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Le persecuzioni dei Cristiani in età romana
Le persecuzioni anticristiane Prime persecuzioni Le notizie che ci sono giunte sui primissimi anni del cristianesimo provengono quasi esclusivamente dal Nuovo Testamento, in particolare dagli Atti degli Apostoli: secondo quanto in essi riportato, le autorità ebraiche di Gerusalemme avversarono fin dall'inizio i primi cristiani e tentarono con vari mezzi, anche violenti, di impedirne la predicazione. Tra le vittime di queste prime persecuzioni vi furono Stefano, lapidato per blasfemia per aver affermato la divinità di Cristo (Atti 6,8-7,60), e l'apostolo Giacomo, fatto giustiziare dal re Erode Agrippa (Atti 12,1-2), mentre Pietro si salvò fuggendo da Gerusalemme. Anche in altre città, dentro e fuori dalla Palestina, le comunità ebraiche preesistenti si opposero alla diffusione del cristianesimo e Paolo in particolare ne fu spesso il bersaglio: nelle sue lettere racconta di essere stato più volte frustato, bastonato e persino lapidato. Persecuzioni nell'impero romano Nelle fonti agiografiche cristiane si ricordano tra la seconda metà del I secolo e gli inizi del IV secolo 10 principali persecuzioni contro i cristiani, avvenute sotto gli imperatori Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimino Trace, Decio, Valeriano, Aureliano e Diocleziano. Ci soffermeremo su alcune di esse: - Nerone: Prima persecuzione (anno 64) - Traiano: Terza persecuzione (anni 108-112) - Decio: Settima persecuzione (anni 249-251) - Diocleziano: Grande persecuzione (anni 303-304). La prima persecuzione, quella di Nerone, testimoniata anche da Tacito, scoppiò nel 64 quando i cristiani furono accusati di avere appiccato il Grande incendio che distrusse gran parte della città di Roma. I provvedimenti anticristiani presi in tale circostanza si limitarono alla sola città di Roma. Secondo la tradizione, in questa persecuzione furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo. Scrive Tacito:“Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo.” Nei successivi due secoli e mezzo il cristianesimo rimase sempre formalmente una religione illecita: i suoi fedeli venivano accusati, in particolare, di empietà in quanto si rifiutavano di compiere i sacrifici, obbligatori per legge, agli dei della religione romana ufficiale. Tuttavia l'intensità e i modi della sua repressione variarono nel tempo: alle dieci "grandi persecuzioni" sopra elencate si alternarono periodi di tranquillità in cui la fede cristiana era tacitamente tollerata. Le stime sul numero di cristiani uccisi durante questo periodo sono tuttora materia di dibattito tra gli studiosi. Le fonti agiografiche in genere non forniscono dati attendibili a questo riguardo. Nel I e II secolo non vi fu alcun decreto imperiale che ordinasse una persecuzione organizzata dei cristiani a causa delle loro fede. Uccisioni e condanne furono episodi circoscritti, legati a colpe concrete che venivano loro attribuite, e furono accompagnate anche da atteggiamenti favorevoli in qualcuno degli imperatori. Molto interessante è la testimonianza offerta dalla corrispondenza tra Plinio il Giovane e l’imperatore Traiano (v. Fotocopia) La grave crisi del III secolo dell'impero fu invece causa di un atteggiamento in generale di maggiore ostilità, anche per il maggior peso assunto dalle comunità cristiane, soprattutto nelle regioni orientali dell'impero. Molto sanguinosa fu la persecuzione da parte dell’imperatore Decio, estesa a tutto il territorio dell’Impero. In quella circostanza venne messa in atto una complessa procedura che prevedeva l’istituzione di commissioni di controllo, di fronte alle quali tutti i sospetti di Cristianesimo erano invitati a fare la loro professione di fede e a sacrificare vittime o a bruciare incenso agli Dei, dopo aver pronunciato una formula blasfema contro Cristo. Chi aderiva otteneva un attestato, chi si rifiutava era condannato e gravemente punito. (v. Fotocopia) Vi furono anche casi di abiura; coloro che rinunciarono alla loro fede vennero chiamati dai Cristiani “lapsi” (dal verbo “labi”, che significa “scivolare, cadere”) La grande persecuzione di Diocleziano Nel 303-304 Diocleziano emanò quattro editti contro i cristiani, dando inizio in tutto l’impero a una delle più lunghe e sanguinose persecuzioni. La repressione fu condotta con grande durezza soprattutto in Oriente: vennero distrutte le chiese, proibite le riunioni, bruciati i libri sacri. Secondo alcuni studiosi Diocleziano avrebbe deciso di perseguitare i cristiani soprattutto per ragioni politiche. Non intendeva infatti accettare che all’interno dell’Impero (che aveva profondamente riformato dopo la grande crisi del III secolo) restassero gruppi ostili alla concezione divina del potere. Le persecuzioni cessarono con l'editto di Milano del 313, nel quale Costantino I riconobbe la libertà di culto ai cristiani, pur permettendo la professione dei paganesimo e di culti pagani. Tuttavia esse vennero riprese poco tempo dopo con Giuliano l'Apostata, ultimo imperatore pagano di Roma, che privò i cristiani di molti dei diritti che avevano acquisito col tempo. In seguito nel 380 l'imperatore Teodosio I emanò l'editto di Tessalonica con il quale proclamava il cristianesimo religione ufficiale dell'impero romano, vietando ogni altro tipo di culto. P. Della Francesca, Il sogno di Costantino Quali furono in sintesi le cause della lunga serie di persecuzioni? Il proselitismo e la predicazione cristiani Il capovolgimento di valori rispetto all’etica antica La nuova dottrina sociale, che in nome della fratellanza tendeva ad eliminare la distinzione tra liberi e schiavi e le differenze di classe su cui da secoli poggiava l’antica società Il rifiuto cristiano del culto imperiale, che veniva considerato una garanzia di unità e di lealismo