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le domande dei bambini, le risposte degli adulti

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le domande dei bambini, le risposte degli adulti
GLI ADULTI
DI FRONTE ALLA VITA:
LE DOMANDE DEI BAMBINI,
LE RISPOSTE DEGLI ADULTI
CORSO IRC
Udine 2 settembre 2010
Piergiorgio Guizzi, psicologo e
psicoterapeuta
I BAMBINI

-
-
QUALI DOMANDE FANNO I BAMBINI
RIGUARDO ALLA VITA?
Riguardo alla nascita e alla sessualità
Riguardo alla morte
Riguardo alla sofferenza
Riguardo ai percorsi di
separazione/individuazione
Riguardo all’aldilà, alla trascendenza, al
dopo …
Alcuni esempi
La mamma mi ha detto che tutti hanno un
angelo custode. Dov’è adesso? Tu lo vedi?
 Perché la nonna è morta? Dov’è andata?
 Anche la nonna risorgerà come Gesù?
 Se dico la preghiera la nonna non muore?
 Perché io non ho la pelle nera?
 Il papà del mio amico non sta più con la
sua mamma: perché?

Alcuni esempi

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


Perché gli uomini fanno la guerra?
Ho visto alla televisione le foto di un terremoto in
cui sono morti tanti bambini: perché?
Perché tanti bambini non hanno da mangiare?
Dov’ero io prima di nascere? E i fiori? E il mio
gatto?
Ho visto un film sui dinosauri: perché non ci sono
più?
Sono andato al funerale di un amico della mia
mamma e sono entrato al cimitero. Ho visto tanti
“morti”. Abitano lì per sempre?
Come si fa e perché si muore? Fa male molto?
Alcuni esempi
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
La mamma dice che devo fare il bravo perché la
mia nonna morta mi vede. Come fa?
Se faccio il bravo vado in paradiso; se faccio
l’asino vado all’inferno. Dove sono e come sono?
Anche il mio gatto se fa il bravo viene a giocare
con me in paradiso?
Mamma mi ho detto che i morti resuscitano.
Quando? Come? E Dopo dove vanno?
Se si deve resuscitare, perché prima si muore?
Se devo morire, perché sono nato?
Alcuni esempi
Come sarò io da grande?
 Se mi sposo come papà e mamma, faccio
anch’io i bambini? Come faccio?
 Tomas non è nato dalla sua mamma. E’
stato adottato e gli vogliono molto bene.
Perché lo fanno?
 Stavo giocando, sono caduto e mi hanno
portato in ospedale. Là ho visto tanti
bambini ammalati: perché?

Alcuni esempi
Gesù come fa a risorgere?
 Davanti al presepio: Gesù Bambino nasce
adesso o è nato tanto tempo fa?
 Dov’è Dio?
 Tu hai visto Dio?
 Dio ha creato il mondo, chi ha creato Dio?
 Gesù aveva due papà?
 Perché hanno ucciso Gesù?

NARRAZIONI INFANTILI
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
Una zia famosa scrittrice e giornalista, Oriana
Fallaci, racconta così un dialogo con Elisabetta, la
nipotina di cinque anni.
“È vero che parti?”. “Sì, Elisabetta”. “Allora resto
a dormire con te; …era corsa a prendere il
pigiama e il suo libro dal titolo La vita delle
piante, poi m’era venuta accanto nel letto: d’un
tratto m’aveva puntato gli occhi negli occhi e
posto quella domanda: “La vita cos’è?”.
… “La vita è il tempo che passa fra il momento in
cui si nasce e il momento in cui si muore”.
“E basta?”. “Ma sì Elisabetta, basta”.
“E la morte che cos’è?”
“La morte è quando si finisce, e non ci siamo
più”.
NARRAZIONI INFANTILI
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
“Come quando viene l’inverno e un albero
secca?”.
“Più o meno”.
“Però un albero non finisce, no? Viene la
primavera e allora rinasce, no?”
“Per gli uomini non è così, Elisabetta. Quando un
uomo muore, è per sempre. E non rinasce più”.
“Anche una donna?Anche un bambino?”
“Anche una donna, anche un bambino”.
“Non è possibile!”. “Invece sì, Elisabetta”.
“Non è giusto!”. “Lo so, dormi”
“Io dormo, ma non ci credo alle cose che dici. Io
credo che quando uno muore fa come gli alberi
che d’inverno seccano ma poi viene la primavera
e loro rinascono, sicché la vita deve essere
un’altra cosa”.
SI VOLEVANO BENE
 C’era
una volta una sorellina che
voleva bene al suo fratellino, poi
arrivava una rana che picchiava tutti
e due perché loro si volevano bene e
la rana non voleva perché diceva che
loro non potevano volersi bene…
Arriva un orso grande grande e dice:
“Sì che si vogliono bene!” perché lui
era buono…
ATTENTI AL TOPO
MALEDUCATO
 C’era
una volta un coniglietto e due
koala che dormivano e dopo andava
a dormire anche il coniglietto. Tutti
dormivano… É arrivato un ladro…il
topo maleducato che picchia la
mamma e poi si nasconde… La
mamma si sveglia e va dal
coniglietto e lui dice:” Non sono stato
io! È stato il topo maleducato che si
è nascosto!”.
ATTENTI AL TOPO
MALEDUCATO
 “Lo
andiamo a cercare” dice la
mamma, “forse è dietro quell’orso!
Eccolo lì! Si era nascosto!”.
 “Come avete fato a trovarmi?” dice il
topo maleducato.
 “Perché ti abbiamo cercato, ce lo ha
indicato l’ippopotamo!”, dicono tutti,
il coniglietto, i koala, l’ippopotamo.
ATTENTI AL TOPO
MALEDUCATO
 “Uffa!”
dice il topo maleducato.
 Arriva una pecorella che dice: “
Basta topo, arrivano i carabinieri che
sono più grandi anche di te…”
 Arrivano l’orso e il cane, lo prendono,
lo mettono sopra il cane, vanno via e
lo portano in prigione”.
Le domande dei bambini

L’educazione ambientale e scientifica, i
laboratori linguistici, il percorso IRC, le
esperienze dirette, l’approccio alle
festività, ecc. consentono al bambino non
solo di conoscere la natura, il mondo degli
animali e le cose, ma costituiscono
un’occasione per introdurlo a sistemi di
significato e a valori che possano
accompagnarlo nel percorso di crescita. Il
bambino si pone domande di senso e ha
bisogno di trovare interlocutori adulti che
gli forniscano orientamenti e criteri per
avvicinarlo alla verità della vita.
Dalle Indicazioni per il curricolo


I bambini formulano le grandi domande
esistenziali e sul mondo e cominciano a
riflettere sul senso e sul valore morale
delle loro azioni, prendono coscienza della
propria identità, scoprono le diversità e
apprendono le prime regole necessarie alla
vita sociale.
Si chiede dove era prima di nascere e se e
dove finirà la sua esistenza e quella di chi
gli è caro, quale sia l’origine del mondo; si
interroga su Dio e si confronta con
l’esperienza religiosa”.
I DONI DELLE FATE
Non ci sono solo i fantasmi a
popolare le stanze dei bambini, ci
sono gli innumerevoli, infiniti regali
che accompagnano la vita da
sempre, nel suo passaggio da una
generazione all’altra.
Sono i doni delle Fate che si
presentano al Battesimo della Bella
Addormentata nel bosco, molto più
potenti rispetto all’incantesimo della
strega (A. Marcoli)
E NOI?
LE DIFFICOLTÀ DEGLI ADULTI
 Paura
di far del male al bambino
facendogli incontrare il dolore, la
sofferenza e la morte
 Pensare che il bambino sia piccolo e
quindi non in grado di avvicinarsi alle
tematiche d fondo della vita
 Pensare che la negazione di oggi
aiuti il bambino … domani si vedrà…
LE DIFFICOLTÀ DEGLI ADULTI
 Come
afferma A. Marcoli,
“accompagnare i bambini nella
costruzione del loro mondo interno
per quanto riguarda la vita, i suoi
passaggi e gli inevitabili momenti di
crisi che questi passaggi
comporteranno, senza lasciarli soli,
sembra dunque avere un valore
fondamentale nella relazione adultibambino”.
LE DIFFICOLTÀ DEGLI ADULTI
 Come
afferma A. Marcoli, “è
importante rispettare e riconoscere il
dolore di un bambino. Quando
tentiamo di evitarglielo è forse a noi
stessi che tentiamo di evitare il
dolore che ci procura il veder soffrire
un bambino, ma in questo modo
priviamo sia lui che noi stessi di una
cosa molto importante”.
IL RUOLO DELL’ADULTO
 Diviene
fondamentale allora
avvicinare il bambino, seppure in
termini graduali e protettivi, a ciò
che può creare sofferenza,
aiutandolo ad esprimere il dolore e i
sentimenti di perdita, e dandogli
testimonianza che è possibile
accogliere dentro di sé il dolore in
quanto anche l’adulto riesce in tale
operazione.
IL RUOLO DELL’ADULTO
 Il
bambino si interroga, pone delle
domande, ha bisogno di adulti che
sappiano accompagnarlo nel trovare
risposte alle domande fondamentali
della vita, e solo tali risposte
consentono al bambino di trovare la
serenità per affrontare i dilemmi
dell’esistenza.
IL RUOLO DELL’ADULTO
L’impatto con la sofferenza emotiva non è
di facile elaborazione, talvolta il dolore e la
sofferenza scatenano la rabbia nel
bambino, e solamente l’adulto può aiutarlo
a canalizzare adeguatamente gli impulsi
aggressivi derivanti dall’angoscia e
dall’impotenza.
 È possibile pertanto aiutare il bambino a
trovare le parole per esprimere le
sensazioni e le emozioni interiori e
soprattutto ascoltare quello che vuole
comunicare.

IL RUOLO DELL’ADULTO

Nelle Raccomandazioni per le Indicazioni per il
curricolo nel paragrafo “Le grandi domande” si
afferma: “Il bambino non è uno sprovveduto o,
peggio, un superficiale da tacitare con artifizi
teorici o con la reticenza. Si pone e pone come
ogni persona umana, ovviamente al suo livello,
domande radicali, impegnative. Per lui hanno
sempre una rilevanza totale: non solo cognitiva,
ma anche affettiva, estetica, operativa, morale,
sociale, perfino corporea. Domande che
riproducono la dialettica universalità-individualità,
permanenza-contingenza, uguaglianza-diversità:
… Non si tratta di impedirle o rimuoverle, magari
per non turbar e per rassicurare con mistificanti
divertimenti. Al contrario, si tratta di assumersi la
responsabilità di una risposta personale,
testimoniata nell’esempio e nell’esercizio.
E la scuola dell’infanzia?

La preoccupazione di molte insegnanti per
i programmi, i progetti, le scadenze... ci
indicano che non sembra essere
interiorizzato il senso profondo della
scuola dell’infanzia: vivere e far star bene
i bambini non è ‘buonismo’ L’educazione di
base deve comprendere oggi un
insegnamento che “verta sulla condizione
umana”, ogni conoscenza sta’ intrecciata
con le domande “Chi siamo?” “Dove
siamo?” da dove veniamo?” “dove
andiamo?.
Quale scuola dell’infanzia?
 Se
non c’è questa ricerca di senso
“l’uomo rimane frammentato nei
singoli pezzi di un puzzle che ha
perso la sua figura ...così la
complessità umana diviene invisibile
e l’uomo svanisce come una traccia
sulla sabbia. Ugualmente si aggrava
l’ignoranza del tutto, mentre
progredisce la conoscenza delle
parti” (Morin E., I sette saperi
necessari all’educazione del futuro,
Cortina, Milano, 2001, pag. 47).
Quale scuola dell’infanzia?
 “Dove
va il signore, con il suo
cavallo?” “Non lo so”, dissi io “purché
sia via di qua, solo via di qua. Via di
qua senza sosta, soltanto così potrò
raggiungere la mia meta”. “Dunque
conosci la tua meta”, osservò lui.
“Sì” replicai “l’ho detto no? Via-diqua ... ecco la mia meta.” (Kafka F.,
La partenza, in I racconti, Rizzoli,
Milano, 1985, pag. 428).
Quale scuola dell’infanzia?
 La
meta di un educatore dovrebbe
essere quello di andare
continuamente “Via di qua”, senza
avere la preoccupazione e l’ansia di
dover arrivare in qualche punto
preciso di un itinerario prefissato a
tavolino. Gli apprendimenti derivano
dalle attività ‘reali’, condivise, da
attività che hanno senso e che danno
piacere e benessere.
E LA SCUOLA DELL’INFANZIA?
 Ogni
proposta ha un suo senso
solamente se l’educatore è in grado
di far attenzione ai sentimenti che
prova di fronte alle domande di
senso dei bambini, in quanto tali
sentimenti possono condizionare
anche notevolmente il modo con cui
egli risponde.
E LA SCUOLA DELL’INFANZIA?

La risposta più autentica e vera che
l’adulto dà al bambino che gli pone
degli interrogativi esistenziali è data
da come lui si pone di fronte alla
vita e alla morte, dal senso che lui
stesso dà alla propria esistenza;
E LA SCUOLA DELL’INFANZIA?
 Se
un adulto non è consapevole del
fatto che viene interpellato come
persona dal bambino, quando questi
gli pone delle domande di senso,
allora può capitare che le sue
risposte possano suonare false, non
autentiche, in quanto non coerenti
con i suoi atteggiamenti” (A.Basso).
NARRARE E NARRARSI

la narrazione permette al
bambino di conoscersi, di
conoscere il mondo, di
identificarsi con i personaggi
che entrano in scena, di
comprendere i propri vissuti
interiori, di conoscere la via di
soluzione delle proprie
problematiche; in poche parole,
favorisce lo sviluppo della
personalità infantile.
Comunicare attraverso fiabe,
racconti, storie…

La narrazione è orientata verso il futuro e
guida il bambino, in termini che egli può
comprendere sia nella sua mente conscia
sia in quella inconscia, aiutandolo ad
abbandonare i suoi desideri infantili di
dipendenza e a raggiungere un’esistenza
maggiormente autonomizzata in termini
emotivi, e aiutandolo a trovare le prime
risposte ai dilemmi della vita.
FILASTROCCA DEL VULCANO

Monte Vulcano s'è preso la tosse
Lancia nel cielo le sue bave rosse
Spruzza la bava, sprizza la lava
Brucia la terra che lo abbracciava
Monte Vulcano fa uno starnuto
Scioglie un ghiacciaio in un solo minuto
Col fazzoletto di un nuvolone
Il cielo grande gli soffia il nasone
Fiato di fiamme di mille fornelli
State lontano, poveri uccelli
Monte Vulcano con un fiato solo
Vi cuoce arrosto nel mezzo del volo
Corri carretto, corri cavallo
Dietro c'è un fiume di rosso e di giallo
Corri con babbo, corri con mamma
Dietro ci insegue un cavallo di fiamma
Corriamo fino al mare più scuro
Corriamo fino al mare di vetro
Quando alla fine siamo al sicuro
Lì ci fermiamo, guardiamo indietro
Arrabbiatissimo Monte Vulcano
Ci fa zampilli di mille colori
E noi tranquilli, da molto lontano
Cacciamo tre lingue di fuori
LA STORIA DEL BRUCO
GIOVANNI
C’era una volta un gelso centenario, pieno
di rughe e saggezza, che ospitava una
colonia di piccoli bruchi…
 In primavera, una farfalla stupenda dalle
ali rosse e nere volava leggera intorno al
gelso.“Hai visto Giovanni che avevo
ragione io? Hai già dimenticato come eri
poco tempo fa!”

IL RACCONTO
AUTOBIOGRAFICO
 Raccontare
la propria storia, quella di
papà e mamma, quella di “ME”
insegnante quando “ERO PICCOLA”,
la storia dei NONNI e quella del
paese e della comunità
 IL Racconto autobiografico: l’album
delle fotografie, i disegni che
raccontano la propria storia…
IL “QUINTO VANGELO”

Percorsi IRC e di educazione
religiosa aperti ad accogliere le
domande, i dubbi, le emozioni dei
bambini per consentire loro di
scoprire adulti aperti e accoglienti,
e soprattutto non evasivi nei
confronti delle dimensione di fondo
dell’esistenza umana e della vita.
IL REGALO PIU’ GRANDE

La pace invocata, sbandierata, augurata
non fa solo parte degli argomenti politici,
più o meno di attualità, ma entra nel
quotidiano di ciascuno, anche dei bambini.
La nostra sensibilità ci fa percepire “bello”
lo stare bene insieme, ci fa desiderare la
pace come condizione di benessere.
Sicuramente il comandamento dell’amore
che Gesù ci ha trasmesso “ama il
prossimo tuo come te stesso” conteneva il
segreto della felicità. Anche i bambini sono
in grado di comprendere che fare pace e
stare in pace genera serenità.
 La
pace è desiderabile e bella, ma è
“fragile”, basta poco per infrangerla:
un dispetto, una parola di disprezzo,
un atteggiamento egoistico, …
 E’ questo il momento in cui
dobbiamo insegnare ai bambini le
semplici strategie per ricostruirla,
certi che il rancore, la ripicca e la
vendetta non fanno crescere.
Il castello grigio cupo

“C’era una volta un piccolo paese. Dentro vi abitava un re
gelosissimo del suo castello, che non permetteva ad alcuno
di entrare. Tanto tempo prima, quando era un giovane re,
amava circondarsi di tanti amici e insieme a loro trascorrere
il tempo andando a cavallo, tirando le frecce al piattello.
Quando qualche cavaliere vinceva il re andava su tutte le
furie, infatti voleva vincere sempre e comunque. Si
arrabbiava a tal punto che sfidava il vincitore a superare
prove difficilissime e rischiosissime e poi lo bandiva dal
castello e dal paese. A poco a poco tutti lasciarono il castello
e il re rimase solo e arrabbiato. Il castello a poco a poco
divenne “grigio cupo” come la polvere che copriva ogni cosa
e assunse un’aria talmente triste che nessuno voleva
avvicinarsi. Il re invecchiava anche lui grigio come il suo
castello. Un giorno sul castello volò un uccellino e si posò sul
davanzale della stanza del re. Vide il re assorto e triste e
cinguettando domandò: “cip, cip, perché sei triste? Cip, cip,
c’è un bellissimo sole e i fiori nei giardini sono meravigliosi?
Cip, cip, non hai voglia di uscire a cavallo?” Il re rimase
molto turbato, ma anziché arrabbiarsi, come era solito fare,
si avvicinò al davanzale.


Diede uno sguardo al cielo e vide che il sole splendeva
tentando di illuminare le guglie scurite del suo castello.
Gli venne voglia di uscire a cavallo e anche di tirare al
piattello con l’arco e le frecce… nessuno però in quel
momento poteva farlo con lui: era solo! Improvvisamente
sentì addosso la stanchezza di anni di rabbia e di rancore.
Si rese conto che aveva allontanato tutti i suoi amici, aveva
voglia della loro presenza. Ci voleva un gesto speciale per
rappacificarsi con loro e poter trascorrere ancora insieme le
giornate. L’uccellino suggerì di invitarli ad una festa: la
festa della Pace. In poco tempo fu organizzata la festa e la
pace fu fatta con le scuse del re che regalò a tutti archi e
frecce. I cavalieri ritornarono ad animare le giornate al
castello. Il castello riprese i colori originali e perse il grigio
cupo con cui si era coperto, anche le guglie sembravano più
basse. Ogni anno per ricordare quel momento venne
organizzata la festa della pace in cui tutti erano invitati a
scambiarsi un gesto di pace.”
 Proponiamo
di mettere in campo la
scena del racconto utilizzando pochi
strumenti realizzati al momento: una
corona, della frecce di cartone, la
sagoma di un castello tracciata su un
foglio di carta da pacco e attaccata
con dello scotch al muro… In modo
molto semplice e veloce
trasformiamo l’aula in un teatro nel
quale prenderà vita la storia.
situazion
e
Disegna una
situazione di
litigio
Disegna una
situazione di
pace
simbolo
sentimen
to
Come
ti
senti quando
la
pace
viene rotta
da un litigio?
Come
ti
senti quando
fai la pace?



A conclusione ricorderemo che Gesù desiderava
la Pace, ha portato nel mondo la Pace, ha
descritto il regno di Dio come il luogo della Pace.
Conversiamo con loro sul significato delle parole
di Gesù“ama il prossimo tuo come te stesso”.
Domandiamo:“se un bambino ama, cioè vuole
bene ad un’altra persona, dimostra il suo bene
con parolacce, calci, pugni, spintoni?” “ amare,
cioè essere amico di un altro bambino, significa
cacciarlo?” “ se due amici hanno litigato, cioè
rotto la loro amicizia e il loro bene (= amore)
possono recuperare? Come” “I gesti di pace sono
gesti di bene, di amore?”
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