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storia del cristianesimo
Febbraio – Marzo 2013
STORIA DEL CRISTIANESIMO
1
COSA FAREMO?
- Lunedì 25 febbraio : l’età antica e medievale.
Dalle origini al XIII secolo.
- Lunedì 11 marzo:il tardo Medioevo e l’età moderna.
Riforma e Controriforma
- Lunedì 25 marzo: l’età contemporanea.
2
LA GIUDEA AI TEMPI DI GESÙ
- Il Cristianesimo è una religione “rivelata”.
Il fondatore è Gesù di Nazareth, il quale non ha però
lasciato tracce dirette.
- Nel 6 d.C. la Giudea e la Samaria diventano Province Romane. Il
governo di Ponzio Pilato si attesta tra il 26 e il 36 d.C.
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L’IMPERO ROMANO
4
LA PREDICAZIONE DI GESÙ
Nella sua predicazione Gesù non ha mai incitato alla rivolta
contro gli oppressori e non parlava neppure della
liberazione di Israele. Il suo era un messaggio salvifico
per tutti gli oppressi che riponevano la loro fede in Dio. Le
“cose di Cesare” passavano in secondo piano.
Il suo è un messaggio escatologico e di profondo contenuto
morale.
Rispetto della Legge mosaica ma in chiave più libera.
Scontro con i Farisei.
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LA PREDICAZIONE DI GESÙ
Giusto era chi era disposto a lasciare tutto, anche i doveri più
sacri, per fare solo la volontà di Dio. Al confronto del Regno
di Dio tutti gli altri vincoli (familiari, religiosi e nazionali)
venivano drasticamente ridimensionati.
Contrasto con le autorità di Israele.
Supremo tribunale del sinedrio volle la sua morte, ma essendo
un’autorità religiosa fecero eseguire la condanna all’autorità
politica romana.
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LA PRIMA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO
All’inizio non ci fu una vera divisione dal Giudaismo. Se ne
condividevano riti, credenze e luoghi di culto. Formazione di
un gruppo giudaico che si affianca ai precedenti (Farisei,
Sadducei, Esseni e seguaci di Giuda il Galileo) che
riconosceva però in Gesù il Messia, il Salvatore.
La rottura col mondo giudaico avviene sulla visione della
salvezza. Non più Legge mosaica o realizzazione di un
futuro messianico, bensì adesione al Cristo morto e risorto
che doveva ritornare nella gloria.
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LA PRIMA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO
Il primo gruppo di cristiani è costituito da palestinesi di lingua
aramaica cui poi si aggiungono alcuni ebrei della diaspora
(ellenisti) e i pagani (proseliti). I nuovi membri portano
una religiosità più libera e maggiormente influenzata dalla
cultura ellenistica.
La prima persecuzione contro i cristiani avvenne proprio a
Gerusalemme a causa di questi nuovi membri che si
rifiutavano di obbedire alla Legge mosaica.
I perseguitati si rifugiarono ad Antiochia e si diedero il nome di
cristiani e diedero anche inizio alla missione ai pagani .
8
PAOLO DI TARSO
Era un Fariseo, con però formazione ellenistica, essendo
vissuto a Tarso (Asia Minore). Era quindi più sensibile alla
cultura pagana ed era cittadino romano.
Paolo non ha conosciuto Gesù.
Illuminato sulla via di Damasco: Luca lo racconta negli Atti
degli apostoli. Paolo conosce il Cristo Celeste, il Gesù morto
e risorto, che aveva liberato l’uomo dalla schiavitù del
peccato e della morte.
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PAOLO DI TARSO
Paolo grande teologo: concettualizza la giustificazione per
fede. La salvezza avviene soltanto mediante la fede in
Cristo, perciò entra in netto contrasto con la Legge mosaica
che prevedeva la salvezza solo per i giudei (per loro
impossibile immaginare che anche altri popoli potessero
essere salvati).
Paolo rende universali la salvezza e il Cristianesimo.
49 d.C. Concilio di Gerusalemme.
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LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE
Durante i viaggi missionari ci furono molte occasioni di
conflitto tra giudei, pagani e cristiani (cfr. Atti degli
Apostoli), che turbavano la pace delle città dell’impero.
Intervento delle autorità imperiali → Nascita del problema
tra cristiani e impero.
I cristiani si organizzarono autonomamente staccandosi dalla
vita civile pubblica. Seguivano così le indicazioni di Paolo,
che scrive “La nostra cittadinanza è però nei cieli” (Fil. 3,
20) → Si attirarono l’accusa di misantropia che già era dei
giudei.
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LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE
All’inizio il fenomeno “cristianesimo” è essenzialmente cittadino e
imperiale.
Proselitismo: i suoi membri si reclutano prima tra i giudei e poi tra i
pagani, ma basandosi su rapporti personali e di testimonianza di
vita.
Cerimonie fondamentali, di cui è ancora Paolo a fornire la riflessione
teologica sono Eucaristia e Battesimo.
Alla fine del I secolo le chiese cristiane hanno già una loro
fisionomia: profeti e predicatori itineranti + presbiteri e vescovi
sedentari. I vescovi e i presbiteri si organizzano in un collegio,
all’interno del quale si afferma un vescovo monarchico.
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I TESTI SACRI
Cosa troviamo nel Nuovo Testamento?
- Le 13 lettere di San Paolo, scritte tra la fine degli anni 40 (I
Tes.) a circa il 56 (Rom.). 7 di esse sono da considerarsi
autentiche (Rom, I Cor., II Cor., Gal., I Tes., Fil., Filemone),
mentre le altre derivano da un ambiente a lui molto vicino.
Paolo scrive per rispondere a problemi particolari della
comunità e di singoli → non sono quindi trattati teologici. L’
Epistola ai Romani è un’eccezione, è il testamento spirituale
dell’apostolo.
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I TESTI SACRI
Vangelo, termine derivato dal greco euanghèlion, significa
“annuncio buono”, “buona novella”, da intendere nel senso
di annuncio di salvezza.
4 Vangeli: origini orali e poi trascritti . Durante la fase orale
si formarono dei nuclei fissi che poi, messi per iscritto,
diedero origine ad un nuovo genere letterario, il vangelo
appunto. Nascono per uso interno alle comunità cristiane.
Gli evangelisti sono: Marco, Matteo, Luca e Giovanni.
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I TESTI SACRI
I Vangeli di Marco, Matteo e Luca vengono detti sinottici → la
loro lettura, se venissero scritti su tre colonne affiancate
potrebbe avvenire parallelamente. Presentano però anche
alcune differenze che ne hanno consentito la datazione.
Il testo più antico è quello di Marco ed è anche il più breve.
Nei Vangeli di Matteo e Luca si ritrova tutta una serie di brani
sconosciuti a Marco → si presuppone l’esistenza di un’altra
fonte, detta fonte Q (Quelle),che sarebbe anche più antica di
Marco.
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I TESTI SACRI
Per la datazione dei Vangeli non si hanno certezze ma, dall’analisi
dei testi, si data Marco a poco prima del 70 mentre Matteo e Luca
dopo il 70 (anno dell’assedio e della distruzione di Gerusalemme
da parte dei Romani a seguito della rivolta giudaica scoppiata nel
66).
Il Vangelo di Giovanni è profondamente diverso e risale a qualche
decennio dopo i primi tre. In Giovanni non si trova la narrazione
della vita di Gesù ma una riflessione teologica sulla figura divina
di Cristo. Famoso l’inizio <In principio era il Verbo e il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio>; incipit da cui scaturiranno
numerosissime riflessioni teologiche riguardanti la figura divina
di Cristo e il rapporto tra Gesù e Dio Padre.
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I TESTI SACRI
A questi testi si aggiungono gli Atti degli Apostoli, scritti da
Luca (nella narrazione si ferma al 63 perché, nel suo cercare
una collaborazione con l’autorità romana, preferisce
omettere il martirio di Paolo e la persecuzione neroniana), le
cosiddette Lettere cattoliche , I e II di Pietro, Giacomo,
Giuda, I, II e III di Giovanni e l’Apocalisse di Giovanni.
Il Vecchio Testamento, dopo molte discussioni, fu mantenuto
come testo sacro solo grazie alla possibilità di una rilettura
“neotestamentaria”.
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IMPATTO CON LA CULTURA PAGANA
Le comunità cristiane si fondano sulla preghiera comune e
sulla solidarietà fraterna → netta separazione tra religione e
politica, cosa che attira sui cristiani non poche antipatie da
parte dei pagani che giudicavano indispensabile per i
cittadini la partecipazione alla vita pubblica.
Si registrano così le prime due repressioni contro i cristiani:
Nerone scatena la prima nel 64 nel tentativo di affibbiare ai
cristiani il rogo della città che l’opinione pubblica imputava
invece a lui ; Domiziano la seconda, circa nel 95, ma non era
solo indirizzata verso i cristiani bensì a tutti gli oppositori
del suo governo tirannico.
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IMPATTO CON LA CULTURA PAGANA
Dal II sec. Si registra una reazione negativa più organizzata.
Sono i rappresentanti dell’aristocrazia romana a sottolineare
l’incompatibilità della nuova religione con i principi più
sacri della tradizione romana: disprezza gli dei nazionali;
non partecipa alla vita pubblica ed è caratterizzata da
fanatismo. Inoltre, a differenza dei giudei, non può neppure
vantare una tradizione antica.
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LE CATACOMBE
Alla metà del II sec. risalgono anche le catacombe, i cimiteri
dei cristiani. Prima di quella data anche i cristiani venivano
seppelliti nei cimiteri comuni. Le catacombe non erano
quindi nascondigli per cristiani.
Alcune catacombe sono state abbellite con affreschi o incisioni
in cui sono riconoscibili alcuni dei più importanti simboli
cristiani: il buon pastore con la pecora sulle spalle (Cristo
con l’anima che ha salvato); il monogramma di Cristo; la
colomba col ramoscello d’ulivo e ancora l’alfa e l’omega
(Cristo inizio e fine di tutte le cose).
20
LE CATACOMBE
Essendo che nelle catacombe venivano tumulati anche i santi,
divennero presto meta di pellegrinaggi.
Con l’editto di Milano (313), avendo ricevuto libertà di culto, i
cristiani smisero di utilizzare le catacombe e iniziarono a
seppellire i morti nelle chiese o in terreni dentro o fuori le mura
delle città ( non c’era più il pericolo delle confische).
Quando poi i barbari invasero la penisola, i cristiani preferirono
mettere in salvo le reliquie e traslarle nelle chiese, così però le
catacombe furono totalmente abbandonate e dimenticate.
A riscoprirle e ad iniziarne lo studio fu Antonio Bosio (1575-1629).
L’esplorazione sistematica risale al XIX sec. Per mano di Giovanni
Battista de Rossi che è considerato il padre dell’archeologia
cristiana.
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IMPATTO CON LA CULTURA PAGANA
Gli imperatori Traiano e Adriano (inizi del II sec.), non
giudicando i cristiani politicamente pericolosi, non li
perseguitarono.
In questo periodo di calma, i cristiani, risposero alle accuse
mossegli dagli aristocratici → nasce l’apologetica.
In questo nuovo genere letterario non è più la figura di Cristo
in primo piano, come era per gli scritti degli apostoli e dei
padri apostolici (carattere più liturgico e disciplinare), né è il
problema della Scrittura ad esser dibattuto MA l’idea di Dio
e il problema morale.
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IL RAPPORTO CON IL GIUDAISMO
Fin dai primi anni si andarono formando tre diverse linee di
pensiero.
1. Paolo ne dà una definizione teologica: La Chiesa di Cristo è
l’erede del popolo di Dio, ma ne è anche la realizzazione, e
quindi la trasformazione spirituale. Così però Paolo svuota
la Legge Mosaica del suo valore salvifico → giustificazione
per fede (Gal. 2, 16-21; Rm 3,28)
Per questa sua visione Paolo è criticato anche all’interno della
comunità giudeo-cristiana.
2. La comunità giudeo-cristiana aveva la tendenza a conservare
e ad osservare le tradizioni e le istituzioni del popolo
giudaico: restano ancorati al Vecchio Testamento.
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IL RAPPORTO CON IL GIUDAISMO
3. Sviluppatasi più tardi, a cavallo tra il I e il II sec., è la teoria di
Marcione, vescovo e teologo greco. Partendo dalla concezione
paolina, Marcione arrivò però a vedere un contrasto insanabile tra
la Legge di Mosè (giustizia) e il Vangelo di Gesù (Grazia), tra
Jahvè, creatore giusto, e il Dio proclamato da Gesù, redentore
misericordioso. Giudei e cristiani secondo lui non avrebbero lo
stesso Dio → rifiuto dell’Antico Testamento e di tutti i testi troppo
“legati” alla tradizione giudaica.
La visione marcionita venne però rifiutata e contrastata perché la
figura di Gesù è troppo radicata nel giudaismo per poterlo
tranquillamente tralasciare.
Un ulteriore corrente sviluppatasi in Oriente era quella dello
gnosticismo che riconosceva a Gesù la sola natura divina.
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SVILUPPO DEL PENSIERO CRISTIANO
Nel II sec., in risposta alle posizioni marcionite e gnostiche, si
ebbero le tesi di Ireneo di Lione, vescovo e teologo, il quale
sosteneva la continuità tra A. e N. T. perché il primo è in
preparazione del secondo che lo completa → ≠ da Marcione.
Inoltre Ireneo affermò che l’incarnazione del Verbo ottenne la
salvezza di tutto l’uomo, carne e sangue, non solo dell’uomo
spirituale → ≠ dallo gnosticismo.
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LA RIPRESA DELLE PERSECUZIONI
Il III sec. fu inizialmente tranquillo sotto il governo dei Severi, i
quali essendo d’origine afro-siriaca erno meno legati alle
tradizioni romane.
Dal 235 al 270 l’impero visse un periodo turbolento in cui gli
imperatori si succedettero gli uni agli altri con una serie di
colpi militari, rivelando che il potere era ormai in mano
all’esercito. A ciò si aggiunse la crisi economica, dovuta
anche alle spese per la difesa dai barbari, con diverse
svalutazioni della moneta. A risentirne maggiormente fu il
ceto medio della fascia urbana, ossia il ceto che aveva dato
stabilità all’impero.
Gli imperatori avevano bisogno di soldi.
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LA RIPRESA DELLE PERSECUZIONI
248 prese il potere Decio. Egli perseguiva una politica di
restaurazione religiosa, con l’intento di ottenere il favore
dell’opinione pubblica → Ordinò che il 3 gennaio del 250 nei
Campidogli di ogni città si compisse il tradizionale sacrificio
a Giove: scopo era fare una sorta di censimento religioso, chi
non si fosse adeguato, come i cristiani coerenti coi loro
principi, dovevano essere eliminati.
Fabiano, vescovo di Roma, Babila, vescovo di Antiochia, ed
Alessandro, vescovo di Gerusalemme furono arrestati
(Alessandro morì in prigione). Altri fuggirono
abbandonando le loro cattedre.
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LA RIPRESA DELLE PERSECUZIOINI
Per i cristiani la situazione fu drammatica, furono in molti
quelli che si piegarono alla volontà dell’imperatore pur di
aver cara la vita.
Nel complesso la persecuzione non comportò molte vittime. I
danni erano altri: come comportarsi con tutti quei cristiani
che, sacrificando agli dei, erano precipitati in colpa grave,
oppure con quelli che avevano comprato i certificati senza
però compiere il sacrificio?
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LA RIPRESA DELLE PERSECUZIONI
La persecuzione terminò intorno alla Pasqua del 251 e subito dopo
venne indetto da Cipriano vescovo di Cartagine un concilio per
decidere sul problema dei lapsi (i cristiani traditori). Questi
sarebbero stati riconciliati, dopo aver fatto penitenza, solo in
punto di morte.
In un concilio dell’anno successivo prevalse però l’indulgenza nei
loro confronti perché si iniziavano a sentire le avvisaglie di una
nuova persecuzione.
Nel 253 a Decio successe Valeriano, che nel 257 attuò una nuova
persecuzione. Uno degli scopi era quello di impossessarsi dei beni
dei cristiani. Chi si rifiutava di cedere i propri beni veniva, se
uomo, ucciso, se donna, bandita.
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LA RIPRESA DELLE PERSECUZIONI
Il fatto che Valeriano non colpì tutti i cristiani fin da subito, ma
lo fece per gradi, prima le chiese, poi i vescovi, i presbiteri, i
diaconi e via via fino a scendere agli uomini non di chiesa,
mette in luce come ormai la chiesa venisse riconosciuta nelle
sue strutture gerarchiche.
Nel 260 il potere passò a Gallieno, figlio di Valeriano, emanò
un editto con cui restituiva ai vescovi tutte le proprietà
ecclesiastiche: primo riconoscimento ufficiale della religione
cristiana.
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LA RIPRESA DELLE PERSECUZIONI
L’ultima grande persecuzione, una persecuzione senza quartiere, fu
quella voluta da Diocleziano nel 303. I motivi per cui prese questa
decisione sono, per mancanza di fonti, ancora oscuri.
In tutto l’impero le chiese dovevano essere distrutte e i libri sacri
bruciati. I cristiani che occupavano cariche pubbliche furono
costretti ad abbandonarle. Gli appartenenti alle classi sociali
elevate perdevano tutti i loro privilegi. Gli schiavi cristiani non
potevano più essere liberati.
Alcuni vescovi abbandonarono le loro città; altri cristiani fuggirono
… Con un secondo editto si obbligò al sacrificio, ma le carceri
vennero velocemente riempite e le autorità stesse non erano
disposte ad eseguire esecuzioni di massa. Anche Galerio (dal 305
al potere) cercò di continuare l’opera di Diocleziano ma la chiesa
era ormai troppo estesa e radicata per poter essere distrutta.
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COSTANTINO E IL CONCILIO DI NICEA
Galerio decretò la fine della persecuzione riconoscendo ai
cristiani libertà di culto e di riunione.
Poi sul trono salì Costantino e la vittoria della chiesa fu
definitiva.
313 Editto di Milano diede inizio non alla semplice tolleranza,
ma al favore nei confronti del cristianesimo (libertà di
culto).
Costantino fece costruire nuove chiese e fece anche importanti
donazioni in loro favore, esentò i chierici dai munera
pubblici (servizi che i cittadini dovevano alla comunità),
istituì un foro ecclesiastico con effetti giuridici, introdusse il
riposo festivo della domenica …
32
COSTANTINO E IL CONCILIO DI NICEA
A tutto questo impegno a favore della chiesa corrispose però anche la
pretesa di intervenire in materia religiosa.
Esempio ne fu la questione donatista: a Cartagine dopo la
persecuzione di Diocleziano si assistette ad un vero e proprio
scisma tra rigoristi, che non volevano riammettere nella comunità
ecclesiastica i “traditori”, e il clero più o meno lassista. A capo del
partito rigorista c’era Donato che raccolse molto consenso tra la
popolazione indigena rurale che si opponeva al ceto medio
romano → disordine civile. Costantino decise di intervenire
perché preoccupato per le conseguenze politiche. Intervenne con
la forza ma non riuscì a sistemare la questione.
Un altro caso fu quello del prete alessandrino Ario: egli affermava
che essendo Dio ingenerato, il Figlio, creato, non può ritenersi
della stessa natura del padre ma di una inferiore.
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COSTANTINO E IL CONCILIO DI NICEA
Nel 325 Costantino convoca e apre il concilio di Nicea, il
primo concilio ecumenico nella storia della chiesa. Al
concilio ad Ario si oppose Atanasio, che sosteneva la tesi
della consustanzialità tra Dio e Cristo. Costantino condannò
Ario all’esilio e impose come dottrina ufficiale quella di
Atanasio. Il Credo che ancor oggi i cattolici recitano è quasi
identico al “simbolo niceno” (formula elaborata a Nicea).
Il concilio però non riuscì ad eliminare le tesi ariane che si
ripresenteranno in più occasioni e riusciranno ad affascinare
anche Costantino.
Alla sua morte si attuò anzi una vera divisione religiosa:
l’Occidente con l’Egitto restarono niceni sotto Costante;
l’Oriente, sotto Costanzo, divennero filoariani.
34
DA NICEA A GREGORIO MAGNO
Nel 381 Teodosio, imperatore dal 379, convocò un nuovo
concilio, il II ecumenico, a Costantinopoli, in cui impose a
tutti, riformulato con qualche piccolo cambiamento, il credo
niceno e, con l’aiuto di alcuni teologi, fu riconosciuto il
“consustanziale” a tutta la Trinità (una sostanza, tre
persone). Si stabilì anche il primato del vescovo di Roma
sulla gerarchia ecclesiastica.
Nel 451 l’imperatore Marciano, anche su richiesta di papa
Leone I, convocò il concilio di Calcedonia, dove venne
riconfermato il simbolo niceno-costantinopolitano e si
condannarono come eretiche tutte le tesi monofisite (Cristo
solo divino): vi è in Cristo l’unione di due nature in un’unica
persona.
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LA NUOVA SOCIETÀ CRISTIANA
La forma devozionale più diffusa era sicuramente il culto dei martiri,
culto che gravitava sempre intorno ai loro luoghi di sepoltura (veri
o presunti). I fedeli vi accorrevano in massa, si prostravano di
fronte alle spoglie, pregavano e cantavano inni. Dai martiri i fedeli
si attendevano grazie spirituali, ma anche interventi e favori
terreni.
Questa duplice funzione di intercessori e patroni venne presto
attribuita anche ai santi, ossia a quei cristiani che avevano
condotto una vita di eccezionale pietà e compiuto atti
straordinari.
Al culto dei martiri e dei santi si aggiunse quello delle reliquie e
anche la pratica dei pellegrinaggi: mete particolarmente amate
erano Gerusalemme, la città santa, Roma e Santiago di
Compostela (san Giacomo apostolo).
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IL MONACHESIMO
Accanto al clero si radica come forma d’aggregazione religiosa
il monachesimo, di cui i primi episodi appaiono in Egitto nel
III secolo.
Il monachesimo si strutturò in due tipi principali: l’eremitismo
e il cenobitismo. Il primo praticato da coloro che decidevano
di vivere in solitudine, il secondo invece da uomini che si
univano in piccole comunità e che rispondevano ad una
regola che organizzava il lavoro, la preghiera, i pasti e le
altre emergenze quotidiane.
Il monachesimo trovò grande espansione in Oriente (Siria,
Palestina, Egitto). In Occidente le prime notizie furono
portate forse da Atanasio durante il suo esilio in Italia, ma
anche dai pellegrini di ritorno dalla Terra Santa.
37
IL MONACHESIMO
Importante per lo sviluppo in Occidente del monachesimo fu
l’opera dai san Benedetto da Norcia (480-543). Egli
compose una regola per i suoi confratelli di Montecassino
agli inizi del VI secolo. Aspetti essenziali:
1. Senso della misura, della moderazione (no a pratiche di
eccessiva austerità corporale). I monaci dovevano
obbedienza all’abate e dovevano restare legati al
monastero.
2. Molta importanza attribuita alla lettura e allo studio. Nei
monasteri era presente e una biblioteca e una scuola per
l’istruzione dei giovani monaci.
3. Importante presenza del lavoro manuale: l’abbazia doveva
essere indipendente dall’esterno.
38
RAPPORTO TRA CHIESA E STATO
Man mano che la chiesa diventava potente, burocratizzata e
gerarchizzata, aumentavano anche le sue richieste a stabilire
norme morali e giuridiche per i rapporti sociali.
La politica di Costantino pur essendo evidentemente filocristiana, non si trasformò mai in antipagana, né
l’imperatore decise mai di fare a meno dell’aiuto dei pagani a
corte.
Dopo Costantino però iniziarono le sempre crescenti
restrizioni imposte al paganesimo, cui vennero via via
sottratte le basi del culto.
39
IL PRIMATO DI ROMA
La decisione di imporre il primato di Roma non fu ben accettata
dalla chiesa Orientale: si aprì un lungo periodo di discussioni cui
cercò di porre fine papa Leone Magno (440-461). Egli riaffermava
l’uguaglianza di tutti i vescovi, uguali per l’unzione dello Spirito
che li aveva consacrati e per la grazia di Cristo che li
accompagnava nel loro ministero, ma ribadiva che al vescovo di
Roma competeva una speciale cura verso tutta la chiesa e che
perciò egli è primo fra tutti i vescovi.
Nel 453 furono però conferiti al vescovo di Costantinopoli gli stessi
titoli e diritti di quello romano, pur riconfermando il primato
romano.
I vescovi di Costantinopoli, avvalendosi di questa delibera,
iniziarono una politica ecclesiastica di assoluta indipendenza da
Roma, anzi spesso in aperta opposizione a Roma. → Sviluppo
separato senza ritorno.
40
I BARBARI
L’impero romano andò progressivamente sempre più indebolendosi, non
seppe più contrastare gli attacchi di tutte quelle popolazioni che si
volevano impadronire dei loro domini (Alamanni, Alani, Vandali …) e,
con la deposizione di Romolo Augustolo nel 476 , da parte di Odoacre (un
generale sciro) si ebbe la fine della plurisecolare storia del regno romano.
In territorio italiano l’impero restò confinato solo in alcune regioni, senza
Roma quindi sotto Bisanzio. Ma anche questi territori vennero via via
sempre più piccoli sotto i colpi del popolo Longobardo che si stabilì sulla
penisola dal 568 al 774, quando furono sconfitti da Carlo Magno.
In questo periodo il cristianesimo conobbe fasi di regresso, soprattutto nelle
zone di più recente conversione (Inghilterra), mentre resistette,
adattandosi alle nuove condizioni, in quelle di più antica
cristianizzazione.
Tra i Longobardi, ariani, la conversione fu avviata da Gregorio Magno e
conclusa alla metà del VII sec.. In questo periodo andò convertendosi
anche l’Inghilterra sotto il dominio di Sassoni ed Angli. Territorio in cui il
papa nel 596 inviò i benedettini, sottraendoli al loro chiostro.
41
LA SOCIETÀ MEDIEVALE ITALIANA
Nell’alto medioevo entrarono in crisi tutte le strutture e le
istituzioni fondate dai romani.
È interessante osservare come molti membri dell’aristocrazia,
che si erano trovati esautorati dagli invasori, si erano rivolti
alla vita monastica (il cenobio visto come rifugio da chi
fuggiva dal secolo). Alcuni di questi monaci vennero poi
chiamati dalle diocesi a ricoprire il ruolo di guida pastorale,
divennero cioè vescovi.
Si ricompose uno stretto legame tra aristocrazia italica e potere
civile.
Tutta la chiesa divenne più forte, soprattutto grazie all’incontro
con il popolo dei Franchi alla cui guida vi erano i Carolingi.
42
L’ALTO MEDIOEVO
Dall’accordo tra Pipino il Breve, che cercava di prendere il potere ai
Merovingi, e l’episcopato che mirava a liberarsi dei Longobardi
nacque lo Stato Pontificio. Nel 754 Pipino, in ringraziamento per
l’aiuto ottenuto dal papa, Stefano II, fece una donazione perpetua
a san Pietro, alla santa Chiesa romana di alcuni territori, da cui
prese origine lo Stato Pontificio.
Il cristianesimo era ormai radicato nel tessuto sociale, nelle città fin
dalle origini e nelle campagne grazie alla capillare opera dei
monaci. Questa sovrapposizione di mondi era visibile in diversi
campi: il calendario fu riorganizzato in base alla nascita di Cristo
(a.C./d.C.) e alle feste cristiane (Natale e Pasqua), il tempo veniva
scandito dai rintocchi delle campane (alba = prima; metà mattina
= terza; mezzogiorno = sesta; metà pomeriggio = nona; tramonto
= vespro).
43
L’ALTO MEDIOEVO
Dai carolingi fino a circa l’XI sec. Si aprì per la chiesa un periodo di
“dominio laicale”, ossia gli aristocratici, laici, avevano trovato una
nuova possibile carriera nelle fila ecclesiastiche. Chiesa vista solo
come detentrice del potere e non come rappresentanza di Dio.
Il fenomeno che meglio descrive questa “chiesa laicale” è quello delle
chiese private. Si tratta di edifici sacri adibiti al culto, costruiti da
aristocratici all’interno dei loro possedimenti. I proprietari
sceglievano il chierico officiante ed esercitavano il controllo
economico della chiesa. Nel caso in cui la chiesa privata prendesse
le veci della parrocchia, i proprietari ne gestivano anche le decime
e le offerte. Vi era però anche l’aspetto positivo di un miglior
rapporto tra distribuzione dei fedeli e presenza della chiesa.
44
L’ALTO MEDIOEVO
Le chiese private furono costruite anche da vescovi e abati,
divennero quindi una realtà anche all’interno della chiesa
stessa, e i proprietari, sebbene consacrati, non si
comportavano in modo diverso dagli aristocratici. C’era
quindi un uso privato delle ricchezza della chiesa ed inoltre
si diede vita anche alla simonia, ovvero la compravendita di
cariche ecclesiastiche.
A questi aspetti sono anche da aggiungere i comportamenti
libertini dei preti, che spesso vivevano in concubinato o
addirittura si sposavano (non vi erano ancora norme
specifiche in merito).
45
LA RIFORMA DELL’XI SECOLO
La situazione creatasi con l’andar del tempo causò dapprima lo
scontento tra i fedeli cui però seguì la nascita di un movimento
per la riforma della chiesa. Ci si muoveva su tre diversi livelli: 1.
moralizzazione della vita del clero; 2. urto con l’impero per
allontanare gli aristocratici dal governo del clero; 3. strutturazione
monarchica della chiesa.
Per il primo punto si possono segnalare molte iniziative sia tra le fila
stesse del clero sia tra il popolo. Un es. è l’abbazia di Cluny: dove
si tese ad accentuare i momenti di preghiera e canto comune e
dove si promosse la cultura biblica. Anche l’eremitismo ebbe un
nuovo slancio. Ci fu però anche un’azione partita “dal basso” : a
Milano ci fu una rivolta contro il clero maggiore e lo stesso
arcivescovo. Il movimento durò a lungo e si espanse nell’italia
settentrionale fino a raggiungere Firenze, dove furono i monaci
stessi a ribellarsi al vescovo.
46
LA RIFORMA DELL’XI SECOLO
Anche l’imperatore germanico, Enrico III, cercò di sottrarre il
papato all’influenza dell’aristocrazia romana chiamando
vescovi tedeschi al soglio pontificio: Clemente II (10461047) e Leone IX (1048-1054).
Leone IX lottò contro la simonia e, nel concilio di Reims,
affermò che nessuno può arrogarsi il governo di una chiesa
se non è stato eletto dal popolo e dal clero. Si stabilì inoltre
che il papa romano era il solo primate della Chiesa
universale. Quest’ultimo punto non fu accettato dalle chiese
d’Oriente e nel 1054 si raggiunse lo scisma.
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LA RIFORMA DELL’XI SECOLO
Nel 1059 papa Niccolò II cercò di liberare la curia pontificia
dall’ingerenza dell’impero tedesco. Nella sinodo romana
stabilì che la designazione del papa doveva avvenire a Roma
ed essere riservata ai cardinali.
Già l’elezione del successore di Niccolò II non fu semplice.
Dopo anni di lotte tra i riformatori, che elessero un papa,
Alessandro II, e gli imperialisti, che elessero un antipapa,
Onorio II, nel 1073 si giunse all’elezione di Gregorio VII. Ed
esplose il conflitto.
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LA RIFORMA DELL’XI SECOLO
1075 scontro aperto tra papato e impero: Gregorio VII proibì a
ogni potestà secolare di affidare le cariche nei vescovadi e, ai
metropoliti (arcivescovi), proibì di consacrare chi avesse
ricevuto un vescovado da un laico → Per l’imperatore Enrico
IV questo significava perdere il controllo delle signorie
ecclesiastiche. Il papa inoltre, convinto della superiorità del
potere spirituale su quello temporale, dichiarò che il
pontefice romano aveva il diritto di deporre l’imperatore.
Enrico IV depose Gregorio VII il quale a sua volta depose
l’imperatore, lo scomunicò e sollevò i suoi sudditi dal
giuramento di fedeltà. Questo provocò molti problemi tra
Enrico IV e i principi tedeschi che già mal tolleravano la sua
politica di rafforzamento del potere regio.
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LA RIFORMA DELL’XI SECOLO
Enrico IV per ridare stabilità al suo potere fu costretto ad umiliarsi
di fronte al papa: dovette recarsi a Canossa, dove si era rifugiato il
papa, e scusarsi. Il papa revocò la scomunica.
I due continuarono a litigare e il papa scomunicò per la seconda
volta l’imperatore, al quale però i principi non tolsero l’appoggio,
cosicché lui elesse un antipapa, Clemente III e Gregorio VII morì
in esilio.
A riportare la pace fra i due schieramenti fu il concordato di Worms
nel 1122: Enrico V e Callisto II scelsero per la distinzione dei ruoli:
l’imperatore poteva presenziare all’investitura di vescovi tedeschi
da parte del clero locale e gli eletti mantenevano i legami
temporali con l’imperatore. In Borgogna ed in Italia veniva invece
preferito il legame col papa. Il papato così iniziò a ritagliarsi uno
spazio in cui esercitare anche il potere giuridico (sviluppo della
canonistica).
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IL MITO DEL PELLEGRINAGGIO E LA
VIOLENZA CONQUISTATRICE
I laici esclusi dal governo della chiesa trovarono un altro modo
per partecipare attivamente: le crociate.
La crociata era un pellegrinaggio verso i luoghi santi e i
guerrieri avevano deciso di contrassegnarsi per questo con
una croce sulla cotta. Questi combattenti ottenevano, oltre
all’immediata remissione dei peccati, estesi privilegi
materiali.
La crescente pressione musulmana sull’impero d’Oriente e
sulla penisola araba fece temere per la cristianità.
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IL MITO DEL PELLEGRINAGGIO E LA
VIOLENZA CONQUISTATRICE
Urbano II, nel 1096, al concilio di Clermònt invitò i cavalieri
cristiani a partire in pellegrinaggio armati per
Gerusalemme. Nel fare ciò il papa aveva ben chiare anche le
motivazioni sociali e politiche di questo importante passo:
l’espansione demografica dell’aristocrazia laica aveva
causato molte lotte per le successioni e quindi molti
disordini sociali.
La crociata partì nel 1097 e dopo un lungo assedio, quasi 2
anni, nel 1099 fu espugnata Gerusalemme. La popolazione
ebraica e musulmana fu quasi totalmente massacrata.
Nacquero così i principati latino-orientali che, trovandosi in
territorio ostile, necessitavano periodicamente di nuove
forze provenienti dai luoghi d’origine.
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IL MITO DEL PELLEGRINAGGIO E LA
VIOLENZA CONQUISTATRICE
La crociata era diventata quindi un’istituzione permanente. La
divisione, prima, seconda, terza crociata si adotta solo per
praticità di studio (II crociata 1147-49 fallì; III cr. 1189-92
ripresa temporanea di Gerusalemme)
Ci fu anche la fondazione di ordini religiosi militari : i
Templari (la loro fortezza era ubicata vicino al tempio di
Salomone); gli Ospitalieri (dall’ospedale di san Giovanni di
Gerusalemme) che avevano cura dei pellegrini poveri; i
Cavalieri teutonici, provenienti dalla Prussia.
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FASCINO DEL PAUPERISMO EVANGELICO –
REPRESSIONE ANTIERETICALE
Gregorio VII, nell’XI sec., specificò che eretico poteva essere definito
chiunque si distaccasse dai dettami della chiesa romana.
In Occidente a metà dell’XI sec. iniziò a manifestarsi un
cristianesimo di impianto dualista. I dualisti sostenevano che
Gesù aveva assunto solo apparentemente un corpo perché tutto
ciò che è materiale è dominio del maligno e quindi accettavano
solo l’idea del Cristo celeste. Con la stessa motivazione rifiutavano
il Battesimo con acqua e l’Eucaristia.
Il più grande movimento dualista fu quello dei Catari che si
definivano “buoni cristiani dualisti”. Ebbero maggiore sviluppo
nel nord e nel sud della Francia, ma anche in Pianura Padana.
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FASCINO DEL PAUPERISMO EVANGELICO –
REPRESSIONE ANTIERETICALE
Con la decretale Ad abolendam, nel 1184, Lucio III scomunicò i
Catari cui vennero affiancati i Patarini, gli Umiliati e i Poveri di
Lione: la scomunica colpiva tutti quelli che avessero osato
dedicarsi alla predicazione pubblica o privata senza il consenso
pontificio.
I Poveri di Lione o Valdesi “nacquero” dalla forte religiosità di Valdo
di Lione che si convertì alla povertà evangelica. Dal suo essere
“povero del Cristo”, Valdo traeva la legittimazione della sua
predicazione. Valdo e i suoi seguaci volevano opporsi al dualismo
e ad altre eresie emergenti.
Gli Umiliati in Lombardia richiesero in un primo momento il
permesso di predicare ma gli fu negato. Anch’essi continuarono
però la loro opera in opposizione al dilagare delle idee dualiste.
Papa Innocenzo III nel 1201 concesse però loro la dispensa per
predicare.
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FASCINO DEL PAUPERISMO EVANGELICO –
REPRESSIONE ANTIERETICALE
Innocenzo III cercò in ogni modo di respingere le eresie.
Nel 1208 indisse la crociata contro gli Albigesi, i Catari del sud
della Francia. Questa durò circa 20 anni (1229) e comportò
più che la sconfitta degli eretici quella della popolazione
occitanica.
La lotta all’eresia non fu solo violenta, infatti Innocenzo III
cercò di inglobare sotto il controllo pontificio tutte le spinte
riformatrici cristiane ortodosse. I Valdesi si rifiutarono e
preferirono restare nelle clandestinità.
Il papa inoltre istituì la nuova figura dei delegati pontifici,
esperti in predicazione, che dovevano affiancare il vescovo
nella cura d’anime.
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SAN FRANCESCO E I FRATI MINORI
Giovanni Francesco di Bernardone nacque nel 1182, e morì nel
1226, ad Assisi. Era un uomo benestante, figlio di mercanti,
che decise di convertirsi alla vita religiosa attraverso
un’esperienza penitenziale e alla decisione di vivere in
povertà nella sequela del santo Vangelo. Ben presto fu
seguito da altri uomini coi quali si presentò a Innocenzo III
per richiederne l’approvazione della regola.
1210 il papa conferma la regola che implicava la separazione
dal “mondo”, dai beni materiali, per abbracciare fino in
fondo le condizioni di vita degli “ultimi”. I frati francescani
rinunciavano a qualsiasi potere sugli altri e si sarebbero
dedicati alla preghiera, alla predicazione e all’aiuto degli
uomini.
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SAN DOMENICO E I FRATI PREDICATORI
Domenico di Caleruega (1170-1221), chierico di origine
spagnola, cercava la via della perfezione cristiana e la trovò
nello studio e nella predicazione.
Nel 1216 Onorio III appoggiò la nascita del nuovo ordine dei
Predicatori che subito partirono verso le maggiori università
del tempo.
La conformazione assunta dal gruppo dei seguaci di Domenico
si innestò sulla tradizione canonicale regolare nelle sue
componenti evangeliche e pastorali., fu fin da subito
chiericale.
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