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ballando nudi nel campo della mente
giuseppina trifiletti INTRODUZIONE • Nietzsche PRIMA METÀ DEL ‘900 • Il Neopositivismo • Einstein • I quanti di energia • Il paradosso EPR • I teoremi di Gödel SECONDA METÀ DEL ‘900 • Perdita di previsione e di spiegazione • Carlo Ginzburg • Il teletrasporto • Che cosa è l’informazione? • Dall’Informazione allo Spirito CONCLUSIONE • La Teologia è una scienza? INTRODUZIONE NIETZSCHE Nietzsche aveva polemizzato con il meccanicismo e con il positivismo ottocentesco e con tutto ciò che voleva rendere simile e calcolabile quello che invece è per sua natura eterogeneo e non calcolabile. ” Il pensiero del giorno”, come lui stesso lo chiamò, ricerca nella natura un senso e una razionalità che non ci sono. Egli invece ritenne il pensiero notturno più adatto a scrutare la profondità e la complessità del mondo proprio perché non pretende di renderlo più semplice e meno inquietante. Il filosofo profetizzò la caduta di tutti i valori entro i due secoli seguenti. Nietzsche morì nel 1900. Egli aveva preannunciato il nichilismo. La filosofia del novecento è pervasa da questo atteggiamento nichilista e anche per questo motivo sono emerse un’idea della verità e una comprensione della realtà più ricche di sfaccettature. Pare di poter riconoscere anche nella scienza la crisi delle certezze che il filosofo aveva previsto nella cultura che sarebbe seguita. PRIMA METÀ DEL ‘900 Dio non gioca a dadi con l'universo Einstein Smettila di dire a Dio che cosa deve fare! Bohr http://www.lucevirtuale.net/biografie/introduzione.html 1858 - 1947 PLANCK 1885 - 1962 EINSTEIN 1879 - 1955 H E I S E N B E R G BOHR 1902 - 1976 NEOPOSITIVISMO L’empirismo logico e le novità della geometria e della fisica La realtà del mondo La scienza ha acquistato una nuova consapevolezza: perduto l’ottimismo si rende conto che la realtà è inafferrabile. La Scienza mette in crisi il realismo più ingenuo, quello del senso comune, per il quale accedere al reale sembra immediato, e supera anche il positivismo ottocentesco, con la sua fiducia radicale nella possibilità da parte della scienza di scoprire leggi di natura con capacità di previsione. È il caso di sottolineare che il positivismo è diverso dal realismo più ingenuo, perché è una filosofia dell’esperienza, e come tale pone l’accento sul fatto che ogni conoscenza si riferisce esclusivamente all’insieme delle osservazioni, e non quindi direttamente alla realtà in sé stessa. Nella prima metà dl ‘900 si delinea un indirizzo di pensiero che tiene conto delle nuove teorie dovute ad Einstein e ai fisici che fin dal 1900, a iniziare da Planck, hanno dato l’avvio alla fisica dei quanti. Si tratta dell’empirismo neopositivismo. logico o Questo nuovo indirizzo filosofico attribuisce a sé il compito di chiarire concettualmente i nuovi orientamenti sia della fisica che della matematica e, tra l’altro, non ritiene sia proprio della scienza l’attribuzione dei fatti osservati a una realtà indipendente, pur non negando l’esistenza di questa realtà. Vediamo ora brevemente quali sono stati i progressi fatti dal pensiero scientifico che hanno destato interesse nei neopositivisti. Nuova Fisica I primi trent’anni del Novecento vedono la nascita di due tra le più grandi rivoluzioni concettuali nella storia della scienza: la relatività e la meccanica quantistica. Le idee alla base di queste teorie non riguardano solo la fisica, ma invadono l'intera concezione del mondo. Il loro potere innovativo è paragonabile a quello dell'invenzione della ruota, della rivoluzione copernicana, delle teorie darwiniane, della meccanica di Newton: nuovi strumenti pratici e concettuali per conoscere. Nuova geometria Proprio nell’intento di assumere un assetto più rigoroso, fin dall’inizio dell’ottocento nella geometria si era delineata una crisi, e successivamente la crisi dei fondamenti aveva coinvolto tutta la matematica. Prima dell’avvento delle geometrie non euclidee si pensava che la nostra intuizione non commettesse errori geometrici. e ci fornisse quindi l’unica rappresentazione corretta della realtà. Con la legittimazione delle geometrie non euclidee si dovette rinunciare a questo rapporto immediato tra l’intuizione e la realtà. Geometria e spazio fisico Dall’inizio dell’’800 si fanno avanti geometrie diverse da quella di Euclide TRE GEOMETRIE EQUIVALENTI SUL PIANO DELLA VALIDITÀ, DELLA COERENZA. QUALE GEOMETRIA È QUELLA VERA? Quale quella corrispondente alla realtà fisica? Per capire come è fatta la realtà l’esperimento non basta, l’interpretazione dipende anche dalla teoria utilizzata Il Convenzionalismo • Le geometrie sono tutte e tre vere (valide) • Possono essere più o meno comode • Viene così a cadere il principio di non contraddizione? No, perché se viene considerata vera una delle tre geometrie, allora non può essere vera nessun altra per quel modello della realtà. Una volta scelta per una teoria una delle tre allora restano escluse le altre. EINSTEIN l’ultimo fisico classico La geometria di Einstein Anche Einstein ritenne che la geometria fosse una costruzione dell’intelletto che può essere sostituita ed infatti fu da lui sostituita con la geometria di Riemann all’interno della teoria della relatività generale. Einstein costrinse a ripensare all’idea di spazio, ma anche a quella di tempo. Il Tempo di Einstein non è più il tempo assoluto di Newton, ma è relativo al Sistema di Riferimento: la simultaneità per Einstein divenne relativa al Sistema di Riferimento (relativa all’osservatore). Ciò che è simultaneo per un osservatore non lo è per un altro in moto rispetto a lui. Einstein una strana realtà una realtà, ma surreale "Il castello sui Pirenei” di Magritte" I QUANTI DI ENERGIA la fisica quantistica mise in evidenza l’inadeguatezza del determinismo e la realtà divenne sempre meno raggiungibile. Nel 1900 Planck ottiene una formula con cui può prevedere il comportamento della radiazione di corpo nero per la prima volta a tutte le frequenze. Tale comportamento era ben noto invece sperimentalmente da molto tempo. La chiave sta in due idee inedite: - l'energia nella cavità non assume tutti i valori possibili tra uno iniziale e uno finale, ma è distribuita in "pacchetti" o quanti; - la seconda idea è che l'energia di un quanto è proporzionale alla frequenza ν della radiazione e il coefficiente di tale proporzionalità dev'essere una nuova costante universale, oggi nota come costante di Planck (h = 6,63 10-34 Js). Nota Bene • La meccanica classica descrive in modo sostanzialmente accurato gran parte dei fenomeni meccanici osservabili direttamente nella nostra vita quotidiana. • Si osserva invece una considerevole discrepanza fra le previsioni della meccanica classica e gli esperimenti per sistemi nei quali le velocità in gioco sono paragonabili con la velocità della luce • Si osserva una considerevole discrepanza anche per sistemi di dimensioni spaziali paragonabili a quelle atomiche o molecolari (per i quali la costante fondamentale con cui confrontarsi è la costante di Planck (6,6.10-34Js). • In questi casi la meccanica classica viene sostituita rispettivamente dalla meccanica relativistica e dalla meccanica quantistica. Principio di indeterminazione 1) L’osservatore influenza il fenomeno Una metafora: i gufi vivono di notte. Se devo osservare un gufo e voglio sapere dove si trova, devo illuminarlo. Illuminandolo perdo informazioni sul suo stato di moto, se voglio conoscere il suo stato di moto devo illuminarlo il meno possibile e in questo modo perdo informazioni sulla sua posizione difficilmente individuabile al buio. Il principio di indeterminazione Ahi, ma guarda questi!!! Perché non si fanno i fatti loro?!? Questi fotoni mi hanno messo un’agitazione! fotoni Per osservare qualcosa dobbiamo farlo interagire con uno strumento di misura.. Ad esempio illuminiamo un elettrone per osservarlo. Se colpiamo una boccia con un’altra boccia perturbiamo il suo stato. Analogamente i fotoni, colpendo l’elettrone, perturbano il suo stato, e quindi non possiamo più conoscere la sua effettiva velocità. Se invece non lo illumino sufficientemente non sono in grado di conoscere la sua posizione. Posso però conoscere la sua effettiva velocità. In conclusione: o conosco la sua posizione o la sua velocità. Il principio di complementarità e il dualismo onda-corpuscolo Il principio di complementarità descrive quella particolare caratteristica per cui i fenomeni che avvengono a livello atomico e subatomico hanno un duplice aspetto: corpuscolare e ondulatorio. Questi due aspetti non possono però mai essere osservati contemporaneamente durante lo stesso esperimento. Fu inizialmente enunciato da N. Bohr per conciliare il dualismo onda corpuscolo delle particelle elementari. L’EFFETTO TUNNEL La particella imprigionata passa attraverso la parete Effetto Tunnel Esiste una probabilità non nulla che una particella atomica confinata in una barriera riesca, come una pallina che attraversi le pareti di una tazzina a fuoriuscire dalla barriera. Esiste una probabilità non nulla anche se la sua energia è minore del valore minimo previsto dalla fisica classica per l’uscita dalla buca (l’energia per saltare fuori). Sorprendentemente (per il senso comune) la particella si può trovare al di là della barriera, anche se possono passare migliaia, milioni di anni prima che l’evento si verifichi. Il cosiddetto effetto tunnel costituisce una delle più curiose manifestazioni della natura quantistica della materia. La sua fenomenologia si può racchiudere in un esempio: abbiamo di fronte a noi un muro alto diversi metri e lo dobbiamo superare. Apriamo il nostro libro di fisica classica, e dopo poco ci convinciamo che l'unico modo è arrampicarci con pazienza fino in cima, ovvero portarci a una energia potenziale gravitazionale più alta rispetto a quella del muro. L'arrampicata ci costerà un'energia pari al guadagno di energia potenziale gravitazionale. Saltando giù dalla parte opposta, riavremo indietro l'energia spesa sotto forma di energia cinetica. Se invece apriamo il libro di fisica quantistica, scopriamo che c'è un altro metodo che potrebbe funzionare: se corriamo (con fiducia...) verso il muro, c'è una certa probabilità non nulla di riuscire ad attraversarlo (senza demolirlo) e di ritrovarci a correre indisturbati dalla parte opposta. Come se avessimo attraversato un tunnel. La nostra esperienza quotidiana ci suggerisce (anche senza provare) che questo fenomeno non avviene mai per gli oggetti macroscopici; viene invece osservato sotto vari aspetti nello scenario (quantistico) delle particelle elementari. NB. Esiste il microscopio a effetto Tunnel … Onda di probabilità La particella prima di essere osservata non ha una posizione precisa è “dissolta” secondo un’onda di probabilità, nel senso che, prima dell’osservazione si trova in tutti gli stati possibili, in una sovrapposizione di stati. Solo quando osservo, misuro, allora la particella compare in una precisa posizione. Prima dell’osservazione però non ha una posizione definita. Nota Bene Anche nella fisica classica utilizziamo la probabilità. Possiamo scommettere per esempio che il nostro amico Piero è a casa a lavorare, ben sapendo che potrebbe anche essere andato al cinema, ma riteniamo più probabile che sia rimasto a casa a completare un lavoro. Suoniamo il campanello e lo troviamo in casa. Secondo la fisica classica, secondo la teoria classica della probabilità, il nostro amico anche prima che io lo venissi a sapere con certezza, era a casa. L’ignoranza era mia, ma lui aveva una precisa posizione anche prima che io lo constatassi personalmente. Invece la particella quantistica acquista una precisa posizione solo dopo che ho eseguito la misura, ho osservato cioè come stanno le cose, e solo in quel momento le cose stanno in un certo preciso modo, prima stavano in tutti i modi possibili. IL PARADOSSO EPR e l’informazione istantanea L'esistenza di un limite di velocità per le interazioni aveva condotto la fisica relativistica ad enunciare un principio di località: un evento non può influire causalmente su un altro evento se non dopo un certo tempo finito necessario alla propagazione del segnale. Uno degli aspetti della fisica quantistica, più radicalmente innovativi per la nostra visione del mondo, fisico consiste nell'averci svelato una radicale non-località dell'universo. 1935 - il paradosso EPR di Einstein Podolsky e Rosen Il termine paradosso sta solo ad indicare che quello che viene messo in evidenza dall’esperimento concettuale di Einstein, Podolsky, Rosen e che segue dalla Teoria Quantistica, è una realtà paradossale, inaccettabile, ma questo non vuol dire affatto che sia contradditoria. Ad esempio l’ antinomia del mentitore “Io sto mentendo”, dà origine a una vera e propria contraddizione e non semplicemente a qualche effetto paradossale, stravagante: se mento dico la verità, se dico la verità allora mento. Sembra difficile guardare le carte di Dio. Ma neanche per un attimo posso credere che Egli giochi a dadi e faccia uso di mezzi “telepatici” (come la teoria quantistica pretende che Egli faccia) corrente Albert Einstein I dubbi di Einstein Data l’assenza di qualsiasi inconsistenza logica nell’interpretazione di Copenaghen, e dato che non esistono esperimenti che falsifichino le predizioni della teoria, il convincimento di Einstein, e dei suoi collaboratori, era che l’incompatibilità tra la teoria e la realtà oggettiva non poteva che essere causata da una incompletezza della stessa teoria. Interpretazione di Copenaghen L’interpretazione della meccanica quantistica si ispira fondamentalmente ai lavori svolti da Niels Bohr e da Werner Karl Heisenberg attorno al 1927, all'epoca della loro collaborazione a Copenaghen, e riceve una formulazione meglio definita soprattutto a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. L'interpretazione riguarda aspetti della meccanica quantistica quali il principio di complementarietà e la dualità onda-corpuscolo. principio della causalità locale Einstein postulava la realtà oggettiva, quella secondo la quale il mondo esiste in uno stato definito. Nessuna ragionevole concezione del mondo reale poteva prescindere dall’oggettività, secondo lui. L’idea centrale dell’esperimento concettuale (EPR) è che eventi verificantesi a grande distanza da noi non possono agire in modo diretto e simultaneo su oggetti ubicati vicino a noi. Secondo Einstein e colleghi la teoria quantistica doveva o violare il principio della causalità locale o essere incompleta. Einstein dimostrò infatti che, se la realtà è oggettiva e la teoria quantistica completa, effetti non locali sono inevitabili (comunicazioni istantanee a distanza). Due particelle 1 e 2 si trovano l’una vicina all’altra. Rispetto a un punto prestabilito q1 e q2 sono le loro posizioni. Le particelle sono in moto e i loro impulsi sono p1 e p2. La relazione di indeterminazione di Heisenberg permette di misurare contemporaneamente la somma degli impulsi p=p1+p2 e la distanza q=q1-q2. l’impulso totale si conserva. Le due particelle interagiscono, poi la particella 2 raggiunge Londra, mentre la 1 si trova a New York. Sappiamo che l’impulso totale si conserva (è lo stesso prima e dopo l’interazione). Se misuriamo l’impulso della particella 1 a New York e poi sottraiamo tale quantità dall’impulso totale, deduciamo l’impulso della particella 2 che si trova a Londra. Analogamente se misuriamo con esattezza la posizione della particella rimasta a New York, poi possiamo dedurre (q=q1-q2) la posizione della particella a Londra dato che conosciamo la distanza tra le due. La misurazione della posizione q1 della particella che si trova a New York altererà la precedente misurazione del suo impulso, ma in base al principio della causalità locale (l’altra particella non può essere influenzata da quello che accade alla particella 1 a New York), dovrebbe lasciare immutato l’impulso p2 che abbiamo appena calcolato. Abbiamo quindi dedotto senza alcuna indeterminazione sia l’impulso che la posizione della particella 2 a Londra. Invece per la particella 1 a New York, misurando la posizione abbiamo perturbato il suo impulso, che non è più quello di prima. Per la particella a Londra non è stato perturbato l’impulso non essendo stata eseguita su di lei nessuna misura. Le misure sulla particella 1 hanno determinato lo stato della particella 2. Abbiamo quindi misurato sia l’impulso che la posizione con precisione, andando contro il principio di indeterminazione di Heisenberg. Il principio di indeterminazione di Heisenberg esclude la possibilità di misurare senza incertezza posizione e impulso di una particella. Basandoci sul principio della causalità locale (due particelle non si possono influenzare istantaneamente a grandi distanze) abbiamo quindi conseguito un risultato la cui possibilità viene esclusa dalla teoria quantistica, un risultato che va contro la teoria. Secondo Einstein, Podolsky e Rosen La teoria quantistica è incompleta O accettiamo che nella teoria dei quanti ricompaia lo spettro dell’azione a distanza, che viola il principio di causalità locale, o la teoria stessa è incompleta ed esiste un modo per misurare con precisione sia l’impulso che la posizione. Per Einstein la violazione del principio di causalità locale era inaccettabile. L’articolo EPR suscitò molto scalpore L’interpretazione alternativa dell’esperimento EPR, quella di Copenaghen, nega l’oggettività del mondo in assenza di effettive misurazioni. Pochi fisici sono disposti ad accettare la possibilità di trasmissioni “telepatiche” dell’influsso causale. Bohr, e con lui la scuola di Copenaghen, non optò per questa conclusione. La scuola di Copenaghen “la luna esiste solo se la osservi” La tesi sostenuta da BOHR è che prima di essere direttamente misurati, posizione e impulso della particella 2 non hanno significato oggettivo. Qualora poi venissero misurati si conformerebbero alle relazioni di indeterminazione di Heisenberg, come prescritto dalla teoria quantistica. Contrariamente a Bohr, Einstein non poté mai accettare l’idea di una realtà-creata-dall’osservatore. A tutt’oggi il problema aperto dal paradosso EPR è ancora presente e non risolto. mutua informazione = entanglement Scrödingher nel 1935 chiamò entanglement questa mutua informazione tra particelle quantistiche La questione, non risolta dal punto di vista teorico, nel senso che ha dato origine a diverse interpretazioni sul suo possibile significato per quel che riguarda la nostra idea di realtà, ha trovato però, alla fine del ‘900, applicazioni pratiche da fantascienza. Si potrebbe affermare che il paradosso è risolto dal punto di vista tecnologico. TELETRASPORTO L A È S O G N O R E A L T À Ragazza giovane su un molo KURT GÖDEL • la “verità” (ciò che è valido) è più ampia dei teoremi di una teoria formaleIn (con maggiore precisione: in ogni teoria matematica T sufficientemente espressiva da contenere l'aritmetica, esiste una formula f tale che, se T è coerente, allora né f né la sua negazione nonf sono dimostrabili in T.) • La coerenza di un sistema complesso non è dimostrabile dall’interno della teoria stessa (Nessun sistema coerente può essere utilizzato per dimostrare la sua stessa coerenza) Chi è sano di mente non può dimostrare di essere sano di mente. A questi modelli scientifici si ispiravano i filosofi neopositivisti, che rinunciarono quindi all’ingenuo modello meccanicistico ottocentesco. SECONDA METÀ DEL ‘900 PERDITA DEL POTERE DI PREVISIONE E SPIEGAZIONE Il potere di previsione Di fronte alle nuove e inquietanti scoperte della fisica, quella classica sembrava invece aver raggiunto il massimo della perfezione e solo verso il 1975 ci si rese conto che sistemi semplici, di cui sembrava essere noto tutto, presentavano un comportamento imprevedibile. Non stiamo parlando, ripeto, né di fisica relativistica né quantistica, ma semplicemente di fisica classica. Verso il 1960 si è potuto analizzare, con l’aiuto del calcolatore, il comportamento di sistemi di cui non è nota la soluzione delle equazioni del moto. Ma solo successivamente si è dovuto constatare che anche sistemi di cui si sapevano risolvere le equazioni avevano un comportamento imprevedibile. dal 1960 I fisici sono stati costretti a riconoscere che il caos deterministico e la complessità mettono in crisi il mondo semplice della scienza postgalileiana. Il caos deterministico non è una prerogativa di sistemi molto complicati ma è presente già nella fisica di pochi oggetti. Vediamo perché. Quando si studia un fenomeno non si parta mai da un punto geometrico da cui emerge una sola linea del futuro, ma si parta in genere da una piccola macchia dato che le condizioni iniziali non sono determinabili con precisioni assoluta. Da questa macchia iniziale emergono a ventaglio linee divaricate, che fanno evolvere il sistema in modo completamente diverso. Consideriamo per esempio un urto perfettamente frontale tra due sfere elastiche uguali (ad esempio palle da biliardo), dove ogni sfera rimbalza a 180° rispetto alla direzione iniziale. Basterà però un piccolissimo scostamento dalla condizione di urto frontale perché le traiettorie siano deviate di angoli sensibilmente diversi da 180°. Se le sfere sono più di due allora le conseguenze di una minima perturbazione nelle condizioni iniziali saranno notevoli dopo due o tre urti soltanto. Anche se si conoscono le equazioni del moto e si sa come risolverle, non è possibile fare previsioni sull’evoluzione del sistema meglio di quanto si possa fare con un moto casuale. Il fisico russo Chiricov ha dimostrato che per un sistema di palle da biliardo l’azione perturbativa dell’interazione gravitazionale, dovuta alla presenza di una persona nella sala del biliardo, è già sensibile dopo nove urti. Per prevedere l’evoluzione di un sistema in un tempo lungo a piacere è necessario conoscere le condizioni iniziali con precisione infinita, i valori delle posizioni e delle velocità dovrebbero essere date con un numero infinito di cifre decimali. Il potere di spiegazione Accanto alla complessità dinamica del caos deterministico, vediamo emergere una complessità strutturale consistente nella difficoltà, e forse nell'impossibilità di descrivere in modo soddisfacente un oggetto complicato riducendolo a pochi componenti elementari. Di questa complessità dell’oggetto ci si è accorti cercando di costruire robot che vedono. Alcuni pensano che parte integrante della struttura dell’oggetto sia la visione d’insieme, “il tutto”, che non è semplicemente la somma delle parti, così come una casa non è solo un insieme di mattoni, in quanto fa parte integrante di essa anche il progetto dell’architetto. Altri, i riduzionisti, credono però che non ci sia nulla, per quanto complesso, che non possa essere capito: per capire basta “sbucciare” ad una ad una le apparenze, per mettere alla luce il nucleo centrale che è sempre di insuperabile semplicità; è solo questione di tempo. La complessità apparente è secondo loro solo semplicità organizzata. Tutti però sono concordi nel riconoscere l’estrema difficoltà di descrivere l’oggetto senza ambiguità. in modo tale che una macchina possa riconoscerlo. Alcuni problemi però restano avvolti nella loro inestricabile, almeno per ora, complessità. Il problema dell’interpretazione 1. - I fatti in sé stessi non sono sufficienti per l’accettazione o il rifiuto di teorie scientifiche; il campo d’azione che lasciano al pensiero è troppo ampio, mentre i divieti della logica e delle metodologie tradizionali sono troppo restrittivi. Tra gli estremi c’è la sfera delle idee umane in continuo mutamento Feyerabend Contro il Positivismo che si ferma ai fenomeni e afferma ”ci sono soltanto i fatti”, direi: 2. - no, proprio i fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni … Nietzsche Carlo Ginzburg mette in evidenza le potenzialità del paradigma indiziario la scienza delle tracce oltre Galileo Carlo Ginzburg (Torino, 1939), ha insegnato all’Università di Bologna, ora insegna all’Università della California a Los Angeles (Ucla) Miti, emblemi e spie. Morfologia e storia Il gruppo di discipline indiziarie non rientra affatto nei criteri di scientificità desumibili dal paradigma Galileiano. Si tratta infatti di discipline eminentemente qualitative, che hanno per oggetto casi, situazioni e documenti individuali, in quanto individuali, e proprio per questo raggiungono risultati che hanno un margine ineliminabile di aleatorietà. Tutt’altro carattere aveva la scienza galileiana, che avrebbe potuto fare proprio il motto scolastico individuum est ineffabile, di ciò che è individuale non si può parlare. L’impiego della matematica e il metodo sperimentale, infatti, implicavano rispettivamente la quantificazione e la reiterabilità dei fenomeni, mentre la prospettiva individualizzante escludeva per definizione la seconda e ammetteva la prima solo con funzioni ausiliarie. “le figure i numeri e i moti, ma non già né gli odori né i sapori né i suoni, li quali fuor da dell’animal vivente non credo che sieno altro che nomi.” Con questa frase Galileo imprimeva alla scienza della natura una svolta in senso tendenzialmente antiantropocentrico e antiantropomorfico, che essa non doveva abbandonare più. É certo, tra il fisico galileiano professionalmente sordo ai suoni e insensibile ai sapori e agli odori, e il medico suo contemporaneo, che arrischiava diagnosi tendendo l’orecchio a petti rantolanti, fiutando feci e assaggiando orine, il contrasto non poteva essere maggiore. A questo punto si aprivano due vie: • o sacrificare la conoscenza dell’individuale alla generalizzazione • o cercare di elaborare, magari a tentoni, un paradigma diverso, imperniato sulla conoscenza scientifica dell’individuale. IL TELETRASPORTO L’ EFFETTO EPR viene utilizzato ad esempio per realizzare il teletrasporto e anche in altre situazioni … entanglement Il teletrasporto quantistico, previsto teoricamente per la prima volta nel 1993, non descrive un trasporto di materia, ma di informazione, l’informazione quantistica. Un corpo verrebbe in pratica distrutto nel momento stesso della scansione per poi essere ricostruito, sulla base delle informazioni ricevute, in un altro luogo dove però i "componenti" dell'oggetto erano già inizialmente presenti. Sono le "istruzioni" che vengono così teletrasportate per ricostruire lo stato fisico. Il teletrasporto è reso possibile da quella particolare proprietà della fisica quantistica ricordata precedentemente, chiamata "entanglement", e ne è la più spettacolare applicazione. L'entanglement, traducibile ad esempio come "intrecciamento”, descrive, come abbiamo già scritto, la possibilità di due sistemi di avere e mantenere strane relazioni a distanza. Einstein la definì come "azione fantasma a distanza". Sono le "istruzioni" che vengono teletrasportate per ricostruire lo stato fisico CHE COSA È L’INFORMAZIONE? la via digitale e la via analogica della conoscenza L’analogico e il digitale sono due modalità di codifica dell’informazione affermatesi intorno agli anni ’50: esse venivano utilizzate per caratterizzare le differenze di elaborazione e di funzionamento tra due tipi di calcolatori, quelli analogici e quelli digitali. In seguito alla diffusione del personal computer e delle altre innovazioni nelle società occidentali avanzate, è nata una contrapposizione piuttosto netta tra le due modalità. Un modello analogico, essendo un dispositivo concreto, cioè sottoposto alle leggi della fisica, avrà un comportamento continuo. Un modello digitale sottoposto alle leggi formali di una teoria non ha errori dovuti agli strumenti di misura, ma presenta limitazioni legate al fatto che la teoria si esprime necessariamente con un numero finito di simboli. L’universo digitale è quello nel quale le informazioni vengono rappresentate da stringhe di 0 e 1. La macchina di Turing honsell È sconcertante quanto sia elementare e quanto tutto sommato sia assolutamente arbitraria. Nella sua formula è composta da un nastro sul quale ci sono zeri e uni e c’è semplicemente un lettore di questo nastro che ha un certo numero finito di stati e la macchina è specificata una volta che uno ha detto: “se mi trovo in un certo stato e con la testina di lettura leggo questo simbolo, allora quello che faccio è una transizione in un altro stato, una modifica del carattere che c’è sul nastro, e mi sposto a destra o a sinistra”. Per di più si scopre che non ha importanza quali siano i simboli che vengono messi sul nastro, non ha importanza quanti nastri la macchina usa, non ha importanza se i nastri leggono solo in una certa direzione oppure no. Praticamente qualunque cosa venga proposta non ha importanza; anche se la eliminate, la macchina funziona lo stesso; le capacità di calcolo di questo modello sono le stesse. La tesi di Church-Turing dice proprio questo: tutto ciò che si può calcolare è indipendente dal modo in cui viene calcolato. È una cosa sorprendente. Si passa da un fatto totalmente arbitrario ad un fatto assoluto. Abbiamo cercato in tutta la storia della nostra scienza qualcosa di assoluto, senza mai riuscire ad afferrarlo (perché ci spiegavano sempre che ci sono le cause delle cause delle cause …) e invece lo abbiamo trovato proprio in corrispondenza di quel concetto, il concetto di calcolo, che sembrava così arbitrario. Veramente incredibile! Questa è la tesi di Church e di Turing, del 1936, che poi diventa sempre più diffusamente condivisa. Tutto ciò che noi possiamo calcolare è essenzialmente quello che può essere calcolato da una banale macchina di Turing con un unico nastro di zeri e uni … La Realtà è numero? Magie di 0 e 1 Alcuni scienziati ed esperti in robotica, affermano che nel prossimo futuro sarà possibile trasferire la mente umana in una macchina. L’informazione furio honsell Molti dicono che l’informazione è fondamentale tanto quanto la materia, l’energia, lo spazio, il tempo …, che è un’importante entità della quale non si può fare a meno. Che cosa sia l’informazione è però una cosa poco consolidata. Di concetti di informazione ce ne sono tre. 1. La definizione di Shannon: una cosa è tanto più informativa quanto meno probabile. Se alla fine penso che non mi abbiano detto niente, è perché non sono riuscito a distinguere questo messaggio da nient’altro, e questo ha a che fare con il concetto di probabilità. Questa tipo di definizione però a noi non serve perché non ci dice, ad esempio, quando un’informazione è più complessa, né ci sa dire quando è più profonda. Per non parlare poi del concetto di informazione utile: richiederebbe di poter avere un modo di pesare e vagliare l’informazione. 2. La definizione di Kolmogorov: riguarda la complessità dell’informazione e si basa profondamente sul concetto di MdT. Una sequenza di numeri è tanto più interessante quanto più complesso deve essere il programma che me la genera. Se uno mi dà un’informazione molto banale 01010101…, una sequenza alternata di zero e uno, il programma che mi genera questa sequenza è molto più breve della sequenza di numeri. Kolmogorov dà una definizione che sostiene appunto che una informazione, una sequenza è complessa, se la sua lunghezza è confrontabile con quella della più piccola MdT che la genera. Questo appena esposto è un altro concetto di informazione, una bellissima definizione che riguarda la complessità di calcolo. Con questa definizione però si apre la strada a problemi di varia natura. Si può infatti quasi definire il concetto di sequenza di numeri a caso. Si apre così un universo di problemi tutti indecidibili perché non si può mai esser certi che una sequenza è effettivamente a caso. Si possono in effetti replicare alcuni paradossi logici fondamentali. 3. La definizione di Bennet, che riguarda la profondità. Una sequenza è tanto più profonda quanto maggiore è il tempo di calcolo che ci mette la più piccola MdT che la può generare. Quale di queste tre nozioni di informazione è quella che preferiamo? Ne dovremo inventare delle nuove? Senza dubbio. Dovremo cercare di capire meglio, di afferrare il concetto di informazione. DALL’INFORMAZIONE ALLO SPIRITO gianfranco basti Il futuro della scienza fisica dipende dallo sviluppo di una adeguata TEORIA DELL’INFORMAZIONE, tanto quanto i suoi inizi e il suo prodigioso sviluppo nella modernità sono stati legati allo sviluppo di un’adeguata teoria matematica e sperimentale della materia e dell’energia. Purtroppo il “materialismo di fatto” nello sviluppo, nell’interpretazione e soprattutto nella divulgazione dei risultati delle scienze naturali moderne, non rende giustizia ad un’evidenza empirica che è sotto gli occhi di tutti. E cioè che la vita psichica degli animali e, soprattutto dell’uomo, seppure sempre mediata da scambi di energia con l’ambiente, non dipende da questi, ma dall’informazione veicolata attraverso questi scambi. Si pensi, per esempio, all’importanza fondamentale che per il corretto sviluppo, sia biologico che cognitivo, del feto nel grembo della madre — o, ancora più evidentemente dei neonati prematuri costretti a trascorrere diversi mesi in incubatrice — hanno gli scambi d’informazione affettivamente significativi, con l’ambiente circostante. Che dire poi del fenomeno impressionante del risveglio dal coma alla vita psichica per malati, sia giovani che anziani, che dipende in maniera assolutamente critica, e per il momento del tutto misteriosa, da questi scambi d’informazione affettivamente significativa? Da questa come da un’infinità di altre evidenze di psicologia clinica e sperimentale si evince che la vita cognitiva delle nostre menti dipende criticamente da scambi d’informazione appropriata con l’ambiente circostante, quanto e molto di più la vita organica dei nostri corpi dipende da scambi metabolici (di materia e energia) appropriati con l’ambiente, La vita psichica della mente, a differenza di quella organica di parti materiali del corpo, non dipende da scambi di materia, ma da scambi d’informazione con gli organi del proprio corpo che controlla e, attraverso di essi, con gli altri corpi, umani e non, che costituiscono il suo ambiente culturale e fisico Ciò significa che l’anima potrebbe continuare a sopravvivere di vita psichica quasi fosse una sostanza immateriale vivente autonoma, se si potesse garantire in forma artificiale ad essa quegli scambi d’informazione mediante i quali continuare ad operare anche senza il suo corpo d’origine. In siffatto “ambiente informazionale”, essa potrebbe sussistere in attesa di un suo re-inserimento in un ambiente materiale, che gli potrebbe fornire i costituenti materiali per riorganizzare un corpo umano simile a quello di partenza. Una possibile interpretazione La fede cristiana ci dice che questa Sorgente Universale d’informazione appropriata per tutte le anime umane dei defunti è Dio, così da dare una fondazione teologica alla nostra convinzione di fede che le anime dei defunti sono “tutte viventi in Dio” aspettando la resurrezione finale dei relativi corpi che avverrà in qualche altra parte dell’universo materiale (o in qualche altro universo materiale?), quando il mondo terrestre in cui viviamo sarà distrutto. Non l’unica interpretazione possibile CONCLUSIONE LA TEOLOGIA È UNA SCIENZA? Vito Mancuso Docente di Teologia moderna e contemporanea presso la facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano L’ANIMA E IL SUO DESTINO Libro pubblicato nel 2007 Raffaele Cortina Editore Scienza e Idee – Collana diretta da Giulio Giorello Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze Nietzsche Così parlò Zarathustra Nietzsche evidenzia la storica contrapposizione tra fedeltà al cielo e fedeltà alla terra. LA FILOSOFIA DEL NOVECENTO ha eliminato questa contrapposizione. Forti intelletti come quello di NIETZSCHE, e di molti altri, hanno sentito la necessità di proclamare la morte di dio per far vivere l’uomo. Proprio per questo è necessario anche rigettare l’irrazionalità di alcune ingenue credenze (statuette che piangono, miracoli vari …). C’è bisogno di guardare al mondo per quello che è, alla sua struttura stupefacente che la scienza contemporanea ci aiuta sempre meglio a conoscere, c’è bisogno di poggiare saldamente i piedi sulla madre terra e da lì arrivare a mostrare come è proprio la fedeltà alla terra a richiedere di alzare in alto lo sguardo. (Pag. 113) Con teologia universale intendo un discorso su Dio e la nostra reale relazione con lui, quindi vera e propria teologia tale da essere condotta a partire dai dati della ragione. La ragione non è da intendersi nel senso ristretto del razionalismo positivista Ragione come intelletto+coscienza morale … ciò che Kant definiva ragione pratica, secondo cui è vero anche ciò che non si può direttamente verificare, ma che per la sua intrinseca nobiltà, capacità di produrre il bene, muove e riempie le nostre vite, e di cui Hegel parlava col nome di spirito. Verità come esattezza+speranza, come dimensione globale della mente Verità, che per essere abbracciata richiede una dedizione totale, dell’intelligenza e della volontà, della mente e del cuore, di tutta la vita. (Pag. 48-49) e per finire I DELIRI DI SVEDENBORG 1688-1722 Dopo la morte l’uomo ha una perfetta forma umana. L’uomo dopo la morte è in possesso di tutti i suoi sensi, della memoria del pensiero, degli affetti che aveva nel mondo: abbandona soltanto il suo corpo terreno. La vera razionalità è costituita di verità che sono di tre generi: verità civili (nella giustizia e nel governo dei paesi), verità morali (nella vita di ogni uomo e nelle relazioni con la società), verità spirituali (nella vita del Cielo e della Chiesa). L’uomo quindi porta con sé tutta la sua memoria. Non vi è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce; e ciò che avete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunciato sui tetti. (Luca, XII, 2-3) Quella raccontata è solo una storia una delle possibili, una strada su cui si può riflettere se si vuole, tenendo conto anche degli articoli linkati a questa presentazione.