demografico Nella ripartizione in equilibrio finanziario deve valere: twL=pN t=p/w*N/L N e L influenzabili con la policy, non variabili demografiche “fisse”. In realtà conta quanto si produce, non quanti producono! Legame intergenerazionale esplicito in payg; in FF ognuno pensa per sé? Trasferimento fra generazioni diretto ad opera dello Stato o mediato dai mercati finanziari; ma da cosa dipendono D e S in FF? Vale solo per il payg l’astrazione dell’ultima generazione? In realtà non è un sistema chiuso, ma diversificazione internazionale può incrementare i rischi finanziari. L’aspetto cruciale è sempre la “dimensione della torta”! 28 Il rischio politico Riforme legate anche ad esigenze di bilancio pubblico in senso lato? Nei fatti continue modifiche delle regole che alterano sostanzialmente le prestazioni (decise per “interessi pubblici”, malgoverno, problemi del sistema previdenziale). Paragonabili ai rischi finanziari? In democrazia “dittatura della maggioranza”; sono realizzabili improvvise riduzioni delle prestazioni (e/o incrementi di età pensionabile)? Diritti acquisiti e tempi di transizione delle riforme. Quanto è anziano l’elettore mediano? Ma la politica non può modificare anche gli schemi a capitalizzazione privata (mediante regolamentazione e tassazione)? 29 Verso sistemi misti? Ogni caratteristica espone differentemente a diversi tipi di rischio. Sistemi previdenziali misti come meccanismo di diversificazione del rischio? O dimensioni dei rischi intrinsecamente differenti? E’ misurabile con certezza la diversa dimensione/correlazione dei rischi? 30 Gli effetti sul sistema economico a) Gli effetti sul mercato del lavoro: b) c) Gli incentivi all’offerta di lavoro: contributi come risparmio obbligatorio o imposte? Ma trade-off fra efficienza e equità. L’incentivo al pensionamento anticipato: la tassa implicita. Gli effetti sul tasso di risparmio: L’introduzione di un sistema: c’è spiazzamento? La sostituzione del payg: come la finanzio? Gli effetti sui mercati finanziari. 31 Gli effetti sul mercato del lavoro Analizzare lato della domanda (incentivi alla Ls) e dell’offerta (costo del lavoro). Incentivi a Ls in assoluto e ad anticipo del pensionamento. Conta la regola di calcolo: il legame attuariale fra C e B. La tassa implicita: come varia la ricchezza pensionistica attesa al posticipo del pensionamento? Se si riduce, tassa implicita che riduce l’utilità del salario al prosieguo dell’attività se non c’è piena compensazione attuariale. 32 Gli effetti sul tasso di risparmio (1) Confronto fra FF e payg. L’introduzione di payg ridurrebbe il risparmio aggregato e, tramite minori investimenti, influenzerebbe livello e tasso di crescita del reddito nazionale. Distinzione fra scelte di introduzione e di sostituzione del payg. 33 Gli effetti sul tasso di risparmio (2) La creazione del sistema previdenziale Il “regalo” alla prima generazione incrementa la ricchezza pensionistica attesa riducendo la necessità di risparmio (modello del ciclo vitale). Nessun effetto depressivo in FF. Per le generazioni successive alla prima sostituzione di risparmi volontari (se c’è perfetta informazione e non vincoli di liquidità) con contributi obbligatori. L’analisi empirica non conferma l’ipotesi di spiazzamento completo dei risparmi dopo l’introduzione di payg. 34 Gli effetti sul tasso di risparmio (3) La transizione verso la capitalizzazione Valutazione dell’effetto su risparmio pubblico e privato. Sicuro incremento del risparmio privato, l’effetto su quello pubblico dipende dalla modalità di finanziamento dei CT: Con DP, nessun effetto su S aggregato. Con maggiori imposte (“doppio carico”) aumenta S ma a causa di pol. fiscale restrittiva non della riforma previdenziale! 35 Gli effetti sui mercati finanziari Conta il ruolo che i PS attribuiscono ai MK (e alla competizione). Ipotesi: i fondi pensione migliorano l’efficienza dei MK; una maggior efficienza di MK è di stimolo alla crescita. Thick market externalities. Gli investitori istituzionali dovrebbero aumentare grado di stabilità, liquidità, efficienza (scelte di I a lungo termine, anche perché non c’è rischio di “corsa agli sportelli”), riduzione di costi di transazione. Questo dovrebbe favorire riduzioni “i a lungo termine” e aumento investimenti. Ma sono effetti incontrovertibili? Possibili caveat: Conflitti di interesse fra grandi investitori e società in cui investono. Strategie di breve periodo in settori con ampia competizione e libertà di scelta e imperfetta informazione della “clientela”. Una riflessione sul ruolo di TFR e FP nel sistema finanziario italiano. 36 Il sistema previdenziale italiano: il sistema pubblico Oltre un decennio di riforme: 1992, 1995, 1997, 2004, 2007, 2009, 2011 • • • • • • • • Dal retributivo al contributivo: equità attuariale e coefficienti di trasformazione. Il confronto fra i due schemi: formule di calcolo, incentivi e direzioni della redistribuzione. L’innalzamento dell’età pensionabile (vecchiaia e anzianità). L’indicizzazione delle prestazioni. La lunga transizione: retributivo, prorata95, prorata2012, contributivo. La distinzione fra previdenza e assistenza. Gli interventi del luglio 2009 sull’adeguamento automatico dell’età. E quelli di dicembre 2011. 37 I requisiti di accesso al pensionamento Pre 2012: quote, 40 anni o 65/60 più finestra mobile. Adesso: o vecchiaia (62/66) o anticipata (41/42 con disincentivi) in crescita automatica. Data Dal 1/1/2008 Dal 1/7/2009 Dal 1/1/2011 Dal 1/1/2013 Lavoratori dipendenti 58 anni di età con 35 di contribuzione 59 anni di età e quota 95 nella somma fra età anagrafica e anni di contribuzione, con almeno 35 anni di contribuzione (quindi 59+ 36 o 60+35) 60 anni di età e quota 96 61 anni di età e quota 97 Lavoratori autonomi 58 anni di età con 35 di contribuzione 60 anni di età e quota 96 61 anni di età e quota 97 62 anni di età e quota 98 38 Sostenibilità vs adeguatezza A regime, sostenibilità finanziaria garantita per definizione. Rischi dal lato dell’adeguatezza legati a problematiche di natura “macro” e “micro”. Nel contributivo “per definizione” allungare l’età pensionabile riduce i problemi di inadeguatezza; ma tutti possono “liberamente” scegliere di proseguire l’attività (a prescindere da problematiche macroeconomiche)? Le criticità del sistema previdenziale dopo la riforma Fornero: sostenibilità, adeguatezza … e 39 domanda di lavoro! Le criticità introdotte dalla riforma Fornero Cancellazione, rispetto alla Dini, di forme effettive di flessibilità dell’età di ritiro. Reintroduzione dell’anzianità minima a 20 anni (vincolo per donne, immigrati, parasubordinati). La flessibilità diventa accessibile solo a chi ha un reddito elevato (P>2,8AS). Ridotto fortemente cumulo fra pensione e assistenza. Età di uscita altissima per chi ha basse pensioni o anzianità. Ma sono proprio i più deboli a essere vincolati nelle uscite e ad avere più difficoltà di incontro di adeguata Ld. La riforma ha ridotto il rischio di essere pensionati poveri aumentando quello di essere anziani senza lavoro e senza reddito (con limitate tutele degli ammortizzatori e senza welfare di cura). 40 I limiti nella domanda di lavoro Eterogeneità delle situazioni individuali sulla possibilità di continuare l’attività => policy complesse (active ageing, welfare cash e in kind). Criticità particolari per: Chi è già stato espulso dal mercato del lavoro. Chi potrebbe incontrare difficoltà a proseguire l’attività => 3 fonti di difficoltà: 1. Bassa domanda di lavoro da anziano (unskilled). 2. Problemi di salute (aggravati dal lavoro). 3. “Vincoli familiari” e necessità di cura. 41 Le criticità del contributivo (1) Rischi sistemici: crescita di PIL e longevità (CT). Rischi individuali: legati alla carriera individuale. NDC è specchio del LM => P dipende da C versati nell’intera vita, da: 1. frequenza dell’occupazione (buchi e assenza di amm. soc.); 2. aliquote effettive (parasubordinati); 3. livelli salariali (part-time). Lavoratori più fragili penalizzati sulle 3 dimensioni => donne, meridionali, low skilled, immigrati. 42 Le criticità del contributivo (2) Nessuna condivisione di rischi sistemici e individuali (risk shift). Unica tutela, l’assegno sociale, means tested. Neutralità distributiva apparente, ma varie forme di redistribuzione derivanti dai CT (mortalità differenziale?). Neutralità attuariale vuol dire equità? A parità di “rischi aggregati”, l’adeguatezza dell’NDC dipende dalla coesistenza con un LM “adeguato”. N.B.: per vincoli di liquidità e normativi (su TFR e FP) nessuna possibilità per i lavoratori fragili di compensare col II pilastro. 43 Le principali problematiche strutturali Con lunghi periodi lavorativi e contribuzioni corpose non emergono rischi di pensioni inadeguate => non è l’NDC in sé il problema (nel dopoguerra avrebbe garantito pensioni elevatissime), ma la sua coesistenza con LM pieno di disparità (e con un quadro macro di bassa g). Allora le principali domande da porsi (anche per la policy) diventano: 1. “Quante/i riusciranno a versare a lungo adeguate contribuzioni?” 2. “Quante/i e perché riusciranno /potranno lavorare fino a 70 anni?” 3. “Da cosa derivano basse contribuzioni vitali nel LM?” 44 Le accumulazioni di contributi post 1996 Uomini Donne 45 Andamento della spesa e delle entrate previdenziali IVS, 1990-2006 Anno Sp. IVS Quota Gias Sp. netta* Entrate** Saldo netto Tratt. Ire*** S. netto Ire PIL S.N./PIL S.N. IRE/PIL 1990 77654 14288 63366 53015 -10351 13643 3292 701352 -1.5% 0.5% 1991 89746 15662 74084 59681 -14402 14881 478 765806 -1.9% 0.1% 1992 97406 16451 80955 65878 -15077 15675 598 805682 -1.9% 0.1% 1993 104263 13382 90881 69261 -21620 16147 -5472 829758 -2.6% -0.7% 1994 112807 16115 96692 70911 -25781 17078 -8703 877708 -2.9% -1.0% 1995 119676 18692 100984 74132 -26852 18461 -8391 947339 -2.8% -0.9% 1996 130145 19711 110434 91664 -18769 19649 880 1003778 -1.9% 0.1% 1997 140882 20617 120265 96973 -23291 20526 -2766 1048766 -2.2% -0.3% 1998 146513 25645 120868 101217 -19651 21460 1810 1091361 -1.8% 0.2% 1999 152649 25362 127287 107232 -20055 22160 2105 1127091 -1.8% 0.2% 2000 156021 25465 130556 111766 -18791 23331 4540 1191057 -1.6% 0.4% 2001 162270 26891 135379 120819 -14560 24371 9811 1248648 -1.2% 0.8% 2002 172249 28677 143572 125826 -17746 25209 7463 1295226 -1.4% 0.6% 2003 178355 29280 149075 128902 -20173 26019 5845 1335354 -1.5% 0.4% 2004 186777 29816 156961 137449 -19512 27027 7514 1388870 -1.4% 0.5% 2005 2006 191689 199351 30100 30913 161589 168438 141135 150974 -20454 -17464 27738 28770 7283 11306 1417241 1475401 -1.4% -1.2% 0.5% 0.8% 46 Le proiezioni della spesa pensionistica Le proiezioni della spesa previdenziale. Fonte: RGS-AWG 17.0% 16.0% 15.0% 14.0% 13.0% 12.0% 11.0% 10.0% 2004 2008 2012 2016 2020 2024 2028 2032 2036 2040 2044 2048 47 La “robustezza” delle proiezioni di spesa Proiezioni ipotizzano un saldo netto di immigrati (150.000 annui) nettamente inferiore a quello che da diversi anni si sta invece verificando (267.000 nel 2005). Se per i prossimi decenni, corrispondentemente ad un calo della popolazione interna, che supererà i sei milioni di unità, si ipotizza, prudenzialmente, un saldo netto variabile tra 145.000 e 190.000 unità, l’andamento del rapporto tra spesa pensionistica e PIL raggiungerà il valore massimo del 14,5%, il che significa – tra l’altro - un sostanziale spianamento della «gobba». 17.50% 17.00% 16.50% 16.00% 15.50% 15.00% 14.50% 14.00% 13.50% SIM 1 2048 2045 2042 2039 2036 2033 2030 2027 2024 2021 2018 2015 2012 2009 2006 13.00% SIM 7 48 Le determinanti delle prestazioni nel contributivo Le pensioni e il TdS discendono da una serie di elementi, alcuni legati alle caratteristiche individuali, altri all’andamento aggregato dell’economia e della demografia. L’aliquota di computo dei versamenti. La lunghezza della carriera individuale (la continuità). L’età di pensionamento; un ritiro ad età più avanzate riduce il numero di anni in cui si riceverà la pensione e, su basi attuariali, accresce la rendita unitaria. La dinamica salariale; salari più elevati, a parità di aliquota, accrescono contributi e prestazioni. Ma una maggiore crescita salariale riduce il TdS (il denominatore cresce più più del numeratore). La crescita aggregata dell’economia, dalla quale dipende il tasso di rivalutazione del montante. La dinamica demografica della popolazione: dato che i CT sono aggiornati periodicamente per tenere conto della variazione dell’aspettativa di vita. 49 Le simulazioni di carriere tipo • • Figura tipo entrata in LM nel 1996 intorno ai 25 anni, in pensione intorno al 2040 con le seguenti possibilità di uscita: 69 anni se AC>20 e P>1,5AS 66 anni se AC>20 e P>2,8AS 73 anni se AC>5 e P<1,5AS (ma a 69 dovrebbe prendere AS) Con anzianità AC=44 (45 se U) Quanto le carriere fragili (per aliquote, salari, “buchi”) limitano l’accumulo di contributi e vincolano la stessa possibilità di uscita? Rapporto fra pensione e assegno sociale. 50 Dipendenti a medio salario Inizio attività nel 1996 a 25 anni Retribuzione lorda nel 2011 di 21.500 euro annui Carriera continua 42 43 44 45 66 2.7 2.8 2.8 2.9 67 2.8 2.9 2.9 3.0 68 2.9 3.0 3.1 3.1 69 3.0 3.1 3.2 3.3 66 67 68 69 66 67 68 69 42 2.4 2.5 2.6 2.7 5 anni di buco 43 2.4 2.5 2.6 2.8 44 2.5 2.6 2.7 2.8 45 2.6 2.7 2.8 2.9 42 1.8 1.9 1.9 2.0 15 anni di buco 43 1.8 1.9 2.0 2.1 44 1.9 2.0 2.0 2.1 45 1.9 2.0 2.1 2.2 51 Dipendenti a basso salario Inizio attività nel 1996 a 25 anni Retribuzione lorda nel 2011 di 13.500 euro annui Carriera continua 42 43 44 45 66 1.7 1.7 1.8 1.8 67 1.7 1.8 1.8 1.9 68 1.8 1.9 1.9 2.0 69 1.9 1.9 2.0 2.0 66 67 68 69 66 67 68 69 42 1.5 1.5 1.6 1.7 5 anni di buco 43 1.5 1.6 1.7 1.7 44 1.6 1.6 1.7 1.8 45 1.6 1.7 1.7 1.8 42 1.1 1.2 1.2 1.3 15 anni di buco 43 1.1 1.2 1.2 1.3 44 1.2 1.2 1.3 1.3 45 1.2 1.3 1.3 1.4 52 Carriere miste Ascendente Sempre vulnerabile Primi 20 anni da parasub con 4 anni di buco e poi dopo sempre dipendente e con maggior salario 66 67 68 69 42 43 44 45 1.9 2 2.1 2.2 2 2.1 2.2 2.3 2.1 2.1 2.2 2.3 2.1 2.2 2.3 2.4 Primi 20 anni da parasub con 4 anni di buco e poi dopo sempre dipendente, ma con 5 anni di buco e basso salario 66 67 68 69 42 1.1 43 1.1 44 1.2 45 1.2 1.1 1.2 1.2 1.2 1.2 1.3 1.2 1.3 1.3 1.3 1.3 1.4 53 TdS e crescita del PIL (1) Fig. 1 - Tassi di sostituzione della previdenza pubblica. Lavoratore dipendente con inizio carriera nel 2000 e ritiro a 62 anni con 35 di contribuzione (crescita salariale reale costante all'1,5% annuo); diversi scenari del quadro macro dal 2010 in poi. 70.0 65.8 62.4 60.0 57.1 56.2 54.1 53.3 49.7 50.0 47.1 40.0 30.0 20.0 10.0 0.0 PIL 1,5% PIL 0,5% Coefficienti di trasformazione 2010 PIL 2,5% Scenario AWG 2006 Coefficienti di trasformazione 2035 54 Considerazioni di policy Le riforme non sembrano aver risolto tutte le criticità prospettiche su livelli pensioni e rischi di alcuni gruppi. Servono policy differenziate per rispondere a situazioni eterogenee. Contributivo è specchio di LM => first best misure che eliminino diseguaglianze su LM e estendano salari e tutele. Ma servono anche policy compensative sui livelli pensionistici (pensione di garanzia?). E servono strumenti che facilitino l’aumento dell’età (active ageing, welfare in kind, politiche attive e passive) e ridiano vera flessibilità di scelta dell’età (anche con forme di pensionamento parziale). 55 Il sistema privato: gli strumenti I fondi pensione in Italia: • • • • Chiusi, aperti, PIP. Diversi tipi di contribuzione. Secondo e terzo pilastro. La gerarchia fra tipi di fondi. Il TFR • • • Che cos’è il TFR: rendimenti, opportunità di riscatto e modalità di erogazione. Il ruolo del TFR per datori e lavoratori. La destinazione del TFR prima della riforma del 2005. 56 Il sistema privato: la riforma del TFR • • • • • • • Le riforme del 2005 e del 2006: il silenzio assenso. Il trasferimento all’INPS del TFR “inoptato”. Le modalità di riscatto ed erogazione. La disciplina fiscale di TFR e fondi pensione. Ma TFR e fondi pensione sono perfetti sostituti? Liquidità, rischio e preferenza per il capitale. Le preferenze dei lavoratori: quali prospettive di sviluppo per i fondi pensione? Il perchè della riforma: motivazioni micro (TdS) e macro (efficienza dei mercati finanziari). 57 Le modalità di erogazione del TFR TFR in azienda Pensionamento Licenziamento Dimissioni Anticipazioni Erogazione interamente come 1 capitale; tassazione separata al netto dei rendimenti già tassati. Erogazione interamente come 1 capitale; tassazione separata al netto dei rendimenti già tassati. Erogazione interamente come 1 capitale; tassazione separata al netto dei rendimenti già tassati. Erogazione al massimo del 70% del montante accumulato; 1 tassazione separata al netto dei rendimenti già tassati. Fondi pensione (pre-DL 252/2005) Erogazione come capitale al massimo del 50% di quanto 1 accumulato; sul capitale tassazione separata , al netto dei rendimenti già tassati, unicamente se si ritira non più di 1/3 del montante, altrimenti doppia tassazione sui rendimenti. Sulla parte erogata come rendita tassazione progressiva, al netto dei rendimenti già tassati. 1 Erogazione interamente come capitale; tassazione separata al netto dei rendimenti già tassati. Erogazione interamente come capitale; tassazione al netto dei rendimenti già tassati, ma in base all’aliquota marginale. Erogazione dell’intero montante accumulato; tassazione 1 separata al netto dei rendimenti già tassati solo per quote inferiori ad 1/3 del montante, altrimenti doppia tassazione dei rendimenti. 58 La politica previdenziale comunitaria Il principio di sussidiarietà e l’intervento comunitario. Armonizzazione o “coordinamento blando”? Il metodo del coordinamento aperto: obiettivi comuni e libertà di strumenti. Dal 2001 l’OMC in ambito pensionistico. Che ruolo ha l’OMC nell’influenzare effettivamente le politiche di riforma nazionali? Serve come “pressione esterna”? La cosiddetta “Maastricht delle pensioni”. 59 La politica previdenziale comunitaria Gli obiettivi dell’OMC in previdenza: 1. Garantire la sostenibilità economico-finanziaria dei sistemi previdenziali. 2. Garantire l’adeguatezza delle prestazioni erogate. 3. Garantire sistemi pensionistici “moderni”, che si adattino alle mutevoli esigenze dell’economia, della società degli individui. Ma difficoltà di definizione degli indicatori. E mancanza di graduatorie e sanzioni. 60 La sostenibilità della spesa Tab. 2.4 – Proiezioni della spesa pubblica lorda per pensioni nella UE (in percentuale del PIL) 2004 2010 2020 2030 2040 2050 10,4 9,5 11,4 10,4 10,1 10,5 12,1 11,3 11,0 14,7 12,8 12,3 15,7 13,5 12,8 15,5 12,8 13,1 Variazione 1 2004-2050 5,1 3,3 1,7 2 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. Spagna Francia Irlanda Italia Lussemburgo Paesi Bassi Austria Portogallo Finlandia Svezia Regno Unito Rep. Ceca Estonia Cipro Lettonia Lituania Ungheria Malta Polonia Slovenia Slovacchia 8,6 12,8 4,7 14,2 10,0 7,7 13,4 11,1 10,7 10,6 6,6 8,5 6,7 6,9 6,8 6,7 10,4 7,4 13,9 11,0 7,2 8,9 12,9 5,2 14,0 9,8 7,6 12,8 11,9 11,1 10,1 6,6 8,2 6,8 8,0 4,9 6,6 11,1 8,8 11,3 11,1 6,7 9,3 13,7 6,5 14,0 11,9 9,0 12,8 14,1 12,9 10,4 6,9 8,4 5,4 9,9 4,9 7,0 12,5 10,2 9,7 12,3 7,0 11,8 14,3 7,9 15,0 15,0 10,7 14,0 16,0 14,0 11,1 7,9 9,6 4,7 12,2 5,6 7,9 13,5 9,1 9,2 14,4 7,7 15,2 15,0 9,3 15,9 17,0 11,7 13,4 18,8 13,8 11,6 8,4 12,2 4,4 15,0 5,9 8,2 16,0 7,9 8,6 16,8 8,2 15,7 14,8 11,1 14,7 17,4 11,2 12,2 20,8 13,7 11,2 8,6 14,0 4,2 19,6 5,6 8,6 17,1 7,0 8,0 18,3 9,0 7,1 2,0 6,4 0,4 7,4 3,5 -1,2 9,7 3,1 0,6 2,0 5,6 -2,5 12,7 -1,2 1,8 6,7 -0,4 -5,9 7,3 1,8 Belgio Danimarca Germania Grecia Media UE15 3 10,1 10,1 11,1 12,7 13,7 13,8 3,7 Media UE10 3 8,6 8,4 8,7 9,4 10,3 11,1 2,6 Media UE25 3 9,5 9,4 10,1 11,3 12,3 12,7 3,2 UE15 4 10,6 10,4 10,8 12,1 12,9 12,9 2,3 UE10 4 10,9 9,8 9,5 9,8 10,6 11,1 0,2 10,7 11,9 12,8 12,8 2,2 4 UE25 10,6 10,3 Fonte: Comitato di Politica Economica 2006 61