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La vita nelle domus dell`area vesuviana

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La vita nelle domus dell`area vesuviana
Lezione XI
La vita nelle domus dell’area
vesuviana: il peristilio, la
cucina, la latrina, il triclinium,
l’arredamento
Il peristylium
• Dall’atrio uno stretto corridoio consentiva di giungere al peristilio
(k-j), al quale si accedeva direttamente anche dal tablinum.
• Un altro ambiente caratteristico della domus romana: un
giardino circondato da un porticato a colonne, che dava il nome
all’ambiente stesso.
• Nella Casa del Poeta Tragico un ambiente di piccole
dimensioni; l’illusione di grandezza era data da un affresco
trompe l’oeil sulla parete di fondo, con immagini di vegetazione
(oggi scomparso).
• Addossato alla parete di fondo anche un piccolo sacello: il
Larario.
• Oltre il muro di fondo del peristilio si trovava una fullonica: dato
che queste officine impiegavano largamente urina, gli odori nel
peristilio della Casa del Poeta Tragico non dovevano essere
esattamente gradevoli …
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Il peristilio della Casa del Poeta
Tragico
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Il peristilio della Casa del Poeta
Tragico
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Il Larario nel peristilio della Casa del
Poeta Tragico
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La decorazione del peristilio
• All’angolo nord-orientale del peristilio si trovava originariamente,
secondo alcuni studiosi, il celebre affresco del sacrificio di Ifigenia.
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I giardini pompeiani
• I giardini del peristilio delle case pompeiane
ospitavano varie specie vegetali e, forse, animali.
– Nel peristilio della Casa del Poeta Tragico è stato rinvenuto
il guscio di una tartaruga.
• Recentemente le nostre conoscenze sui giardini
pompeiani si sono molto accresciute:
– grazie alla tecnica dei calchi in gesso, che può essere
applicata anche alle impronte lasciate da radici e tronchi;
– grazie alle indagini paleobotaniche su semi e pollini.
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Il giardino della Casa di Giulio
Polibio
• Si estendeva su circa 100 m2 (il doppio del
giardino della Casa del Poeta Tragico).
• Ospitava in particolare un piccolo frutteto, con
5 alberi: un fico, un olivo e qualche altro
albero da frutto (melo, pero o ciliegio).
• Alberi di grandi proporzioni: hanno lasciato
traccia pali di sostegno e anche una scala
alta 8 m, per raccogliere la frutta.
• All’ombra di questi alti alberi crescevano
alberelli più bassi (limoni?), arbusti e felci.
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Il giardino della Casa di Giulio
Polibio
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Il giardino della Casa dei Pittori al
lavoro
• Ai giardini di tipo funzionale, come quello di Giulio Polibio, fanno
riscontro giardini con maggiore attenzione all’estetica, come
quello della Casa dei Pittori al lavoro.
• Aiuole geometriche, separate da sentieri e da recinzioni a
canneto.
• Fiori e piante ornamentali (rose, artemisie, garofani, cipressi),
piantate secondo un regolare disegno geometrico.
• Il muro di cinta era coperto da una vite rampicante; numerose
erano anche le felci.
• Nel giardino sono state trovate numerose conchiglie: gli abitanti
della casa gustavano frutti di mare passeggiando nel peristilio, o
questo era semplicemente uno scarico della vicina sala da
pranzo?
• Un altro giardino piuttosto elegante, con caratteri simili, si trova
nel peristilio della Casa dei Vettii.
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Il giardino della Casa dei Pittori
al lavoro
Il giardino della Casa dei Pittori al
lavoro
Il giardino della Casa dei Vettii
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Intorno al peristilio
• Anche intorno al peristilio della Casa del
Poeta Tragico si aprivano diverse stanze, con
differenti funzioni.
– Un corridoio che dava su un ingresso secondario,
che si apriva su un vicolo laterale (q).
– Sul peristilio davano anche la piccola cucina (o) e
l’elegante triclinio (p).
– Altre stanze erano meno caratterizzate (l-m), ma
potrebbero identificarsi con le stanza da letto dei
padroni di casa.
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L’ingresso
secondario
della Casa del
Poeta Tragico
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La cucina
• La cucina (o) nella Casa del Poeta Tragico,
come nella maggior parte delle domus
pompeiane era un ambiente piuttosto piccolo.
• Particolare inquietante: in un ambiente
connesso alla cucina, se non proprio
all’interno della cucina stessa, si trovava
anche la latrina.
– Un sistema piuttosto pratico per
velocemente i resti della cucina,
ovviamente creava altri problemi …
eliminare
ma che
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La piccola
cucina nella
Casa del
Poeta Tragico
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Un ambiente modesto
• Le piccole cucine pompeiane si distinguono per
la presenza di piani di cottura, al di sopra di un
forno a legna.
• Manca stranamente ogni traccia di lavello: dove
venivano lavati piatti e posate?
• In genere ambienti modesti e di piccole
proporzioni, nei quali difficilmente potevano
essere preparati i sontuosi banchetti che
l’immaginario collettivo attribuisce a Roma.
• La possibilità che le carni fossero arrostite nel
giardino del peristilio.
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Il piano di cottura nella cucina della
Casa dei Vettii
Le latrine
• A parte le domus più lussuose, che avevano piccole terme
private, le case delle città vesuviane non conoscevano dei
veri e propri bagni.
• Ci si lavava un po’ ovunque, in particolare nelle stanze da
letto, utilizzando soprattutto catini.
• Le latrine invece di regola apparivano anche nelle domus
più modeste, come nella Casa del Poeta Tragico, annesse
alla cucina.
• Questi piccoli ambienti sembrano regolarmente privi di
porte, disegnando un concetto di privacy piuttosto distante
da quello contemporaneo.
• Un genere un semplice sedile di legno sullo scarico.
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Il triclinium
• Una delle ultime stanze a svilupparsi nel modello
della domus, si specializza nella funzione di sala da
banchetti.
• Il nome trae origine dalle tre klínai (“letti”) disposte a
U, sulle quali i commensali erano soliti pranzare.
• Si tratta in genere di divani, mobili, con strutture in
legno, che praticamente non hanno lasciato traccia.
• In qualche caso, come nella Casa del Bracciale
d’oro, si trattava di strutture fisse, in muratura, che
immaginiamo coperte di cuscini.
• Anche il triclinio presentava molto spesso pareti
riccamente affrescate, come nella Casa del Poeta
Tragico.
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La ricostruzione di un triclinium
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I letti in muratura del triclinio nella
Casa del Bracciale d’Oro
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Gli affreschi del triclinio della
Casa del Poeta Tragico
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Si mangia dove capita
• Il triclinium era la sede del pasto principale dei
Romani, la cena, solo in occasioni piuttosto formali
(e rare).
• Gli altri pasti (e la stessa cena, in occasioni meno
formali) potevano essere velocemente consumati
in altri locali della casa, come l’atrio o, con la bella
stagione, il peristilio.
– Il dato è confermato dal fatto che il vasellame da pasto
è stato ritrovato nelle più svariate stanze delle domus
pompeiane.
• Da tenere in considerazione l’abitudine romana di
consumare a pranzo un rapido spuntino fuori casa.
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L’arredamento
• L’aspetto “minimalista” delle case pompeiane, come si sono
presentate agli scopritori, è ingannevole.
• I segni premonitori dell’eruzione consentirono a molte persone
di portare via dalle loro case il mobilio più prezioso e
trasportabile.
• Altri elementi dell’arredamento poterono essere recuperati dopo
l’eruzione.
• Le circostanze della distruzione di Pompei non hanno consentito
la conservazione del mobilio di legno, a differenza di quanto è
avvenuto a Ercolano.
• Alcune informazioni sul mobilio pompeiano si ricostruiscono
grazie all’iconografia o alle impronte lasciate dai mobili nei
materiali vulcanici.
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L’affresco di Menandro nell’omonima
casa
• L’immagine dovrebbe
darci un’idea abbastanza realistica di
come dovevano apparire le sedie della
case pompeiane.
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Gli armadi della Casa di Giulio
Polibio
• Gli armadi presenti in uno degli ambienti della
casa hanno lasciato impronte, anche del loro
contenuto.
• Uno degli armadi era in realtà una dispensa
per il cibo, che era contenuto in anfore.
• Gli altri armadi contenevano oggetti
casalinghi, compresi vetri, lucerne, un sigillo
in bronzo, catene in bronzo e una zanna (?)
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Calchi degli armadi della Casa di
Giulio Polibio
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Ricostruzione degli armadi della
Casa di Giulio Polibio
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Gli elementi non deperibili del
mobilio
• Un altro modo per cercare di ricostruire il
mobilio pompeiano è dato dall’analisi degli
elementi non lignei, in osso o metallo, che
sono giunti fino a noi: cardini, ganci, lucchetti.
– I primi scavatori tuttavia prestavano
attenzione a questi piccoli elementi.
poca
• Sono visibili anche gli attacchi delle mensole:
così in uno degli ambienti laterali dell’atrio
della Casa del Poeta Tragico, trasformato in
stanza di sgombero, anche se elegantemente
affrescata.
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Attacchi delle mensole in uno degli ambienti
della Casa del Poeta Tragico
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L’armadio della Casa della Venere in
bikini
• La casa deve il suo curioso
nome al ritrovamento di una
statuetta di Venere, oggi al
Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
• Nell’atrio sono stati scoperti
ben 32 cardini in osso,
quanto rimane di un grande
armadio con sportelli.
• Si è conservato anche il
contenuto dell’armadio.
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Il contenuto dell’armadio della
casa della Venere in bikini
• Una varietà di oggetti piuttosto caratteristica del
disordine che spesso regna nelle case:
– Casalinghi: caraffe, piatti in bronzo, stampi per dolci, bacili in
bronzo, vasi, bottigliette di vetro.
– Oggetti utili: una lanterna in bronzo, un calamaio e un
compasso, uno specchio.
– Soprammobili, giochi e oggetti preziosi: un uovo in marmo
colorato, nove dadi, gioielli, diversi monete.
• Un secondo armadio conteneva altri soprammobili di
un certo pregio:
– La statuetta di Venere, un cigno di vetro, un Cupido in
terracotta, alcuni gioielli e due strigili.
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Il mobilio di
Ercolano:
un elegante
tavolino
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Il mobilio di Ercolano: una
commovente culla a dondolo
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Il mobilio di Ercolano: una
sorprendente cassaforte
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Colori e luci
• Anche sotto il profilo cromatico quanto oggi vediamo
nelle domus dell’area vesuviana è piuttosto
ingannevole.
• I vivaci colori con i quali erano decorati pareti, soffitti
e colonne sono oggi molto sbiaditi, se non del tutto
perduti.
• La sgargiante decorazione potrebbe apparirci perfino
kitsch, come per esempio nella Villa delle Colonne a
Mosaico di Pompei.
• Nel valutare la vivacità delle decorazioni bisogna
tuttavia tenere conto della generale scarsa
illuminazione della domus.
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Le colonne a mosaico nell’allestimento
del Museo Archeologico di Napoli
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Le colonne a mosaico: dettagli
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La colorazione rossa delle colonne della
Casa del Poeta Tragico
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L’illuminazione delle domus
• Le stanze meglio illuminate erano l’atrio,
grazie all’apertura del compluvium su tetto, e
il peristilio, completamente aperto.
• Le altre stanze della casa avevano scarso
accesso alla luce esterna: le finestre erano in
genere poche e piccole.
– Fanno eccezione le case rivolte verso la marina, a
più piani, che avevano grandi finestre
panoramiche.
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L’illuminazione artificiale
• L’illuminazione artificiale era assicurata da lucerne, di
cui sono state trovate migliaia di esemplari.
– Nella sola casa di Giulio Polibio sono state rinvenute almeno
70 lucerne.
• Di vario materiale (essenzialmente ceramica e
bronzo) e foggia, potevano essere appese ad un palo
o posate per terra o su un tavolo, o ancora poggiate
su un candelabro.
• Bruciavano olio, oppure olio misto a sego (per gli
esemplari in bronzo, che non assorbivano il cattivo
odore del grasso animale).
• Qualche esempio anche di più raffinate lanterne.
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Una lucerna in
bronzo
• Questa elegante lucerna
in bronzo, oggi al Museo
Archeologico Nazionale
di Napoli, era decorata
da una testa di Ammon, il
dio dalle caratteristiche
corna di montone.
• La divinità, di origine
egiziana e venerata in
tutta l’Africa settentrionale, era identificata con
Zeus e Giove nel mondo
greco-romano.
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Un candelabro in bronzo
• Il candelabro, pure al Museo di Napoli, supportava sui due
bracci altrettante lucerne; era decorato con la figura di un
centauro.
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Un bell’esempio di
lanterna
• La
lanterna
era
completata da una
parete in pergamena
o in vescica animale,
semitrasparente.
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I bracieri
• L’illuminazione
delle
case, insieme al loro
riscaldamento, poteva
essere
assicurato
anche dai bracieri.
• Nell’immagine,
un
braciere tripode in
bronzo, con satiri,
ritrovato nella proprietà
di Giulia Felice,
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Per saperne di più
• M. Beard, Prima del fuoco. Pompei, storie di ogni giorno, Roma
- Bari 2011, pp. 99-127.
• R. Laurence - A. Wallace-Hadrill A. (a cura di), Domestic space
in the Roman world: Pompeii and beyond, Portsmouth 1997
(Journal of Roman Archaeology. Supplementary Series 22)
[DSA Bologna Periodici: scomparso!].
• M. Grahame, Reading space. Social interaction and Identity in
the Houses of Roman Pompeii, Oxford 2000 [Dipartimento di
Archeologia Bologna TP I R 155].
• F. Pesando, Domus: edilizia privata e società pompeiana fra III
e I secolo a.C., Roma 1997 [BAU ART 728 R POM/2].
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Per saperne di più
• A. Wallace-Hadrill, Case e Società, «Pompei. 250°
Anniversario degli Scavi di Pompei. Convegno
Internazionale Napoli, 25 - 27 novembre 1998», a
cura di P.G. Guzzo, Milano 2001, pp. 113-118 [DSA
Bologna MISC III Pom].
• A. Wallace-Hadrill, Houses and Society in Pompeii
and Herculaneum, Princeton 1994 [DSA Bologna
ITALIA.II. Pom./29].
• P. Zanker, Pompeii. Public and Private Life,
Cambridge (Mass.) – London 2000 [DSA Bologna
ITALIA.II. Pom./39].
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