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Come giocava il Nonno

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Come giocava il Nonno
Acquafondata
www.deusday.com
Alatri
Amaseno
Con il Patrocinio:
Associazione Culturale Poetica Art-Opera
Anagni
'As
so
cia
Aquino
Arce
Presidenza del Consiglio
Ministero delle Politiche Sociali
Ministero della Cultura
Arnara
Arpino
de
ll
Ausonia
Belmonte Castello
Boville Ernica
Assessorato
delle Politiche Sociali
no
Casalattico
Assessorato alla Cultura
so
Cassino
itti
Castrocielo
dir
Castro dei Volsci
Ceprano
Provincia
di
Frosinone
ii
Coreno Ausonia
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Esperia
Gallinaro
Guarcino
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www.deusday.com
Isola del Liri
Monte S. Giovanni C.
izz
Pastena
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Patrica
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Pico
Ufficio Scolastico
Regionale per il Lazio
Piedimonte S. Germano
za
Pignataro Interamna
en
Posta Fibreno
pa
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Roccasecca
S. Apollinare
SINDACATO
PENSIONATI
ITALIANI
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Città di
Frosinone
AM
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Frosinone
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S. Donato V. di Comino
S. Elia Fiumerapido
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S. Giorgio a Liri
ne
S. Vittore del Lazio
Sora
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Supino
“ Come giocava il Nonno”
Vallerotonda
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Veroli
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5ª Raccolta di poesie in vernacolo e in lingua, racconti in lingua
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CASSINO (FR)
Viale Europa n. 233/b - Tel. / Fax 0776.24624
Vi
“Deus Day”
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n
A cura
dell’Associazione Culturale Poetica Art-Opera
degli Alunni e Studenti della Provincia di Frosinone
Frosinone - 2 ottobre 2011
y
Da
Deus Day
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Deus Day
Hanno aderito:
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D
Premio di rappresentanza:
Presidenza della Repubblica
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Da
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“Deus Day”
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de
ll
Associazione Culturale Poetica
Art-Opera
5ª
EDIZIONE
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Il quaderno
del Nonno
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“Come giocava il Nonno”
Frosinone
2 Ottobre 2011
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Da
Presidente:
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D
COMPOSIZIONE COMMISSIONE GIUDICATRICE
'As
so
cia
Patrizia Campagna
Dirigente Ufficio Scolastico provinciale di Frosinone
Componenti:
Rodolfo Damiano
Poeta
de
ll
Anna De Santis
Poetessa
no
Giuseppe Montaquila
Segretaria:
so
Poeta
Concetta Laura Mauceri
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Direttore artistico
Sebastiano Midolo
Vice Presidente:
Orazio Di Resta
Direttore Artistico:
Concetta Laura Mauceri
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s
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Presidente:
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Stampa:
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n
Tipolitografia Pontone - Cassino
eta
ta
Tel. 0776.23347 - Fax 0776.329433
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Direttivo dell’Associazione Culturale Art-Opera Deus Day
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Da
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D
PREFAZIONE
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Dopo Cassino, Pastena, Boville Ernica, Monte S. Giovanni Campano, eccoci a Frosinone
per il nostro concorso dedicato alla “Festa provinciale del nonno”.
Si apre dunque la quinta edizione con un nuovo tema:
“Come giocava il Nonno”, con molta soddisfazione, riconoscendo all’Associazione che io
rappresento nelle vesti di Direttore Artistico, il merito di raccogliere i frutti del piano preposto:
“Il coinvolgimento” degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado alla poesia dando così
ampio spazio al “Pensiero” delle nuove generazioni che erediteranno i nostri sforzi per una
continuità oltre il tempo.
Attraverso la collaborazione dell’Ufficio Scolastico provinciale di Frosinone, siamo riusciti ancora una volta a coinvolgere moltissime scuole della provincia, le quali hanno sensibilizzato i rispettivi docenti ed alunni a poetare e scrivere racconti su un tema molto intrigante, indirizzandoli ad informarsi e quindi argomentare su un filo conduttore significativo ed interessante.
Entrando nel vivo dei componimenti si nota che gli spunti variano a secondo delle loro emozioni mettendo in risalto l’amore verso i loro “NONNI”, che con molta pazienza hanno accettato di andare indietro con la loro memoria per far conoscere ai cari nipotini quei momenti gioiosi della loro infanzia quando con poco, per non dire niente, si divertivano.
“ … Al loro tempo i nonni giocavano sempre fuori: per le strade disegnavano campane, e
davanti casa saltavano la cavallina…”.
“… All’uscita dalla scuola giocavano a zibbitina, con lo strummolo di legno che facevano
girare…”
“… Mia nonna cantava, ballava e saltava e in questo modo, per lei, il tempo passava…”
“… Con i suoi amici segnava tracciati per giocare con le biglie ed insieme intrappolavano
le cicale nelle bottiglie…”
Voglio ricordare anche qualche brano di racconti:
“… Erano giochi semplici inventati dalla loro fantasia, senza materiali, con solo quello che
la natura offriva, come i nascondigli più strani per giocare a “tana…”
“… La voglia di divertirsi era tanta e c’era sempre. I giochi erano un po’ strani in confronto a quelli di oggi: la varra, la zitola lessa, gli aniell cioè indovinare in quale mano era nascosto il sasso …”
Sia nelle poesie che nei racconti ci sono delle espressioni veramente commoventi perché attraverso i ricordi di queste care persone, il passato e il presente si uniscono per trasformare il
ricordo (forse un po’ labile) in regole da rispettare come l’amore verso chi ha vissuto in modo
diverso, e la consapevolezza che gli anziani, anche con i loro acciacchi, devono essere aiutati
ed accuditi con amore e riconoscenza.
Belle queste fotografie biografiche, bella questa antologia, bella la curiosità di questi ragazzi che hanno spulciato nella mente dei loro NONNI.
Purtroppo, oggi la nuova generazione vive in un’altra dimensione fatta di tecnologia, di
computers, di giochi digitali che li fanno estraniare dalla realtà.
Ci si augura che attraverso questo filo conduttore che ogni anno cerchiamo di rendere più
interessante, possano prendere spunto dalle parole dei nonni per godere sempre di più quello
che loro danno e daranno: la disponibilità e l’amore !!!
3
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Da
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Il quaderno del Nonno
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Ai nonni
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Rosei,
biondi,
fragili bimbi,
gioia di vivere
una seconda giovinezza...
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Grumi di dolore sradicano
come il vento di bufera
nelle selve d’alberi annosi
e rami intricati,
i loro ricordi…
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Sulle fresche labbra,
sorrisi disarmanti,
di luce tersa
rischiarano
bui orizzonti…
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Manine dolcemente aggrappate
a mani consumate da ingrato lavoro,
fiduciose s’intrecciano…
cullando nenie
da tempo in cuor sopite.
4
Il Direttore Artistico
Concetta Laura Mauceri
Poetessa e Scrittrice
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1ª Festa del Nonno - Cassino, 2-7 ottobre 2007. Annullo filatelico
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D
Sezione
Poesie in lingua
Scuola Superiore
de
ll
dove c’è scritto : “in fondo è la vita,
[giocala”
Poi il seguito l’avrei dovuto scrivere io
e dico che : “anche se perdo, mai
[abbandonare la vita”.
Marco Alonzi
itti
so
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Liceo Pisicopedagogico
“V. Gioberti” - Sora
Giocala!
dir
Istituto Tecnico Industriale Statale
“R. Reggio” - Isola Liri
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Mi hanno preso deridendomi
avendo paura della mia pioggia
Mi hanno truffato scrivendomi
“non è oro tutto ciò che cola”
Mi hanno fatto del peggio
per farmi stare meglio.
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e.
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“Passatempi e giochi tradizionali
in Ciociaria”
Il tuo volto solcato dalle
lacrime dei ricordi che
ripercorrono il tempo,
giunge
con viva emozione a rivivere
ciò che non ti penti di aver vissuto,
ora me ne parli rivivendoli in me.
Mi parli dell’arte delle carte e
dei tanti giochi che, al di sotto
dell’eterna volta facevi, nei quali
risate di gioia e di rabbia si
fondevano.
az
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izz
Poi ho trovato il calore senza fuoco
dopo essere cascato in un burrone
con gli effetti indesiderati della malinconia
prima di iscrivermi nel paese dei balocchi
son passati tre anni dalla cura di questa
[patologia
per poi trovare due solide radici
Manolho Belli
od
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es
tam
pa
s
Sono andato via accompagnato dalla cenere
dall’acqua ragia e dal cotone verde
mentre dico addio al mio sfogo quasi
[giovane
e il mio pensiero veloce come un levriero
va verso te, mio nonno
perché il tuo epitaffio vitale sta nel mio
[cuore
perché non sei morto veramente
e lo sai benissimo anche tu
Vi
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Te ne sei andato quando stavo fiorendo
ora che sono alla stazione
tu stai partendo.
Mi hai lasciato scrivendomi un bigliettino
che conservo più che mai nel mio cuore
7
y
Da
Scuola media
L’attesa paziente
è resa gravosa
dalla solitudine.
Io piango, piango e piango…
Quando lo vedrò?
'As
so
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Istituto Comprensivo
“Evan Gorga” - Broccostella
Maria Grazia Conte I C
“Come giocava il nonno”
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de
ll
Istituto Comprensivo Statale
Boville Ernica
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A te…
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A te, nonno, voglio dedicare una poesia,
a te che hai vissuto la tua infanzia in allegria,
servendoti di piccole grandi cose
per creare i tuoi giochi o far cose
[armoniose.
A te, nonno, voglio dedicare questa poesia,
a te che giocavi con molta fantasia;
a campana, nascondino ed “acchiapparella”
insieme ai tuoi amici la vita era bella.
Tu della vita hai tutto apprezzato,
niente di essa hai mai disprezzato
e pur se in casa il pane mancava,
eri felice: la tua famiglia ti amava.
Silvia Partigianoni
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Quanti giochi si facevano allora,
un tempo passato diverso da ora.
Un gioco tanto bello
era quello dell’anello;
mio nonno lo faceva
soprattutto in primavera!
La trottola si faceva girare
e con la corda tutti a saltare!
A campana si giocava amaro
e in seguito al “cucuzzaro”.
Il gioco più bello era nascondino
divertente e amato da ogni bambino.
Giocare col nonno mi sarebbe piaciuto,
ma purtroppo non ho potuto;
è stato un po’ sfortunato
il caro nonno tanto amato!
Il mio pensiero non ci dividerà mai
anche se gli ho dovuto dire “Bye-bye”!
il mio nonno era il migliore,
avrei passato con lui tutte le ore!
Ti voglio tanto bene caro nonnino,
non ti scordar mai del tuo fiorellino…
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Letizia Conte – I C
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“Come giocava il nonno”
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Io e il nonno
Parliamo.
Il nonno insegna
e io imparo.
Il nonno muore
e io piango.
Aspetto
pazientemente
di vedere il nonno
nel mondo dell’oscurità.
8
zio
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D
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s
Il quaderno del Nonno
Anima libera
Il sole alto nel cielo, solcato dagli aerei
[della guerra.
Un’ anima ancor giovane corre, libera,
e rigenera, nel sogno di bambino, un mio
[avo.
Le sue gracili mani racchiudono tre biglie,
i suoi giochi unici, preziosi.
Quei tre oggetti, il suo piccolo svago
Dal badile e dalla zappa,
che le sue mani riempiva di schegge e di
[fatica.
Marco Zeppieri
y
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ne
D
I giochi dei nonni
de
ll
Oh nonnino, se potessi ora essere bambino!
Chissà…..avresti posseduto un trenino.
Tanto felice saresti stato
nonnino mio adorato.
so
no
Se potessi i miei giochi ti darei
così sorridere ti rivedrei.
Una cosa mi hai lasciato:
il rispetto per chi è sfortunato.
itti
Un sasso di fiume,un semplice foglio di
[carta, una biglia …
con un po’ di fantasia tutto si trasformava in
[una meraviglia.
Il sasso bambolina diventava,
un foglio piegato mille forme assumeva
e ogni bambino tanta voglia di inventare
[aveva.
'As
so
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Soldatini e trenini sognavi da bambino
ma avevi solo un cagnolino.
Unico amico fidato
che da te era tanto amato.
Quando erano piccoli i nonni, poverelli,
non avevano giochi e giocherelli;
bastava poco per farli felici
e solo pochi pedalavano con la bici.
dir
Poche cose possedevi
e accontentarti dovevi.
Eri ricco di bontà …..
e sei cresciuto con tanta onestà …..
utt
ii
Non molto era il tempo per giocare
perché tanto si doveva lavorare,
ma si trovava sempre il tempo di fare
un gioco insieme prima di rientrare.
e.
T
Molti oggetti oggi abbiamo
ma niente più apprezziamo.
Il valore alle cose che davi tu
oggi nonnino, non esistono più!
izz
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Maschi e femmine in modo diverso
[giocavano
e chiusi in casa, a lungo, non resistevano:
giocavano le bambine a “Mamma e figlie,
mentre i bambini lanciavano in buca le
[biglie.
pa
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I giochi dei nostri nonni
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Classe I C Sc. secondaria I Grado
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Poche cose avevi tu
oh nonnino,ora non ci sei più!
Non avevi da mangiare
figuriamoci cose con cui giocare.
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uz
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Ti bastava una sciocchezza
e subito non c’era più tristezza.
Ti bastava una pallina
per star bene tutta la mattina.
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Quante cose desideravi
ma in silenzio ti accontentavi.
Non potevi far capricci
non avevate neanche soldi spicci.
Vi
Da
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Il quaderno del Nonno
Francesca Zaronni
I giochi del nonno quand’era bambino
Mio nonno da piccolo in collegio è stato
e lì a molti giochi ha partecipato.
I ragazzi divisi in gruppi giocavano
e in classe tutti gli insegnanti lo elogiavano
Nelle belle giornate a pallone giocava
ma lo studio mai trascurava.
Tanto si divertiva mentre la palla rincorreva
anche se poi stanco, più le forze non aveva.
Ha partecipato al Campionato regionale
e con la sua squadra è arrivato in finale.
La squadra avversaria hanno battuto
e il titolo di campione per molto tempo
[hanno tenuto.
Mio nonno non aveva molti giochi alla sua
[età,
ma di fantasia, ne aveva un’infinità.
9
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Da
Andrea Pettini
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Quando il mio nonnino piccolo era,
la televisione ancora non c’era.
Il suo paese d’origine è Orvieto,
lì, con il suo amico Fausto giocava lieto.
I giochi di mia nonna
Questo bambino lui proteggeva,
dai ragazzi più grandi quindi, lo difendeva.
Insieme costruivano armi con pezzi di legno
mettendoci sempre tanto impegno.
no
de
ll
Mia nonna ha 65 anni
e da piccola aveva molti compagni.
Con sua sorella giocava e immaginava
di essere una principessa in una valle
[incantata
so
Mio nonno in compagnia giocava:
a nascondino, a pallone e a tutti i giochi che
[inventava.
Anche con i soldati del posto spesso si
[divertiva
e con loro in mezzo alla neve gioiva.
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e.
T
A quattordici anni al cinema si recava,
e con i suoi amici le scene imitava.
Questa è la storia del mio caro nonnino,
il racconto dei suoi giochi da bambino.
ion
Con i papaveri giocava agli “scoppi”
e si distendeva sotto i pioppi.
Le bambole con sassi lisci preparavano
perché soldi a sufficienza non ne avevano.
ii
dir
itti
Nei boschi si avventurava
e seduta su una pietra cavalcava
faceva finta di avere un cavallo
e delle bellissime scarpette di cristallo.
tor
izz
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Giocava con le biglie, a corda e a campana,
ma con la palla era proprio un a frana.
Prima c’era molta felicità
perché regnava pace e semplicità.
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Ludovica Paglia
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I giochi di nonno Paolino
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io
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A mio nonno piace raccontare
come da piccolo riusciva a giocare.
Con la palla fatta di stracci
ad ogni goal tanti abbracci,
con la bicicletta amava andare
gli amici andava ad incontrare,
la ruzzola tanto girava
quando lui la tirava.
Con i dadi giocava
quando fuori non andava,
dietro ad un cerchio lui correva
tanti chilometri percorreva.
La carrozza costruiva
fuori in strada spesso usciva.
zio
ne
D
Il nonno e l’amico Fausto
Sempre giocava con i suoi amici
e a quel tempo sì che eran felici!
10
eu
s
Il quaderno del Nonno
Paolo Paglia
Claudia Zaronni
La nonna e i suoi giochi
Adesso nonna, dei tuoi giochi mi
[racconterai?
Piena di gioia ne parlerai!
Il più bello era la campana
e quando potevi, con i fiori costruivi una
[collana.
Con l’uncinetto facevi preziosi ricami
e ancora oggi è la cosa che più ami.
Giocavi a nascondino,
con gli amici e il tuo cagnolino.
Oggi la tua giovinezza se ne è andata
ma con me giochi sempre a preparare la
[crostata.
Roberta Osvaldi
Anche tu, caro nonnino, una volta sei stato
[bambino
tra i fiori, farfalle,giocavi
a campana e con il pallone,
sempre attento a non far confusione.
Il mio caro nonnino
giocava molto da bambino,
si divertiva con il pallone
anche se non era un gran campione.
Gli piaceva giocare a campana
e bere con gli amici alla fontana.
Mio nonno anche con i fratellini giocava
ma un litigio sempre li sfiorava,
con la sua vecchia bici andava
e tutti con la simpatia rallegrava.
Anche con l’altalena di corda giocava
e correre e saltare adorava.
A far dispetti si divertiva
e molti vicoli di Boville scopriva.
'As
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Mi è difficile
pensarti bambino,
ora che ti vedo
stanco, canuto, affaticato.
tor
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Come giocava il nonno
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Mio nonno amava giocare
e ogni pomeriggio, con i suoi amici voleva
[stare.
A quei tempi non esistevano computer o
[cellulari,
e si praticavano i giochi popolari.
es
tam
Preferiva giocare con la corda
così come lui ricorda:
due bambini la facevano girare
mentre il terzo doveva saltare.
od
uz
io
ne
A volte mio nonno costruiva la fionda
e la battaglia era pronta!
I sassi o le castagne erano le munizioni
e combattevano come veri campioni.
ipr
Adesso questi giochi sono superati
perché i bambini sono tutti modernizzati.
Questi giochi sono belli da ricordare
e tutti noi ragazzi li dovremmo praticare.
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e.
T
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Giochi e ….Fantasia
Martina Zompatori
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no
so
I tuoi occhi di ricordi son pieni,
belli o brutti per me sono insegnamenti,
ogni volta che parli mi si illumina il viso…
se sto con te sono in paradiso.
eta
ta
Alessandra Palmigiani
ii
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itti
Tu, il nonno dagli occhi celesti,
come acqua di mare, vivi e vispi,
racconti il tuo dolce passato
riluce il tuo volto da rughe solcato.
Giulia Fabrizi
Da
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Come giocava mio nonno
zio
ne
D
Nonno.....
Tu, anima pura, semplice, discreta
ci proteggi dalle insidie del mondo,
che ci opprime e parlando della tua vita
[vera,
stupenda fai diventare la mia sera.
Vi
eu
s
Il quaderno del Nonno
Nei tuoi occhi, vedo,
un lampo di entusiasmo
se dei tuoi giochi mi racconti alquanto.
Erano pochi.
Erano poveri,
ma lo stesso preziosi.
Erano giochi di carta,
di latta…
di fantasia,
di…tanta …e poi tanta poesia.
Tappi di “gazzosa”
colorati e scintillanti
usati come
monete sonanti.
E… Strummoli, “barrozze” e carrozze
e giù…via…di corsa
per finir nelle fosse
tra grida, risate gioiose.
11
y
Da
Nonno era come un libro aperto
e se gli chiedevo di raccontarmi storie
lui con le parole si divertiva a giocare,
era sempre pronto a farmi sognare.
“Caro nonno che giochi facevi da
[piccolino?”
Saltavo la corda , giocavo a nascondino,
[a palla prigioniera,
giochi semplici e fantasiosi.
Io ascoltavo incantata e la sua voce,
il suo volto solare, mi scaldavano il cuore
come un sole d’agosto dopo un temporale…
Cecilia Paglia
Vi
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Sofia Quattrocchi
de
ll
I giochi del nonno
Quando il nonno giocava
giochi diversi da noi praticava.
Il suo gioco preferito era quello con le
[biglie
si sfidavano nei giardini delle loro famiglie.
Con le lire lui giocava
e esultava chi più vicino al muro le buttava.
C’era poi il gioco della mattonella
e si finiva tutti a mangiare della mortadella.
Era un bambino fortunato
perché con la bicicletta ha pure giocato.
zio
ne
D
Nonno….
'As
so
cia
Erano pochi i tuoi giochi,
erano poveri i tuoi giochi,
ma più dell’oro eran preziosi,
perché goduti con semplicità
in un’età piena di felicità.
eu
s
Il quaderno del Nonno
12
1ª Festa del Nonno - Cassino, 2-7 ottobre 2007
Francesca Fabrizi
y
si correva a piedi scalzi
per far meglio i lunghi balzi.
Scuola Primaria Paritaria
“Beata Maria De Mattias” – Sora
Nella cavallina il più grosso della
[compagnia
si metteva sotto e … Addio Maria.
Se non crepava all’istante
pagava un pegno pesante.
'As
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ll
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Quando il sole faceva capolino
era bello giocare a nascondino.
In mezzo al grano e alle pannocchie
Si aspettava seduti sulle ginocchia.
ipr
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Direzione Didattica Statale
2° Circolo
“Enzo Mattei”
Via K. Herold - Cassino
e.
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Tutti insieme si giocava a campana
mentre la “cannata” si riempiva alla
[fontana.
Con il gesso rubato alle maestre
Si scrivevano per terra i numeri come in
[finestre.
In mezzo all’ara si ballava la tarantella
mentre i bambini giocavano ad
[“acchiapparella”;
ir
Emanuele Santoro - Classe V
Isola del Liri (Fr)
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Le mie nonne
per guadagnare qualche bel soldino
improvvisavano e creavano un mercatino:
riempivano le “canestrelle”
con tante cose belle.
og
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I miei nonni hanno giocato nel passato
così come mi hanno raccontato.
az
izz
tor
Lo schiaffo del soldato
era tra i maschi quello più gradito
Un bambino di spalle
doveva indovinare chi l’aveva colpito;
e quando si girava con la testa
tutti applaudivano per far festa.
no
“Glie strummele” si lanciava con una
[corda attorcigliata
e di corsa veniva ripigliata.
I miei nonni non sono tanto vecchi,
ora con i capelli bianchi sono anziani
ricordano i giochi che da bambini avevano
[tra le mani.
I loro non erano giochi moderni come
[adesso
ma la trottola, la cavallina,
la campana erano divertenti lo stesso.
eta
ta
zio
ne
D
Scuola Elementare
I giochi dei nonni
Vi
Da
eu
s
Il quaderno del Nonno
Il gioco di nonna Maria
Con bambole di pezza e palloni di
stracci, la mia bisnonna
trascorreva le sue giornate.
La sua bambola bionda,
con gli occhi azzurri,
il vestitino rosa a fiori blu,
la bambola perfetta,
con cui dormiva ogni notte buia e fredda.
Ma poi arrivò la guerra
e, tutto cambiò.
Niente più bambole e palloni,
ma solo giochi da inventare e non c’è
niente da fare.
Dopo la guerra, nonna grandicella non
[giocava
più come da bambina ma lavorava solo in
[cucina.
Elisabetta Palatella - Classe V C
13
y
Da
Il nonno che gioca
Nonno, con la trottola di legno tu giocavi.
“strummolo” la chiamavi,
ma il monopattino di legno da te costruito
era il tuo gioco preferito.
E quando con i compagni stavi
a guardia e ladri tu giovavi.
E che divertimento a sotto al muro giocare
con qualche biglia colorata
senza vincere nemmeno una medaglia dorata
non altalene colorate, non treni di plastica,
non play, non wii,
ma solo tanti giochi all’aria aperta
con poche lire in tasca
per tentare la fortuna alla fiera del paese
[con la pesca.
Mio nonno giocava all’aperto
mai con un gioco perfetto,
le pecore pascolava
e con gli amici l’organetto suonava,
mentre i balli improvvisava
il divertimento si assicurava!
Nel bosco il nonno sfrecciava
mentre gli uccelli nel cielo sfidava,
lui quasi volava.
L’aquilone con i giunchi costruiva
che nel cielo saliva
mentre baciava la brina.
Nelle sere d’agosto sui sacchi di grano
[riposava,
il cielo stellato ammirava.
Sull’aia con le ragazze ballava,
l’arrivo dell’estate salutava
che con gioia aspettava.
Il gioco preferito era la campagna
che con i neri carboni disegnava
saltando con il piede l’attraversava.
Con lo “strummolo” a gara il nonno faceva
chi più a lungo lo roteava vinceva,
quanta gioia trasmetteva!
Le buche nel terreno egli faceva
dove i sassolini il più scaltro poneva,
mentre insieme si rideva.
Ma che giochi!
Quante emozioni e belle sensazioni!
Tanta serenità e tranquillità ispiravano
quei giochi che i nonno praticavano.
Un sogno avrei,
vevere con gioia vorrei,
nei verdi campi correrei
ad inseguire le farfalle mi divertirei!
Non play-station, non wii
ma come il nonno la vita voglio vivere,
libera nella natura correre felice.
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I nonni
non si divertivano con i videogiochi
ma con le pentoline diventavano cuochi.
Tutti insieme a calcio giocavano
mentre noi sul divano poltriamo.
Questi son giochi che a noi dan tanta noia
mentre a loro un mare di gioia.
Loro si divertivano con poco
a noi non basta nessun gioco.
e.
T
Come giocavano i nonni
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Claudio Savelli - Classe V C
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I giochi della mia nonna
eta
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io
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es
Quando era piccola nonna Michela giocava:
le bambole con l’inchiostro faceva.
A nascondino si divertiva e con la fune
la mia nonnina saltava.
Scherzi innocui faceva alle vecchiette,
scherzi dispettosi a quelle severette,
rideva con i suoi amici giocando
[acchiapparella.
Con un sorriso lei è nata quando
la guerra l’aspettava.
14
zio
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D
I ricordi di nonno
Francesca Di Cicco - Classe V C
Vi
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Il quaderno del Nonno
Michela Risi – Classe V C
Alessandra Vita - Classe V C
La bambola di pezza
Ritorni con la mente
agli anni della tua fanciullezza
nei tuoi occhi quanta tenerezza
y
Viva, viva, i mei nonni
con loro posso fare anche danni.
de
ll
Viva, viva, i mei nonni…
sono sempre affettuosi,
so
no
Viva, viva, i mei nonni…
quando faccio dei capricci.
itti
Viva, viva, i mei nonni…
mi tolgon sempre dagli impicci.
Viva, viva, i mei nonni…
sono sempre da apprezzare.
Giada - Classe V D
Vi
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s
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Tra le valli estese
del suo amato paese,
il gioco era una vera rarità
perché scarso era il tempo di libertà.
Mio nonno doveva aiutare nei campi
che per la sua tenera età erano ampi.
Costruzioni e soldatini
custoditi come preziosi rubini.
Tra i suoi numerosi fratelli,
era una dei più birbantelli.
Un’innocente partita di biglie di terracotta,
si trasformava in una seria lotta.
Sotto un bellissimo cielo azzurrino,
il suo preferito era il gioco del nascondino,
ma lo divertiva anche il pito,
un passatempo da mito.
In un periodo difficile ,
dove non alleggiava un profumo
[primaverile,
da solo o in compagnia,
non mancava mai la fantasia.
e.
T
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Viva, viva, i mei nonni…
sono sempre da amare.
Giocare con fantasia
William Evangelista - Classe V C
Da
zio
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D
'As
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Viva, viva, i mei nonni…
con loro gioco, canto e sogno.
ii
Giulia Ficaccio - Classe V C
I nonni
dir
al ricordo della tua bambola di pezza…
con ago, filo e pazienza infinita
eri tu a darle la vita.
Come vestitino un pezzo di straccio
senza gambe e neanche un braccio,
ma sul viso una bella espressione,
la sceglievi tu, disegnandola con il carbone.
Davanti al focolare
la stringevi al cuore e le cantavi la ninna
[nanna
come fossi sua mamma.
La tua bambola di pezza
per qualcuno solo un fantoccio
ma per te quanto calore nel suo abbraccio
compagna di giochi
come oggi ce ne son pochi.
eu
s
Il quaderno del Nonno
I miei nonni
I miei nonni
son bravi e gentili
quando giocano
con me
sembrano dei bambini.
Per iniziare vi vorrei
presentare
mio nonno: si chiama
Angelo, e io gli voglio tanto bene;
anche perchè, è l’unico nonno
che è rimasto da me!
E’ allegro e mi vuole
tanto bene.
Vi voglio far conoscere
una nonna,
una grande lavoratrice:
si chiama Vittoria,
ma non la posso vedere
perché vive in Calabria.
Purtroppo qui da me
i nonni son finiti;
15
y
Da
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I miei nonni mi sono vicini
Tutti e quattro molto carini.
Spesso mi aiutano a studiare,
ma io preferisco giocare.
Nonno Silvio a scuola mi accompagna
Nonno Stefano le lasagne mi prepara,
Nonna Nannina mi racconta le storielle
Nonna Jovanka lava le scodelle.
Ai miei nonni voglio tanto bene
anche se con me sopportano tante pene.
itti
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Giorgio Hailu - Classe IV D
I miei nonni
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Margherita D’Arpino - Classe IV D
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Vorrei dire a tutti voi,
che i miei nonni son due eroi,
instancabili e perfetti,
mi riempiono di affetti.
Sono unici e speciali,
san curare tutti i mali,
ma non usan medicine:
solo baci e carezzine
e riempion il mio cuore
con il loro grande amore!
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Anna Maria - Classe IV D
tam
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La mia nonna
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La mia nonna io l’adoro
Per me è più importante di un tesoro.
Sul suo viso è sempre stampato un bel
[sorriso.
quando la mattina lei mi vede arrivare,
i suoi occhi sembrano brillare.
Nella sua tasca ci son sempre mille
[caramelle
ed io scelgo le più belle.
Mi perdona in ogni momento
ed io mi addormento sempre contento.
Vi
I miei nonni non avevan tanti giochi con cui
[giocare,
quindi si dovevano accontentare.
Giocavano con i barattoli, trottoline e con
[piccole palline.
Se questi giochi non bastavano tanti altri ne
[inventavano,
e dopo il gioco sempre il lavoro trovavano.,
Poi verso le nove andavano a dormire
e alle sei in piedi a gioire.
Lavoravano duramente
e il martello utilizzavano frequentemente,
a mezzogiorno poi mangiavano
[velocemente.
E la domenica dì festa
tutto il giorno a fare siesta.
Come è bello i nonni avere
e poterli chiamare a tutte l’ore.
ii
Ai miei nonni
16
zio
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D
Poesia
però vi dirò anche dei nonni che non ci son
[più…
Si chiamava Salvatore
non l’ho potuto conoscere
ma so che gli avrei voluto tanto bene.
Per concludere vi voglio
raccontare di una nonna
a cui ero molto affezionata,
si chiamava Pina,
era sempre gioiosa, armoniosa…
e adesso mi manca tanto.
Spero che il mio racconto
vi sia piaciuto.
CIAO!!!
eu
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Il quaderno del Nonno
Francesco Candelaresi - Classe IV D
Manuel D’Ettorre - Classe IV D
I nonni
I nonni sono speciali,
belli, buoni e particolari,
sono i secondi genitori
che ci aiutano quando siamo soli.
Nonno Emilio
È il mio nonno paterno.
Insieme giochiamo a carte,
Da
y
ne abbiamo sempre un mazzo da parte!
Nonna Lucia
È la moglie di Emilio.
Quando ci son feste importanti,
cucina piatti buoni e abbondanti.
Nonno Giovanni
è il nonno materno
è con lui che vorrei passare
primavera, autunno ed inverno.
Lo vedo in estate
Perché abita a Messina,
dove c’era la mia cara nonnina,
il suo nome era Rosella
e son sicuro che adesso è una stella.
Mi chiamava cioccolatino,
ed ero il suo nipote piccolino.
I nonni quaggiù ci danno di tutto e di più,
e quando saranno lassù,
ci proteggeranno ancora di più.
e la nonna ballava.
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Poesia dei nonni
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Come giocava il nonno
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Il nonno monello
giocava con gli attrezzi di legno.
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Il nonno e i suoi amici
giocavano felici.
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Giuseppina Fionda - Classe IV D
Vi
Corrono i nonni
per i prati
giocando a campana.
Vanno in bici per i sentieri
di montagna.
Poi vanno in campagna
a giocare a nascondino
col buon vecchio contadino.
Danno da mangiare ai maiali
e quando tornano a casa
per completare la giornata
una bella spaghettata
e una risata.
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tam
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Mi ricordo nonnina cara
quando da piccina m’imboccavi,
tanti vestitini mi compravi,
il bagnetto mi facevi,
e con me le bambole pettinavi.
Mi ricordo nonnino caro
quante volte mi abbracciavi
e tante storie mi raccontavi
e per mano mi portavi
in giro di qua e di là
regalandomi ogni volta
tanti sorrisi di felicità.
Il nonno suonava
Martina R. - Classe IV D
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Il nonno coltivava
e la nonna piantava.
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Il nonno fumava
e la nonna cucinava.
Samuele Di Mambro - Classe IV D
Mi ricordo nonnini
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Il quaderno del Nonno
Alessandro Steffan - Classe IV D
I miei nonni
I miei nonni
sono dolci e gentili
con loro mi piace giocare
e parlare.
I miei nonni
sono libri pieni di avventure
sempre pronti a raccontare
storie stupende
che mi restano in mente.
I miei nonni
anche quando sono stanchi
hanno sempre tempo per me
e basta un mio sorriso
per renderli felici.
I miei nonni
hanno il volto segnato dalle rughe
e capelli color argento,
ma quando giochiamo insieme
17
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Da
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Il quaderno del Nonno
sembrano bambini della mia età.
Ai miei nonni
voglio un mondi di bene
con uno slancio li abbraccio
e li stringo forte a me.
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per vedere come cresco.
E’ una persona ospitale
la sua passione è cucinare
torte,timballi e frittura di mare.
Nonna Maria domande mi fa
sulla scuola, sul ballo e lo sport che fo:
un saluto stretto
poi mi manda un bel bacetto.
Gli altri nonni son in montagna:
nonno Mario fa il pastore
e nonna Domenica si cura la campagna,
L’estate la passo con loro
imparando anche ad apprezzare
quel che ne viene dal loro lavoro.
Ai miei nonnini lontani e vicini
mando quindi tanti bacini.
Giada C. - Classe IV D
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I nonni
Tu fin da piccola mi cullavi
E con me te ne stavi
Con me parlavi e giocavi
Non mi lasciavi
Mi davi da mangiare
E li te ne stavi
Seduto sulla poltrona
Mi raccontavi tante storie
Di quando eri ragazzino
E mai un sorriso mi negavi:
ti voglio bene Nonno.
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Jacopo
Noemi Del Duca - Classe IV D
e.
T
Jacopo Pio sono il vostro nipotino,
per voi sono come un cioccolatino
quando ci sono addolcisco le vostre giornate
A voi nonni che siete lontani,
le giornate sono lunghe e più amare,
per voi il mio amore è grande quanto il
[mare.
A te nonnina vicina
che quando ero piccino mi hai coccolato
con il tuo cuoricino,
voglio dire che ti sarò sempre vicino.
Evviva i nonni che fan felici i nipotini.
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I Nonni
Antonio Vettese - Classe III D
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Di quattro nonni son la nipote.
i nonni miei materni in Irlanda
son da tempo.
Nonno Filiberto
ha imparato ad usare il computer,
ci sentiamo spesso su Skipper
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I miei nonni
18
1ª Festa del Nonno
Cassino, 2-7 ottobre 2007
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Ho un amico assai speciale
con lui gioco niente male
con lui scherzo, parlo, rido
e felice a lui mi affido.
Nonno di tempo per giocare ne aveva
e di giochi assai se ne intendeva
con i suoi compagni si divertiva ed ogni
volta vinceva.
I giochi che lui spesso faceva
erano calcio, breccia, e nascondino,
ruzzola e con i cerchi gareggiava al mattino.
Questi giochi una volta si facevano
e con semplici oggetti si divertivano.
E’ proprio in gamba il mio super nonnino
quando gioco con lui sembra un bambino.
Diventa il mio complice, con lui trascorro
giornate serene
ed io gli voglio un gran bene!!
e.
T
Come giocava il nonno.
zio
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D
Come giocava il nonno.
Mio nonno da bambino
dovete sapere
che non si fermava
neanche per bere
e quando cominciava a giocare
era difficile
farlo fermare.
Con la trottola
faceva le gare
ma non era bravo a farle girare.
Con gli amici
a nascondino giocava
e sotto il tavolo
si nascondeva,
correva, saltava
e mai si stancava.
A campana
era una frana,
come una rana saltellava
e le caselle calpestava.
Ora è anziano e non ce la fa più
e mi ripete sempre:
beata gioventù!
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Annalisa Greci
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Come giocava il nonno.
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Il nonno un po’ povero era,
ma giocattoli aveva per quell’era.
Una trottola da far girare,
una fune con cui saltare,
un cerchio ed una forcella,
che rendevano la vita bella,
con le amiche la campana
a fine settimana,
con gli amici la palla
di stracci tra la folla.
Il suo visetto era splendente,
quando si divertiva e rideva con la gente
Questi erano i giochi del nonno
con i quali giocava quasi tutto il giorno.
Anna Perciballi
Da
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Istituto Comprensivo Statale
“Primaria Capoluogo – Casavitola”
Boville Ernica
eu
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Il quaderno del Nonno
Aurora Viti
Come giocava la nonna…
Mia nonna Lilia si chiama
e giocare, molto lei ama.
Da piccola con la corda giocava
e con i suoi amici correva e saltava.
A campana lei giocava molto
e quando lo faceva, molta allegria c’era sul
[suo volto.
A correre con i cerchi era molto brava
e quando inventava qualche gioco nuovo, si
[entusiasmava.
Alcune volte non poteva giocare
perché sua madre doveva aiutare.
Mia nonna è una bravissima contadina
e ancora oggi lo fa come quando era
[bambina.
19
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Da
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D
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Il quaderno del Nonno
Adesso lo ricorda come se fosse ieri
e per lei è uno dei più importanti pensieri,
che rimangono impressi nel suo cuore
finché un giorno in paradiso la ospiterà il
[Signore.
Lo strummolo di legno facevano girare,
fino a quando i campi dovevano andare a
lavorare.
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so
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Costruivano sempre tantissimi giochini
per far divertire decine di bambini.
La cosa più importante erano i bei sorrisi,
sempre stampati sui loro visi.
Giulia Fratarcangeli
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Come giocava il nonno.
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e.
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Al loro tempo i nonni giocavano sempre
[fuori,
su prati verdi e pieni di fiori.
Al sole costruivano i loro giochi
perché in famiglia i soldi erano pochi.
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Per le strade disegnavano campane,
e lungo le case saltavano la cavallina;
scommettendo giochini e collane
si divertivano su questa bella collina.
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All’uscita dalla scuola giocavano a zibbitina,
e si divertivano felici dalla sera alla mattina.
20
Mio nonno Alfredo si chiama
e i giochi di un tempo ancora li ama.
Lui, con i suoi più cari amici, giocava
ed a saltare con la corda si dilettava.
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Chiara Antonucci
I giochi del nonno
Aurora Macci
I giochi di mio nonno
tor
Tanto tempo fa,
per me”antichità”
il nonno giocava
con le cose che trovava,
giocava a corda, a nascondino
a salta montone e non a biliardino,
saltellava tra l’erbetta
e pareva una cavalletta.
Nell’aia l’organetto suonava,
tutta la notte cantava e ballava
Al mattino il lavoro lo richiamava
anche se bambino, di giocar lasciava.
Come era bello giocare,
e brutto lavorare!
La pagnotta guadagnar doveva
e di sgobbare non si doleva,
a giocare continuava
con le cose che trovava.
Non c’era Facebook o i telefonini, bastava
[la fantasia
per entrare in un mondo di sconfinata
[poesia.
Ora restano solo i ricordi, indelebili nella
[mente,
di chi quelle esperienze le ha vissute
[veramente.
Nonno, giocando a campana, i numeri ha
[imparato
e facendo il gioco, tanto divertimento ha
[provato.
A tirare la fune molta forza ha sviluppato
e con questi giochi, molto si è entusiasmato.
Nonno giocava anche a nascondino,
che gli piaceva molto da bambino;
lui anche a cavallina giocava
con tanti amici, che adorava.
A scuola, i giochi di una volta abbiamo
[rappresentato
e come i nostri nonni, ci hanno ammaliato.
Questi giochi non bisogna dimenticare
Perché la tradizione è un bene da
[salvaguardare.
Lucia Osvaldi
y
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I giochi di nonna Luciana
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Un altro gioco era “marrone”,
con un sasso una moneta dovevi rigirare,
invece si usava un bastone
se a “lippa” volevi giocare.
Anche a campana potevi giocare,
per farlo, nei quadrati, bastava saltare.
Questi sono parte dei giochi a cui si poteva
[giocare,
e che i nostri nonni non potranno mai
[dimenticare.
ii
Cantava, saltava e ballava
in questo modo, per lei,il tempo passava.
I giochi erano più divertenti nei tempi
[passati
perché tutti insieme venivano praticati.
Tra i giochi c’era la cavallina,
con cinque giocatori o più,
si giocava anche a “pallina”,
dove una biglia dovevi, in buca, mandare
[giù.
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Non avendola conosciuta
tanto mi sono dispiaciuta.
Dai racconti su di lei sono rimasta
[affascinata
e la notte tante volte l’ho sognata.
'As
so
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I giochi di quei tempi erano veramente tanti,
si giocava anche durante lo scartocciamento,
con ballate e canti
e tanto, era il divertimento!
Luciana era il nome di mia nonna
che era proprio una gran donna.
Io il suo nome ho ereditato
e come lei mi hanno chiamato.
ion
e.
T
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A campana molto spesso giocava
ed il sassolino con precisione lanciava.
Da uno a nove i numeri andavano
e mentre lei saltava tutti contavano.
Luca De Paolis
Mio nonno e i suoi giochi.
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Il cerchio della bicicletta si usava staccare
e con un asta di ferro lo si faceva girare.
Con i suoi amici segnava tracciati per
[giocare con le biglie,
ed insieme intrappolavano le cicale nelle
[bottiglie.
pa
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Ma dopo i giochi il dovere la chiamava
e con la mamma le faccende sbrigava.
Puliva, spolverava e le pentole lucidava
intanto il principe azzurro come
[Cenerentola, sognava.
ne
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A me così mia nonna piace ricordare
ed andrei indietro nel tempo, per poterla
[incontrare!!!
Luciana Rotondi
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I giochi di una volta
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Al tempo dei miei nonni diversi erano i
[giochi,
quasi sempre all’aperto ci si divertiva,
addirittura attorno ai fuochi,
e mai da soli si stava.
Vi
Da
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Il quaderno del Nonno
Ti sento salire le scale,
stanco ed affaticato,
i tuoi anni trascinare.
Corro ad abbracciarti.
e tu mi racconti,
inforcando gli occhiali,
che per i piazzali
andavi ,
per una partita a cavalletta
o una corsa in bicicletta,
tutto il giorno
per la strada giocavi
e la sera a casa tornavi.
Eri povero,
non avevi i miei giochi,
ma ti bastavano quei pochi!
Togli gli occhiali, li posi ,
sulla sedia riposi
e nei tuoi occhi color del mare
un lampo di nostalgia appare.
Mattia Lozza
21
y
Da
Per giocare a campana
i nonni qualche salto dovevano fare
poi contavano uno due e tre…
prendevano il sasso,
e lanciavano… olè
Per giocare a nascondino
si nascondevano più vicino
restavano in campana
e facevano tana.
Per giocare con la corda
saltellavano su e giù
e non finivano più.
Così giocavano i miei nonni
e felici passavano gli anni…
I miei nonnini
giocavano da bambini
con pochi giochini:
trottola, nascondino
per i bambini,
corda e campana
per le bambine.
La mia nonnina
faceva con le sue manine
tanti bei vestitini
per le sue bamboline.
Il mio nonnino
con la terra tanti castelli
e i giorni eran sempre belli.
Erano felici
di giocare con gli amici,
anche se i giochi
erano pochi!
zio
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I giochi dei miei nonnini.
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Come giocavano i nonni.
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Il quaderno del Nonno
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Stefano Lisi
22
1ª Festa del Nonno - Cassino, 2-7 ottobre 2007
Melissa Di Veronica
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Sezione
Racconti
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Scuola Superiore
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Istituto Tecnico Industriale Statale - “R. Reggio”
Isola Liri
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Raccont d gl gioc che nonn m’ha raccuntat…
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I passatempi e i giochi tradizionali in Ciociaria erano molti e quasi tutti caratterizzati dalla povertà dei materiali con cui erano costruiti. Da quelli dell’aria aperta a quelli in casa i giochi sono testimoni della “Cultura ciociara”, della semplicità della vita contadina, degli usi e costumi del nostro passato. Tanti di essi potrebbero sembrare sciocchi e inutili, invece erano un
grosso stimolo alla fantasia, contrariamente a quelli moderni che fanno tutto da soli e ci lasciano spesso solo spettatori. L’importanza del gioco, in ogni fase della nostra vita, ormai è nota a
tutti, come è noto anche il valore delle tradizioni, proprio per questo è necessario conoscere,
tramandare e riprodurre i giochi di una volta, quelli cosiddetti “dimenticati “ attraverso i nostri
nonni sono venuta a conoscenza di molti passatempi e giochi che ora non si praticano più, ma,
tra tutti quelli che mi hanno colpito maggiormente sono 7: le cerbottane, la corsa con il sacco,
il palo della cuccagna, il tiro alla fune, le corse con la carriola, la campana, la cannata. La cerbottana era fatta con lunghe canne provenienti da materiali rimediati in casa o in campagna
(ideali le canne di alluminio o dei lampadari) o si realizzava con le canne essiccate. Si usava
per “sparare” piccoli oggetti (palline di carta, pezzetti di terra, creta, alcuni frutti di erbe) e soprattutto frecce, usando come propulsore, la forza del proprio fiato. Le frecce erano formate da
un cono molto sottile ottenuto attorcigliando a un dito strisce di carta che venivano appositamente tagliate in mozzetti regolari trattenuti alla cintola, pronti per l’uso. Ottenuta la freccia si
fissava con la saliva facendone ruotare la punta fra le labbra. In mancanza di carta le frecce si
potevano ottenere da foglie modellabili che si chiudevano con dello spago o con dei rametti.
La potenza di questo oggetto è rapportata alla sua lunghezza e al suo diametro: più è lunga la
canna e minore il suo diametro, maggiore è la potenza del raggio. Con le cerbottane si facevano tantissimi giochi ad esempio: la guerra, si prendevano di mira gli oggetti, ci si faceva canestro dentro i barattoli o in contenitori più grandi e così via; chiaramente lo scopo era quello di
fare centro o di colpire l’oggetto utilizzando meno frecce possibili. Un altro gioco che mi ha
colpito molto è la corsa con il sacco perché ancora oggi viene effettuata durante il “Gonfalone”: una manifestazione che si tiene ad Arpino in estate da oltre quarant’anni. Questo gioco
consiste in una corsa effettuata saltellando dentro il sacco, che in genere si porta fino all’altezza della cintura ed è sorretto con le mani dallo stesso concorrente. Possono partecipare un numero infinito di partecipanti e vince chi per primo riuscirà ad arrivare al traguardo. Sicuramente è un gioco che richiede molta abilità fisica, velocità e equilibrio, ma trovo che sia divertentissimo! Il palo della cuccagna, un altro gioco interessante consiste nel riuscire a salire fino al23
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Il quaderno del Nonno
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la fine del palo; non si sale molto facilmente, perché su di esso viene cosparso grasso o olio per
complicare il gioco. Partecipano molte persone, si fanno squadre e ci si sfida. Questo tipo di
gioco viene effettuato anche nelle feste di paese. Il tiro alla fune è un gioco che conosciamo
molto bene; noi ragazzi lo pratichiamo ancora oggi perché è un gioco divertente e fa vedere la
forza che ognuno di noi ha, e fa venire più voglia di vincere per far veder la bravura. Si formano due o più squadre che si sfideranno in coppia; un gruppo a destra, un altro a sinistra e si comincia a giocare. Vince il gruppo che a tirare di molto la fune verso la loro parte. Un altro gioco, quello della corsa con la carriola si svolge in questo modo: ogni ragazzo è alla “guida” di
una carriola, mette un peso su di essa (oggetto o persona) e inizia a correre per arrivare al traguardo. Vince chi arriva per primo e chi non cade, ovviamente! Questo gioco credo sia più difficile perché richiede un fisico muscoloso e tanta forza; altro gioco divertente era la corsa della cannata, le donne mettevano un po’ di stoffa a forma di ciambella in testa e vi ponevano sopra una cannata, damigiana o recipienti grandi con acqua o vino cercando di non farlo cadere
fino al traguardo, per questo tipo di gioco ci voleva molto equilibrio. Questi giochi, anche se
poveri, per la gente di prima erano “oro”, perché potevano permettersi solo quello. Per loro era
il momento del divertimento dello svago e delle nuove amicizie. Nel volgo tali passatempi vengono riferiti anche a motti e a poesie, infatti, ricercando nella mente mia nonna me ne ha citati alcuni.
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Motti
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Tre cos so difficl da lassà:
glu gioc, l’amcizia i glu prim amor.
Na palla palla fatta cu gl strcc s lanciwa tra l uraccia,
raccuglievn cu allegria p lalanciarla agl amic sia,
na scazzottata i alla fin s concludeva la iurnata…!
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A volte noi ci lamentiamo di quello che abbiamo perché desideriamo di più, senza renderci conto che abbiamo molto, rispetto a quello che avevano prima. Ora abbiamo giochi che ci
lasciano a bocca aperta, abbiamo più materiali, più manodopera, più possibilità. Prima, tutto
questo non era possibile… Mi racconta mio nonno che desideravano tante cose ma non potevano permetterselo perché costavano molto e solo i ricchi, o meglio i figli di genitori benestanti potevano permetterselo. Si accontentavano di imitare quanto facevano gli altri con spirito di
emulazione, senza grandi pretese, se nnon quella di sperare in un futuro migliore, in cui riporrei ogni aspettativa esistenziale. Tante sono le storie, tante sono le glorie conseguite, ma se si
ripercorre la storia ci si imbatte in aspettative che si sono ripetute, sin dagli albori della nostra
civiltà, quando i nostri antenati si impegnavano mentalmente a fisicamente per conseguire risultati migliori e più soddisfacenti, quei risultati che hanno portato l’uomo odierno al progresso scientifico e tecnologico che nonostante tutto non può proseguire sulla stra intrapresa se non
considerando la “Memoria storica”, fatta di tradizioni, giochi e quant’altro si è riusciti a preservare dall’oblio.
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Adimara Di Sarra – Isola del Liri
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Scuola Media
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Come giocava il nonno
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Istituto Comprensivo – Isola del Liri
Scuola media ex Baisi – Sora
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“Ciao nonna come stai? Che noia questa giornata, ed ho già finito il mio ultimo videogioco, non so più che fare! “ “Uhm… che ne dici se ti racconto una storia? Una storia vera però,
di quando noi eravamo ancora bambini?” “ Si, si! Le tue storie sono sempre così interessanti!”
“ Bene, vediamo se ricordo: il posto preferito da noi bambini per giocare era dietro il vecchio
ponte, in mezzo all’erba che ci pizzicava le gambe nude, vicino alle lucciole e alle cicale. C’era
spazio a sufficienza per tutta la gang e nascondigli fantastici per spaventare a morte il povero
contatore a nascondino. Molti di noi, quando nelle calde sere d’estate i genitori si mettevano a
chiacchierare senza più badare a noi, rubavamo dalla cucina un biscotto o una ciliegia, a seconda delle possibilità e felici, scappavano a mostrare il nostro bottino agli amici. Nei giochi più
semplici ci cimentavamo anche noi ragazze, come a nascondino o mosca cieca o campana. Il
gruppetto delle ragazze era formato dalle quattro alle sette persone, a seconda della sera, ma le
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Il quaderno del Nonno
2ª Festa del Nonno - Pastena, 5 ottobre 2008
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vere, grandi giocatrici erano solo quattro: Maria, Lea, Assunta ed io. La piccola Lea era nuova
da quelle parti, ma non era di certo questo a fermarla e aveva legato perfettamente con tutte
quante e con i ragazzi, tant’è che qualche volta si era meritata il complimento di essere brava
quanto loro! Maria era la bambina più benestante ed era quella che portava sempre i tesori più
belli come caramelle e cioccolatini. Aveva delle ottime capacità a preparare le “caccie al tesoro” ed era apprezzata solo per questo e per le sue capacità a saper far girare benissimo la trottola, dato che era un po’ fanaticuccia. Ma la più scampanata era Assunta: non sbagliava un solo salto sulla cavallina e qualche volta riusciva addirittura ad acchiappare qualche ragazzo a
“acchiapparella” ed era l’unica che aveva l’onore di giocare con i ragazzi con le fionde. Io ero
l’animo pacifico e tranquillo del gruppo e cercavo in tutti i modi di non far scoppiare i litigi,
ma amavo da morire le bambole e i soldatini. Mi divertivo un mondo con loro, soprattutto con
i soldatini di mio fratello, gli unici giochi che possedevamo, visto che le bambole erano troppo care e nessuno se le poteva permettere. Tutte noi ragazze ne volevamo una, e visto che non
era possibile, tutte le sere finite i giochi, ci mettevamo sedute a cerchio e sognavamo il momento in cui ne avremmo potuta toccarne una. I ragazzi erano meno sensibili: se parlavamo loro di bambole scoppiavano a ridere e ci prendevano in giro, ma non per questo erano meno simpatici e divertenti. Ce ne erano molti, ma quelli che ricordo di più erano i nostri mariti lontani,
e noi le loro mogli da ricordare durante le battaglie, quando giocavamo a moglie e marito. Ci
dicevano che eravamo le loro fidanzate e non ci avrebbero lasciate mai. C’era Francesco con
Assunta, Giovanni con Lea, Giuseppe con Maria e Peppe, tuo nonno. Insieme eravamo fantastici e ci divertivamo da morire. Un episodio bellissimo che ricordo è di una delle ultime sere
d’estate: eravamo tutti riuniti lì come sempre, ma con un sorriso particolare, come se sarebbe
dovuto succedere qualcosa. Maria era la più felice e come se non bastasse aveva organizzato
una caccia al tesoro fuori da ogni tempo, visto che ne dovevano essere organizzate solo una per
ogni stagione, e Maria ne aveva già organizzate due e già questo era un avvenimento, data la
sua tirchieria, ma organizzarne anche una terza era davvero il massimo. I ragazzi avevano appena finito di giocare a campana, quando cominciò la caccia. Stavolta Maria aveva superato se
stessa: le prove erano molto difficili, ma divertentissime e, stravolti ci ritrovammo tutti otto davanti al luogo del tesoro. Un po’ infastiditi, perché sapevamo che ci saremmo dovuti dividere
il premio ma non di certo scontenti, anzi. Eravamo curiosissimi e il sorriso enigmatico di Maria ci fece capire che lì dentro c’era davvero qualcosa di eccezionale. Mi ero immaginata di tutto: mele caramellate, un cucciolo di cane, un gioiello, tantissime arance, ma mai a pensare che
li dentro c’era… una bambola. Quando Maria aprì la scatola, per poco non mi salirono le lacrime agli occhi: era bellissima e grande, quasi quanto ad un neonato. Aveva dei bellissimi capelli biondi, tutti mossi, gli occhi del colore del cielo e le sue gote erano come le pesche e davano spazio ad un bellissimo sorriso. Le labbra erano piccole e rosa e a forma di cuore. Indossava un abito principesco, tutto panna e rosa, con perline e ricami luccicanti. Portava delle scarpe minuscole ed era semplicemente bellissima! Rimanemmo così a bocca aperta, senza chiedere nulla: anche i ragazzi contemplavano quel gioiellino in silenzio, anche perché non avrebbero mai e poi mai potuto vedere una ragazza così bella. Maria aveva messo da parte tutta la
sua aria da snob e, eroicamente, aveva donato la sua bambola al nostro gruppo, affinché la curassimo e la custodissimo. Tutte noi rimanemmo con la bocca spalancata: possibile che tutto
quello che avevamo sempre immaginato, ora era lì, davanti a noi? Passavamo tutte le sere a curare e a pettinare quella bambola, sempre con la paura che qualcuno ce l’avrebbe potuta portar
via. Finché, un giorno, Maria, piangendo, ci disse che doveva partire e che non sarebbe mai più
tornata. Ci disse anche che dove andava lei, i bambini non potevano giocare con le bambole e,
tremante, me la porse, dicendo di starci attenta. Poi corse via, disperata per tutto quello che doveva lasciare. In quel momento mi cadde il mondo addosso: non l’avevo mai sopportata ed ora
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lei mi affidava ciò che aveva di più caro, mi affidava i nostri sogni? Sapevo che non l’avrei mai
ringraziata abbastanza e imparai, da quel giorno, ad amare tutti, anche chi mi voleva male.
Piansi quando se ne andò, sia perché le volevo bene, sia perché mi aveva insegnato la cosa più
importante di tutte: amare tutti e condividere tutto. Solo dopo seppi che era ebrea e che l’avevano portata a morire. Sai, quella bambola la conservo ancora e ancora adesso continuo ad ammirarla, pensando a quanto sia stata fortunata!”
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Istituto Comprensivo Statale
Via Torrione, 2 - Boville Ernica
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Miriam Santoro - Classe II D
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Guardando, ricordando
Sono qui… in un fresco e grazioso parco, sotto l’ombra d’imponenti alberi, assieme ai
miei vecchi compagni di gioco, ricordando il momento che con un batter di ciglia è volato via,
proprio dinanzi ai nostri occhi, l’età più bella: la nostra giovinezza D’un tratto odo i clamori di
gioia di giovani fanciulli che, grazie ad un clemente nonno, ricordano con spensieratezza i vecchi giochi di un tempo, invitando con dolcezza i giovani d’allora, rivivendo cosi la dura e remota “storia”.
I loro giochi, i loro clamori, il sorriso sulle loro labbra… mi fanno riaffiorare ricordi, ricordi vaghi ma pur sempre identificabili; questi ritraggono noi che giocavamo a quei cari giochi che ci facevano rallegrare, che ci facevano sentire liberi, grazie ai quali, anche solo per pochi istanti, ci esoneravamo dal duro lavoro, grazie ai quali, almeno per quelle misere ore, eravamo liberi di allontanarci dalla nostra vita usuale: una vita fatta di sacrifici, fatta di lavoro,
fatta di miseria…
Ricordo quando correvamo negli immensi prati, felici, liberi, alla ricerca di un misero spazio nascosto che potesse farci giocare senza essere scoperti, cosi avremmo avuto la nostra realtà, fatta di sogni, di illusioni… Poi, quando si tornava alla monotona realtà, tutto era diverso: dalla nostra bocca non usciva più neanche un suono anzi, perdonatemi, un suono veniva costantemente pronunciato: il fatidico “sì,vado…” .
Allora si era umili, non potevamo permetterci granché, perciò ci costruivamo i nostri giochi da soli che, anche se brutti, anche se banali, ci rendevano orgogliosi perché frutto della nostra creatività.
I giochi non erano molti, ma quei pochi erano divertenti, quando non c’erano abbastanza
materiali ci si accontentava di passatempi più semplici: giocare a campana e poi lasciare il percorso sul ruvido pavimento, giocare con le trottole e poi, una volta rotte, riporre i frammenti
nella soffitta, per poter rivivere un domani, tornando in quei luoghi magici, i dolci ricordi della remota giovinezza.
Martina Zeppieri
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I giochi di mio nonno
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Da piccolo non avevo molti giocattoli. Ma li creavo io. Con i miei amici ci divertivamo a
giocare. Uno dei giochi era il lancio del bastone. Consisteva nel lanciare un bastone oltre un
ostacolo dato da uno spago. Chi passava il turno aveva una difficoltà maggiore perché il filo si
alzava sempre di più. Noi ragazzi di campagna avevamo sempre in tasca una fionda come ar27
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Il quaderno del Nonno
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ma di difesa. Le fionde erano fatte proprio da noi, cercavamo un ramo con due diramazioni e
poi andavamo sotto i ponti a recuperare una camera ad aria di bicicletta per applicarla alla fionda. (Spesso le camere ad aria venivano gettate nei torrenti. I corsi d’acqua diventavano così una
miniera di oggetti da ripescare quando se ne aveva necessità). Facevamo un gioco in cui era
importante la mira, ci mettevamo sotto un albero di frutta e chi faceva cadere il frutto se lo portava a casa.
Qualche volta prendevamo anche i vetri delle case e ce la davamo a gambe. Al tempo mio
noi ragazzi eravamo in cerca di avventure all’aria aperta. I nostri genitori non si preoccupavano di noi se stavamo fuori casa per parecchio tempo perché non c’erano i pericoli, le macchine erano poche, ci conoscevamo tutti,era impensabile che qualcuno ci potesse fare del male.
Oggi i ragazzi vivono davanti ai video giochi. Sono soli, non sanno comunicare. Ho notato che
non hanno spontaneità. Manca anche la creatività che era il nostro cavallo di battaglia per cavarcela in ogni situazione. I ragazzi di oggi sono spavaldi ma di fronte al pericolo hanno paura.
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I giochi di nonna Liliana
Lorenzo Mastrantoni
Sara Capogna
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Mia nonna Liliana è nata nel 1933 a Napoli, è la quarta di sei figli. A quel tempo i bambini non avevano molti giochi, perché non c’erano possibilità economiche. Lei mi racconta che
giocava con le bambole. Con un sorriso mi spiega che non erano come quelle che abbiamo noi
oggi, belle e parlanti. Erano preparate da loro stesse, con stoffe o asciugamani. In tempo di
guerra si rifugiavano in una grotta dove ogni famiglia aveva un posto. Lo spazio era diviso con
un lenzuolo e lei con le altre bambine e sua sorella giocavano a “mamma e figlia” con quelle
bambole di “pezza”. Poiché abitava di fronte al mare quando non correvano pericolo passavano le giornate sulla spiaggia. Costruivano una pista con la sabbia e poi lanciavano dei sassi per
vedere chi aveva raggiunto il punto più lontano .Mia nonna mi confessa di avere molta nostalgia di quei tempi perché anche se avevano pochi giochi erano sereni e riuscivano a divertirsi
con poco.
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I giochi di nonna Natalina
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Da bambina giocavo insieme alle mie amiche. Non avevamo veri giocattoli ma li facevamo noi.
Giocavamo a molti giochi ma quello che io ricordo di più è il gioco della breccia. Era un
gioco che ci divertiva molto. Per giocare avevamo bisogno di tanti sassolini, che noi preferivamo arrotondati.
Poi iniziavamo il gioco posizionando cinque brecce per terra. Si lanciava il sasso prescelto e si raccoglieva prima un sasso, poi due, poi tre quattro e cinque . Vinceva chi aveva raccolto tutti i sassolini per terra senza far cadere il sasso che si teneva nella mano.
In quegli anni non c’erano soldi per mangiare e tanto meno avevamo i giocattoli. Nessuno però ci poteva impedire di giocare, neanche i nostri genitori che ci impegnavano nei lavori
dei campi e a pulire la casa per quasi tutto il giorno o a reggere i fratellini più piccoli. Giocavamo alle principesse anche se eravamo coperte di straccetti e camminavamo scalze. Ci costruivamo coroncine con erba, foglie e fiori che raccoglievamo mentre zappavamo l’orto davanti casa.
Con le coroncine in teste ci mettevamo a ballare. I nostri vestiti a toppe diventavano nel28
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Il quaderno del Nonno
Mirko Palmigiani
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la nostra fantasia gli abiti delle principesse e vaporosi svolazzavano al lieve vento della sera.
Sognavamo il principe azzurro che sul suo cavallo bianco ci conduceva nella sua reggia dove
la fame non esisteva. Ballavamo fino a notte finché la nostra euforia si spegneva con il canto
delle cicale.
Il nostro sogno di bambina era diventare mamma.
Allora ci costruivamo la bambola che doveva diventare la nostra figlia.
Andavamo in cerca di stracci. Non sapevamo cucire ma con ago e filo cercavamo di dare
una forma alla bambola. Riempivamo il sacchetto che aveva la forma di un pupazzo con la segatura. Con le mele facevamo la testa poi disegnavamo gli occhi, la bocca e il naso.
Non era facile avere le mele e allora le andavamo a rubare. Un giorno un contadino ci vide e ci rincorse con la forca per tutta la contrada. Però noi fummo più veloci di lui e riuscimmo a nasconderci con le mele.
Era difficile attaccare la testa al corpo del pupazzo. Avevamo però trovato un metodo.
Attaccavamo i lembi del fazzoletto che scendevano lateralmente al collo della bambola
con il vestito fatto di stracci. Ogni bambola aveva un nome.
Ci divertivamo a fare le mamme. Preparavamo alle nostre figlie la pappa, le pulivamo,
giocavamo con loro.
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I tempi della “Rozca”
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Mio nonno mi parla sempre del suo passato e di quando era bambino e ogni volta che lo
sento raccontare riesco ad immaginare ogni scena, ogni rumore svanisce e ogni preoccupazione viene dimenticata. La sua voce e i suoi racconti sono così coinvolgenti che vorrei ascoltarlo per ore, forse per intere giornate.
Nonno mi dice sempre che tra i tanti suoi ricordi uno spicca particolarmente: quello del
gioco. La parola gioco per mio nonno era come sentire per noi, oggi, computer o televisione.
Il gioco era: il vero momento di libertà; il sentirsi davvero bambino; fantasia, creatività e
divertimento, tutte parole poco conosciute, quasi pregiate a quei tempi: i tempi della guerra.
La parola “guerra”, al solo pronunciarla, ancora lo ferisce nel profondo e mi stringe forte
la mano mettendo le sue da gigante sulle mie da bambina, ripetendo: “Eh, la guerra!”
Quando giocava invece si sentiva felice, non pensava al lavoro e alla fatica: fantasticava,
immaginava luoghi nascosti dove rifugiarsi e fuggire dal lavoro, dalla povertà e da quella triste società, che seppur triste veniva dimenticata anche semplicemente osservando il cielo e sognando un mondo diverso, un mondo migliore!
C’erano tanti giochi che sviluppavano la fantasia e la creatività come la “rozca” che a quei
tempi era il gioco più bello e divertente. Dopo svolto il lavoro, nell’ora del tramonto, con gli
occhi divenuti del color del cielo a furia di guardarlo, si iniziava a giocare. La “rozca” non era
altro che un pezzo di legno rotondo ben levigato al quale si avvolgeva uno spago che successivamente veniva legato alla mano con una “cappiola”; ci si divertiva gareggiando nel lancio e
vedendo quale rozca arrivava per prima. Mio nonno si divertiva un mondo, pensava solo a giocare!
C’erano tantissimi altri giochi come ad esempio le “macchinucce” di legno che venivano
costruite artigianalmente. Mio nonno le costruiva così bene da vincere sempre le gare. Queste
macchine erano “affarini” che venivano intagliati nel legno; per fare un buon lavoro ci voleva
molta pazienza e molto tempo che, però, scarseggiava e quindi, di nascosto, nonno le intagliava durante il lavoro, per poi usarle la sera, quando si poteva giocare, guardando il tramonto.
Un altro gioco era la “tingula” ovvero nascondino, vi si giocava quando scarseggiavano i
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materiali, non era uno dei giochi più belli, ma nonno si accontentava e si divertiva lo stesso.
I racconti dei nonni sono così preziosi che andrebbero custoditi in musei, i musei della memoria.
Il nonno è un forte e possente albero che affonda le sue radici nel passato per donare frutti al presente.
Greta Missori
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Il gioco del nonno
Silvia Fabrizi
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Da piccolo mi svegliavo presto per portare al pascolo le pecore nei campi, poi tornavo a
casa e andava a scuola. Tornavo a casa, pranzavo e tornavo di nuovo a lavorare.
In tutto questo però riuscivo a trovare un momento per sorridere, quando mi sedevo sui
mucchi di fieno e giocavo con la fantasia a rincorrere i giganti e le figure create dalle nuvole.
Era bello ma preferivo di gran lunga giocare con le macchinine.
Mia madre era sarta e mio padre era un arrotino quindi quando a lei finivano i rocchetti di
filo e a lui non serviva il filo di ferro io glieli rubavo e mi fabbricavo da solo i giocattoli.
Una volta finita la costruzione chiamavo Peppe e Gino e andavamo in un vecchio mulino
dove c’erano grandi scivoli per i sacchi di grano e noi li usavamo come pista per le macchinine.
Passavamo il pomeriggio intero in quel granaio, finché i nostri genitori non avevano bisogno di noi.
Avevo tante macchinine di tutti i colori e tutte ben disposte e sotto il letto ma i miei quattro fratelli e sorelle me le rompevano perché ero il più piccolo di tutti. Io mi arrabbiavo, scappavo via con le mie macchinine e le nascondevo nel granaio sotto le balle di fieno.
Quello era il mio posto preferito, restavo sempre lì sempre fino a sera e per fare luce noi
tre riempivamo i vasetti di lucciole che ci facevano compagnia fino a quando non si spegnevano del tutto.
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Il nonno e i suoi giochi preferiti
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I giochi dei nonni, al contrario dei nostri, erano molto “curiosi”. Mio nonno mi ha raccontato che per passare il tempo giocava a “ruzzola”. Consisteva nel lanciare un pezzo di legno di
forma rotonda lungo le strade. Il vincitore, era quello che aveva stabilito il tempo minore ed il
premio era sempre diverso. Altro gioco ancora oggi molto praticato è quello delle carte. Esse
erano molto semplici e non elaborate come quelle con cui giochiamo noi. Il gioco preferito da
mio nonno comunque era il calcio. Al contrario del nostro, invece di un pallone di cuoio si usavano elementi naturali come le pigne. Il nonno e i suoi amici usavano praticare anche giochi di
squadra. Molto coinvolgente era il gioco “ruba bandiera” un gioco collettivo dove due squadre
si scontravano per la vittoria.
Ultimo, nei suoi ricordi, è quello della bottiglia:si giocava in tanti e se la bottiglia toccava persone che non si conoscevano, si poteva scoprire di avere cose in comune, spesso anche
la simpatia. Questi sono i giochi di mio nonno, giochi divertenti e allo stesso tempo affascinanti.
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Daniele Milani
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La “principessa” e il suo ricordo
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“Da bambina avevo il mio piccolo mondo nascosto, tanto bello, tanto difficile da trovare”… La nonna rimembra, la nonna narra la sua fiaba.
Tante volte mi ero domandata se fossero vive le sue memorie. Secondi, minuti, ore passati a riflettere, a cercare di ricostruire i suoi momenti di bambina.
Ora è anziana, pare lo sia stata sempre, non c’è in lei il minimo, piccolo frammento di fanciulla: la vedo grande, invecchiata col tempo.
Rughe le solcano il viso, non molto marcate,ma evidenti.
Mi infondono tristezza, pare non ci sia felicita’ dietro esse.
Ma ora e’ diverso, ora sta narrando, e non c’è curiosità più grande di ascoltarla.
Mi ha portata qui, in questo campo sterile, ove il sole batte a picco, ove non c’è nulla, solo il deserto dinanzi a noi.
Eppure, a parer suo, questo vasto, secco prato era un tempo fertile, rigoglioso.
Ora no, non lo e ‘più. Ora e’ solo un campo giallo ,ove il sole picchia. Ora e’ lo scrigno
dei suoi preziosi ricordi.
La sua voce si fa allegra, sorride, sta ricordando, narra.
Da piccola, quando aveva circa dieci anni era una marmocchia furba, arguta, ma nonostante le sue qualità di ragazzina scaltra non poteva sfuggire al lavoro.
Per i suoi genitori a soli dieci anni era già grande, in grado di gestire ciò che la circondava.
Ma lei era ribelle, cocciuta. Non voleva sentire il peso del lavoro sulle sue spalle, sognava di essere solo una bambina, piccola, ingenua, assetata di gioco. Pertanto si creo’ una sorta
di realtà parallela,un mondo immaginario,nel quale si sentiva a proprio agio senza essere giudicata o comandata. In questa realtà era la principessa, costretta a lavorare per il suo popolo
che moriva di stenti.
Cosi’ trovo’ ideali validi, giusti, per sforzarsi, per accettare le fastidiose goccioline di sudore che le scendevano rapide sul viso.
La principessa amava sentirsi libera, e, talvolta, fuggiva. Scappava dal suo orticello per rifugiarsi nella vecchia casa abbandonata sulla collina, che quasi cadeva a pezzi. Con i suoi antichi mattoncini grigiastri pareva stregata, ma nonostante ciò alla bambina piaceva tanto andare lì, per sorridere con i suoi amici, per divertirsi, per sentirsi libera e felice senza avere il bisogno di rifugiarsi nel suo mondo immaginario.
Là, in quella vecchia catapecchia, accontentava i suoi desideri. Giocava a campana, a mosca cieca e a tanti altri giochi che mi sarebbe impossibile elencare.
Quello in cui riusciva meglio era senz’altro giocare con le biglie.
Batteva tutti i suoi amici!!!
Quando tornava a casa, siccome il sentiero era in discesa, si faceva rotolare via sull’erba
soffice e verdastra fino a destinazione, poi sgattaiolava in casa, senza farsi notare.
Per la principessa era importante trovare il suo momento di gioco, altrimenti non sarebbe
riuscita nell’intento di salvare la sua gente dagli stenti.
Ma poi ci riuscì e quando lo fece diventò grande, in grado di badare a se stessa.
Ora la principessa e’ invecchiata, con i suoi ricordi, con le sue gioie e le sue debolezze.
Le scappa qualche lacrima nel raccontare, nel ricordare.
Guardo i suoi occhi,sono castani, penetranti;essi non sono mai invecchiati, sono ancora vispi, ingenui. Sono gli occhi di quando era bambina, di quando sorrideva, piangeva o era arrabbiata. Sono le pupille di sessant’anni fa, sono le pupille di adesso. I penetranti occhi castani
della vecchia, giovane, ormai lontana, ormai vicina principessa...
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Il quaderno del Nonno
Giorgia Perciballi
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Nonna Assunta
Martina Bottoni
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Quando ero bambina e non ero impegnata a scuola o nel lavoro in campagna, giocavo libera nei campi o nelle strade con oggetti semplici, che si potevano trovare facilmente nell’ambiente in cui vivevo.
Giocavo a campana.
Con un pezzo di carbone disegnavo a terra una serie di quadrati numerati in modo da formare una croce. Si lanciava un sasso piatto sul primo quadrato poi, saltellando su una gamba
sola, si doveva spingere il sasso nella casella successiva senza calpestare il segno di divisione
dei quadrati, altrimenti si veniva esclusi dal gioco. Se si riusciva a completare il percorso si
vinceva un punto e il diritto di continuare il gioco finché non si sbagliava.
Moscacieca era un vero divertimento.
Si giocava in molti e all’aperto. Si bendava un bambino o una bambina, che poi doveva
girare su se stesso per perdere un po’ l’orientamento, mentre gli altri bambini si allontanavano.
La persona bendata doveva cercare di prendere un compagno o una compagna di gioco e tentare di riconoscerlo usando solo il tatto. Se riusciva ad indovinare il nome del compagno gli veniva tolta la benda. Al suo posto, veniva bendato chi era stato “scoperto”. E il gioco ricominciava.
Spesso giocavo con le biglie.
Facevo rotolare la biglia tra le dita, in fondo alla tasca. Era la mia preferita, l’avevo sempre con me. Si trattava di una biglia comune: una biglia di terracotta con la vernice scheggiata
che creava sulla sua superficie delle asperità, dei disegni, insomma una biglia variopinta.
Un giorno giocai con una mia compagna, avevo già tirato sette volte e avevo sempre mancato. Con quel che si era guadagnata, gli erano venute le tasche come due palloni. Riusciva a
stento a camminare, grondava biglie e a me restava solo l’ultima, la preferita.
Nel cavo della mia mano, la biglia tremava. Tirai con gli occhi ben aperti. Ecco fatto non
c’era stato miracolo. Attraverso i miei occhi che piangevano come una fontana la mia casa da
lontano sembrava un acquario. Ero disperata per quella biglia. La mia compagna che mi aveva seguita si accorse del mio dolore. Prese la biglia e me la restituì. Compresi di avere di fronte una vera amica e tale è rimasta in tutti questi anni. La mia biglia è diventata il mio portafortuna e la porto come ciondolo attaccata ad un laccetto.
Una volta non era facile conoscere dei ragazzi, oggi ci sono i cellulari per comunicare, una
volta le occasioni per fare amicizia erano le feste del paese. I ragazzi che suonavano le chitarre erano i miei preferiti ed ero molto attratta da loro, per me loro avevano un punto in più rispetto ai ragazzi comuni.
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Nonno Sante
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Custodita nella mia tasca c’era la fionda. La fionda si costruiva prendendo un bastoncino
con due punte.
Il bastoncino doveva essere preciso. Si tagliava la fine del bastone e alle punte si legava
un elastico (ricavato dalla camera d’aria della ruota di una bici) con cui si lanciavano le pietre
che andavamo a raccogliere lungo gli argini dei fiumi. Le avevamo di tutte le forme a seconda
dell’oggetto da colpire, ma il bersaglio preferito erano gli uccellini. Spesso sbagliavamo bersaglio e prendevamo i vetri di qualche casa. Non ci restava che fuggire. Quando giocavo con i
miei amici ci cimentavamo a colpire un oggetto che spostavamo più lontano di volta in volta.
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La gara si faceva sempre più difficile. Rimanevano solo i concorrenti che colpivano il bersaglio a distanza stabilita.
Il mio gioco preferito erano le biglie ( piccole palline di vetro colorato). Si faceva un buco per terra e da lì si segnavano tante piccole stradine usando una pietra appuntita. Facevamo
rotolare le biglie lungo il percorso tracciato. Chi faceva arrivare per primo la biglia al buco vinceva. Chi vinceva si prendeva le biglie dell’ avversario. Io ne avevo tante ma un giorno le persi tutte giocando con un avversario che aveva una biglia grande come una noce dai colori stupendi verdi e gialli che splendevano al sole e mi emozionavano. Non capii più niente quel pomeriggio giocai tanto ma non riuscii a conquistarla.
A primavera preferivamo un gioco malvagio, un dispetto verso la natura ma noi lo facevamo per divertirci
Andavamo a caccia di nidi. Quando ne vedevamo uno ci arrampicavamo come scoiattoli
sul ramo dell’albero. Con un ramoscello avvicinavamo il nido e prendevamo il nido o solo le
uova. Eravamo contenti delle nostre imprese ma non capivamo le crudeltà che facevamo. Una
volta prese le uova le lanciavamo lontano per divertirci. Un giorno mi accorsi che un mio amico aveva custodito gelosamente delle uova nella sua tasca avvolte in un fazzoletto. Dopo qualche tempo mi disse che le aveva utilizzate per farsi una frittata perché la sua famiglia viveva
nella miseria.
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Come Giocava il nonno
Alessandro Baldassini
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Com’erano belli quei tempi quando si correva felici nei prati , spensierati, senza paure! Ricordo con le lacrime agli occhi i momenti passati con gli amici, pieni di energia. Non ero ricco e di giochi non ne avevo molti. I miei genitori, di certo, non spendevano inutilmente denaro per le mie voglie e i soldi che guadagnavo con i miei lavoretti bastavano a malapena per
comprarmi un tozzo di pane. Giocavo allora ai giochi più tradizionali, i giochi di gruppo: i
quattro cantoni, nascondino, la cavallina. Ma il mio più bel gioco era la fantasia. Con quella
riuscivo a fare di tutto: macchine, jet, navi. Ero incredibilmente abile, ingegnoso e qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani poteva diventare un oggetto di uso comune o un gioco dalle svariate forme, dimensioni, colori. Amavo leggere e studiare qualunque libro, la passione della lettura mi era rimasta anche se a scuola ci ero andato per poco. È proprio su un libro che scoprii la
mia prima passione: gli aerei.
Mi ricordo ancora quando un grande aeroplano sorvolò la mia testa, decisi proprio in quel
momento di diventare un aviatore. Era così bello ammirare quei grandi uccelli che migravano
ogni ora da un aeroporto all’altro senza mai fermarsi. Cominciai, dunque, a buttar giù bozze e
schemi dei miei aeroplani personali, che un giorno avrei potuto costruire veramente, speravo.
Mi arrangiai, però, a costruire semplici modellini, visto che era impossibile creare aerei grandi e grossi come quelli che passavano ripetutamente su nel cielo. In breve tempo cominciarono ad accalcare la casa innumerevoli modellini con grande rabbia di mia madre che li odiava,
visto che li lasciavo dappertutto. Uscivano da comodini, armadi, cassetti e in ogni parte della
casa ce ne era uno pronto per volare grazie alle mie mani. Amavo giocare con quegli aeroplanini, mi immedesimavo in un vero aviatore, volavo e volavo nel cielo, atterravo e qualche volta mi capitava di fare un incidente, ma tutto questo solo con la mia fantasia. Come sarebbe bello ritornare bambino,giocare ancora con quelle meraviglie ormai perse e riassaporare tutte le
emozioni! Qualche volta mi sveglio nella notte e mi pare ancora di rivedere quel bambino: il
piccolo aviatore!
Chiara Vitti
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2ª Festa del Nonno - Pastena, 5 ottobre 2008
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E qui, su questa panchina arrugginita dal tempo, mi tornano in mente la mia gioventù in
qualche modo vissuta e tutti i giochi che insieme ai miei compagni inventavamo con quelle poche ricchezze che ci circondavano e con quella fantasia che possedevamo, immensa.
Il mio compito non era giocare per sviluppare la creatività, bensì lavorare, lavorare per
guadagnare da vivere e da mangiare insieme ai miei genitori.
Questo non significava che non mi divertissi, anzi, quei pochi istanti che rubavo al mio lavoro per svagarmi erano ancora più intensi, perché segreti, perché proibiti.
In quegli attimi cercavamo di divertirci con cerchi inventati esclusivamente da noi e dalla nostra fantasia; oppure giocavamo a giochi semplici, senza materiali, che a quel tempo scarseggiavano, solo con quello che ci offriva la natura, come i nascondigli più strani per giocare
a “tana”.
Durante la mia infanzia, non mi sono divertito quanto e come volevo, soprattutto a causa
dei continui bombardamenti che, oltre a distruggere tutte le cose che ci circondavano, distrussero anche il nostro animo dentro, lasciandoci una paura tremenda della guerra e un terribile ricordo di quegli anni che per noi sarebbero dovuti essere i più belli.
Gaia Onorati
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I giochi del nonno
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La mia infanzia non è stata proprio bella perché dovevo alzarmi presto ed andare nei campi ad aiutare la mia famiglia ma c’erano dei momenti della giornata in cui mi riunivo con i miei
amici e giocavo e mi divertivo. Facevamo vari giochi ma di certo non quei giochi che si fanno
ora. Io non avevo giochi ma insieme agli altri provavo a costruirne qualcuno. Il gioco in cui ci
divertivamo di più era a “biglie” che consisteva nel fare per terra dei buchi in fila solitamente
tre o quattro a una distanza che variava a seconda di ciò che volevano i giocatori. Con delle biglie cercavamo di centrare i buchi fatti, ci accordavamo sulla distanza da cui le biglie andavano tirate, il valore di ogni buca che centravamo e il modo di lanciare le palline ad esempio con
il pollice e l’indice facendole rotolare sul terreno o tirandole in aria. In base alle regole vinceva chi riusciva ad entrare più volte in una certa buca o fare più punti centrando le buche più
lontane.
Pamela Buccitti
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I giochi della nonna
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Mi ritrovavo a rovistare nella soffitta tra i miei giocattoli vecchi e in un bauletto mi capitò tra le mani una bambola di pezza, era Maria, la bambola della nonna, molto importante per
lei... La strinsi forte a me. Ma arrivò la nonna: “Perché hai Maria tra le tue braccia?” disse “Sai
nonna, so che per te questa bambola è stata importante, ti ricorda molti momenti della tua infanzia.. ma io.. non volevo prenderla ”
“Lo so, cara Susanna, ma vedi, io le ero molto affezionata. Quando ero piccolina è stata
la mia compagna di vita, la mia confidente. Non avevo molto tempo per giocare perché al mattino dovevo andare a scuola e nel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, aiutare la mamma nelle faccende domestiche. Giocavo quando non avevo impegni scolastici. Noi bambine, non avevamo molti giocattoli, ci accontentavamo di una semplice bambola di pezza, di una corda, di
una palla o di un pugno di sassolini. Giocavo anche a fare l’altalena, un’altalena preparata con
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Susanna Paglia
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una fune agganciata ad anelli di ferro e con una tavola di legno che faceva da sedile.” “Nonna,
raccontami di questa tua bambola..!” “Beh, la bambola è stata creata da me.. con ritagli di stoffa, semplici bottoni sono i suoi occhi e, come vedi, con un po’ di lana ho fatto i capelli. Era
qualcosa di semplice ma, Maria vale ancora molto per me. Sai, questa bambola, quando ero
piccola era sempre con me, dovunque andavo, era sempre tra le mie braccia. So che ti può sembrare strano ma è così.. Ho vissuto tristezze, gioie e, se questa bambola adesso fosse una persona, ti saprebbe dire tutto ciò che ho passato da piccolina fino all’adolescenza.”
“Non deve esser stata facile, nonna, la tua vita. Questa tua bambola mi fa capire che non
servono cose complicate, sofisticate per divertirsi, per svagarsi ma, cose semplici, e fatte con
il cuore.”
Negli occhi di nonna ho visto la gioia nel rivivere emozioni della sua infanzia, e ho capito quanto quei ricordi d’infanzia siano indelebili, pezzi di vita che le resteranno per sempre nel
cuore.
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I giochi di mia nonna
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I giochi di mio nonno
Rocco Ferrante
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Quando noi eravamo piccoli, ci divertivamo con quel poco che avevamo a disposizione,
senza bisogno dei videogiochi che oggi sono tanto diffusi tra i ragazzi. Il mio gioco preferito
era zbtina che consisteva nel mandare la propria biglia dentro una buca per primi. Chi riusciva
in tale scopo prendeva la biglia dell’ultimo che aveva fatto centro. Io usavo le perle azzurre, le
mie preferite, che scheggiavano sotto il sole emettendo bagliori colorati che accecavano tutti i
miei amici. Ero la più brava, infatti in poco tempo avevo riempito uno scrigno pieno di biglie
rosse, verdi, gialle e blu che custodivo gelosamente. Ora di quel vecchio scrigno mi rimane solo il ricordo, scomparso insieme a quell’immensa e indescrivibile felicità che provavo quando
la biglia entrava in buca.
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Ai miei tempi c’era la povertà. Quei pochi giocattoli che esistevano non si potevano comprare, solo le persone ricche li potevano avere.
Io quando ero piccolo giocavo sempre a biglie. Si giocava individualmente o a gruppi.
Facevamo una buca nel terreno e delle stradine segnate da un sasso. Le palline si tiravano
con il pollice, chi le mandava per primo nella buca vinceva.
Giocavamo anche a “bottoni”. In un sacchetto avevamo tanti bottoni di tutte le misure e
colori. Ogni bottone aveva il suo prezzo.
Quelli dorati valevano di più. I rossi erano rari. I gialli e i verdi valevano la metà di quelli dorati. Quelli bianchi valevano meno di tutti. I neri portavano sfortuna. Si giocava appoggiando il bottone per riuscire a farlo capovolgere. Spesso restavamo senza bottoni e allora non
restava che staccarli dalle nostre giacche o dai pantaloni.
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Martina Astolfi
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Il gioco che faceva mio nonno
Patrizio Deliallisi
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Nonno, che si trova in Albania, mi ha raccontato per telefono questo gioco che faceva da
bambino.
Si prendevano quattro bastoni per quattro persone. Si faceva un buco per terra ampio 25
cm.
Ogni persona doveva posizionarsi intorno al buco lontana 4-5 m e più. La pallina si faceva con una carta accartocciata o con un panno arrotolato. La pallina si lanciava con un tronchetto, a mezz’ aria, tipo il baseball. Se la pallina entrava dentro il buco, la persona che l’ aveva lanciata vinceva, invece chi non la metteva dentro il buco veniva eliminato.
Ho constatato, poi, che questo gioco assomiglia molto a quello che facevano i ragazzi di
Boville tanto tempo fa, detto “ Bacchitt”.
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Il gioco di mio nonno
Lorenza De Filippis
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Ricordo con tanto piacere quando ero una bambina spensierata che riusciva a divertirsi
con niente. Certo ai miei tempi non c’ erano giochi e il tempo per giocare era molto poco, visto che la sveglia suonava presto per andare a lavorare nei campi. Però io con le mie amiche
fuggivo dalle grinfie di un padre severo, e riuscivo a giocare al malvisto gioco della cavalletta. Mio padre, mi aveva proibito di giocarci perché noi, piccole donne, portavamo le gonne e
al momento del salto ci scoprivamo troppo. Bisognava saltare sulla groppa di una compagna
che si abbassava in avanti portando la testa verso i piedi. Devo ammettere che in quel gioco
non ero molto brava, anzi spesso cadevo per terra e mi sbucciavo le ginocchia. Però mi divertivo ugualmente. Fare il gioco proibito di nascosto mi faceva sentire più grande. Non ho avuto un’infanzia bellissima ma ho sempre cercato di accontentarmi di apprezzare quello che avevo.
Nonna Concetta
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Quando ero bambina amavo giocare, ma il tempo per farlo era poco perché dovevo aiutare la mia famiglia nei campi. Spesso non andavo a scuola perché non c’ erano abbastanza soldi.
Ricordo ancora come se fosse ieri che giocavo fuori casa con le mie amiche. Il mio gioco
preferito era fare la mamma per qualche ora. Prendevo il materiale da cucito della mia mamma, strappavo qualche bottone della camicia del babbo e prendevo le stoffe che mamma usava
per crearmi vestitini. Riempivo un sacchetto di stoffa, nel quale avevo ricavato anche le braccia, con la segatura o con gli straccetti.
Facevo sempre con le stoffe una pallina per la testa. Attaccavo i capelli che erano fatti di
stoppa, introno alla vita legavo una gonna con lo spago preso dal rotolo che c’ era in cantina.
Gli occhi della mia bambola erano diversi a seconda dei giorni perché erano fatti con i bottoni
colorati che io mi divertivo a cambiare di volta in volta.
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Il quaderno del Nonno
Giada Scarsella
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Il gioco preferito di mio nonno
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Il mio gioco preferito era il cacciatore di gatti. Potevano partecipare fino a dieci persone.
Si prendeva un gatto e gli si segnava la coda con la vernice rossa.
Poi allontanavamo il gatto tirandogli un sasso.
Tutti i giocatori si mettevano in fila, si lanciava una pietra per dare il segnale all’inizio del
gioco. Iniziavamo la ricerca e chi prendeva il gatto veniva considerato il re dei cacciatori di
gatti e rispettato da tutti.
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Joseph Perciballi
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“Il tiro del calcio”
Luca Paglia
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Lui racconta…
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Nel mio paese alla festa del patrono c’era una gara particolare “Il tiro del cacio”.
Si arrotolava uno spago intorno ad una forma di formaggio e si lanciava. La forma prendeva velocità e doveva percorrere un tratto di strada. Spesso la forma sbatteva contro i margini della strada,si rompeva con tanta gioia di noi ragazzi che, a quei tempi abbastanza affamati,
andavamo a raccogliere i pezzi per portarli via. Era una festa perché potevamo mangiare e saziarci.
Giocavo anche a guerra simulata con i compagni più grandi. L’arma era la fionda e le munizioni erano le noci, le castagne, le ghiande che precedentemente avevamo ammucchiato nel
nostro fortino. Non usavamo le pietre perché troppo pericolose.
Si formavano le squadre, ci dividevamo. Ognuno aveva un posto assegnato. Spesso sbagliavamo mira e alle volte colpivamo il compagno in modo pericoloso tanto che qualcuno usava la bandiera bianca in segno di aiuto perché era ferito. Erano delle vere battaglie che vedevamo vincitori e vinti.
Qualche volta giocavamo al tiro a bersaglio. Per primo andavano in cerca di rami dritti e
spessi un centimetro. Ad ogni bastone facevano una punta affilata per farla conficcare meglio
nel bersaglio.
Il bersaglio era fatto di carta. C’erano dei cerchi concentrati di colore diverso. Il bersaglio
veniva attaccato ad un albero.
A distanza regolamentata tiravano con forza le frecce. Chi prendeva il cerchio centrale
vinceva.
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I miei ricordi d’infanzia, come vecchi solchi sulla pelle, si accavallano nella mia mente e,
nel ricordo di questi, mi rimane solo da gioire ma anche da versare qualche lacrima. Se la mente non mi inganna, mi ricordo che io, i miei fratelli e i ragazzi del vicinato adoravamo giocare
a “Tana”, un gioco semplice che spesso si tramutava in una competizione tra la mia famiglia e
la famiglia Buccitti. “Tana” di tanto tempo fa corrispondeva al vostro moderno “ nascondino”,
con regole che nel tempo saranno cambiate.
Io e i miei fratelli eravamo gli unici nella nostra contrada ad avere una bicicletta, un bene di lusso negli anni ’40, il suo costo, paragonato a qualcosa di recente, era uguale a quello di
un moderno televisore. Le botte che mi presi per quella bici! Un giorno come tanti altri io e Assunta andammo a Pazzaglia per gareggiare con gli altri bambini; non notando che la ruota era
sgonfia, presi un sasso e andai a sbattere contro un muretto, accartocciando la bici. Ritornato a
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casa, mi vide mio padre che dopo cena mi diede quattro cintate e mi obbligò a lavorare con lui
per due settimane. Che tristezza che si prova se si è costretti a lavorare quando si potrebbe, invece, divertirsi con gli amici! Scontate quelle due settimane di “Prigionia”, tornai all’oziosa vita di sempre, la cosa più bella.
Spesso giocavamo anche alla guerra con dei caschi, che ci avevano regalato dei tedeschi
di passaggio per il fronte; spesso questo gioco si concludeva con liti o risse tra i maschi e le
femmine . Ci dovevano sempre separare!
Ora, Giancarlo, ti ho raccontato tutto quello che ricordo perché i miei ottantuno si fanno
sentire, ricorda che la cosa che ti rimarrà più fedele a questo mondo sono gli amici...
Dalle memorie di nonno Giuseppe
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Giancarlo Savone
2ª Festa del Nonno - Pastena, 5 ottobre 2008
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Scuola Elementare
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Direzione Didattica Statale
Scuola Primaria “Selva”
2° Circolo “Riccardo Gulia”
Via G. Marconi, s.n.c. - Sora
Valeria Lombardi - Classe IV
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Accanto al camino di te mi raccontavi bambino.
Ti arrampicavi sugli alberi in cerca di nidi; insieme agli amici rubavi ciliegie, castagne,
nocciole, al dolce profumo di viole. Nell’afa d’estate ti fermavi all’ombra per fare “alla Morra”, da una vecchia giacchetta di nascosto staccavi i bottoni, con gli amici giocavi e poi…
quanti ceffoni! Passavano gli anni … era un gioco in mano un falcetto sfidarsi a chi i covoni
mieteva più in fretta. Finita l’estate che gioia, nell’aia, scartocciare le pannocchie al suon dell’organetto. Spesso , a piedi, nudi e malvestito, con poco tu… ti divertivi!
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Come giocava il nonno
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Direzione Didattica Statale - 2° Circolo
“Enzo Mattei”
Via K. Herold - Cassino
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Vi presento i miei nonni e i loro giochi. Nonna Teresa giocava a nascondino, per la strada, davanti a casa sua. Le piaceva giocare, ma solo per nascondersi. Giocava con le sue amiche anche per diverse ore. Questo le divertiva molto. Nonno Mimmo giocava a pallone nei cortili con gli amici. Ci giocava perché si divertiva e alla fine è diventato il suo sport preferito.
Nonno Sebastiano giocava a un gioco che chiamava “Lo Scannello”. Si giocava prendendo un
pezzo di legno, sbattendolo con un altro dovevi farlo andare lontano. Chi lo faceva andare più
lontano vinceva. Giocava con gli amici vicino casa. Nonna Laura giocava con le bambole antiche. Si divertiva a sciogliere i capelli e a pettinarli. Giocava con sua sorella a mamma e figlia. Aveva uno scrigno con collane di sua nonna e della mamma. Passava diverse ore a leggere i suoi libri preferiti. Questi giochi sono semplici ma fantasiosi
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Aurora Midolo - Classe III C
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Quando i miei nonni erano piccoli purtroppo vivevano la seconda guerra Mondiale. Non
avevano giocattoli ma si accontentavano di piccole cose adattate con la fantasia. Mia nonna Luciana giocava con le bambole di stoffa, vestite con le fodere dei cuscini o giocava con tazzine
e piattini che la sua mamma non usava più. Mia nonna Liliana giocava con trottole di legno ricavate da pezzi di una vecchia macchina da cucire e fatte ruotare con lo spago. Mio nonno Mimì giocava con le biglie e si divertiva molta a spaventare rospi per farli gonfiare e sputare. Mio
nonno Alessandro da piccolo giocava con le biglie, con le bocce e andava su un monopattino
di legno con le ruote tutte storte. Tutti e quattro hanno avuto anche cavalli a dondolo e usavano gli utensili della cucina per inventarsi battaglie in cui i mestoli erano le spade e le pentole
erano gli elementi. I pentoloni diventavano tamburi suonanti con i cucchiai di legno.
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Alessandro Pacitti - Classe III C
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Come giocava il nonno
Federica Barrella - Classe III C
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I miei nonni (Antonietta e Modesto) da piccoli giocavano con le cose che trovavano: nascondino, campana, carte, biglie, tombola, girotondo, giochi con le noci e con le bambole di
pezza. Mia nonna sapeva cucire e cuciva i vestiti alle bambole di pezza. Loro (i miei nonni e i
loro amici) giocavano dentro la terra prima di piantare i semi. I miei nonno mi hanno raccontato che con l’aiuto di tutti costruivano piccole casette di pietra. Un gioco molto bello si faceva con le noci, bastava metterle per terra e con un’altra noce si rompevano, chi le faceva cadere tutte le mangiava. Secondo me questi giochi erano semplici ma belli.
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Come giocavano i nonni
Francesco Costantino – Classe III C
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I miei nonni si chiamano: Domenico, Romilda, Marianna e Francesco. I giochi che usavano da piccoli erano costruiti da loro e quelli che preferivano erano lo “Strummio”, cioè una
trottola di legno con una punta di ferro a cui si avvolgeva una corda che tirando velocemente
iniziava a girare. Un’altra trottola era costruita con una ghianda e un bastoncino appuntito inserito all’estremità, si faceva girare con le mani e quelle che girava più a lungo vinceva. Il “batti muro” era un altro gioco che si faceva prendendo una pietra di grandezza media e battendola contro il muro chi la mandava più lontano vinceva. Le mie nonne giocavano con delle bambole fatte con pezzi di stoffa. Per ottenere il viso delle bambole foravano la stoffa e facevano
passare degli spaghi per fare i capelli; dopo prendevano un pezzo di stoffa lo mettevano all’interno e lo legavano con uno spago, così potevano disegnare il viso. Queste bambole venivano
chiamate “Puparelle”. Quando invece era primavera si divertivano a fare le collane e i bracciali con i fiori facendo passare lo stelo nella corolla forata da un pezzetto di legno appuntito. I
miei nonni mi hanno insegnato sia a costruire che a giocare ai loro giochi. Infatti quando sto
con loro giochiamo spesso ai loro “vecchi giochi” e mi piace vedere che loro si divertono con
me e vorrei che quei momenti non finissero mai.
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Purtroppo io di nonni ne ho solo tre, poiché la mia nonna paterna è andata in cielo quando io ero piccolo. Ho parlato con mio nonno Augusto che ha ottanta anni e mi ha raccontato
che quando lui era piccolo giocava poco perché c’era la guerra e lui doveva lavorare nei campi per aiutare le sua famiglia. Nei pochi momenti liberi, insieme ai suoi fratelli, prendeva dei
rami e faceva finta che fossero delle spade o delle pistole. A volte giocavano a rincorrersi nei
campi. Mio nonno Antonio invece mi ha raccontato che quando ha compiuto quatto anni, ha ricevuto in regalo dalla mamma un triciclo tutto di ferro che a lui è piaciuto molto perché quasi
nessuno ce l’aveva. Mia nonna Assunta invece, insieme alle sue sorelle, giocava con delle bambole di stoffa cucite dalla loro mamma. Queste bambole avevano gli occhi fatti con dei bottoni e i capelli fatti con della lana. Secondo me, i miei nonni, anche senza giocattoli, si divertivano molto usando la fantasia.
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Francesco Lanni – Classe III C
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Ai tempi della nonna…
Gaia Casgha - Classe V C
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Nonna, nonna mi anticipi la paghetta per la cartuccia del nintendo? Nonna, nonna ho preso un bel voto a scuola, mi compri il gioco per wii? Gaia, adesso basta con questi giochi elettronici, e poi dice AI MIEI TEMPI…. Ai miei tempi si giocava tutti insieme nei grandi cortili,
in piazza perché non circolavano tante auto o sui bellissimi prati verdi, avevamo bisogno solo
di un fazzoletto per giocare a ruba bandiera, di un gessetto per giocare a campana, o di una vecchia ruota per lasciarla e correrci dietro ed infine, avevamo molta fantasia. Il racconto di mia
nonna è lunghissimo ma, mi soffermo su due giochi con ill nome strano, che non conosco, “la
Lippa e le pietruzze”. Nonna, per favore mi spieghi questi due giochi che non conosco? Per
giocare alla Lippa bastano due bastoncini di legno, uno lungo e uno corto, quello corto veniva
messo a terra e doveva essere colpito per mandarlo il più lontano possibile. Il gioco delle Pietruzze era ancora più divertente, occorrevano due pietre piccole ecco perché veniva chiamato
il gioco delle Pietruzze. Una pietra si teneva in mano, l’altra si poggiava a terra, si lanciava in
alto la pietra in mano e si doveva raccogliere velocemente la pietra a terra, e riprendere la pietra in volo. Dopo questo racconto ho capito che la mia dolce nonnina non spendeva soldi per
comprarsi giochi, ma usava la sua fantasia e l’allegria dei suoi amici. Grazie nonna per questi
gradevoli ricordi.
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Come giocava mia nonna
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L’infanzia di mia nonna non è stata tutta rosa e fiori. In effetti aveva cominciato a lavorare già da quando era piccola. Ella andava in bici con sua sorella minore, correvano, si divertivano innocentemente. Ma tutto ciò non durava molto, fino a quando non si sentivano gli ulrloni dei loro fratelli mandati per riavere le loro bici, che avevano preso di nascosto. A mia nonna piaceva fare finta di essere una principessa, e che le mucche e i suoi altri animali erano i
suoi servi, o cavalli stupendi. Lei non aveva molti giocattoli, ma quel po’ che aveva se lo faceva bastare, era affezionata molto ad una bambolina che le aveva regalato la madre, e si divertiva a farle dei vestiti e cambiarceli per ogni occasione. Quando doveva aiutare i suoi genitori
a fare qualcosa, si faceva sotto forma di gioco, quasi una gara a chi riusciva a farlo meglio. A
mia nonna piaceva prepararsi delle casette con la paglia, il filo, lo spago e la legna. Le sue ca42
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Il quaderno del Nonno
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sette riuscivano molto carine, peccato che però non duravano molto, perché qualche volta crollavano, con lei dentro. A lei piaceva starci sotto, perché era caldo comodo. Era anche come un
rifugio per scappare dai suoi lavoretti, perché tutti la chiamavano e la cercavano ma non la trovavano mai. Giocava anche a “Sassolino”, questo gioco consisteva nel saltare più volte con un
sassolino sulla mano senza farlo mai cadere. Alcune volte si doveva lanciare un sassolino in
aria e prima che quel sassolino cadesse prenderne un altro. Mia nonna giocava così perché ovviamente prima non c’erano tutti i giochi che ci sono adesso.
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Alessia Coppola – Classe V C
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I giochi dei miei nonni
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Quante volte ci siamo sentiti dire dai nostri genitori o dai nostri nonni: “Ma che giochi fate, i nostri sì che erano giochi!” avendo il desiderio di conoscere il loro modo di trascorrere il
tempo e di divertirsi, li ho intervistati e ho capito che avevano ragione. Trascorriamo troppo
tempo, in solitudine davanti alla televisione mentre loro, stavano in compagnia in mezzo alla
strada, dal mattino alla sera. Giocavano e si divertivano un “mondo”. I loro giochi erano coinvolgenti, spesso pericolosi, ma quasi sempre molto interessanti, da tutti i punti di vista, in quanto erano giochi che prevedevano tattica, fantasia, intelligenza, abilità, resistenza e persino creatività. Già, perché il più delle volte erano loro stessi che si costruivano i giocattoli, dal monopattino alla carrozza, dalla fionda all’arco con le frecce, dal pallone costruito con staccè al rùollè, ecc. . Io ho provato a rifare i loro giochi e ho constatato che erano davvero bravi nell’eseguirli. Li ho rifatti con il tappeto in gomma, con le scarpe da ginnastica ai piedi, con il materasso per attutire eventuali cadute, e tuttavia ho incontrato molte difficoltà. Essi invece li eseguivano in mezzo alla strada, con ai piedi pesanti scarponi, senza tuta e sicuramente senza materassino. I miei nonni, giocavano quasi sempre in compagnia con i loro fratelli, che erano numerosi, con bambini vicini di casa, e con i compagni di scuola. Quando giocavano da soli, preferivano esercitarsi ai “pito” per poter gareggiare con i loro amici e vincere, oppure giocavano
con le biglie in terracotta realizzate da loro. Il “pito” era un tozzo di bastone di circa quindici
centimetri, appuntito alle estremità, che si doveva lanciare in aria battendo a terra su una delle
due punte con un bastone o una paletta, per colpirlo poi quando stava ancora in aria. Il tutto al
grido di “Ci” “!” Beh” “!” “Ci” quando si colpiva pito a terra, “Beh” doveva rispondere l’avversario e, finché non arrivava questa risposta, il battitore, non doveva colpire il pito. Lo si batteva stando in una tana, un cerchio segnato a terra, e lo si lanciava verso l’avversario che si trovava all’esterno, piuttosto lontano, e se quest’ultimo riusciva ad afferrare il pito al volo e ributtarlo in tana centrandola, vinceva ed il gioco riprendeva. I miei nonni hanno costruito per me,
alcuni “piti”, come li facevano una volta, sono tornati così per un po’ bambini come me. Mia
nonna invece giocava soprattutto al “pantoco”, era un gioco, che si poteva fare sia da soli, sia
in gruppo. Il gioco del “pantoco” veniva giocato in tantissime zone d’Italia, dove veniva chiamato con tanti nomi diversi. Si giocava così: ci si procurava un gesso o un pezzetto di mattone e si tracciava sul terreno un disegno grande, che poteva essere di varie forme, che rappresentava i giorni della settimana. Vinceva chi per primo riusciva a percorrere tutte le caselle. Si
iniziava lasciando un sasso appiattito in una casella: l’importante era (e questo valeva per tutto il gioco) che il sasso non uscisse mai dalle caselle regioni e che neppure si fermasse sui confini delle regioni stesse. Si andava nella casella “conquistata” con il primo tiro; si doveva poi
spingere il sasso con il piede, saltellando sull’altro, nella regione successiva. Quando il sasso
usciva dalle caselle o si fermava su un confine, il tiro veniva considerato nullo e il giocatore ritornava al punto di partenza. Si giovava in due o più bambini, ciascuno dei quali effettuava un
tiro alla volta. Una volta le bambine giocavano anche con l’altalena in giardino, ma soprattut43
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Il quaderno del Nonno
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to con le bambole, che venivano realizzate in casa da mamme e nonne con vecchie stoffe. Qualcuno più fortunato possedeva le costruzioni e i soldatini, che a quel tempo erano proprio una
rarità. “Noi fratelli eravamo meno fortunati rispetto ai nostri amici compaesani, avevamo zii
paterni emigranti in America, che inviavano loro, ogni tanto dei pacchi ricchi di sorprese, arrivavano non solo abiti, ma anche caramelle, palle in gomma colorate e bambole in terracotta”.
Hleb Evangelista – Classe V C
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Nonno come giocavi?
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Nonno Antonio ha 80 anni. Quando era piccolo faceva una vita molto semplice ma anche
molto molto dura: andava a scuola con un lapis (matita) e un quaderno di carta riciclata. Dopo
la scuola doveva andare a pascolare le pecore o i maiali e lì si divertiva cavalcandoli. Però la
voglia di divertirsi c’era sempre. I giochi sono un po’ strani in confronto a quelli di oggi ed erano: la varra, cioè saltare uno addosso all’altro finché l’ultimo non cadeva. La zitola lessa: cioè
uno si bendava e gli altri gli dovevano tirare un calcio o uno schiaffo al sedere e poi indovinare chi era stato. Poi un altro gioco strano erano gli “Aniell”: cioè indovinare in quale mano era
nascosto il sasso; a “mazza appiusa”, un po’ come la pallavolo, solo che si doveva colpire il bastone di legno, poi c’erano: il tiro alla fune o rubare la frutta ai vicini. I compiti si svolgevano
prima di andare a letto con una candela che ti accecava gli occhi.
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I giochi dei nonni
Marika Balsamo – Classe V C
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«Ecco comelo chiamavamo… “Nascunnariello!”». È mia nonna Maria …. Si è ricordata
come da bambina chiamava il gioco del nascondino e mi ha telefonato. Ieri mi ha raccontato
che tanti anni fa ci si divertiva con poco. A Pico giocava con i suoi amichetti a “campana”, allo “Schiaffo del soldato”, al salto “alla corda” e a “breccole” usando dei sassolini che raccoglieva in un torrente e che facevano passare sotto le “gallerie” formate dalle loro dita. Con la
“carrozzella”, che costruiva suo fratello usando un asse di legno, un bastone come manubrio e
i cuscinetti a sfera come rotelle, scivolavano veloci giù per la discesa del paese tra i rimproveri delle mamme preoccupate. Nonna Anna ricorda che a Ceccano giocava a “palla prigioniera”,
alle “belle statuine” e al “telefono”: si sedeva su un muretto con i suoi amichetti, uno accanto
all’altro, e il primo sussurrava nell’orecchio del vicino una parola che, a sua volta, ripeteva all’amico successivo finché l’ultimo bambino ad alta voce doveva ripeterla… ma non era quasi
mai la stessa! Un altro gioco divertente era “a zicchia” e, mentre lo spiegava, mio nonno Francesco ha detto: «È il “gioco della lippa”, che a cassino ceniva chiamato “Mazz’ e pieus”! Il
“pieus” era il bastoncino smussato che veniva chiamato “mazz’ e pieus!” Il “pieus” era il bastoncino smussato che veniva colpito ad un’estremità con la punta di un bastone più lungo in
modo da farlo saltare e, mentre era il volo, veniva colpito con lo stesso bastone per mandarlo
il più lontano possibile» Nonna Anna dice che “a zicchia” è lo stesso gioco ma con una variante: il bastoncino doveva essere tirato in una buca! E mentre racconta mima il movimento divertita…
Nonno Francesco è tornato improvvisamente bambino ed inizia a raccontare: «In campagna a S., Nicola giocavo con gli amici a “spacca – rete”: si tracciava sul terreno una linea sulla quale lanciavamo una moneta e viceversa chi riusciva a centrarla in modo che la moneta
sembrasse spaccata in due. Poi giocavo a “sotto – muro” (o “a piastrelle”) che era un gioco simile alle bocce: si utilizzavano dei ciottoli piatti e si lanciavano verso un sasso più grande mes44
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Il quaderno del Nonno
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so un po’ lontano e chi riusciva ad avvicinarsi di più al sasso vinceva. E poi c’era “Gliù
strumml” cioè la trottola! Era fatta di legno, con sotto una punta di ferro (un chiodo). Si avvolgeva attorno alla trottola una cordicella che, tirata via velocemente, la faceva girare a terra: noi
cercavamo poi di farla salire sulle mani e, mentre continuava a girare, la facevamo andare sul
palmo e poi sul dorso della mano.» Mentre raccontano i giochi della loro infanzia i miei nonni hanno gli occhi allegri… da bambini vivevano in un periodo difficile e pieno di difficoltà
ma il gioco li ha aiutati a crescere conservando anche dei bellissimi ricordi.
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Lorenzo Miranda – Classe V C
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I giochi di nonna Anna
Francesca Sinagoga – Classe V
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Ai tempi in cui mia nonna Anna era piccola non esistevano le “diavolerie elettroniche”.
C’erano le bambole di pezza, si giocava a campana, a mosca cieca, a ruba bandiera, con la ruota, con i cerchi di hula hop, con la corda, a nascondino, e con i dadi: il numero più grande vinceva. Era tutto migliore perché non si stava rinchiusi in casa tutto il giorno al computer o alla
play station. Si respirava l’aria dell’aperto, si stava con gli amici o con le amiche. Un altro gioco erano le carte. Insomma non c’erano i computer, face book etc. etc. etc. … I giochi tra l’erba e i fiori erano sempre i più belli.
3ª Festa del Nonno - Boville Ernica, 4 ottobre 2009
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Il gioco: la grande passione di nonno Antonio
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Mio nonno si chiama Antonio, venne alla luce il 4 ottobre 1930, all’alba dell’ ingresso italiano in guerra. Egli trovandosi in un periodo bellico non aveva tempo da dedicare alle attività di svago, e trascorreva una gran parte del suo tempo libero a fuggire dalle molteplici scariche di bombe che, senza tregua, minuto dopo minuto si schiantavano al suolo riducendolo in
mini frammenti che cambiarono del tutto l’infanzia di mio nonno, infatti noto che egli, ancora
oggi, possiede uno sguardo attonito, sbigottito ed esterefatto nel ricordare questi aneddoti trucidi, atroci ed inadatti per la sua crescita. Inoltre nei suoi occhi è ancora vivo il rammento dei
lamenti e di pianti straziati delle persone persero i propri cari oppure il ricordo delle nubi cupe, nere, opache e minacciose avvolte dai rumori assordanti delle bombe che precipitavano al
suola ormai arido e deserto. Nonostante ciò il gioco era uno delle attività più gradite da mio
nonno, infatti, nei giorni festivi, o durante il tempo libero amava divertirsi insieme ai suoi amici.
I giochi principali che giorno dopo giorno rallegravano la sua vita erano: cucuzzaro, nascondino. Lampa lampa chi more e chi campa, ma il suo gioco prediletto era, inferno o paradiso. In quel tempo, dominato interamente dalla guerra, la voglia di giocare era immensa, quindi, mio nonno fornito della sua enorme fantasia e accompagnato dai suoi amici più fedeli, tutti i pomeriggi, si dedicava ad intagliare alcune zucche per trasformarle in mostri spaventosi,
che incutevano terrore. Ma soprattutto amava particolarmente esplorare le campagne più sperdute, fingendo di essere un pirata alla ricerca di un prosperoso ed imponente tesoro. Nonno Antonio ama raccontarmi spesso i suoi aneddoti ma in particolar modo gradiva spiegarmi i sentimenti che persistevano nel suo cuore, carico di ingenuità ed infantilità, al momento del gioco.
Infatti amava incommensurabilmente correre tra le grandi distese di erba verde dal profumo tenue e delicato, gridava quando una leggera brezza di vento sfiorava leggermente i suoi capelli
biondi.
A noi queste vicende possono sembrare banali e superflue ma per mio nonno, erano giochi colmi di sentimenti stupendi e ricchi di valore morale. Noi ora preferiamo trascorrere una
giornata intera dinanzi alla televisione piuttosto che correre e giocare all’aperto ma per mio
nonno non sarebbe stato lo stesso, infatti, egli mi spiega sempre che i giochi di un tempo che
illuminavano e colmavano di gioia ad armonia anche le giornate più buie, cupe, tristi e sconfortanti avevano un immenso valore. Infatti non era il gioco stesso a possedere una maestosa
importanza ma il suo contenuto perché esso ha dato le basi alla sua vita e poteva determinare
la sua crescita. Il suo vero e grande interesse che dominava interamente il suo animo, era lo
studio, infatti, era una persona colta ed intelligente ed anelava ad una borsa di studi, ma per
gravi problemi familiari tra cui la mancanza di soldi dovette abbandonare questa immensa passione. Insomma questa sua grande passione si è mutata in un sogno incompreso ed irrealizzabile.
Durante la sua infanzia, con il succedersi di molti avvenimenti tra cui l’l’improvvisa ed
inaspettata morte dei genitori per lui era diventato ormai impossibile dedicarsi al gioco, infatti, essendo primogenito dovette sacrificare la sua vita sociale per racimolare un po’ di soldi con
cui condurre una buona vita. Egli non è stato solo protagonista dei suoi giochi ma soprattutto
partecipe nelle mie attività dio svago, durante la mia infanzia. Egli è solito raccontarmi che i
miei occhi da fanciullo rispecchiano il suo carattere combattivo e determinato che brillava di
orgoglio al momento dei suoi giochi. Mio nonno, fin da quando ero piccolo mi ha insegnato il
sacrificio, l’umiltà e a vivere la vita come se fosse un gioco, infatti, non va per forza vinta ma
basta credere fermamente nelle proprie doti, fino all’ultimo. Quando io avevo poco più di 5 anni egli mi domandava sempre: «Matteo per te, cos’è la vita?», ma io avendo un cuore governato principalmente dall’ingenuità, non sapevo, ma soprattutto, non potevo rispondere. Però un
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giorno camminando accanto a lui, mano nella mano, sarò fiero ed orgoglioso di rispondere a
quella fatidica domanda con queste parole: «Nonno, per me la vita sei tu!». Inoltre mio nonno
è come una altalena che mi sprona, in incoraggia e mi spinge verso una nuova vita condotta
con coraggio e determinazione.
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Matteo Falcone – Classe V
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Come giocava nonna Gemma
Isabella Riccardi – Classe V
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Nonna Gemma ha vissuto nel brutto periodo della guerra dove i giochi di oggi non esistevano. I giochi di un tempo erano: “ciciola e vericcia”. A ciciola si giocava in due persone, il
battitore aveva un bastone di legno e lo lanciava all’avversario che lo doveva colpire con un
altro bastone. Venivano definiti due campi da gioco e se la ciciola andava nel cerchio “Se la
dovevano andare a vedere”. Il battitore si doveva mettere nel cerchio e quando uno perdeva la
ciciola subentrava l’altro.nel cerchio si diceva “Setaccio o mio setaccio chi t’è la ciciola che la
caccia”. Vinceva chi faceva più in fretta a mettere la ciciola nel centro del cerchio. Si giocava
anche a vericcia in due persone: ciascuno con cinque sassolini levigati, batteva i sassi a terra e
si dovevano raccogliere prima uno alla volta, poi in due alla volta, infine, tutti insieme. Se uno
falliva si era “Scacato” e chi raccoglieva tutto insieme faceva “Il ponte”.
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Nonni come giocavate da piccoli?
Francesca Fontana – Classe V
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Da piccoli i miei nonni non avevano molto tempo per giocare perché nonna Concetta aiutava la mamma ad accudire i suoi fratelli e sorelle più piccoli, mentre nonno Ciro era stato mandato dai genitori ad imparare il mestiere del macellaio. I nonni di divertivano a giocare a nascondino, ai quattro cantoni e al “Cucuzzaro”. Le femmine giocavano con le bambole di pezza cucite dalle loro mamme con avanzi si stoffa, usando: fili di lana per i capelli; spesso si litigava perché non tutte possedevano un bambola. Il poco tempo delle femmine si trascorreva
nella scambiarsi i ruoli di “Mamma e figlia” e a preparare un lettino di legnetti per addormentare le bambole. La bambine erano bravissime a saltare con la corda, a giocare a “Campana” e
anche con la palla, accompagnando i lanci e le prese con le filastrocche. Nonno Ciro giocava
con i suoi compagni alla “Cavallina” e non era raro che qualcuno si facesse male. Il più divertente per lui era quello delle biglie: si tracciava un percorso accidente e vinceva prima al traguardo facendo roteare le biglie con il movimento dell’indice. Intervistando i nonni ho capito
che si accontentavano di giochi semplici, fatti all’aria aperta e quindi, molto salutari. Oggi i
bambini hanno tantissimi giocattoli e videogiochi e sono più sedentari e sviluppano poca fantasia.
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Come giocava la nonna
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Oggi ho parlato solo con mia nonna Erminia che ha 88 anni. Le ho chiesto con quali giochi giocava da piccola e Lei mi ha risposto che spesso giocava a rincorrere un cerchio spinto
da un bastoncino di legno. Si divertiva a costruire le bambole con degli stracci vecchi e faceva anche un gioco chiamato in dialetto “Pivz”,che consisteva nel far saltare un bastoncino messo di traverso su un ceppo di legno e con un bastone lo faceva ribalzare, chi lo prendeva vin47
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ceva. Inoltre si divertiva a giocare con alcun monete a “testa o croce”. Io penso che i bambini
dell’antichità si divertivano lo stesso.
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Luca Tortolani – Classe III
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Io ho quattro nonni che, come me, da piccoli giocavano. Nonna Rossana giocava a nascondino, alla cavallina, a campana, allo schiaffo del soldato, con le lattine e con le bambole. Nonno Rocco giocava a pallone, con le biglie, a cavallina, con la bici e a nascondino. Nonna Luisa giocava a: Campana, con le palline al muro, con l’elastico da saltare, con la corda per saltare e alle bambole. Nonno Aldo giocava a cavallina, alla corsa dei sacchi, al tiro alla fune, agli
indiani e sceriffi con armi di plastica, con le biglie, a pallone e a nascondino. Le bambine e i
bambini maschi aiutavano in campagna. Io penso che i miei nonni meritassero un bacio per
quello che hanno fatto.
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Federico Latronico – Classe III
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3ª Festa del Nonno - Boville Ernica, 4 ottobre 2009
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Come giocavano i miei nonni da piccoli
I miei nonni si chiamano Emilia e Antonio. Mi hanno detto i miei nonni che quando erano piccoli si accontentavano di poco. Giocavano con i sassi, con le trottole, il filo e con le biglie.
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Lucrezia Terenzio – Classe III
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Come giocava il nonno
Federico Evangelista – Classe III
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Mia nonna, si chiama Anna e la sua infanzia l’ha trascorsa in un collegio di suore bravissime. I suoi giochi erano molto semplici, con le sue compagne costruiva bambole con pezze
vecchie, poi giocava con i tappi di bottiglia, a nascondino e a campana con premi e punizioni,
perché in quei tempi non c’erano molti soldi per comprare i giocattoli. Tutte le sue compagne
erano orfane, mentre lei aveva i genitori che l’avevano lasciata lì per insegnarle tante cose con
una sua zia suora. Crescendo in mezzo a tutte quelle bambine senza genitori ha pensato bene,
da grande, che avrebbe adottato anche lei degli orfanelli. Per mia fortuna ha adottato mia mamma Maria e mio zio Marco, perché senza mamma Maria non sarei nato nemmeno io. Per me
quei giochi erano semplici ma belli. Mia nonna per me è stata ed è tuttora semplicemente fantastica.
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Come giocava il nonno
Giulia Mancini – Classe III
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I miei nonni giocavano: a campana, ad acchiapparella, con la fune, con le bambole di pezza, giocavano alle belle statuine, a che bel castello, a tiro alla fune, a pallone con i palloni di
pezza, a ruba bandiera, nascondino, i quattro cantoni, con le biglie, la lavandaia. Mio nonno
preferiva giocare a pallone. Mia nonna preferiva giocare con la fune e con le bambole di pezza. Io penso che questi giochi sono belli perché sono semplici e sono fatti con fantasia.
Come giocava il nonno
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Mia nonna è nata e cresciuta in campagna, da piccola non giocava molto perché doveva
aiutare la mamma in casa. Inoltre portava a pascolare i tacchini insieme a una sua amica e nel
frattempo giocavano.
Alessio Locatelli – Classe III
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Come giocava il nonno
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Mio nonno Rocco giocava con le pistole finte, con gli archi, a nascondino. Nonna Luisa
invece giocava con le bambole, le costruzioni, con la corda, andava a nuoto e a danza. Nonna
Donatella giocava con le bambole di pezza, con la bici e con il monopattino. Nonno Massimo
giocava con delle pistole finte che costruiva lui e costruiva anche delle macchine con dei manici di scopa e due ruote di bici vecchie.
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Il quaderno del Nonno
Rocco Tasca – Classe III
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Come giocava il nonno
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Nonno Giuseppe, il padre di mamma, non aveva i giocattoli perché non aveva soldi, giocava a pallone, alla guerra, a bocce, a nascondino e a “Strumbolo” che era un pezzo di legno
come una trottola. Nonna Annunziata, la madre di mamma, anche lei era povera e non potendo comprare niente l’inventava con le sue amiche. Giocava a campana, con le sue bambole di
pezza e un po’ a nascondino. Nonna Maria, la madre di papà, prima di entrare a scuola, giocava a nascondino nel cortile; quando c’era la ricreazione giocava a campana però con gli occhi
chiusi e non si dovevano calpestare le righe e giocava a girotondo, io penso che questi giochi
erano semplici ma belli.
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Valerio Branca – Classe III
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Come giocava il nonno
Matteo Petrilli – Classe III
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Mio nonno Arnaldo, mi ha raccontato che da piccolo giocava con le pietre, le metteva una
sopra l’altra per formare un mucchietto e poi lanciava contro un’altra pietra per farle cadere e
vinceva chi le faceva cadere tutte. Mia nonna, Rosa, giocava con le bambole di pezza che gliele cuciva sua madre ma giocava anche con le sorelle in giardino a nascondino. Mia nonna, Guglielmina, quando era piccola giocava alla bella lavanderina e al gioco della campana. Purtroppo non posso raccontarvi come giocava mio nonno, Gerardo, perché è morto, ma sono sicuro
che quando era piccolo faceva dei giochi molto belli e divertenti, come facevano gli altri nonni. Io penso che quei giochi anche essendo semplici erano pieni di fantasia e credo che nessuno bambino, oggi, non penserebbe di fare dei giochi come questi visto che sono abituati a giocare con i giochi tecnologici.
Natasha Risini – Classe III
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La mia nonna da piccola giocava con una bambola, nascondino e le piaceva fare la maglia. Mio nonno giocava a biglie, a pallone e a nascondino come mia nonna.
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Come giocava il nonno
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Mio nonno si chiama Massimo. Da piccolo amava giocare in tanti modi ma sempre all’aperto, infatti prima non esistevano la playstation o i videogiochi e secondo mio nonno ci si
divertiva di più. Mio nonno giocava al gioco del nascondino o a quello della campana ma il suo
gioco preferito era andare per strada o al campetto della chiesa con i suoi amici a giocare col
pallone. Il paese di mio nonno è Scauri ed essendoci il mare, un altro divertimento per lui era
andare sulla spiaggia a raccogliere le conchiglie, in questo modo si faceva a gara con qualche
amico e si vedeva chi ne raccoglieva di più e di più tipi. Credo anch’io che i giochi di un tempo erano più belli perché bastava poco per divertirsi veramente.
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Christian Antonio Comarca – Classe III
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Come giocava il nonno
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I miei nonni, ai loro tempi, non giocavano molto, ma un po’ giocavano e lavoravano anche. Nonna Elena faceva la collane di margherite, andava dalle suore per imparare a cucire e a
ricamare; quando mamma aveva cinque anni, nonna è andata a lavorare in fabbrica, cioè cuciva i sedile per le macchine. Nonno Giuseppe lavorava i campi, piantava le verdure nell’orto,
giocava con la trottola di legno e andava a pescare trote, anguille e carpe al ruscello, l’Agnone, a Cassino. Anche nonno è andato a lavorare in fabbrica, a costruire le automobili. Nonna
Linda e nonno Pasquale giocavano sempre a nascondino, girotondo, campana, carte , tombola,
dama, ecc. … Erano i loro giochi preferiti. Lavoravano anche loro come gli altri nonni solo che
questi due non lavoravano in una fabbrica ma lavoravano i terreni. Nonno Pasquale lavorava
la terra con la mietitrebbia cioè una specie di trattore che prendeva il grano e il granoturco.
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Sara Colella – Classe III
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Come giocavano i nonni
Teresa Maddalena – Classe III
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I miei nonni giocavano con l’altalena, alla settimana, con le bambole, con le biglie, a saltare la corda, a nascondino.
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Come giocavano i miei nonni
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Come giocava mia nonna
Anna Chiara Ovella – Classe III
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Oggi noi abbiamo molti giocattoli mentre quando erano piccoli i miei nonni se li fabbricavano con la fantasia e ingegno. Il mio nonno che si chiama Carlo fabbricava giocattoli e ci
giocava. Erano: l’arco con le frecce, la spada e i pupazzetti. La mia nonna di nome Franca si
limitava a giocare per strada, c’erano poche macchine. Giocava a: nascondino, ruba bandiera,
con la corda, ai tre cerchi con la palla.
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Io ho solo una nonna. Lei mi ha detto che quando era piccola con le sue amichette, costruivano le bambole di pezza e poi ci giocavano.
Ogni tanto andava con la bicicletta a fare la passeggiata. Si divertiva anche a guardare il
formicaio e le formiche.
Ai suoi tempi non esistevano i giochi elettronici e neanche la televisione per vedere i cartoni. Spesso si giocava a “nascondino” a “mosca cieca” e anche al salto con la fune. I maschietti giocavano con il pallone e con i soldatini.
Giulio Rodi – Classe III
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Come giocava il nonno
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I nonni: i miei nonni giocavano a: pegno, a gatta cieca, acchiapparella, anello d’oro, alla
campana, alla trottola, allo schiaffo.
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Il quaderno del Nonno
Sara Petruzzi – Classe III
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Il quaderno del Nonno
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Come giocavano i nonni
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Mio nonno quando era piccolo giocava con le biglie, i tappi e con il pallone. Giocava spesso con il pallone, da mattina a sera. Maia nonna giocava con: le girandole, con il cavallo a dondolo, le bambole. Nonna con le amichette giocava con le bambole e si divertiva. Nonno giocava spesso con le biglie di vetro, chi vinceva prendeva le biglie dell’altro. Per mio nonno il gioco preferito era il calcio e il gioco preferito della nonna erano le bambole. I giochi che facevano erano semplici e fantasiosi, soprattutto educativi.
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Antonio Fuoco – Classe III
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Come giocava il nonno
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Nonna Francesca giocava a nascondino. Nonno Antonio con le carte e con la fionda. Nonna Enna con le bambole di pezza. Nonno Emilio andava sull’altalena. I giochi dei miei nonni
erano molto belli e molto semplici.
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Come giocavano i miei nonni
Francesca Sardelli – Classe III
Alessandro Piccirillo – Classe III
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Mia nonna non aveva tanti soldi, sua nonna le regalò una bambola, ce la faceva giocare
una volta la settimana. Invece mio nonno stava in collegio e lui alcune volte giocava a pallone.
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I miei nonni
Martina Mallozzi Esperanza – Classe IV D
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I miei nonni si chiamano Ada, Mariano e Antonietta ma anche Attilio che è in cielo. Mia
nonna Ada lavora nell’orto, Nonna Antonietta lavora in casa, fa il fieno per gli animali.
Mio nonno Mariano accudisce le pecore ed i vitelli insieme a mio fratello e a mio padre.
I miei nonni sono speciali, ma molto speciali perchè li amo tanto.
Syria Petrucci – Classe III D
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Rughe sul viso, fili d’argento i vostri capelli, mani ruvide che tanto hanno lavorato siete fonte di saggezza de umiltà.
Nella vostra casa ritrovo gioia in ogni occasione con giochi e coccole.
Son felice quando vi allieto le vostre giornate con i miei sorrisi.
Son felice quando sto con voi.
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Racconto sui nonni
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In questo racconto parlerò dei miei due nonni: loro si chiamano Marcella e Quirino.
Quando ero piccola andavo ogni pomeriggio da loro, mi raccontavano fiabe, facevano dei
disegni e io li coloravo, preparavamo anche i biscotti e le crostate.
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Il quaderno del Nonno
Ricordo che un giorno feci cadere il barattolo di marmellata, era sparsa su tutto il pavimento.
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Un vero guaio!
Loro però non mi dissero niente.
Io ai miei nonni voglio tanto bene e anche se ora non passo più tanto tempo con loro restano sempre nei miei pensieri e ogni volta che posso cerco di starci vicino.
I nonni sono una grande forza perché saggi e sono sicura che in qualsiasi momento, ogni
volta che ne avrò bisogno, loro ci saranno sempre, pronti ad aiutarmi e a darmi consigli.
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Fabiana Spalletta – Classe IV D
Marco Lombardi – Classe IV D
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I miei nonni mi vogliono bene e sto spesso con loro.
Mi portano in montagna e in chiesa.
Quando i miei genitori non ci sono resto con loro e mi portano a trovare e loro amici.
Mi diverto e qualche volta andiamo a fare delle lunghe passeggiate.
Se qualche volta ci annoiamo giochiamo a carte, a risico, a indovina il colore e spesso andiamo al centro commerciale.
Poi andiamo fuori a tirare la pallina a Willi.
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I miei nonni
Sofia Luzzi
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Tutti i miei nonni sono molto buoni, ma anche molto severi.
Mi cucinano il cibo che più mi piace: la carbonara, le patate fritte, pasta con le zucchine, la
torta al cioccolato,etc.
Loro mi fanno divertire: mi portano a giocare in cortile, al mare, in piscina e in montagna.
Mi fanno stare sempre in compagnia dei miei amici e i miei cugini.
Io sono molto felice di avere nonni così.
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I miei nonni
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Nella mia vita ci sono quattro Angeli custodi che preferisco chiamare nonni.
I miei nonni paterni si chiamano Benestre e Tommasina, ma lei preferisce farsi chiamare Sisina. Questi nonni sono presenti tutti i giorni perché abitano vicino a noi e quando mamma e
papà, sono fuori per lavoro, io e mia sorella rimaniamo con loro.
I miei nonni materni si chiamano Carlo e Carolina. Nonno Carlo lo vedo poco perché non
viene spesso, però quando sono in sua compagnia mi diverto molto a giocare a carte.
Nonna Carolina adesso si trova con gli angioletti e mi protegge dall’alto e quando lei è morta mamma e papà mi hanno fatto scegliere una stella in cielo, così quando mi manca io guardo il cielo e vedo la sua stella luminosa.
Io rispetto e voglio molto bene a tutti i miei nonni, ma sono più legato a mio nonno Benestre perché mi fa fare sempre tutto quello che mi piace di più. Io spero che tutti loro stiano sempre bene soprattutto in mia compagnia e cercherò di non fare perdere la pazienza a nessuno di
loro con i miei inutili capricci.
Leonardo Tardone – Classe IV D
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Il quaderno del Nonno
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Nonna Pina
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La mia unica nonna ha settantasette anni, gli altri nonni non li ho conosciuti, perché sono
morti prima che io nascessi.
Nonna faceva l’ostetrica, cioè faceva nascere i bambini. È nata a Rivisondoli, ma è dovuta
andare a Tirelle a lavorare.
Prima, mi ha detto nonna, i bambini nascevano in casa, lei doveva andare a casa delle donne che dovevano partorire e aspettare finchè il bambino non nasceva.
Mi ha raccontato che una notte, un signore è andato a chiamarla e l’ha portato con un asino
a casa sua. Era buio e la casa era lontana, in campagna.
Lei aveva molta paura, le sembrava che non arrivassero mai, così, una volta entrati in casa
si è sentita meglio.
Ha dovuto aspettare un bel po’ prima che nascesse il bambino e quando finalmente è nato,
i genitori erano così contenti che le hanno chiesto di battezzarlo.
Mia nonna ha fatto da madrina a tanti bambini di Tirelle.
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Marco Savelli – Classe IV D
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Racconto i miei nonni
Martina R – Classe IV D
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I miei nonni abitano in Via Cerro in campagna. Lì la mattina si respira un’aria molto fresca
e pulita.
I miei nonni si chiamano Lina e Benedetto. Loro sono pensionati: stanno a casa e con loro
mi diverto a fare tante cose belle.
Con nonna ho imparato a fare gli gnocchi, le frittelle, le lasagne etc.
Invece con mio nonno vado nell’orto e lo aiuto a piantare le piantine, a sistemare la legna
in cantina, a travasare il vino, etc.
Insomma io con i miei nonni sono come una regina anzi meglio perché con loro faccio quello che voglio, gioco, aiuto e non mi sgridano mai.
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I nonni
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I nonni sono persone speciali per noi bambini.
Sono come mamma e papà, ma più buoni.
I miei nonni sono sempre pronti a prendermi tra le braccia ogni volta che ne ho bisogno.
Con la nonna mi diverto ad ascoltare le tante storie che racconta soprattutto quelle divertenti di quando la mia mamma era piccola e la faceva arrabbiare.
È sempre lì pronta a consolarmi, a prepararmi dei buoni pranzetti e a nascondermi quando
faccio qualche danno. Purtroppo con lei non posso correre, giocare a palla, ma non mi manca
molto perché so che se potesse lo farebbe, e poi per questo c’è mio nonno pronto a brontolare
, ma anche sempre pronto a giocare.
Ricordo poco di quando ero piccolina, ma ricordo benissimo quando si sedeva per terra con
me e giocava con le Barbie o quando si metteva a fare il cagnolino e mi portava a spasso sulla sua schiena. Ricordo anche che mi rubava sempre il ciuccetto, una cosa che non mi piaceva,
ma non era così importante era ed è più bello giocare con lui.
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Federica Evangelista
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Il quaderno del Nonno
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Mio nonno si chiama Mario ed ha 73 anni.
Nonno è alto e magro, ha i capelli castano scuro e gli occhi marroni.
Nonno è molto gentile e bravo con tutti soprattutto con i suoi nipotini.
Una bella giornata trascorsa con lui è stata durante la vendemmia.
Io non sapevo fare niente, allora lui mi ha insegnato tutto ciò che dovevo sapere così ci sono riuscita.
Poi mi ha portata in cantina e mi ha fatto vedere come si macinava l’uva nella macchina.
Dopo alcuni giorni mi ha fatto vedere come si travasava il vino ed ho provato anche io.
Infatti non vedo l’ora di fare la prossima vendemmia che avverrà ad ottobre.
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Rachele Germani – Classe IV D
Martina F. – Classe IV D
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Io ho conosciuto come nonni i genitori di mio padre e la nonna materna.
Del nonno paterno mi ricordo che stava sempre a letto perché era malato.
Quella che vedo spesso è la nonna materna, perché viene sempre a casa mia.
Con lei gioco e guardo la TV. A volte le do una mano a sistemare le sue cose perché ha tanti vestiti e scarpe.
Molte volte dormiamo insieme e ci mettiamo a recitare le preghiere perché è molto religiosa. Parliamo di tante cose del suo passato e mi racconta che aveva molte bambole e ne ha conservato una.
Io le voglio bene e sono felice quando sono con lei.
3ª Festa del Nonno - Boville Ernica, 4 ottobre 2009
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Direzione Didattica Statale
Scuola Primaria S. Angelo in Theodice
3º Circolo - Cassino
Come giocava nonna Alderina
Emanuela Crispino – Classe III
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Mia nonna si chiama Alderina e, ogni volta che può, mi racconta la sua infanzia e i giochi
che faceva da bambina. Mi dice sempre che ai tempi suoi non c’erano i giocattoli di oggi. Lei
abitava in campagna e giocava ad arrampicarsi sugli alberi fingendo che fossero delle case. A
volte giocava a “Campana” con le sue amiche o con delle bambole veramente speciali. Non
erano come quelle che ho io perché venivano costruite in casa dalle mamme o dalle nonne con
materiali diversi. La nonna dice che erano bellissime. Con le stoffe si dilettava a cucire abiti
per giocare a “Regina”. Si divertiva a fare lunghe passeggiate con la bicicletta; trascorreva il
tempo libero con gli amici vicino i ruscelli dove giocava con i girini oppure presso una sorgente da cui beveva con caratteristici bicchieri: pensate un po’, erano fatti da lei con le foglie di
verza. Un altro gioco che amava fare era “Acchiapparella”, nel quale vinceva chi riusciva a
prendere uno dei compagni che fuggiva correndo. Amava anche andare nei campi arati a trovare le “schegge” e con i suoi compagni faceva a gara a chi ne trovava di più, infatti ce n’erano moltissime perché, come dice nonna: “era passata da poco la guerra”. Questo era sicuramente un gioco pericoloso che i bambini facevano di nascosto e, se venivano sorpresi dai grandi…
Allora erano guai! Dai racconti di nonna Alderina ho capito che anche se prima non c’erano i
giocattoli che abbiamo oggi, i bambini con la propria fantasia si divertivano molto. Anche io
vorrei costruire una bambola di stoffa e giocare a campana per ore proprio la mia fantastica
nonna.
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I giochi di nonno Pietro
Gabriele Valente – Classe III
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Oggi sono andato da nonno Pietro che vive a S. Angelo, una frazione di Cassino in provincia di Frosinone. Quando gli ho chiesto di raccontarmi i giochi che faceva da piccolo, i suoi
occhi si sono illuminati come due stelle, tanta era la gioia di poter ricordare con me la sua infanzia. Nonno mi ha detto che i suoi giocattoli erano le pietre e i mattoni di terra cotta. A otto
anni, cioè alla mia età, andava a pascolare le mucche e quando incontrava la zia Concetta insieme, con i sassi, giocavano a “Breccia”: dovevano cercare cinque sassi, lanciavano in aria il
primo sasso, subito dopo il secondo e cercavano di riprendere il primo che stava tornando giù.
Con i suoi amici giocava a “Spacca”: mettevano un mattone in verticale, si mettevano a circa
tre metri di distanza e uno alla volta lanciavano un mattoncino per colpire il bersaglio. Vinceva chi ci riusciva. La sera trascorreva tanto tempo nella piazzetta del paese a giocare con gli altri bambini a Nascondino, a Campana o con le biglie di vetro colorato. È stato bello ascoltare
i racconti di nonno Pietro e conoscere un po’ del suo passato, ma la cosa che mi ha colpito di
più è stata la felicità che ha mostrato nel ricordare quei momenti.
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Come giocava nonno Mario
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Mio nonno si chiama Mario, ha 75 anni e vive a Cassino. Non è molto alto, ha capelli gri-
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gi, quasi bianchi, gli occhi marroni come le castagne e un po’ di rughe sulla fronte. Prima di
andare in pensione era muratore.
Spesso mi racconta la sua vita da bambino e i suoi racconti sono molto interessanti perché lui quando ricorda la sua infanzia, fa paragoni fra i bambini di oggi e i bambini di ieri.
Dice che ai suoi tempi non c’erano computer e telefonini, ma loro si divertivano correndo
per le strade di qua e di là.
Giocavano a nascondino, il gioco della bandiera e facevano la conta della bella lavanderina.
Mi racconta anche che su Montecassino andavano a fare le “schegge”: residui bellici della guerra finita da poco.
Lui ha assistito alla Seconda Guerra Mondiale, aveva undici anni, non c’erano soldi per
comprare il cibo e figuriamoci i giochi. Nei supermercati la pasta, il riso o l’orzo venivano venduti sfusi, neanche confezionati.
Nonno mi dice sempre che erano tempi tristi, mancavano tante cose ma di certo erano ricchi di fantasia e di compagnia. Per questo anche allora non ci si annoiava affatto.
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Valeria Evangelista – Classe III
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I giochi di nonna Maria e nonno Paolino
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Mia nonna si chiama Maria e ha sessantatre anni. Quando era piccola non c’erano tanti
giochi come oggi: il Nintendo, la PsP, la Wii o il computer. Lei si divertiva a giocare in tanti
modi, perché aveva tanto tempo per stare libera per la strada e usava la sua fantasia. Faceva la
corsa a ostacoli, giocava a campana o si divertiva a rincorrere i compagni che spesso sfidava a
“Chi lanciava il sasso più lontano”. La nonna mi ha spiegato così bene come si svolgevano i
giochi che, quasi quasi, mi è venta voglia di provare. Ecco il gioco della campana: si prendeva un gessetto della scuola, si disegnava a terra un rettangolo lungo dieci passi e largo due, che
veniva diviso in altri rettangoli più piccoli, numerati da uno a dieci, cinque sulla destra e cinque sulla sinistra. Ogni partecipante, a turno, lanciava il sasso su ciascun rettangolo e saltellando da un numero all’altro, andava a riprenderlo. Bisognava stare attenti perché tutto il giro andava fatto saltellando su una gamba sola e senza toccare nessuna linea del rettangolo altrimenti si perdeva il turno e si lasciava il posto ad un altro compagno. La mia nonna era una vera
“campionessa” infatti riusciva sempre a vincere.
Mentre mi spiegava questo gioco era molto contenta, mi sembrava quasi che si divertisse
proprio come quando era bambina.
Mio nonno Paolino invece amava giocare con delle piccole biglie di vetro. Lui e i suoi
amici prima preparavano il percorso con la sabbia: salite, discese e buche dove era meglio non
finire; poi spingevano le biglie con le dita finche non si raggiungeva il traguardo. Il vincitore
per premio prendeva la biglia dei suoi sfidanti.
Mio nonno è stato veramente un giocatore super. Pensate un po’, ha ancora conservate le biglie che ha vinto quando era piccolo. Non permette a nessuno di toccarle, fatta eccezione per
me, la sua preziosa nipotina.
Alessandra Pozzolini – Classe III
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Come giocava nonna Elide
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Mia nonna si chiama Elide, mi racconta che quando aveva la mia età non aveva tutti i giochi che ho io, ne aveva pochissimi. Lei e i suoi fratelli potevano giocare a “campana” fuori ca57
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sa, un gioco semplice e divertente: serve un gesso per disegnare la campana a terra e un sasso
per ogni giocatore. Giocavano anche a “Mani rosse”: tutti insieme si colpivano le mani per farle diventare rosse.
Mia nonna giocava anche con i bottoni: li usava come se fossero le nostre carte da gioco
e con i sassi di ghiaia con i quali si sfidavano lanciando i sassi in aria e riprendendoli con il
dorso della mano, vinceva chi riusciva a riprenderne il maggior numero possibile.
Non avendo bambole, peluche, palle e palloni mia nonna con le sue sorelle e i suoi fratelli se li costruivano da soli: i pupazzi li costruivano utilizzando i ritagli di vecchie stoffe, che arrotolavano per formare la testa del pupazzo alla quale attaccavano il vestito e poi con la penna
o con il carbone disegnavano sulla testa gli occhi, la bocca e il naso; i palloni invece li costruivano avvolgendo i ritagli di vecchie camere ad aria delle bicilette e poi inventavano giochi e
storie con i giocattoli “fatti a mano”.
Giocava anche ai “quattro cantoni”: si giocava in cinque, quattro si mettevano agli angoli di un quadrato e uno stava al centro, i quattro sugli angoli dovevano cambiarsi il posto, mentre quello che stava al centro doveva cercare di occupare il posto di un compagno.
Un altro gioco era quello di sfidarsi con i fratelli per vedere chi riusciva a raccogliere più
schegge e proiettili della guerra rimasti nel terreno, che poi vendevano per guadagnare un po’
di lire.
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Come giocava nonno Mario
Davide Lena – Classe III
Giulia Di Cicco – Classe III
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I nonni usavano cose molto semplici per giocare. Mio nonno si chiama Maio e ha settantaquattro anni. Da piccolo la sua mamma non poteva permettersi di comprare giochi così si divertiva a costruirli con quello che trovava in casa.
A quel tempo non c’erano peluche e per far giocare il nonno, la sua mamma gli costruiva
con un fazzoletto un piccolo topolino. Nonno poi raccoglieva dei fiori di melograno e li metteva tutti in fila formando un trenino. Giocava a lanciare i sassi più lontano possibile ed era abile a costruire la fionda. Quando la mamma gli chiedeva di andare a raccogliere l’erba per gli
animali nei campi, lui si divertiva a costruire una piccola carrozzella con delle vecchie ruote.
Con la stessa carrozzella certe volte si sbilanciava dalle discese facendo a gara con i suoi amici e alcune volte cadendo. Egli amava molto costruire le case sugli alberi dove alcune volte la
notte dormiva, soprattutto l’estate.
Un altro gioco che praticava mio nonno era una specie di baseball antico. Costruiva un
piccolo bastone appuntito, con il quale spingeva in alto una palla che poi doveva colpire prima
che cadesse a terra. I giochi di mio nonno erano molto semplici ma anche molto belli. Dai suoi
racconti sono rimasta sbalordita. Anch’io vorrei provare a dormire sugli alberi, come faceva
lui, o fare una di quelle divertenti scivolate in “carrozzella”.
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I giochi del nonno
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Mio nonno si chiama Mario, ha settanta anni compiuti e vive a Sant’Angelo in Th. una frazione di Cassino. Ogni tanto mi racconta la sua vita da piccolo. Parla sempre della guerra e poco dei giochi che faceva. Prima non esistevano tutti i giocattoli sofisticati che abbiamo ora, ma,
come dice il nonno: “si viveva di vita quotidiana, alla giornata”.
Non aveva giocattoli e, per passare il tempo, inventava dei giochi: giocava con le pietre
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Il quaderno del Nonno
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che, con un bastone, faceva saltare da un lato all’altro di una linea tracciata nella terra, giocava a “Tira la fune” o a lanciare i sassi nel fiume. Il suo giocattolo preferito e tanto desiderato
era la bicicletta dello zio Enrico.
Un giorno lo zio andò a trovarlo. Il nonno di nascosto prese la bicicletta per giocare e si
allontanò di casa di nascosto. La mamma lo chiamava perché lo zio doveva tornare a casa sua.
Erano passate due ore quando il nonno tornò, per non rischiare di prendere le botte, buttò la bicicletta in un fosso e se ne scappò per la campagna.
Da bambino mio nonno ne faceva di tutti i colori e questo per lui era un vero divertimento. Ora quando mi vede giocare o combinare qualche “guaio” mi dice che sono una “peste”.
Ma, dopo aver ascoltato i suoi racconti, sono felice di potergli rispondere: “Nonno, sei stato tu
a dirmi che da piccolo eri un diavoletto. Allora in questo siamo uguali!”
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Lisa Nuzzo – Classe III
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I giochi di nonna Elda
Chiara Gargano – Classe III
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Mia nonna si chiama Elda, ha cinquantotto anni e quando era bambina tutte le mattine andava a scuola; il pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, si divertiva a giocare con i suoi cugini.
Le piaceva tanto giocare a “maestra”. Le piaceva imitare la sua maestra, soprattutto nel modo
di vestire. La nonna aveva pochi abiti e le sue gonne erano tutte arricciate. La sua maestra, invece, indossava gonne lunghe e strette; così, per imitarla la nonna si avvolgeva un asciugamano ben stretto e lungo intorno al corpo e le sembrava di indossare una gonna “da maestra”. Si
divertiva anche a giocare ad “acchiapparella”: rincorrersi e prendersi tra amici per ore e ore, liberi e felici. Amava giocare con la bici e certe volte, invece di prendere il pullman, andava a
scuola in bicicletta.
La mia nonna trascorreva il tempo in modo semplice e divertente e quando mi racconta i
suoi giochi da bambina mi fa capire che è possibile divertirsi anche senza giocattoli.
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Nonna Anna
Andreoaie Cristina Georgiana – Classe III
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Mia nonna si chiama Anna, ha settanta anni e vive in Romania. Da piccola le piaceva giocare con le bambole. Le costruiva lei usando cappelli, maglie e pantaloncini vecchi. Per fare
l’imbottitura usava l’ovatta e cuciva le varie parti con ago e filo. Ed ecco la sua bambola era
pronta per giocare con le sue amichette; ma solo la domenica.
Gli altri giorni non poteva giocare, perché la mattina si alzava alle cinque e, prima di andare a scuola, andava a “zappare”.
Dopo la scuola tornava nei campi: non c’erano i soldi e anche i bambini dovevano lavorare. La sera, quando tornava a casa, era stanca. Faceva subito i compiti perché non voleva essere sgridata dalla maestra.
La nonna mi dice sempre che da piccola non aveva tempo di giocare; era tempi tristi eppure lei ricorda di essere stata felice lo stesso.
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Come giocava il nonno
Oggi sono andata da mio nonno che ha settanta anni e, con grande curiosità, ho ascoltato
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Il quaderno del Nonno
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i suoi racconti sui giochi che faceva da piccolo. Visto che non c’erano i giocattoli tecnologici,
lui e i suoi amici inventavano giochi divertenti. In alcuni come “acchiapparella” il nonno non
vinceva mai; in altri, invece come la “campana” e il “tiro alla fune” vinceva sempre. In quest’ultimo gioco era veramente molto bravo e forte infatti ha vinto molti trofei che conserva con
cura e ogni occasione e buona per vantarsi.
Con gli amici faceva lunghe passeggiate e, quando si fermavano sui ponti si sfidavano a
tirare i sassi nel fiume il più lontano possibile. Amava giocare alla “cavalletta” ma il suo gioco preferito era il calcio. Ancora oggi ha conservato la passione per questo sport, infatti è un
grande tifoso della Juve e, visto che è anche la mia squadra del cuore, tutte le partite le guardiamo insieme.
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Erika Donnarumma – Classe III
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3ª Festa del Nonno - Boville Ernica, 4 ottobre 2009
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Istituto comprensivo statale
Scuola primaria
Boville Ernica
Come giocava la nonna
Mariachiara Riello – Boville Ernica
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Nonna Natalina ha ottantadue anni, ma ha un fisico niente male, capelli castani e corti, naso a patata, bocca sottile e un occhio celeste e uno castano, che lei racconta è così per colpa di
un suo compagno d’infanzia che la colpì all’occhio con una pietra mentre giocavano a lanciare i sassi nel fosso. Sono sicura che quello che dice è vero, ma ho tanti dubbi sulla storia del
colore!!!
Racconta che da piccola si è divertita molto con i suoi compagni diciamo di “scuola”, perché, a quel tempo pochi erano quelli che ci andavano, dovevano aiutare i genitori nei lavori dei
campi.
Giocava d’estate con le amiche a campana tutto il giorno e si divertivano tanto. Spesso i
cocci si rompevano ed era una corsa continua alla ricerca di nuovi, a volte si facevano male,
non importava bisognava ricominciare, ci si fasciava con uno straccio e di corsa a giocare.
Alla nonna piaceva giocare anche con il cerchio con i suoi tre fratelli, ma la mamma le diceva che non era un gioco per femminucce e le faceva fare le pulizie di casa.
Di nascosto, la sera raggiungeva l’aia per ballare, perché c’era sempre qualcuno che suonava l’organetto. Come era bello ballare con le amiche e i ragazzi che venivano da altre contrade!
Certamente la nonna non aveva i giocattoli che abbiamo noi oggi, ma dai suoi occhi sognanti capisco che si è divertita molto anche con quel poco che aveva.
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Come giocava il nonno.
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Noi bambini oggi abbiamo tanti giocattoli , forse troppi e non sappiamo più giocare con
gli altri, ma al tempo di nonno Antonio non ce ne erano tanti e i bambini si arrangiavano come
potevano. I più intraprendenti se li costruivano da soli, ma le possibilità economiche erano poche e allora giocavano alla cavallina, a campana , con la corda, con i sassolini, allo schiaffo del
soldato…
Erano giochi di gruppo e all’aperto, molto semplici, ma permettevano di stare insieme e
sviluppavano la fantasia. A nonno piaceva molto giocare con gli amici, correva, scherzava, rideva, ma soprattutto si divertiva.
I suoi giochi preferiti erano “gl circh” e “gl strumml”. Per costruirsi questi giocattoli lui e
gli amici rovistavano tutte le cantine alla ricerca di cerchi di botti e di aste di ferro per fare le
forcelle e di pezzi di legno da lavorare e spago vecchio. Spesso venivano scoperti ed erano costretti a scappare senza niente, ma quando ci riuscivano costruivano i loro giochi e li conservavano con cura. Giocavano tanto, spesso nonno vinceva e allora saltava per la gioia, ma se perdeva si complimentava con l’avversario.
Anche lo schiaffo del soldato era uno di quei giochi che amava molto, non ci voleva nessun lavoro per costruirsi il gioco, ma quanto dolore1
Si allineavano e mettevano una mano dietro la schiena e con l’altra coprivano gli occhi e
un altro bambino doveva dare uno schiaffo dietro la mano e indovinare chi era stato e…. dice
il nonno :”Di schiaffi ne ho ricevuti parecchi !!!”
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Il quaderno del Nonno
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Tutti rispettavano le regole e si rispettavano tra loro, non si piangeva se si perdeva, se si
vinceva non si prendeva in giro nessuno.
Nonno racconta che non era importante vincere, ma divertirsi in compagnia.
Sono d’accordo con nonno Antonio e sono contenta che si è divertito tanto con gli amici
in un momento molto doloroso della sua vita: aveva perso la mamma da poco tempo.
Chiara Antonacci – Boville Ernica
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Come giocava il nonno.
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Il nonno mi racconta che da piccolo giocava molto.
Amava giocare con lo “strummolo” , un giocattolo simile alla nostra trottola. Faceva le gare con gli amici e ci voleva grande abilità per lanciarlo e vincere, per cui passava tanto tempo
ad allenarsi. Spesso lo spago si rompeva e allora bisognava arrangiarsi e prenderlo di nascosto
alla vicina di casa, che quando lo scopriva erano guai, veniva punito dai genitori e per giorni e
giorni non poteva giocare. Il nonno dice che, nonostante le punizioni, era bello sfidare gli amici e vincere.
Un altro gioco molto bello era quello con il cerchio di ferro e la forcella, quante gare e
quanto rumore facevano il pomeriggio nella zona in cui abitavano! Qualche volta vinceva, ma
spesso il cerchio gli scappava tra i campi e doveva rincorrerlo per riprenderlo. Una volta una
mucca che pascolava lo ha rincorso ed si è salvato sopra un albero di mele, ma il papà lo ha
punito, perché aveva rotto un ramo.
Al nonno piaceva molto giocare fuori casa con i compagni e divertirsi. Se a volte veniva
punito , faceva passare un po’ di tempo e poi con i suoi amici ritornava a giocare e non c’era
più pace per i vicini.
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Come giocava la nonna.
Simone Perciballi – Boville Ernica
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Quando ho chiesto a nonna Filomena di raccontarmi i giochi della sua infanzia è apparso
un tenero sorriso sulle sue rugose labbra e con un poco di nostalgia ha incominciato a raccontare.
“Alla tua età non avevo giocattoli e nemmeno una bomboletta, così decisi di confezionarmela da sola con foglie di granturco e un pezzo di stoffa di un abito vecchio, che feci diventare un vestitino e passavo ore ed ore a giocare con lei. La tenevo sempre con me, ma un bel giorno sparì e piansi tanto.
La mia compagna di giochi era mia cugina, giocavamo a campana sul piazzale di casa e
della scuola, quanti “cocci” abbiamo rotto! Il pomeriggio con i fiori di campo facevamo braccialetti, collane ed anelli, che poi indossavamo e giocavamo alle “signore” .
Il nascondino era il mio gioco preferito. Giocavo a piedi nudi e spesso mi facevo male calpestando spine e vetri rotti, ma stavo attenta a non piangere per non farmi scoprire, altrimenti
addio nascondino!!!
I nostri giochi non erano sicuri, ci si faceva male spesso, ma era bello giocare all’aria aperta e con giocattoli fatti da noi e la cosa che più mi dispiace è che molti di questi sono stati dimenticati, ma non da me. Essi sono sempre nel mio cuore e li ricordo con affetto, fanno parte
della mia infanzia, povera, ma bella e spensierata”. Penso che l’infanzia dei nostri nonni non
deve essere dimenticata, va ricordata e raccontata, perché essa è la nostra storia.
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Giulia Perciballi – Boville Ernica
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Come giocava il nonno.
Alessandra Malandruccolo – Boville Ernica
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Nonno Angelo ha 63 anni e, nonostante la sua età, lavora ancora in un cantiere edile.
Da piccolo ha fatto tanti sacrifici, aveva poco tempo per giocare, a dieci anni già lavorava nei campi con i genitori, poi dopo qualche anno al cantiere.
Nel tempo libero con gli amici si arrangiava anche nel giocare; pochi erano i giochi, ma
erano divertenti, sani e non facili , racconta con una strana espressione sul viso.
A lui piaceva giocare con i cerchi di ferro ed era abile con la forcella. Una piccola spinta
e… via! Correva veloce, sfidava i compagni per le vie del paese e vinceva..
Credetemi, ho provato anch’io e non è affatto facile!
Altro gioco a lui caro era lo” strumml”, molto simile alla nostra trottola, vinceva chi lo faceva girare per più tempo e faceva cadere quello dell’avversario. Ci voleva precisione e fermezza e il nonno era molto bravo. Quante ore passava sull’aia del vicino!
Quanti lanci con la “rozzca” di legno e”glicc”di scorta in mano faceva con gli amici sulle strade del paese, racconta orgoglioso. Questo gioco, divenuto più grandicello, diventò una
vera passione, la rozzeca di legno fu sostituita dalla forma di formaggio. La domenica si divertiva a lanciare con gli amici lungo la strada, perché c’era poco traffico, una pesante forma di
formaggio, arrotolata con una corda . Era un gioco dove ci voleva molta forza e vinceva chi arrivava più lontano. Al nonno piaceva giocare anche a campana, gioco di solito fatto dalle bambine, prendevano un gessetto, disegnavano delle caselle, lanciavano un sasso e con un solo piede saltavano …tornavano ...era un gioco molto grazioso, di precisione, che i maschietti facevano volentieri, perché era un modo di stare con le femminucce senza insospettire i genitori.
Come si divertivano, ridevano e scherzavano!
I giochi del nonno erano semplici, all’aperto, erano giochi di gruppo, sani ed educativi.
I tempi cambiano, così le abitudini e i giochi dell’infanzia, oggi i giochi sono infiniti, bellissimi, c’è una grande scelta, noi bambini ne abbiamo talmente tanti, ma non sappiamo più
giocare, sono sempre più spesso giochi solitari, al chiuso, che lasciano poco spazio alla creatività e alla fantasia.
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4ª Festa
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Nonno,
Monte
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4ª Festa del Nonno,
Monte S. Giovanni
Campano,
3 ottobre 2010
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PREMIAZIONI
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SEZIONE POESIE IN LINGUA
SCUOLE SUPERIORI
Giocala!
MANOLHO
Passatempi e giochi tradizionali… Istituto Tecnico Statale “R. Reggio” - Isola Liri
Liceo psicopedagogico - Sora
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1 BELLI
MARCO
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F.T. ALONZI
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SCUOLA MEDIA
SILVIA
A te…
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
2 ZARONNI
FRANCESCA
I giochi dei nostri nonni
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
3 PAGLIA
CECILIA
Giochi… Fantasia
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
4 ZEPPIERI
MARCO
Anima libera
5 CONTE
LETIZIA
“Come giocava il nonno”
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Istituto Comprensivo - Broccostella
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
Nonno…
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MARTINA
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Istituto Comprensivo - Boville Ernica
I giochi dei nonni
7 ZOMPATORI
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1 PARTIGIANONI
6 CLASSE 1ª C
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
GIULIA
Come giocava il nonno
9 PAGLIA
LUDOVICA
I giochi di mia nonna
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
10 PAGLIA
PAOLO
I giochi di nonno Paolino
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
10 PALMIGIANI
ALESSANDRA
Come giocava il nonno
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
10 FABRIZI
FRANCESCA
Nonno…
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
10 PETTINI
ANDREA
I giochi del nonno quand’era…
10 CONTE
MARIA GRAZIA “Come giocava il nonno”
Istituto Comprensivo - Broccostella
10 OSVALDI
ROBERTA
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
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8 FABRIZI
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
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La nonna e i suoi giochi
Istituto Comprensivo - Boville Ernica
GIULIA
La bambola di pezza
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
2 ANTONACCI
CHIARA
Come giocava il nonno
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
3 LOZZA
MATTIA
Mio nonno e i suoi giochi
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
ALESSANDRA
Il nonno che gioca
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
LUCIANA
I giochi di nonna Luciana
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
AURORA
I giochi del nonno
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
AURORA
Come giocava il nonno
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
8 FRATARCANGELI GIULIA
Come giocava la nonna
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
9 PERCIBALDI
ANNA
Come giocava il nonno
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
CLAUDIO
Come giocavano i nonni
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
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1 FICACCIO
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7 VITI
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6 MACCI
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5 ROTONDI
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10 SAVELLI
FRANCESCA
I ricordi di nonno
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
10 RISI
MICHELA
I giochi della mia nonna
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
10 PALATELLA
ELISABETTA
Il gioco di nonna Maria
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
10 EVANGELISTA
WILLIAM
Giocare con fantasia
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
ANNALISA
Come giocava il nonno
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
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SCUOLA ELEMENTARE
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Il quaderno del Nonno
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SEZIONE RACCONTI
ADIMARA
Raccont d gl gioc che nonn m’ha… Istituto Tecnico Statale “R. Reggio” - Isola Liri
VITI
CAPOGNA
MILANI
FERRANTE
BALDASSINI
CHIARA
SARA
DANIELE
ROCCO
ALESSANDRO
Come giocava il nonno
I giochi di nonna Liliana
Il nonno e i suoi giochi preferiti
I giochi di mia nonna
Nonno Sante
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Istitituto Comprensivo - Isola del liri
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
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MIRIAM
GRETA
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SUSANNA
MARTINA
MIRKO
GIORGIA
GIANCARLO
SILVIA
MARTINA
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SANTORO
MISSORI
ONORATI
PAGLIA
ZEPPIERI
PALMIGIANI
PERCIBALLI
SAVONE
FABRIZI
ASTOLFI
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
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SCUOLA MEDIA
Come giocava il nonno
“I tempi della “Rozca”
E qui
I giochi della nonna
Guardando, ricordando
I giochi di nonna Natalina
La “principessa” e il suo ricordo
Lui racconta…
Il gioco del nonno
I giochi di mio nonno
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SCUOLA SUPERIORE
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Come giocava il nonno
I giochi di nonna Elda
Il gioco: la grande passione di…
Ai tempi della nonna…
Nonni come giocavate da piccoli?
Come giocava il nonno
Come giocava il nonno
Come giocava nonna Alderina
Come giocava nonna Elide
Come giocava il nonno
Come giocava nonno Mario
Nonna Anna
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MALANDRUCCO ALESSANDRA
GARGANO
CHIARA
FALCONE
MATTEO
CASGHA
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FONTANA
FRANCESCO
EVANGELISTA
FEDERICO
PACITTO
ALESSANDRO
CRISPINO
EMANUELA
LENA
DAVIDE
MIDOLO
AURORA
EVANGELISTA
VALERIA
ANDREOAIE CRISTINA GIORGIANA
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SCUOLA ELEMENTARE
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Istitituto Comprensivo - Boville Ernica
3° Circolo - S. Angelo - Cassino
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
3° Circolo - S. Angelo - Cassino
3° Circolo - S. Angelo - Cassino
2° Circolo “Enzo Mattei” - Cassino
3° Circolo - S. Angelo - Cassino
3° Circolo - S. Angelo - Cassino
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INDICE
Composizione Commissione Giudicatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 2
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Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
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Direttivo dell’Associazione Culturale Art-Opera Deus Day . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
SEZIONE POESIE IN LINGUA
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Scuola Media
Istituto Comprensivo “Evan Gorga” - Broccostella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
Istituto Comprensivo Statale - Boville Ernica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
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Scuola Superiore
Liceo Psicopedagogico “V. Gioberti” - Sora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
Istituto Tecnico Industriale Statale “Reggio” - Isola Liri . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
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Scuola Elementare
Scuola Primaria Paritaria “Beata Maria De Mattias” - Sora . . . . . . . . . . . . . . . . » 13
Direzione Didattica Statale 2˚ Circolo Didattico “Enzo Mattei” - Cassino . . . . . . . . . » 13
Istituto Comprensivo Statale “Primaria Capoluogo - Casavitola” - Boville Ernica . . . . » 19
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SEZIONE RACCONTI
. . . . . . . . . . . . . . . . » 23
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Scuola Superiore
Istituto Tecnico Industriale Statale “R. Reggio” - Isola Liri
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Scuola Media
Istituto Comprensivo - Isola Liri, Scuola Media ex Baisi - Sora . . . . . . . . . . . . . . » 25
Istituto Comprensivo Statale - Boville Ernica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27
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Scuola Elementare
Direz. Didattica Statale - Scuola Primaria “Selva”, 2º Circolo “Riccardo Gulia” - Sora
Direzione Didattica Statale - 2º Circolo “Enzo Mattei” - Cassino . . . . . . . . . . . .
Direz. Didattica Statale - Scuola Primaria S. Angelo in Theodice - 3º Circolo - Cassino
Istituto Comprensivo Statale - Scuola primaria - Boville Ernica . . . . . . . . . . . . .
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Elenco Premiati
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Festa provinciale del Nonno
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Associazione culturale poetica Art-Opera
www.deusday.com
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6ª EDIZIONE - 7 OTTOBRE 2012
Concorso di Poesie in lingua ed in vernacolo e Racconti
riservato agli Alunni e Studenti delle Scuole d’ogni ordine e grado della Provincia di Frosinone
www.deusday.com
REGOLAMENTO
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L’Associazione culturale poetica Art-Opera Deus Day indice ed organizza con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri della Cultura, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali, della Presidenza della Giunta e del Consiglio della Regione Lazio, della Provincia di Frosinone, dei Sindaci della provincia di Frosinone e con la condivisione dell’iniziativa da parte dell’U.S.R. Lazio - Ufficio
XI Ambito territoriale per la provincia di Frosinone, la Sesta edizione del Concorso di Poesie in lingua ed in vernacolo e Racconti in lingua, riservato agli Alunni e Studenti delle Scuole d’ogni ordine e grado della provincia di Frosinone.
Il Tema del Concorso è: “Nonno: scrigno di Esperienza, Saggezza e…”
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La partecipazione è a titolo gratuito.
Art. 1 - Le Sezioni del Concorso sono tre:1) Poesie in lingua; 2) Poesie in vernacolo; 3) Racconti in lingua
Art. 2 - Ogni Studente può partecipare ad una sola Sezione, descrivendo con versi o con racconto le qualità che gli sono più care del proprio Nonno o Nonna. Le iscrizioni vanno consegnate alla propria scuola d’appartenenza,
presentando un elaborato in duplice copia di cui una con riportata la propria firma, classe d’appartenenza e domicilio. In alternativa, cosa preferibile, inviando per e-mail all’indirizzo [email protected] il proprio elaborato in formato word, accompagnato dai dati anagrafici e la denominazione dell’Istituto di appartenenza.
Art. 3 - Il Dirigente della struttura scolastica formerà una commissione tra i docenti per una pre-selezione degli elaborati, scegliendone dieci per ogni sezione, ritenuti meritevoli per la partecipazione al Concorso. I Dirigenti scolastici, unitamente agli elaborati pre-selezionati, dovranno far pervenire contestualmente alla Segreteria, gli
elaborati esclusi, che saranno raccolti nell’antologia. Al Referente del Concorso di ogni scuola e/o Istituto
sarà fatto un gradito omaggio.
Art. 4 - Gli elaborati così selezionati saranno inviati, alla Segreteria dell’Associazione Deus Day - Viale Europa 233/b,
03043 Cassino – entro il 30 Giugno 2012, è preferibile l’invio per posta elettronica, senza il duplicato di
cartaceo, a: [email protected].
Art. 5 - Una commissione formata da Poeti e Scrittori della provincia, i cui nomi saranno resi noti al momento della
premiazione, valuterà i componimenti e stilerà una graduatoria finale. Il giudizio della Commissione è insindacabile.
Art. 6 - La premiazione avverrà il 7 Ottobre 2012 - presso una località da definire..
Per ogni Sezione saranno premiati:
10 Alunni della Scuola elementare; 10 Alunni della Scuola secondaria inferiore; 10 Studenti della Scuola secondaria superiore; 10 Universitari, ai quali verranno assegnati:
al 1º Classificato TROFEO; dal 2° al 5° Classificato COPPA; dal 6° al 10° TARGA
A tutti i vincitori sarà consegnato l’Attestato di Merito ed un libro di narrativa, avventura, scientifici didattici, mentre alle scuole con più partecipanti sarà fatto omaggio: alla 1ª n. 20 risme di carta per fotocopie, alla 2ª n. 15 risme, alla 3ª n. 10 risme e alla 4ª n. 5 risme.
I premi, compresi quelli destinati alle scuole, se non ritirati nel giorno della manifestazione, se ne perderà il diritto.
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A tutti i partecipanti non premiati sarà consegnato
un Attestato nominativo di partecipazione al Concorso.
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Al Nonno o alla Nonna protagonisti negli elaborati premiati sarà consegnato un MEDAGLIONE ricordo.
Tutti i componimenti, che avranno preso parte al Concorso, saranno raccolti in un’Antologia (Il Quaderno
del Nonno) che sarà messo in vendita nel giorno della premiazione, al costo di € 2,00, il cui ricavato sarà devoluto interamente ad alcuni Centri Sociali per Anziani della provincia.
Al Nonno e alla Nonna più longevo/a del territorio dei Comuni che avranno dato il Patrocinio sarà assegnato l’Attestato di longevità ed un omaggio.
Fra tutti i nominativi segnalati saranno individuati il Nonno e la Nonna più longevi (al 2 Ottobre 2012) della Provincia, ai quali sarà consegnato l’Attestato di longevità, un omaggio offerto dall’Associazione organizzatrice e le Medaglie del Presidente della Repubblica - Giorgio Napolitano - se saranno concesse, come premio di rappresentanza.
Ai Circoli Didattici e agli Istituti con maggiore partecipazione di iscritti saranno assegnate le Targhe offerte dall’Assessorato provinciale all’Istruzione. Alle Amministrazioni comunali e agli Enti locali patrocinatori sarà consegnato un
Attestato di Riconoscenza.
Per ogni eventuale chiarimento o informazioni si può mettere in contatto con la Segreteria dell’Associazione –
tel/fax 0776/24624 o con il Presidente – Geom. Sebastiano Midolo, 337/554952 – 0776/23965, fax 0776/311358.
Visitando il sito www.deusday.com si può scaricare e stampare il presente Regolamento e si potranno rivedere il filmato e le riprese fotografiche delle edizioni precedenti.
Il Direttore Artistico
(Concetta Laura Mauceri)
Il Presidente
(Sebastiano Midolo)
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Con il Patrocinio:
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Hanno aderito:
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Premio di rappresentanza:
Presidenza della Repubblica
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Associazione Culturale Poetica Art-Opera
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Aquino
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Presidenza del Consiglio
Ministero delle Politiche Sociali
Ministero della Cultura
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Belmonte Castello
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Assessorato
delle Politiche Sociali
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Assessorato alla Cultura
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Provincia
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Città di
Frosinone
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Ufficio Scolastico
Regionale per il Lazio
Castrocielo
Castro dei Volsci
Ceprano
Coreno Ausonia
Esperia
AM
Frosinone
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Gallinaro
Guarcino
Isola del Liri
Monte S. Giovanni C.
Pastena
Patrica
Pico
Piedimonte S. Germano
Pignataro Interamna
Posta Fibreno
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S. Apollinare
S. Donato V. di Comino
S. Elia Fiumerapido
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S. Giorgio a Liri
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S. Vittore del Lazio
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Supino
Vallerotonda
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Cassino
Roccasecca
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SINDACATO
PENSIONATI
ITALIANI
Casalattico
“ Come giocava il Nonno”
5ª Raccolta di poesie in vernacolo e in lingua, racconti in lingua
A cura
dell’Associazione Culturale Poetica Art-Opera
degli Alunni e Studenti della Provincia di Frosinone
CASSINO (FR)
Viale Europa n. 233/b - Tel. / Fax 0776.24624
Frosinone - 2 ottobre 2011
“Deus Day”
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