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Presentazione di PowerPoint

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Presentazione di PowerPoint
L’inquinamento indoor
Il problema dell’inquinamento prodotto dalle industrie nell’ambiente esterno è
stato oggetto di studi e ricerche già dagli anni ’50. I risultati hanno permesso di
attivare interventi da parte dei vari Stati e di formulare leggi specifiche per
proteggere la popolazione.
La normativa riguardante la qualità dell’aria degli ambienti interni è invece più
tardiva. I primi studi risalgono agli anni ’70, quando vi furono alcuni casi di
malattie polmonari, alcune letali, in edifici con impianti di condizionamento.
Nella nostra società si trascorre fino al 90% del proprio tempo in luoghi chiusi
ed il 30-40% di questo si passa nei luoghi di lavoro. Esistono quindi fondati
sospetti che siano maggiori i rischi sanitari associabili all’inquinamento interno,
rispetto all’inquinamento esterno: si pensa che il 40% delle assenze da lavoro
per malattia sia dovuto a problemi di qualità dell’aria interna degli uffici .
Le fonti di inquinamento degli ambienti confinati
La qualità dell’aria negli ambienti interni dipende da
molteplici fattori:
• sorgenti inquinanti esterne: provenienti dall’atmosfera, dalle acque o dal suolo;
• attività umane: generano inquinamento dovuto ai normali processi metabolici, agli
animali domestici, al fumo di tabacco, alla cottura dei cibi, all’uso di detersivi e
detergenti vari;
•
inquinamento prodotto dall’ambiente fisico interno: emissione da parte dei
materiali da costruzione e degli arredi;
• inquinamento derivante da sistemi impiantistici di condizionamento dell’aria, di
combustione e dalle diverse apparecchiature, sia domestiche che per l’ufficio.
Fonti di inquinamento nelle abitazioni, nei locali lavorativi, sui mezzi di
trasporto
Luogo
Abitazioni,
locali
ricreativi
Fonti
Fumo di tabacco
Forni a gas
Forni a legna e caminetti
Materiali da costruzione
Arredamenti e prodotti di
consumo
Caldaie a gas
Polvere
Materiale isolante
Superfici umide
Uffici
Mezzi di
trasporto
Fumo di tabacco
Materiali da costruzione
Arredi
Fotocopiatrici
Impianti di
condizionamento
Fumo di tabacco
Inquinanti ambientali
Condizionatori da
automobile
Inquinanti
Particolato; CO; VOC.
NO2; CO.
Particolato; CO; IPA.
Radon; formaldeide.
Formaldeide; VOC.
Biossido di azoto; CO.
Agenti biologici.
Asbesto, fibre di vetro.
Agenti biologici;
particolato.
Particolato CO; VOC.
Formaldeide; VOC.
Formaldeide; VOC.
VOC.
Agenti biologici,
particolato, NO2, CO.
Particolato; CO; VOC.
Ozono negli aeromobili; CO
e piombo negli autoveicoli.
Agenti biologici;
particolato.
G Ital Med Lav Erg 2004; 26:4, 353-363, “Qualità dell’aria indoor e medicina del lavoro, ieri e oggi” M. Maroni, Dipartimento
di Medicina del Lavoro, Sezione Ospedale Sacco, Università degli Studi di Milano.
controllo ambientale
Controllo
ambientale
inquinamento
benessere
radioattivo
biologico
chimico
fisico
temperatura
velocità aria
umidità
attività
Valori guida internazionali e unità di misura per la qualità
dell’aria degli ambienti interni
Nel 1987, l’organizzazione internazionale WHO (World Health Organization)
pubblicò delle linee guida e dei valori limite di soglia per singoli agenti
nell’aria degli ambienti interni (WHO, 1987). In particolare determinò le linee
guida ed i fattori di rischio (cancerogeno od altro) per circa 25 elementi, in
base anche al tempo di esposizione alla sostanza.
Nel 1989, l’ASHRAE, nella normativa statunitense ASHRAE 62-1989, definì
l’aria accettabile quando “non siano riscontrabili sostanze inquinanti in
concentrazioni pericolose ed in cui la grande maggioranza, 80% o più delle
persone presenti, si trovi nelle condizioni di soddisfazione” (ASHRAE, 1996).
La qualità dell’aria degli ambienti interni può, perciò essere misurata
considerando l’aria dei locali o il livello di soddisfazione degli occupanti.
Nel 1996, il CEN (CEN, 1996) stabilì i valori soglia per i luoghi di lavoro,
cinema, teatri ed altri locali ricreativi dove la permanenza non supera le otto ore
al giorno e gli occupanti sono adulti in buona salute. I valori soglia,
relativamente alti, sono definiti dalla concentrazione massima ammissibile:
concentrazione che può essere superata se il periodo occupazione del locale è
minore di otto ore.
Il CEN stabilì, inoltre, i valori soglia per gli ambienti domestici o residenziali,
dove gli occupanti sono anche bambini, anziani, malati e la permanenza arriva
alle 24 ore al giorno. I valori soglia, inferiori a quelli degli ambienti ricreativi e
dei locali lavorativi dove la permanenza non supera le otto ore giornaliere, sono
definiti dalla concentrazione interna accettabile: concentrazione alla quale non si
osservano effetti negativi sull’uomo, ovvero questi effetti sono trascurabili.
CEN, 1996
Percentuale di
insoddisfatti
Persone test che percepiscono l’aria
come non accettabile, subito dopo
essere entrate in un ambiente.
Numero di “olf” di una
fonte inquinante
Numero di persone standard che
provocano un tasso olfattivo dell’aria
equivalente a quello della fonte
considerata, ovvero che causano la
stessa percentuale di insoddisfatti.
Decipol (dp)
Livello di inquinante percepito in un
ambiente, dove 1 dp è la qualità
dell’aria in uno spazio chiuso, ventilato
da 10 l/s di aria pulita, dove vi sia una
fonte puntuale di inquinamento di 1
olf.
Dalla metà degli anni ‘70, negli Stati Uniti, l’ACGIH (American Conference of
Governmental Industrial Hygienists) cominciò a pubblicare per gli ambienti
industriali
Valori Limite di Soglia - TLV (“Threshold Limit Value”)
per sostanze chimiche ed agenti fisici e gli
IBE (Indici Biologici di Esposizione)
L’ACGIH, i cui valori sono ripresi in toto dall’AIDII (Associazione Italiana Degli
Igienisti Industriali), prevede tre categorie di Valori Limite di Soglia – TLV (AIDII,
1997; ACGIH, 2002), riportate nella tabella
TLV-TWA
Valore Limite di
Soglia - Media
Ponderata nel
Tempo
Concentrazione media ponderata nel tempo, su una
giornata lavorativa convenzionale di 8 ore e su 40 ore
lavorative settimanali, alla quale quasi tutti i lavoratori
possono essere ripetutamente esposti, giorno dopo
giorno, senza effetti negativi.
TLV-STEL
Valore Limite di
Soglia - Limite per
Breve Tempo di
Esposizione
Concentrazione alla quale i lavoratori possono essere
esposti continuativamente per breve periodo di tempo,
purché il TLV-TWA giornaliero non venga superato. Uno
STEL viene definito come esposizione media ponderata
su un periodo di 15 minuti, e non devono ripetersi per
più di quattro volte al giorno.
TLV-C
Valore Limite di
Soglia – tetto
(“Ceiling”)
Concentrazione che non deve mai essere superata
durante l’attività lavorativa, nemmeno per un
brevissimo periodo di tempo.
Confronto delle linee guida e degli standard proposti per gli ambienti
interni dalla WHO per l’Europa e dall’ACGIH per gli USA, nel 1996
Agente inquinante
WHO/ Europe
ACGIH
Formaldeide
0,081 ppm (30’)
0,3 ppm (TLV-STEL)
CO2
CO
5.000 (TLV-TWA) –
/
30.000 ppm (TLV-STEL)
87 ppm (15’) - 52 ppm (30’)
25 ppm (TLV-TWA)
26 ppm (1h) - 8,7 ppm (8 h)
NO2
0,2 ppm (1 h) - 0,08 ppm (24 h)
3 - 5 ppm (TLV-STEL)
Particolato
respirabile <2,5µm
/
3 mg/m3 (TLV-TWA)
Particolato
inalabile <10µm
/
10 mg/m3 (TLV-TWA)
Particolato totale
/
/
Pb
0,5 - 1 µg/m3 (1 anno)
0,05 mg/m3 (TLV-TWA)
ASHRAE 62-1989
Norme tecniche per i campionamenti dell’aria negli ambienti confinati
Norma
Titolo
UNI 8728
Apparecchi per la diffusione dell'aria. Prova di funzionalità.
feb-88
UNI EN
27726
Ambienti termici. Strumenti e metodi per la misurazione delle grandezze fisiche.
ott-95
UNI EN
27243
Ambienti caldi. Valutazione dello stress termico per l'uomo negli ambienti di lavoro,
basata sull'indice maiuscolo WBGT (temperatura a bulbo umido e del
globotermometro.
feb-96
UNI EN
ISO 7730
Ambienti termici moderati. Determinazione degli indici PMV e PPD e specifica delle
condizioni di benessere termico.
set-97
UNI
12097
Ventilazione degli edifici - Rete delle condotte - Requisiti relativi ai componenti atti
a facilitare la manutenzione delle reti delle condotte.
apr-99
UNI EN
12515
Ambienti caldi - Determinazione analitica ed interpretazione dello stress termico
mediante calcolo della sudorazione richiesta.
set-99
UNI EN
12919
Atmosfera nell'ambiente di lavoro - Pompe per il campionamento di agenti chimici
con portate maggiori di 5 l/min - Requisiti e metodi di prova.
gen-01
UNI ENV
ISO
11079
Valutazione degli ambienti freddi - Determinazione dell'isolamento richiesto dagli
indumenti (EREQ).
giu-01
Data
UNI EN
12599
Ventilazione per edifici - Procedure di prova e metodi di misurazione per la presa in
consegna di impianti installati di ventilazione e di condizionamento dell'aria.
set-01
UNI EN
13936
Atmosfera nell'ambiente di lavoro - Misurazione degli agenti chimici presenti come
miscele di particolato atmosferico e vapore - Requisiti e metodi di prova.
set-01
UNI CEI
ISO 31-4
Grandezze ed unità di misura - Calore.
dic-01
UNI EN
ISO 7726
Ergonomia degli ambienti termici - Strumenti per la misurazione delle grandezze
fisiche.
gen-02
UNI EN
ISO 9886
Valutazione degli effetti termici (thermal strain) mediante misurazioni fisiologiche.
gen-02
UNI EN
ISO
10551
Ergonomia degli ambienti termici - Valutazione dell'influenza dell'ambiente termico
mediante scale di giudizio soggettivo.
gen-02
UNI EN
ISO
12894
Ergonomia degli ambienti termici - Supervisione medica per persone esposte ad
ambienti molto caldi o molto freddi.
gen-02
UNI EN
13202
Ergonomia degli ambienti termici - Temperature delle superfici di contatto calde Guida per stabilire nelle norme di prodotto i valori limite della temperatura delle
superfici mediante la EN 563.
feb-02
Filtri aria a particelle per alta ed altissima efficienza (HEPA e ULPA) Classificazione, prove di prestazione e marcatura.
mag-02
UNI EN
1822-1
UNI EN
12619
Emissioni da sorgente fissa - Determinazione della concentrazione in massa del
carbonio organico totale in forma gassosa a basse concentrazioni in effluenti
gassosi - Metodo in continuo con rivelatore a ionizzazione di fiamma.
giu-02
UNI EN
13098
Atmosfera nell'ambiente di lavoro - Linee guida per la misurazione di microrganismi
e di endotossine aerodispersi.
lug-02
UNI EN
13205
Atmosfera nell'ambiente di lavoro - Valutazione delle prestazioni delle
apparecchiature di misura della concentrazione di particelle aerodisperse.
lug-02
UNI EN
ISO
16017-1
Aria in ambienti confinati, aria ambiente ed aria negli ambienti di lavoro Campionamento ed analisi di composti organici volatili mediante tubo di
adsorbimento / desorbimento termico/cromatografia gassosa capillare Campionamento mediante aspirazione con pompa.
lug-02
UNI CEI
EN
45544-3
Atmosfere nei luoghi di lavoro - Costruzioni elettriche utilizzate per la rilevazione e
misura dirette di concentrazioni di gas e vapori tossici - Prescrizioni sulle prestazioni
per apparecchiature utilizzate per la misura di concentrazioni molto superiori ai
valori limite.
lug-02
UNI CEI
EN
45544-4
Atmosfere nei luoghi di lavoro - Costruzioni elettriche utilizzate per la rilevazione e
misura dirette di concentrazioni di gas e vapori tossici - Guida alla scelta,
installazione, uso e manutenzione.
lug-02
UNI CEI
EN
45544-1
Atmosfere nei luoghi di lavoro - Costruzioni elettriche utilizzate per la rilevazione e
misura dirette di concentrazioni di gas e vapori tossici - Prescrizioni generali e
metodi di prova.
set-02
UNI EN
13649
Emissioni da sorgente fissa - Determinazione della concentrazione in massa di
singoli composti organici in forma gassosa - Metodo mediante carboni attivi e
desorbimento con solvente.
ott-02
UNI EN
13284-1
Emissioni da sorgente fissa - Determinazione della concentrazione in masa di
polver in basse concentrazioni - Metodo manuale gravimetrico.
gen-03
UNI EN
13211
Qualità dell'aria - Emissioni da sorgente fissa - Metodo manuale per la
determinazione della concentrazione di mercurio totale.
feb-03
UNI EN
1751
Ventilazione degli edifici - Dispositivi per la distribuzione dell'aria - Prove
aerodinamiche delle serrande e delle valvole.
mar-03
UNI EN
14956
Qualità dell'aria - Valutazione dell'idoneità di una procedura di misurazione per
confronto con un'incertezza di misura richiesta.
gen-04
Una panoramica sulla normativa italiana
Dal 1956, la normativa italiana si occupò di tutelare la salubrità negli ambienti lavorativi,
con il DPR 303/56.
In realtà, però, solo con il D.Lgs. 626/94, e successive integrazioni e modifiche
(soprattutto il D.Lgs. 25/2000), si fece effettivamente un discorso organico sugli
inquinanti chimici negli ambienti lavorativi, le relative concentrazioni e patologie,
considerando inoltre, in modo efficace, gli aspetti sanzionatori per il datore di lavoro
inadempiente.
Per quanto riguarda i valori limite degli inquinanti degli ambienti lavorativi, solo con il
recentissimo Decreto Ministeriale del 26 febbraio 2004, «Definizione di una prima lista
di valori limite indicativi di esposizione professionale agli agenti chimici», sono state rese
oggetto di norma delle precise concentrazioni limite d’inquinanti. Le normative
precedenti, invece, hanno sempre fatto riferimento agli studi, aggiornati in itinere, delle
associazioni internazionali ed italiane esperte in tale campo, come l’ACGIH e l’AIDII,
senza però stabilire esplicitamente le concentrazioni limite degli inquinanti.
Breve panoramica legislativa
Ø Decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, «Norme generali per l'igiene del lavoro». (Pubblicato nel
supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale 30 aprile 1956, n. 105).
Ø Legge 11 novembre 1975, n. 584 «Divieto di fumare in determinati locali e su mezzi di trasporto pubblico». (Pubblicata su G.U.
n.322., 5 dicembre 1975).
Ø Decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277, «Attuazione delle direttive 80/1107/CEE, 82/605/CEE, 83/477/CEE, 86/188/CEE e
88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il
lavoro, a norma dell’art.7 della legge 30 luglio 1990, n.212» (S.O. n. 53, alla G.U. n. 200 del 27 agosto 1991).
Ø Decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475, «Attuazione della direttiva 89/686/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989, in
materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale» (S.O. alla G.U. n. 289
del 9 dicembre 1992).
Ø Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 e successive integrazioni e modifiche (D.Lgs. 242/96 e seguenti) «Attuazione
delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE,
97/42/CE e 1999/38/CE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro». (S. O. n. 141 alla
G.U. 12 novembre 1994, n. 265).
Ø Decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, Modificazioni alla disciplina sanzionatoria in materia di lavoro. (S.O. n. 9 alla G.U.
n. 21 del 26 gennaio 1995).
Ø Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 dicembre 1995, «Divieto di fumo in determinati locali della pubblica
amministrazione o dei gestori di servizi pubblici». (Pubblicata su G.U. n.11 del 15 gennaio 1996).
Ø Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 1997, «Atto di indirizzo e coordinamento recante criteri generali
per l’individuazione degli organi operanti nella materia della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro».
Ø Decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 66, «Attuazione delle direttive 97/42/CE e 1999/38/CE, che modificano la direttiva
90/394/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante
il lavoro». (Pubblicato su G.U. n. 70 del 24 marzo 2000).
Ø Decreto legislativo 2 febbraio 2002, n. 25, «Attuazione della direttiva 98/24/CE sulla protezione della salute dei lavoratori contro
i rischi derivanti da agenti chimici durante il lavoro». (Pubblicato su S.O. n. 40 alla G.U. n. 57 del 8 marzo 2002).
Ø Legge 16 gennaio 2003, n. 3 e successive integrazioni e modifiche (L. 306/2003 e seguenti) «Disposizioni ordinamentali in
materia di pubblica amministrazione».
Ø Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 dicembre 2003, «Attuazione dell’art. 51, comma 2 della Legge del 16
gennaio 203, n.3, come modificato dall’art.7 7 della legge 21 ottobre 2003, n. 306 in materia di tutela della salute dei non fumatori».
Ø Decreto Ministeriale del 26 febbraio 2004, «Definizione di una prima lista di valori limite indicativi di esposizione professionale
agli agenti chimici». (Pubblicato su G.U. n. 54 del 10 marzo 2004).
Nel redigere questo elaborato, la difficoltà maggiore è stata reperire delle linee guida
relative alle 8 ore lavorative.
Molti, infatti, sono gli standard emanati dalle varie organizzazioni
WHO, ACGIH, ASHRAE, European Concerted Action, AIDII
per gli inquinanti dell'ambiente interno.
Generalmente, però, i tempi di esposizione considerati sono molto diversi tra loro (dai
secondi, all'ora, alla giornata, all'anno) e risulta difficile fare confronti tra i valori proposti
e reperire informazioni sulle 8 ore lavorative che non siano dell'ACGIH (solo
recentemente anche la CE ha iniziato a definire delle concentrazioni limite).
Alcuni esempi di applicazione delle
normative
e delle
linee guida
Le normative internazionali per
il monitoraggio
dell’inquinamento fisico
(polveri)
nei locali controllati
(cleanrooms)
LA NORMA ISO 14644
EC GMP
(Good Manufacturing Practice for medicinal products)
American Federal Standard FS209
Il particolato atmosferico (polveri) è il principale veicolo di trasporto dagli agenti
biologici (carica microbica) (per >0,5 mm)
(“L’abbigliamento in cleanroom”, P. Lodigiani, ASCCA News Gennaio/Marzo n°1- 2005).
A tal proposito le
“LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA
E DI IGIENE AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI”
ISPESL 1999
e la normativa europea
ISO 14644
definiscono necessario eseguire una procedura di validazione di una cleanroom al
momento della consegna e collaudo, nonché un controllo periodico almeno semestrale per
la classe ISO5 ed almeno annuale per la classe ISO7 della concentrazione delle polveri.
LA NORMA ISO 14644
La ISO 14644-1 suddivide le cleanrooms in classi secondo la massima concentrazione
di polveri ammessa.
E’ richiesta:
- la classe 5 per interventi puliti (es. neurochirurgia,ortopedia, trapianti, cardiochirurgia, chirurgia vascolare…)
-L a classe 7 per altri (chirurgia generale, urologia)
La protezione da agenti biologici nel reparto operatorio R.Lombardi,P. Castellano,A.Olori,G.Spagnoli
Dipartimento Igiene del Lavoro, Centro Ricerche ISPESL ViaFontana Candida 1,00040 Monte Porzio Catone (Roma)
EC GMP
(Good Manufacturing Practice for medicinal products)
American Federal Standard FS209
confronto tra le varie normative
La prassi da seguire (EU)
ISO 14644-2
Monitoraggi opzionali e tempistica
MISURA DELLA CLASSE
Stati di occupazione
As built: installazione completa e funzionante ma senza attrezzature, materiali e personale.
At rest: installazione completa e attrezzature funzionanti ma senza personale.
Operating: installazione completa, attrezzatura funzionanti e completo di personale
operante.
Massima concentrazione ammessa
C n  10   0,1
D
2, 08
N
Cn massima concentrazione ammessa (part./m3) (max 3 cifre significative)
N numero di classificazione ISO (minimo incremento consentito 0,1)
D dimensione della particella considerata (µm)
0,1 costante (µm)
2,08 costante
Nella determinazione della classe ISO è necessario indicare:
-Lo stato di occupazione
-Il numero di classificazione
-Le dimensioni delle particelle considerate nella gamma compresa tra 0,1mm e 5 mm (D2 >1,5x D1)
CAMPIONAMENTO ed ANALISI
Il numero minimo (m) dei punti di campionamento: radice quadrata
dell’area. (uniformemente distribuiti e all’altezza del piano di lavoro).
Il volume minimo per ciascun punto di campionamento è dato:
Vs = (20/Cn) x 1000
(almeno 2 litri; tempo minimo di campionamento di 1 min).
Se 1<(num.punti)<10 è necessario calcolare:
1.
media generale dei valori medi
2.
Scarto tipo
3.
95esimo percentile
m
1.
xD 
x
i
1
m
 x  x 
m
2.
s
Valore medio dei campionamenti nel punto i
xi
i 1
2
i
m 1
D
3.
 s 
95%LSC  xD  t0,95 

m


LSC=limite superiore di
confidenza
t0,95= parametro
dipendente da m
Recovery time
EC-GMP (Good Manufacturing Practice for mecinal products)
tempo necessario per passare dalla condizione “operational”
alla condizione “at rest”. Esso dovrebbe essere ci circa 15-20
min.
ISO 14644-3
tempo necessario per passare da uno stato iniziale ad uno
finale il cui rapporto della concentrazione delle particelle è di
100:1. Non fissa nessun limite al tempo.
Questo parametro non è tanto importante per il valore ma che rimanga invariato nel tempo a testimonianza della
corretta gestione dell’impianto, sia per quanto riguarda le caratteristiche di ventilazione (portata, pressione,
efficienza di filtrazione), che delle operazioni di pulizia degli ambienti (corretta asportazione anche del particolato
fine depositato sulle pareti, pavimenti e suppellettili, nonché dell’utilizzo di detergenti/sanificanti che non lasciano
deposito solido). Sarebbe opportuno, quindi, eseguire questo test per lo meno semestralmente ed ogni qual volta
avvengano variazioni architettoniche, variazioni della geometria dei sistemi di ventilazione, variazioni delle
apparecchiature di processo. Tale test deve essere eseguito come indicato nella norma tecnica ISO 14644 - 3.
(Lombardi)
Inquinamento biologico
• Nell’aria
ambiente
sono presenti diversi microrganismi
aerodispersi, i quali vengono aerotrasportati e diffusi da polvere
o particelle sospese nell’aria.
• I microrganismi immessi nell’aria provengono principalmente
dall’uomo, soprattutto dal tratto respiratorio per effetto della
tosse o/e dei starnuti; essi vengono veicolati dall’aria trasportati
su particelle di polvere, in goccioline che rimangono sospese per
breve periodo oppure in nuclei di goccioline, formate a loro
volta dall’evaporazione di piccole goccioline.
• Le particelle veicolanti microrganismi sono grandi, presentano un
diametro di circa 15 micron e possono essere scaglie
epidermiche, frammenti di peli oppure goccioline dette di
Pfuegge.
• Il controllo microbiologico dell’aria consente di verificare il
grado di contaminazione microbiologica e di adeguarsi alle
GMP-FDA e GMP-ECC, su cui si basano i sistemi di qualità
dell’industria farmaceutica.
Luoghi e circostanze di possibile esposizione per i lavoratori ad agenti biologici
AGENTE BIOLOGICO
Acari della
fecali.
polvere
e
loro
LUOGO/CIRCOSTANZA
particelle
Archivi, locali polverosi.
Batteri coliformi fecali.
Utilizzo servizi igienici ed attività di pulizia
degli stessi; impianti di depurazione acque;
contatto
con
acqua
nebulizzata
contaminata.
Microrganismi vari (patogeni e non).
Discariche; raccolta
urbani;
rifiuti
aziendali/scolastiche.
Microrganismi
patogeni
(es. batteri
come Legionella pneumophila, virus,
muffe, funghi) ed altri agenti biologici
(acari della polvere, pollini) presenti
nell’aria
e/o
in
impianti
di
aerazione/condizionamento.
Locali con impianto di condizionamento non
sottoposto a manutenzione periodica; locali
ove i filtri dei condizionatori non sono
periodicamente sostituiti; contatto più o
meno ravvicinato con persone; vetture con
filtri dell’aria non periodicamente sostituiti
e/o senza filtri antipolline; presenza nei
locali di piante con pollini allergizzanti.
Microrganismi patogeni (es. Salmonella)
presenti in impianti idrici.
Utilizzo a scopo potabile di acqua inquinata
e/o che transita in tubazioni non sottoposte
a periodica manutenzione e disinfezione.
Microrganismi vari (patogeni e non) altri
agenti biologici (acari della polvere,
pollini).
Locali con moquette, tappeti e tendaggi non
regolarmente puliti; contatto con acqua
nebulizzata contaminata.
Microrganismi vari, patogeni e non,
(batteri, parassiti) e altri agenti biologici
(es. pollini, tossine).
Contatto con animali vari.
Tossine.
Contatto con insetti (punture).
Microrganismi vari (patogeni e non).
Utilizzo/contatto con sostanze contaminate
(acqua tecnologica, olio, emulsioni, sangue,
saliva, ecc...).
e
trasporto rifiuti
delle
mense
Inquinanti biologici nei locali lavorativi_italia
L’attenzione al rischio microbiologico, cominciò ad essere oggetto di normativa europea
nel 1990, con la direttiva 90/679/CEE.
In Italia, nel 1994, il D.Lgs. 626/94, recepì tale norma europea, richiedendo la
valutazione del rischio biologico da esposizione generica a microinquinanti.
______________
“LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI
IGIENE AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI”
ISPESL 1999
Metodo di campionamento
IMA
INDICE DI CONTAMINAZIONE MICROBIOLOGICA DELL’ ARIA
standard da seguire
Piastra: 1 m da terra
Durata esposizione: 1 ora
Terreno di coltura: PCA Agar
T e durata incubazione: 37°C per 48 ore
Il numero delle UFC trovate è l’ indice IMA
Classi IMA
CLASSE
IMA
INDICE
IMA
IGIENE
ARIA
GRUPPO
A
RISCHIO
ESEMPIO DI
UTILIZZO
1
0-5
OTTIMA
MOLTO
ALTO
-ULTRA CLEAN ROOM
-IMPIANTI E
TRAPIANTI
2
6 - 25
BUONA
ALTO
-OPERAZIONI
ASETTICHE
-REPARTO INTENSIVO
-PICCOLA CHIRURGIA
3
26 50
MEDIOCR
E
MEDIO
- AMBIENTI CON
PARTICOLARE
RILEVANZA D’ IGIENE
AMBIENTALE
4
51 75
CATTIVA
BASSO
- AMBIENTI SENZA
PARTICOLARE
RILEVANZA D’ IGIENE
AMBIENTALE
5
› 76
PESSIMA
NULLO
- ALTRI AMBIENTI
Metodi di campionamento
monitoraggio aria
I metodi adottati per il controllo microbiologico dell’aria
ambientale si basano sui seguenti campionamenti:
• CAMPIONAMENTO PASSIVO
• CAMPIONAMENTO ATTIVO
CAMPIONAMENTO PASSIVO
• impiego di piastre Petri di sedimentazione. Viene tolto il
coperchio della capsula Petri contenente il terreno di
coltura agarizzato sterile, in modo che la superficie
dell’agar rimanga esposta all’aria per un tempo definito.
Al
termine
si
richiude
la
piastra
e
si
procede
all’incubazione a 37°C per 48 ore e a 25° C per altre
24 ore.
• Si conta il numero di colonie cresciute, ciascuna delle
quali
rappresenta
una
particella
trasportante
microrganismi caduta sulla superficie dell’agar.
• I risultati vengono espressi nell’ unità di misura: UFC
(=Unità
Formante
Colonia)/m2/ora
(oppure
anche
2
UFC/dm / ora).
Candida albicans
CAMPIONAMENTO ATTIVO
• attraverso l’uso di una apparecchiatura “SAS Surface Air
System” portatile
una quantità misurata di
aria è
aspirata in un coperchio sotto il quale è collocata una
capsula petri contenente terreno agarizzato.
• Le piastre Petri vengono incubate a 37°C per 48 ore e a
25° C per altre 24 ore.
• Le colonie cresciute sulla superficie dell’agar vengono
contate e i risultati espressi in UFC/m3 in rapporto al
volume d’aria aspirato ed analizzato.
CONTAMINAZIONE MICROBIOLOGICA
VALORI DI NORMATIVA
Raccomandazioni ISPESL – strumento di misura SAS
A sala operatoria “at rest”
≤ 35 CFU/m3
-
A sala operatoria “in
operation”
≤ 180 CFU/m3
Flusso
turbolento
A sala operatoria “in
operation”
≤ 20 CFU/m3
Flusso laminare
Controllo
ambientale
inquinamento
benessere
radioattivo
biologico
chimico
fisico
temperatura
velocità aria
umidità
attività
Interdisciplinarietà di LaRIA
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