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Informazione e consapevolezza di malattia, i due
1/9 Informazione e consapevolezza di malattia, i due lati dello specchio: confronto tra paziente e caregiver Andreoli G1, Nastri A1, Pizzuto M1 , Corli O1, Orsi L2, Bolzoni A2, Cesaris L1, Cozzolino A1, Enterri L2, Franchi C1, Giambelli R2, Gorni G1, Leoni M2, Longo M1, Mariconti MA2, Marchetti MA2, Piloni S2, Rebecchi M2, Sudati E2, Ullrich B1 1 Unità 2 Unità Operativa Cure Palliative, A.O. Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano Operativa Cure Palliative, A.O. Ospedale Maggiore, Crema Introduzione rispetto alla prevalenza di informazione di L’informazione di una condizione di malattia diagnosi rappresenta un prerequisito essenziale per la popolazioni (7). l’acquisizione della consapevolezza da parte del In uno studio multicentrico che ha raccolto i dati paziente. Non è infrequente, tuttavia, che in di oltre 2.000 pazienti oncologici, solo il 26% pazienti informazioni credeva che la malattia fosse “difficile da curare” quantitativamente e qualitativamente esaustive si mentre il 39% riteneva, addirittura, che la malattia verifichino difficoltà di comprensione di queste (1, fosse “facile da curare”; meno della metà (47%) 2). Esistono, cioè, dei meccanismi psicologici che considerava grave la propria malattia e il 21% possono portare il paziente fino a negare la riteneva che non lo fosse affatto. Da una analisi diagnosi e/o la prognosi, anche quando queste multivariata dei risultati, scaturiva, inoltre, che sono La alcune caratteristiche dei pazienti (come, per consapevolezza, dunque, è qualcosa che va oltre esempio, un basso livello di istruzione) erano la “processo correlate ad una percezione di malattia meno dinamico che ciascuno mette in atto nel far grave e più facilmente curabile e che, al contrario, propria comprendendola altre caratteristiche (basso performance status, cognitivamente e accettandola emotivamente” (2, ansia, pessimismo, modificazioni corporee dovute 5). alla malattia, difficoltà fisiche e lavorative o più che pienamente semplice ricevono comunicate informazione: è l’informazione, (3, un 4). A questo proposito, alcuni Autori ritengono che nei malati, cronici in particolare, e progressione in entrambe le si lungo intervallo di tempo dalla diagnosi), erano manifestino differenti gradi di consapevolezza che più frequentemente correlate ad una percezione dipendono dall’interazione di aspetti cognitivi, di malattia grave e difficile da curare (8). emozionali e relazionali (1, 6). Il Caruso e Coll., in uno studio effettuato su 311 oncologico assume una rilevanza particolare in malati oncologici di età inferiore ai 65 anni e 92 di fase terminale di malattia, quando il confronto età superiore ai 65 anni, hanno rilevato una con la fine della vita diventa inevitabile. Uno consapevolezza di diagnosi, rispettivamente del studio italiano ha investigato la consapevolezza di 66% e 48% nelle due popolazioni studiate; allo diagnosi stesso modo, riguardo alla consapevolezza della terminale: progressione della malattia, le percentuali sono diagnosi, solo il 38% dei pazienti riferiva di avere risultate del 33% e del 25%; hanno, inoltre, un tumore maligno; tale condizione risultava di evidenziato una prevalenza di consapevolezza di più frequente riscontro tra le donne e in pazienti diagnosi e progressione di malattia superiore con un più elevato livello di istruzione. Riguardo ruolo della e consapevolezza prognosi riguardo nel alla malato nel malato oncologico consapevolezza di 2/9 alla consapevolezza di prognosi, il 44% non L’indagine ha voluto esplorare, oltre al livello di risultava conscio della gravità della propria informazione e consapevolezza dei pazienti, condizione e solo il 5.4% dichiarava di avere anche altre aspetti tra i quali: ancora poco tempo da vivere (9). La scelta di indagare questo tema nasce dalla • il confronto tra il punto di vista dei pazienti e constatazione che informazione e consapevolezza dei loro caregiver rispetto a informazione e del paziente costituiscono fondamentali assistenziale nella al quale due variabili consapevolezza (ossia, verificare se i caregiver del percorso conoscono realmente qual è l’effettivo livello gestione impongono vincoli e di condizionamenti relativamente a una serie di attività che producono impatti informazione e consapevolezza dei pazienti); sul comportamento dei medici, degli infermieri e dei • caregiver nei confronti del paziente: la possibilità che epidemiologiche alcune possano variabili incidere significativamente sul livello di informazione • la possibilità di esplicitare i trattamenti in e consapevolezza. atto, condividendo con il paziente alcune scelte terapeutiche; Proprio la volontà di effettuare il confronto tra il punto di vista dei pazienti e dei caregiver ha • la possibilità di parlare liberamente della suggerito l’utilizzo malattia, della morte e di ciò che sta all’interno del titolo del progetto di ricerca e ha accadendo al paziente e, quindi, di poter orientato la costruzione dedicare dei momenti all’interno del percorso indagine e il assistenziale anche all’ascolto dei vissuti del informazioni. paziente in relazione a questi temi (parlare, ad Per esempio, della paura della morte); terminologia adottata, è opportuno specificare evitare del termine degli processo possibili di “specchio” strumenti di raccolta delle fraintendimenti sulla che: • la possibilità, per tutti gli attori coinvolti, di adottare comportamenti più trasparenti, • per informazione si è intesa la comunicazione elemento che può consentire un clima più della diagnosi al paziente (informazione nulla, disteso e tale da permettere una relazione con parziale o completa); il paziente più spontanea ed empatica. • per consapevolezza si è intesa la rielaborazione Obiettivi da parte del paziente circa le informazioni Lo studio ha avuto come obiettivo principale ricevute e, quindi, l’effettiva conoscenza del quello di suo stato di salute (“paziente inconsapevole di informazione e di consapevolezza dei pazienti uno stato di malattia”, “paziente che ritiene di oncologici assistiti in regime di cure palliative soffrire domiciliari circa la natura e l’evoluzione della loro “paziente che sa di avere avuto una neolpasia, ma è malattia. convinto di essere di esplorare l’effettivo livello di una malattia ora non neoplastica”, affetto da un’altra patologia”, “paziente consapevole di avere una 3/9 neoplasia”, “paziente che non si esprime in • con i pazienti disponibili a un approccio più proposito”) a cui si associa un’ipotesi sulle sue diretto, la raccolta delle informazioni è stata reali aspettative di vita (“paziente ottimista, che condotta attraverso un dialogo strutturato ritiene di guarire”, “paziente secondo uno schema costruito seguendo le pessimista, che ritiene di non guarire”, “paziente che alterna fasi indicazioni del protocollo di Buckman (10); di ottimismo e pessimismo” e “paziente che non si esprime in proposito”). • nel caso dei pazienti meno disponibili a un approccio diretto, la raccolta si è basata sulle Pazienti e metodi affermazioni spontanee dei pazienti stessi. La raccolta delle informazioni, realizzata tra gennaio 2005 e dicembre 2006, è stata condotta La raccolta dei dati è stata effettuata, per ciascun dai medici e dagli infermieri di due Unità paziente, entro 15 giorni dal primo colloquio con Operative di Cure Palliative Domiciliari del Nord il familiare di riferimento, nel contesto del Italia, una di un grande centro metropolitano programma di assistenza domiciliare. (Milano) e l’altra di un piccolo centro urbano (Crema); i dati di seguito riportati considerano Risultati solo i pazienti e i caregiver intervistati nella prima delle due Unità Operative essendo ancora in fase Epidemiologia del campione di elaborazione quelli provenienti dal secondo. Lo studio, relativamente ai dati raccolti dalla sola La metodologia adottata è stata differente in base U.O. di Cure Palliative di Milano, ha coinvolto un alle tipologie di interlocutori coinvolti. Nel caso campione costituito da 357 interviste a pazienti dei caregiver il medico incaricato ha provveduto a (PZ) e 393 questionari a caregiver (CG). effettuare un’intervista seguendo la traccia di una Il numero di pazienti intervistati è inferiore a check-list (allegato 1). Tale intervista è sempre stata quello dei caregiver in quanto in 24 casi non è stato effettuata al momento del primo colloquio tra un possibile effettuare la valutazione per deficit medico dell’équipe e il caregiver contestualmente cognitivo, in 10 per rifiuto del paziente e in 2 per all’apertura opposizione della famiglia. della cartella clinica, prima di qualsiasi atto sanitario e assistenziale nei confronti Il campione era costituito per il 49,9 % da donne e del per il 50,1% da uomini. L’età media dei pazienti è malato e, comunque, in assenza di quest’ultimo. Nel caso risultata pari a 73 anni, con un ampio range dei pazienti, la raccolta delle compreso tra i 26 e i 98 anni ma con una informazioni ha cercato di garantire il rispetto distribuzione per fasce d’età piuttosto omogenea, delle differenze individuali nell’affrontare la con un picco tra i 76 e gli 80 anni (figura 1). malattia e ha seguito una modalità di raccolta delle informazioni più discreta. Seguendo una traccia condivisa e in linea con la check-list precedentemente ricordata, i ricercatori hanno, di volta in volta, assunto le informazioni secondo una delle seguenti modalità: 4/9 Il 19,3% riscontrato di informazione e consapevolezza 17,1% 15,1% 1. Il punto di vista dei pazienti 14,0% 11,8% livello Il focus della ricerca si è concentrato attorno al 11,5% 11,2% grado di informazione e consapevolezza dei pazienti circa il proprio stato di salute. Il 71,7% del campione risultava informato sulla diagnosi di neoplasia. Tale dato, tuttavia si riduceva al 41,7% considerando solo coloro che risultavano aver <60 61-65 66-70 71-75 76-80 81-85 ricevuto un’informazione completa; ne consegue, >86 che circa un terzo dei pazienti era in possesso di Figura 1. Distribuzione dei pazienti per età informazioni parziali relativamente al tumore Relativamente allo stato civile, il campione di pazienti era composto prevalentemente da primitivo e/o all’evoluzione della malattia (progressione, recidiva o metastasi) (figura 2). persone coniugate (56,6%), con una componente significativa costituita da vedovi e vedove (29,9%); a seguire, nubili/celibi (8,9%), divorziati o separati (4,1%) e conviventi (1%). Il livello di scolarità era distribuito in modo discretamente omogeneo, seppure con una lieve prevalenza di persone con grado di istruzione elementare (32,5%) rispetto alle altre categorie: media inferiore pari al 25,2%, media superiore al 26,6% e laurea al 15,7%. Dal punto di vista clinico, la sede primitiva di neoplasia più frequentemente riscontrata è risultata l’apparato gastroenterico (25,2%), seguito dall’apparato respiratorio (20,8%) e dall’apparato uro-genitale (14.4%). Le altre sedi presentavano valori inferiori al 10%. A conferma di una condizione di malattia in stadio avanzato, il 95,2% dei pazienti coinvolti aveva sviluppato almeno una sede di metastasi: in particolare, il 35,0% del campione presentava una localizzazione secondaria, il 30,8% due e il 29,4% tre o più. Inoltre, in due terzi dei casi il livello di performance status, calcolato mediante indice di Karnofski, è risultato inferiore a 50 (≤ 20 nel 18%). Figura 2. Livello di informazione dei pazienti Nella quasi totalità dei casi (91,0%), il momento della prima informazione coincideva con quello della diagnosi ed era affidata nel 65% dei casi a un medico ospedaliero, generalmente oncologo, e solo occasionalmente al medico di famiglia. L’aver ricevuto informazioni circa la propria malattia, però, non significa necessariamente essere consapevoli del proprio stato di salute. Infatti, il livello di consapevolezza dei pazienti presentava valori più bassi rispetto a quello dell’informazione: solo il 59,9% dei pazienti era consapevole di avere una neoplasia, mentre un paziente su tre riteneva di essere affetto al momento da un’altra malattia. Va, peraltro, segnalato che una parte consistente di pazienti (10,4%), pur informati in passato della diagnosi di 5/9 neoplasia, erano convinti di avere al momento 2. Il confronto con il punto di vista dei caregiver attuale è Il secondo fondamentale obiettivo della ricerca è interessante rilevare vale la pena di segnalare stato quello di mettere a confronto i dati rilevati anche come nel 3,4% dei casi sembra non essersi circa sviluppata alcuna consapevolezza della malattia consapevolezza dei pazienti con il punto di vista (figura 3). dei caregiver, ossia la percezione di questi ultimi un’altra non determinata 3,4% patologia; da ultimo, il livello di informazione e di circa ciò che i pazienti effettivamente sanno a nessuna 3,4% proposito altra malattia 22,9% della loro malattia: proprio tale confronto, come già accennato, ha suggerito il titolo della presente ricerca. Il confronto ha evidenziato un elevato livello di corrispondenza (95,0%) tra ciò che i pazienti prima neoplasia, ora altra malattia neoplasia 59,9% sanno e ciò che i caregiver pensano che i pazienti 10,4% sappiano (figura 5); solo nel 5,0% dei casi, quindi, Figura 3. Livello di consapevolezza dei pazienti abbiamo situazioni in cui vi è un’asimmetria informativa tra “i due lati dello specchio”. Pur Una dimensione consapevolezza derivante o dallo stato inconsapevolezza di è trattandosi di una percentuale esigua, tale dato non può essere trascurato poiché è rappresentato dall’orientamento che i pazienti rappresentativo di alcuni contesti familiari in cui esprimevano verso il futuro, ossia la loro si preferisce non parlare della malattia e della percezione circa le evoluzioni e gli esiti della morte, malattia. Relativamente a questo item, il 40,0% dei difficili da gestire, qualora gli operatori dei servizi pazienti (cioè una quota minore rispetto a coloro di cure palliative domiciliari non si rendano conto che manifestano un livello di consapevolezza di tali asimmetrie. generando situazioni potenzialmente completa circa la loro diagnosi) si è dimostrata pessimista dichiarando di pensare “che non guarirà”, mentre il 19,9% pensa di poter guarire e il 23,8% manifesta un atteggiamento alternante in cui momenti di ottimismo, di pessimismo e di incertezza si susseguono; il 16%, infine, non ha voluto esprimersi in proposito (figura 4). non si esprime 16,0% ottimista 19,9% Figura 5. Confronto sul livello di consapevolezza dei pazienti e l’opinione in merito dei caregiver 3. Le variabili che sembrano influenzare il livello di alternante 23,8% consapevolezza dei pazienti pessimista 40,3% Figura 4. Orientamento al futuro dei pazienti Abbiamo provato a indagare se vi siano alcune variabili che incidono in maniera più diretta sulla consapevolezza dei pazienti. Nello specifico, sono 6/9 state osservate le variazioni del livello di 79,2% 73,1% consapevolezza in base ai seguenti parametri: • età dei pazienti; • livello di scolarizzazione; • somministrazione di terapie antitumorali; 56,8% 48,6% Relativamente all’età, si è osservata una riduzione progressiva del livello di consapevolezza con i pazienti più anziani: i pazienti con età maggiore di 81 anni, infatti, presentavano un livello di elementare media inferiore consapevolezza molto più basso (meno della metà) rispetto ai pazienti con un’età inferiore ai 70 media superiore laurea scolarita' Figura 7. Consapevolezza per livello di scolarità. anni. Una terza variabile per la quale si è analizzata la correlazione con il grado di consapevolezza è 83,8% stata la presenza di terapie attive (pregresse o in 72,7% corso), 54,4% con chemioterapia 35,2% particolare e radioterapia riferimento (figura a 8). La differenza di consapevolezza tra coloro che erano o erano stati sottoposti a terapie attive e coloro che non le avevano mai effettuale è evidente. In quest’ultimo caso, infatti, solo il 27,8% dei casi si è < 70 71-75 76-80 81-85 eta' Figura 6. Consapevolezza per fasce di età. dimostrato consapevole. Stupisce, tuttavia, la presenza di una quota significativa di pazienti (14,6%) che, pur effettuando ancora terapie attive, non sembrano essere consapevoli della propria Sono state riscontrate variazioni significative del malattia. livello di consapevolezza dei pazienti anche rispetto al livello di istruzione. I pazienti con un titolo universitario, infatti, esprimevano un livello maggiore di consapevolezza (79,2%) rispetto ai pazienti con diploma di scuola media superiore (72,1%) e, a seguire, in confronto a coloro che erano in possesso di licenza media inferiore (56,8%) o elementare (46,6%) (figura 7). Figura 8. Confronto tra consapevolezza di malattia e decisioni terapeutiche antitumorali adottate. 7/9 Conclusioni. • in altri casi, invece, vi può essere una I dati emersi dal presente studio confermano le rielaborazione in chiave ottimistica delle evidenze proposte da altre indagini circa il livello informazioni ricevute da parte del paziente. È di informazione dei pazienti in merito alla il caso dei pazienti che, pur se correttamente diagnosi di malattia neoplastica. Vi è, rispetto al informati, passato, una maggiore tendenza a informare i guariranno o che dichiarano di pensare di pazienti rispetto al passato; tuttavia, la presenza avere un’altra malattia. dichiarano di pensare che di un 58,3% di pazienti non informati o informati solo in maniera parziale sottolinea come vi sia Si constata, inoltre, che l’opinione espressa dai ancora una certa tendenza nel nostro Paese a non caregiver, all’inizio di un programma di cure fornire al paziente un’informazione completa palliative domiciliari, in merito ai livelli di sullo stato di malattia (11, Tale dato può informazione e di consapevolezza dei propri essere confrontato con studi analoghi condotti congiunti sulla natura e sulle caratteristiche all’estero e, in particolare negli USA dove il 95% evolutive della malattia presenta notevoli livelli di dei medici dichiara di informare i pazienti in caso sovrapposizione con i pensieri e le vedute di diagnosi di neoplasia, anche in fase di malattia riscontrate nei malati stessi nel primo periodo di incurabile (14, 15, 16, 17, 18). cura. Questo dato, quindi, fornisce agli operatori Va, altresì, considerato come la possibilità di sanitari indicazioni largamente attendibili sulle informare o non informare il paziente potrebbe conoscenze reali dei malati e, pur con la dovuta essere notevolmente influenzata dal ruolo di attenzione e prudenza da porre in ogni situazione, gatekeeper svolto dai familiari che fungono da orienta fin dagli inizi le modalità interattive e filtro e, in alcuni casi, impediscono che al paziente comportamentali con cui approcciare un nuovo siano fornite informazioni sul loro reale stato di malato. salute. Da ultimo, riguardo alle variabili che sembrano Lo studio evidenzia come vi sia una sostanziale influenzare il processo di acquisizione della differenza tra il dato relativo al livello di consapevolezza di malattia riteniamo che ulteriori informazione dei pazienti e quello relativo al loro studi dovrebbero essere condotti in merito. livello di consapevolezza. Tali differenze possono Tuttavia, i dati riportati in questa indagine essere legate anche al ruolo attivo svolto dal permettono alcune considerazioni. In particolare, paziente nel processo di comunicazione/recupero rispetto alla proporzionalità inversa riscontrata tra di consapevolezza ed età, il dato non sorprende informazioni 12, 13). oppure alla personale rielaborazione delle informazioni ricevute: poiché è lecito immaginare che in pazienti più giovani i cambiamenti e gli impatti causati dalla • in alcuni casi, infatti, la differenza tra livello malattia sulle proprie abitudini e stili di vita di informazione e di consapevolezza è legata possano alla capacità del paziente di recuperare dirompente rispetto ai pazienti più anziani per i autonomamente quali informazioni e acquisire tali essere avvertiti cambiamenti in maniera possano essere più più gradualmente consapevolezza circa il suo facilmente attribuiti ad altre malattie o all’età stato di salute; stessa. Ancora, i dati mostrati sul confronto consapevolezza-livello di istruzione potrebbero 8/9 trovare una duplice spiegazione: da un lato, characteristics as predictors of satisfaction of hospitalized adult cancer patients. Cancer 1990; 65: 186-92 infatti, è da supporre che un paziente più istruito sia anche maggiormente in grado di recuperare autonomamente informazioni che lo aiutino a comprendere la sua malattia e il proprio stato di salute; dall’altro lato è vero anche che i pazienti con titoli si studio universitari e superiori sono mediamente più giovani rispetto a quelli con licenza media ed elementare, per cui le riflessioni circa questi quattro cluster sono analoghe a quelle già fatte per l’età dei pazienti. I dati sin qui presentati non tengono conto di quelli desunti dalle interviste agli oltre 200 pazienti e caregiver intervistati dall’ U.O. di Cure Palliative di Crema la cui elaborazione è in corso di realizzazione. Al termine dell’analisi si potrà contare su di una popolazione numericamente significativa (circa 600 questionari somministrati ai caregiver ed un numero di poco inferiore relativamente alle interviste effettuate ai pazienti), popolazione che, al momento, non sembra avere pari nel recente panorama italiano Bibliografia (1 ) Morasso G, Alberisio A, Capelli M. Illness awareness in cancer patients: a conceptual framework and a preliminary classification hypotesis. Psyco-oncology 1997; 6: 212-7 (2) Lerman C, Daly M, Walsh WP, et al. Communication between patients with breast cancer and health care providers. Cancer 1993; 72 (9): 2612-20 (3) Morasso G, Cianfriglia F, Crotti N, De Falco F, Tamburini M. Physician’s attitudes in the management of terminally illness. In: A safer death. Multidisciplinary aspects of terminal care. Gilmore & Gilmore (Eds). New York: Plenum Press, 1988: 191-204 (4 ) Gattellari M, Butow PN, Tattersall MHN, et al. 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Rispetto al futuro: Pensa di farcela (“guarirò”) Non sa se ce la farà (altalenante) Pensa di non farcela (“non guarirò” – “morirò”) Non si esprime