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“I nostri dipendenti non devono subire i rischi del cambio”

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“I nostri dipendenti non devono subire i rischi del cambio”
Il caso
La Jetpharma di Balerna, in controtendenza,
spiega perchè non taglia e non taglierà i salari
“I nostri dipendenti
non devono subire
i rischi del cambio”
OMAR RAVANI
PADRE E FIGLIO
L’ingegner
Alberto Martinoli,
77 anni, sopra,
con il figlio
Stefano, 42,
lancia un
messaggio alle
altre aziende:
non farsi
prendere
dal panico
L
a Jetpharma di Balerna è un’azienda che si
distingue. E non parliamo qui della farmaceutica, ma del fatto che, differenziandosi
da altre imprese, ha deciso di rifiutare la politica
dei tagli salariali. “Non vogliamo far ricadere sui
dipendenti i problemi derivanti dalle situazioni
economiche - dice il fondatore, l’ingegner Alberto Martinoli -. Sarebbe sbagliato, perché la congiuntura è mutevole e non dobbiamo farci prendere dal panico ad ogni sussulto”.
Sussulti che negli ultimi tempi hanno portato
diversi datori di lavoro a imporre sacrifici ai propri lavoratori, il più delle
volte differenziando tra
personale residente e
frontaliero. Non qui. “Sono iniziative sbagliate commenta l’ingegnere -.
Se si vuole che un’azienda
funzioni al meglio, dobbiamo fornire alle persone
che lavorano con noi le
condizioni più favorevoli.
Fra queste una delle più
importanti è sicuramente
la parità di trattamento.
Perché ritengo sia fondamentale che non ci siano
differenze di guadagno in
base alla provenienza”.
Anzi, a ben guardare
per Martinoli l’origine del
dipendente ha scarsa importanza. Al momento
della ricerca si esplora il terreno per trovare una
figura che sia adatta al posto da ricoprire. Alla
Jetpharma la procedura segue questo iter. “Dapprima sondiamo il mercato interno, rivolgendoci
ad uffici di collocamento e a personale formato in
Ticino - spiega Martinoli -. Poi se non troviamo
chi c’interessa, tramite agenzie di reclutamento
del personale, ci muoviamo sul territorio nazionale, ma anche su quello italiano. E non è raro
che sia proprio al di là della frontiera che troviamo la figura sperata”.
Martinelli insiste molto su questo rigore nella
ricerca della manodopera. Ma la strategia aziendale della Jetpharma, spiega, si basa anche su
due altri pilastri. “Per ottenere il meglio ci vogliono macchinari all’avanguardia e cervelli che sappiano sfruttarli al massimo delle loro potenzialità
- sottolinea l’ingegnere -. Per questo m’interessa
avere nella mia attività persone capaci, motivate
e che abbiano conoscenze e abilità il più possibile
funzionali al loro compito. Perciò, come detto, mi
importa relativamente da dove arrivano. Io assumo figure professionali senza badare troppo al loro passaporto”.
In questo periodo di difficoltà, la Jetpharma
ha scelto dunque di affrontare la situazione senza
farsi prendere dal panico. E di investire nel futuro. “Le sfide che ci attendono sono sempre più
esigenti - conferma Martinoli -. Perciò credo sia
giusto non tirare i remi in barca in alcun momento. Per questo già da qualche anno abbiamo diversificato il nostro campo d’azione, rivolgendoci
dapprima al Nordamerica e poi all’Asia, tenendo
però sempre presente le nostri radici svizzere.
L’industria farmaceutica elvetica rimane una delle più forti al mondo e questo non bisogna mai dimenticarlo. Come bisogna sempre ricordarsi di
investire. Ad esempio io ho in progetto di comprare nuovi macchinari e procedere a delle nuove
assunzioni. Attenzione però, tutto ciò va fatto con
testa. Perché compiere il passo più lungo della
gamba sarebbe un errore imperdonabile”.
[email protected]
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