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4 linguaggio
I Disturbi specifici di linguaggio
Catia Rigoletto
IRCCS E Medea
Comunicazione/linguaggio
Il linguaggio umano non esiste che
sotto forma di lingue diverse (più di
6000) che rappresentano tutte una
varietà del fenomeno tipicamente
umano definito linguaggio
Normalmente ogni bambino può
acquisire nella sua infanzia qualsiasi
lingua
il linguaggio utilizza un
• canale vocalico-uditivo e (esse si parlano e si
comprendono un parlante produce suoni
particolari che vengono percepiti da un
ascoltatore)
• la doppia articolazione:
la prima articolazione: le lingue sono
organizzate da unità linguistiche le parole,
dotate di significato che possono combinarsi
fra loro, per formare un numero infinito di
frasi
• seconda articolazione: ogni lingua ha un
numero limitato di suoni chiamati fonemi
che mescolandosi tra loro permettono di
formare tutte le parole di una data lingua
i fonemi di per sé non rimandano a
nessun significato ma lo acquistano nel
contesto di una parola. Questa dualità fa
sì che i parlanti di ogni lingua possano
produrre un numero limitato di frasi e di
testi
generalmente divisa in 4 discipline
LINGUISTICA: la scienza che studia il linguaggio:
la fonologia
sintassi
morfologica
semantica
Fonologia
La fonologia è il sistema codificato dei suoni.
Essa si manifesta attraverso la capacità di discriminare i suoni linguistici e di riprodurli.
E’ la rappresentazione astratta del linguaggio che sta alla base della produzione e della
percezione.
Tale rappresentazione permette di fare generalizzazioni sulle regole ed i principi che spiegano le
somiglianze percepite uditivamente.
La fonologia comprende i fonemi cioè le unità linguistiche dotate di significato/suono che
possono essere unite per formare una parola.
La fonologia si distingue dalla fonetica che è lo studio dei suoni in termini fisici e
psicofisiologicie comprende:
- proprietà acustiche del linguaggio
- relazioni tra caratteristiche acustiche e percezione
- anatomia e fisiologia del linguaggio (sistema motorio)
Semantica
La semantica si riferisce al significato
espresso dalle parole che fanno
riferimento alla rete concettuale e danno
significato all’esperienza personale.
Essa si distingue in:
- lessicale: il lessico è il magazzino dei significati delle
parole;
- relazionale, legata ai significati astratti che si esprimono
con la combinazione delle parole in frasi.
Grammatica
La grammatica è lo studio di come i suoni e le parole vengono combinati, in base
a regole stabili, per esprimere un significato. La grammatica si distingue in:
-morfologia che rappresenta il legame tra la fonologia e la semantica cioè
l’insieme delle regole che stabiliscono come costruire parole e frasi complesse,
essa si divide in derivazionale (studio di parole complesse a partire da quelle
semplici libero=libertà) e inflessionale (studio di come un cambiamento nella
struttura della parola può cambiare la sua grammatica);
- sintassi cioè l’insieme di regole che stabiliscono come i morfemi (unità di
significato) e le parole possono essere ordinati per costruire una frase, come una
frase mantiene la stessa relazione anche se espressa in modo differente
(attiva/passiva), o come può essere inserita un’altra frase all’interno di quella
data. L’unità base di una struttura sintattica è il sintagma: che può essere
nominale (articolo + nome) o verbale (ausiliario + complemento).
Pragmatica
Studio del linguaggio in un contesto come forma di
comunicazione (informazioni socio-culturali, emozioni, stati
d’animo, punti di vista).
Essa comprende:
•azioni linguistiche: azioni socialmente riconosciute come
forme di comunicazione (battezzare, promettere, sposare,
dichiarare);
•presupposti: informazioni già possedute (background)
necessarie per comprendere un discorso;
•postulati della conversazione: principi che governano la
conversazione (alternanza dei turni, conoscenza tacita);
•studio del discorso: come costruire una storia, un discorso;
•studio della coesione del testo: studio degli elementi linguistici
usati per unire le frasi (pronomi, congiunzioni, determinativi).
SVILUPPO DEL LINGUAGGIO NEL 1° ANNO DI VITA
Percezione
•
•
•
•
•
E’ possibile studiare nei neonati i contrasti tra fonemi e fonetica attraverso diverse
tecniche:
Suzione (aumento della forza di suzione in presenza di stimoli nuovi)
Abituazione (orientamento del neonato verso lo stimolo nuovo o nessuna risposta
in presenza di stimoli già uditi)
generalizzazione (girare la testa verso i suoni appartenenti ad una categoria
linguistica, ma non ad altre)
i neonati sono capaci, fin dalla nascita, di percepire i contrasti linguistici: il sistema
uditivo dei mammiferi è in grado di fare delle discriminazioni uditive molto fini.
Intorno ai 10-12 mesi i neonati perdono la capacità di percepire i contrasti fonemici,
ma iniziano a comprendere il significato del linguaggio, a riconoscere l’intonazione
e produrre suoni particolari nei loro balbettii pre-linguistici.
Produzione
0-2 mesi pianto/grida: i suoni prodotti servono a comunicare gli stati interni, sono
manifestazioni riflesse dei cambiamenti fisiologici interni e specifici (fame, caldo,
dolore);
2 mesi incominciano a produrre suoni vocalici non di pianto, con emissioni
modulate (cinguettii, tubare dei piccioni = posizione della lingua modifica
l’emissione ed è percepibile uditivamente);
3 mesi: le vocalizzazoni si fanno più espressive;
5 mesi: i vocalizzi sono più differenziati, compare la lallazione: iterazioni di uno
stesso suono, ad esempio una selezione fonemica (unione di consonante e
vocale);
6 mesi: balbettamenti intenzionali rivolti alle persona con cui interagiscono;
6-8 mesi i suoni sono prodotti in segmenti corti o stringhe più lunghe (balbettii
ripetitivi e canonici), caratterizzati dalle consonanti (da-da);
8-9 mesi fase dell’ecolalia: vengono ripetuti i primi morfemi come esercizio
preparatorio al linguaggio;
8-10 mesi termina il periodo del linguaggio innato, segno di un inizio di
comprensione verbale. Il bambino emette morfemi intenzionali, cioè morfemi
dotati di significato (approssimazioni di sillabe) utilizzati per indicare qualcosa.;
•
•
10 mesi emissione di suoni come parole, usate in particolari contesti (“Bam”:
battere le mani);
Da questo punto in poi il linguaggio viene influenzato da altri aspetti linguistici: lo
sviluppo fonologico influenza la prima parola che il bambino pronuncia, lo sviluppo
lessicale influenza i suoni emessi (“fonema preferito” è presente nelle prime
parole emesse).
•
12 mesi emissione di parole-frase (“ancoa”, “no”, “pù”): il bambino padroneggia e
conosce il valore semantico, usa le parole per esprimere significati complessi. Le
parole isolate vengono pronunciate con diverse intonazioni come proposizioni
diverse (la stessa parola ha significati diversi : “mamma” = “Voglio la mamma”
oppure ”Aiutami”). Le capacità articolatorie sono però limitate.
•
12-16 mesi : il vocabolario è limitato e variabile (nomi di persone, oggetti familiari
e versi di animali), la comprensione è superiore alla produzione.
16-19 mesi: aumento del numero di verbi, inizio uso degli aggettivi.
•
•
Tra i 18-24 mesi il bambino inizia ad emettere frasi costituite da due parole; poiché
il vocabolario si è accresciuto (aggettivi, verbi, funtori, categorie nominali come
parti del corpo o nomi di luoghi). I processi lessicali e fonologici interagiscono per 2
anni, quando il bambino pronuncia bene un fonema in una parola ma non in altre.
Tra i 18-24 mesi il bambino inizia ad emettere frasi costituite da due parole; poiché il
vocabolario si è accresciuto (aggettivi, verbi, funtori, categorie nominali come parti del
corpo o nomi di luoghi).
I processi lessicali e fonologici interagiscono per 2 anni, quando il bambino pronuncia
bene un fonema in una parola ma non in altre.
19-26 mesi fase pre-sintattica: i bambini comprendono bene le parole dette in
successione senza legami sintattici e le frasi complesse;
22-31 mesi: fase sintattica primitiva: le parole in successione si riducono lasciando
spazio ad enunciati semplici e c’è un completamento della frase: si consolidano le frasi
nucleari semplici ma anche ampliate (frasi complesse);
27-38 mesi: generalizzazione delle strutture combinatorie complesse, complete
morfologicamente e rappresentazione grafica, c’è un interesse per le lettere
dell’alfabeto;
30 mesi: il bambino costruisce frasi semplici di due elementi (soggetto + verbo),
utilizzando cioè uno stile telegrafico, omettendo gli elementi delle categorie funzionali
(preposizioni, congiunzioni, verbi ausiliari inflessioni, ecc...), le omissioni e le interruzioni
sono molto frequenti. I bambini comprendono bene le relazioni espresse
sintatticamente;
30-36 mesi: gli enunciati si fanno più lunghi e complessi, organizzati
secondo i principi grammaticali (compaiono i funtori: “Mamma baccio”
= “Prendimi in braccio”) ci sono cioè delle trasformazioni sintattiche, il
bambino possiede i mezzi linguistici per marcare le relazioni semantiche
e sintattiche);
Tra i 2-3 anni c’è un’esplosione delle regole sintattiche, con l’emissione
delle prime frasi (imperative, dichiarative, affermative).
Dopo i 3 anni, la fonologia diventa più stabile e lo sviluppo lessicale
continua fino all’età adulta, con un aumento della fluenza e sviluppando
la co-articolazione cioè vengono anticipati i suoni che saranno emessi
più tardi, facendo assumere alla bocca le posizioni assunte nei primi
tentativi di emissione dei suoni (la “b” si pronuncia “bi”, suono
completamente diverso dalla “b” di “bambola”).
Solo a 5 anni sono acquisiti i fondamenti del linguaggio.
Riconoscimento e categorizzazione
Nel 1° anno di vita avvengono dei cambiamenti riguardo
alla capacità di discriminare i confini di un oggetto e le
forme 3D:
2-5 mesi abilità a predire o anticipare i cambiamenti degli
oggetti in movimento;
3-9 mesi capacità di distinguere i dettagli dall’insieme;
6-10 mesi capacità di riconoscere gli oggetti come
membri della medesima categoria.
IMITAZIONE
Lo sviluppo del linguaggio presuppone la capacità di
trasformare un input uditivo in input motorio:
0-2 mesi da nessuna imitazione a pseudo-imitazioni
(ripetizione di modelli adulti);
2-8 mesi le pseudo-imitazioni diventano vere imitazioni
(riproduzione di pattern nuovi);
9-18 mesi imitazioni differite (riproduzioni di pattern
nuovi recuperati dalla memoria).
Intenzionalità
L’acquisizione del linguaggio è un processo che richiede
un’intenzionalità: per una necessità di comunicare con gli altri (i
bambini passano molto tempo a guardare, imitare, fare
esercizio con stimoli linguistici e comprendono l’esistenza di
una relazione tra il suono e il significato.
Fin dalla nascita il bambino risponde al tocco, distingue il volto
e la voce umana dagli altri stimoli uditivi:
0-1 mese si sviluppa l’interazione faccia a faccia;
1-3 mesi si sviluppa il gioco dell’alternanza dei turni;
3-5 mesi i bambini seguono lo sguardo dei genitori;
8-9 mesi incominciano a mostrare, dare, o indicare gli oggetti
come scambio sociale (uso degli oggetti per ottenere
l’attenzione degli adulti, uso degli adulti per ottenere oggetti).
Memoria
I bambini devono possedere la capacità di immagazzinare, riconoscere e
recuperare i segnali in un contesto appropriato.
3 mesi imparano a riconoscere una sequenza di eventi abbastanza da
anticipare il movimento;
7-10 mesi ricordano e prendono gli oggetti nascosti dopo un po’ di tempo;
8-10 mesi possiedono capacità mnestiche evidenti nel ricordare un suono o
una parola quando categorizzano un oggetto o nel riprodurre un suono o una
parola in presenza di un oggetto simile, che sono abilità basilari per sviluppare
il linguaggio.
SVILUPPO LINGUISTICO
Comprensione
Tra gli 8-10 mesi i bambini mostrano la prima forma di comprensione: rispondono a
suoni specifici come il loro nome o ciao.
Produzione
Tra gli 11-13 mesi (stadio parola-singola) compare la prima vera parola che è
determinata dalla ripetizione di routine vocali per la richiesta di oggetti o persone.
Le parole sono limitate e instabili finchè il bambino non raggiunge un repertorio di
10 parole. Da questo punto in poi vengono aggiunte sempre nuove parole, finchè
il bambino acquisisce un vocabolario 50-70 parole (in questo momento c’è lo
“scoppio del vocabolario”, cioè un’accellerazione dell’apprendimento delle
parole).
A 24 mesi il bambino ha una media di 317 parole e c’è un aumento dei verbi, aggettivi
ed altri predicati.
Combinazione di parole
Tra i 18-20 mesi compare la prima combinazione di parole, che dipende, non tanto
dall’età, quanto dall’estensione del vocabolario (50-100 parole). Viene a delinearsi
un significato relazionale legato alle attribuzioni, desideri, relazioni base o legati
all’esistenza (bello, voglio, possesso, cambiamento, c’è non c’è).
Sviluppo pragmatico
Il neonato ha le prime interazioni comunicative con la madre:
Dai 6 mesi fa delle interazioni non verbali (sorrisi, sguardi, vocalizzi). Inoltre il
linguaggio della madre è molto ripetitivo, è semplificato sintatticamente, e
possiede un’accentuazione e un timbro delle parole più marcato. Queste
caratteristiche hanno una notevole influenza sullo sviluppo del linguaggio del
bambino: una
modalità tipica è fare molte domande e rispondere nel contesto immediato.
Cambiamenti dopo i 3 anni
Tra i 4-6 anni avvengono grossi cambiamenti nell’uso del linguaggio, c’è una
riorganizzazione della grammatica: da una grammatica usata per esprimere frasi
semplici ad una grammatica che serve per esprimere le relazioni tra le frasi. I
bambini imparano ad usare il linguaggio grammaticale ai fini di coesione di frasi
(uso di pronomi), forse favorito dall’ingresso a scuola. Ci sono inoltre cambiamenti
nell’accessibilità delle forme grammaticali: i bambini di 3 anni sanno produrre le
forme passive dei verbi, anche se è un compito per loro difficile e graduale.
DISTURBI DELLO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO
Un disturbo del linguaggio è ipotizzabile quando c’è una notevole
discrepanza tra Q.I. verbale e Q.I. non verbale e quando il disturbo è
specifico, cioè non compaiono altri problemi. Ci possono essere dei
deficit neurologici associati quali:
 disturbi delle funzioni motorie fini e grossolane;
 difficoltà nelle abilità visuo-spaziali;
 difficoltà mnestiche;
 difficoltà attentive;
 deficit delle funzioni cognitive;
 disturbi della socialità;
 epilessia.
Cause
Esogene:
 scarso peso alla nascita;
 esposizione della madre durante la gravidanza a tossine ambientali (etanolo);
 uso da parte della madre in stato di gravidanza di droghe da strada.
Anomalie cerebrali
 Il rapporto di frequenza del disturbo è di 4 maschi: 1 femmina
 i maschi tendono ad essere migliori nelle abilità visuo-spaziali, mentre le femmine sono
migliori nelle abilità verbali;
 Il cervello dei maschi è più lateralizzato rispetto a quello delle femmine.
Genetiche
 se un familiare (genitore/fratello) ha presentato il disturbo (62%);
 in presenza di anomalie cromosomiche (Sindrome di Down, Klinefelter, Prader Willi);
Contributi ambientali
 bilinguismo;
 deprivazioni ambientali.
Linguaggio e funzioni cognitive
Diverse funzioni cognitive possono influenzare le funzioni linguistiche, quali
l’attenzione, la memoria, sequenzializzazione, analisi e sintesi, organizzazione,
pianificazione. Di un segnale acustico dev’essere fatta una decodifica fonologica,
un’analisi del messaggio, ci dev’essere una comprensione del messaggio e quindi una
valutazione del significato.
Strutture
 fonologia: sistema dei suoni codificato;
 sintassi: regole di unione di parole in frasi complesse;
 semantica: significato delle singole parole;
 pragmatica: sistema di regole per l’uso comunicativo del linguaggio (espressioni
facciali, tono della voce, gesti, posizioni del corpo).
Sviluppo fonologico
se compaiono delle difficoltà articolatorie con delezione della consonante iniziale o
finale, oppure con sostituzione di consonanti sonore o sorde ci potrebbero essere
disturbi fonologici o problemi articolatori. Per capire di quale problema si tratta è utile
considerare sia la produzione di suoni che l’ampiezza del vocabolario: sebbene ci siano
problemi articolatori, c’è un arricchimento del vocabolario con lo sviluppo che porta
alla scomparsa dei problemi articolatori, se invece il disturbo è di tipo fonologico, non
c’è un vocabolario ricco e non c’è miglioramento del disturbo.
Sviluppo semantico
 lessicale sviluppato mediante l’acquisizione del vocabolario, attraverso la
conoscenza delle classi aperte (dipende dalla capacità di riconoscere che una
parola è usata per riferirsi a entità quali persone/cose/eventi);
 relazionale legata ai significati astratti che si esprimono con la
combinazione delle parole in frasi (dipende dalla consapevolezza che una
parola può cambiare significato se associata ad altre).
Attraverso il calcolo del Type Token Ratio è possibile distinguere le categorie di
significato e le diverse parole entro una categoria.
Sviluppo grammaticale
 livello morfologico: legame tra fonologia, semantica e sintassi che
permette di produrre dei morfemi
 livello sintattico: combinazione di parole
Sviluppo pragmatico
Comunicazione interpersonale dei pensieri sapendo:
 che cosa si deve dire;
 lo scopo;
 regole di conversazione.
Funzionamento linguistico anormale
Dissociazione comprensione/produzione
La produzione linguistica è conseguente alla comprensione:
 in alcuni bambini la comprensione è adeguata, mentre l’espressione è
povera;
 in altri bambini si verifica il contrario: fluenti ed intellegibili, tendono ad
apprendere frasi fatte o formule che mascherano i deficit di
comprensione del linguaggio astratto.
Discrepanza acquisizione lessicale/comprensibilità
 alcuni bambini, sebbene abbiano acquisito un lessico adeguato, quando
iniziano a parlare fanno fatica;
 altri sono fluenti ma le loro frasi non sono chiare e comprensibili talvolta
utilizzano i gesti.
Dissociazione sviluppo grammaticale/vocabolario
I bambini già a due anni possiedono un certo vocabolario evidente nella
produzione di frasi di due parole. Talvolta lo sviluppo del vocabolario
avviene indipendentemente dallo sviluppo grammaticale, per cui
l’ampiezza del lessico non è sincrona con la LME (lunghezza media
dell’enunciato), cioè mancano i mezzi per esprimere le idee.
Funzionamento linguistico anormale
Dissociazione vocabolario/sviluppo pragmatico
Con l’aumento del vocabolario, i bambini utilizzano le parole per fare delle richieste,
commenti, proteste e regolare il comportamento altrui: ci sono bambini che
possiedono un vocabolario ampio e ricercato, ma lo utilizzano solo per etichettare
le parole e non per comunicare con gli altri.
Discrepanza abilità linguistica/recupero di parole
Alcuni bambini mostrano delle difficoltà di accesso alle parole del loro lessico durante
la produzione di frasi. Per sopperire a tali difficoltà utilizzano in modo eccessivo
forme aspecifiche (qualcosa, la cosa) o circonlocuzioni.
Dissociazione analisi linguistica/suoni linguistici
Sebbene il canale uditivo funzioni bene, possono emergere delle difficoltà nell’analisi
uditiva. I bambini non riescono a decodificare le parole a livello fonologico
(agnosia uditivo-verbale): perciò i bambini sono muti e capiscono poco o nulla, ciò
che apprendono dipende dalla modalità visiva. In questo caso sia la produzione
che la comprensione sono deficitarie, mentre il Q.I. non verbale è normale.
Deficit cognitivi
Percezione
I bambini che hanno difficoltà nella discriminazione e sequenzializzazione degli stimoli
presentati velocemente (sia uditivi che verbali), mostrano soprattutto Agnosia uditivoverbale e deficit fonologici.
Attenzione
Bambini con capacità normali di collocare l’attenzione sugli stimoli visivi, hanno deficit
selettivi nell’attenzione uditiva e quindi hanno maggiori difficoltà con stimoli sequenziali
uditivi.
Memoria
Bambini con deficit nella memoria verbale a breve termine (deficit nella ripetizione di
stringhe o frasi) fanno molte omissioni e non sono in grado di ripetere strutture
sintattiche che essi stessi producono spontaneamente.
Funzioni esecutive
Un deficit in tale settore si traduce in difficoltà nell’organizzare e pianificare degli eventi
isolati in un tutto unico dotato di significato.
FONOLOGIA:
la fonologica studia i “suoni distintivi” di una particolare lingua FONEMI e che si occupa
dei suoni in quanto produzioni acustiche (fonetica)
fonema= suono minimo che distingue due parole per il resto uguali ma con significati
diversi (panca e banca)
Operando una serie di contrazioni (prove di commutazione) su di un campione estesi di
parole di una lingua un linguista identifica il numero dei fonemi necessari e sufficienti
per descrivere tutti i suoni che sono distintivi in quella lingua. (le prove di
commutazione consistono quindi nella sostituzione di un dato segmento con un altro
per poi valutare se tale sostituzione implichi un cambiamento di significato) (il 70%
delle lingue ha un media tra i 20 e i 37 fonemi, max una lingua arriva a 150 fonemi).
Va ricordato tuttavia che il fonema è un concetto astratto. Le diverse modalità di
produzione di un fonema vengono chiamate allofoni che in fase di percezione il
“cervello” dell’ascoltatore li giudica come unico fonema di una stessa lingua (es /black/
= nero : il fonema ae non esiste in italiano e tenderà a classificare il fonema /ae/ come
un allofono del fonema italiano /a/ oppure /e/.
I fonemi si possono scomporre in Unità più piccole i tratti distintivi: un tratto distintivo è la
più piccola differenza tra 2 fonemi (ogni fonema è considerato come un insieme di
tratti distintivi). I fonemi consonantici della lingua italiana possono essere classificati in
base al modo e al luogo di articolazione (vedi tabella)
INTERNATIONAL CLASSIFICATION OF DISEASES (ICD-10)
F 80 DISTURBI SPECIFICI DELL’ELOQUIO E DEL LINGUAGGIO
Si tratta di disturbi nei quali la normale acquisizione del linguaggio è
alterata fin dalle prime tappe dello sviluppo.
I deficit del linguaggio non sono attribuibili ad anomalie neurologiche o dei
meccanismi della produzione della parola, né a disturbi sensoriali, ritardo
mentale o a fattori ambientali (socio - culturali ed economici).
I disturbi specifici dell’acquisizione dell’eloquio e del linguaggio presentano
come sequele dei disturbi associati, quali ad esempio la difficoltà nella
lettura e scrittura, problemi nelle relazioni interpersonali e disturbi
comportamentali ed emozionali.
F80.2 Disturbo della comprensione del linguaggio
Si tratta di un disturbo specifico dell’acquisizione del linguaggio in cui la comprensione
del linguaggio è sotto il livello appropriato per l’età mentale del bambino.
Virtualmente in tutti i casi vi è anche una marcata alterazione del linguaggio espressivo
e dell’articolazione dell’eloquio.
La versione in lingua italiana dell’ICD-10 definisce alcuni criteri per porre diagnosi di
disturbo della comprensione del linguaggio:
La comprensione del linguaggio, valutata con test standardizzati, è
due
deviazioni standard al disotto del livello appropriato per l’età del
bambino.
una
La comprensione del linguaggio, valutata con test standardizzati, è almeno
deviazione
standard
al
di
sotto
del
QI
non
verbale.
Criterio di esclusione frequentemente utilizzato. QI non verbale, valutato con un test
standardizzato, inferiore a 70.
F80.1 Disturbo del linguaggio espressivo
Si tratta di un disturbo dell’acquisizione del linguaggio in cui la capacità di usare il linguaggio
espressivo è marcatamente al disotto dell’appropriato livello per l’età mentale del soggetto.
Ci può essere o meno una alterazione nell’articolazione dell’eloquio.
La versione in lingua italiana dell’ICD-10 definisce alcuni criteri per porre diagnosi di disturbo
del linguaggio espressivo:
La capacità di comprensione del linguaggio, valutata con test
standardizzati, è
compresa entro il limite di due deviazioni standard per l’età
del bambino.
La capacità di esprimersi mediante il linguaggio, valutata con test standardizzati, è
più di due deviazioni standard al di sotto del livello
appropriato per l’età del bambino.
La capacità di esprimersi mediante il linguaggio è almeno una deviazione
standard al di sotto del QI non verbale valutato con test standardizzati.
Criterio di esclusione frequentemente utilizzato. QI non verbale, valutato con un
standardizzato, inferiore a 70.
test
F80.0 Disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio
E’ un disturbo nell’acquisizione del linguaggio nel quale il bambino utilizza
dei suoni per l’espressione delle parole che sono al di sotto del livello
appropriato per la sua età mentale, mentre è nella norma per quanto
riguarda tutti gli altri compiti linguistici.
La versione in lingua italiana dell’ICD-10 definisce alcuni criteri per porre
diagnosi di disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio:
La comprensione e l’espressione del linguaggio, valutate
con test standardizzati, sono comprese entro il limite di
due deviazioni standard per l’età del bambino.
La capacità di articolare suoni verbali è almeno una
deviazione standard al di sotto del QI non verbale
valutato
con test standardizzati.
Criterio di esclusione frequentemente utilizzato. QI non
verbale, valutato con un test standardizzato, inferiore a 70.
F80.3 Afasia acquisita con epilessia
(sindrome di Landau Kleffner)
E’ un disturbo del linguaggio in bambini che avevano avuto una normale
acquisizione del linguaggio. Interessa sia le componenti ricettive che
espressive del linguaggio, mentre l’intelligenza è conservata.
L’esordio dei disturbi del linguaggio è associato alla comparsa di alterazioni
parossistiche EEG e nella maggior parte dei casi a crisi epilettiche. In genere
l’esordio di questo tipo di afasia si ha fra i 3 e i 7 anni;
La perdita del linguaggio può instaurarsi in qualche giorno o in qualche
settimana.
L’associazione temporale fra l’inizio delle crisi di epilessa e la perdita del
linguaggio è variabile, uno dei due disturbi può presentarsi da pochi mesi a
due anni prima dell’altro.
E’ stato suggerito che una possibile causa di questo disturbo è può essere
un processo infettivo di tipo encefalitico.
CLASSIFICAZIONE DEL DSM IV
(American Psychiatric Association 1994)
Disturbo misto ricettivo ed espressivo. Limitata capacità espressiva,
errori nel reperimento delle parole, frasi corte e semplificate,
inoltre difficoltà nella comprensione delle parole e delle frasi.
Disturbo del linguaggio espressivo. I bambini con questo disturbo
evolutivo del linguaggio presentano una limitata capacità
espressiva, errori nel reperimento delle parole, frasi corte e
semplificate, capacità di comprensione migliori dell’espressione.
Disturbo fonologico. Incapacità di produrre le sequenze di suoni
appropriate per l’età e la lingua (o dialetto) parlata dal bambino.
Questo disturbo include sia la variante principalmente motoria
(disturbo nell’articolazione dell’eloquio) sia le condizioni nelle quali
vi è un deficit nella discriminazione fonemica.
Il disturbo specifico di linguaggio
• (Developmental Language Impairment o disfasia) viene
considerato il più comune disturbo dello sviluppo (la
prevalenza nei bambini prescolari si stima intorno al
7,6% della popolazione; di questi il 37% hanno una
persistenza del disturbo oltre i 7 anni).
• Valutazioni in ambito della scuola materna stimano che
il 7,4 % della popolazione soddisfa i criteri del disturbo
specifico linguistico.
• IL DLI è associato a difficoltà scolastiche e sociali che
persistono fino all’età adulta
Gli elementi prognostici
nei disturbi specifici del linguaggio
la Complessità del disturbo (diversi livelli coinvolti: articolazione, espressione e
comprensione, differenti domini linguistici coinvolti: (fonologico, semantico,
morfosintattico, pragmatico);
il Livello intellettivo: (abilità di integrazione cognitivo linguistica);
Il Ritmo evolutivo (a parità di disturbo iniziale, i bambini che avranno avuto
un’accelerazione dello sviluppo tra i 5 e 6 anni, avranno un recupero più rapido
e completo rispetto ai bambini il cui ritmo è regolare ma lento);
la fase di sviluppo (bambini trattati in età prescolare sembrano ottenere maggiori
cambiamenti rispetto a bambini trattati in età successive)- [Chilosi et al. 1998];
il trattamento mirato ( il disturbo linguistico deve essere ben delineato in modo
preciso al fine di costruire il piano di intervento).
Sono segni di gravità e di probabile
persistenza del disturbo
la presenza di disturbi del linguaggio dopo i 5 anni (ad esclusione di lievi
problemi fonologici e articolatori ancora accettabili a tale età);
la compromissione a 4 anni di numerosi compiti linguistici e in particolare della
comprensione (Bishop ed Edmunson 1987);
una bassa memoria a breve termine verbale;
La presenza di una difficoltà nell’accesso lessicale (disnomia);
i disturbi della sfera semantico-pragmatica;
un quoziente intellettivo di performance (QIP) basso o al limite dell’insufficienza
mentale.
The relationship between social behavior and severity of language
impairment
(Journal speech language and hearing Research june 2004)
Alti livello di inibizione sociale,
isolamento e tendenza alla passività

Severi problemi di inibizione sociale si
riscontrano nelle bambine con difficoltà
recettive significative (rispetto alle bne
con dsl in comprensione meno severi)

Esito scolastico
Difficoltà nell’accedere ai codici (50%?)
lettura scrittura ma anche calcolo e
problem solving matematico
Difficoltà nell’operare nell’area
linguistica (esposizioni orali, riassunti,
studio della grammatica, lingue
straniere..) riscontro passaggio dalla 2°
alla terza elementare
Dislessia dello sviluppo (DD) e DSL sono disordini del linguaggio che
differiscono per criteri diagnostici e outcome . I deficit di lettura, sebbene
siano prevalenti , non sono criteri necessari per diagnosi di SLI. Una
questione controversa se questi due disordini sono qualitatitvamente
differenti o differenti semplicemente differenti quantitativamente lungo
una dimensione di severità.
Il rischio anatomico quantitativo potrebbe predirne il profilo cognitivo?
Bni con strutture del cervello relativamente più piccole e simmetriche
(negative risk indices) : severo disturbo della comprensione tipo del DSL

bambini con strutture relativamente più grandi e maggiormente
asimmetriche (positive risk indices: presenza di una comprensione e un profilo
tipico della DD

la miglior performance è stata vista nei bambini con un indice anatomico
vicino a zero
“naming automatico rapido” non si correla all’indice di rischio anatomico
(Brain 2006 129 3329 3342)
“speech and language therapy interventionas for children with primary
speech and language delay disorders” (Review)
The cochrane collaboration
2007
efficacia degli interventi nei bambini con dsl
25 studi mediante meta- analisi
RISULTATI SUGGERISCONO CHE LA TERAPIA E’ EFFICACE PER I BAMBINI
CON DIFFICOLTA’ FONOLOGICHE O LESSICALI
Ma decisamente l’efficacia del trattamento diminuisce nei bambini con difficoltà
recettive.
Risultati controversi sono stati trovati nei casi di riabilitazione in bambini con necessità
di recupero sintattico a livello espressivo
Nessuna differenza significativa è stata dimostrata tra intervento in ambito riabilitativo
e l’intervento sempre in ambito riabilitativo con lavoro di implementazione mediante
trainig dei genitori
Nessuna differenza significativa tra l’intervento di gruppo e individuale
Obiettivi e metodi tradizionali hanno un effetto statisticamente positivo sull’outcome
terapia
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