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2015-11-09 Viaggio nel sogno: prima parte

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2015-11-09 Viaggio nel sogno: prima parte
IL SIMBOLISMO DEI SOGNI
IL SOGNO: UN ITINERARIO NEI
GIACIMENTI DELL’ANIMA
Se sommiamo le ore che nell'arco di tutta una vita
dedichiamo al sonno, risulta che complessivamente
trascorriamo 23 anni a dormire e ne impieghiamo ben
4 sognando. Passiamo un terzo della nostra vita
dormendo. Ma di tutto questo tempo non abbiamo
coscienza, il più delle volte non serbiamo nessun
ricordo delle nostre esperienze notturne. Dormire e
sognare non è tempo perso ma un processo, al tempo
stesso biologico e psicologico, utile per il nostro
benessere e per la salute. Tutti i mammiferi hanno
bisogno di sognare e l'uomo si ammala o va incontro a
gravi squilibri se non può dormire in modo
soddisfacente e sognare con regolarità.
SOGNO: UN ITINERARIO NEI
GIACIMENTI DELL’ANIMA
Il sonno dona all'uomo il ristoro del corpo e la magia dei sogni. Nel
sonno l'anima si rifugia in un luogo interno e nel sogno entriamo in
un mondo tutto nostro. Imparando ad ascoltare la voce del sogno
che proviene dai livelli più profondi della nostra anima, è possibile
raggiungere un'autoconoscenza di tipo molto particolare, ovvero
apprendere informazioni su di noi che celiamo a noi stessi. I sogni,
anche quelli più angosciosi, costituiscono un importante patrimonio
interiore. Uno sterminato giacimento d'informazioni su di noi è
sepolto nel nostro mondo onirico (dal greco òneiros = sogno). C'è
un tesoro nascosto in quel misterioso paese che è il mondo del
sogno, nel quale ad ogni nostro viaggio notturno ci è data la
possibilità di avventurarci.
Conoscere i processi del sonno e il significato dei propri sogni
significa conoscere sé stessi.
MA CHE COSA E’ IL SOGNO
• Il sogno è un fenomeno legato al sonno, e in particolare alla fase REM (in
cui si verificano rapidi movimenti oculari), caratterizzato dalla percezione
di immagini e di suoni apparentemente reali. Prima di essere verbalizzato,
cioè trasferito sul piano del linguaggio e comunicato, il sogno è dunque un
fenomeno fondamentalmente eidetico; si tratta cioè di immagini e suoni
visti e percepiti dal sognatore a livello della sua propria immaginazione.
• Sin dall’Ottocento lo studio e l'analisi dei sogni indussero gli studiosi a
riconoscere in essi un tipo di funzionamento mentale avente leggi e
meccanismi diversi dai processi di pensiero che sono oggetto di studio
della psicologia tradizionale. Nel 1900 Freud, nel suo famosissimo Die
Traumdeutung (L’interpretazione dei sogni) spiegò questa modalità di
funzionamento dell'apparato psichico descrivendo la psicologia dei
processi onirici e fornendo una nuova modalità di decodificazione.
• Secondo la sua teoria, detta psicoanalitica, il sogno sarebbe la
realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio inappagato
durante la vita diurna.
L’INTERPRETAZIONE DEI SOGNI
• Ma l’interpretazione dei sogni di Freud – per quanto
scientifica e terapeutica la si voglia considerare – è solo
il più recente di una serie di millenari tentativi di tutte
le culture e di tutte le civiltà di penetrare nel mistero
del sogno e di decifrarne il linguaggio.
• Infatti, tale e tanto è il fascino e il potere che il sogno
ha esercitato ed esercita sull’umanità che l’uomo di
ogni tempo, cultura e società ha percepito
intuitivamente il suo potenziale dedicandogli grande
attenzione e mettendolo in relazione con la vita sociale
e con la sfera del Sacro.
IL SOGNO IN GRECIA
• Ad esempio, il sogno in Grecia appare collocato in forte rapporto con la
vita cosciente e proiettato nel mondo della veglia in una dimensione
sociale: un sogno era un messaggio forte, che poteva spingere a
comportamenti nella vita reale (fondare una città, costruire un tempio o
un altare, ispirare o interdire azioni nella sfera comportamentale).
• Questo dato appare con evidenza già dal più antico passo in cui il sogno fa
la sua comparsa nella letteratura greca: “Consultiamo un sacerdote o un
indovino o un interprete di sogni, perché anche il sogno viene da Zeus”.
• Con queste parole, pronunciate da Achille all’inizio dell’Iliade quando si
pone il problema di individuare la causa di una pestilenza, il sogno
compare per quello che resterà sostanzialmente anche dopo: uno
strumento di mediazione tra la sfera dell’invisibile e quella della vita
sociale.
L’INTERPRETE DEI SOGNI
• L’interprete dei sogni (oneiropolos) è qui collocato accanto a due altre
categorie di professionisti del sacro: il sacrificatore che esamina le viscere
degli animali immolati (hiereus) e l’esperto di divinazione (mantis) capace
di decifrare i segni provenienti dai fenomeni naturali. Senonché l’arte di
chi interpreta i sogni deve esercitarsi su una materia molto più labile e
sfuggente.
• Un sogno si colloca in una sfera divina (“viene da Zeus”) e può fornire
indicazione sulla causa della pestilenza, che è secondo l’ottica delle società
tradizionali causa prima e non causa seconda: tipicamente, l’infrazione a
qualche tabù religioso che determina una contaminazione, la quale a sua
volta produce, secondo i meccanismi arcaici della colpa collettiva, una
punizione estesa alla collettività nel suo insieme.
FUNZIONE ATTRIBUITA AL SOGNO
• Le parole di Omero sono anche esplicative della funzione che i Greci
attribuirono comunemente al sogno: esso è un messaggio, che fa parte di
un linguaggio occulto attraverso il quale forze trascendenti entrano in
contatto con l’umanità, all’interno di un grande sistema di segni, un
universo parlante che comunica con mille voci in un linguaggio segreto.
• Un dono quindi, ma un dono ambiguo: perché il sogno condivide con altre
forme di linguaggio occulto (come l’oracolo) la caratteristica di comunicare
nascondendo e, quindi, al pari dell’oracolo, si presenta come una forma di
inganno, seppure di natura differente.
• Mentre infatti un oracolo inganna, ma non può non essere veritiero – è la
mente umana che non arriva a comprenderne il significato – un sogno può
benissimo essere falso, una pura illusione il cui senso sta appunto nel non
averne nessuno.
POLARITA’ DEL SOGNO
•
•
Questa polarità del sogno, che oscilla tra un surplus di comunicazione e una
forma ingannevole di comunicazione, conduce i Greci a distinguere due
categorie opposte di sogni: l’oneiros, il sogno che possiede un significato
divinatorio, e l’enypnion, la visione notturna, un caotico conglomerato di
immagini, di residui diurni che esprimono bisogni primari, infantili e regressivi,
quali il desiderio di mangiare e bere, oppure pulsioni sessuali da cui si
generano sogni erotici. Secondo lo stesso Omero i sogni si dividono in due
categorie a seconda della loro provenienza : veridici, quelli che escono dalla
porta di corno; fallaci, quelli che escono dalla porta di avorio:
Degli aerei sogni
son due le porte, una di corno e l’altra
d’avorio. Dall’avorio escono i falsi,
e fantasmi con sé fallaci e vani
portano: i veri dal polito corno,
e questi mai l’uom non scorge indarno.
Odissea, libro XIX
MODELLI ONIRICI
•
•
Nel grande quadro dell’epos omerico troviamo poi diversi modelli onirici: ad
esempio i sogni “esterni” descritti come una realtà esterna alla mente del
sognatore e i “sogni interni”, più propriamente psicologici.
Un esempio classico di sogno esterno è il sogno di Patroclo, morto in battaglia,
che compare al suo amico Achille (XXIII, 59-107). In questa circostanza il sogno
viene descritto come una realtà esterna alla mente del sognatore: giunge dal
di fuori, dallo spazio intermedio che sta tra i vivi e quelli che sono
definitivamente chiusi nelle case dell’Ade, si accosta ad Achille, gli parla stando
sopra il suo capo. Ciò che colpisce Achille è la rassomiglianza tra questo sogno
e il ricordo che ha del suo amico. Quella che parla ad Achille è descritta come
un’entità di natura particolare: è un sogno ma contemporaneamente anche la
psyche di Patroclo, cioè quanto è restato di lui dopo che la lancia di Ettore gli
ha reciso la vita. E’ un sogno ma è anche uno spettro, un fantasma, un doppio
(eidolon) che esiste in uno spazio separato (la casa dei morti). Incontrando in
sogno l’amico, Achille è portato a pensare che il suo sogno sia la prova
dell’esistenza di qualcosa dopo la morte: uno spazio di vita in un luogo lontano
da cui vengono e vanno sogni, fantasmi, eidola che testimoniano che l’uomo è
fatto di due parti, una visibile e una invisibile.
UN SOGNO INTERNO
•
•
•
Si tratta del sogno che Penelope racconta al suo sposo, ancora travestito da
mendicante, sfidandolo a interpretare (Odissea XIX, 535-553).
Si sarebbe tentati di leggere questo sogno come prova dell’ambivalenza dei
sentimenti di Penelope. Perché in sogno la fedele sposa di Odisseo è così
sconvolta dallo spettacolo dei pretendenti uccisi in forma d’oca, se nella veglia
li respinge e li disprezza? Forse perché la morte dei pretendenti significa anche
la fine della sua vera storia, quella che la vede al centro di mille desideri,
importante ed essenziale nella vita di tutta una comunità e non (come
succederà al ritorno del marito)incapsulata nel ruolo di moglie e di madre,
accanto allo sposo ritornato nel pieno possesso delle sue prerogative?
Rinunciando a fare la psicoanalisi di Penelope, certo è che qui si manifesta per
la prima volta la consapevolezza che il sogno parla un linguaggio tutto suo,
quello dei simboli, e che questo è appunto il meccanismo con cui deve fare i
conti chi vuole trarre dal loro linguaggio un messaggio capace di valere per
l’esperienza cosciente.. Quello di Penelope è un sogno per la prima volta
interno, la cui genesi e la cui ragion d’essere vanno trovati dentro la psiche del
sognatore e partono dalle sue emozioni profonde.
L’INTERPRETAZIONE DI ARTEMIDORO
• Che il linguaggio dei sogni sia fatto di simboli, ossia di un linguaggio
secondo e metaforico, è il presupposto della grande opera di Artemidoro
di Daldi, Il libro dei sogni (Oneirokritikà), una vera e propria enciclopedia
dei sogni.
• Artemidoro nacque nel II sec. d.C. a Daldi, una piccola città della
provincia della Lidia, e nei suoi numerosi viaggi raccolse e catalogò oltre
3000 sogni, il cui studio e la cui analisi fecero emergere in lui l'esigenza di
un’organizzazione strutturale, di un'opera scritta che ordinasse e desse
rilevanza alle intuizioni ed alle scoperte da lui compiute in quest'ambito.
Artemidoro attribuisce al sogno una potenza divinatoria e una capacità
preveggente che l’anima esercita attraverso di questo per una sorte di
pedagogia utile al singolo (pagg 61-63).
• Come i suoi moderni colleghi, Artemidoro sapeva bene che il mondo
onirico forma una realtà complessa e sfuggente.
L’INTERPRETAZIONE DI ARTEMIDORO
• Nella sua prospettiva il sogno ha un valore premonitorio, ma non tutti i
sogni sono profetici e comunque non tutti nello stesso modo. Esiste
intanto la categoria degli enypnia: questi non preannunciano niente se
non un confuso cumulo di immagini che celano impulsi elementari. Di essi
Artemidoro non si cura, come non si cura del sogno oracolare e della
visione diretta. Il suo lavoro di interprete si esercita su quelli che egli
chiama allegorici, cioè quelli che contengono un messaggio segreto da
decifrare attraverso lo studio dei simboli che formano la vera stoffa dei
sogni.
• Questi sogni si mascherano per comunicare e il vero significato è quello
nascosto. Dunque ad Artemidoro è ben chiara l’esistenza di due livelli di
sogno (quello manifesto e quello latente), distinzione da cui partirà Freud
nella sua interpretazione.
L’ANALOGIA
Posto che il linguaggio dei sogni è un linguaggio metaforico, Artemidoro ricorre per
decodificare i sogni all’analogia.
Nel sogno, come nel procedimento analogico, una cosa sta al posto dell’altra, la sostituisce
comunicando lo stesso messaggio ma con altre parole o altre immagini (la pioggia per
lacrime, il toro per ira…)
Che il procedimento metaforico sia la chiave essenziale per comprendere il linguaggio del
sogno Artemidoro lo dice più volte chiaramente e lo mette in pratica nelle sue
interpretazioni: per esempio gli è chiaro che se uno è innamorato di una donna, non
sognerà direttamente lei, ma un cavallo o uno specchio o una nave o il mare o un animale
femmina oppure un vestito femminile, insomma tutto quello che può simboleggiare una
donna. Se ha paura di qualcuno non sognerà lui, ma vedrà un animale feroce o gli parrà di
uccidere un bandito o rompere dei legami.
Quella di Artemidoro è una simbolica e una retorica del sogno, in quanto delinea una fitta
rete di scambi simbolici che egli spiega secondo i procedimenti del linguaggio figurato.
Oltre alla metafora il sogno può utilizzare altre figure retoriche: ad esempio la metonimia.
Quando al posto della donna si sogna il suo specchio o il suo vestito, il sogno mette in opera
una figura di contiguità: si sogna ciò che lei porta in mano, una parte per il tutto.
I MECCANISMI SIMBOLICI
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Attraverso una lunga esperienza con l’universo onirico Artemidoro perviene a
una profonda comprensione dei meccanismi simbolici del sogno, con intuizioni
che potrebbero essere confermate dai moderni psicoanalisti.
Quando per esempio afferma che “tra i sogni, alcuni predicono molte cose
mediante molte immagini, altri poche cose mediante poche immagini, altri
molte cose mediante poche immagini, altri poche cose mediante molte
immagini” rivela la consapevolezza dei meccanismi di condensazione,
traslazione e mascheramento del sogno.
Così pure Artemidoro percepisce bene il fenomeno dell’equivalenza fra i vari
elementi del sogno, in modo che talvolta sotto una figura onirica se ne cela
un’altra: “padroni, padri, precettori, dei hanno tutti lo stesso significato”.
Questo tipo di osservazione manifesta la consapevolezza dei meccanismi di
traslazione emotiva o transfert di cui un sogno si fa portatore, per cui
l’atteggiamento emozionale che si forma nell’infanzia verso la figura paterna
viene poi trasferito nel corso della vita su ogni figura d’autorità, su ogni nuovo
“padre” incontrato durante il proprio cammino: un maestro, un leader politico,
un capo e naturalmente il Padre Celeste.
LA RIVOLUZIONE DI FREUD
• Artemidoro ha in comune con tutti gli antichi la concezione che il sogno
abbia la funzione eminentemente pratica di influenzare il sognatore
orientandolo nell’incertezza caotica del futuro incombente attraverso la
comunicazione di un messaggio coinvolgente ma simbolicamente oscuro
che aspetta solo di essere decodificato. Fino alle soglie del XX secolo il
sogno come un ponte gettato verso il disvelamento di un futuro sfuggente.
• L’affascinante concezione dell’attività onirica come misteriosa fucina di
messaggi di natura prospettica viene scientificamente demolita dalla
nuova tecnica interpretativa elaborata agli inizi del novecento da Sigmund
Freud che invita a rivolgere lo sguardo alle più riposte pieghe delle
originarie esperienze infantili: i sogni servono a comprendere il soggetto
che sogna, non più gli eventi a lui esterni o i disegni divini.
• Con l’avvento della Psicoanalisi l’uomo riconquista la paternità delle
proprie costruzioni psichiche e dei relativi processi, di cui è direttamente
responsabile.
LA RIVOLUZIONE DI FREUD
• La connotazione prospettica che sempre ha contraddistinto la
comunicazione onirica perde, di conseguenza, la sua originaria importanza
a tutto vantaggio di un più capillare interesse rivolto ai vissuti dell’infanzia:
il sogno è la proiezione di un passato pulsionale rimosso, che si ripresenta
in forma mascherata grazie all’intervento di una censura che come un
filtro deforma gli inconsci desideri inconfessabili, specialmente di natura
sessuale, rendendoli irriconoscibili, apparentemente bizzarri, ma in realtà
dotati di profondi significativi.
• Il taglio regressivo di Freud, tutto proteso a comprendere il presente
attraverso un tuffo negli eventi infantili, non conferisce conseguentemente
pieno valore ai dinamismi creativamente finalistici sottesi
nell’immaginazione onirica, la quale rielaborando i dati del passato li
supera attraverso una tensione al futuro, al non ancora, al progetto.
FREUD
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Partendo da una visione strettamente deterministica Sigmund Freud – erede
del positivismo e figlio dell’età della scienza – considera il sogno come un
rituale regressivo, che soddisfa un inconscio desiderio rimosso di natura
libidica. Per questo l’immaginazione onirica si perde nelle pieghe delle
esperienze originarie. La chiave regressiva finisce per considerare l’immagine
onirica come proiezione del passato all’interno di un processo essenzialmente
astorico, poggiante su una visione ciclica della temporalità.
In quest’ottica la funzione onirica manca d’attenzione nei confronti
dell’attitudine dell’immagine a rielaborare creativamente il passato attraverso
una tensione al futuro.
Non mancano però affermazioni dove Freud si mostra aperto verso il finalismo
causale: “Il rapporto della fantasia col tempo è in genere molto significativo: si
deve dire che una fantasia ondeggia quasi tra tre tempi, i te momenti
temporali della nostra attività rappresentativa. Dunque passato, presente e
futuro sono come infilati al filo del desiderio che li attraversa. Il desiderio
utilizza un’occasione offerta dal presente per proiettare, secondo il modello
del passato, un’immagine dell’avvenire”.
TECNICA INTERPRETATIVA
• Se il principale meccanismo di cui si serve la censura dell’inconscio (che
Freud chiama Es) per imporre restrizioni all'espressione dei desideri
inconsci è la simbolizzazione, il significato del sogno si scopre attraverso
un processo inverso a quello operato dalla censura ovvero tramite
l'interpretazione che, dal contenuto manifesto - il sogno in quanto
ricordato e riferito dal soggetto - risale alle latenze inconsce, cioè il testo
originale del sogno costituito da quei desideri e pulsioni profonde (di
natura sessuale e aggressiva secondo Freud) che hanno provocato il sogno
medesimo. L'interpretazione dunque metterebbe a nudo le distorsioni
imposte dalla Censura onirica.
• Nella tecnica psicoanalitica, all'interpretazione l’analista giunge attraverso
l'associazione libera, nella quale il paziente è invitato ad associare i suoi
pensieri in relazione alle immagini e alle emozioni del suo sogno,
pervenendo così a rintracciare i motivi inconsci originari.
Contemporaneamente anche l’analista si serve del suo inconscio stesso
come strumento cognitivo associando e prestando attenzione alle proprie
fantasie.
ASSOCIAZIONI
• Secondo Freud il cammino delle associazioni libere non deve essere inteso
come una vera e propria ripetizione a ritroso del cammino percorso dal
lavoro onirico, ma nello stesso tempo occorre mantenere ben ferma l’idea
che attraverso le associazioni ci si aggiri nei dintorni dei motivi effettivi del
sogno.
• La ricchezza delle associazioni mette in risalto una delle procedure
dell’elaborazione onirica: la condensazione (le altre sono lo spostamento,
la drammatizzazione, la simbolizzazione e la rappresentazione per
l’opposto). Infatti, in rapporto al sogno intero o a frammenti di sogni, si
parla di condensazione per il fatto che «il sogno è scarno, misero, laconico
in confronto alla mole ed alla ricchezza dei pensieri del sogno».
UN ESEMPIO
• A titolo di esempio cito un sogno e una interpretazioni riferiti da Freud nel
Die Traumdeutung. Si tratta di un’anziana paziente viennese affetta da
isteria (oggi definito Disturbo da Conversione, “isteria” era un termine
utilizzato nella psichiatria dell'Ottocento per indicare una tipologia di
attacchi nevrotici molto intensi, di cui erano generalmente vittime soggetti
femminili).
• Ecco il sogno della vecchia signora riferito da Freud:
“Con una fretta tremenda andai a fare delle commissioni. Nel Graben (che
è la prima via pedonale del centro di Vienna) mi piegai sulle ginocchia,
come se stessi per accasciarmi. Molte persone si radunarono intorno a
me, specialmente vetturini; ma nessuno mi aiutava ad alzarmi. Feci dei
vani tentativi, ma alla fine ci riuscii, perché mi misero su una vettura che
mi portò a casa. Qualcuno mi gettò dietro, attraverso il finestrino, un
pesante cesto (come un cesto per la spesa” (Interpretazione pp. 194-195)
LA TRASFORMAZIONE
PSICOANALITICA
Alla base della teoria del sogno e del metodo psicoanalitico sta secondo Freud il concetto di
trasformazione. Il "dispositivo analitico" è un sistema di trasformazione, attraverso cui i
processi somatopsichici inconsci acquisiscono le condizioni della rappresentabilità e
divengono suscettibili di legarsi in pensieri e in significati. Ciò che originariamente è una
quantità, una pulsione, una sensazione, un affetto, si converte in un'immagine onirica, in
una rappresentazione di desiderio o d'angoscia, in un pensiero. Ne consegue che oggetto
dell'analisi non è il conscio, né l'inconscio, ma il transito di elementi selezionati dall'uno
all'altro; cioè il farsi e il disfarsi del pensiero, gli attraversamenti reciproci dalla mente al
corpo e da sé all'altro, i movimenti di integrazione e di disintegrazione attraverso cui la
realtà psichica si rende osservabile o si nasconde, si ripete o si trasforma.
Compito fondamentale dell'analisi è "la capacità di condurre il paziente verso la
rappresentazione"; ma tale compito non è realizzabile nel solo ordine della
rappresentazione. Prerequisito della trasformazione analitica è l'attraversamento della
perturbazione emotiva, come responsabile del cambiamento di senso. Reciprocamente, il
legame con la parola e il ricordo è a sua volta responsabile della riappropriazione del senso.
In mancanza di questa, il campo emotivo diviene il luogo di "trasformazioni inverse":
desimbolizzazioni, allucinazioni e azioni.
LA TRASFORMAZIONE
PSICOANALITICA
• La trasformazione richiede che siano condivisi il
"qui e ora" e il "lì e allora", il tempo presente e il
tempo passato, l'esperienza e il ricordo, il
divenire-inconscio e l'inconscio-rimosso, donde la
parola, l'affetto e il senso parimenti procedono.
Ogni volta che una delle dimensioni del campo
analitico usurpa col suo spessore il posto delle
altre, ne consegue la degenerazione in un campo
aspecifico: in un campo ermeneutico o in un
campo d'azione; in un campo cognitivo o in un
campo affettivo; in un campo di interazioni
inconsce o in un campo di transazioni reali.
IL SOGNO SECONDO JUNG
Secondo l'altro grande psicanalista, Carl Gustav Jung, i sogni potevano essere letti oltre
che col metodo causalistico del suo maestro Freud, che dal sogno perveniva ai motivi
inconsci connessi alla storia del soggetto, anche con quello prospettico, con uno
sguardo sul futuro, il che consentì a Jung di osservare nel vissuto onirico le linee di
sviluppo della crescita psicologica a partire dalla potenzialità che nel sogno si
manifestino "cose non ancora realizzate". Sin dall'inizio Jung aveva concepito i sogni
come creazioni.
Un'altra differenza rispetto al modello freudiano sta nel fatto che secondo Jung il
sogno può rappresentare,oltre che contenuti dell'inconscio personale, anche temi
propri dell'inconscio collettivo che è quella parte della nostra psiche che conserva
simboli universali detti archetipi che non provengono da acquisizioni personali, ma che
sono ereditati dalla specie come risultato della storia dell'umanità a partire dalle
origini. Secondo la concezione junghiana, all'inconscio collettivo vanno ascritte la
produzione dei miti, delle idee religiose, delle visioni e dei sogni, poiché persone di
culture differenti possono spontaneamente attingere da un comune immaginario
simbolico.
L’INCONSCIO COLLETTIVO
Jung giunse a formulare il concetto di inconscio collettivo proprio grazie all'interpretazione di un suo
sogno, in cui compare un classico simbolo onirico: la casa. Egli sognò di trovarsi in un comodo salotto
arredato in stile settecentesco, al primo piano di un'abitazione ignota che però sentiva essere la sua
casa. Si diresse ad esplorare il resto della casa. Scorse un pesante portone che dava su una scalinata,
scese al piano sottostante che immetteva in una cantina. Questa cantina era un grande locale
dall'aspetto antico con uno splendido soffitto a volta; sotto di essa, passando per un'altra scala, si
ritrovò in una sorta di caverna simile ad una tomba preistorica piena di ossami, con teschi e frammenti
di ceramiche. Jung interpretò il sogno così: <<Mi era chiaro che la casa rappresentava una specie di
immagine della psiche, cioè della condizione in cui era allora la mia coscienza, con in più le integrazioni
inconsce fino allora acquisite. La coscienza era rappresentata dal salotto: aveva un'atmosfera di luogo
abitato. Col pianterreno cominciava l'inconscio vero e proprio. Quanto più scendevo in basso, tanto più
diventava estraneo e oscuro. Nella caverna avevo scoperto i resti di una primitiva civiltà, cioè il mondo
dell'uomo primitivo in me stesso, un mondo che solo a stento può essere raggiunto o illuminato dalla
coscienza. Il mio sogno rappresentava pertanto una specie di diagramma di struttura della psiche
umana. Il sogno divenne per me una immagine guida. Fu la mia prima intuizione dell'esistenza, nella
psiche personale, di un a priori collettivo che ritenni fosse costituito da tracce di primitivi modi d'agire.
In seguito, con la più vasta esperienza e sulla base di più ampie conoscenze, ravvisai in quei modi d'agire
delle forme istintive, cioè degli archetipi>> (pp. 200-201)
IL SOGNO IN JUNG
• “Il sogno è una porticina nascosta nei recessi più interni e segreti
dell’anima, che si apre su una notte cosmica che era già psiche molto
prima che vi fosse una qualsiasi coscienza dell’Io, e che rimarrà psiche per
quanto la coscienza egoica possa espandersi. Perché ogni coscienza egoica
è isolata: separa e discrimina, conosce solo i particolari e vede solo ciò che
è rapportabile all’Io. E’ essenzialmente limitazione, benché possa
raggiungere le più lontane nebulose fra le stelle. Ogni coscienza separa;
ma nei sogni indossiamo le sembianze di quell’uomo più universale, più
vero., più eterno, che abita l’oscurità della morte primordiale. Là egli è
ancora il tutto, e il tutto è in lui, indistinguibile dalla natura e privo di ogni
egoicità.
• E’ da queste profondità unificanti che il sogno emerge, per quanto
infantile, grottesco e immorale possa apparire. E’ tanto simile a un fiore,
nel suo candore e nella sua veracità, che ci fa arrossire della falsità delle
nostre vite”.
IL CONFLITTO CON FREUD
• Dopo aver raccontato il sogno a Freud, questi tenta di interpretarlo
ricorrendo alla tecnica associativa. Ma Jung rifiuta l’interpretazione di
Freud e acquista consapevolezza per la prima volta di quanto fosse forte la
differenza fra l’atteggiamento intellettuale di Freud e il suo.
• Se la tecnica elettiva freudiana dell'interpretazione è l'associazione
libera, il procedimento utilizzato da Jung e dagli analisti che si
rifanno a lui è l'"amplificazione" che consiste nel richiedere al
soggetto di intrattenersi sul proprio sogno, fornendo le sue
impressioni su di esso, esprimendo quel che in esso lo colpisce in
modo particolare, arricchendolo con altre immagini e simboli,
illuminando così i temi onirici in tutte le loro sfumature di possibili
significati, utilizzando anche l'"immaginazione attiva" che porta il
paziente ad entrare da sveglio nello stato mentale del sogno,
seguendo spontaneamente le fantasie, le immagini e i simboli che
emergono.
IL PRINCIPIO DELLA COMPENSAZIONE
•
•
•
Nella visione junghiana il sogno è sempre più il teatro dove il sognatore è allo stesso
tempo la scena, l'attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l'autore, il
pubblico e il critico. “Il sogno è una auto-rappresentazione spontanea della situazione
attuale dell’inconscio espressa in forma simbolica” – scrive Jung.
L’elaborazione onirica secondo Jung obbedisce a un’importante legge di equilibrio
psichico: la legge della enantiodromia, la corsa verso l’opposto. La compensazione
psichica è per Jung un principio euristico per l'interpretazione dei sogni.
Jung concepisce la vita psichica come un sistema autoregolantesi, che si mantiene in
equilibrio come il corpo. Per ogni processo che si spinga troppo innanzi, si producono
subito e necessariamente delle compensazioni. In questo senso il principio della
compensazione può essere assunto a regola fondamentale del comportamento
psichico: quando una parte è in difetto, si produce un eccesso nell'altro. Anche la
relazione fra coscienza e inconscio ha carattere compensatorio; da ciò deriva, per
l'interpretazione dei sogni, un fondamentale principio euristico, che equivale a
chiedersi: «”Qual è l'atteggiamento cosciente che viene ad essere compensato dal
sogno?” . Con ciò il sogno viene posto in stretta relazione con la situazione cosciente.
Ne deriva che un sogno non può mai essere interpretato con sicurezza senza che si
abbia una conoscenza generale della situazione conscia del paziente; solo in base a tale
conoscenza è possibile fissare il significato da attribuire ai contenuti inconsci»
COMPENSAZIONE
• I sogni intervengono spesso a compensare un atteggiamento cosciente
troppo unilaterale.
• “La funzione generale dei sogni consiste nel restaurare il nostro normale
status psicologico – scrive Jung – attraverso la produzione di materiale
onirico che ristabilisce, con una sottile operazione, il nostro totale
equilibrio psichico. Questo è ciò che io chiamo il ruolo complementare (o
compensatorio) dei sogni nell’ambito della nostra struttura psichica. Ciò
spiega perché le persone che hanno una troppo alta opinione di sé, o che
fanno progetti grandiosi del tutto sproporzionati alle loro effettive
capacità, sognano di volare o di cadere. Il sogno compensa le deficienze
della loro personalità e contemporaneamente mette in guardia queste
persone contro i pericoli del loro comportamento. Se gli avvertimenti dei
sogni non vengono presi in considerazione, possono accadere veri e propri
incidenti: la vittima può cadere dalle scale o avere un incidente d’auto”.
IL SOGNO DELL’UOMO D’AFFARI
Ricordo il caso di un uomo che era invischiato in un gran numero di affari
poco puliti. Egli maturò una passione pressoché morbosa per le rischiose
scalate alpinistiche, come una specie di compensazione. Egli cercava di
superare se stesso. Una notte sognò di precipitare nel vuoto dalla sommità di
un’alta montagna. Quando mi raccontò il sogno compresi subito il pericolo cui
andava incontro; cercai perciò di fargli capire l’avvertimento del sogno e di
convincerlo a contenersi. Gli dissi anche che il sogno prediceva la sua morte in
un incidente alpinistico. Tutto fu invano sei mesi dopo egli “precipitò nel
vuoto”. Una guida di montagna lo osservava mentre, insieme ad un amico, si
stava calando con la corda in un tratto difficile. L’amico aveva trovato un
appiglio provvisorio su una sporgenza della parete e il mio cliente lo seguiva.
Improvvisamente, secondo il racconto della guida, egli si staccò dalla corda
come se saltasse nel vuoto. Cadde addosso all’amico e precipitarono insieme.
Morirono tutti e due.
CONCLUSIONE DI JUNG
• Leggere le pagine 109-110 di L’uomo e i suoi
simboli
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