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Perché Settimio è il nostro protettore
Settimanale d’informazione ANNO LVII- N. 31 euro 1 www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 19 settembre 2010 Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Perché Settimio è il nostro protettore Una secolare e antichissima tradizione attribuisce a San Settimio, primo Vescovo di Jesi, l’origine del Cristianesimo in questa città e lo considera e venera come fondatore della Chiesa jesina, all’inizio del quarto secolo. Dell’esistenza della diocesi di Jesi, però, la critica storica non trova tracce concrete sino al settimo secolo. Alcuni studiosi locali fissano al 680 la prima data storica dell’esistenza della Diocesi di Jesi, quando il vescovo Onesto sottoscrisse una lettera sinodale con il Papa Agatone. La tradizione narra che San Settimio era un cittadino romano proveniente dalla Germania e che, convertitosi al Cristianesimo sul finire del terzo secolo e rivelatosi fervente apostolo della nuova religione di Cristo, dal pontefice Marcello I sia stato inviato nella antica città, forse pre-romana, di Aesis, l’odierna Jesi. In questo centro il presule Settimio avrebbe convertito dal paganesimo molta gente, e, per tale ragione, all’inizio del secolo quarto, sarebbe stato martirizzato durante la persecuzione ordinata dall’imperatore Diocleziano. Su questo antico fondamento storico si sono poi innestate, nel corso dei secoli, varie vicende e leggende. Il primo documento a noi giunto è quello del 1119, pubblicato dal Pierucci e dal Polverari nelle “Carte di Fonte Avellana” nel quale si attesta di un contratto, rinnovato poi nel 1229, tra i vescovi di Jesi e i priori del celebre eremo camaldolese, ai piedi del monte Catria. Il titolo antichissimo di San Salvatore della cattedrale ha fatto sorgere l’ipotesi, non suffragata da alcun serio elemento storico, che per qualche secolo la Cattedrale di Jesi fosse l’antica chiesa di San Nicolò, allora denominata San Salvatore. Accanto a San Settimio, fondatore e patrono della Chiesa di Jesi, si è posto a protettore della comunità civica jesina, appena divenuta un libero comune, il giovane soldato martire, di origine tedesca, san Floriano. Di qui la presenza storica nella religiosità di Jesi di due patroni. Da “La basilica cattedrale di Jesi” edita dalla Diocesi nel 2002 La festa del patrono della città e della diocesi, San Settimio, ci richiama a riflettere sul grande tema della trasmissione della fede e dell’annuncio di Gesù. San Settimio missionario, vescovo e martire ci ricorda come la Parola di Dio debba avere il primo posto nella nostra vita. La comunità della Diocesi è invitata alle celebrazioni ed incontri che si svolgono nella chiesa Cattedrale in onore del patrono San Settimio, primo evangelizzatore, vissuto nel quarto secolo. Un appuntamento tradizionale è quello del Vescovo con i ragazzi che hanno ricevuto la Santa Cresima nell’anno in corso, accompagnati dai loro parroci e catechisti e secondo le zone e le unità pastorali. Il Vescovo di Jesi Solennità di Comunità Parrocchiale e Capitolo dei Canonici Della Basilica Cattedrale SAN SETTIMIO Primo Evangelizzatore, Vescovo e Martire della Città di Jesi e della Vallesina (sec. IV d.C.) 13-20 settembre Visita dei Cresimati del 2010 Lunedì 13 settembre: Zona Pastorale Monsano, S. Maria Nuova, S. Marcello Martedì 14 settembre: Zona Pastorale Cupramontana Giovedì 16 settembre: Unità pastorali di Jesi Sud e Jesi Est S. Giuseppe, S. Pietro M., S. Maria del Piano, S. M. del Colle, S. Antonio Ab., Divino Amore, S. Sebastiano Lunedì 20 settembre: Unità Pastorali Jesi Centro e Jesi Nord Cattedrale, San Pietro Ap, San Giovanni Battista, S. Francesco, S. Francesco di Paola, Regina della Pace S. Massimiliano Kolbe 15-21 settembre: novena di S. Settimio Dal 13 al 20 settembre S. Messe ore 9 e ore 17.30 dal 15 settembre: novena al termine di ogni celebrazione e supplica a S. Settimio per la nuova evangelizzazione, le vocazioni e l’impegno della Chiesa nell’emergenza educazione. Martedì 21 settembre 18.30 Santa Messa di S. Settimio 21.15 Meditazione tra arte poesia e musica sulla testimonianza di S. Settimio e dei martiri dei nostri giorni Mercoledì 22 settembre 9.00 S. Messa in latino (forma straordinaria del Rito Romano) 10.15 S. Messa Capitolare di S. Settimio 11.30 S. Messa Parrocchiale di S. Settimio 18.00 Secondi Vespri Capitolari Solenni 18.30 Solenne concelebrazione pontificale del Vescovo Gerardo Rocconi Sabato 25 settembre ore 21 Una Luce nella Notte: adorazione eucaristica notturna in Cattedrale V. lo delle Terme 1A - 60035 JESI (AN) Tel. Fax: 0731-58-222 - T.mobile 347-83-100-65; www.duomojesi.it - [email protected] L’anniversario dell’11 settembre acuisce le divisioni negli Usa e nel mondo. Bene l’Italia con Gheddafi, salvo sorprese Le esortazioni dei pontefici le ritroviamo nell’appello di Obama É accaduto che, come volevasi dimostrare, dopo l’11 settembre di nove anni fa (la tragedia delle Torri Gemelle) niente, nel mondo, è rimasto come prima. La conseguenza più evidente e più scomoda è stata proprio quella di un acuirsi delle divisioni dell’Occidente di fronte al fondamentalismo musulmano. Si è arrivati al punto che il progetto di una moschea prevista a New York in posizione “strategica” e l’ultra fanatismo di un ignoto pseudo- pastore evangelico che “spaventa” il mondo con la più bieca provocazione creata e ingigantita dai massmedia (“brucerò il Corano”), costringono il presidente degli Usa a richiamare i principi di tolleranza e di conciliazione tra Occidente e mondo musulmano. Egli conferma che va combattuto a fondo il terrorismo di Al Quaeda, ma guai se non si comprendono e non collaborano tra di loro le grandi civiltà che si ispirano al Vangelo e al Corano. Dobbiamo aggiungere che se il mondo ascoltasse un po’ di più le esortazioni all’ecumenismo e al dialogo inter-religioso, sempre presenti nelle parole e negli atti degli ultimi papi, forse certe dolorose recrudescenze le potremmo evitare. Sotto questo profilo mi pare che l’Italia sia un esempio che tende ad un’intesa con il mondo musulmano. Mi riferisco in particolare alle ultime vicende cui abbiamo assistito con la criticata presenza di Gheddafi nel nostro paese tre settimane fa. È vero che egli della predicazione e facilmente digeribile. Inoltre della diffusione dell’islami- è anche vero che la visita del smo ne ha fatto un vero stru- Colonnello è la conferma mento di battaglia. Così oggi della nostra politica estera il Colonnello, al di là delle con il capriccioso vicinato, tante stranezze, si presen- portata avanti dalla fine delta come un leader dei Paesi la guerra ad oggi. Chiederete islamici. Ma non ci dobbia- voi: come la mettiamo con mo strappare le vesti se un la diffusione dell’islamismo? capo di Stato prega e predica. Semplice: se non la desideSe lo facessero tutti i capi di riamo, le possibili armi di governo e di Stato con spiri- difesa sono due: o un’altretto aperto e costruttivo, forse tanta fede in Cristo Gesù o le cose andrebbero meglio. la guerra. Scegliete. Del resto anche il Papa – un capo di Stato – prega e pre*** dica con decine di migliaia di Ma quello che più ci ha mepersone quando va all’estero. ravigliato è stata la “faccia Il programma religioso di tosta” con cui Gheddafi ha Gheddafi è intelligentemen- chiesto al Vecchio Continente mescolato ad interessi te cinque miliardi all’anno economico-finanziari delle per far fronte a tutte le spese due parti (Italia e Libia) e necessarie per trattenere e appare, almeno al cittadino assistere i tanti africani che distratto, più malleabile e più – attraverso la Libia – altri- menti punterebbero alla conquista dell’Europa. L’Italia ha chiesto un freno a Gheddafi. E il freno, al momento, regge bene. Ci siamo scandalizzati della sua richiesta, ma, a ben vedere, è una richiesta di gran lunga la più sensata e la più razionale che avrebbe potuto fare. Attenti a non mescolarla con i suoi tanti discutibili comportamenti folcloristici ed altro. Riflettiamo. Noi europei accettiamo l’immigrazione nei limiti che ci permette la disponibilità dei posti di lavoro e delle abitazioni. Una quantità misera rispetto alle tante richieste che ci vengono soprattutto dall’Africa. Se poi teniamo presente che, secondo le previsioni statistiche, nel 2050 l’Africa potrebbe essere il continen- te con il maggior numero di abitanti, se gli africani e i loro governi volessero, e ancor più se volesse Gheddafi, è verissimo che l’Europa diventerebbe prevalentemente nera in meno di un secolo. Non lo desideriamo e non lo vogliamo, per cui la cosa più razionale è quella di aiutare finanziariamente chi frena la fuga verso l’Europa. Oggi Gheddafi è uno di questi. E lo ha dimostrato con i fatti. Se l’intesa regge, l’Europa (perché chi arriva in Italia poi va anche nel resto del continente), deve aiutare Gheddafi a suon di euro. Lui ha ragione a chiedere aiuto e noi faremmo bene a non prendere la richiesta sottogamba. Vittorio Massaccesi [email protected] Il Museo Diocesano Fino alla fine del mese di settembre guide specializzate saranno a disposizione di chi volesse approfondire la conoscenza del patrimonio conservato al Museo Diocesano di Jesi; ma il museo sarà aperto anche a chi volesse semplicemente curiosare all’interno del palazzo proseguendo nelle sale la passeggiata iniziata nelle vie del centro. è possibile visitare ancora la mostra “Città ritrovate”, un’esposizione dedicata alla collezione di stampe del museo prodotte nel XVIII secolo ad Augusta e raffiguranti vedute di città europee. Dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30; venerdì, sabato e domenica dalle 19 alle 22. L’ingresso è libero e gratuito. Per informazioni: Museo Diocesano di Jesi, Palazzo Ripanti Nuovo, piazza Federico II, 7 - tel. 0731 226749 e-mail: [email protected] 2 Cultura e società 19 settembre 2010 Del più e del meno Non erano tutte rose e fiori di Giuseppe Luconi Nel numero scorso si diceva, in questa rubrica, che gli sconvolgimenti di questi anni (terremoti, inondazioni, cicloni, tsunami, ecc.) non sono una novità. Ci sono sempre stati. E si portava, ad esempio, quanto era capitato cento anni fa. Come si è visto, anche il 1910 non era stato tutte rose e fiori. Mi è stato fatto notare che le sciagure di oggi sono più preoccupanti perché hanno dimensioni e forze distruttive superiori a quelle che si verificavano nei tempi andati. Può darsi, ma siamo nel campo delle ipotesi, perché il confronto non è facile: una volta non c’erano gli strumenti di cui disponiamo oggi per registrare l’entità di fenomeni che mettono a soqquadro il pianeta. E poi – aggiunge il mio cortese interlocutore – a preoccupare non è solo la natura che si ribella in maniera sempre più forte ai guasti che le procuriamo. Oggi è peggiorata la convivenza umana, si sono incattivite le relazioni fra gli uomini e i popoli: l’odio, la violenza, il terrorismo, le guerre: siamo di fronte ad un’escalation inarrestabile. Sono tornato a sfogliare vecchi giornali e pubblicazioni che raccontato le vicende di cento anni fa. No, anche sotto questo aspetto, non si può dire che il mondo fosse, allora, un’isola felice. “Le violenze e i delitti – scriveva la Domenica del Corriere - sono ormai così frequenti da non fare notizia se non quando sono conditi da un pizzico di eccezionalità”. E tra le eccezionalità segnalava la sparatoria in una chiesa di Gianico, in Val Camonica, dove un “ostinato anticlericale” aveva scaricato la pistola contro due sacerdoti. La Domenica segnalava anche un tentativo di rapina conclusosi con un delitto perpetrato con “fredda inaudita brutalità”. Era successo a Udine: un impiegato dell’ufficio telegrafico si era rifiutato di consegnare l’incasso della giornata a due assalitori; questi lo avevano immobilizzato e ucciso con quattordici coltellate. E anche in fatto di rivoluzioni e guerre, il pianeta non godeva buona salute. Rapidamente, sfogliando le cronache del 1910: “In Albania, gravi disordini e violenti scontri tra albanesi e turchi”. “In Germania dimostrazioni antigovernative e scontri con la polizia”. “In Portogallo, insurrezione contro la monarchia”. “In Messico, violenti combattimenti in numerosi scontri tra i rivoluzionari e le truppe governative”…. Poi ci saranno state anche allora le guerre dimenticate, ignorate, cioè, dagli organi di informazione dell’epoca. Ed ora aspettiamo il 2110, sperando che fra cento anni la natura starà godendosi il meritato riposo, gli uomini avranno smesso di farsi del male e delle guerre si parlerà solo nei libri di storia. Nel disegno, dalla “Domenica del Corriere”, l’uomo che aveva sparato a due sacerdoti (tavola di Beltrame). L’AUSER ALLA CASA DI RIPOSO DI MAIOLATI spontini Il servizio del volontariato In occasione della fine dell’estate, come durante le festività natalizie e la festa della Donna dell’8 marzo, i volontari dell’Auser Media Vallesina hanno fatto visita alla casa di riposo di Maiolati Spontini con un piccolo gruppo di suonatori del folklore locale per alleviare, in piccola parte, le sofferenze degli anziani ospiti della stessa. L’iniziativa, alla base della quale si ispira il principio di solidarietà, tenta di recuperare un certo benessere psicologico che l’anziano talvolta sente di aver perduto. Tant’è che, nonostante l’organizzazione dei servizi alla persona (visite mediche, assistenza, conforto e controlli giornalieri continuativi) l’ospite o in generale tutta la popolazione ospite delle Case di Riposo, talvolta si sente estraniata da ciò che accade fuori e al di sotto del livello minimo di benessere sociale e spesso prova un senso di isolamento. Le nostre iniziative, anche attraverso forme di folklore musicale, contribuiscono a ridare un minimo di allegria e un sorriso agli ospiti della Casa di Riposo i quali, sovente, si sentono orfani della loro intima dignità e del loro senso di emarginazione e isolamento. Il diffuso mondo del volontariato costituisce un supporto al sistema dei servizi rivolti al sostegno delle persone più fragili con le visite a domicilio, la consegna dei medicinali e generi di prima necessità e il dialogo, con In occasione del tricentenario del grande artista Restaurato il monumento a Pergolesi Domenica prossima 19 settembre tutta Jesi si riverserà in piazza Pergolesi perché, alle ore 18, si procederà alla solenne inaugurazione del restauro del monumento a Pergolesi. È la bella notizia che gli assessori Olivi e Lasca hanno voluto dare unitamente al presidente del Lions Club Michele Campo in quanto la benemerita associazione ha contribuito ampiamente in idee e danaro alla realizzazione dell’opera. Dopo la cerimonia sarà proiettato all’interno della chiesa di Sn Nicolò il video “A spasso con Pergolesi” realizzato e prodotto dalla Costess New Media di Jesi. Infine, alle 21,30, sempre all’interno della chiesa medievale, si terrà un concerto di musiche pergolesiane organizzato dalla Fondazione Pergolesi-Spontini e dall’assessorato alla cultura del comune di Jesi. I promotori dell’iniziativa hanno tenuto a ringraziare i tanti sponsor che hanno voluto contribuire alle spese. Una originale partecipazione sarà quella della Montecapponi Vini che offrirà a tutti un assaggio del buon rosè ormai di moda sulle tavole più raffinate e che l’azienda ha dedicato al compositore, il “Pergolesi A.D. 1710” che esprime con delicatezza la poliedricità del musicista. Lo scultore Massimo Ippoliti, realizzatore dell’opera d’intesa con la Sovrintendenza regionale, ha sottolineato i problemi incontrati durante la lavorazione, il perché è stato costretto ad “eliminare la patina di antico” dato il velo di incrostazioni createsi dalla presenza delle resine prodotte dai pini. Si è ripristinata anche la vasca e l’acqua corrente applicando tutti gli accorgimenti previsti dalla tecnica di oggi per conservare e risparmiare al massimo acque ed energia. La direttrice della pinacoteca Loretta Mozzoni ha richiamato il valore artistico del monumento che – vedi un po’ - è stato inaugurato dai nostri padri esattamente cento anni fa. Ha mortificato un po’ la nostra città quando ha concluso che il monumento a Pergolesi è Auguri ai novelli sposi Lucia e Domenico il trasporto sociale… Per quanto di nostra competenza, continueremo nella disponibilità ad attivarci compatibilmente ai bisogni sempre maggiori di assistenza e con le risorse disponibili. Fra tutti i servizi che l’Auser sta sostenendo nel territorio della media Vallesina con i propri volontari, la promozione di iniziative rivolte alla popolazione anziana è un percorso fondamentale per il loro benessere sociale. Agli ospiti, alle suore, agli operatori tutti della Casa di Riposo di Maiolati Spontini un arrivederci, quindi, alle prossime festività natalizie. Dario Giampieretti, presidente Nella foto le suore della congregazione indiana di Sant’Anna di Tiruchirapalli e da sinistra il volontario Franco Cascia e il presidente Dario Giampieretti Voce della Vallesina Niente è più bello nella vita di un giovane sogno d’amore. Gli auguri più affettuosi alla jesina Lucia Bordoni e al fabrianese Domenico Di Cola che si sono uniti in matrimonio il 4 settembre nella chiesa di San Marco nel corso della Santa Messa celebrata da mons. Attilio Pastori. l’unico che ha un certo valore artistico tra i diversi che troviamo nelle nostra piazze e slarghi. Un po’ pochi! Noi diciamo che forse si salva quello ai Caduti di viale Cavallotti. Certo, quando si pensa al monumento di via Mazzini, a ridosso del supermercato Il Torrione, la Mozzoni avrebbe tutte le ragioni per scandalizzarsi. Il monumento a Pergolesi “rappresenta il musicista in piedi e sovrasta, dirigendole, le figure allegoriche del Canto (figura femminile) e del Suono (figura maschile); un raffinato bassorilievo, con le note del celebre Stabat Mater allude all’Amore e alla Morte e due mascheroncini simboleggiano la Tragedia e la Commedia. L’opera del Lazzerini può essere considerata come una delle rare testimonianze della corrente del naturalismo Liberty nelle Marche”. v.m. Foto Anna Vincenzoni La prima foto risale alla inaugurazione del precedente restauro nel 1997 e la seconda propone un momento della conferenza stampa di presentazione che è avvenuta in Pinacoteca, lunedì 13 settembre. Voce della Vallesina scuola Scusate il bisticcio (ghiribizzi lessicali) Peter Pun (con la u) www.peterpun.it RE BATTE PAPA Il 18 settembre 1860 (un secolo e mezzo fa: come passa il tempo!) le truppe piemontesi battevano quelle papaline a Castelfidardo: le Marche entravano a far parte del costituendo Regno d’Italia. L’eco di tale evento arrivò anche in Valcesano e diede occasione a un poeta popolare locale per comporre la seguente stofetta. I soldat del papa nn’ en bon manch de cavà na rapa, i soldat del re ognun n’ cava tre. PS – Il testo è naturalmente in dialetto valcesanense. Tuttavia anche un nativo della Vallesina dovrebbe riuscire a capirlo agevolmente RICARICARSI ISOLANDOSI Cambio di consonante... per staccare la spina Chi, stressato, si vuole ritemprare - non che sia d’ogni mal la xxxxxxx su un’isola dovrebbe soggiornare: Ischia, Procida, Capri, Xxxxyxx. *** Soluzione del gioco precedente AR + tiglio = artiglio La Citazione a cura di Riccardo Ceccarelli L’unità essenziale Il libro della natura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versante della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. Benedetto XVI, “Caritas in Veritate”, n. 51, 29 giugno 2009. La Pulce Una delle ragazze pagate per assistere alle magistrali lezioni coraniche di Ghedaffi, e da lui convertita al verbo del Profeta, avrebbe così dichiarato (vedi Corsera del 30 agosto): “Il mio fidanzato adesso mi dice: finalmente ti sei coperta!”. C’era proprio bisogno del Colonnello libico (esimio modello di islamica castità) per far recuperare alle nostre fanciulle un poco dell’antico, comune senso del pudore? Festival Pergolesi Spontini La decima edizione del Festival Pergolesi Spontini prenderà il via il 17 settembre e si concluderà il 25 con importanti appuntamenti musicali ed operistici. Si parte questo fine settimana: venerdì al Teatro di Monte San Vito con il concerto per clavicembalo di Gustav Leonhardt, sabato 18 settembre al Teatro di Montecarotto con l’opera La servante maîtresse di Pergolesi in prima rappresentazione italiana, domenica 19 settembre alla Chiesa degli Aroli di Monsano alle ore 18 con il concerto Musica al quadrato. Tra gli eventi più attesi, è il ritorno a Jesi di Claudio Abbado e dell’Orchestra Mozart, il 25 settembre con il capolavoro di Pergolesi, lo Stabat Mater. Per questo concerto i biglietti in prevendita sono terminati. Il giorno del concerto saranno messi in vendita i biglietti di Loggione: n. 50 a partire dalle 9.30 e n. 50 a partire dalle 17. In caso di fila al botteghino non sarà possibile acquistare più di 3 biglietti a persona. 19 settembre 2010 3 L’indimenticabile professore che insegnava ad amare la scienza dei numeri Che bel gioco, la matematica! Esistono persone delle quali si conserva un ricordo indelebile per tutta la vita; che lasciano un segno nell’anima, nella sensibilità, nella mente di chi le ha conosciute. Non sempre sono coloro con i quali si è vissuto più a lungo o che si è più spesso frequentato, come genitori, parenti o amici. A volte può essere indimenticabile anche un breve, ma folgorante incontro, un’intuizione, una intensa condivisione. Persistenti sono spesso i ricordi di scuola. Lo è per me quello di un insegnante che ho avuto alle medie: il prof. Arnaldo Bellagamba. E certo lo è anche per tanti altri suoi alunni che per averlo conosciuto lo hanno molto stimato e non hanno potuto fare a meno di volergli bene. Un piccolo libro, stampato anni fa, ha raccolto le testimonianze di quanti gli sono stati vicini, lo hanno frequentato e hanno apprezzato le sue energie intellettuali e morali, la sua dolcezza, ma anche la fermezza di carattere, la sua coscienza civile, la sua onestà, le sue virtù sociali e cristiane, l’impegno politico che mai sconfinava nel fanatismo, lo spirito di servizio, la sua gioiosa serenità interiore che sapeva trasmettere agli altri; specialmente ai giovani per i quali con iniziative diverse molto si impegnava. Non potevo certo sapere allora tutto questo di lui. Mi rendevo conto però della stima che lo circondava. Intendevo anche quale ottimo insegnate fosse: un alunno intuisce sempre se chi è in cattedra di fronte a lui è indifferente o annoiato, se ama la sua materia, o viene a scuola controvoglia, o ha altro per la testa. Mi suscitò subito simpatia il suo sorriso gentile e rassicurante che aveva quando entrava in classe; quando ci guardava prima di iniziare la lezione per controllare non che tutte fossimo sull’attenti (era una classe femminile), ma che tutto fosse a posto. Osservava se mai, con indulgenza, che mancava ‘la donna che usciva sempre’. Era l’alunna che, approfittando del cambio dell’ora, sistematicamente sgattaiolava via per sfuggire all’interrogazione. Non la aspettava però al varco come il gatto in agguato pronto ad arraffare il topo fuori dalla sua tana. Non infieriva. Quando la ragazzina rientrava in classe non la interrogava a dispetto: tanto, prima o poi, sarebbe toccata anche a lei. Sapeva disporre volentieri all’apprendimento. Eppure non erano facili i programmi di matematica. Equazioni, teoremi, proporzioni, radici quadrate, proiezioni ortogonali erano argomenti del tut- to nuovi per chi veniva dalle elementari. Per quanto mi riguarda poi ero stata sempre portata più per le materie letterarie che per la matematica. All’inizio le difficoltà non furono effettivamente poche per tutte noi. Il professore se ne rendeva conto, ma non drammatizzava, non infieriva. Spiegava con semplicità, semplificava con chiarezza, ripeteva con pazienza. Si voltava dalla lavagna con il gessetto in mano, ammiccando con uno sguardo malizioso come per dire: ‘Ma guarda in fondo come è facile!’. Risolveva un problema o un’equazione come se si trattasse di un rebus, di una sciarada, di un curioso enigma. Così la matematica finì per divertirmi e per appassionarmi. Divenne la mia materia preferita. Equazioni, proporzioni, teoremi e proiezioni ortogonali si trasformarono in un gioco. E quanto imparai con lui mi fu utilissimo anche per riuscire bene in un’altra materia: per preparare cioè con precisione le tavole di disegno geome- trico. Agli esami finali venni promossa addirittura con un ‘otto’: voto eccezionale allora, quando il sette si dava al primo della classe, l’otto al professore, nove al preside e dieci al Padre Eterno. Lo so, non sono l’unica alunna a ricordare con grande stima ed affetto il professor Arnaldo Bellagamba. É significativa una foto scattata anni fa al Liceo Classico di Jesi. Lo mostra mentre viene portato a braccia in classe dai suoi allievi che sapevano come egli avesse avuto un grave intervento al cuore e volevano evitargli la fatica di salire la lunga rampa delle scale. E dire che si era nel ’68, tempo già di fermenti giovanili e di contestazione. Ora, all’inizio di un nuovo anno scolastico, il ricordo del professor Bellagamba si è fatto più vivo. Era un docente preparatissimo, ma che non esibiva il suo sapere. Si intuiva che amava ciò che insegnava, che stava bene con i suoi alunni. Riusciva con straordinaria capacità di persuasione a suscitare interesse e amore per la sua materia: un’abilità che è sempre stata la chiave di volta del sapere. Per questo poteva essere considerato, e lo sarebbe ancora, un maestro ideale: per questo anche oggi non posso fare a meno di augurare a tutti gli scolari d’Italia, ‘remigini’ o maturandi, di incontrarne uno simile. Augusta Franco Cardinali Foto da “Un laico jesino per una testimonianza cristiana oggi: Arnaldo Bellagamba”, Jesi 1983 Castelbellino: Chiusura della rassegna musicale concertistica Danze popolari etniche per fisarmonica Nella serata di sabato 31 agosto si è svolto, presso la chiesa San Marco, l’ultimo concerto patrocinato dal comune di Castelbellino. La stagione estiva si è conclusa con il duo Mazzoni-Rigatelli, Massimo Mazzoni al sassofono e Christian Riganelli alla fisarmonica, entrambi specialisti di un itinerario dell’Ottocento - Novecento composto da brani di danze etniche. Da quelle che ci descrivono la vita dentro gli anni di solitudine, a forme più accese e vibranti che uniscono il mondo. Le variazioni, nate da collaborazioni sorte per caso; come in Oblivion e Vuelvo al sur di Astor Piazzola. Sussurri, echi lontani che non esitano a rimuovere nostalgie a cui l’uomo torna inevitabilmente. Da “Gabriel’oboe” di Morricone, al “Postino” di Bacalov, a “Schindler’s list” di J. Williams, la struggenza del cuore sembra una possibilità stessa di rinascita. Le note della fisarmonica si destreggiano pennellando un paesaggio dell’anima che l’eco sonoro del sax raggiunge come un racconto a due voci sorvegliate da un filo conduttore. Il mantice soffia e comunica con le storie dell’uomo ed ognuno si ritrova a contatto con ciò che non si può abbandonare di se stessi. Il nulla. Ed allora il ritmo si esaspera, con aperture e chiusure sempre più giocate dai ritmi. Le pressioni del cuore diventano lamentose e grottesche verso la fine con E. Schulhoff ed altre danze bulgare come la Ballad for a Klezmer di Panzera, come se non potessero sostenere a lungo l’equilibrio e la gioia realizzate nella parte intermedia dalle danze greche così estreme ma in equilibrio, dal funky capace di addolcire il percorso umano, ai valzer ebrei che ci unificano e confortano come l’ondulazione della storia. Elisabetta Rocchetti Luc e Jean-Pierre Dardenne: i cineasti più dotati del mondo C inema Poesia e trascendenza in ogni pellicola Basandosi su un realismo sociale, i fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne costruiscono drammi umani semplici ma non semplicisti, analizzando i dilemmi morali ed etici di personaggi appartenenti alla classe operaia che trascinano una misera esistenza lungo le strade di Liegi, città natale dei due cineasti belgi. Beniamini della critica, i Dardenne, premiati in due occasioni con la prestigiosa Palma d’oro del Festival di Cannes, iniziano la loro carriera cinematografica nel 1975, anno in cui fondano la casa di produzione Dérives con la quale realizzano più di 50 documentari. Nel 1996 passano al cinema narrativo con il film La promesse (1996). Attraverso le seguenti proposte, i Dardenne dimostrano con il metodico garbo dei professionisti affermati, il motivo per il quale vengono annoverati tra i cineasti più dotati del mondo. Con Il figlio (2002), i due fra- telli utilizzano la cinepresa in stile cinema verità per raccontare la storia di un falegname belga (Olivier Gourmet, vincitore del premio per il miglior attore al Festival di Cannes con la sua interpretazione) che accoglie un giovane apprendista pur sapendo che si tratta dell’assassino di suo figlio. Il concetto più estraneo alla creatività dei Dardenne è quello del castigo – la cinepresa è collocata sulle spalle del personaggio interpretato da Gourmet, una tecnica che permette agli spettatori di vedere il film attraverso gli occhi del falegname. Le produzioni dei Dardenne sono caratterizzate da una sensazione di banalità deprimente, intrappolate in un presente intenso, come la pellicola L’Enfant (2005), in cui un giovane ladro disperato (Jérémie Renner) vende il suo bambino appena nato ad un’organizzazione criminale per una manciata di soldi. L’Enfant come Rosetta (1999) hanno vinto entrambi la Palma d’oro a Cannes. L’ultima fatica dei fratelli Dardenne è datata 2008; Il matrimonio di Lorna (Le silence de Lorna), storia di immigrazione, droga, disperazione e sogni infranti. Un film la cui sceneggiatura viene premiata sempre a Cannes, Festival che conferma di amare i due fratelli belgi. Lorna, emigrante albanese in Belgio, si sposa con un tossico per ottenere la cittadinanza. Una volta sposato Claudy morirà di overdose, come da programma, ma Lorna aveva iniziato ad amarlo. Tutte le altre vicende che si susseguiranno saranno condizionate da questo sentimento che porterà Lorna alla deriva. La qualità più straordinaria del cinema dei due fratelli sta nella capacità di individuare la poesia e la trascendenza nascosta nella vita, altrimenti grigia e patetica, dei protagonisti di ogni loro pellicola. Andrea Antolini 4 Una fiaccolata per i giovani e il loro futuro… di Remo Uncini Castelplanio. Un piccolo paese, una piccola comunità che sale durante la notte insieme al parroco, al sindaco, a imprenditori, a giovani con le fiaccole accese: silenzi e riflessioni in un camminare con la preoccupazione del lavoro. Ci si interroga mettendo al centro i problemi delle famiglie e dei giovani che si domandano come possono inserirsi professionalmente e come costruirsi un futuro. Camminando insieme ci si sente meno soli. Le fiaccole accese nella notte illuminano il cammino che come nella realtà ha bisogno di segni di speranza, quella luce che proviene solo da noi e che si chiama “speranza”. La comunità cristiana denuncia lo stato di malessere con le parole. Le fiaccole accese non sono nient’altro che testimonianze che ardono, perché il nemico peggiore nelle crisi economiche e sociali è il “pensare per sé” ed è il rifugiarsi nel “fatalismo”, è il non mettersi in “relazione”. Si cerca di sconfiggere il grigiore del qualunquismo, l’idea che sia meglio aspettare, cercare la propria soluzione. La storia Terre Elementari Voce della Vallesina attuALITà 19 settembre 2010 dimostra che nel “pensare” si crea la forza per reagire. La crisi ha rilevato che oggi non è tanto in discussione il livello di sviluppo, quanto invece la sostenibilità di uno sviluppo che viene messo in crisi da una società che, come un mito, aveva messo al primo posto il marketing. Invece al primo posto c’è l’Uomo! Lo abbiamo dimenticato! Al suo posto abbiamo messo le sue voglie e il suo benessere, quando invece l’esigenza primaria è mettere l’Uomo in relazione. I giovani, al centro delle riflessioni del cammino, si trovano schiacciati da una società vecchia che non libera spazi, si sentono esclusi da giochi politici e grandi interessi. Si sentono ancora tutelati dai genitori che hanno lo stipendio fisso o la pensione. L’oggi è ancora sicuro, ma fino a quando? Le vecchie generazioni stanno erodendo il sistema. Da una parte si vuole portare la pensione a 65 anni per diminuire i costi sociali, dall’altro la crisi espelle dalla produzione uomini e donne di 40 o 50 anni che si ritrovano senza una professione. Questo sistema L’attualità del pensiero del cardinale Newman di Riccardo Ceccarelli Lo prevedo già in anticipo. I giornali daranno più spazio alle contestazioni che il Papa avrà nel corso della sua visita nel Regno Unito di questi giorni, dal 16 al 19 settembre, che non al significato della visita e soprattutto alla beatificazione del card. John Henry Newman e alla sua figura. I contestatori della visita hanno avuto già abbondante spazio su giornali e Tv: due tra i più famosi atei militanti e combattenti, Richard Dawkins e Christopher Hitchens, hanno proposto addirittura di arrestare Benedetto XVI non appena metta piede sul suolo inglese per crimini contro l’umanità. Libertà di espressione, folklore, faziosità, ignoranza e anche malafede si intrecciano in un colorito cocktail informativo che poco rispecchia la verità dei fatti ed il loro significato. Per altri commentatori la visita del Papa ha scatenato “attese da popstar”. Nei giorni della visita comunque avremo servizi sia dal Regno Unito che sulla figura del nuovo bea- segue a pag. 16 Il mercato delle erbe e i centri commerciali Adesso che c’è il tema-problema di E allora perché definirlo “naturaspostare (come e dove e quando) le le”? Come se ci fosse stato regalato bancarelle dalla loro temporanea da madre natura, come se fosse un sistemazione “giù Porta Valle”, sui parco naturale, un bosco naturacomunicati stampa si ri-legge la le, o un fiume o un torrente o un definizione di “mercato delle erbe”. monte etc. Ovvero di quello spazio dedicato Invece non è così: è nei secoli che alla vendita di beni alimentari che quelle strade e quelle piazze si sta in via Nazario Sauro. sono trasformate in come sono Si tratta di una costruzione ot- oggi, e per mano dell’umano intetocentesca di rilievo e di qualità resse economico e sociale. La nafunzionale. Per noi, è il “mercato tura non ha fatto niente, in questo delle erbe”. Infatti, per anni e anni caso, se non depositare i segni del la mercanzia principale era quel- tempo sui palazzi e le strade con la la proveniente dagli orti delle vi- pioggia, il vento, la neve, il sole. cinanze: frutta e verdura fresca a Nei centri commerciali pioggia, prezzi convenienti. “Il mercato del- vento, sole e neve non entrano mai. le erbe” è una definizione popolare Essi – i centri commerciali – riefficace, e forte, per identificare da mangono intatti nel tempo, salvo subito un posto e la sua funzione. restyling per pulizia o adeguamen“Centro commerciale naturale” è to alle mode. una definizione molto più recente Cosicché, pensiero su pensiero, mi che… definisce appunto un luogo viene da dire che non si capisce ricco di spazi commerciali fissi. Un perché vengano definiti “centri”. centro storico e i suoi negozi. Salvo Sono luoghi deputati al commerche l’aggettivo “naturale” sta a fare cio – dunque commerciali, sì – ma da contrappunto: per dire che ci non stanno al centro di niente e per sono centri commerciali “innatu- nessuno. rali”? Centro commerciale. Mh, forse Ovvero? I famosi centri commer- c’era bisogno di dare una patina di ciali costruiti con la logica del eleganza storico-artistica alla fungrande magazzino, che hanno solo zione pura e semplice della comnegozi e dove si passeggia tra ne- pravendita. Allora si è scelto di gozi e basta, tra gente che compra abbinare l’aggettivo commerciale e basta, con l’aria condizionata fre- con il sostantivo “centro”. Non fa sca in estate e calda d’inverno. male a nessuno, certo; nemmeno al Il “mercato delle erbe” sta lì da mol- “mercato delle erbe” che (lui ricco ti anni e le sue… erbe le commer- di qualità architettonica e di valori cializza nel modo più naturale del naturali di frutta e verdura) invece mondo: qualcuno vende, qualcuno è solo mercato e di sole erbe. compra e porta a casa. Considerazioni sulle parole. CiaIl centro commerciale naturale? In scuno deciderà dove gli conviene effetti è corso Matteotti e via Per- fare spesa. golesi con i suoi negozi. Di naturale Semmai ci incontrassimo per corso c’è che è… naturalmente frequen- Matteotti, o in qualche grande matato dai cittadini per fare acquisti e gazzino, o nei centri commerciali fare passeggiate d’estate e d’inver- più o meno naturali, ebbene, tra una no. Non solo, in estate serve anche chiacchiera e l’altra, ricordiamoci del a fare notti bianchi e spettacoli e “mercato delle erbe”. parate di vip. Le nostre radici, metaforiche, Insomma, funziona, con tutti i li- sono lì. miti che ciascuno può vederci. Silvano Sbarbati to. Ed è proprio su questo “personaggio” che dovrebbe orientarsi l’attenzione dei cattolici e dei cristiani non solo in questi giorni della sua beatificazione. Il card. Newman (1800-1890) deve ritornare ad essere uno dei punti di riferimento del mondo cattolico, come ha detto il prof. Osnaghi rettore dell’Università Cattolica di Milano: il suo guardare con coraggio al mondo, il suo pellegrinaggio e il suo guardare dentro il cuore, il suo insegnamento sulla coscienza, sono solo alcuni dei nodi focali della sua teologia tanto da farlo considerare una dei “padri” del Concilio Vaticano II. Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, studioso del pensiero del cardinale inglese, individuava, almeno in tre punti, le “anticipazioni” conciliari di Newman: il primato e la liberta della coscienza, l’esaltazione del laicato, il ritorno alla Bibbia e ai Padri della Chiesa. “Newman è uno dei più grandi teologi del diciannovesimo secolo” (Sheridan Gilley, in “Avvenire” del 28 luglio 2010, p. 25), profondità di pensiero erano la sintesi necessae grande spiritualità furono ria contro queste derive. le sue caratteristiche. Tante Fede e ragione erano per le analogie con Benedetto lui due ali per raggiungeXVI che lo ha voluto be- re la contemplazione della ato presiedendo anche la verità” (Card. José Saraiva cerimonia di beatificazio- Martins, in “Il Foglio”, 29 ne. “La ricerca della verità luglio 2010). Ricevendo il è stata una costante della Biglietto di nomina a cardisua vita. Fin dalla giovanis- nale da parte di Leone XIII, sima età. Come Ratzinger, Newman, tra l’altro disse: anche Newman era uno “Il liberalismo religioso è la studioso appassionato dei dottrina secondo la quale padri della chiesa dei primi non esiste nessuna verità secoli. Furono i padri a tra- positiva in campo religioscinarlo verso Roma, verso so, ma che qualsiasi credo il Papa. Dai padri apprese è buono come qualunque la perfezione evangelica. altro; e questa è la dottrina La purezza del cristiane- che, di giorno in giorno, acsimo, quella purezza che quista consistenza e vigore”. oggi il Papa chiede che la Newman lo diceva nel 1879. chiesa cattolica riscopra. Attualissimo. Perché il “liNewman nacque in un’epo- beralismo religioso” come ca travagliata molto simile lo chiamava il neo cardinaalla nostra. Ogni certezza le non è che il relativismo vacillava. I credenti dove- imperante oggi, e non solo vano combattere contro la in materia religiosa, relatiminaccia del razionalismo vismo che preoccupa Benee del fideismo. Il razionali- detto XVI che non manca smo rifiutava l’autorità e la occasione per denunciarlo. trascendenza, il fideismo Parole ed esempi che con distoglieva le persone dalle più attenzione e “intellisfide della storia e generava genza” del nostro tempo in loro una dipendenza in- dovremmo far nostri, acsana dall’autorità e dal so- coglierli ed approfondirli prannaturale. Per Newman allontanando la non rara l’unione di fede e ragione tentazione di snobbarli. Solidarietà, ma non fino in fondo Jesi per Sakineh La penombra scende nei vicoli del centro storico che portano alla piazza. Corro per vincerla. Voglio scattare una foto dell’immagine di Sakineh esposta nel balcone del Municipio assieme ad un grande stendardo con la scritta “Jesi per salvare Sakineh” e alle bandiere sospese a mezz’asta. Corro e intanto guardo quasi con ossessione le fughe dei sampietrini. Gli occhi si smarriscono nel fitto gioco degli incroci che nel pensiero disegnano una griglia. La griglia di una grata sulla bellezza perfetta e pura del suo viso avvolto nelle tenebre del velo. La trama di una prigionia assurda e infamante, disegnata per l’epilogo più crudele e vile che esista. Solo un filo di speranza impedisce, mentre scrivo, che accada. Un esile ponte che l’amore del figlio è riuscito a gettare tra chi si è impossessato della vita e della dignità di Sakineh e l’Umanità solidale. Sì, solidale, ma non fino in fondo. In tanti hanno scritto. Cito, a caso, alcune frasi di Daniel Salvatore Schiffer: “Quali i crimini commessi da Sakineh agli occhi delle autorità politico-religiose di questo Paese? L’adulterio, un fatto comprovato, che tuttavia non è un crimine e neppure un reato. Ma soprattutto la complicità nell’omicidio di suo marito, perpetrato dal suo amante; quest’ultima effettivamente confessata - sotto una pressione morale orrendamente simile a una tortura psicologica - ma poi negata con disperata ostinazione”. Il mondo ha rivolto alla vicenda di Sakineh pensieri di solidarietà, ha espresso indignazione e orrore per la pena inflitta alla giovane donna, ha dichiarato che nessun essere umano, uomo o donna che sia, debba essere sottoposto a simili punizioni. Il mondo però ha trascurato di riferire un grave dettaglio: nei paesi islamici le donne che subiscono una violenza sessuale vengono automaticamente accusate di adulterio. Anziché ottenere giustizia rischiano di venire lapidate perché, se sono sposate, la violenza subita da un uomo che non è il marito viene considerata adulterio e la donna viene giustiziata in quanto tale; se non sono sposate, spesso i fratelli, cugini, padri decidono di giustiziarla in quanto non più vergine e quindi non più accettata da un uomo musulmano. Guardo ancora una volta, nell’ultimo respiro di luce del giorno che sta finendo, il viso puro di Sakineh. E vado via pensando che, più della lapidazione, siano l’infamia e l’insulto della violenza carnale il dolore più grande per il cuore di una donna dell’Islam. E di tutte le donne. Probabilmente anche di Sakineh. Fotoservizio Paola Cocola Mercoledì 8 settembre, la tv di stato iraniana Press Tv ha riferito che Ramin Mehmanparast, un portavoce del ministero degli Esteri, aveva affermato che l’esecuzione per adulterio di Sakineh Mohammadi Ashtiani era stata “fermata”. Ha ribadito che il caso era in fase di revisione, aggiungendo però che “la sentenza per complicità in omicidio va avanti”. Grazie all’appello di Amnesty International, sezione italiana, sono state inviate 53.160 firme alle autorità. Il 10 luglio, il capo dell’Alto consiglio per i diritti umani dell’Iran ha dichiarato che il caso sarebbe stato riesaminato e anche che la legge iraniana consente la lapidazione. Sakineh Mohammadi Ashtiani era stata condannata a morte in relazione all’omicidio del marito: questa affermazione è stata contestata da uno degli avvocati, il quale ha sottolineato che la donna era stata perdonata dalla famiglia dell’uomo, ma era stata condannata a 10 anni di detenzione in quanto complice del crimine. A seguito della mobilitazione internazionale delle ultime settimane contro la sua esecuzione, l’Ambasciata iraniana a Londra, l’8 luglio, ha rilasciato una dichiarazione affermando che la condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarebbe stata eseguita tramite lapidazione. Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una “confessione” rilasciata sotto minaccia e ha negato l’accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico. Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del tribunale, l’hanno ritenuta colpevole sulla base della “conoscenza del giudice”, una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive. Giudicata colpevole dalla maggioranza dei cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata condannata alla lapidazione. Voce della Vallesina immigrazione 19 settembre 2010 Fondazione Federico II: il 19 settembre In ricordo del presidente Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio di Gabriele Gabrielli* Non possiamo più fare a meno degli immigrati. Cosa possono fare la politica, il diritto e l’economia? Cosa si può fare per gestire la crescente mobilità delle popolazioni nell’epoca globale e l’integrazione degli immigrati? Con quale approccio si deve guardare a una questione così complessa? Certamente questo tema che caratterizza la “seconda modernità” non è semplice da maneggiare e coinvolge molteplici prospettive ed altrettante discipline. è proprio per questa sua natura estesa e multidimensionale che i suoi contenuti vanno dritti al cuore della società, capaci di disegnarne la filosofia e il suo perimetro, la fisionomia e le finalità del nostro vivere insieme (sul pianeta, nei continenti, paesi, regioni, comunità locali…), i suoi protagonisti, l’efficacia degli strumenti culturali, giuridici ed economici che la strutturano. Le risposte a questo tema, qualunque siano, incrociano in pieno la concezione che abbiamo dell’uomo, quella del diritto e dell’economia. Segnano profondamente l’azione di governo di tutte le comunità (famiglia, scuola, amministrazioni locali, paese, unione europea ...); c’è poco da fare. É bene riflettere allora con quale filosofia si vuole affrontare questa nostra società sempre più “plurale” e attraversata da processi pervasivi di progressivo “meticciato”, come li ha chiamati il Patriarca di Venezia, Angelo Scola [“Sinfonia dei diritti se sono sostenibili”, Il Sole 24 Ore, 5 settembre 2010], dove le diverse “iden- tità” sono in costante interazione. Le prime pagine dei media di questa fine estate ci hanno proposto numerose dichiarazioni, atteggiamenti, prese di posizione e reazioni sulle questioni che coinvolgono gli stranieri e gli immigrati. Per lo più ci sono sembrate orientate a conservare o restaurare condizioni e diritti che appaiono per nulla produttive per questa nuova modernità che dobbiamo costruire sulle ceneri di un’epoca divenuta “insostenibile” [si leggano al riguardo le illuminanti pagine del recente saggio di Enzo Rullani, Modernità sostenibile, Marsilio, Venezia, 2010]. Solo per ricordare qualche circostanza, si pensi alla dichiarata volontà del governo francese di rivedere in senso restrittivo le norme sul riconoscimento della cittadinanza agli stranieri. O alle posizioni prese dal Ministro degli Interni Roberto Maroni commentando le iniziative d’oltralpe e la vicenda dei Rom. Il tema di cui parliamo, proprio per il suo intrinseco valore fondativo della società, rischia di sollevare quotidianamente -con le decisioni che lo riguardano, con la loro interpretazione e discussione- conflitti di diversa natura, incentivare o disincentivare atteggiamenti prossimi alla xenofobia, spingere o raffreddare l’intento di costruire ostacoli alla convivenza difficili da superare. Tra i vari rischi, poi, c’è anche quello di alimentare conflitti istituzionali. Nel nostro Paese sono molte le Regioni intervenute legisla- no ispirare i principi di una antropotivamente sulla questione per dotare logia sociale più che individuale, fonla comunità di strumenti di integra- data sull’idea cioè che l’uomo è tale in zione irreperibili nella legislazione quanto soggetto in-relazione-con-glistatale. Sono iniziative che interven- altri. Ma ci sarà di aiuto anche una gono in molteplici campi: da quello “concezione politica” che considera della partecipazione degli stranieri coloro che governano ad ogni livello immigrati a una qualche forma di il “consorzio umano” come amminiattività politico-amministrativa della stratori di un bene che ci è stato doRegione, all’accesso all’edilizia abita- nato e che appartiene a tutti, nessuno tiva; dall’istruzione, alla formazione escluso. Ne uscirebbe rafforzato non professionale e all’accesso al mercato soltanto il profilo della responsabilità del lavoro, per arrivare alla questione di chi guida le comunità, ma anche il delle prestazioni sanitarie ed assi- mandato affidato loro di ricercare il stenziali a stranieri extracomunitari bene comune e senza confini. L’insieanche irregolari. Tutte iniziative che me di queste considerazioni di natutrovano l’altolà del Governo attraver- ra filosofica, giuridica ed economica so l’impugnativa dei provvedimenti dovrebbero convincere anche i più di fronte alla Corte Costituzionale. ostinati. Anche quanti si fanno guiQuesta vicenda dell’“accoglienza fai- dare solo dall’utilitarismo più spinto, da-te”, come è stata chiamata [Karima infatti, sanno bene che le economie e Moual, Il Sole 24 Ore, 8 agosto 2010], i sistemi di welfare che abbiamo coripropone con evidenza e da un’altra struito in ambito europeo non posprospettiva l’urgenza del tema, chia- sono più fare a meno degli immigrati. mando all’appello approcci e politi- La seconda modernità chiama tutti che, però, che sappiano cogliere le allora, seguendo l’ispirato e compeistanze che provengono da quella tente invito rivolto da Maurizio Fersocietà aperta e plurale da cui siamo rera sulle pagine del Corriere della partiti con questa riflessione. Impe- Sera [2 agosto 2010], a lavorare per gnare tempo ed energie nell’esegesi costruire nuove politiche di cittadidi “vecchi” diritti non serve a molto. nanza ricorrendo a criteri e incentivi Piuttosto occorrerebbe concentrarsi diversi da quelli in essere. Filosofia per riuscire a scrivere “nuovi diritti”, e pragmatismo possono trovare un più adeguati a rendere sostenibile cammino comune e sostenibile. quest’epoca per noi e per le gene(*) Docente Università Luiss razioni che verranno. Sulla difficile Guido Carli strada di questo percorso ci potranwww.gabrielegabrielli.com “Il filo rosso della storia”: la manifestazione che si svolgerà domenica 19 settembre dalle ore 17,30 presso il Palazzo Baldeschi Balleani. Organizzata dalla Fondazione Federico II Hohenstaufen di Jesi e con il patrocinio del Comune, è dedicata al presidente Vittorio Borgiani, recentemente scomparso. Saranno presentati l’albero genealogico dell’imperatore Federico II di Svevia e le famiglie nobiliari di Jesi nel XVIII secolo; si alterneranno performance musicali di Mariella Martelli all’harmonium e di Andrea Zepponi al clavicembalo. Il materiale di ricerca è stato fornito dall’Archeoclub di Jesi, le fotografie sono state realizzate dallo Studio Ubaldi e l’illuminazione è curata da Elettrocentro. Santa Maria Nuova: presentazione dell’antologia “L’identità sommersa” La tradizione della gente delle carovane Sarà presentata a Santa Maria Nuova sabato 18 settembre, alle ore 17.30, presso l’ex scuola “De Amicis”, l’antologia di poeti Rom L’identità sommersa, curata da Francesca Innocenzi, giovane e apprezzata scrittrice marchigiana. L’incontro è il primo della rassegna Cinecultura, nell’ambito delle attività dell’associazione culturale Il Risveglio. Durante la presentazione saranno proiettati due documentari sulla cultura Rom e sul nomadismo: Now - From The Start di Meenakshi e Vinay Rai e La vita di Ambra di Laura di Nitto e Andrea Camerini. «L’idea di un’antologia di poeti Rom nasce da un autentico interesse per la cultura di questo popolo – spiega Francesca Innocenzi- e da una passione letteraria vissuta in maniera spregiudicata, come occasione di disvelamento di realtà altre, senza schematismi, né chiusure preventive. La tradizione millenaria della gente delle carovane è stata, nel corso dei secoli, costantemente misconosciuta. E nonostante gli indubbi progressi compiuti negli ultimi decenni, il patrimonio culturale romanì rimane per lo più circoscrit- to in un ambito ristretto, mentre manca un’informazione seria e approfondita in circuiti più ampi. L’augurio è che la pregnanza archetipica della poesia, la sua intrinseca capacità evocativa, costituiscano il primo passo per sconfiggere stereotipi e resistenze e creino le premesse per un incontro tra i Rom e i gagè (i non Rom).» L’opera comprende settanta liriche composte a partire dalla seconda metà del ventesimo secolo da trentasei autori Rom italiani e stranieri. I primi appartengono per lo più al gruppo dei Sinti, presente nell’Italia centro-settentrionale, o a quello dei Rom abruzzesi. Gli altri provengono dalla regione balcanica, o comunque dall’Est europeo; fanno eccezione Nicolàs Jimènez Gonzàles, dalla penisola iberica, e Mariella Mehr, di origine svizzera. «Nel selezionare i testi ho tenuto conto della varietà dei temiprecisa la Innocenzi- così da offrire una panoramica il più possibile ampia del mondo Rom. Questa raccolta vuole essere un incentivo ad accostarsi ad una cultura ancora troppo poco conosciuta, per seguirne con interesse gli sviluppi futuri.» La cu- ratrice Francesca Innocenzi dirige la collana di poesia La scatola delle parole di Edizioni Progetto Cultura. Ha dato alle stampe raccolte di racconti e di versi. Ha conseguito un dottorato in discipline di età tardoantica. Il suo innato nomadismo esistenziale e culturale l’ha portata a incontrare il mondo rom. Per Edizioni Progetto Cultura ha già curato, nel 2007, l’antologia Versi dal silenzio - La poesia dei Rom. Per info e ordini: www. progettocultura.it e-mail: [email protected] tel. 0697841027 – 0697617077 Tiziana Tobaldi Servizio civile presso l’Associazione Organistica Vallesina Una proposta per i giovani Anche quest’anno tutti i ragazzi tra i 18 e i 28 anni residenti nella Provincia di Ancona possono fare domanda per svolgere il Servizio Civile Nazionale presso l’Associazione Organistica Vallesina di Staffolo. L’Associazione, infatti, ospiterà presso i propri uffici un volontario di Servizio Civile per l’anno 2011. La domanda di ammissione è scaricabile dal sito www.csv.marche.it (settore Promozione - Servizio Civile Volontario). I candidati dovranno sostenere una prova di selezione: criterio di preferenza sarà la buona conoscenza della musica, o almeno della notazione musicale. Una volta entrato in Associazione, il volontario prenderà parte attiva all’organizzazione degli eventi promossi dall’Associazione, primi fra tutti la Rassegna Organistica “Suoni dal Passato” e la Vacanza Studio “Insieme per fare musica”. Il volontario avrà anche il compito di proseguire una ricerca storico-musicale che l’Associazione sta portando avanti da due anni, quella sui fratelli Fabio e Alessandro Costantini, due musicisti di Staffolo operanti a Roma nel XVII secolo. Nel corso di questa esperienza il volontario avrà la possibilità di acquisire competenze di segre- Autoscuole Corinaldesi s.r.l. Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale CAP – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica Jesi – Via Mura Occidentali, 31 – tel. 0731 209147 c.a. – fax. 0731 212487 - Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 – fax 0731 226215 Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 (Sede Consorzio Cons. A.C.) - Jesi – Via Marx, Zipa – tel. e fax 0731 211481 (Uff. oper. collaudi) Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi – Adriatica – Falconarese) – Ostra – Marina di Montemarciano – Marzocca di Senigallia 5 teria, contabilità e informatica, nonché di lavorare a stretto contatto con personalità di spicco del panorama organistico nazionale ed europeo. Il Servizio Civile ha durata di 12 mesi; al volontario è richiesto un impegno di 30 ore settimanali per un compenso mensile di 433 euro (assimilato a reddito da lavoro dipendente). Inoltre, svolgendo il Servizio Civile è possibile accedere a crediti formativi o tirocinii riconosciuti nell’ambito dell’istruzione superiore, universitaria o della formazione professionale. La domanda di ammissione dovrà essere presentata entro le 14 del 4 ottobre (non fa fede il timbro postale). Dell’ammissione o meno alla prova di selezione, sarà data comunicazione scritta in tempo utile a tutti i candidati (la mancata presentazione alla selezione equivale a rinuncia). Gli interessati, per avere maggiori informazioni, possono rivolgersi ai numeri 349 8839866 (Fabiola Frontalini, direttore artistico dell’Associazione) o 347 7495626 (Saverio Santoni, volontario di Servizio Civile 2010), oppure consultare i siti www.csv.marche.it e www.serviziocivile.it. 6 Umanizziamo anche noi le terapie Un aspetto rilevante è la solitudine Ho seguito con grande interesse il servizio televisivo di Super Quark, relativo al’Umanizzazione della Terapia Intensiva e Rianimazione. Senza nulla togliere alla attuale professionalità e umanità che caratterizzano il personale tutto dell’Asur 5 di Jesi, soprattutto nei confronti dei degenti di tale struttura, da alcuni anni, anche in Italia, come in Sve- Semplificare l’accesso dei familiari ai ricoverati in terapia intensiva e in rianimazione favorirebbe l’evoluzione del quadro del paziente l’asterisco zia e negli Stati Uniti, si sta sperimentando un modello di “terapia intensiva con politica di visita aperta”, rispetto al vigente modello “chiuso”. É questo il caso dell’Emilia Romagna che sta sperimentando questo nuovo modello, in circa dieci reparti di Terapia Intensiva, ma così anche in Sardegna e a Padova. Dopo un lavoro multidisciplinare, svolto nel 2006, tra medici, infermieri, giuristi e psicologi, accomunati tutti dal tema della umanizzazione delle cure in terapia intensiva, nella * Voce della Vallesina psicologia e società 19 settembre 2010 conduzione di assistenza in area critica, con la presenza dei parenti dei degenti, considerando il paziente come “una persona”, essere unico ed insostituibile. Un aspetto preso in considerazione, assai rilevante, è quello della solitudine: quella del paziente, sospeso nel limbo, tra coscienza e incoscienza, oggetto passivo di cure; quella dei familiari, in attesa di soluzione, lontani dai loro cari, senza sapere cosa stia loro accadendo; quella del personale sanitario, impegnato nell’impresa di salvare la vita di una persona, come un corpo, una macchina da far funzionare. Questo nuovo metodo di interagire tende a creare una squadra affiatata tra medici, paramedici e parenti, tutti uniti in un’unica missione che è quella del benessere di tutti. É la struttura che deve modificarsi, superando certi parametri, quali la lunga vestizione e l’osservanza di norme igieniche, prima dell’accesso in Reparto, che sono risultate inutili, dopo anni di valutazione adeguata allo scopo. Aprire ai familiari e alla relazione, favorisce l’evoluzione del quadro del paziente e della famiglia, legata allo stress del paziente ricoverato. É pur vero che gli stessi professionisti, legati ai vecchi schemi relazionali e terapeutici, possono essere i primi a trovare delle difficoltà, ma l’esempio che ci proviene da altre realtà, può farci ben sperare, per arrivare, anche nel nostro ospedale e, perché no, anche in altri ospedali della regione Marche, alla caduta di queste barriere che sembrano, apparentemente, insuperabili. Dr. Francesco Bravi Dirigente Medico Pneumologo dell’ASUR 5 Jesi di Giacomo Galeazzi Wojtyla e i suoi incontri con la politica americana Critico verso il consumismo Usa ma innamorato della libertà su cui poggiano gli Stati Uniti. Karol Wojtyla è stato il primo Papa ad essere ricevuto alla Casa Bianca (il 6 ottobre 1979) dal presidente degli Stati Uniti. «Non viene come straniero, viene come campione della libertà e della speranza umana», disse allora il gesuita padre Giovanni Giorgianni, inviato della Radio Vaticana. I temi trattati: ancora una volta pace, giustizia e disarmo. D’altronde, ancora da arcivescovo di Cracovia, Giovanni Paolo II era in regolare contatto epistolare con il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, il polacco Zbigniew Brzezinski, che si trattenne a Roma per tutta la durata del conclave che nel 1978 portò all’elezione del suo conterraneo; Carter si recò poi, a sua volta, in Vaticano l’anno dopo. Negli anni successivi, le frequentazioni tra papa Wojtyla e il presidente Usa si fecero più intense con la crisi dei governi comunisti dell’Europa dell’Est, in funzione anti-sovietica. Risale al giugno 1982 il primo incontro “de visu” con Reagan (nel discorso di benvenuto pronunciato il 7 giugno ‘82, Wojtyla afferma di aver già avuto “molti contatti” con lui) e certamente uno dei temi trattati fu il sostegno all’organizzazione polacca Solidarnosc. Nel giugno 1987 Giovanni Paolo II ricevette nuovamente Reagan (che tre anni prima aveva stabilito relazioni diplomatiche ufficiali con la Santa Sede) in Vaticano e lo rivide pochi mesi dopo, a settembre, quando, nel corso del suo secondo viaggio negli Stati Uniti, Wojtyla parlò a Reagan al Museo “Vizcaya” di Miami, pronunciando un grande elogio della le nostre radici di Ci dicevamo, le ultime due settimane, che questi sono giorni ‘caldi’ per alcuni dei nostri fratelli nella fede. Abbiamo incontrato i musulmani nel loro mese di Ramadàn. Oggi proviamo ad incontrare gli ebrei che, proprio questi giorni, vivono due grandi feste della loro tradizione. Il Capodanno e il Giorno dell’Espiazione. Ora proviamo ad entrare nello spirito di queste due festività. Poi ci faremo una riflessione su certi rischi che noi, oggi, possiamo correre con gli ebrei. Giovedì 9 settembre: il Capodanno (in ebraico Rosh Hashanàh). Nella tradizione ebraica è l’anno 5771 dalla creazione del mondo. Viene anche considerato come il Giorno del giudizio, o il Giorno del ricordo. Ma la riflessione teologica più recente lo guarda come il giorno della rinascita e del rinnovamento. Superando immagini antiche di giudizio - come se Dio sedesse in un’aula di tribunale per giudicare le azioni buone o malvagie degli uomini -, per buona parte della riflessione odierna questi giorni di festa rappresentano un momento prezioso per il rinnovamento interiore. Per ritrovare l’impegno alla crescita spirituale e al cambiamento di abitudini e stili di vita che impediscono l’evoluzione umana. Gli ebrei si scambiano gli auguri per un anno buono. Partecipiamo anche noi a questi auguri. Sabato 18 è il Giorno dell’Espiazione (in ebraico Yom Kippùr). Noi sappiamo che il sabato per gli ebrei è il giorno del riposo e della preghiera - come il venerdì per Federico Cardinali i musulmani o la domenica per i cristiani. Questo giorno è il sabato dei sabati, il giorno più santo dell’anno. L’unico giorno in cui il sommo sacerdote poteva entrare nella parte più sacra del Tempio, il Santo dei santi. È un giorno di digiuno completo. Ed è una delle festività più antiche: se ne parla nel Levitico (terzo libro della Bibbia, cap. 16). Nell’antichità era accompagnata dal rito del capro espiatorio. Queste parole sono diventate poi un modo di dire che usiamo anche noi: quando diciamo che una persona è ‘il capro espiatorio’ in una certa situazione, intendiamo riconoscere che si sta mettendo sulle spalle di questa persona tutta la responsabilità per le cose che non vanno bene. Nella cerimonia antica, attraverso gesti rituali, venivano ‘messi sulle spalle’ di un capro tutti i peccati del popolo, poi quest’animale veniva cacciato nel deserto. Così, allontanato dalla società civile, il capro portava via tutto il male che gli uomini avevano commesso. Oggi, nella tradizione rabbinica, per gli ebrei questo giorno è diventato un giorno di preghiera e di ricerca interiore. Arricchito dall’impegno di chiedersi reciprocamente perdono per le offese che, nel tempo, ci si è potuti arrecare. Perché queste riflessioni sulle feste ebraiche? Perché tra noi vivono anche gli ebrei. In Italia ce ne sono circa 45 mila. Magari non ci facciamo molto caso, dato che la convivenza ha ormai una lunga storia. Storia di solidarietà e, purtroppo, di tradimenti. Divenuta drammatica negli anni del regime fascista. Superata, ormai, almeno nel mondo occidentale, da una vicinanza e convivenza senza più separazioni. Anche con le varie chiese cristiane (cattolici, ortodossi e protestanti) le relazioni hanno vissuto vicende alterne: tra buone relazioni e relazioni di diffidenza e di sospetto. Antiche e nuove. C’è un rischio, poi, che oggi possiamo correre. Quello di confondere gli ebrei, con la loro tradizione culturale e religiosa, con lo Stato d’Israele. Israele è uno Stato, autonomo e sovrano. Nato, per volere della comunità internazionale, dopo la seconda guerra mondiale. Come Stato sovrano esso conduce una politica che a volte crea divisioni nei paesi occidentali e nelle forze politiche che li governano. Condividere o non condividere le sue scelte politiche, soprattutto per quanto attiene alla questione di una necessaria convivenza dello Stato d’Israele con uno Stato Palestinese, autonomi e sovrani, non deve coinvolgere il nostro atteggiamento di rispetto per gli ebrei e per le loro tradizioni. Per comprendere meglio: sarebbe come se noi confondessimo la Chiesa (= la comunità dei credenti) con il Vaticano (= uno Stato sovrano). In un’altra occasione abbiamo avuto modo di riflettere sulle origini comuni di ebrei e arabi. E su come, in una dimensione più spirituale, a queste origini anche noi cristiani facciamo riferimento. Il mito di Abramo ci riporta ad una ‘paternità condivisa’. Padre degli ebrei (attraverso Isacco, figlio di Sara) e degli arabi (attraverso l’altro suo figlio, Ismaele, avuto con Agar), e padre di tutti i credenti. E quando noi cristiani leggiamo nella Bibbia la parola Israele, dobbiamo ricordare che essa non rappresenta l’attuale Stato, ma l’antico popolo di Dio con la sua storia, le sue luci e le sue contraddizioni. Quel popolo attraverso il quale ci è stato dato Gesù. La parola Israele è di significato incerto (può significare ‘Dio lotta’ oppure ‘Dio è il Signore’). Il mito biblico ci racconta che con questo nome viene chiamato Giacobbe (figlio di Isacco, nipote di Abramo) dall’angelo con cui ha ‘lottato’ per una notte intera (Genesi 56,29). D’ora in poi i figli di Giacobbe (= gli ebrei) si chiameranno ‘figli di Israele’, quindi ‘popolo di Israele’. Accanto a ragioni di attualità politica legata alla situazione mediorientale, a ragioni legate alla convivenza civile con gli ebrei che vivono in Italia, e a ragioni religiose - per i credenti - essendo il popolo cui apparteneva Gesù di Nazareth, c’è un altro motivo che dovrebbe spingerci a conoscere meglio la tradizione culturale ebraica. Questa tradizione e, insieme, il pensiero filosofico dell’antica Grecia, rappresentano le due radici più antiche, le radici sulle quali è nata e si fonda tutta la nostra cultura occidentale. Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected]) o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI democrazia del Paese. Al maggio 1989 e al novembre 1991 risalgono le due visite che George Bush senior rese al papa mentre nel 1993, nel corso del suo terzo viaggio negli Usa, fu ricevuto, in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Denver, dal presidente democratico Bill Clinton (incontrato in tutto quattro volte, tre negli Stati Uniti ed una a Roma, nel 1994). Clinton donò al papa un bastone da passeggio con l’impugnatura a forma di angelo. Tra loro, un radicale disaccordo sul tema dell’aborto, al quale i media diedero molto spicco, sottolineando l’appello pontificio ad uno “standard morale più elevato” per gli Usa. Nel 1999, in occasione dell’ultimo viaggio di Wojtyla negli Stati Uniti, Clinton lo accolse come “messaggero di dialogo e di pace e dei diritti umani”, ma i rapporti tra i due erano ormai incrinati da gravi conflitti. “Jesi Barocca” il 18 settembre Jesi fa un salto nel passato con la rievocazione “Jesi Barocca”. Sabato 18 Settembre, a partire dalle 18 e fino alle 23, le piazze del centro storico, da Piazza Spontini a Piazza Colocci e Piazza Federico II, saranno popolate di figuranti che, sotto la regia e il coordinamento dell’associazione Culturale Tabularasa di Jesi, proporranno scene di vita quotidiana, spettacoli itineranti in abiti d’epoca, addestramenti, duelli e scaramucce. Musici e danzatori attraverseranno le tre piazze, il caffè Hemingway e il Bar Imperiale preparano gli stand gastronomici. La manifestazione è promossa dall’Assessorato al Turismo e allo Sviluppo Economico di Jesi come prologo festante alle fiere patronali e come citazione storica del periodo in cui nacque Pergolesi (1710). IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA MATERIALI PER BAGNI TERMOIDRO di GIANFRANCO MUZI Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 - www.fazibattaglia.com Via Giuseppe Guerri, 17 JESI Tel. 0731 200337 - 335.247108 Voce della Vallesina LA CHIESA LOCALE IL DIARIO DEL VESCOVO GERARDO Giovedì 16 settembre Mattino: incontro sacerdoti della zona pastorale di Jesi Ore 18.30: Duomo, incontro con i Cresimati Ore 21: Angeli di Rosora, incontro con ragazzi e giovani Venerdì 17 settembre Ore 18.30: Duomo, incontro con i Cresimati Ore 21: incontro con gli insegnanti di Religione Sabato 18 settembre Ore 10: Palazzo dei Convegni, Inaugurazione mostra dell’AVULSS Ore 18: San Marcello, Santa Messa Domenica 19 settembre Ore 9: Duomo, incontro con Vigili del Fuoco Ore 10: Parrocchia S. Antonio Ab. S. Messa e Cresima Ore 11.30: Montecarotto, S. Messa e Cresima Ore 15: Seminario, Corso per Operatori Familiari Ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento Vocazionale Lunedì 20 settembre Ore 18.30: Duomo, incontro con i Cresimati Ore 21.15: Episcopio, consiglio Pastorale Diocesano Martedì 21 settembre Ore 15: Il vescovo, dalle 15 in poi, riceve senza appuntamento in Duomo - cappella di San Floriano - per colloqui, confessione ecc. Ore 21.15: Riunione della Commissione per la Pastorale Familiare Mercoledì 22: Festa di San Settimio Ore 18: Vespri in Cattedrale Ore 21: Parrocchia del Portone, Riflessione su “Il Sacerdozio Ministeriale” Venerdì 24 settembre Ore 15.30: Convegno: Problemi etici in medicina Ore 21: Incontro con gli insegnanti di Religione Sabato 25 settembre Ore 15: Al Beato Angelo, incontro con operatori pastorale della parr. San Giuseppe Ore 18.30: Cattedrale, Inaugurazione religiosa dell’anno scolastico Ore 21: Monsano, Pastorale vocazionale e Sacerdozio Ministeriale Domenica 26 settembre Ore 8.30: Casa di riposo di Maiolati, S. Messa Ore 11: Monsano, 50° di Sacerdozio di don Savino Ore 18.30: Cattedrale, Inaugurazione religiosa dell’anno scolastico Ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento Vocazionale Un invito al Centro di Casteplanio Domenica 19 ottobre dalle ore 17, la comunità del Centro di Spiritualità di Castelplanio invita gli “amici” per un momento di festa e di rilancio del proprio servizio. Il centro è sempre disponibile per accogliere e animare tempi di spiritualità, anche nelle parrocchie. Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 vita ecclesiale Parola di Dio 19 settembre 2010 7 19 settembre 2010 - 25a domenica del tempo ordinario - anno c Il mondo futuro che si apre davanti a quello presente Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 1-13) In quel tempo, Gesù diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare non ne ho forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò l’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». Commento Il peccato non è un impedimento per la salvezza, purché ci sia il cambiamento di vita con una vera conversione. Quali sono gli impedimenti alla salvezza? I farisei dicono che è necessario l’osservanza della Legge per salvarsi; Gesù dice, invece, che si può ottenere la salvezza usando bene i possedimenti terreni, portando l’esempio dell’amministratore che si preoccupa del proprio avvenire facendo donativi. Mi soffermo su due espressioni: Tu quanto devi (in greco: ofèilo) al mio padrone? (in greco: kýrios); e: Il padrone lodò (in greco: ep-ainèo) l’amministratore disonesto (in greco: tes adikìas), perché aveva agito con scaltrezza (in greco: fronìmos). Tu quanto devi al mio padrone? Provo a tradurre alla lettera: Quanto sei debitore al mio signore? Si tratta di un debito da estinguere e verso un signore. Il verbo essere debitore (ofèilo), qui al presente indicativo, è tipico del linguaggio popolare e ha la sua radice nell’aramaico, il dialetto del popolo ebraico parlato da Gesù per farsi capire da tutti. Chi sono i debitori? Possiamo paragonarli ai nostri grossisti che sono in ritardo con i pagamenti, soprattutto per i prodotti agricoli, come l’olio e il frumento. Il fattore, o economo della casa, abbuona ad uno di essi il 50% del debito e all’altro il 20%. Inoltre un denaro d’argento è la paga giornaliera di un bracciante. Quindi l’amministratore, per conquistarsi un sicuro e lungo avvenire, rischia molto. Costui ha perduto, prima di tutto, il buon nome e poi anche la possibilità di trovare un’occupazione sufficiente per vivere. Poi non è capace di fare altri lavori, specie se pesanti, perché non è abituato, e dall’altra parte si vergogna di andare per l’elemosina: sarebbe stata un’ulteriore umiliazione. Perciò decide di darsi ai donativi, confidando nella bontà degli altri. Pensa alla possibilità di farsi degli amici, creando in loro degli obblighi di riconoscen- za, dato che è ancora amministratore. Gesù vuol far capire, con questa parabola, che non è importante riflettere sulla disonestà dell’amministratore, ma sulla sua capacità di assicurarsi un futuro dignitoso. Che senso ha la mia vita, se non ha come punto di riferimento ciò che mi attende dopo questa vita terrena? Il padrone lodò l’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza Anche questa frase provo a tradurla alla lettera: E il signore approvò l’economo dell’ingiustizia, poiché agì intelligentemente. Bisogna fermarsi al punto saliente della parabola, perché è certo che non si può umanamente approvare un tale amministratore. Non si tratta semplicemente di astuzia e spudoratezza, ma della rischiosa decisione di utilizzare il presente in vista del futuro che lo attende. Il vero discepolo di Gesù Cristo è colui che tiene presente il fatto che un giorno sarà chiamato da Lui al rendiconto, per cui non vivacchia alla giornata, ma agisce con determinazione e coraggio pur di assicurarsi la gloria futura. Mentre i figli di questo mondo si lasciano guidare dai propri princìpi e interessi, quindi non si curano di eseguire la volontà di Dio, perché racchiudono la loro vita guardando solo il quaggiù, dall’altra parte i figli della luce (i cristiani veri) dovrebbero orientare tutto verso il futuro di gloria, vivendo i valori fondamentali della vita presente, quali Dio, la vita di ogni persona umana, la famiglia, ecc. Questo perché i cristiani riconoscono nella Parola di Dio, mediante la fede, che c’è un mondo futuro che si apre davanti a quello presente, dove si realizzeranno tutte le promesse di Dio e il dono straordinario della vita eterna. Gesù si lamenta perché i suoi discepoli sono indecisi e fiacchi nell’agire, quando si tratta di occuparsi del loro stupendo avvenire. Il mio sguardo è capace di spingersi seriamente oltre questo mondo? P. Silvio Capriotti ofm Il libro di don Giacomo Ruggeri sulla difficile arte del comunicare “Nuovi media. Diocesi e parrocchia: istruzioni per l’uso” “Nuovi media. Diocesi e parrocchia: istruzioni per l’uso” è il nuovo libro di don Giacomo Ruggeri pubblicato dalla Tau. Sono pagine che nascono “dalla passione, dall’intelligenza e dal discernimento di laici e operatori della pastorale, consapevoli della potenza profonda dei new media” scrive nella prefazione mons. Domenico Pompili, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI. L’autore, parroco, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali di Fano e docente di Teologia e Pastorale della Comunicazione così introduce il libro: È il caso di dire che di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Anzi: d’inchiostro. Con il presente testo si desidera offrire ai sacerdoti, agli operatori della pastorale delle comunità cristiane, ai laici che si appassiono alla diffusione del Vangelo anche mediante i new media, alcune proposte concrete pensate ad hoc e calibrate su ciò che serve, è utile. Vi è una domanda che dobbiamo avere sempre presente: come possiamo garantire che la rivoluzione dell’informazione e delle comunicazioni, che ha in internet il suo motore primo, operi a favore della globalizzazione dello sviluppo umano e della solidarietà, obiettivi strettamente legati alla missione evangelizzatrice della Chiesa? Con questo alto interrogativo e riferimento costante siamo chiamati, poi, a confrontarci con le situazioni locali, particolari delle comunità cristiane e la comunicazione di ciò che in esse accade, avviene, succede e rende vivo il tessuto sociale. Non è scontato per un sacerdote, un operatore pastorale elaborare un articolo – diverso da un commento e un approfondimento – che racconti bene una Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 [email protected] www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Composizione grafica Giampiero Barchiesi • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) • Comitato di redazione: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Quaranta, Antonio Lombardi Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge. festa parrocchiale, l’anno catechistico, la festa degli anniversari di matrimonio e così via. Un conto è il parlato, un conto lo scritto. Si può parlare con parole facili e comprensibili, ma al momento della stesura del testo si diviene difficili e complicati. E viceversa: scrivere in modo fluido, ma nell’esposizione ci si perde un po’. Non è un ostacolo insormontabile perché tutto ciò fa parte della difficile e affascinante arte del comunicare. Nelle pagine del libro vengono proposti ambiti concreti che nella stragrande maggioranza delle parrocchie in Italia sono presenti: il giornalino parrocchiale, il sito web, come costruire un sito parrocchiale e diocesano, come si pensa ed elabora un video da usare nella pastorale, la newsletter parrocchiale e il modo di raggiungere i parrocchiani via Internet, come scrivere un articolo, diverso da una riflessione ed un editoriale. “Nuovi media. Diocesi e parrocchia: istruzioni per l’uso” Ed. Tau. Pagg. 87, € 7 8 Voce della Vallesina meditazioni 19 settembre 2010 DOMANDE LEGITTIME Una riflessione sul valore della vita e sul dramma della morte. Fine di tutto o vita per sempre? Thomas Pettinari: morire d’improvviso a sedici anni In povertà di carne, come sono, eccomi, Padre; polvere di strada che il vento leva appena in suo perdono. Salvatore Quasimodo, Avidamente allargo la mia mano Siamo spiriti che vivono ci dice che le cose non stanl’esperienza della terra: una no così. fiammata nel fuoco totale Umano, troppo umano, è un fatto irrevocabile, come ed eterno dell’Amore del lecito, è razionale, è plausi- nei sentimenti di Maria e Padre. bile, ma non è la vera sinte- della gente che ungono il Stefania, una madre e il suo si di quel dolore straziante corpo mortale del Figlio di linguaggio disarticolato di che si sta consumando in Dio per la sepoltura; pridolore: può dare, ella, una un proscenio in cui ella, ma del Golgota non c’era ragione a questa fiammata Stefania, è sola, inconsola- la Morte, ora, nella tomba che ora è dentro una bara bilmente sola, nel vivere il scavata nella pietra di Giubianca? Chi le va a dire che dramma della parte maschi- seppe d’Arimatea, la Morte la salma del suo Thomas è le del suo femminino recisa è un dato di fatto. l’altra faccia di un chiarore – irrevocabilmente, spezzata Dov’è, allora, il problema? Il quello del suo bambino, dal con una crudezza che non problema sta in chi sopravquale una mamma non ta- fa sconti. vive; il problema sta nella glia mai il cordone ombeli- Il suo cuore di mamma è “gestione” del lutto: nelcale –, che nel progetto mi- all’interno di quel feretro; le lo strazio che si perpetua sterioso di Dio per la Vita sue carezze al viso di Tho- giorno dopo giorno quanha un suo senso: il senso mas rappresentato in un do dobbiamo confrontarci della compiutezza, del già e velo appoggiato al cuscino con l’assenza: assenza che è non ancora? di rose bianche, il suo ba- non-materia e tutto ciò che, Il fatto è che nel linguaggio gnare di lacrime quegli oc- lo sappiamo bene, giorno di Dio la vita di Thomas ha chi che si sono chiusi per dopo giorno, la materia avuto un “senso”, così come sempre sono gesti che ten- comporta come relazione si è dipanata nel tempo tano di penetrare la materia e relazionabilità; assenza umano; ma va’ a dire a una ostacolante di quel feretro e, che è sinonimo di silenzio; mamma che sedici anni, in credete, voi, che ella non sia assenza che è presenza solo Dio, hanno un senso! riuscita a carezzare ugual- nei ricordi, perciò il tentatiSiamo sulla terra per spe- mente il viso di suo figlio? vo di abbarbicarsi a qualche rimentare i doni di Dio in Ora mettiamoci davanti ad cosa che deve sopravvivere noi, ma che cosa abbiamo un evento inaudito come dentro di noi come vissuto da dire e da dare a Stefania questo, che il papà Alber- che, seppure interrotto, si per consolare il suo dolore, to, nel suo intervento fina- rinnova nei ricordi e nelle per farle capire che il suo le, salutato dagli applausi eco delle voci ormai rareThomas ha avuto un “sen- commossi di tutti i presenti, fatte. so” così, così come è stato aggrappato alla sua dispe- Ci chiediamo, perciò, e abe basta – egli nella sua sa- razione, crede che si potes- biamo il dovere di farlo, e cra unicità di figlio di Dio –, se evitare con un semaforo in un modo o nell’altro dobnon un giorno in più, non in più o con uno in meno, biamo sentircene tutti reuno in meno? ignorando – non poteva sponsabili, che cosa possiaIl Vescovo, don Gerardo è fare altrimenti – quel “sen- mo fare per evitare la follia all’ambone: dice che non so non-senso” che nel pro- dello smarrimento nel lutto possiamo aspettarci che getto di Dio per il mondo è che non ha consolazione Gesù venga per ripetere il “senso”. umana. La fede ci dice che miracolo della figlia di Nain Nel suo libro postumo On- c’è una consolazione divi(Luca 7,11-17); ma quello tologia della libertà. Il male na: guardare a Gesù, il Ristesso miracolo non è forse e la sofferenza, il filosofo sorto, è fonte di speranza e l’intima supplica di questa Luigi Pareyson scriveva: di conforto, ma è una fede mamma che presidia la bara «Vorrei adesso esaminare che ciascuno vive con tembianca di suo figlio? Non è brevemente l’irrevocabili- pi e modi diversi. forse la pietà che vorrem- tà. Un evento, un momento è importante anche promo che si realizzasse per lei, prima non c’era e ora che porre un sano ed equiliper cancellare il non-senso c’è non può più non esse- brato supporto umano da umano e il disagio che pro- re». offrire a chi è nella dispeviamo nel sapere che non Allora, qual è il problema? razione: la solidarietà, non esiste al mondo soluzione Per assurdo, non esiste, al- il pietismo; la partecipazioal suo dramma esistenziale? meno davanti a quel fere- ne, non la carità; la terapia Eppure la fede nel Risorto tro: perché la Morte è là, è dell’ascolto, non i dogma- tismi della scienza. è interessante notare come in un mondo in cui c’è tanta sofferenza, un gran numero di persone continui a credere in un Dio buono e pieno d’amore. è nonostante il male, e non a causa di esso, che la gente persiste in tale fede. Tuttavia, il fatto della sofferenza è l’argomento più forte e più grave che fa precipitare nel dramma la coscienza del mondo, la quale si chiede come Dio possa rimanere “impassibile” dinanzi al dolore. Se Dio, che ha creato il mondo, è un Dio buono, come ha potuto permettere che la sofferenza pervadesse l’universo? E se Dio è responsabile di tutto ciò che esiste, è anche responsabile della sofferenza che sperimentiamo? Perché Dio non interviene? Domande legittime. Molta gente immagina Dio come un buon papà; perché non immaginarlo come una buona mamma? Dio madre anziché solo Dio padre si è visto, tangibile e spontaneo, nel gesto amorevole, delicato, garbato, pudico e riservato ma autorevole non solo nelle vesti di pastore ma come interprete dei sentimenti di Dio madre, quando, al termine della liturgia, il Vescovo don Gerardo, anziché recarsi direttamente in sacrestia, si è trattenuto con Stefania, chinandosi su di lei prostrata sulla bara di Thomas. Questo fa un Pastore! Questo fa Dio mamma! Quando il dolore spazza le nostre certezze, gridare a Dio il nostro bisogno di aiuto è dare voce al salmista: «Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio», «Io dico al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido”» [Salmi 16 (15); 91 (90) ecc.], oppure dire – come ci ricorda don Gerardo nella sua esortazione pastorale – «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!» (Giovan- ni 6,68); è dare spazio alla preghiera: preghiera di abbandono, preghiera di resa incondizionata al mistero della Vita e della Morte come facce complementari del nostro transito terreno. è chiaro che senza la fede nel Risorto nessuno di noi, neppure Alberto e Stefania, risponderà alla domanda se il dramma che si è consumato nella morte di Thomas è fine di tutto o vita per sempre… di Oreste Mendolìa Gallino Se vuoi far felice qualcuno cui vuoi bene, diglielo oggi. In vita, amico, in vita. Se desideri dare un fiore, non aspettare che muoia, mandalo oggi, con amore. In vita, amico, in vita. Se desideri dire «Ti voglio bene» alla gente della tua casa e all’amico vicino e lontano… In vita, amico, in vita. Non aspettare che la gente muoia per volerle bene e perché senta il tuo affetto. In vita, amico, in vita. Non visitare pantheon, né riempire le tombe di fiori, riempi di amore i cuori. In vita, amico, in vita. Allora nessuno pianga, nessuno più la profani, l’insulti. Ognuno invece la nutra, viva per forgiare la sua Morte, per morire della sua inconfondibile Morte. David Maria Turoldo, In vita (quasi una conclusione) La scorsa settimana, mentre tornava a casa da scuola, Thomas Pettinari ha concluso improvvisamente la sua vita terrena, a sedici anni, a causa di un incidente stradale. Giovedì 9 settembre, dopo aver partecipato alla cerimonia di inaugurazione della ristrutturazione della sua scuola, l’Istituto tecnico Galilei, stava tornando a casa con la sua moto 125 quando ha incontrato la morte nell’impatto con una autovettura. Il rito funebre si è svolto nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe a Jesi dove Thomas frequentava l’oratorio ed era il redattore della rivista “La Finestra”. La salma è stata composta nel cimitero del suo paese, Monsano. “L’Eucarestia: presenza dell’Agnello immolato e risorto” Meditazione di fra Luca Fàllica al Convegno del Meic Comunione tra cielo e terra Del Convegno organizzato dal Meic (Movimento Ecclesiale d’Impegno Culturale) delle Marche, che si è tenuto lo scorso luglio nel monastero di Fonte Avellana sul tema “Eucaristia e città”, si è già parlato nel numero 27 di “Voce della Vallesina”. Pubblichiamo la sintesi critica della Lectio divina sul tema “L’Eucaristia: presenza dell’Agnello immolato e risorto”, offerta ai partecipanti da fra Luca Fàllica, monaco benedettino della Comunità di Dumenza (Svizzera). Il tema proposto alla meditazione ha un alto significato liturgico e una profonda valenza umana che invitano a ricercare nell’Eucaristia il senso più autentico del nostro vivere da credenti. In riferimento al vangelo di Giovanni (Gv 20, 24-29), il discorso poggia da subito su tre espressioni fondamentali, che sono prima le parole di Tommaso e poi quelle di Gesù: “Se non vedo… io non credo”, “Mio Signore e mio Dio!” dice Tommaso. “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” dice Gesù. Parole che coinvolgono immediatamente il nostro sentire e il nostro pensare. Nella prima espressione del Parola e del Pane spezzato. La visio- ombre del mondo. Solo l’uomo che discepolo c’è l’uomo, tutto l’uomo di ne dell’Agnello che dissigilla il rotolo raggiunge quella linea di confine può ogni tempo che di fronte alla scelta della rivelazione di Dio e la visione riuscire a vedere Dio senza toccarlo di fede si sente lacerato dal dubbio, della porta che si apre nel cielo (Apo- e diventare egli stesso testimonianza dall’inquietudine, dal limite, fino calisse cap. 4 e 5) si fanno esperien- vivente del Sacrificio di Cristo. Dio, ad arrivare alla rinuncia quando gli za liturgica ne “Il Giorno del Signo- che nell’Eucaristia si consegna all’uosembra impenetrabile il senso che va re”, quando quella porta che si apre mo, diventa amore dell’uomo verso i ricercando. dall’alto lascia passare le cose di Dio suoi simili, disponibilità di colui che Poi… il momento illuminante del- nella comunità in ascolto. Ascolto “sa morire a se stesso” per donarsi agli la scoperta del vero che si legge in che si traduce nella condivisione del- altri, di colui che, avendo attraversato quello splendido, liberatorio, fidu- la Pasqua al momento della condivi- fino in fondo l’esperienza della “faticioso abbandono di Tommaso: “Mio sione del Pane spezzato. ca di credere”, sa operare una scelta Signore e mio Dio!”. L’uomo, ogni “Nella liturgia quindi il mondo di Dio alternativa alle cose del mondo peruomo che va in cerca di quella parte scende sulla nostra terra, come la no- ché ha trovato la “grande fede” che fa di cielo che gli manca, riconosciutala, stra terra viene assunta e portata al sperare. placa la sua infelicità e appaga il suo cospetto di Dio”. Questa comunione Il tempo dell’uomo diventa così spetormentato bisogno di credere. tra cielo e terra, tra il mondo degli ranza di Dio nella storia, che è la speA suggello del colloquio tra Gesù uomini e il mondo di Dio, permette ranza di chi crede nella vita anche se e Tommaso che lo ha riconosciuto, all’uomo di trovarsi in quella linea di segnata dalla tragedia, perché sosteecco le parole che dichiarano “Beati confine che non è segno di demar- nuto dalla luce dell’attesa… Un’attequelli che non hanno visto e hanno cazione ma luogo dove il finito pas- sa simile a quella dello straniero che, creduto!”. Così risponde Gesù al di- sa nell’orizzonte dell’infinito, dove dopo lungo e sofferto peregrinare, sa scepolo. Tommaso é dunque “anello l’umano entra in relazione con il di tornare alla patria perduta. “Queldi congiunzione” tra chi ha creduto divino e dove è quindi possibile l’in- lo che tu cerchi è andare avanti per vedendo e chi è chiamato a crede- contro. riconquistare un cielo che hai core ascoltando i “segni scritti”. Sono i E nell’incontro l’uomo non è più l’uo- nosciuto nella tua origine e che ti è segni scritti nei Vangeli, ma anche mo parziale appartenente solo alla stato tolto”, dice Agostino. E ancora: nella comunità cristiana che in più terra, ma l’uomo che guarda oltre “Ci hai fatti per te, Signore, e l’uomo di duemila anni celebra l’Eucaristia per mettere a fuoco l’immagine di rimane inquieto finché non ti trova”. nei due momenti fondamentali della Dio che porta con sé, offuscata dalle Maria Rita Sampaolesi Primo anniversario Per ricordare Antonella Coloso Ad un anno dalla sua scomparsa in unione di preghiera sarà celebrata una Santa Messa il 23 settembre a Montecarotto, presso la Chiesa del Crocifisso, alle ore 19. Voce della Vallesina in diocesi 19 settembre 2010 I campi estivi dei gruppi Acr di tre parrocchie jesine Dalla fiaccolata alla preghiera autentica Con l’apertura delle scuole e l’arrivo improvviso dell’autunno, le vacanze estive appaiono lontanissime. Le immagini delle belle esperienze vissute dai nostri ragazzi nel mese di agosto affollano, oramai, gli album dei ricordi. Sfogliandoli non possono mancare le foto dei campi dell’Azione Cattolica, che hanno animato l’estate jesina. I gruppi Acr delle parrocchie di San Massimiliano Kolbe e Regina della Pace (nella foto 1) dal 22 al 28 agosto si sono dati appuntamento a Cingoli per “Sognare i Sogni del Signore”. Ben 47 ragazzi presenti, seguiti dall’assistente don Claudio Procicchiani e dai quattordici animatori. Il gruppo ha ricevuto poi, nella giornata di venerdì 27 la visita del vescovo Gerardo. Dal 23 al 29 agosto è stata invece, la volta del gruppo Acr (Azione Cattolica dei Ragazzi) della parrocchia di San Francesco d’Assisi (nella foto 2), che ha vissuto sette intensi giorni a Pianello di Cagli, in provincia di Pesaro-Urbino. Punto di partenza del campo è stato il libro di Saint-Exupéry “Il Piccolo Principe”, dal quale sono stati estratti diversi temi, come il superare i pregiudizi, creare legami auten- A Castelplanio domenica scorsa 12 settembre il bellissimo crocifisso del Nofrischi (1639) è stato portato nella piazza principale del paese. C’erano il vescovo Gerardo, il sindaco Luciano Pittori e i parrocchiani. Sullo sfondo, lo striscione della fiaccolata della Pace del sabato sera che raccoglieva la preoccupazione della Chiesa e di tanti sul lavoro, precario e difficile da trovare, dei giovani. E a fare bellezza era stata impiantata una fontana zampillante. Il gruppo “Shalom” ha proposto i propri canti che toccano sempre temi di attualità e temi antichi, attinti dal libro l’amore di Dio, a vivere in atsacro dei Salmi. Diverse pre- teggiamenti di solidarietà e ghiere sono state espresse di sobrietà. “Nudo è il Signo(la preghiera per la giustizia, re sulla croce – ha ripetuto la preghiera del lavoratore il Vescovo - più essenziale precario, la preghiera per deve essere la nostra vita per la speranza). Il Vescovo ha far posto a chi non ce la fa”. Il commentato il brano di Isa- parroco don Mariano ha poi ia che la liturgia ci propone consegnato alla sua comuninel giorno del Venerdì Santo. tà un messaggio e un invito: Tutti i presenti hanno perce- “Questo è il nostro compito: pito l’estrema attualità del te- pregare e operare la giustizia” sto biblico e l’urgenza di stare scriveva il teologo luterano sotto la croce per imparare tedesco Bonhoeffer dal car- 9 “Sognare i Sogni del Signore” Il Crocifisso in piazza tici con le persone, guardare con occhio critico i modelli di vita con cui veniamo a contatto, superare le nostre preoccupazioni e i nostri limiti. Ventidue i ragazzi che vi hanno partecipato, divisi fra classi elementari e medie. A guidarli in questo percorso gli otto educatori, più il parroco padre Bruno Fioretti, che ha raggiunto il gruppo per celebrare il sacramento della riconciliazione e la messa finale. A cura di Giuseppe Papadia cere. La croce ci ricorda le due coordinate della vita del cristiano maturo: quella verticale della preghiera e quella orizzontale della solidarietà. Riprendere a pregare personalmente e con la convinzione che il Signore è vivo e presente in noi e sta pregando a nostro favore. Ripartiamo dalla nostra preghiera autentica e saremo capaci di camminare con coerenza, onestà, amore. Il circolo Ferrini di Jesi propone un pellegrinaggio al santuario eucaristico di Bolsena. Guidato dal vescovo Gerardo, si svolgerà il 22 ottobre. Per informazioni rivolgersi al Circolo in piazza Federico II, 7. Si comunica che sono state recentemente realizzate al piano terra e al primo piano di Palazzo Bisaccioni (Piazza Colocci n. 4 – piazza ove è sita la Biblioteca Comunale) due sale museali, la prima per l’arte contemporanea e l’altra per l’arte antica e moderna. La visita, con l’illustrazione della guida, è gratuita e per ottenere il giorno e l’ora dell’attuazione della stessa basta semplicemente telefonare al numero della Segreteria: 0731/207523 (n. 4 linee) 10 Voce della Vallesina pastorale 19 settembre 2010 Majolati Spontini: dal Gruppo Volontariato Missionario majolatese ancora tanta provvidenza di carattere spirituale e materiale Il sostegno ai progetti di don Luigi e ad altre realtà Con costanza, impegno e duro lavoro il Gruppo Missionario majolatese anche quest’anno ha raccolto delle offerte per i nostri Missionari e la parrocchia di Santo Stefano. Ogni anno, in estate, i volontari organizzano una Mostra per raccogliere fondi per le Missioni e per le necessità della Parrocchia. Questa azione meritoria a sostegno dell’azione evangelizzatrice dei nostri missionari era iniziata nel 1991 da Ivonne e Gina, entrambe scomparse, ma il testimone era stato raccolto già da tempo da altre signore più giovani che, con maggior lena ed entusiasmo, hanno continuato a dare sostegno ai progetti dei missionari inviando loro risorse ed aiuti. Nei primi anni di attività si erano aiutate le Chiese dell’Est ed altre Associazioni Missionarie attraverso organizzazioni non presenti sul territorio della nostra Diocesi. In queste regioni extra europee erano stati inviati paramenti sacri, materiali per la liturgia, indumenti e molti altri oggetti che scaturivano dalla generosità dei majolatesi. Successivamente, sempre nei primi anni, ci si è adoperati per raccogliere dei fondi per i Missionari attraverso una Mostra di cucito, ricami, cesti in vimini, giochi popolari, raganelle, insomma semplici lavori artigianali, dove ognuno portava il suo contributo in base alle competenze. In questi ultimi anni i lavori esposti sono stati prevalentemente quelli di cucito, ricamo, tessuti per uso domestico; sono prodotti che ogni volontaria realizza per passione, per altruismo, per dare un aiuto concreto ai progetti dei missionari. Il Gruppo Volontariato Missionario è formato in prevalenza da persone con esperienza, in età non più giovane, ma estremamente motivate che dedicano il tempo libero di un intero anno nella ricerca di tessuti, alla realizzazione di disegni e alla produzione di ricami. Quando sono venute meno delle volontarie, la provvidenza non è mancata, si sono aggregate nuove signore, alcune dei paesi vicini ed anche persone oramai da tempo trasferite da Majolati che frequentano il paese d’origine solo in alcuni periodi dell’anno. Le offerte di quest’anno, come in altre occasioni, sono state inviate a don Luigi Carrescia, missionario in Brasile, presso la Diocesi brasiliana di Sao Bento, nel Comune di Camaçari. Tra i vari progetti che stanno più a cuore a don Luigi c’è il completamento della Scuola infantile ed il Centro Socio Educativo, edificio progettato su due piani. I lavori di questi locali sono iniziati nell’aprile del 2008, ma è stato realiz- zato solo il piano terra e limitatamente allo stato grezzo. Don Luigi è stato recentemente in Italia, il 15 maggio scorso è stato ospitato dalla Parrocchia di Santo Stefano di Majolati dove ha celebrato la Santa Messa e ha illustrato la sua attività Missionaria. Qualche settimana dopo ha ricevuto un altro aiuto dal Premio Vallesina nella giornata conclusiva che si è svolta a Filottrano. Altri contributi del Gruppo Volontariato Missionario majolatese sono stati affidati alle Missionarie di Maria, in particolare alla Suora Saveriana missionaria Suor Rosanna Bucci di Poggio San Marcello, impegnata a Uvirain, Africa, dove si occupa delle cure sanitarie per i bambini diabetici. Benefici anche per il Movimento dei Focolari che ha ricevuto delle contribuzioni che saranno destinate ai giovani, alle borse di studio per gli studenti del terzo mondo; così come un aiuto è stato destinato ai mi- Il messaggio della festa: in Maria possiamo trovare conforto e speranza nori in difficoltà del Nicaragua. Altre beneficenze sono state raccolte per i bambini indiani in base alle indicazioni date dalle Suore di Sant’Anna impegnate nella Casa di Riposo Spontini. Le offerte sono state assegnate ad altre realtà, tra queste, una parte, come del resto negli anni precedenti, è stata destinata alla esigenze materiali della parrocchia di Santo Stefano di Majolati. Marco Palmolella Emanuele Contadini ha detto il suo Sì Alla Chiesa dell’Adorazione La parrocchia di Moie ha celebrato la festa quinquennale, dedicata alla patrona, Maria Santissima con tante iniziative religiose e civili: le celebrazioni, la processione, la benedizione dei bambini e degli automobilisti, la cena comunitaria, la giornata degli anziani, la fiaccolata delle associazioni, la presentazione di due libri, l’incontro con i Nomadelfi, la pesca di beneficienza, la mostra sulla storia della scuola... La pioggia insistente non ha permesso di godere delle danze e delle figurazioni acrobatiche preparate dai giovani di Nomadelfia per la sera dell’8 settembre mentre il tradizionale concerto della banda musicale L’Esina è stato rimandato alla domenica 12. Il predicatore di quest’anno è stato don Gian Franco Poli, sacerdote torinese, teologo, medico, giornalista che nelle sue omelie e nei colloqui personali è stato capace di offrire tante riflessioni e consigli per vivere meglio le giornate quotidiane e il rapporto con Dio e con sua madre Maria. La celebrazione che ha visto più unita la comunità parrocchiale e diocesana è stata la Santa Messa del giorno Per incoraggiare e facilitare la presenza degli adoratori, si fa conoscere il programma orario di ogni giornata. della festa, alle 11,30 nella millenaria abbazia: la presenza del vescovo Gerardo con il parroco don Fabio Belelli, di tanti sacerdoti della diocesi, dei precedenti parroci don Anselmo Rossetti, don Aldo Anderlucci e don Gianni Giuliani, dei diaconi, dei seminaristi del se- minario regionale e dei loro educatori mons. Antonio Napolioni, rettore e don Luciano Paolucci Bedini, vicerettore, ha fatto percepire la grande misericordia di Dio. La disponibilità di Emanuele Contadini ha commosso e dato speranza: il giovane Emanuele ha espresso al Vescovo e davanti alla sua famiglia e alla comunità il suo sì ad impegnarsi nella formazione per divenire ministro di Cristo e della Chiesa. Il Vescovo ha invitato tutti ad affidare Emanuele a Maria, la Madre del Sacerdote e ad accompagnarlo con la preghiera e l’incoraggiamento. Il rito dell’ammissione tra i candidati all’Ordine Sacro è infatti l’inizio della formazione al sacerdozio e non è un sì definitivo. “Impariamo da Maria che ha ascoltato suo Figlio e si è fidata di Dio - ha detto il Vescovo – affidiamo a Lei ogni germe di vocazione che sembra nascere perché il Signore chiama continuamente”. La celebrazione è stata animata nel canto dal coro polifonico “David Brunori” di Moie e si è conclusa con “La canzone dell’amicizia” cantata dagli educatori dell’Azione Cattolica. b.t. Proposte per i catechisti L’Ufficio Catechistico Diocesano propone alcuni incontri per i catechisti, in vista della ripresa dell’anno catechistico e rivolti anche a coloro che non appartengono a gruppi o associazioni o sono di paesi al di fuori della diocesi. “Noi facciamo così… per educare alla fede” si svolgerà giovedì 16 settembre alle ore 18,30 al Seminario di via Lorenzo Lotto. Anna Paola Cardinali guiderà la conversazione mettendo a confronto metodi e percorsi di associazioni, gruppi e catechisti. “(Non) basta la parola” è la proposta di utilizzo dei “Quadri biblici del Nuovo testamento per narrare il Vangelo”. Don Mariano Piccotti, il 23 settembre alle 18,30, presenterà il dvd che raccoglie i 56 quadri con le relative guide per l’utilizzo. Radio Duomo Senigallia in Blu (95,2 Mhz) Il programma del giorno Ore 9,30 Ore 10,15 Ore 11,15 Ore 11,45 Ore 16 Ore 17,30 Ore 18,15 Inno e Salmi dell’Ora Terza. Liturgia della Parola della Messa del giorno. Esposizione solenne della Santissima Eucarestia. Adorazione personale e silenziosa Adorazione comunitaria Inno e Salmi dell’Ora Sesta. Ripresa e commento di una lettura della Messa del giorno. Silenzio con risonanze e intercessioni Benedizione e reposizione Recita dell’Ora Nona ed esposizione della Santissima Eucarestia. Adorazione personale e silenziosa Rosario meditato Celebrazione del Vespro. Benedizione. Reposizione del Santissimo. Ogni lunedì l’adorazione inizia con la celebrazione eucaristica in cui si inserisce la preghiera di Lode. Ogni giovedì, alle 17, inizia l’ora di adorazione per le Vocazioni. Il confessore è presente tutte le mattine e nei pomeriggi di martedì e giovedì La presenza degli adoratori è particolarmente efficace ed opportuna al mattino alle 9,30 e al pomeriggio alle 16, nei due momenti in cui si espone il Santissimo. È importante capire che il tempo dell’Adorazione non deve essere occupato dalle pratiche di pietà, le più svariate, ma dal silenzio e dalla riflessione sulla Parola di Dio. Sono a disposizione diversi sussidi, sopra il tavolinetto al centro della chiesa. Se ne segnalano due che contengono molti testi per l’adorazione: “Fate questo in memoria di me” e “Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, pane per la nuova vita”. Don Gianni Giuliani Tutte le mattine alle ore 7,06 e in replica alle 24,00 il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi Giornale radio alle ore 12,30 e alle 19,03 con notizie da Jesi Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20 1923 Voce della Vallesina vallesina 19 settembre 2010 11 SAN MARCELLO: ricordato il farmacista e benefattore Gino Gregorini Un libro con tante immagini di Rosora, voluto dal Comune Ricordare il 50° anniversario di un decesso con una grande festa sembrerebbe un paradosso, ma nessuno, tra i circa 200 presenti nel cuore antico del paese, se l’è sentita di versare lacrime, anzi, tutti sono stati felici per il fatto che a quell’uomo, deceduto il 21 giugno 1960, fosse dedicato un busto bronzeo. Sabato 4 settembre, la popolazione di San Marcello, le autorità locali, rappresentanti delle istituzioni regionali e provinciali, rappresentanti di istituti di beneficenza dei paesi limitrofi e, soprattutto, gli ospiti della locale Casa di Riposo hanno ricordato il dott. Gino Gregorini che per tanti anni è stato l’amico farmacista di tutto il paese. Un ricordo riconoscente, direi quasi dovuto, ad un uomo che un anno prima di lasciare prematuramente questo mondo (non aveva ancora 64 anni) ha deciso di lasciare tutti gli averi di famiglia alla collettività, non trascurando lasciti alla Chiesa locale e a qualche figura amica. Non solo. Nel suo testamento Gino Gregorini destinava gran parte dei suoi averi alla creazione di un’Opera pubblica di beneficenza che portasse il nome del padre, Cesare, dando così vita a quella Casa di Riposo che molti invidiano per la sua funzionalità, per l’atmosfera che si respira, per la dedizione che il personale dimostra nei confronti dei 45 ospiti. Sabato scorso, come detto, la grande festa voluta dal consiglio direttivo di quella che oggi, per trasformazione di legge, è chiamata “Fondazione Cesare Gregorini”. Il Presidente di questa, Augusto Bartolucci, ha organizzato un pomeriggio di celebrazioni iniziato nella sala consiliare del Comune. Qui, dopo il saluto ai presenti, il Presidente ha ceduto la parola al Sindaco, Pietro Rotoloni, che ha tracciato un profilo interessante del farmacista benefattore; è stata poi la volta del consigliere regionale Moreno Pieroni L’idea di raccogliere in un volume, quasi si trattasse di un vecchio album, le fotografie che riguardano Rosora e i suoi abitanti di qualche tempo fa, è venuta al sindaco della piccola cittadina, Lamberto Marchetti, il quale ha incaricato per la sua realizzazione la giornalista e storica Cristiana Simoncini. Il volume s’intitola “Oggi… le tradizioni e la storia di ieri” e, come spiegato dalla curatrice Simoncini, ha potuto avvalersi dei contributi fotografici messi a disposizione dalla cittadinanza rosorana: “Non avremmo mai pensato che un così ingente numero di famiglie avesse potuto sposare il progetto del Comune. Più di cento famiglie – ha continuato – hanno fornito le foto prese da vecchi album, al fine di avere un’esaustiva panoramica di immagini della vita nel corso del secolo scorso, in questo bellissimo paese. È stato un lavoro certosino e d’equipe, poiché le foto e le didascalie sono state suddivise anche per capitoli e quindi avevamo bisogno di testimonianze dirette per svolgerlo al meglio”. Fiero e gratificato dal lavoro svolto anche il sindaco di Rosora, Lamberto Marchetti, che nelle proprie dichiarazioni non ha voluto tralasciare i ringraziamenti: “Voglio dire grazie in primis alla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, senza la quale non avremmo potuto presentare questo lavoro, del quale stanno beneficiando sia chi era già nato ai tempi delle foto, sia i giovani; questi ultimi potranno trovare sicuro giovamento dagli usi e costumi del tempo.” Il libro è nato dal volere del Comune rosorano: “Un sogno che si avvera, - ha rivelato il Sindaco – ci tenevamo molto, visto che ognuno di noi nella propria abitazione poteva vantare reperti fotografici dei quali ora si potrà fregiare l’intera cittadina e che rimarranno impressi nella storia di Rosora”. “Oggi… le tradizioni e la storia di ieri” è un omaggio Cittadini e istituzioni ancora grati “Oggi… le tradizioni e la storia di ieri” e dell’assessore provinciale Gianni Fiorentini. Il Consigliere regionale Fabio Badiali ha portato il saluto del Governatore delle Marche, Spacca, complimentandosi con i responsabili della Casa di riposo. Il primo ciclo di interventi è stato concluso dal Console onorario della federazione russa ad Ancona, il prof. Armando Ginesi. É seguita la celebrazione di una S. Messa officiata dal Vescovo diocesano, mons. Gerardo Rocconi che successivamente ha impartito la benedizione alle tante persone presenti nella piazzetta antistante il Comune e nel giardino della casa di riposo dove, poco prima, accolto da un fragoroso e spontaneo applauso, era stato scoperto il busto di Gino Gregorini; un’opera realizzata dallo scultore Artemio Loretelli. É stato a questo punto che Bartolucci ha voluto esprimere la riconoscenza del consiglio di amministrazione della Fondazione offrendo una targa ricordo al Primo cittadino e ai presidenti che si sono succeduti alla guida dell’Istituzione in questo mezzo secolo; hanno ricevuto il riconoscimento dalle mani del presidente in carica: gli eredi di Arnaldo Sbarbati, Carlo Giuseppe Fioretti e Luigi Zenobi, il figlio del prof. Franco Ernesto Filipponi, assente per malattia, Aldo Medici e Luigi Bruschi, quello che per più tempo ha fatto parte del Consiglio direttivo sia come consigliere, così come presidente. La giornata del ricordo e della riconoscenza si è conclusa con un buffet servito dallo stesso personale della casa di riposo; momento conviviale al quale hanno preso parte anche molti degli ospiti della struttura. Sedulio Brazzini Foto Cardarelli dell’Amministrazione comunale ai propri cittadini: un libro che descrive attraverso le immagini, i racconti e le poesie, la storia e la tradizione di ieri di Rosora. Sfogliando le pagine di questo bel libro i cittadini potranno ripercorrere le usanze e le antiche tradizioni che hanno caratterizzato Rosora, conoscere i costumi e i personaggi tipici che ne hanno fatto la storia, al fine di non cancellarne mai la memoria. Il volume è suddiviso in quindici capitoli: dal “Come eravamo” del sindaco Marchetti, ai ricordi del consigliere delegato Ghislaine Simoncini e del poeta Aldo Calderigi, per poi proseguire con il contributo di don Giuliano Gigli e di Maria Giannetta Grizi e con le belle immagini raggruppate secondo la tipologia. Immancabili le note conclusive e i ringraziamenti della brava Cristiana Simoncini, artefice dell’opera. In occasione della presentazione, avvenuta a Palazzo Luminari lo scorso luglio, è stata allestita una apprezzata mostra fotografica e preparata una cena comunitaria. La pubblicazione è stata resa possibile grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e contiene anche un cd con altre immagini del passato. Si sono resi disponibili a collaborare con l’autrice Serena Cappannini, Elisa Carloni, Elvino Gabrielli, Anna Maria Sabbatini, Stefano Scaloni e Ghislaine Simoncini. Un’opera che ha visto attivarsi l’intero paese della Vallesina, che d’ora in avanti potrà vantarsi di un unico volume nel quale ripercorrere con gioia e con un filo di nostalgia, gli anni andati, poveri ma felici, nei quali ritrovare con piacere il sorriso di una persona cara e dal quale trovare sicuro giovamento. Marco Cremonesi Nella prima foto da sinistra Cristiana Simoncini, Ghislaine Simoncini, Lamberto Marchetti e Serena Cappannini Da Jesi sono disponibili due pullman Beatificazione di Chiara Luce Badano Chiara Luce Badano (19711990) verrà proclamata beata sabato 25 settembre. Una gio- il Vangelo anche da giovani” è vane morta a 18 anni, un anno stato il messaggio della serata dopo aver scoperto di essere promossa dal Movimento dei ammalata di tumore. “Ha im- Focolari di cui Chiara Luce piegato 25 minuti prima di era parte. “Corri, corri, dimmi dire di sì a Dio e accettare que- che non c’è nulla da temere”: sta terribile malattia” hanno alcune delle parole del canto raccontato Paolo e Giovanni “Luce” che Marco Felicioni di Perticaroli ai tanti giovani pre- Civitanova accompagnato alla senti a Maiolati, la settimana chitarra da Marco Parlapiano scorsa, per scoprire la santità di Jesi ha proposto a concludi questa ragazza che è stata sione del toccante incontro. aiutata dalla sua famiglia ed è “Leggendo la storia di Chiara un modello di santità dei no- Luce si rimane colpiti dalla stri giorni. “Si può vivere bene sua semplicità e purezza e dal- la determinazione del suo sì a Dio: ogni giorno ci sono scelte da fare e pensare a questa ragazza ci aiuta a vivere meglio”: con questa riflessione Giovanni, del Gen 2, ha invitato a partecipare al solenne rito di beatificazione che avrà luogo sabato 25 settembre, alle ore 16, nel santuario della Madonna del Divino Amore a Roma, presieduto dall’arcivescovo mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nell’Aula Paolo VI, alle DAL 1923 20,30, i giovani animeranno un incontro di festa. La domenica 26 settembre, alle ore 10,30 nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, sarà celebrata la S. Messa di ringraziamento, presieduta dal Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.” Da Jesi è disponibile un pullman per partecipare alla beatificazione di Chiara Luce Badano: per informazioni telefonare a Teresa e Sauro Carbonari 0731204137. Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it 12 19 settembre 2010 Voce della Vallesina jesi Taglio del nastro al “Pieralisi” e al “Marconi”: conclusa la ristrutturazione del complesso che ospita le due scuole IPSIA e ITIS in cammino verso un più roseo futuro Hanno trovato una scuola ammodernata e fe- bisogno di strumenti e macchinari, ma anche stosa i quattrocento studenti dell’IPSIA “Pie- di esperti nel mondo del lavoro che collaboralisi-Salvati” e i seicento dell’ITIS Marconi rino con i nostri docenti per realizzare queldi Jesi al rientro dalle vacanze estive. Il suono della campanella di giovedì scorso, oltre a scandire le ore di una stimolante mattinata scolastica, ha ritmato il fluire del tempo nell’assolata cerimonia inaugurale delle nuove officine, la cui realizzazione costituisce l’ultima fase di un’importante opera di riqualificazione della struttura che ospita i due Istituti. Il primo intervento, conclusosi nel maggio 2007, aveva visto l’ampliamento dell’edificio scolastico e la costruzione di due nuove palestre; il secondo, nel 2008, la ristrutturazione di tutto l’edificio principale (sostituzione degli infissi, rifacimento dell’impianto termico e dei servizi, rifacimento della copertura e della tinteggiatura esterna) e la realizzazione di un’aula magna. Un impegno dal costo complessivo di 7.839.453,00 euro retto in larga parte dalla Provincia e sostenuto anche dalla Fondazione Cariverona. E, soprattutto, un impegno contrassegnato dalla partecipazione e dalla interazione di quanti “continuando a credere nel valore della scuola – ha sottolineato il sindaco Fabiano Belcecchi - hanno collaborato e contribuito alla realizzazione di una struttura nuova, efficiente, adeguata ai bisogni formativi di oggi”. “Il nostro ringraziamento va alla Provincia, ai vari enti, alle persone, alle famiglie, ai tecnici, ai docenti, agli alunni, al centro dell’impiego, al territorio, alle imprese, alle Fondazioni – hanno puntualizzato i la formazione professionale di cui la città e il due dirigenti scolastici, la prof.ssa Costantina territorio hanno bisogno”. Proprio come fece Marchegiani per l’IPSIA e il prof. Mario Cre- nel 1925 la ditta Guerri che donò un maglio scimbeni per l’ITIS – Ognuno ha fatto la sua alla scuola, oggi restaurato e in bella mostra parte, consentendo il normale svolgimento di sé e del passato. E come oggi ha fatto la ditdelle attività scolastiche mediante un atten- ta Pieralisi donando un altro macchinario. to progetto logistico degli interventi e degli “La messa in sicurezza di questi ambienti è staspazi di volta in volta utilizzati… La scuola ha to l’obiettivo principale perseguito e raggiunto bisogno ancora di questa collaborazione, ha in questi anni” ha ricordato poi Crescimbeni. Maurizio Quercetti, assessore all’edilizia scolastica, ha sottolineato “il forte impegno della Provincia, nonostante il momento particolare e difficile; un grande sforzo logistico e organizzativo per portare le due scuole alla condizione di dare in modo ottimale e reale il proprio contributo all’economia futura di un territorio complesso come la Vallesina; un concorso di tante sinergie, di piccoli e grandi contributi”. “Si tratta di iniziative concrete e utili al sistema imprenditoriale, che la Confartigianato ben volentieri accoglie e sostiene: solo così riusciremo a mantenere alte le nostre produzioni e a dare una continuità al nostro sistema imprenditoriale; a competere e a superare la difficile situazione”. “Penso che fondamentale sia la collaborazione che guida le scelte che facciamo e quindi anche le modalità di suddivisione delle finanze per affrontare al meglio il piano delle opere pubbliche in cui l’edilizia scolastica è al centro di tutti i nostri investimenti – ha concluso Patrizia Casagrande Esposto, presidente della Provincia di Ancona - Edilizia scolastica intesa come sicurezza ma anche come modernizzazione della didattica, come luogo in cui stare bene. L’esigenza della pubblica istruzione trova spazio e accoglimento all’interno dell’edilizia scolastica che non deve essere soltanto vissuta come un luogo di contenimento ma un luogo di progettazione che ci guarda con attenzione e ci fa guardare lontano. Credo che - chi governa - debba tenere sempre presente una modalità: non mettere nulla che riguarda i giovani, il loro futuro, come un ritaglio, un dettaglio rispetto alla nostra programmazione”. La benedizione del vescovo Gerardo Rocconi ha consegnato ad un più roseo futuro l’avvenire delle due scuole e dei giovanissimi abitanti. Fotoservizio Paola Cocola La cultura per tutti, fatta da tutti Si svolgerà a Castelfidardo, domenica 24 ottobre, presso il Klass Hotel, la seconda edizione di “Incontriamoci tra le righe”. Visto il successo della prima edizione svoltasi lo scorso anno, quest’anno molti sono gli enti, le istituzioni, gli operatori economici, le associazioni culturali del territorio che insieme alla Mediateca delle Marche e al comune di Castelfidardo hanno voluto patrocinare l’iniziativa. Sarà una giornata di festa per far incontrare scrittori, poeti, giornalisti, distributori librari, istituzioni, editori, operatori culturali e i tanti lettori in modo amichevole con la possibilità di scambiare esperienze, progetti e confrontarsi su temi di interesse specifico, tutti accomunati dalla passione per la “parola scritta”. Si inizierà alle ore 9.30 con un Convegno sul tema “Il pensiero scritto” guidato da autorevoli personalità della cultura nazionale. Seguirà un pranzo a buffet. Nel pomeriggio i vari autori presenteranno le loro opere e tutti potranno far conoscenza e conversare con i tanti presenti. La cultura, veicolo di crescita di un popolo, è un bene prezioso per chiunque e l’incontro di varie menti favorisce da sempre la nascita di idee nuove sviluppando la sinergia necessaria per il miglioramento della società. Chi desidera partecipare o ricevere ulteriori informazioni può rivolgersi alla organizzatrice Maria Lampa [email protected] tel 335.8374212. I sacerdoti aiutano tutti. Aiuta tutti i sacerdoti. Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento Clero e vengono distribuite a tutti i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così s ulla generosità di tutti. Offerte per i nostri sacerdoti. Un sostegno a molti per il bene di tutti. Per offrire il tuo contributo hai a disposizione 4 modalità: • Conto corrente postale n° 57803009 • Carte di credito: circuito CartaSi chiamando il numero verde 800.82.50.00 o via internet www.offertesacerdoti.it • Bonifico bancario presso le principali banche italiane • Direttamente presso l’Istituto Sostentamento Clero della tua diocesi. L’offerta è deducibile: Per chi vuole, le offerte versate a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero sono deducibili fino ad un massimo di 1032,91 euro annui dal proprio reddito complessivo ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali. Per maggiori informazioni consulta il sito www.offertesacerdoti.it C H I E S A C AT TO L I C A - C. E . I . C o n f e re n z a E p i s c o p a l e I t a l i a n a Voce della Vallesina in dialogo 19 settembre 2010 13 Primo settembre: Giornata e mese del Creato che va difeso anche dal mattone Un libro coraggioso di Edmondo Coccia Avete mai visto qualche film (caratterizzato) da cura delwestern, con l’interminabile forme e dell’aspetto arle conflitto fra indiani e visi chitettonico, un armonioso pallidi in cerca di nuove terimpatto estetico, arricchito re da colonizzare? Ebbene, dal verde del paesaggio e dei una delle scene classiche era giardini pensili. Particolare quella in cui dall’alto di una attenzione alla parte postecollina si trovavano schieriore del complesso, quella rati a cavallo i pellerossa, affacciata sul monte San Vimentre nella piana sottocino, Cingoli e la Gola delstante passavano gli odiati la Rossa, dotata di terrazzi soldati dei nascenti States, che permettono di godersi che scortavano magari una il panorama”. Naturalmente carovana di coloni in cerca “ogni intervento è stato esedi nuove terre, con donne e guito partendo dallo studio prole dentro quei traballandi fattibilità attraverso tutte ti carri coperti di tela. Ad le fasi di progettazione, arun certo punto il piumato chitettonica, strutturale e Toro-Seduto di turno alza impiantistica”. Dove spicca, solenne il braccio così che nelle foto allegate al servitutti i guerrieri si scatenano zio, un palazzo con punta furiosi fra mille grida stri- de, dolce e suggestivo. Ebbe- sporgente verso l’alto, da far denti, fra sibili di frecce e ne l’ascia di guerra pare che pensare a qualche pagoda schioppi di fucili, assetati di da tempo sia stata dissot- birmana (un pizzico di esoscalpi dell’odiato invasore. terrata. Ne offre ampia re- tismo non guasta mai). Ebbene, si può dire che tut- lazione l’articolo-pubblicità Chissà se il Gruppo Capecci te le volte che mi capita di ospitato sul locale periodico e gli assessorati competenti, fare quattro passi nella val- cugino “Jesi e la sua valle” oltre che a bearsi soltanto letta sostante Tabano (per dell’11 settembre 2010, pp. della vista “da lungi” di quei i forestieri, preciso che si 28-29, col trionfante titolo leopardiani “monti azzurri”, tratta di una contrada rurale “Dalla finestra, i castelli della avessero dato un’occhiata appena fuori Jesi), mi viene Vallesina” ed esplicativo sot- appena sotto casa, e cioè alla memoria proprio que- totitolo “È pronto il nuovo alla deturpazione del verde sta inquadratura cinemato- complesso residenziale in e delizioso paesaggio cirgrafica. In quanto dall’alto via Grotte di Frasassi realiz- costante, definitivamente della valletta incisa dal tor- zato dal Gruppo Capecci”. E compromesso e deturpato rente Gorgolungo incom- giù a magnificare “la lumi- da tanto cemento e asfalto? bono le nuove costruzioni. nosità degli spazi interni, Un ambiente caratterizzato E mi chiedo invariabilmen- ma anche esterni, la pace da vallette, ruscelli, ridenti e te quando il Toro-Seduto e l’armonia con l’ambiente verdi colline, disposte attordell’urbanistica comunale naturale (eh!!) che contribu- no al cucuzzolo del “capodarà il via al precipitarsi a iscono al nostro benessere… luogo” di Tabano. Rimasto valle di nuova edilizia “di Affacciato sulle colline del intatto con la sola chiesa e pregio” in quell’ambiente contado jesino, in un’area il piccolo, antico ristoranancora incredibilmente ver- bene esposta e soleggiata… te perché proprio non c’era Chi sono “I nipotastri di Voltaire”? Sono gli intellettuali atei e agnostici di oggi, protagonisti di una persecuzione anticristiana senza frontiere, reputati da molti depositari di tutta la saggezza e di tutta la scienza del mondo. A confutarli con molto coraggio, forte di una preparazione culturale di altissimo livello, è il prof. Edmondo Coccia, autore di un libro al quale, al titolo sopra riportato, ha aggiunto come didascalia ‘Fango sulla Chiesa’. Pochissimi molto probabilmente sarebbero stati in grado di accettare la sfida, di scendere in lizza e di affrontare uno ad uno a viso aperto i personaggi che il libro presenta: Dan Brown, autore di un sensazionale romanzo di fantastoria e fantascienza come ‘Il Codice Da Vinci’; Piergiorgio Odifreddi che dall’alto della sua cattedra punta il dito contro i cristiani da lui definiti d’emblée tutti ‘cretini’; lo scettico Corrado Augias tenuto in palmo di mano dai media; e ancora Claudio Rendina, Marco Politi, Emma Bonino, Gianluigi Nuzzi, impegnati in lotte attizzate da un miope fanatismo anticlericale. Più subdola, più insinuante rispetto ai tempi di Voltaire è oggi l’azione corrosiva, astiosa, disgregante, di coloro che oggi lanciano manciate di fango sulla Chiesa, non tenendo minimamente conto di quanto di buono, di giusto, di bello, nonostante sia stata insidiata e ferita dal male essa sia riuscita a realizza- Tabano: “patrimonio universale” dell’Unesco I nipotastri di Voltaire posto per costruire altro. Tutt’attorno le ripide, tortuose stradine, fiancheggiate da fitte querce a formare spesso verdi e ombrose gallerie naturali. Non a caso in questi dintorni di via Montesecco e fino all’Acquasanta si snoda uno dei pochi locali percorsi ciclo-pedonali, frequentati da tanta gente che, da soli o a gruppetti, cerca distensione e aria pulita in mezzo a questi “lieti colli” (altra suggestione leopardiana: ma non era forse anche lui marchigiano?). Ebbene, dalla pagine di questo nostro settimanale, invece di pubblicare la ben pagata pubblicità-Capecci, propongo solennemente che le autorità Comunali avanzino formale richiesta all’Unesco per dichiarare Tabano intangibile e inalienabile “patrimonio universale dell’umanità”. Auspicando al Toro-Seduto locale di sedersi per davvero, sotterrando la micidiale ascia della follia edificatoria. E gli consiglierei di portarsi sotto il pergolato del ristorante-osteria tabanese, “sedendo e mirando” (aridaje col tenero Giacomo!) il paesaggio circostante. E dopo aver compiuto una visitina nell’antistante chiesetta per ricevere buone ispirazioni, si gusti beato un bel panino al prosciutto mandato giù con un bicchiere di buon verdicchio. Augh! Don Vittorio Magnanelli Il dottor Ciro Mingione dirige la clinica Villa Serena Collaborazioni con il San Raffaele “Siamo molto soddisfatti di aver scelto questi due professionisti all’avanguardia nel loro settore – ha detto il presidente Gaetano Martini - ci garantiscono una proiezione verso il futuro sulla sperimentazione e la diagnostica, una capacità di gestione in funzione delle attività della clinica e la capacità di rispondere al meglio alle esigenze dei pazienti”. I nuovi incarichi della clinica sono stati assegnati al dottor Ciro Mingione, nominato direttore sanitario e al dottor Oliviero Gorrieri, direttore scientifico. “La casa di cura Villa Serena ha una funzione importante nella sanità regionale ma ha bisogno del supporto concreto delle istituzioni” ha sottolineato Martini nel presentarli augurandosi di mantenere la linea finora adottata nella gestione: né tagli e neppure cassa integrazione ma razionalizzazione delle risorse a favore dell’efficienza, dimostrando disponibilità al dialogo e determinazione, pur in un contesto economico difficile. Il dottor Ciro Mingione conosce bene la realtà marchigiana e della Vallesina, dal momento che ha diretto la zona territoriale n. 5 di Jesi dell’Asur dal 2004 al 2010 ed ha ottenuto lusinghieri apprezzamenti. Medico chirurgo, ha conseguito l’idoneità nazionale per funzioni dirigenziali in igiene, epidemiologia e sanità pubblica ed ha al suo attivo una lunga esperienza di docente e di manager. “Spero che l’esperienza maturata in tanti anni in sanità, anche nelle Marche, e la conoscenza che ho acquisito di questa zona possano risultare utili alla casa di cura e agli utenti di questo territorio” ha detto il nuovo direttore che ha ringraziato Villa Serena per la fiducia e Abbiamo due importanti collaborasi è augurato che il suo lavoro possa zioni all’orizzonte: una con l’ospedale portare risultati sempre migliori alla “San Raffaele” di Milano, conosciuto a struttura. livello mondiale, che consentirà ai paIl direttore scientifico svolge tale ca- zienti della Vallesina di essere visitati rica non remunerata e non comporta dai professionisti del San Raffaele e costi aggiuntivi ma costituisce un va- ciò ridurrà notevolmente le spese per lore aggiunto per la clinica. Marchi- la mobilità passiva. La seconda colgiano, laureato in medicina e chirurgia laborazione è con l’Inrca di Ancona: in Ancona, già direttore sanitario della inoltre l’Agenzia nazionale dell’Anziaclinica, autore di numerose pubblica- no sarà creata ad Ancona e questo ci zioni di ricerca, docente universitario, permetterà di essere in contatto con i il dottor Gorrieri ha presentato il suo maggiori esperti di gerontologia a liimpegno attuale nella struttura: “Stia- vello europeo.” mo cercando di fare di Villa Serena la Nella foto, da sinistra, Ciro Mingione, punta di diamante della sanità privata. Gaetano Martini e Oliviero Gorrieri re. Nella sua infinita pietà Gesù Cristo aveva previsto l’infedeltà dell’uomo. ‘Tu mi tradirai tre volte’ aveva detto a Pietro, ma nonostante una profezia così sconsolante aveva voluto edificare con l’apostolo la sua Chiesa per l’umanità che incondizionatamente amava. ‘Splendido libro del dotto e gioiosamente polemico Ed- mondo Coccia’ lo ha definito Giovanni Zenone nelle pagine di presentazione. La lettura è agile, serena l’arguzia: inoppugnabili appaiono le argomentazioni. E’ un libro che ha già fatto drizzare la cresta e avvampare i bargigli a qualche spocchioso esemplare dello zoo mediatico e certo farà ancora molto discutere. Ma sollecita anche il sorriso ed esorta, conforta, incoraggia, difende chi crede. E non è poco. Augusta Franco Cardinali Edmondo Coccia: “I nipotastri di Voltaire. Fango sulla Chiesa”. Prefazione di Giovanni Zenone. Ed. Fede & Cultura La foto ritrovata Un gruppo di operai delle Cartiere di Jesi, uno dei primi opifici industriali risalenti agli anni 1840, quando Pasquale Mancini ne divenne titolare avvalendosi del lavoro manuale di una cinquantina di operai, compresi i fanciulli. La foto è stata scattata nel 1930. 14 Voce della Vallesina pagina aperta 19 settembre 2010 IL PALAZZO E DINTORNI Piazza Pergolesi: un passo ancora e poi… Ho partecipato alla conferenza stampa promossa dagli assessori Daniele Olivi e Leonardo Lasca per far conoscere ai tanti presenti la data della inaugurazione del restauro del monumento a Pergolesi e altre interessanti iniziative che seguiranno nella stessa serata. In altra pagina i nostri lettori troveranno tutte le notizie in merito. In questa sede a me sembra doveroso sottolineare come la volontà di tanti, a cominciare da quella dell’amministrazione comunale per finire a quella del Lions Club e del bravo Massimo Ippoliti, artefice del restauro, si impone e rende al meglio quando ci sono idee chiare e la testardaggine di rimuovere le difficoltà che sempre si incontrano quando ci innamoriamo della realizzazione di progetti di rilievo. Così, con domenica prossima piazza Pergolesi godrà del rinnovato monumento del nostro grande artista. E lo sfondo degli alti pini, le sobrie linee settecentesche della chiesa delle Grazie e il monumento più antico di Jesi dalle composte linee romaniche - San Nicolò - riceveranno esse stesse un nuovo riflesso di bellezza. Qualcuno fa notare che la presenza di una struttura tanto moderna quanto poco adeguata al contesto generale l’edicola - meriterebbe una riflessione, senza, ovviamente, sacrificare niente e nulla dell’attività lavorativa dei proprietari. Può darsi che il nuovo assessore alla cultura, animato da ottimi propositi, sappia escogitare qualche felice soluzione. Ma quello che l’assessore Lasca non deve escogitare perché a tutti noto e che costituisce la pennellata finale per rendere eccellente l’ampio spazio pergolesiano è la realizzazione di un progetto di vecchia data: la ristrutturazione dell’edificio ex Giuseppine con conseguente “liberazione” dell’abside e del muro-sud di San Nicolò. Ne ho scritto tre settimane or sono e ho avuto assicurazioni verbali dal sindaco e dagli assessori Olivi e Lasca che se si riuscirà ad andare avanti con il recupero del vecchio edifico, la richiesta della liberazione di S. Nicolò sarà una conditio sine qua non per poter procede con i lavori. È una bella rassicurazione per tutta la città. Però, siccome a Jesi si dice, a proposito dei topi, che “bisogna aver fede ma è sempre bene tenerci il gatto” io scelgo di fare il gatto e di dare il via alla pubblicità: “Et censeo Sancti Nicolai monumentum liberandum est” v.m. presentato il piano per riportare le bancarelle in centro Il mercato rianima il centro storico Non è un semplice ritorno del mercato da Porta Valle al centro storico: l’Amministrazione comunale, nelle linee guida illustrate mercoledì scorso dall’assessore al commercio Daniele Olivi, evidenzia come la nuova organizzazione risponda a una precisa politica di sviluppo, nel rispetto del progetto di marketing territoriale del centro storico elaborato da Unioncamere con il mondo produttivo e contenuto nel Piano strategico del Comune. Tutto questo nel quadro dell’integrazione del commercio in area pubblica con quello in area privata e la promozione del mercato ambulante: per intenderci, una serie d’interventi simili a quelli che sono stati trattati nel progetto del “centro commerciale naturale”. La distribuzione del mercato in centro, oltre a tenere conto delle esigenze di sicurezza, è stata pensata con criteri d’integrazione e razionalizzazione degli spazi. In sostanza, i banchi degli ambulanti avranno in futuro dimensioni comuni e saranno suddivisi per settori merceologici. L’intero settore alimentare sarà ospitato al mercato delle erbe, all’interno del quale, al piano inferiore, troveranno spazio gli agricoltori e, a quello superiore, gli alimentaristi. Di fronte al mercato delle erbe, sotto le mura di via Nazario Sauro, comincerà il mercato non ambulante che interesserà piazza della Repubblica e le piazze che si affacciano su via Pergolesi fino a piazza Federico II. Così organizzato, il mercato, sarà accessibile agevolmente sia dalla parte di viale della Vittoria, grazie anche al parcheggio interrato Mercantini e alla scala mobile di palazzo Battaglia, sia dalla parte dei parcheggi di Porta Valle e delle Conce, grazie al nuovo impianto di risalita che collega il Torrione a Piazza della Repubblica, per il quale stanno riprendendo i lavori. L’assessore Olivi, nel ricordare che da giugno dello scorso anno a oggi vi siano stati al riguardo ben quindici incontri ufficiali che hanno coinvolto a vario titolo operatori economici, associazioni di categoria, residenti e circoscrizione, ha individuato nella seduta di Consiglio comunale di fine mese quella nella quale sarà discusso questo nuovo volto del mercato ambulante, permettendo così di procedere subito alle nuove graduatorie. Nel rispetto dei tempi tecnici, si prevede che il mercato torni nel centro storico nella seconda metà di novembre. Resteranno temporaneamente a Porta Valle solo quelle bancarelle che avranno come destinazione finale l’area sotto le mura di Via Nazario Sauro, nell’attesa che venga avviata la pedonalizzazione di Corso Matteotti, con il conseguente cambio di percorso per i servizi pubblici, i quali non scenderanno più da Piazza della Repubblica per Via Nazario Sauro. Marco Cremonesi Grazie al commissariato di Jesi grandi vantaggi per il pubblico La Confappi al servizio dell’utenza L’associazione nazionale Confappi di Jesi e dei comuni limitrofi della Vallesina esprime sinceri ringraziamenti e profonda gratitudine al commissariato di pubblica sicurezza di Jesi, il quale, su impulso delle nuove direttive della questura di Ancona, intese a migliorare le condizioni di attesa per i servizi dell’utenza degli uffici amministrativi, ha provveduto ad applicare apparecchi di ventilazione presso i locali di attesa, determinando una migliore condizione per tutta l’utenza. Il ringraziamento riguarda anche il posizionamento di apparecchiatura di numerazione del pubblico in arrivo, con display luminoso, con la quale vengono di fatto eliminati i disagi delle file di attesa. Inoltre la Confappi ringrazia per l’ampliamento degli orari di apertura all’utenza della ricezione delle pratiche relative alla cessione di fabbricati, con l’apertura dalle ore 8 alle ore 12 e dalle 15 alle 19, festivi compresi. La Confederazione della Piccola Proprietà Immobiliare è nata alla fine del 1989 ed ha per scopo principale la tutela degli interessi dei piccoli proprietari di beni immobili; cura inoltre l’istituzione di speciali servizi per l’assistenza e la consulenza a favore dei soci, compresa l’assistenza alla stipulazione delle locazioni convenzionate, transitorie e per studenti universitari. Della Confederazione fanno parte anche l’Unione Italiana Condomini (UNICOND) e la FNA-Federamministratori, Federazione Nazionale Amministratori Immobiliari. La Confappi ha dato vita all’IIQ, Istituto della qualità, che è socio ordinario della IMQ, Istituto del marchio di qualità, registrando un proprio marchio denominato Qualitalcasa. La Confappi ha sottoscritto accordi nazionali, regionali e provinciali con tutte le maggiori organizzazioni della proprietà e dell’inquilinato. Essa è inoltre centro autorizzato di assistenza fiscale. Marco Cremonesi Voce della Vallesina sport e tempo libero Calcio a 5: è iniziata la stagione della Virtus Moie 19 settembre 2010 15 BASKET-FILENI: questo fine settimana torneo a Trani Ci sarà da lottare Che emozioni per la Notte del Lupo è iniziata con una sconfitta la stagione 2010/2011 della Virtus Moie. Nella serata di venerdì i rossoblu del nuovo mister Fabrizio Gara sono stati sconfitti in casa per 5 a 4 dal Grande Toro Fermo. Una sconfitta meritata quella della prima giornata di campionato considerando le numerose occasioni mancate dagli ospiti. Anche lo scorso anno, nella stagione d’esordio in serie C1, si era partiti con una sconfitta per poi raggiungere la salvezza nel corso del campionato. Riuscire ad uguagliare il risultato dell’ultima stagione sarebbe sicuramente un risultato gratificante per la formazione del presidente Marco Fabbri. Formazione quasi completamente rinnovata: alle numerose partenze dei vari Braconi, Barchiesi e Genangeli sono arrivati molti volti nuovi. Filannino, Mancini, Ramini, Nicodemi, Capomagi, Mingo e Manieri si sono aggiunti ai veterani Moronci, Tassi, Ciaffoni e Grizi. Ci sarà sicuramente da lottare per riuscire a Per tutti i tifosi dell’Aurora Basket la serata di venerdì 10 settembre resterà scolpita negli annali della pallacanestro e nella memoria dei duemila e passa presenti al PalaTriccoli per la “Notte del Lupo”, la gara di addio al basket giocato di Alberto Rossini, storico capitano dell’Aurora. Ad omaggiare il grande “Lupo” sono arrivati tanti campioni di ieri e di oggi (nella foto di Candolfi, le squadre in posa), che lo hanno accompagnato nella sua lunghissima carriera con le maglie di Jesi e Cantù. Per l’Aurora c’erano Rocca, Maggioli, Maestranzi, Singleton (che si è anche allenato con la Fileni di Cioppi), Robinson, Boni, Hoover e Capobianco come allenatore. Per Cantù Riva, Ambrassa, Gianolla, Ebeling, Cessel, Pessina ed il coach Frates. Prima della gara, hanno premiato l’attuale vice allenatore jesino, il sindaco Fabiano Belcecchi, l’assessore allo sport del comune di Treviglio, sua città natale e Pietro Rotoloni, il sindaco di San Marcello, dove il giocatore ha scelto di vivere. A conclusione della serata, la maglia numero nove di Rossini è stata ritirata dall’Aurora: nessuno potrà più indossarla. Sabato 11 e domenica 12 però, si è tornati a rimanere nel massimo campionato regionale di calcio a 5. Già a partire dalla prossima gara prevista sabato pomeriggio a Fano contro un Futsal Fano c/5 vittorioso nella prima giornata con ampio margine sulla Nuova Morrovalle. Mentre per la prossima gara casalinga si dovrà aspettare venerdì 24 settembre quando la Virtus Moie ospiterà la Juventina F.F.C. alle ore 21,30. Riccardo Manieri A MONTECAROTTO LA FESTA DEL GUS il 18 settembre Un cuore grande così Si terrà sabato 18 settembre la cena di beneficenza per il quarto compleanno della “Casa delle genti”, organizzata dal GUS, Gruppo Umana Solidarietà e dall’associazione Avvocati di Strada. La cena si terrà a Montecarotto, presso il Parco Pubblico di via Amandola alle ore 20, e sarà a base di Asado Argentino con musica pop-latino e tango a cura di Mariela Flamarique e Mariel transitate nella “Casa delDanieli. Durante la serata si le Genti”, che in tutti questi terrà anche un incontro con anni non si è limitata ad ofMarcos Lopez, coordinatore frire un pasto caldo e un tetdel GUS di Jesi, l’avvocato to sotto cui dormire, ma gaLorenzo Fiordelmondo, re- rantisce un’assistenza legale ferente dell’Associazione Av- gratuita, grazie alla collabovocati di Strada onlus di Jesi razione con l’associazione e di Mirco Brega, sindaco di “Avvocati di Strada” di Jesi e Montecarotto, moderato dal- favorendo l’accesso ai senza la dottoressa Susanna Mari. dimora ai servizio socio-saIn quattro anni di attività nitari del territorio. sono oltre 400 le persone Sara Federici fare sul serio in quel di Veroli, dove la Fileni era impegnata nel sesto memorial “Zeppieri”. Nella semifinale di sabato, gli arancio-blu sono stati battuti per 72 a 65 dalla Scavolini Pesaro, mentre domenica nella finale di consolazione, a trionfare è stato il Cantù per 77 a 62. Unica nota positiva, il premio di miglior giovane del torneo, vinto da Matias Nocedal. Questo fine settimana, l’Aurora Basket tornerà in campo per un nuovo torneo amichevole a Trani. Sabato le semifinali: alle ore 18.30 Pesaro-San Severo, alle 20.30 Brindisi-Fileni. Domenica le finali alle ore 18 ed alle 20. Giuseppe Papadia Volley Moie: presentata la formazione della B2 Un inno per far volare la squadra Grafici e scrittori nella Vallesina, il 17 e il 18 Edizione finale di CisInTandem CALCIO Venerdì 17 e sabato 18 settembre la Vallesina si tingerà di giallo! Nella due giorni infatti si svolgerà la fase finale di CisInTandem 2010: la seconda edizione della kermesse grafico-letteraria organizzata da Cis Srl, società composta da 12 Comuni della media Vallesina, che ha riscosso un grande successo di partecipazione con oltre cento concorrenti provenien- di promozione territoriale ti da tutta Italia. Gli elabora- lungo il Fiume Esino. ti dovevano seguire tracce Venerdì 17 alle ore 21 con legate al territorio e in base “Lo Scrittore dal Vivo”, spetalle quali sviluppare situa- tacolo-laboratorio di scrittuzioni intriganti e di “suspen- ra ospitato dalla Biblioteca, ce”. La due giorni si svolgerà condotto e gestito dal maalla Biblioteca della Fornace estro Massimo Mongai che di Moie (venerdì) e il sabato bisserà l’evento la mattina allo Zen, centro informativo successiva alle 8,30 presso Serie D Boccone amaro per i Leoncelli, piegati 2 a 1 in trasferta romagnola con il Santarcangelo: la serie D ci chiede e ci chiederà prestazioni di grande caratura, a denti stretti e ben concentrate, specie fuori casa, nonostante l’afflusso di tifosi jesini. I più che trecento fans nostrani hanno sofferto dura delusione nel vedere una Jesina irriconoscibile: accartocciata in difesa sotto le fiondate la sede di CIS. Alle 17,30 di sabato il presidente di CIS Sergio Cerioni presenterà la tavola rotonda “Luoghi di Parole e di Segni” presso la sede societaria. Parteciperanno ospiti importanti come Giancarlo Trapanese, Giovanni Bonafoni, Graziella Santinelli, Giordano Pierlorenzi, Marco Bianchini e Francesco “Ausonia” Ciampi. Moderatore: Sandro Grizi. Alla fine dell’incontrodibattito saranno proclamati i vincitori di CisInTandem 2010 e del concorso fotografico “Scatti tra parole e china” anche questo molto partecipato. Nella foto il presidente del cis Sergio Cerioni dei locali, proiettati a colpire senza pietà; e il nostro tridente imbelle e quasi mai pericoloso. Le due reti hanno avuto il sapore del regalo, su iniziativa dell’attaccante Traini che firma una doppietta al 32’ e all’11’ della ripresa. Mentre la nostra segnatura, su bel tiro di Negro, accorcia le distanze, nutrendo le vane speranze dei nostri sostenitori, che si fanno sentire ancora, alle parate del portiere Niosi, baluardo contro il rischio della goleada! Vir L’inno dedicato alla squadra del Volley Moie, il cui main sponsor è l’azienda Edil Ceccacci, è stato ideato e scritto da alcuni giovani sostenitori che si sono appassionati alla squadra locale e si sono inseriti integralmente nella grande famiglia del volley Moie. L’hanno intitolato “Cuore di Moie” per dimostrare tutto il loro attaccamento ai colori biancorossi e da alcuni anni sono gli artefici del sano “tifo” nella partite casalinghe, talvolta anche in trasferta. Sono Fabio Filipponi, Andrea Filipponi, Alex Sanchioni e Samuele Barchiesi, ai quali è andato un grande ringraziamento da parte della società per il loro incessante supporto. Un ringraziamento doveroso alla professoressa Beatrice Calai che ha musicato l’inno: la professionista si è gentilmente dimostrata collaborativa per sostenere questi giovani così entusiasti. Le cantanti sono sta- te: Anna Stipa, Annemarie Homan e la solista Doriana Pierella; tecnico del suono Luciano Guerro che hanno collaborato alla buona riuscita dell’inno. La serata del 5 settembre, non ideale dal punto di vista atmosferico, è stata emozionante per la presentazione alla numerosa cittadinanza della nuova squadra di volley militante nel campionato nazionale di serie B/2 Femminile: le giocatrici sono state magistralmente presentate da Andrea Valeri e sono salite sul palco con il sottofondo del nuovo apprezzato inno. La presentazione è avvenuta nell’ambito della festa del Volley Moie, una classica manifestazione di fine estate caratterizzata da un’ottima cucina locale, da esibizioni sportive e musicali. La serata del 5 è poi proseguita con un interessante concerto tributo ad Adriano Celentano con Adolfo Sebastiani. Daniele Guerro Jesi: Nucleo Volontariato CB OM di Jesi-Protezione Civile Corso per operatore radio in emergenza Il Nucleo Volontariato CB OM di Jesi-Protezione Civile organizza un Corso base per operatore radio in emergenza nella sede della II° Circoscrizione di Jesi, in via S. Francesco. Le lezioni si svolgeranno dal 20 settembre al 20 ottobre con inizio alle ore 21, a cadenza settimanale. Si comincerà il 20 settembre con un incontro dal titolo: Il volontariato di Protezione civile, relatori Mauro Perugini e Carlo Alberto Neri della Regione Marche. Il 29 settembre lo psicologo Roberto Ferri tratterà il tema: Psicologia dell’operatore radio. Seguirà il 6 ottobre: Nozioni di telecomunicazioni, con Egidio Angelini e Marco Baldi. Parleranno di Radiocomunicazioni in emergenza, il 13 ottobre, Egidio Angelini e Stefano Sabbatini, tema che sarà approfondito anche nell’incontro conclusivo, il 20 ottobre, da Saverio Olivi e Agnese Massaccesi. Il corso è gratuito. Al termine, verrà consegnato ai partecipanti un attestato di frequenza. Possono iscriversi tutti i cittadini che hanno compiuto i 18 anni di età. L’ini- ziativa è finanziata dal Centro Servizi per il Volontariato e sostenuta dal Comune di Jesi. Per informazioni ed iscrizioni: associazione di Protezione Civile- Volontariato CB OM di Jesi tel. 338 7659276-339 4725201- [email protected] - www. nvcbom.it. Un’iniziativa formativa che vuole sottolineare l’importanza del volontariato come parte integrante del sistema nazionale e regionale di Protezione Civile. L’associazione Nucleo Volontariato CB OM, attiva dal 2005 con interventi in campo nazionale e locale, opera soprattutto nelle radiocomunicazioni, collabora con tutte le istituzioni preposte alla Protezione Civile, promuove progetti formativi per i volontari. In situazioni di calamità o grandi eventi mette a disposizione mezzi e attrezzature adeguati e persone (uomini e donne) che condividono i valori del volontariato. L’associazione aderisce alla Federazione Italiana Ricetrasmissioni Citizen’s Band Servizio Emergenza Radio (F.I.R - C.BS.E.R.). Tiziana Tobaldi 16 19 settembre 2010 Voce della Vallesina esperienze A Castelplanio, dalla fiaccolata della Pace, le riflessioni sul tema del lavoro e l’invito ai giovani ad essere attivi In cammino con le fiaccole accese come segno di speranza Più di cento persone alla terza edizione della fiaccolata della Pace, tenutasi sabato scorso a Castelplanio. L’idea nasce sei anni fa dal parroco di Castelplanio, don Mariano Piccotti, per ricordare una data memorabile, che è l’11 settembre. L’iniziativa si inserisce all’interno della festa del Crocifisso, ed intende attualizzare il riferimento al Crocifisso; ha il patrocinio del Comune di Castelplanio e la collaborazione della ProLoco Castelplanio e delle associazioni Aicu e Diletta onlus. Tutto ha inizio nel 2004 con la staffetta della pace, portando avanti l’idea dell’integrazione razziale; la prima edizione della fiaccolata della pace avviene nel 2006 trattando il problema internazionale della guerra, in particolare la situazione tra Libano ed Israele; la seconda edizione del 2008 ha visto come protagonista il percorso da Gandhi a Martin Luther King. Quest’anno il lavoro con il tema: “Lavoro: quale futuro per i giovani?”. Un tema caldo per il momento. Un tema che ha visto la partecipazione alla fiaccolata non solo dei giovani, ma di gente di tutte le età. Il lavoro, la sua precarietà, la situazione del mondo del lavoro vista dai giovani, da imprenditori, giornalisti, con testimonianze avvenute durante il cammino. “Questo percorso che facciamo da Macine a Castelplanio - spiega l’organizzatore don Mariano prima di iniziare la fiaccolata - deve essere un simbolo che con le fiaccole accese rappresenti la speranza per il mondo del lavoro, in particolare di quello giovanile”. La tre chilometri ha inizio dal piazzale della chiesa di Macine con la lettura della testimonianza di una ragazza universitaria, Francesca Panfoli di Castelplanio, la quale tocca il problema del precariato puntando l’attenzione sull’università. Mette in evidenza l’inutilità, a volte, dei test d’ingresso alle facoltà che spesso, dice Francesca, non rispecchia ciò che la persona andrà a fare. Nella sua lettera Francesca continua affermando che “Quello che più stupisce è il fatto che anche giovani con curriculum invidiabili alle spalle non abbiano aperte le porte del mondo del lavoro e che questio è un motivo della fuga dei cervelli dall’Italia”. La seconda testimonianza è di Simone Sebastiano, giovane giornalista di Castelplanio in rappresentanza dell’associazione no profit Cso Mar- che (Centro Sviluppo Occupazione). Simone si sofferma sul cambio di prospettiva da attuare per vivere al meglio la situazione di precarietà, facendola diventare un punto di forza che valorizzi ancora di più le competenze che ciascuno ha: “L’andare a lavoro, magari in un posto che non è proprio la nostra aspirazione, non è una sconfitta... innanzitutto è un modo per ampliare le proprie competenze, è un fatto temporaneo, un momento valido che mi permette di essere sereno nel mio cercare un altro lavoro che si avvicina di più alle mie esigenze ed al mio desiderio”. Il cammino può avere inizio, con le fiaccole accese, nella notte e lungo la salita di Castelplanio. La prima testimonianza in cammino è del dott. Vito Collamati, responsabile della commissione diocesana del lavoro. Una testimonianza sulla delocalizzazione delle produzioni che porta ad una mobilità del lavoro. Continua citando il punto 25 della “Charitas in veritate” di Benedetto XVI, affermando che “il giovane, perché tale, ha bisogno di responsabilizzazione, di solidità sotto i suoi piedi, culturale, sociale ed economica”. Conclude affermando che “la formazione al lavoro non può prescindere dalla formazione dell’uomo, della singola persona, della sua originale identità, della sua integrità, cioè da come egli coglie se stesso sulla faccia della terra, da come si scopre e si indirizza, da come sogna e da come sa applicarsi”. A seguire, il dott. Doriano Marchetti, presidente della cooperativa agricola Moncaro in rappresentanza del settore dell’agricoltura. “La situazione in agricoltura è preoccupante – comincia Marchetti - mai come ora stanno arrivando curriculum presso la nostra azienda”. Il presidente prosegue il suo intervento mettendo in chiaro che l’agricoltura è uno dei settori che risentono maggiormente della crisi che ha colpito la nazione, l’agricoltura non ha la possibilità di delocalizzare, quindi l’esigenza è quella di riuscire a valorizzare la nostra produzione marchigiana. Intervellati da momenti di silenzio, si susseguono le testimonianze, ed è la volta di Remo Uncini, collaboratore di Voce della Vallesina. L’intervento è volto ad identificare il problema del lavoro giovanile per il fatto di avere politici non capaci di rappresentare i giovani e dal fatto che i giovani hanno bisogno di utopie su cui puntare. La testimonianza ruota attorno alla critica della gestione politica del mondo del lavoro, incapace di sostenere i giovani nell’avere un futuro certo su cui porre delle basi. L’intervento successivo è quello del dott. Fernando Borgani, dirigente Telecom e responsabile della Diletta Onlus, il quale si scusa dall’inizio con i politici presenti che nel suo intervento parlerà male dei politici stessi. Intende dire che i politici non sanno fare il loro mestiere di mediatori e di creatori di iniziative per il mondo del lavoro. Cita nel suo intervento due tra gli svariati progetti che ha in mente e pronti da realizzare, criticando la loro non accoglienza da parte degli enti regionali. Conclude il suo intervento auspicando uno ‘svecchiamento’ della classe dirigente, in modo da poter garantire una proattività rivolta principalmente al mondo giovanile. Nell’ultimo tratto della fiaccolata, dove le luci del paese cominciano ad illuminare meglio il cammino, è il turno di Enrico Loccioni del Gruppo Loccioni il quale con la sua testimonianza vuole far trasparire un messaggio positivo e di speranza, finalmente. Puntando l’attenzione sulla realtà dell’impresa, sulla possibilità reale e concreta di poter creare un’impresa anche con le condizioni che ci sono attualmente. “Per essere im- prenditori – afferma Loccioni - la cosa più importante è la voglia di lavorare, non i soldi”. Essere imprenditori significa liberare anche la propria fantasia per creare un progetto nuovo, creare una rete di contatti utili, il gruppo Loccioni porta avanti progetti volti alla valorizzazione dell’imprenditoria, volta alla creazione di nuovi imprenditori.” All’arrivo presso la sala comunale, a conclusione della fiaccolata, è il momento delle autorità politiche, a cominciare dal sindaco del comune di Castelplanio. Pittori ha provocato l’attenzione degli intervenuti con degli interrogativi atti a valutare la situazione politica nazionale, raccogliendo il suo discorso in alcune parole chiave: innovazione, solidarietà e sacrificio. Ha spiegato ciò che il comune sta facendo, ossia un bando pubblico per l’assegnazione di fondi economici ai concittadini più disagiati, concentrando i discorsi in chiave politica. A seguire l’ex assessore regionale al lavoro Fabio Badiali, che ha raccolto il suo intervento intorno al mondo del lavoro, raccontando la sua esperienza in Regione. I temi toccati hanno riguardato la globalizzazione, che non si fermerà, che va gestita, magari a livello mondiale, stabilendo delle regole che portino tutti sullo stesso piano. Ma rilievo maggiore è stato dato all’incoraggiamento ai giovani verso la formazione e il lavoro, al formarsi studiando, perchè la società cerca persone sempre più preparate. A conclusione della serata, l’attenzione è puntata sull’intervento dell’assessore al Lavoro delle Marche, Marco Lucchetti che ha voluto puntare l’attenzione sulla capacità che i giovani hanno, rivolgendosi a loro quasi in tono paterno. Ha proposto con forza l’idea che i giovani oggi hanno bisogno di essere formati, di crescita professionale, di fare esperienza ed in una battua dice: “Ragazzi, dovete lavorare!”, cercando di far capire che ciascuno si crea l’esperienza nel mondo del lavoro. Una persona cresce solo lavorando. Lancia questa battuta sottolineando il fatto che le Marche, nonostante la “crisi”, sia la meno colpita da tale fenomeno e che di lavoro se ne trova nella regione, solo che molti lavori non vengono svolti dai giovani perché considerati non all’altezza delle proprie aspettative e quindi da ripudiare a priori. I giovani hanno bisogno di formazione e di studiare continuamente per essere sempre migliori e maggiormente spendibili sul mercato del lavoro. Cita, nel suo intervento, la fatica dicendo che “probabilmente i ragazzi di oggi non sono più molto abituati al sacrificio... ma forse è anche un errore della mia generazione che non ha permesso che i giovani di oggi facessero sacrifici, facendogli trovare la pappa pronta”. Un discorso allettante e coinvolgente. Chiaro nel suo messaggio: il lavoro c’è, ma di sicuro nessuno ti bussa a casa; il lavoro è un concetto importante della vita di una persona; il lavoro fa crescere; la formazione personale è una cosa importante per proporsi al meglio sul mercato del lavoro. La realtà cambia velocemente e, seppur è vero che esiste la precarietà, la stessa può essere uno stimolo ad avere più flessibiltà, ad avere più competenze e a tenere sempre d’occhio quello che accade nel mondo del lavoro, proprio perchè i cambiamenti avvengono velocemente. Nasce l’esigenza di vedere la situazione che stiamo vivendo non come una sfortuna, ma come una sfida. Nasce l’esigenza di essere punzecchiati continuamente dalla realtà. Nasce l’esigenza di avere lo stimolo di cercare lavoro. Il lavoro non è una cosa banale: occupa più della metà del tempo della nostra vita da svegli! Quindi è una cosa importante, una cosa per cui vale la pena impegnarsi. Una cosa per cui vale la pena crescere. Fotoservizio Simone Sebastiano Una fiaccolata con i giovani segue da pag. 4 capitalistico, che anni fa Giovanni Paolo II definiva “obsoleto”, non può essere solo basato sul consumo e la competitività: in una società in cui il condividere e la solidarietà si stanno sempre più emarginando. Gli Stati riducono il welfare, aumentano l’età pensionabile e l’immissione nella vita lavorativa dei giovani è sempre più precaria e flessibile. Una politica che ha riaffermato i sacrifici e le responsabilità ma non riesce a dare risposte, sociali e politiche, per affrontare una crisi di sistema, ma anche con poche armi per combattere un’economia globale che decide prima. Per questo il sistema non riesce a rispondere alle esigenze di uno sviluppo sostenibile, ancorato a vecchie cognizioni di un’economia del capitale che divide tra chi ha e chi non ha, tra paesi poveri e paesi ricchi. Invece, i paesi poveri stanno diventando i competitori dei paesi ricchi, sfruttati non più nelle materie prime ma nella manodopera a basso costo. Questi giovani che i padri volevano dottori, avvocati o professori si trovano disoccupati, aspettano e presentano curriculum. La concorrenza è agguerrita, non si è voluto programmare neanche un’istruzione mirata al sapere e alla tecnologia per renderli più utili alla società. La speranza risiede in una società che sappia distribuire meglio le proprie risorse, sappia avere la saggezza di fidarsi dei giovani. Non dimentichiamoci che la “Parola” che ci è stata data ha poteri di profezia, in una società in cui non esiste il profeta, ma invece esiste una comunità che camminando profetizza, durante la notte, alla luce delle candele, illuminando una speranza nel cuore degli anziani e dei giovani. Remo Uncini Latte Fresco Alta Qualità