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La caduta dell`Impero e il Cristianesimo

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La caduta dell`Impero e il Cristianesimo
LA CADUTA DELL’IMPERO
E LE SUE CAUSE
•
L’IMPERO SI DIVIDE
Alla morte di Teodosio (395), l’impero viene diviso in due:
Oriente ed Occidente
• ROMA viene saccheggiata due volte.
nel 410 dai Visigoti
nel 455 dai Vandali
ODOACRE sconfigge e depone ROMOLO
AUGUSTOLO, ultimo imperatore e,
nel 476
cade l’Impero Romano d’Occidente
LE CAUSE DELLA CADUTA
• invasioni germaniche del V secolo e
l'importanza sempre più incisiva dell'elemento
barbarico nell'esercito romano.
• Il calo demografico dovuto non solo alle
guerre ed alle carestie, ma anche alle
epidemie che si diffondevano molto
velocemente e causavano numerose vittime;
LE CAUSE DELLA CADUTA
• La crisi economico-produttiva delle campagne unita
al crollo dei traffici commerciali, all'inflazione
galoppante e, quindi, al ritorno ai pagamenti in
natura
• La crisi e la fuga dalle città, a rischio non solo di
saccheggio da parte degli eserciti barbarici, ma anche
di malattie infettive per le disastrose condizioni
igieniche
• La lontananza degli Imperatori da Roma e quindi la
mancanza di un comando unitario dell’esercito
)
LE CAUSE DELLA CADUTA
Costo elevato nell’arruolamento ed armamento
dell’esercito dove ormai prevaleva la presenza ‘barbara’ con
continuo impoverimento delle campagne
La perdita di coesione sociale, dovuta all'enorme
squilibrio nella distribuzione della ricchezza: lusso eccessivo per
pochissimi privilegiati e povertà estrema per la grande massa dei
contadini e del proletariato urbano;
La mancanza di consenso nei confronti del governo
centrale, causata anche dalla degenerazione burocratica: da una
parte corruzione sistematica, dall'altra eccessivo peso fiscale che
finiva per gravare sui ceti meno abbienti
LE CAUSE DELLA CADUTA
• I difetti del sistema costituzionale, con il
governo centrale condizionato dallo
strapotere dell'esercito e sempre a rischio di
usurpazione
• L’influsso della religione cristiana
Dall’Impero al MedioEvo
• Il 476, anno della caduta dell’Impero Romano
d’Occidente è considerato l’anno di inizio del
MedioEvo.
IL CRISTIANESIMO
primitivo
• I 4 vangeli vengono scritti intorno all’anno 100 e
nessuno degli Evangelisti è testimone diretto.
• Paolo (5-10/67 d.C.) è considerato il vero fondatore
del Cristianesimo. Predica nelle Sinagoghe che sono,
oltre che luoghi di culto, anche luoghi di studio.
Riprendendo il messaggio biblico, per Paolo è
arrivata l’età messianica, parlando con insistenza
della ‘resurrezione’
• Con Gesù la nuova fede è di tipo rurale, con Paolo
diventa urbana
IL CRISTIANESIMO
primitivo
• Nei primi secoli convivono differenti
cristianesimi in contrasto tra di loro e
numerosi sono anche i testi che forniscono
diverse testimonianze
• Si ricordano, tra gli altri:
– Protovangelo di Giacomo, i Vangeli dei Nazareni,
di Filippo, di Maria, di Salvatore, di Nicodemo, di
Giuda, gli Atti di Pilato, di Tommaso, le Lettere di
Barnaba, di Clemente, di Tolomeo, ecc., ecc.
IL CRISTIANESIMO
primitivo
• Famoso è lo scontro durissimo tra Paolo e Pietro. Mentre
Pietro ritiene che il Cristianesimo debba essere l’ebraismo
rivisto e corretto (circoncisione e l’osservanza formale della
legge ebraica), Paolo ritiene che la salvezza risieda solo nella
fede in Gesù Cristo.
• Differenza di lettura biblica tra la circoncisione della carne e la
‘circoncisione del cuore’: è uno dei tanti modi che il
cristianesimo di Paolo utilizza per convincere anche i ‘gentili’
• Paolo esorta l’obbedienza all’autorità civile nel rispetto
dell’ordine voluto da Dio, Pietro ritiene che «occorre obbedire
a Dio piuttosto che agli uomini»
IL CRISTIANESIMO
primitivo
• Per molti, tra il I° e il III° secolo, Cristo è una divinità di secondo
livello. Nei testi giudaico-cristiani la figura di Cristo appare come
quella di un angelo e, in quanto tale, non come il figlio di Dio.
• L’arianesimo (vescovo Ario, 313 d.C.) rifiuta la trinità e quindi
non considera Cristo come Dio. Sarà il Concilio di Nicea a
risolvere, con un compromesso, la questione tramite il termine
«consustanzialità»
• consustanzialità = identità di sostanza delle tre persone della
Trinità
• Nel processo di gestazione del cristianesimo lo scontro
principale è tra i cristiani di provenienza giudaica e quelli di
cultura ellenistica. Stefano, promartire ellenistico, viene lapidato
da una folla di cristiani giudei
L’impatto del cristianesimo con la
civiltà romana
• Nel mondo romano, la religione «implica lealtà all’imperatore e sacrifici
alla sua salute»
• Il cristiano non riconosce l’autorità di questo mondo, la sua lealtà è legata
all’obbedienza di un altro e contrapposto ‘imperatore’.
• Il rifiuto di venerare gli dei è considerato sacrilego ed estraneazione dalla
romanità.
• Il cristianesimo delle origini è sempre contrario alla guerra e alla violenza
e, come scrive lo scrittore cristiano Lattanzio, anche in caso di legittima
difesa.
• Sarà dopo l’editto di Costantino che lo stesso Lattanzio cambierà idea.
Accolti dal potere, la guerra, se combattuta in difesa della patria, diventa
una ‘giusta causa’
L’impatto del cristianesimo con la
civiltà romana
• La dualità tra il potere civile e l’autorità cristiana
rimarrà comune nel tempo. Da un lato la
disobbedienza civile dei movimenti pacifisti e
libertari cristiani e dall’altra la terribile frase del
cardinale Bellarmino che istruì il processo a Giordano
Bruno:
«Se anche il Papa errasse comandando dei vizi e
proibendo delle virtù, la Chiesa è tenuta a credere che i
vizi siano buoni e che le virtù siano cattive» (De Romano
pontifice, IV,2)
L’impatto del cristianesimo con la
civiltà romana
• Le persecuzioni trovano la loro ragione nel rifiuto di
venerazione dell’imperatore e, dunque, nel rifiuto della
‘civiltà’ romana. Il rifiuto è considerato ‘empio’ e i
cristiani sono considerati cattivi cittadini.
• Per i romani è la ‘religio’, religione dei padri, che fonda
l’humanitas, la civiltà. Per loro chi è al di fuori della
‘religio’ è al di fuori della ‘humanitas’
• Tacito scrive che i cristiani sono «una razza di uomini di
una nuova e malefica superstizione»
• Per Tacito i cristiani non vengono puniti non per la loro
religione ma per la turbativa socio-politica che provocano
L’impatto del cristianesimo con la
civiltà romana
• Il cristianesimo si diffonde prevalentemente
nelle città mentre le campagne (pagus)
resistono ancora nella loro religione ‘pagana’
• La diffusione del cristianesimo diventa
elemento di destabilizzazione dell’Impero,
soprattutto all’interno dell’esercito
LA CHIESA AI TEMPI DI
COSTANTINO
• A seguito della vittoria contro Massenzio nell’anno
precedente, nel313 d.C. editto di Costantino e
legittimità del cristianesimo.
«….Perciò è opportuno che si sappia..., cosicché, abolite del tutto
le precedenti disposizioni imperiali concernenti i cristiani, ora,
invece, in assoluta tranquillità, tutti coloro che vogliano
osservare la religione cristiana possano farlo senza alcun timore
o pericolo di molestie...”.
La religione cristiana diventa «chiesa». I vescovi e le
autorità religiose assumono incarichi ‘civili’ e funzioni
giudiziarie.
Concilio di Nicea
• Nel 325 d.C. il Concilio di Nicea, voluto da
Costantino, riporta ordine nelle dispute dottrinali
esistenti nel cristianesimo in quanto i contrasti
dottrinali mettevano in pericolo l’unità dell’Impero.
• Si teorizza che spetta allo Stato dare applicazione
alla normativa ecclesiastica (Ambrogio). Per
Agostino, lo Stato deve essere ‘il braccio secolare’
della Chiesa.
• L’episcopato diventa ‘cinghia di trasmissione’ del
potere politico
La Chiesa dopo Costantino
• I cristiani, che durante le persecuzioni
invocavano la libertà di coscienza, dopo
Costantino invocano la repressione nei
confronti di eretici e ‘pagani’
• Viene proibito il culto ‘pagano’, i templi si
trasformano in chiese, si distruggono le
sinagoghe ebraiche. Sono gli anni del vescovo
Ambrogio e dell’imperatore Teodosio (IV
secolo)
L’impatto del cristianesimo con la
civiltà romana
• Ambrogio (339-397 d.C.), governatore di Milano, non ancora
battezzato, viene eletto vescovo in contrasto con il candidato
ariano. Ascetico, fu uomo di grande carità nei confronti dei
cittadini affidati alle sue cure
• In lotta con l’imperatore Valentiniano II che vuole garantire
libertà di culto a tutte le confessioni cristiane, Ambrogio,
riferendosi alla prassi biblica (David) dell’unzione del re da
parte del profeta, teorizza che «gli imperi sono stati donati dai
sacerdoti (da Dio)».
• All’imperium si arriva non per discendenza diretta, in forza di
una successione dinastica, ma per volontà divina e soltanto il
sacerdote, attraverso l’unzione, ha il potere di autenticarla.
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