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Meglio sap sapere che subire bire - Dieta Zona Personalizzata Online

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Meglio sap sapere che subire bire - Dieta Zona Personalizzata Online
a cura di: Gabriele
e Buracchi.
Bu
Nutrizionista e Psicologo
P
La
a Prostata
Pros ata
Meglio sap
sapere che subire
bire
2016
WWW.DIETAZONAONLINE.COM
0
Avvertenza.
Questi miei appunti e riflessioni non si sostituiscono in nesssun modo al parere
del vostro medico, da consultare in caso di problemi alla prostata.
ABBREVIAZIONI USATE NEL TESTO
ACTH = ORMONE ADRENOCORTICOTROPO
CPPS = CHRONIC PELVIC PAIN SINDROME (SINDROME DOLOROSA PELVICA CRONICA)
DHT = DIIDROTESTOSTERONE
E1 = ESTRONE
E2 = ESTRADIOLO-17 β
EGF = FATTORE DI CRESCITA DELL’EPIDERMIDE
ERs = RECETTORI PER GLI ESTROGENI
KGF = FATTORE DI CRESCITA DEI CHERATINOCITI
IGF1 = SOMATOMEDINA
IGFS = FATTORE DI CRESCITA INSULINOSIMILE
IMC = INDICE DI MASSA CORPOREA
IPB = IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA
LH = LUTEINIZING HORMONE (ORMONE LUTEINIZZANTE)
LHRH = LUTEINIZING HORMONE RELEASING FACTOR (FATTORE DI RILASCIO DELL’ORMONE
LUTEINIZZANTE)
LUTS = LOWER URINARY TRACT SYMPTOMS (SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE)
PCA3 = PROSTATE CANCER GENE 3 (TEST)
PSA = PROSTATE SPECIFIC ANTIGEN (ANTIGENE PROSTATICO SPECIFICO)
RNA = RIBONUCLEIC ACID (ACIDO RIBONUCLEICO)
SERMs = MODULATORI SELETTIVI DEI RECETTORI PER GLI ESTROGENI
T = TESTOSTERONE
TGF = FATTORE DI TRASFORMAZIONE DELLA CRESCITA
TNM = T = TUMORE, N INDICA LO STATO DEI LINFONODI (N 0 SE NON INTACCATI, N 1 SE INTACCATI)
E M LA PRESENZA DI METASTASI (M 0 SE ASSENTI, M 1 SE PRESENTI)
TURP = RESEZIONE ENDOSCOPICA TRANS URETRALE PROSTATICA
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È SUCCESSO A ME.
E così un giorno, come è successo a me alcuni anni or sono, sei colto dalla febbre e dai tremiti con
senso di oppressione al basso ventre nella zona del perineo. Scopri improvvisamente di avere la
prostatite ma, soprattutto, che il tuo PSA (Antigene Prostatico Specifico) è a 8,6. Facendo
l’ecografia prostatica il medico ti dice che hai una prostata bella grossa: Ipertrofia Prostatica
Benigna. Certo, i sintomi mi avrebbero dovuto far riflettere già da tempo. Mi alzavo 4 volte per
notte a fare pipì, il getto era sempre più breve, quasi uno sgocciolamento e provavo sempre una
sensazione di bruciore. A volte, dopo un rapporto sessuale, provavo un senso di forte fastidio, una
sorta di oppressione nella zona del perineo. E, dal momento in cui avvertivo lo stimolo al momento
di dover fare precipitosamente la pipì, passava pochissimo tempo, rischiando magari di farmela
addosso.
Ma non ci avevo dato peso. Spesso i problemi non li vogliamo vedere ma, se qualcuno mi avesse
messo la pulce nell’orecchio, probabilmente avrei prestato più attenzione. Eppure il numero di
prestazioni sanitarie conseguenti ai vari problemi della prostata è molto elevato, basta dire che
l’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) è la seconda patologia per numero di diagnosi effettuate nei
maschi ogni anno in Italia, oltre otto milioni di visite. Non solo, ma da rilevare che il numero di
visite è più che raddoppiato dal 1990 al 2000. Vorrà pur dire qualcosa! Ma forse c’è interesse che
le cose continuino ad andare così.
L’unica soluzione che mi hanno prospettata è stato l’intervento chirurgico, presentatomi come
cosa di poco conto. Nessuno che si sia preso la briga di informarmi degli effetti collaterali, quelli
certi, per non parlare di quelli incerti ma probabili. Tra quelli certi c’è l’eiaculazione retrograda,
cioè la mancata emissione dello sperma al momento del coito conseguente alla TURP, cioè alla
resezione endoscopica trans uretrale prostatica che mi era stata proposta. Lo sperma viene emesso
all’indietro, verso la vescica, invece che verso l’esterno. In pratica, dopo l’intervento chirurgico si
diviene sterili. Nessuno dei vari “luminari”consultati che mi abbia proposto una cura, qualcosa se
non altro per alleviare i fastidi.”Vigile attesa”è il termine tecnico per dire “non fare nulla” in
attesa che la situazione si aggravi irreparabilmente e l’intervento chirurgico (sicuramente più
redditizio per chi lo esegue) divenga assolutamente inevitabile.
Mi sono dovuto informare da solo e sono rimasto traumatizzato dalle prospettive. Ho capito che
dovevo fare da me. Sono un Nutrizionista, non sono un Urologo e la letteratura scientifica,
specialmente quando si parla di alimenti ed integratori alimentari sono in grado di leggerla e di
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capirla bene. La conclusione è che ho compreso di dover agire su tre fronti: l’alimentazione,
l’attività fisica e l’uso dei giusti fitoterapici. Nessuno che si fosse preso la briga di parlarmene.
Per l’alimentazione è stato facile. E così ho tolto dalla mia dieta i cibi piccanti, drastica riduzione
del caffè (meglio nessuno comunque), aboliti i superalcolici e gli alcolici (ogni tanto bevo ancora
mezzo bicchiere di vino, lo ammetto), diminuiti drasticamente anche i latticini. Eliminati o quasi i
grassi saturi come gli insaccati, il burro e panna. In compenso molta più frutta, più verdura, più
pesce e molta acqua.
Anche l’attività fisica è stata importante. Mi è bastato fare quello che consiglio sempre ai miei
pazienti (ma che da molto tempo non facevo più), cioè 4/5 ore di attività aerobica a settimana oltre
agli esercizi specifici come quelli di Kegel.
Per i fitoterapici o integratori alimentari ho dovuto fare qualche ricerca ma basta documentarsi
sulla letteratura scientifica (non sui siti commerciali). Anche qui la situazione appare abbastanza
chiara. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’effetto sull’IPB della Serenoa o meglio dei
suoi frutti. Studi scientifici ci dicono che dopo alcuni mesi gli effetti della Serenoa sono equivalenti
a quelli dei farmaci chimici, ma senza gli effetti collaterali di questi ultimi, effetti spesso gravi come
diminuzione della libido e disfunzioni sessuali che in taluni casi portano all'impotenza. In più la
prostata, per rimanere sana, necessita di un giusto apporto di un minerale: lo Zinco. Niente di più
facile che ricorrere ai semi di zucca mangiati in quanto tali o come estratto.
Sono ormai passati cinque anni da allora (2011) e non ho mai abbandonato né la Serenoa né gli
estratti di Semi di Zucca. La mia attività sessuale è decisamente migliorata (alcuni sostengono che
la Serenoa sia anche afrodisiaca…), mi alzo solo una volta per notte a fare pipì (è anche vero che
bevo molta acqua prima di andare a dormire) ed il getto è ritornato normale.
Oggi ho 65 anni e questa è la mia esperienza personale. Sicuramente non è valida per tutti, ma a
me le cose sono andate così.
INTRODUZIONE
È davvero una ben strana sorte quella della prostata. La sua presenza nel corpo dell’uomo e le sue
funzioni, assolutamente fondamentali per la riproduzione e quindi per lo stesso mantenimento della
nostra specie sulla Terra, sono completamente ignorate per i primi 40/50 anni di vita. E quando dico
ignorate non mi riferisco solo al grande pubblico che non necessariamente deve avere nozioni di
anatomia, fisiologia ed urologia, ma mi riferisco agli esperti ed in particolare alle autorità sanitarie
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cui compete (?) una attività di prevenzione e quindi di informazione dei diretti interessati: gli
uomini.
“Gli uomini di 50 anni e oltre dovrebbero essere intervistati sulla presenza di LUTS (Sintomi
delle Basse Vie Urinarie), informati sul loro significato e sulle possibilità terapeutiche”(1).
E non sarebbe un’opera di prevenzione di poco conto e di poca rilevanza (sicuramente con
considerevoli risparmi per la sanità). Leggiamo infatti su una pubblicazione(1) curata
dall’Associazione Urologi Italiani:
“Il numero di prestazioni sanitarie legate alle affezioni prostatiche è molto alto, infatti
l’IPB è la seconda patologia per diagnosi effettuate negli uomini ogni anno in Italia (con
8.173.432 visite), dietro solo all’ipertensione arteriosa e davanti ad altre malattie molto
frequenti come la cardiopatia ischemica, le dislipidemie e il diabete mellito. Il numero
di visite è più che raddoppiato dal 1990 (3.550.000) al 2003 (8.000.000).
Altri indici del forte impatto economico dell’IPB in Italia si rilevano dai dati del Ministero
della salute sulla spesa per i farmaci rimborsati dal SSN (327,8 milioni di euro spesi
in farmaci per l’IPB) e sul numero di ricoveri per questa patologia (14.854 ricoveri
per IPB, per un totale di 74.834 giornate di ricovero)(2).
Considerando che la prevalenza dell’IPB aumenta all’aumentare dell’età, con l’invecchiamento
progressivo della popolazione, fenomeno particolarmente rilevante in Italia,(3) l’impatto economico
della patologia sarà sempre più importante.”
Poi, improvvisamente, di solito tra i 50 e i 60 anni, l’uomo comincia a rendersi conto di avere una
prostata per il semplice motivo che questa comincia a creare problemi. “Ho la prostata” ci si sente
dire da qualche amico, come se prima non l’avesse mai avuta.
A volte si tratta di fastidi più o meno grandi(4) come il doversi svegliare molte volte ogni notte, altre
volte si tratta di problemi più gravi che richiedono, magari, misure drastiche. In ogni caso quello
che poteva e doveva essere fatto a scopo preventivo non è stato fatto e adesso se ne pagano le
conseguenze.
Per avere una idea, seppure generale, si deve rilevare come almeno dopo i 50 anni di età (in alcuni
casi relativamente a certi disturbi anche prima) si può andare incontro a problemi, di varia natura, a
carico di questo organo. Il processo, parliamo in particolare dell’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB),
inizia già a circa 40 anni ma, stando ad alcuni studi, si pensa che l'ingrossamento della prostata
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possa iniziare in alcuni pazienti già all'età di 30 anni. Facendo riferimento alle cifre statistiche si sa
che circa il 50% degli uomini fra i 50 ed i 60 anni presenta evidenze cliniche della comparsa di IPB,
percentuale che si innalza al 70% dopo i 60 anni superando il 90% oltre gli 80 anni. Non andrebbe
neppure sottovalutata l’importanza del carcinoma prostatico, in Italia la seconda causa di morte per
tumore, nel maschio. Se vogliamo credere ai dati forniti dal Ministero, in Italia i casi di tumore alla
prostata sono stati 147.000 nel 2008. Per non parlare della prostatite che, nelle sue varie forme,
colpisce anche maschi molto giovani. Colpisce circa il 10% degli uomini sessualmente attivi
(sembrerebbe che quasi il 50% degli uomini abbia, almeno una volta nella vita, un episodio
infiammatorio della prostata più o meno intenso).
I problemi alla prostata, nelle loro varie forme, sono quindi così frequenti e quasi ineluttabili da
farci capire come il prostatismo (l’insieme di sintomi causati dalla presenza di una patologia di
origine prostatica come prostatite, IPB,carcinoma) sia una condizione così probabile nella vita di
uomo da farci pensare ad un male ampiamente annunciato. E quindi, almeno in una certa
percentuale, prevenibile.
Ma a fronte di questi dati l’informazione, quella preventiva magari da cominciare già a 30 anni, è
assolutamente assente. Eppure costerebbe così poco informare sistematicamente gli uomini di
quello che prima o poi gli succederà.
COSA È LA PROSTATA
La prostata umana è una ghiandola fibromuscolare esocrina che, in condizioni di buona salute, ha le
dimensioni di una grossa castagna ed è collocata nella parte frontale del retto, circa 5 cm dopo l'ano,
al di sotto e posteriormente alla vescica urinaria. Ha un diametro trasversale medio di 4 centimetri
alla base, verticalmente è lunga 3 e antero-posteriormente circa 2, con un peso di 10-20 grammi nei
soggetti normali, peso che tuttavia può aumentare di svariate volte in caso di IPB. Per questa sua
posizione è relativamente facile poterla palpare attraverso il retto con il dito o studiarla con la
ecografia trans rettale. Circonda la prima porzione del canale che parte dalla vescica (uretra
prostatica) ed attraverso essa transitano le parti terminali dei dotti deferenti che terminano
nell’uretra prostatica con i dotti eiaculatori in cui terminano anche i brevi condotti delle vescicole
seminali. Il nome le deriva dal greco Prosteitos, che significa "posta davanti"... alla vescica.
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FIGURA 1. La prostata e l’apparato urogenitale.
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Da un punto di vista anatomico la prostata è divisa in tre differenti zone:
1. La zona periferica: rappresenta circa 2/3 dell'intera prostata ed è la parte che viene
esaminata durante l'esplorazione digito rettale.
2. La zona centrale: la parte più interna che circonda i dotti eiaculatori.
3. La zona di transizione: costituita da due piccoli lobi che circondano l'uretra. Questa è la
parte di prostata che tende ad ingrandirsi durante l'insorgenza della cosiddetta "Ipertrofia
Prostatica Benigna" e che causa i ben noti disturbi urinari(4).
FIGURA 2. Conformazione della prostata e suoi rapporti con la vescica urinaria.
Da un punto di vista ghiandolare, la prostata è costituita da un numero variabile da 30 a 50
ghiandole tubuloalveolari ramificate, spesso chiamate anche ghiandole otricolari. Queste sono
immerse in uno stroma fibromuscolare, più abbondante nella parte anteriore della prostata dove
forma lo stroma fibromuscolare anteriore, privo di ghiandole. Lo stroma forma anche una sottile
capsula per l'organo da cui si dipartono spessi setti incompleti che nella vita fetale lo dividono in
cinque lobi.
Nell'adulto i lobi divengono difficilmente distinguibili. Le ghiandole otricolari sono distribuite nelle
tre zone in cui è suddiviso il tessuto ghiandolare prostatico. Ognuna di esse è costituita da numerosi
acini provvisti di papille che riversano il loro secreto in piccoli condotti che si uniscono a formare
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un dotto per ciascuna ghiandola, per un totale di 12-20 dotti. Ognuno di questi dotti decorre dentro
parenchima sino a che non raggiunge l'uretra prostatica dove sbocca lateralmente al collicolo
seminale. I dotti hanno lunghezza variabile in base alla collocazione delle ghiandole. I dotti più
lunghi sono quelli posti nella zona periferica dove si trovano anche le ghiandole dalla struttura più
complessa, i più corti nella zona di transizione dove si trovano ghiandole semplici e ghiandole
mucose, più facilmente riscontrabili in soggetti giovani.
Queste ghiandole contribuiscono alla produzione di un liquido che, ad ogni orgasmo, viene espulso
mediante una contrazione dei tessuti che circondano questi acini. Altre importanti strutture
anatomiche che vengono spesso trascurate sono le vescicole seminali. Queste ghiandole si trovano
dietro la parte inferiore della vescica e producono un fluido necessario per la sopravvivenza
extracorporea degli spermatozoi.
La vascolarizzazione arteriosa è assicurata da rami delle arterie pudenda interna, vescicale inferiore
e dall'arteria rettale mediale che sono tutti rami dell'arteria iliaca interna. I rami delle arterie
principali della prostata decorrono nel fascio neuromuscolare postero-laterale alla ghiandola e da lì
vi si distribuiscono sulla faccia posteriore. L'arteria vescicale inferiore irrora generalmente con due
rami il collo della vescica e la base della prostata, inviando anche rami anteriormente alla
ghiandola. I vasi posteriori decorrono dietro la prostata emettendo rami che vi entrano
perpendicolarmente.
La vascolarizzazione venosa è assicurata dalle vene che si distribuiscono alla prostata mediante un
plesso venoso anteriore (plesso del Santorini) e tramite altre vene che decorrono nel fascio
neurovascolare postero-laterale alla ghiandola. Il plesso del Santorini è situato subito all'interno
della fascia endopelvica, dietro la sinfisi pubica, e contiene le vene di maggior calibro in cui drena il
sangue della prostata, mentre le vene dei fasci posteriori sono più piccole. Le vene prostatiche e
vescicali anteriori drenano nel plesso vescicale che va nella vena pudenda interna per poi terminare
nella vena iliaca interna.
I vasi linfatici della prostata, infine, drenano nei linfonodi iliaci interni (vasi linfatici della faccia
anteriore) ed esterni (vasi linfatici della faccia posteriore), otturatori e presacrali.
La prostata è innervata dal plesso ipogastrico inferiore ed i suoi rami creano un ulteriore plesso
arcuato sulla ghiandola. Buona parte dei nervi decorrono lungo i fasci neurovascolari posterolaterali accollati alla ghiandola. Lo sfintere uretrale esterno è molto innervato, così come la capsula.
Sono invece scarse le fibre nervose sulla faccia anteriore e ancora di più nella zona periferica. I
nervi perforano la capsula e si distribuiscono nella tonaca muscolare, nello stroma e lungo le arterie.
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Lo sfintere vescicale esterno è innervato dal nervo pudendo che emette due rami che si dirigono
postero-medialmente per innervare la giunzione prostatovescicale.
Postero-lateralmente due fasci neurovascolari decorrono a stretto contatto con la ghiandola. Sono i
Bundles neuro vascolari che portano l’innervazione all’uretra e ai corpi cavernosi, responsabili
quindi anche della funzione erettiva.
A COSA SERVE
La sua funzione è essenzialmente quella di produrre ed emettere un secreto che entra nella
composizione del liquido seminale, il succo prostatico, che contribuisce al 20/30% del volume dello
sperma. I testicoli contribuiscono al 2-5%, il plasma prodotto dalle vescicole seminali contribuisce
per il 60-70% e in misura inferiore, meno dell’ 1%, dalle ghiandole bulbo-uretrali. Questo secreto
prodotto dalla prostata ha il compito di fornire energia agli spermatozoi, di proteggerli e di favorirne
il movimento nel canale vaginale, di cui diminuisce l'acidità. È un liquido lattescente, leggermente
acido (pH 6,4), e contiene numerosi enzimi (fosfatasi acida, beta glucuronidasi, amilasi,
fibrinolisina, proteasi), prostaglandine, spermina e spermidina, immunoglobuline, zinco e acido
citrico. Inoltre tale secreto è in grado di esercitare un'azione battericida contro i germi gram negativi
attraverso un fattore antibatterico che verosimilmente è costituito da un sale di zinco.
Oltre a ciò ha un ruolo di difesa dei testicolo e delle vie urinarie superiore, serve alla degradazione
ed eliminazione degli spermatozoi invecchiati (cioè quelli che hanno più di 30 ore dalla loro
produzione testicolare), ma in aggiunta esistono studi che ne prospettano le funzioni di organo
impegnato nella reazione immunitaria ed altri che ipotizzano un ruolo di controllo nella produzione
degli spermatozoi.
La prostata riveste una notevole importanza anche nella continenza delle urine che è principalmente
dovuta al tono di chiusura di due sfinteri che si trovano attorno alla prostata: Lo sfintere uretrale
interno è costituito da fasci circolari di muscolatura liscia posti sulla base prostatica e sul collo della
vescica. Lo sfintere uretrale esterno è posto attorno all'apice della prostata e all’uretra membranosa,
nella loggia perineale profonda. Questa muscolatura è ancorata tramite fibre collagene agli strati
fasciali attorno alla prostata che ne costituiscono la sua "capsula" e allo stesso tessuto
fibromuscolare della prostata. Posteriormente alla prostata decorre il muscolo rettouretrale, che
origina dalla parete del retto (strato longitudinale esterno) tramite due fasci muscolari che si
uniscono per poi andarsi ad inserire nel centro tendineo del perineo.
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Nel corso dell’eccitazione sessuale, l’attività secretoria della prostata aumenta considerevolmente.
Questo secreto si mescola a quello proveniente dalle vescicole seminali e agli spermatozoi
provenienti dai dotti eiaculatori nell’ambito del tratto di uretra prostatica. Si forma cosi lo sperma
che verrà poi espulso con l’eiaculazione; l’espulsione avviene per contrazione rapida dei muscoli
lisci della struttura prostatica ed è poi coadiuvata dalle contrazioni della muscolatura perineale.
LE MALATTIE PIÙ COMUNI CUI PUÒ ANDARE INCONTRO LA PROSTATA.
PROSTATITE.
E’ uno stato infiammatorio della prostata che può manifestarsi con varie cause e con diversi
sintomi, come la necessità di urinare spesso, dolori, bruciori al momento della minzione, sangue
nelle urine o disturbi della risposta sessuale. Colpisce almeno un terzo della popolazione maschile,
L’urologo può fare una diagnosi corretta con un esame clinico diretto ed analizzando attentamente
tutta la storia clinica del paziente, nonché gli esiti di esami di laboratorio eseguiti (valutazioni
colturali, ecografia delle vie uro-seminali).
I fattori che possono scatenare la prostatite sono molteplici e talvolta possono agire
contemporaneamente, dando luogo a diverse forme di prostatite. Le principali cause della prostatite
possono essere:
a) Infezione da microrganismi: germi e batteri, risalendo il condotto urinario, si depositano nella
prostata. Questa è la più comune e diffusa causa di prostatite.
b) Cause alimentari: un’alimentazione scorretta o irregolare può intossicare l’organismo; anche la
prostata risente di tale intossicazione, con il rischio di perdere alcune delle sue funzioni.
c) Disfunzioni intestinali: irregolarità nell’evacuazione e problemi all’intestino possono causare
congestione pelvica e conseguente infiammazione della prostata.
d) Fumo: la nicotina è un vasocostrittore. Questo significa che l’afflusso di sangue all’organo
sessuale maschile può essere reso difficoltoso o quasi assente. In assenza di flusso sanguigno, la
spermiogenesi e l’attività della prostata possono venire facilmente compromesse.
e) Stress: la tensione nervosa, con la conseguente produzione di cortisolo, favorisce la diminuzione
delle difese immunitarie dell’organismo.
f) Astinenza eiaculatoria: la mancata eiaculazione per lunghi periodi fa sì che il liquido spermatico
vecchio non venga espulso, finendo così con l’aumentare i residui tossici che possono essere
dannosi per la prostata.
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g) Patologie uretrali o prepuziali: le infezioni a carico dell’uretra possono estendersi alla prostata.
Allo stesso modo anche le disfunzioni prepuziali (fimosi e parafimosi) possono condurre a processi
infiammatori che coinvolgono anche la prostata.
h) Patologie neurali: disfunzioni neurali possono ridurre o eliminare gli stimoli nervosi responsabili
del normale funzionamento della prostata.
FORME DI PROSTATITE.
La prostatite, a seconda della causa che l’ha scatenata, può manifestarsi in diversi modi, dando
luogo a sintomatologie diverse e richiedendo tipi di cure diverse. La prostatite è classificata in:
Tipo I – Prostatite acuta batterica: è causata da batteri, di durata non lunga. I sintomi più comuni
sono febbre, brividi, dolore alla schiena e alle zone genitali. Spesso si accusa minzione frequente e
urgente, talvolta accompagnata da bruciore e senso di fastidio. Possono presentarsi anche capacità
erettiva ed eiaculatoria insufficienti a causa dell’infiammazione batterica, che può estendersi ai
testicoli.
Tipo II – Prostatite cronica batterica: la causa è sempre di origine batterica, ma questo tipo di
prostatite si differenzia dal primo perché prolungata nel tempo. È una malattia relativamente rara
(meno del 5% dei pazienti con problemi prostatici).
Come quella acuta, la prostatite cronica batterica presenta sintomi quali febbre, dolore e fastidio alle
zone genitali, anche in fase di minzione, difficoltà eiaculatoria ed erettiva. Essendo però prolungata
nel tempo, chi è affetto da prostatite cronica batterica può andare incontro ad una serie di
complicazioni come cistiti, varicocele causato da congestione pelvica o disfunzioni nella
produzione spermatica.
Tipo III – Prostatite cronica abatterica: chiamata sindrome dolorosa pelvica cronica (CPPS), è
caratterizzata da durata prolungata nel tempo e da cause di origini non batteriche. Spesso è legata a
disfunzioni intestinali o a scorretta alimentazione.
È caratterizzata da dolore pelvico di origine ignota, della durata ininterrotta di almeno 6 mesi, con
periodi di miglioramento alternati a periodi di ricaduta. Il dolore può estendersi al retto e ai glutei,
rendendo a volte fastidioso lo stare seduti. Dolore addominale, pelvico e muscolare, bruciore
costante all’interno del pene possono denotare un aggravamento della malattia. L’eiaculazione può
essere dolorosa a causa della contrazione della prostata. Spesso si risconta anche un’ipersensibilità
del glande.
Tipo IV – Prostatite asintomatica/iposintomatica: forma di prostatite in cui vi è assenza totale o
quasi totale di sintomatologia.
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Solitamente i pazienti non accusano dolori o disturbi all’apparato urogenitale se non qualche
saltuario deficit erettile e ipersensibilità del glande. In questo caso la prostatite può essere
diagnosticata soltanto tramite accurati esami (ecografia prostatica e testicolare, spermiogramma,
talvolta esame istologico della prostata attraverso la biopsia).
COSA FARE
Le infiammazioni della prostata possono essere curate con farmaci (antibiotici ed antinfiammatori)
per il cui utilizzo è indispensabile il parere del medico. Quello che preme sottolineare è come sia
altrettanto indispensabile cambiare abitudini sbagliate, adottando stili di vita migliori, associati ad
una dieta sana e bilanciata assieme alla giusta attività fisica. Da non sottovalutare, come si dice più
approfonditamente nell’apposito capitolo, l’utilizzo costante dei semi di Zucca o dei loro derivati,
l’uso della Serenoa e del rizoma d’Ortica, come fattori preventivi delle prostatiti e di molti problemi
delle vie urinarie.
Di estrema importanza, quindi, le seguenti indicazioni di tipo sia dietetico che comportamentale:
a) Limitare l'assunzione di alcuni alimenti tipo cioccolato, uova, formaggi stagionati, cibi piccanti e
salati, fritture.
b) Lo stesso vale per le bevande come il caffè, il tè, le bibite gassate od alcoliche. In particolar
modo è bene abolire i superalcoolici e le bibite gassate, riducendo al massimo il caffè o meglio
eliminandolo completamente.
c) È importante bere durante tutto l'arco della giornata almeno 2–3 litri di liquidi, soprattutto acqua
(se non esistono naturalmente altre controindicazioni di ordine generale). Se capita di svegliarsi
spesso la notte per orinare, può essere opportuno smettere di bere alcune ore prima di andare a letto,
distribuendo comunque nell’arco della giornata la stessa quantità di acqua.
d) Eliminare il fumo che agisce sia a livello tossico diretto, sia per alterazione dei flussi vascolari
con alterazione delle funzioni endoteliali dei vasi e riduzione delle capacità di riparazione e di
difesa degli stessi, ma anche l’uso di altre droghe.
e) Preferire i cibi freschi a quelli confezionati, adottando metodi di cottura non troppo aggressivi.
Un forte spazio dovrebbe essere lasciato a frutta e verdura da consumare crudi.
f) Adottare una alimentazione sana ed equilibrata come la Dieta Zona, non considerandola come
una dieta dimagrante, ma come uno stile alimentare da proseguire nell’arco della vita.
g) Consumare molta verdura e molta frutta, possibilmente di origine biologica. Da questi alimenti
dovrebbe venire la parte principale del vostro apporto di carboidrati, sia per il loro indice glicemico,
sia perché questi sono gli alimenti che forniscono all’organismo tutti gli antiossidanti di cui ha
bisogno per mantenere in buone condizioni la prostata.
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h) Usare come condimento olio extravergine d’oliva, non sottovalutando l’uso di olio di semi di
zucca come condimento. Anche i semi di zucca (non salati, non tostati, di origine biologica) si
prestano ad essere usati come condimento delle verdure, ma per le loro caratteristiche possono
essere un ottimo snack, al posto di merendine o altri prodotti assolutamente da eliminare.
i) Combattere la stitichezza sia con una dieta ricca di fibre, ma anche praticando una regolare
attività fisica. La stipsi, infatti, con la conseguente evacuazione irregolare, favorisce lo sviluppo di
una congestione pelvica che poi induce uno stato di flogosi (infiammazione) della ghiandola
prostatica tramite il passaggio dei microrganismi dall'intestino (ultima porzione detta retto) alla
prostata.
j) L’attività fisica, di tipo aerobico, non dovrebbe essere inferiore alle 4/5 ore settimanali. A parte
questo esercizio fisico, è sempre bene privilegiare una vita “attiva”, prendere cioè le scale e non
l’ascensore, andare a piedi quando i tratti non sono molto lunghi, rilassarsi facendo una passeggiata
in un parco o in un bosco invece di guardare la televisione.
k) Evitare la sedentarietà, nel senso letterale dello stare molto seduti (al computer, in auto, alla
televisione), tenendo presente che alcune attività fisiche come il ciclismo possono aggravare la
prostatite. Per ridurre i rischi si segnala che esistono appositi sellini per bicicletta che riducono
questo rischio
l) Avere una vita sessuale regolare, evitando sia i lunghi periodi di astinenza così come le maratone
sessuali.
m) Senza che questo divenga una ossessione, è sempre opportuno tenere d'occhio la bilancia dato
che il sovrappeso e l’obesità, aumentando la "pressione" sulle vie urinarie, portano comunque ad un
peggioramento dei sintomi.
n) Ridurre per quanto possibile i fattori di stress.
o) Infine, ma non meno importante, ascoltare sempre attentamente il proprio medico di famiglia e
l’urologo che stanno seguendo in diretta la patologia infiammatoria.
IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA (IPB).
Consiste in un ingrossamento della prostata e generalmente si manifesta con la sensazione di una
difficoltà a svuotare la vescica, un getto ridotto ed un suo non completo svuotamento ma anche con
un aumento della frequenza della minzione che spesso porta a dover urinare più volte in una notte.
L’ipertrofia prostatica e' una malattia benigna determinata dall’invecchiamento fisiologico della
ghiandola prostatica. Il processo, che inizia già a circa 40 anni (in qualche caso anche dopo i 30),
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diviene clinicamente evidente intorno alla sessantina, quando i pazienti cominciano ad accorgersi
che il loro modo di urinare non e' più normale. Tra i 60 e gli 80 anni, un uomo su quattro necessita
di una cura, medica o chirurgica, per la prostata. Questo organo e' fortemente influenzato dagli
ormoni sessuali, uno dei quali, il Testosterone (T), e' particolarmente attivo nel favorirne lo
sviluppo e il funzionamento. Col progredire degli anni, le variazioni fisiologiche dell’equilibrio
ormonale causano il progressivo ingrandimento ("ipertrofia") della prostata.
Questo di per sé è un processo benigno e come tale, pertanto, non produrrebbe danni alla salute. Il
problema è che l’aumento di volume della prostata si trasforma in malattia quando impedisce
all’urina di uscire "normalmente" dalla vescica. Dal punto di vista anatomico, la prostata e' un po’
come un "manicotto" che circonda il canale dell’uretra, che nasce dalla vescica e, percorrendo il
pene, porta l’urina (e lo sperma) all’esterno. Quando un soggetto urina, la muscolatura della vescica
si contrae, dà pressione all’urina in essa contenuta, "apre" il foro di comunicazione con il canale
uretrale (collo vescicale) e spinge l’urina in quella prima porzione del canale uretrale che e'
circondato dalla prostata. In questa fase di espulsione la pressione prodotta dalla vescica e' più forte
di quella esercitata dal collo vescicale e dalla prostata, e ciò permette il passaggio all’esterno
dell’urina. Quando la prostata aumenta di volume e diviene "ipertrofica", tende a comprimere e a
chiudere il canale uretrale e la vescica deve fare uno sforzo maggiore del normale per spingere
l’urina all’esterno.
Questi sono i primi sintomi del cosiddetto "prostatismo": il flusso urinario si riduce, il getto diviene
meno forte e si nota un gocciolamento finale tanto che a volte capita di bagnarsi le scarpe(4).
Altro problema che può divenire invalidante tanto da compromettere la vita di tutti i giorni è che
spesso il desiderio di urinare nasce forte ed improvviso e la necessità di urinare diviene non
rinviabile. La persona finisce con l’avere problemi se non ha costantemente la possibilità di urinare
in breve tempo. In molti casi, invece, le diviene difficile iniziare ad urinare e quindi la persona deve
avere molto tempo a disposizione per poterlo fare. Frequente è il caso in cui ci si deve svegliare di
notte una o più volte con questo bisogno, compromettendo tra l’altro la qualità del sonno e del
riposo.
Dopo anni di sforzi eccessivi la vescica si sfianca, il paziente urina con sempre maggior difficoltà (o
si blocca completamente) ed e' necessario ricorrere alle cure urgenti del medico. Questo e' il motivo
per cui, pur trattandosi di un processo benigno, è importante che questa condizione venga
riconosciuta e curata tempestivamente. Ma ancora più importante è che, trattandosi di un processo
14
fisiologico per il maschio e quindi ampiamente prevedibile, si adottino per tempo quei
comportamenti e stili di vita che permettono di allontanare nel tempo, di ridurre le complicanze o
addirittura di impedire l’insorgenza del prostatismo, mantenendo l’IPB in limiti ragionevoli e non
invalidanti.
La difficoltà ad urinare e' un tipico sintomo del disturbo prostatico ma, contrariamente a quanto si
potrebbe pensare, non e' facile accorgersene. Questo perché il meccanismo della minzione si
modifica gradualmente e lentamente; i cambiamenti giorno dopo giorno sono minimi e non e' facile
rendersi conto delle differenze fino a che queste non sono davvero importanti e spesso già
invalidanti.
L’aiuto dell’urologo è, quindi, indispensabile per scoprire tempestivamente questi cambiamenti.
Le correnti linee guida internazionali prevedono, per l’ipertrofia benigna della prostata, le seguenti
possibilità terapeutiche:
•
Terapia medica con farmaci di origine vegetale (estratti di Serenoa repens, Semi di Zucca,
Ortica ed altre piante).
•
Terapia medica con mepartricina.
•
Terapia medica con farmaci inibitori della 5 alfa-reduttasi.
•
Terapia medica con farmaci alfa litici.
•
Terapia medica con farmaci in associazione fra loro.
•
Terapia endoscopica (resezione prostatica transuretrale).
•
Terapia chirurgica.
E’ chiaro che il tipo di intervento terapeutico andrà discusso e concordato con il vostro
medico e/o urologo di fiducia. In questa sede mi limito a ricordare i nome delle specie vegetali che
si sono rivelate utili nell’IPB (ma anche in altre patologie della prostata), rimandando agli appositi
paragrafi la trattazione e la descrizione delle singole essenze vegetali.
Di particolare importanza in quanto inibitore della 5α-reduttasi, l’enzima che sovraintende alle
trasformazioni ormonali che inducono l’ingrossamento di questa ghiandola è la Serenoa repens,
sicuramente l’essenza vegetale più utile nell’IPB. Ma quale è il meccanismo d’azione, legato all’età,
che porta quasi inesorabilmente l’uomo incontro all’IPB?
Il meccanismo che porta all’IPB è senz’altro multifattoriale e forse ancora non completamente
conosciuto. Tuttavia è ben noto come una parte rilevante sia dipendente dagli ormoni androgeni e in
15
particolare dal Diidrotestosterone
ne (DHT), androgeno cruciale anche per lo svil
viluppo e la normale
crescita della prostata(5).
Il precursore del DHT è un altroo aandrogeno, il T, la maggior parte del quale è prodotto
p
dalle cellule
di Leydig del testicolo in risposta
ta a segnali ormonali provenienti dall’ipotalam
mo(6). -Vedi figura 3-
Ipotalamo-Ipofisi-Testicoli-Surrenali(6).
FIGURA 3. Schema dell’asse Ip
ACTH = Ormone Adrenocorticot
otropo; DHT = Diidrotestosterone; LH = Ormoone Luteinizzante;
LHRH = Fattore di rilascio dell’o
l’ormone luteinizzante.
16
Il T è secreto con ritmo circadiano
ano, raggiungendo il picco ematico nelle primis
issime ore del mattino,
per poi calare durante il resto dell
ella giornata, ritmi che almeno in parte possono
no andare incontro a
modifiche con l’età(7).
Il DHT viene sintetizzato dal T per
pe azione di un enzima che si trova nelle mem
embrane nucleari, la 5αreduttasi (8). Di questo enzima ne esistono 2 tipi chiamati Tipo 1 e Tipo 2(8) –ttavola 1-.
La 5α-reduttasi Tipo 2 si trova prevalentemente
pr
nella prostata ed in altri tessut
uti genitali mentre la
Tipo 1 si trova in varie zone dell corpo.
c
Entrambi questi isoenzimi si trovano an
anche nel fegato ma
differiscono tra loro per varie cara
aratteristiche e soprattutto hanno una diversa risposta
ri
agli inibitori
della 5α-reduttasi(8).
Il DHT è l'ormone androgeno più
iù potente dell'organismo e la sua attività è 4-55 volte superiore
rispetto a quella del T. Come anti
nticipato, viene prodotto grazie all'azione dell'en
l'enzima 5α-reduttasi
che rende semplice il doppio lega
game esistente tra il carbonio 4 ed il carbonio 5.
5 Questa piccola
modifica aumenta notevolmentee ll'affinità del DHT per i recettori androgeni, potenziandone,
po
di
conseguenza, l'attività.
L'enzima 5α-reduttasi è presentee soprattutto
s
a livello della prostata, dei testico
coli, dei follicoli piliferi
e delle ghiandole surrenali. La sua azione è importantissima già durante la vita
ita intrauterina, quando
il DHT determina lo sviluppo dei
ei genitali esterni maschili. Quando, per un dife
ifetto genetico
recessivo, l'isoforma 5α-reduttasi
si di tipo 2 è deficitaria, si ha un anomalo svilu
iluppo dei genitali
esterni nel feto, che si traduce inn disturbi
d
dell'identità sessuale ed infertilità nel
ell'età adulta.
17
Dalla pubertà in poi, il DHT sostiene lo sviluppo dei cosiddetti caratteri sessuali secondari, come
l'abbassamento del tono della voce, la crescita dei peli facciali e corporei, la stempiatura e la
secrezione sebacea. Il DHT è inoltre importante per lo sviluppo delle masse muscolari e, a livello
psicologico, per la comparsa dello stimolo sessuale Un deficit di DHT è chiamato in causa nella
comparsa della ginecomastia(5).
L’ASSE DI SEGNALAZIONE DEGLI ANDROGENI.
Lo sviluppo e la crescita della prostata normale così come lo sviluppo dell’IPB o il cancro alla
prostata dipendono da una asse funzionale di segnalazione degli androgeni i cui componenti
includono:
1) Sintesi del T nei testicoli e nelle ghiandole surrenali.
2) Conversione del T in DHT.
3) Trasporto del DHT ai tessuti bersaglio.
4) il DHT si lega al suo recettore bersaglio con conseguente modulazione dei geni(10).
Il DHT diviene fisiologicamente attivo legandosi al recettore androgeno membro di una
superfamiglia di recettori intracellulari nucleari che include anche recettori di ormoni steroidei e
dell’ormone tiroideo(11,12). Il DHT (l’ormone androgeno più potente) ha, in sostanza, una maggior
affinità per i recettori degli androgeni del T. Questo rende il DHT il responsabile primo di questo
complesso processo(13).
Il DHT che si lega al complesso del recettore androgenico ha come conseguenza una cascata di
eventi necessari per la formazione dei fattori di segnalazione che regolano la crescita cellulare(14).
Nella prostata, ad esempio, il legame di DHT/complesso androgeno a specifici elementi di risposta
androgena, causa la produzione di proteine come l’Antigene Prostatico Specifico (PSA) e proteine
regolatorie che modulano la crescita e la funzione cellulare(15).
La prostata è composta da circa 30-50 condotti rivestiti da cellule epiteliali e circondati da uno
stroma fibromuscolare. Sebbene siano tipi di tessuti distinti, lo stroma e l’epitelio interagiscono
grazie a meccanismi di segnalazione cellulare che includono quelli mediati dal DHT e da fattori di
crescita DHT-dipendenti (16).
La 5α-reduttasi, il DHT ed i recettori per gli androgeni sono presenti sia nello stroma che
nell’epitelio della prostata(14,17). Si pensa che il DHT agisca sulle cellule della prostata attraverso
vari meccanismi che includono quelli endocrini, paracrini ed autocrini (vedi glossario). -Vedi
18
figura 4-
Paracrini ed Endocrini del DHT nella prost
stata(12).
FIGURA 4. Effetti Autocrini, P
Così come avviene con il DHT,, i mediatori dipendenti dal DHT ed i fattori dii crescita possono agire
per via di meccanismi paracrinii od
o autocrini per influenzare le funzioni cellula
lari. Per mezzo di
questi meccanismi DHT e fattori
ri di crescita DHT-dipendenti regolano il norm
male sviluppo pre e
post natale dei genitali maschilii e della prostata così come una crescita della pr
prostata anomala(12).
RUOLO DEL DHT NEL NORM
RMALE SVILUPPO DELLA PROSTATA.
Durante il normale sviluppo il DH
DHT è responsabile della differenziazione della
lla prostata fetale e
dello sviluppo dei genitali maschi
chili esterni(18). Oltre a ciò il DHT modula la fu
funzione della prostata
nell’adulto, contribuendo con gli
li altri androgeni al mantenimento dell’omeosta
stasi dei processi di
(15
proliferazione cellulare e di morte
rte programmata delle cellule, detta apoptosi (15,19)
. -Vedi figura 5-
19
FIGURA 5. Rappresentazionee diagrammatica
d
dei fattori coinvolti nel man
antenimento
(15)
dell’omeostasi tra proliferazion
one e morte cellulare nella prostata .
DHT = Diidrotestosterone; EGF
F = Fattore di crescita dell’epidermide; IGFs = fattore di crescita
insulinosimile; KGF = Fattore di crescita dei cheratinociti; TGF = Fattore dii trasformazione
tr
della
crescita.
poptosi sono meccanismi androgeno- dipenden
enti disposti da
La proliferazione cellulare e l’apo
intermediari messi in moto dal legame
leg
del DHT con i recettori androgeni. Il DHT
D
indirettamente
media l’espressione dei geni chee ccontrollano la proliferazione cellulare e la morte
mo cellulare
controllando l’espressione e la sec
secrezione dei fattori di crescita(15,20).
Studi su animali mostrano che I fa
fattori di crescita secreti dalle cellule stromali
ali della prostata
possono agire sulle cellule epiteli
eliali attraverso la modalità paracrina per incide
idere sulla
20
proliferazione e l’apoptosi(15,20). Negli
N
umani il DHT può stimolare la produzio
zione e la secrezione di
fattori di crescita come il fattoree sstimolante la crescita epidermica (EGF), il fat
fattore di crescita dei
cheratociti (KGF) ed il fattore dii ccrescita insulinosimile (IGFs), tutti modulato
tori della proliferazione
cellulare(15).
Similmente il DHT ha effetto sull
ull’attività del fattore di crescita mutazionale (T
(TGF) che modula
l’apoptosi(20,21). Il DHT ha un ruolo
ruo positivo nella prostata in via di sviluppoo ma
m questo ruolo può
divenire negativo nella prostata adulta
ad
dato che ne provoca la crescita patologi
gica(9,11,15). -Vedi
figura 6-
d
dello squilibrio prostaticoo tra
t la proliferazione
FIGURA 6. Rappresentazionee diagrammatica
(15)
e la morte cellulare che si ipotiz
tizza essere sottostante all’IPB .
DHT = Diidrotestosterone; EGF
F = Fattore di crescita dell’epidermide; IGFs = fattore di crescita
insulinosimile; KGF = Fattore di crescita dei cheratinociti; TGF = Fattore dii trasformazione
tr
della
crescita.
21
RUOLO DEL DHT NELLA IPB.
Coerentemente con il suo ruolo nel mantenere l’equilibrio tra la proliferazione e la morte cellulare
nella prostata normale, il DHT ha un ruolo importante nello sviluppo dell’IPB, derivante da un
simultaneo aumento del numero delle nuove cellule e da una ridotta apoptosi(14).
Il DHT piuttosto che il T appare essere il responsabile di questo anche in considerazione del fatto
che mentre quest’ultimo decresce in funzione dell’età i livelli di DHT non diminuiscono in modo
appezzabile. L’alterazione nell’omeostasi potrebbe derivare da una perturbazione nei livelli di
androgeni o nella loro funzionalità come nel caso di una risposta alterata dei recettori per gli
androgeni alla stimolazione da parte del DHT e/o dalla perturbazione nei livelli o nel
funzionamento dei fattori di crescita mediati dal DHT. -Vedi figura 6RUOLO DEGLI ESTROGENI.
Dobbiamo comunque ricordare, come detto sopra, l’origine multifattoriale dell’IPB anche perché
non tutti gli uomini rispondono allo stesso modo ai trattamenti oggi esistenti, facendo sospettare un
ruolo anche di altri fattori oltre agli androgeni ed in particolare il DHT(22).
Il T, infatti, può anche venir metabolizzato via CYP19/aromatasi in un potente estrogeno,
l’Estradiolo-17 β (E2). La prostata, infatti, è un tessuto bersaglio per gli Estrogeni che, quindi,
direttamente od indirettamente hanno effetto sulla crescita e la differenziazione della prostata.
Gli Estrogeni ed i Modulatori Selettivi dei Recettori per gli Estrogeni (SERMs) si sono dimostrati
essere promotori od inibitori della proliferazione cellulare, indicandoci un loro ruolo potenziale
nell’ IPB.
Ricerche recenti hanno dimostrato che i sentieri di segnalazione dei recettori per gli estrogeni
possono essere importanti nelle sviluppo ed il mantenimento dell’IPB e dei LUTS.
L’E2 è considerato il più potente estrogeno nell’uomo ed è importante per molteplici processi
fisiologici compresa la maturazione e mineralizzazione ossea, la massa ossea massima ed il
metabolismo lipidico e della pelle(23). Nell’uomo la maggior parte dell’E2 circolante è formato
dall’aromatizzazione del T, principalmente nel grasso e nel muscolo, mentre fino al 20% è secreto
dalle ghiandole di Leydig del testicolo(23). Il livello di E2 nel siero non necessariamente riflette il
livello dello stesso nei tessuti (23). A questo proposito la produzione in situ dell’E2 prostatico può
influenzare i processi locali di regolazione degli estrogeni. Tale produzione locale di E2 è stata
22
implicata nell’IPB e la perdita dell’espressione dell’aromatasi causa una diminuita proliferazione
della prostata indotta dagli estrogeni(24,25).
Normalmente si pensa alla prostata come ad un tessuto bersaglio per gli androgeni ma è anche un
importante bersaglio per gli estrogeni. Sebbene l’E2 sia stato il primo estrogeno studiato nelle
ricerche sulla prostata, un ampio numero di altre potenziali fonti di estrogeni possono avere un
ruolo positivo o negativo. Gli effetti di questi steroidi sessuali non sono ancora completamente
conosciuti ma probabilmente influenzano l’IPB.
Il loro meccanismo d’azione, inclusa la promozione o la soppressione della proliferazione e
differenziazione dipende dalla loro specificità e dall’attivazione dei Recettori per gli Estrogeni
(ERs). Il fatto è che nell’uomo, con l’età, mentre gli androgeni nel siero diminuiscono, i livelli di E2
rimangono relativamente costanti e così l’effetto complessivo è un aumento del rapporto tra E2 e T,
che è associato con lo sviluppo della IPB e dei LUTS(26,27,28).
Alcuni studi hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione tra gli estrogeni serici ed il volume
della prostata ed altre caratteristiche dell’ IPB(29,30) mentre altri non sono riusciti a dimostrare
questa correlazione(31). È comunque evidente una correlazione tra il volume della zona di
transizione ed il volume della prostata con l’Estrone (E1) presente nel siero(30). Oltre a ciò uno
studio su 49 uomini che avevano subito una prostatectomia radicale per un tumore alla prostata di
piccolo volume ha dimostrato che il volume dell’istologia dell’IPB in questi campioni correlano con
i livelli nel siero di T, E2, E1(32).
TUMORE DELLA PROSTATA.
La maggior parte dei tumori prostatici diagnosticati hanno origine dalle cellule della ghiandola
stessa e sono di conseguenza chiamati adenocarcinomi, come tutti i tumori che hanno origine dalle
cellule di una ghiandola.
Oltre all'adenocarcinoma, la prostata può andare incontro in rari casi anche a sarcomi, carcinomi a
piccole cellule e carcinomi a cellule di transizione. Il tumore della prostata è una patologia a volte
complicata da “individuare” perché spesso è senza sintomi e l'uomo può non avere disturbi o fastidi
particolari, almeno nei primi tempi.
Il tumore della prostata viene classificato in base a due parametri: il grado, che indica
l'aggressività della malattia e lo stadio, che indica invece lo stato della malattia.
23
A seconda della fase in cui è la malattia si procede anche a effettuare esami di stadiazione come la
tomografia computerizzata e la risonanza magnetica. Per verificare la presenza di possibili metastasi
ossee si utilizza spesso la scintigrafia ossea.
Il tessuto prelevato con una biopsia permette di assegnare al tumore il cosiddetto grado di Gleason,
un numero compreso tra 1 e 5 che indica di quanto l'aspetto delle ghiandole tumorali si allontani da
quello delle ghiandole normali. Più sono simili più è basso sarà il grado di Gleason. Un numero
inferiore o uguale a 6 denota un basso grado, con 7 si ha un grado intermedio e quelli tra 8 e 10
sono di alto grado. Questi ultimi sono quelli che presentano un maggior rischio di progredire
diffondendosi in altri organi.
Lo stadio viene identificato con il sistema TNM. T = tumore, N indica lo stato dei linfonodi (N 0 se
non intaccati, N 1 se intaccati) e M la presenza di metastasi (M 0 se assenti, M 1 se presenti). Per
una completa tipizzazione dello stadio della malattia al TNM si associano il grado di Gleason e il
livello di PSA.
Mettendo in correlazione tutti questi dati si può attribuire alla malattia tre diverse classi di rischio:
basso, intermedio e alto. Dato che nelle sue fasi iniziali il tumore della prostata è generalmente
asintomatico, è possibile diagnosticarlo in seguito alla visita urologica che comporta esplorazione
rettale e/o il controllo del PSA. La maggior parte delle lesioni cancerose avvengono nella zona
periferica della prostata, meno avvengono nella zona di transizione e praticamente nessuna avviene
nella zona centrale(33).
Quando la massa tumorale aumenta di volume di solito crea difficoltà a urinare (in particolare a
iniziare) o bisogno di urinare spesso, dolore quando si urina, sangue nelle urine o nello sperma,
sensazione di non riuscire a svuotare completamente la vescica. Da notare che sintomi simili
possono essere dovuti, come già detto, all’IPB. È quindi indispensabile rivolgersi al proprio medico
e\o all’urologo che deciderà se sono necessari ulteriori esami di approfondimento come .una biopsia
della prostata su guida ecografica. L'unico esame in grado di identificare con certezza la presenza di
cellule tumorali nel tessuto prostatico è la biopsia eseguita in anestesia locale, che dura pochi minuti
e viene fatta in regime di day hospital. Grazie alla guida della sonda ecografica inserita nel retto
vengono effettuati, con un ago speciale, almeno 12 prelievi per via trans-rettale o per via transperineale (la regione compresa tra retto e scroto) che vengono poi analizzati dal patologo al
microscopio alla ricerca di eventuali cellule tumorali.
CHI È A RISCHIO.
L’età è uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata. Le possibilità di ammalarsi
sono molto scarse prima dei 40 anni aumentando sensibilmente dopo i 50. Circa due terzi dei tumori
24
vengono diagnosticati in persone con più di 65 anni. Ricerche hanno dimostrato che tra il 70 e il
90% degli uomini oltre gli 80 hanno un tumore della prostata, anche se nella maggior parte dei casi
la malattia passa inosservata e ci si accorge della sua presenza solo in caso di autopsia dopo la
morte.
Nel tumore della prostata un fattore non trascurabile è la familiarità. Il rischio di ammalarsi è pari al
doppio per chi ha un consanguineo (padre, fratello etc.) con la malattia rispetto a chi non ne ha.
La probabilità di ammalarsi potrebbe essere legata anche ad alti livelli di ormoni come il T, che
favorisce la crescita delle cellule prostatiche come nel caso dell’IPB, e l'ormone Somatomedina
(IGF1), simile all’insulina, che opera però sulla crescita delle cellule e non sul metabolismo degli
zuccheri.
Sicuramente fattori di rischio molto importanti sono quelli legati allo stile di vita. L’obesità, una
mancanza di esercizio fisico, fumo, uso di alcolici. Sono da evitare cibi dannosi alla prostata come i
grassi saturi ed anche quelli che un tempo non a caso venivano considerati afrodisiaci, per il
semplice fatto che infiammavano l’area, creando un artificiale impulso al coito. Sono da usare con
moderazione il peperoncino (non più di due volte a settimana), ma anche birra, insaccati, spezie,
pepe, superalcolici, caffè e aragoste. Negativo è anche, per la sua capacità infiammatoria generale,
un uso eccessivo di carboidrati ad alto indice glicemico come pane, pasta, dolci etc. che, sia detto
per inciso, nulla hanno a che vedere con la dieta Mediterranea. Queste sono solo alcune delle
caratteristiche e delle abitudini negative sempre più diffuse nel mondo occidentale che possono
favorire lo sviluppo e la crescita del tumore della prostata ma anche gli altri disturbi della prostata.
Importantissimo è invece fare largo e quotidiano uso di alimenti ricchi di antiossidanti come frutta e
verdura. Nella nostra dieta devono trovare ampio spazio alimenti contenenti: Vitamina A (carote,
albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), Vitamina C (ribes, kiwi agrumi, fragole, cavolfiori,
peperoni), Vitamina E (olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), Selenio (carne, noci, tuorlo
d’uovo), Zinco (noci, semi di zucca), Manganese (cereali integrali, tè nero, verdure a foglie verdi).
Ricordarsi di bere almeno 2 litri d’acqua al giorno, per ridurre il peso specifico delle urine ed
evitare le infezioni urinarie, che sono molto frequenti nel paziente prostatico. L’acqua va bevuta a
piccoli sorsi e frequentemente, nell’arco delle 24 ore.
ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA
LA DIETA PER PREVENIRE E CURARE I DISTURBI DELLA PROSTATA.
E’ fondamentale che la dieta sia bilanciata e contenga il corretto rapporto tra carboidrati, proteine e
grassi. Il rapporto che possiamo considerare il migliore è quello della dieta Zona, una dieta
25
antinfiammatoria e che permette di dimagrire se davvero necessario. Chi volesse approfondire
questo aspetto può visitare www.dietazonafacile.it.
Fondamentale è anche la scelta dei carboidrati che dovranno in primo luogo essere costituiti da
frutta e verdura, seguendo il principio dei colori della salute.
I colori della frutta e della verdura sono, infatti, precisi indicatori delle sostanze benefiche per il
nostro organismo che contengono.
È quindi fondamentale mangiare 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura fresca di 5 colori diversi.
Questo aiuta a mantenersi in forma e a ridurre di un terzo il rischio di sviluppare alcune gravi
malattie. Per coprire il proprio fabbisogno nutrizionale, attraverso una dieta ricca di vitamine e sali
minerali, si dovrebbero consumare quotidianamente porzioni di alimenti caratterizzati,
relativamente, da una pigmentazione rossa, gialla-arancio, verde, blu-viola e bianca.
ROSSO
Frutta e verdura di colore rosso si distinguono, innanzitutto, per le loro importanti proprietà
antiossidanti e per la capacità di prevenire tumori e patologie cardiovascolari, proteggendo anche il
tessuto epiteliale. Il licopene contenuto soprattutto nel pomodoro e nell’anguria, combatte i tumori
al seno e alle ovaie nelle donne e quello alla prostata negli uomini. Nello specifico che ci interessa,
in vitro, il licopene agisce sull’IGF1, i cui alti livelli sono stati messi in correlazione con una
aumentata incidenza del carcinoma prostatico(37).
Il consumo di licopene è stato inversamente associato con il carcinoma prostatico(38,39) e
l’assunzione di pomodoro ed i livelli di licopene nel sangue sono collegati ad una ridotta incidenza
di carcinoma prostatico in stadi avanzati o la progressione dello stesso(40,41,42).
Le antocianine ed i carotenoidi, di cui sono particolarmente ricche arance rosse, fragole e ciliegie,
sono un ottimo coadiuvante nella cura delle patologie dei vasi sanguigni e/o fragilità capillare,
prevengono l’aterosclerosi dovuta agli alti livelli del colesterolo e potenziano la vista. Gli alimenti
rossi, inoltre, sono i più ricchi di vitamina C; per questo favoriscono la produzione di collagene,
mantengono integri i vasi sanguigni, stimolano le difese immunitarie e la cicatrizzazione delle
ferite. La vitamina C è anche uno dei principali responsabili del buon assorbimento del ferro
contenuto in frutta e verdura.
GIALLO-ARANCIO
Come gli alimenti rossi, frutta e verdura giallo arancio aiutano a prevenire tumori, patologie
cardiovascolari e l’invecchiamento cellulare, potenziando anche la vista. I flavonoidi sono il segreto
di questi effetti. Queste sostanze, infatti, agiscono prevalentemente a livello gastro-intestinale,
neutralizzando la formazione dei radicali liberi. Anche l’alto contenuto di beta-carotene protegge
26
l’organismo dai danni dovuti alla presenza dei radicali liberi: inoltre, viene assorbito con i grassi
senza rischi di sovradosaggio, come può invece accadere attraverso un uso eccessivo di integratori
dietetici. Il beta-carotene ha anche una potente azione provitaminica ed antiossidante ed è
precursore della vitamina A, importante per la crescita, la riproduzione, il mantenimento dei tessuti
e le funzioni immunitarie.
Peperoni, limoni ed arance, sono particolarmente ricche di vitamina C ed hanno un elevata funzione
antiossidante e contribuiscono alla produzione del collagene. Infine, le antocianine contenute in
questi alimenti (arance soprattutto) svolgono un’azione antinfiammatoria, antitumorale ed
anticoagulante.
VERDE
La clorofilla, responsabile del colore verde di frutta e verdura, ha una potente azione antiossidante,
mentre i carotenoidi contenuti in questi alimenti aiuta l’organismo a difendersi e prevenire le
patologie coronariche e molti tipi di tumore; inoltre, sono responsabili della vista e dello sviluppo
delle cellule epiteliali. Questi alimenti sono particolarmente ricchi di magnesio, un minerale molto
importante: favorisce il metabolismo dei carboidrati e delle proteine, stimola l’assorbimento del
calcio, del fosforo, del sodio e del potassio, regola la pressione dei vasi sanguigni e la trasmissione
dell’impulso nervoso. Gli ortaggi a foglia verde sono una grande fonte di acido folico e di folati,
utili come strumento di prevenzione contro l’aterosclerosi e, nel caso dei neonati, del rischio di
incompleta chiusura del canale vertebrale durante la gravidanza. Broccoli, prezzemolo, spinaci e
kiwi sono molto ricchi di vitamina C: favoriscono quindi l’assorbimento del ferro contenuto nella
frutta e nella verdura, hanno proprietà antiossidanti ed aiutano a prevenire malattie cardiovascolari,
neurologiche e tumori.
BLU-VIOLA
Gli alimenti blu-viola, oltre a proteggere la vista (soprattutto il mirtillo) e a prevenire tumori e
patologie cardiovascolari, contribuiscono ad una corretta funzione urinaria (specie i frutti di bosco).
Un’importante azione antiossidante è svolta dalle antocianine, che difendono l’organismo da
patologie dovute ad una cattiva circolazione del sangue, proteggendo i capillari; prevengono
l’aterosclerosi provocata da alti livelli di colesterolo ed inibiscono l’aggregazione piastrinica. Ribes
e radicchio, oltre alle proprietà antiossidanti dovute alla presenza di vitamina C, intervengono nella
formazione della carnitina e del collagene. Il radicchio contiene anche beta-carotene precursore
della vitamina A e, come anche fichi, ribes, more e prugne, il potassio, che protegge il tessuto osseo
e combatte le patologie cardiovascolari e l’ipertensione. Le melanzane, invece, sono ricche di
magnesio, con l' ulteriore vantaggio di possedere pochissime calorie.
27
Tanto la frutta quanto la verdura di questo colore, infine, sono ricche di fibre ed anche di
carotenoidi, attivi contro le patologie neuro-degenerative e l’invecchiamento cutaneo.
BIANCO
Frutta e verdura dal colore bianco rinforzano il tessuto osseo ed i polmoni. La quercetina contenuta
in questi alimenti, è un potente antiossidante che difende l’organismo dal rischio di tumori. Ricche
di vitamine, di fibre, di potassio ed altri sali minerali, contengono anche gli isotiocianati, ottimo
strumento di prevenzione contro l’invecchiamento cellulare. Aglio, cipolle e porri contengono
anche l’allilsolfuro, che rende il sangue più fluido e meno incline alla formazione di trombi.
Il selenio (presente prevalentemente nei funghi) aiuta a prevenire l’ipertensione e le anemie.
E’ bene limitare il consumo di Graminacee raffinate, utilizzandole comunque in forma integrale
così come è bene limitare l’uso di latticini, carni rosse e prodotti piccanti.
Nel complesso l’alimentazione corretta appare di importanza fondamentale nella prevenzione del
tumore della prostata(43,44,45,46,47,48,49).
Controllare l’alimentazione permette inoltre di evitare sovrappeso ed obesità, fattori non secondari
nello sviluppo di problemi alla prostata. L’obesità infatti, è stata messa in correlazione con tumori
della prostata in stadio avanzato o particolarmente aggressivi(50). I dati suggeriscono che un Indice
di Massa Corporea (IMC) elevato è associato con una malattia più aggressiva e con esiti
peggiori(51,52) ed altri studi hanno trovato una riduzione del rischio in uomini che erano riusciti a
dimagrire(53).
ESERCIZIO FISICO ED ESERCIZI MIRATI.
L’esercizio fisico quotidiano, circa 30 /45 minuti al giorno di una qualsiasi attività aerobica come la
corsa ed il nuoto, sono assolutamente indispensabili per mantenersi in salute. Per la prostata
dobbiamo stare attenti ad attività quali il ciclismo e l’equitazione che possono provocare problemi
se praticati intensamente. A parte queste indicazioni a carattere generale esistono poi degli esercizi
specifici per la prostata. Osservando le figure ci rendiamo facilmente conto di come la prostata sia,
in realtà, l’organo che si trova più in basso di tutti nella cavità addominale, rimanendo per così dire
schiacciata sotto tutti gli altri organi della cavità stessa.
Specialmente se si fa vita sedentaria nel senso letterale del termine, se si sta cioè seduti molto a
lungo, si crea un ristagno di energia nella zona che va dai genitali all'ano (perineo), a questo si
aggiunga una cattiva circolazione del sangue e della linfa che impediscono un buon nutrimento
della prostata ed il completo liberarsi dalle tossine accumulate col suo metabolismo.
Per questo, sia a scopo preventivo sia a scopo terapeutico, è di assoluta importanza l’attività fisica.
28
Sarà quindi opportuno svolgere 30-45 minuti quotidiani di una qualsiasi attività fisica non
traumatica, ad esempio la corsa leggera che tende a riattivare anche la circolazione nella zona
genitourinaria.
Oltre a questa ginnastica costante e leggera, esistono poi tutta una serie di esercizi e manovre che
dobbiamo rendere quotidiani.
È molto importante, eseguire due volte al giorno, per almeno 10 volte, i seguenti esercizi in grado di
allentare le tensioni e i malesseri della prostata, della vescica e del retto.
In piedi: Inspirando, ruotare il bacino in avanti creando una tensione nell'ano. Espirando, rilasciare
la tensione ruotando il bacino all'indietro.
Sdraiati a pancia in su, piedi a circa 1/2 metro dalle natiche, distanti circa 1/2 metro tra loro:
Inspirando, stringere l'ano sollevandolo. Rimanere in tensione qualche secondo. Tornando col
bacino a terra, rilasciare l'aria e la tensione all'ano.
Mani col palmo a terra, a fianco del corpo: Inspirando, sollevare il bacino fintanto che si può,
evitando di forzare. Rimanere in tensione qualche secondo. Rilasciare l'aria e la tensione tornando
col bacino a terra.
Possibilmente stringere l'ano mentre si solleva il bacino e lasciarlo andare quando lo si abbassa.
In ginocchio, palmo delle mani a terra. Gambe e braccia formano 90° rispetto al tronco.
L'esercizio ricorda il gatto quando inarca la schiena: Inspirando, alzare la testa mentre si
abbassa il ventre verso il pavimento. Espirando, abbassare la testa ed alzare la schiena in modo da
formare una gobba.
La spaccata. Non si tratta di fare la spaccata come fanno i ballerini, ma di ridare elasticità al
pavimento del bacino. Ci procureremo un solido sostegno come una sedia robusta e tenendosi a
questa allargheremo le gambe scivolando sui talloni fino al massimo dell’estensione che siamo in
grado di ottenere. staremo in questa posizione per alcuni secondi e poi, aiutandosi con le mani ci
ritireremo su, ripetendo l’esercizio cinque volte. Faremo poi la stessa cosa in allungamento,
allontanando quindi i talloni nel senso della lunghezza.
29
GLI ESERCIZI DI KEGEL.
c non richiedono
Molto importanti sono gli esercizzi di Kegel, anche in considerazione del fattoo che
assolutamente tempo. Arnold Keg
egel è stato il ginecologo statunitense, Professo
ssore Associato di
Ginecologia presso l'Università di
d Southern California School of Medicine che
he mise a punto gli
esercizi riabilitativi che da lui pre
rendono il nome nel 1946. Questi esercizi sono
no stati sviluppati come
trattamento non chirurgico di prim
rima linea per l’incontinenza urinaria da sforzo
zo e per il prolasso
uterino, ma si sono poi rivelati utili
uti anche nei disturbi della prostata per l’impo
portanza del muscolo
pubococcigeo nella funzione sess
ssuale. Gli esercizi di Kegel vengono infatti utilizzati
uti
anche nel
trattamento dell’eiaculazione prec
recoce. Non bisogna illudersi di ottenere risulta
ltati immediati, ma con
l’esercizio costante e quotidianoo si
s arriva al massimo sviluppo di questo musco
scolo in circa 6 mesi. I
benefici sono molteplici.
rcizi di Kegel è migliorare il tono muscolare attraverso
att
il
L'obiettivo principale degli eserci
rafforzamento dei muscoli del pav
pavimento pelvico. Il pavimento pelvico è un insieme
in
di legamenti e
muscoli posti alla base della cavit
vità addominale/pelvica, indispensabile per ill sostegno
so
di uretra,
vescica, intestino e utero nella do
donna e prostata nell’uomo.
L’esercizio fondamentale è a cari
rico del muscolo pubococcigeo, adibito sia alla
lla regolazione del
flusso urinario, sia al controllo delle
de vie del parto nella donna. Il muscolo pubo
bococcigeo, inoltre, si
contrae durante l'orgasmo. –Vedi
di figura 8-
FIGURA 88. Il muscolo Pubococcigeo ed il suo
rapporto con il pavimento pelvico
L'indebolimento del pavimento pe
pelvico può causare disagi più o meno importa
rtanti che si
ripercuotono negativamente sia nnella sfera fisica che in quella sessuale.
Praticare costantemente gli eserci
rcizi di Kegel può migliorare la tonicità e la res
esistenza del pavimento
pelvico; a tale scopo la ginnastica
ica di Kegel trova applicazione, come abbiamoo già detto, in svariati
ambiti anche se qui a noi interessa
ssano per il trattamento del dolore e del gonfior
iore prostatico nell’
IPB.
30
Gli esercizi di Kegel sono assolutamente "discreti", dato che possono essere eseguiti ovunque, ed in
ogni momento del giorno: seduti, in piedi, sdraiati o durante il bagno.
Per eseguirli sono necessari semplici movimenti controllati non visibili dall’esterno:
1) Svuotare completamente la vescica: eseguire gli esercizi di Kegel con la vescica piena può
indebolire il muscolo pubococcigeo e provocare successive difficoltà nel completo svuotamento
vescicale.
2) Contrarre i muscoli del pavimento pelvico per 5-10 secondi.
3) Rilasciare lentamente i suddetti muscoli per lo stesso periodo di tempo.
4) Non muovere gambe, glutei o i muscoli addominali durante la ginnastica di Kegel.
5) Ripetere la serie 10 volte, 2-3 volte durante il giorno.
Inizialmente, può risultare difficile contrarre i muscoli pelvici per 10 secondi: se così fosse, si
consiglia di iniziare in modo graduale, contraendo dapprima i muscoli per 4-5 secondi, per poi
aumentare progressivamente il tempo di contrazione fino a 10 secondi.
Alcune persone faticano ad individuare il muscolo pubococcigeo: per riconoscere ed identificare
questo muscolo, si consiglia di interrompere il flusso di urina per alcuni secondi durante la
minzione. Questo è solitamente sufficiente alla persona per individuare la corretta contrazione.
Su consiglio medico, è possibile avvalersi dell'ausilio di alcuni dispositivi o attrezzi, utili per
individuare il muscolo pubococcigeo e facilitarne l'esercizio.
Si raccomanda di non sottoporre il muscolo pubococcigeo ad un esercizio smodato ed eccessivo: un
simile atteggiamento può provocare affaticamento muscolare, fino ad ottenere l'effetto opposto (es.
perdita di urina).
MANOVRE MANUALI.
La zona del perineo, tra l’ano e la borsa scrotale, è la zona di origine di due meridiani energetici
propri dell’agopuntura, il meridiano o vaso Governatore e il vaso di Concezione. Anche se non si ha
pratica con lo shiatzu, è comunque utile, stando sdraiati, esercitare delle pressioni statiche per alcuni
secondi con il pollice in tutta la zona del perineo, insistendo in particolare nelle zone più rigide e
doloranti. Questo porta ad un allentamento delle tensioni e delle rigidità di questa parte, rendendo
più facili ed efficaci gli esercizi prima descritti.
31
UN AIUTO DALLA NATURA
A.
Esistono numerose piante che, sia grazie alla tradizione sia grazie a modernee rricerche scientifiche,
sappiamo poter essere utili nei vari
va disturbi della prostata. Senza volersi sostit
tituire al medico cui è
sempre indispensabile rivolgers
rsi, ci limitiamo a ricordare qui sotto le proprie
rietà riconosciute dalla
ricerca scientifica ad alcune piant
nte.
SERENOA REPENS
FIGURA 9. La foglia di Serenoa. Particolare.
P
Serenoa repens (W.Bartram) Smaall, 1926 è una pianta della famiglia delle Are
recaceae, unica specie
del genere Serenoa. È conosciuta
ta anche come Sabal serrulata o Saw palmetto
to. Il nome del genere
"Serenoa" deriva dal botanico sta
tatunitense Sereno Watson, (1826 -1892).
È una palma nana che raggiungee i 2/4 m di altezza e che cresce nel sud-est deg
egli Stati Uniti,
soprattutto lungo le coste atlantich
iche ed anche più all'interno come nel sud dell'
ll'Arkansas. I nativi
americani utilizzavano tradiziona
nalmente il frutto come cibo, ma anche per una
na grande varietà di
problemi legati al sistema urinario
rio e all'apparato riproduttivo. I coloni europei
ei imparano presto a
utilizzarla per gli stessi motivi. Per
Pe almeno 200 anni venne usato l'estratto secc
cco per diverse
patologie: stanchezza, debolezza,
a, problemi urogenitali e così via, fino a che rip
ripetuti studi scientifici
hanno dimostrato la validità delle
lle conoscenze empiriche.
Il principale principio attivo con
ontenuto nell'estratto di questa pianta è il bet
eta-sitosterolo ma sono
contenuti anche altri steroli, acidi
a
grassi liberi, carotenoidi, oli essen
enziali e polisaccaridi.
Già alla fine del secolo scorso,, l'estratto era annoverato nella farmacopea ufficiale
u
d'oltreoceano.
L'efficacia nel trattamento dell'ip
'iperplasia prostatica benigna è stata confermat
ata nel corso del tempo
da numerosi studi scientifici. Laa dose
d
quotidiana consigliata è di 320 mg.
32
L’efficacia della Serenoa repens è data dalla sinergia di diversi meccanismi d’azione:
inibizione della 5α-reduttasi, enzima implicato nella trasformazione del T in DHT, responsabile
della ipertrofia prostatica ma anche, nel settore tricologico, della perdita dei capelli, attraverso un
processo di miniaturizzazione del follicolo pilifero, accorciamento della fase di crescita e
depigmentazione del capello, sino alla totale scomparsa.
Antagonismo selettivo locale del legame tra DHT e recettore per gli androgeni.
Numerosi studi ( 54,55,56) hanno dimostrato l’efficacia delle bacche di questa palma nana nel ridurre la
disuria, cioè la difficoltà nell’urinare, nel ridurre i livelli di PSA (l’antigene prostatico specifico)
nonché una azione antinfiammatoria delle vie urinarie.
Molto interessante è il fatto(57,58,59) che l’uso di Serenoa porti risultati simili a quelli dei farmaci di
sintesi di uso più comune in questi casi, ma con effetti collaterali molto minori. Fino ad oggi, infatti,
i principali effetti collaterali attribuibili alla Serenoa possono essere alcuni casi di lievi disturbi
gastrointestinali, comunque evitabili assumendo la Serenoa non a digiuno.
SEMI DI ZUCCA.
La zucca è una pianta classica, originaria dell‘America ma oggi coltivata
in tutto il mondo. Con il termine zucca vengono identificati i frutti di
diverse piante appartenenti alla famiglia delle Cucurbitaceae in
particolare alcune specie del genere Cucurbita (C. maxima, C. pepo e C.
moschata).
FIGURA 9. Semi di Zucca.
Dall'osservazione delle popolazioni che utilizzano abitualmente questo alimento si è notato che in
esse i disturbi della prostata incidono in basse percentuali. Sono stati effettuati, quindi, studi
specifici per indagare quali sostanze potevano avere una funzione protettiva contro le patologie
prostatiche(60).
I risultati hanno confermato la bontà dell'intuizione popolare, dato che è stato accertato che l'uso
regolare, quotidiano, dei Semi di Zucca favorisce il tono dei muscoli della vescica e rilassa il
meccanismo dello sfintere vescicale, con una conseguente regolazione della funzione della
minzione, producendo inoltre un apprezzabile decongestionamento della prostata. I principi attivi
fondamentali contenuti nei Semi di Zucca sono cucurbitine, delta steroli, fitosterine, globuline
vegetali, oltre a vitamine F ed E(61), che esercitano un'azione protettrice delle membrane cellulari e
33
antiossidante, specie la vitamina E abbinata al Selenio(62,63). Sono presenti grassi della serie Omega
3 ed è abbondante lo Zinco, minerale ritenuto da molti studi scientifici molto importante per la
salute della prostata(64,65,66,67,68). Di particolare importanza per la salute della prostata appare proprio
l’elevato apporto del minerale Zinco che i semi di zucca apportano.
E’ indispensabile che i semi, o l’olio da essi estratto, non abbiano subito procedimenti di tostatura o
salatura, trattamenti che ne riducono, fino ad eliminarli, gli effetti. E’ anche importante che i semi
provengano da agricoltura biologica.
ALTRE PIANTE UTILI ALLA PROSTATA.
Se Serenoa e Semi di Zucca sono piante indispensabili per la prevenzione e per il mantenimento di
una buona salute della prostata, esistono anche altre piante che possono essere un aiuto. Nei disturbi
a carico della prostata si possono associare ai Semi di Zucca ed alla Serenoa anche altri trattamenti
fitoterapici a base di Ortica, Prugno africano, Uva ursina, piante che negli anni hanno dimostrato la
loro utilità nel trattare i sintomi legati ai disturbi della prostata e dell’apparato urinario.
URTICA DIOICA.
L'ortica (Urtica dioica) è una pianta erbacea perenne, ben nota. Il principio attivo di interesse
urologico è contenuto nei rizomi e nelle radici essiccate, che si caratterizzano per la presenza di
fitosteroli e scopoletina; discreta anche la presenza di
tannini, lecitine, sali minerali, fenilpropani e lignani.
FIGURA 10. Foglie di Ortica.
La radice di ortica ha un ruolo di primo piano nel
trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna. In vitro, un
estratto metanolico di radice di ortica ha inibito il legame delle proteine che trasportano gli ormoni
sessuali ai recettori solubilizzati di tessuto prostatico(69). Tale azione, attribuita ai lignani, sarebbe di
particolare beneficio per limitare la crescita del tessuto prostatico indotta dal DHT.
In un altro studio(70) in vitro un estratto etanolico di radice di ortica ha inibito l'attività dell'
aromatasi prostatica; tale effetto, aumentato dall'aggiunta di un estratto di Serenoa repens
diminuisce la conversione del T in estrogeni, riequilibrando il rapporto androgeni/estrogeni. La
frazione polisaccaridica ha mostrato attività di tipo antinfiammatorio ed immunomodulante, con
34
inibizione delle lipossigenasi e della
de ciclossigenasi, sostanze coinvolte nella pr
produzione di citochine
infiammatorie.
La radice di ortica è indicata perr ttrattamenti prolungati non inferiori a sei mesi
esi, anche in
associazione alla Serenoa repens ed ai semi di zucca. Da segnalare le possibili
ili interferenze con
terapie ormonali, e per sommator
oria d'azione con Finasteride e Dutasteride (farm
armaci molto utilizzati
nel trattamento dell'alopecia andr
drogenetica e dell'ipertrofia prostatica). In ogni
ni caso, prima
dell'assunzione di estratti di radic
ice d'ortica, è necessario sentire il parere del medico.
m
L'estratto
metanolico di ortica è generalmen
ente ben tollerato. Sono stati riferiti pochi casi
si di effetti collaterali
come iperidrosi, episodi di reazio
ioni allergiche cutanee e disturbi gastrointestin
tinali di gravità
trascurabile e transitori, quali nau
ausea, diarrea e dolore gastrico.
PYGEUM AFRICANUM .
Il prugno africano (Pygeum africa
icanum) è un albero sempreverde le cui proprie
rietà benefiche sul tratto
urinario erano già note alle popol
olazioni indigene africane. I
principi attivi che si estraggono dalla
d
corteccia sono acidi grassi,
steroli come la betasitosterina, tri
triterpeni e due alcoli, il
tetracosanolo e il docosanolo.
FIGURA
A 11. Foglie di prugno africano.
(
L’American Journal of Medicine(71)
ha di recente pubblicato una raccolta di tutti
tu i risultati
disponibili riguardanti 18 trial sull’efficacia
sul
di questa pianta. I dati hanno conf
nfermato che l’estratto
determina un riequilibrio del fluss
usso urinario e della sintomatologia irritativa nel
ne paziente con
ipertrofia prostatica. L’azione ant
ntiandrogena periferica è simile a quella della Serenoa
S
repens in
quanto tra i suoi componenti figu
gura la betasitosterina, molecola che inibisce la 5α-reduttasi.
Molti altri studi hanno documenta
ntato l’efficacia del prugno africano nel sollievo
evo dei sintomi di BPH,
inclusa la frequenza urinaria, svuo
uotamento incompleto della vescica, disturbii del
d flusso urinario, e la
minzione notturna(72,73). Il prugno
no africano è spesso usato in combinazione con
on altre erbe per la
salute della prostata, come la Sere
erenoa, la radice di Ortica ed i Semi di Zucca.. Un
U valido prodotto di
Pygeum africanum deve essere titolato
tit
almeno al 25% in steroli totali.
35
ARCTOSTAPHYLOS UVA-URSI.
L'Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi) è un utile rimedio naturale contro la cistite e le infezioni
urinarie in genere(74). Il principio attivo è contenuto nelle foglie raccolte prima della fioritura, quindi
utilizzate fresche o più comunemente essiccate.
FIGURA 12. Foglie e frutti di Uva ursina.
I principi attivi principali sono degli eterosidi fenolici,
rappresentati soprattutto dall'arbutina e dalla metilarbutina. L’arbutina viene poi trasformata in idrochinone nel colon. Sono anche presenti dei
flavonoidi, dei triterpeni e un iridoide.
Ha una azione antisettica urinaria dal momento che l'idrochinone, dotato di spiccata azione
antibatterica, subisce nel fegato alcune trasformazioni e poi viene eliminato per via renale,
concentrandosi quindi nelle urine.
L'azione disinfettante urinaria dell'idrochinone richiede, per manifestarsi nel modo migliore, un pH
alcalino delle urine e una concentrazione sufficiente di principio attivo. Il miglior alcalinizzante
urinario da usare assieme a questa pianta è il bicarbonato di sodio.
Alcuni studi clinici hanno confermato l'azione antisettica urinaria su pazienti con cistiti non
complicate, che prendevano per bocca l'estratto secco titolato di Uva ursina per 2 settimane. Al
termine delle sperimentazioni si è notato che circa il 50% degli esami batteriologici sulle urine
erano diventati negativi nei gruppi trattati con l'estratto, mentre in quelli che ricevevano il placebo
solo il 5% degli esami batteriologici era negativo.
GLOSSARIO.
Il PSA
Il PSA (Antigene Prostatico Specifico) è una proteina sintetizzata dalle cellule della prostata.
Piccole concentrazioni di PSA sono normalmente presenti nel siero di tutti gli uomini e si possono
valutare tramite un semplice esame del sangue. Questo permette, in molti casi, di capire se nella
ghiandola c'è qualcosa che non va, anche se non necessariamente si tratta di tumore, poiché il PSA
aumenta anche in presenza di semplici infiammazioni, infezioni o ingrossamenti benigni della
ghiandola stessa. Il PSA tende ad aumentare nel sangue anche quando la prostata ha una “attività”
36
più importante del solito o ci sono delle condizioni chiaramente patologiche, ad esempio una
infiammazione.
Il PSA aumenta di poco, anche dopo un rapporto sessuale oppure dopo una visita urologica, seguita
da una esplorazione rettale. Quindi il suo aumento non significa automaticamente che è presente un
tumore. Al contrario molti aumenti del PSA si verificano frequentemente anche in assenza di una
malattia tumorale.
L’importanza di arrivare ad una diagnosi di tumore prostatico il più precocemente possibile ed in
modo più “semplice, sensibile ed economico” ha portato ultimamente a proporre altri test, oltre al
PSA. Recentemente sulla rivista Nature(34) un gruppo di Ricercatori ha presentato un test sulle urine
che indica la presenza di un fattore biologico, la Sarcosina, che è presente nelle urine di uomini con
un tumore della prostata e che sembra aumentare la propria concentrazione se il tumore è più
“aggressivo”. I ricercatori hanno anche osservato che, se la Sarcosina viene “eliminata”, le cellule
malate perdono la propria capacità di invadere i tessuti e quest’ultima osservazione potrebbe essere
considerata utile anche in un futuro ambito terapeutico.
Un altro “nuovo marcatore urinario” è il Prostate CAncer gene 3 (PCA3) che è un gene specifico
per la prostata e che si trova più rappresentato in presenza di un tumore(35).
Questo test quantifica e misura il livello di RNA messaggero che corrisponde al gene PCA3
presente in un campione di urina: maggiore è la quantità di PCA3 presente e più alte sono le
probabilità della presenza di un tumore. Il test è già in uso in alcuni laboratori italiani ed europei ed
al momento viene indicato soprattutto quando una o più biopsie della prostata sono risultate
negative per un tumore ma il PSA tende comunque a mantenersi alto o a “lievitare”.
Indipendentemente da tutto questo risulta determinante, oltre alla prevenzione primaria di cui
abbiamo parlato, la prevenzione secondaria consistente nel rivolgersi al medico ed eventualmente
nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica, se si ha familiarità per la malattia o se sono presenti
fastidi urinari.
ENDOCRINO, PARACRINO, AUTOCRINO
Con un meccanismo endocrino, un ormone rilasciato da una ghiandola viene trasportato dalla
circolazione sanguigna per agire sulle cellule-bersaglio. Ad esempio: il DHT sintetizzato in organi
distanti dalla prostata possono raggiungere i recettori per gli androgeni nello stroma della prostata
attraverso la circolazione.
37
Con un meccanismo paracrino, un ormone rilasciato da una cellula è trasportato con il meccanismo
della diffusione alle cellule-bersaglio adiacenti. Ad esempio: il DHT sintetizzato nello stroma si può
diffondere alle cellule stromali e/o epiteliali per influenzare le loro funzioni.
Con un meccanismo autocrino, la cellula che rilascia l’ormone e la cellula-bersaglio sono la stessa.
QUESTIONARIO IPSS (International Prostatic Symptoms Score)(75)
Il questionario IPSS, unico questionario validato in lingua italiana per questa patologia, permette
una valutazione oggettiva della sintomatologia urinaria del paziente affetto da ipertrofia prostatica.
PUNTEGGIO TOTALE = ______
38
Legenda dei risultati del Questionario IPSS:
Punteggio totale:
0-7 = sintomatologia lieve
8-19 = sintomatologia moderata
20-35 = sintomatologia severa
INDICE DELLA QUALITÀ DELLA VITA(75)
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Nov;148(5):1549-57.
INDICE
ABBREVIAZIONI USATE NEL TESTO pag. 1
È SUCCESSO A ME pag. 2
INTRODUZIONE pag. 3
COSA È LA PROSTATA pag. 5
A COSA SERVE pag. 9
LE MALATTIE PIÙ COMUNI CUI PUÒ ANDARE INCONTRO LA PROSTATA pag. 10
PROSTATITE pag. 10
FORME DI PROSTATITE pag. 11
COSA FARE pag.12
IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA (IPB) pag. 13
L’ASSE DI SEGNALAZIONE DEGLI ANDROGENI pag. 18
RUOLO DEL DHT NEL NORMALE SVILUPPO DELLA PROSTATA pag. 19
RUOLO DEL DHT NELLA IPB pag. 22
45
RUOLO DEGLI ESTROGENI pag. 22
TUMORE DELLA PROSTATA pag. 23
CHI È A RISCHIO pag. 24
ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA pag. 25
LA DIETA PER PREVENIRE E CURARE I DISTURBI DELLA PROSTATA pag. 25
ROSSO pag. 26
GIALLO-ARANCIO pag. 26
VERDE pag. 27
BLU-VIOLA pag. 27
BIANCO pag. 28
ESERCIZIO FISICO ED ESERCIZI MIRATI pag. 28
GLI ESERCIZI DI KEGEL pag. 30
MANOVRE MANUALI pag. 31
UN AIUTO DALLA NATURA pag. 32
SERENOA REPENS pag. 32
SEMI DI ZUCCA pag. 33
ALTRE PIANTE UTILI ALLA PROSTATA pag. 34
URTICA DIOICA pag. 34
PYGEUM AFRICANUM pag. 35
ARCTOSTAPHYLOS UVA-URSI pag. 36
46
GLOSSARIO pag. 36
QUESTIONARIO IPSS pag. 38
INDICE DELLA QUALITÀ DELLA VITA pag. 39
BIBLIOGRAFIA pag. 39
47
Con la speranza che questa mia
ia rif
riflessione possa essere utile a qualcun
lcuno.
Gabriele Buracchi
2016
48
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