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territorio e industria: tessile, siderurgico, petrolchimico

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territorio e industria: tessile, siderurgico, petrolchimico
Leandro Conte
Dipartimento Economia Politica e Statistica
Storia dei problemi ambientali
2° modulo_parte B: I, II
Corso di Laurea
Economia dell’ambiente e dello sviluppo
Università di Siena
1
Italia: gli anni ’60
i miti dell’equilibrio (con l’ambiente) e del progresso
2
STORIA PROBLEMI AMBIENTALI SECONDO MODULO,
OBIETTIVO: STUDI DI CASO, ITALIA 1800-2000
B
Industria e Ambiente
caratteri generali
Le slides seguenti considerano la storia delle relazioni tra
produzione
industriale e problemi ambientali in Italia – attraverso
l’esempio di
studi di caso - organizzandone la presentazione nelle
parti
B_I: incidenza/impronta sull’ambiente in ragione del
settore industriale considerato (tessile, siderurgico,
petrolchimico)
B_II: processo/storia della consapevolezza sociale e
istituzionale del danno ambientale imposto dall’industria,
assunzione di responsabilità dell’attività produttiva.
3
Industria e ambiente
Caratteri generali: incidenza su acqua, suolo, aria.
B_I
Industria e Ambiente
caratteri generali
L’incidenza dell’attività industriale su Ambiente e Territorio
è in primo luogo riconducibile all’incidenza che essa ha avuto sui beni
ambientali (acqua, suolo, aria) equiparabili (nel contesto – territorio,
produzione, popolazione residente) a beni pubblici
In ciò (vedi sopra parte A) che essa va riferita alle condizioni che
caratterizzano:
i) il settore industriale ( la tecnologia in uso, forme di domanda …)
ii) il contesto istituzionale in cui opera (assetto della proprietà, livello di
concorrenza … )
-QUESTE DUE CONDIZIONI DEFINISCONO LIMITI per
-a) costi delle esternalità (positive e negative)
-b) costi di transazione che interessano i diritti di proprietà
-c) margini (tassazioni/incentivi) di politica economica
Le condizioni (a-b-c) compongono parte rilevante del CMeT,
determinano le scelte di produzione e di impronta ambientale.
4
Industria e ambiente
Caratteri generali: incidenza su acqua, suolo, aria.
B_casi
Industria e Ambiente
caratteri generali
- Al fine di esplicitare queste relazioni consideriamo tre casi specifici, la
loro storia di impatto ambientale in Italia nel periodo 1950-2000:
1. l’incidenza dell’industria tessile sul bene ambientale acqua:
(caso: distretto tessile Prato)
: numerose piccole medie imprese private,
che operano in in condizioni di concorrenza
2. l’incidenza dell’industria siderurgica sul bene ambientale suolo
(caso: Ilva - Cornigliano/Genova)
grande industria pubblica, opera in condizioni di monopolio naturale
3. l’incidenza dell’industria petrolchimica sul bene ambientale aria
(caso: SIR – Porto Torres, Sassari)
grande industria privata, opera in condizioni di oligopolio
5
Area industriale, Prato_Firenze
6
L’Area industriale di Prato
B: I.1
Tessile -Prato
Il processo di industrializzazione dell’area Firenze –Prato interessa tutto il
900 e comporta scelte collettive – delibere di Comune, Provincia, Regione
che inducono in ultimo alla destinazione industriale del bacino fluviale del
Bisenzio e alla gestione dell’ACQUA di falda - alla sua destinazione
all’uso industriale per mezzo di pozzi privati - senza che ciò determini un
processo di definizione esplicito del costo medio totale nell’attività
produttiva, ne – fino agli anni 90 - delle ricadute di questa scelta
sull’ambiente.
Dal 1951 al 1971 l’area è interessata da un intenso processo di
industrializzazione: in particolare nei comuni di Prato, Sesto e Calenzano
che attiva un processo di esternalità negativa del mercato e del regolatore
pubblico.
Ne sono esempi il fallimento del piano regolatore del 1964, il conflitto
sull’uso dell’acqua del fiume Bisenzio, il danno sulle falde acquifere
causato dalla diffusione dei pozzi privati attivati dalle imprese.
7
Tessili -Prato
8
Prato_Area industriale
B: I.1
Tessile –Prato
Le risorse naturali – acqua - venivano internalizzate come
“sorta di materie prime” in un patto sociale che dava “in cambio”
occupazione e sviluppo.
(vedi Paolini 2009, in Industria Ambiente e Territorio, a cura di Adorno e Neri
Serneri 2009, p. 172-177)
9
Prato_Area industriale
B: I.1
Tessile -Prato
Nel 1943 il 4% del suolo era improduttivo (non agricolo)
Nel 1970 il 56, 6%.
Opposizione tra i Comuni di Prato vs Firenze 1957:
Confindustria Prato: “diritto di Prato di sfruttare le acque del
fiume Bisenzio”
Nel 1958
- il Comune Fi approva la costruzione di due
invasi sui torrenti Carza e Carzola e una diga sul Pesa
-ing. Cambi, progetto di bacino sul fiume Sieve
-ing. Supino, progetto deviazione acque del Bisenzio
10
Prato_Area industriale
B: I.1
Tessile -Prato
L’uso di acqua a fini industriali è nell’ordine di 3 m3 al giorno
per addetto; nel ventennio 1951-71gli addetti all’industria passano da 60 a
90 mila unità.
I maggiori consumi sono riferibili al settore tessile, le industrie utilizzano
vasche per pulitura “stracci” ante e post ciclo di produzione
L’uso è 86% produzione 7% raffredamento, 6% igene.
progressivo degrado della qualità di acqua di falda a causa delle dispersione
in ambiente di sostanze tossiche quali es: acido cloridrico, acido solforico ..
- utilizzati per sbiancare – e per es: di cromo, ditannino …utilizzati nelle
finiture.
11
Prato_Area industriale
B: I.1
Tessile -Prato
Il conflitto istituzionale sull’uso dell’acqua a scopi
industriali è “superato” imponendo un consorzio tra i comuni
dell’area Nord – Ovest per la realizzazione invaso con acque del
Bisenzio
La scelta è in gran parte dovuta alla finalità di tutelare la città di
Firenze, da rischi di alluvione simili a quello del 1966. L’opera
richiese molto tempo: progetto 1978, avvio dei lavori 1982-87
completamento delle opere di controllo sulle acque; inaugurazione
invaso 1999; in esercizio dal 2002.
Le acque di falda continuano ad essere la fonte principale
di rifornimento il Piano Regionale del 2006 “indica 17 milioni
m.cubi annui” di acqua destinata alle industrie; l’acqua ad uso
potabile è di 14 milioni. Verisimilmente i dati sono sotto-stimati: es: D.
Ottati (1990) indica 30-40 milioni di m.cubi.
Il danno è ad ora non definito.
12
Genova
13
Ilva, Cornigliano Genova
B: I.2
Siderurgia
Genova
“Le città si dilatano … l’espansione (solletico) diviene “frenesia nei turriti
suburbi della periferia, è la corsa verso la modernità”, ci si immagina,
“diventeremo anche noi come Parigi .. Berlino …Londra” – E. Gadda,
Corriere della Sera, 1955
Tra i progetti del piano Marshall c’è l’espansione della acciaieria a
ciclo continuo … in Italia si attua il piano Sinigallia.. il suolo
fluviale e il litorale di Cornigliano viene destinato al bene
pubblico: occupazione,
diviene “Acciaio per l’industrializzazione”.
L’area urbana interessata “è pari” a 50 campi di calcio.
Nel 1963 lo stabilimento interessa una superficie: 1.550.000 m2
realizzata per oltre 1 milione di metri quadri sottratti al mare per
mezzo di una diga e 13 milioni di m cubi di terra ottenuti
sbancando le adiacenti colline di Polcevera.
14
Ilva, Cornigliano Genova
B: I.2
Siderurgia
Genova
Lo sbancamento del promontorio di San Benigno, con la rottura del limite fisico
che separava la Genova storica da Sampierdarena e la trasformazione del litorale
con il riempimento di una zona costiera di circa 350 mila m2 portarono ad una
radicale modifica urbana: lo sviluppo del porto verso ponente, la separazione di
Cornigliano dal mare.
(vedi Tolaini 2009, in Industria Ambiente e Territorio, a cura di Adorno
e Neri Serneri 2009, p.90 )
15
16
17
Lavorazione Acciaio
B: I.2
Siderurgia
Genova
Anni ’60 Anni ‘70
Anni 80-90
Anni 90
Filtri
Convertitore
Forni elettrici
Inox
18
Ilva, Cornigliano Genova
B: I.2
Siderurgia
Genova
L’uso di una estesa superficie industriale è imposto dalla
scelta produttiva di fusione a ciclo continuo, con conseguente
laminazione dell’acciaio a caldo per contenere i CMeT; la proprietà
pubblica dell’azienda Ilva-Iri consente di operare in monopolio
naturale.
Scelte istituzionali e limiti ad una espansione portano l’Ilva
a investire nell’impianto di Taranto; l’impianto viene riconvertito negli
anni 90 a produzione di acciaio di qualità.
Si determina una riduzione del
del suolo industriale.
Demolizione Altoforno, 2005
19
Porto Torres_Sassari
20
Petrolchimico: SIR , Porto Torres
B: I.3
Petrolchimico
Porto Torres
Nel 1955 avvalendosi di incentivi locali e dei
finanziamenti previsti con leggi speciali per il Mezzogiorno la
Sir – industria chimica milanese – apre l’impianto di Porto
Torres con finalità raffinazione del petrolio e produzione di
derivati (concimi, plastica, polimeri…)
La condizione di attività produttiva in oligopolio e
la scelta di produzione congiunta (i prodotti sono collegati
tra loro in proporzioni fisse) consentono economie di scala
solo a fronte della garanzie di poter disporre di un area
industriale e disponibilità di finanziamento “illimitati”;
concetto ben indicato da N. Rovelli, proprietario della SIR:
“la nostra industria ha bisogno del mare”; “a Milano il mare
non c’è”.
21
Sir - Porto Torres
22
Petrolchimico: SIR , Porto Torres
B: I.3
Petrolchimico
Porto Torres
Dal 1955 al 1965 la Sir attua una espansione continua:
costruisce sito industriale, banchina navale, centrali termiche,
impianti di raffinazione …quando nel 1965 entra in funzione lo
steam-cracking 70.000 tonn. … l’area industriale (visibile in basso a
sinistra nella foto di slides 16) è circa 12 volte maggiore di quella
iniziale; a questo impianto fa seguito – per il vincolo di produzione
integrata - economia di scala – mercato in oligopolio – la
realizzazione – nel 1966 - degli impianti per la produzione di
Polisterolo (antiurto, cristallo, espandibile), Paraxiloro …
Ne da evidenza la cronologia degli impianti in esercizio a
Porto Torres dal 1962 al 2008: vedi Rujo 2009, in Industria Ambiente
e Territorio, a cura di Adorno e Neri Serneri 2009, p. 261-62.
23
Schema impianti modulari industria petrolchimica
24
Petrolchimico: SIR , Porto Torres
B: I.3
Petrolchimico
Porto Torres
Nel 1970 prima contestazione inquinamento atmosferico – nubi
ammine e termo elettrico, ma la proprietà dei maggiori giornali
regionali, consente di “controllare” la protesta e non procedere a
bonifiche, impianto di filtri…
Nel 1975 su intervento del Consiglio comunale di Porto Torres si
attuano controlli che evidenzino esalazioni di ammine e
“concentrazioni di anitride solforosa tre volte superiori a quanto
previsto dalla legge 615/1966.
Nel 1977 il piano di espansione …secondo pontile … pozzi
iniettori .. è fermato da inchieste giudiziaria ..la collusione con la
classe politica porta al passaggio di proprietà all’Eni che avvia
riorganizzazione e del sito industriale e azione di bonifica divenute
significative – demolizioni impianti - solo negli anni Novanta.
25
Industria, sviluppo
ACQUA
•_Forza lavoro
•Salute : bonifica; servizi idrici, fognari… L. 1882_Baccarini
•Ind.insalubri : aree industriali
L. 1888_Crispi
•
SUOLO
•- Industria
•Modernità e Produttivismo
L. 1912 Nitti-Sacchi
•Igene – Bonifica integrale /usi civici
L. 1924; 1927;1934
•Crescita
•Sviluppo e Equilibrio
•Piano (es. Cassa M… piano verde )
L. 1950; 1957; 1961
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Misura
• Sostenibilità
inquinamento atmosferivco
•Limite alla Crescita
corsi d’acqua
•Rischio Ambiente/
•Legge sulla tutela del Paesaggio
L. 1966 . N. 615 _
L Merli 1976 ; L.1978 (SSN)
L- Galasso 1985
27
Tutela
Impatto/impronta
•CEE 1976_It. 1988 (Ppp)
• Tutela Ambiente Referendum 1993;
•Ripristino ambientale
•AEA – agenzia Europea per l’Ambiente
•ANPA_ ARPA_ 1994 _2004
•2008 _ Ist. ricerca (Ispra)
•Produrre in modo compatibile
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