Meglio sap sapere che subire bire - Dieta Zona Personalizzata Online
by user
Comments
Transcript
Meglio sap sapere che subire bire - Dieta Zona Personalizzata Online
a cura di: Gabriele e Buracchi. Bu Nutrizionista e Psicologo P La a Prostata Pros ata Meglio sap sapere che subire bire 2016 WWW.DIETAZONAONLINE.COM 0 Avvertenza. Questi miei appunti e riflessioni non si sostituiscono in nesssun modo al parere del vostro medico, da consultare in caso di problemi alla prostata. ABBREVIAZIONI USATE NEL TESTO ACTH = ORMONE ADRENOCORTICOTROPO CPPS = CHRONIC PELVIC PAIN SINDROME (SINDROME DOLOROSA PELVICA CRONICA) DHT = DIIDROTESTOSTERONE E1 = ESTRONE E2 = ESTRADIOLO-17 β EGF = FATTORE DI CRESCITA DELL’EPIDERMIDE ERs = RECETTORI PER GLI ESTROGENI KGF = FATTORE DI CRESCITA DEI CHERATINOCITI IGF1 = SOMATOMEDINA IGFS = FATTORE DI CRESCITA INSULINOSIMILE IMC = INDICE DI MASSA CORPOREA IPB = IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA LH = LUTEINIZING HORMONE (ORMONE LUTEINIZZANTE) LHRH = LUTEINIZING HORMONE RELEASING FACTOR (FATTORE DI RILASCIO DELL’ORMONE LUTEINIZZANTE) LUTS = LOWER URINARY TRACT SYMPTOMS (SINTOMI DELLE BASSE VIE URINARIE) PCA3 = PROSTATE CANCER GENE 3 (TEST) PSA = PROSTATE SPECIFIC ANTIGEN (ANTIGENE PROSTATICO SPECIFICO) RNA = RIBONUCLEIC ACID (ACIDO RIBONUCLEICO) SERMs = MODULATORI SELETTIVI DEI RECETTORI PER GLI ESTROGENI T = TESTOSTERONE TGF = FATTORE DI TRASFORMAZIONE DELLA CRESCITA TNM = T = TUMORE, N INDICA LO STATO DEI LINFONODI (N 0 SE NON INTACCATI, N 1 SE INTACCATI) E M LA PRESENZA DI METASTASI (M 0 SE ASSENTI, M 1 SE PRESENTI) TURP = RESEZIONE ENDOSCOPICA TRANS URETRALE PROSTATICA 1 È SUCCESSO A ME. E così un giorno, come è successo a me alcuni anni or sono, sei colto dalla febbre e dai tremiti con senso di oppressione al basso ventre nella zona del perineo. Scopri improvvisamente di avere la prostatite ma, soprattutto, che il tuo PSA (Antigene Prostatico Specifico) è a 8,6. Facendo l’ecografia prostatica il medico ti dice che hai una prostata bella grossa: Ipertrofia Prostatica Benigna. Certo, i sintomi mi avrebbero dovuto far riflettere già da tempo. Mi alzavo 4 volte per notte a fare pipì, il getto era sempre più breve, quasi uno sgocciolamento e provavo sempre una sensazione di bruciore. A volte, dopo un rapporto sessuale, provavo un senso di forte fastidio, una sorta di oppressione nella zona del perineo. E, dal momento in cui avvertivo lo stimolo al momento di dover fare precipitosamente la pipì, passava pochissimo tempo, rischiando magari di farmela addosso. Ma non ci avevo dato peso. Spesso i problemi non li vogliamo vedere ma, se qualcuno mi avesse messo la pulce nell’orecchio, probabilmente avrei prestato più attenzione. Eppure il numero di prestazioni sanitarie conseguenti ai vari problemi della prostata è molto elevato, basta dire che l’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) è la seconda patologia per numero di diagnosi effettuate nei maschi ogni anno in Italia, oltre otto milioni di visite. Non solo, ma da rilevare che il numero di visite è più che raddoppiato dal 1990 al 2000. Vorrà pur dire qualcosa! Ma forse c’è interesse che le cose continuino ad andare così. L’unica soluzione che mi hanno prospettata è stato l’intervento chirurgico, presentatomi come cosa di poco conto. Nessuno che si sia preso la briga di informarmi degli effetti collaterali, quelli certi, per non parlare di quelli incerti ma probabili. Tra quelli certi c’è l’eiaculazione retrograda, cioè la mancata emissione dello sperma al momento del coito conseguente alla TURP, cioè alla resezione endoscopica trans uretrale prostatica che mi era stata proposta. Lo sperma viene emesso all’indietro, verso la vescica, invece che verso l’esterno. In pratica, dopo l’intervento chirurgico si diviene sterili. Nessuno dei vari “luminari”consultati che mi abbia proposto una cura, qualcosa se non altro per alleviare i fastidi.”Vigile attesa”è il termine tecnico per dire “non fare nulla” in attesa che la situazione si aggravi irreparabilmente e l’intervento chirurgico (sicuramente più redditizio per chi lo esegue) divenga assolutamente inevitabile. Mi sono dovuto informare da solo e sono rimasto traumatizzato dalle prospettive. Ho capito che dovevo fare da me. Sono un Nutrizionista, non sono un Urologo e la letteratura scientifica, specialmente quando si parla di alimenti ed integratori alimentari sono in grado di leggerla e di 2 capirla bene. La conclusione è che ho compreso di dover agire su tre fronti: l’alimentazione, l’attività fisica e l’uso dei giusti fitoterapici. Nessuno che si fosse preso la briga di parlarmene. Per l’alimentazione è stato facile. E così ho tolto dalla mia dieta i cibi piccanti, drastica riduzione del caffè (meglio nessuno comunque), aboliti i superalcolici e gli alcolici (ogni tanto bevo ancora mezzo bicchiere di vino, lo ammetto), diminuiti drasticamente anche i latticini. Eliminati o quasi i grassi saturi come gli insaccati, il burro e panna. In compenso molta più frutta, più verdura, più pesce e molta acqua. Anche l’attività fisica è stata importante. Mi è bastato fare quello che consiglio sempre ai miei pazienti (ma che da molto tempo non facevo più), cioè 4/5 ore di attività aerobica a settimana oltre agli esercizi specifici come quelli di Kegel. Per i fitoterapici o integratori alimentari ho dovuto fare qualche ricerca ma basta documentarsi sulla letteratura scientifica (non sui siti commerciali). Anche qui la situazione appare abbastanza chiara. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato l’effetto sull’IPB della Serenoa o meglio dei suoi frutti. Studi scientifici ci dicono che dopo alcuni mesi gli effetti della Serenoa sono equivalenti a quelli dei farmaci chimici, ma senza gli effetti collaterali di questi ultimi, effetti spesso gravi come diminuzione della libido e disfunzioni sessuali che in taluni casi portano all'impotenza. In più la prostata, per rimanere sana, necessita di un giusto apporto di un minerale: lo Zinco. Niente di più facile che ricorrere ai semi di zucca mangiati in quanto tali o come estratto. Sono ormai passati cinque anni da allora (2011) e non ho mai abbandonato né la Serenoa né gli estratti di Semi di Zucca. La mia attività sessuale è decisamente migliorata (alcuni sostengono che la Serenoa sia anche afrodisiaca…), mi alzo solo una volta per notte a fare pipì (è anche vero che bevo molta acqua prima di andare a dormire) ed il getto è ritornato normale. Oggi ho 65 anni e questa è la mia esperienza personale. Sicuramente non è valida per tutti, ma a me le cose sono andate così. INTRODUZIONE È davvero una ben strana sorte quella della prostata. La sua presenza nel corpo dell’uomo e le sue funzioni, assolutamente fondamentali per la riproduzione e quindi per lo stesso mantenimento della nostra specie sulla Terra, sono completamente ignorate per i primi 40/50 anni di vita. E quando dico ignorate non mi riferisco solo al grande pubblico che non necessariamente deve avere nozioni di anatomia, fisiologia ed urologia, ma mi riferisco agli esperti ed in particolare alle autorità sanitarie 3 cui compete (?) una attività di prevenzione e quindi di informazione dei diretti interessati: gli uomini. “Gli uomini di 50 anni e oltre dovrebbero essere intervistati sulla presenza di LUTS (Sintomi delle Basse Vie Urinarie), informati sul loro significato e sulle possibilità terapeutiche”(1). E non sarebbe un’opera di prevenzione di poco conto e di poca rilevanza (sicuramente con considerevoli risparmi per la sanità). Leggiamo infatti su una pubblicazione(1) curata dall’Associazione Urologi Italiani: “Il numero di prestazioni sanitarie legate alle affezioni prostatiche è molto alto, infatti l’IPB è la seconda patologia per diagnosi effettuate negli uomini ogni anno in Italia (con 8.173.432 visite), dietro solo all’ipertensione arteriosa e davanti ad altre malattie molto frequenti come la cardiopatia ischemica, le dislipidemie e il diabete mellito. Il numero di visite è più che raddoppiato dal 1990 (3.550.000) al 2003 (8.000.000). Altri indici del forte impatto economico dell’IPB in Italia si rilevano dai dati del Ministero della salute sulla spesa per i farmaci rimborsati dal SSN (327,8 milioni di euro spesi in farmaci per l’IPB) e sul numero di ricoveri per questa patologia (14.854 ricoveri per IPB, per un totale di 74.834 giornate di ricovero)(2). Considerando che la prevalenza dell’IPB aumenta all’aumentare dell’età, con l’invecchiamento progressivo della popolazione, fenomeno particolarmente rilevante in Italia,(3) l’impatto economico della patologia sarà sempre più importante.” Poi, improvvisamente, di solito tra i 50 e i 60 anni, l’uomo comincia a rendersi conto di avere una prostata per il semplice motivo che questa comincia a creare problemi. “Ho la prostata” ci si sente dire da qualche amico, come se prima non l’avesse mai avuta. A volte si tratta di fastidi più o meno grandi(4) come il doversi svegliare molte volte ogni notte, altre volte si tratta di problemi più gravi che richiedono, magari, misure drastiche. In ogni caso quello che poteva e doveva essere fatto a scopo preventivo non è stato fatto e adesso se ne pagano le conseguenze. Per avere una idea, seppure generale, si deve rilevare come almeno dopo i 50 anni di età (in alcuni casi relativamente a certi disturbi anche prima) si può andare incontro a problemi, di varia natura, a carico di questo organo. Il processo, parliamo in particolare dell’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), inizia già a circa 40 anni ma, stando ad alcuni studi, si pensa che l'ingrossamento della prostata 4 possa iniziare in alcuni pazienti già all'età di 30 anni. Facendo riferimento alle cifre statistiche si sa che circa il 50% degli uomini fra i 50 ed i 60 anni presenta evidenze cliniche della comparsa di IPB, percentuale che si innalza al 70% dopo i 60 anni superando il 90% oltre gli 80 anni. Non andrebbe neppure sottovalutata l’importanza del carcinoma prostatico, in Italia la seconda causa di morte per tumore, nel maschio. Se vogliamo credere ai dati forniti dal Ministero, in Italia i casi di tumore alla prostata sono stati 147.000 nel 2008. Per non parlare della prostatite che, nelle sue varie forme, colpisce anche maschi molto giovani. Colpisce circa il 10% degli uomini sessualmente attivi (sembrerebbe che quasi il 50% degli uomini abbia, almeno una volta nella vita, un episodio infiammatorio della prostata più o meno intenso). I problemi alla prostata, nelle loro varie forme, sono quindi così frequenti e quasi ineluttabili da farci capire come il prostatismo (l’insieme di sintomi causati dalla presenza di una patologia di origine prostatica come prostatite, IPB,carcinoma) sia una condizione così probabile nella vita di uomo da farci pensare ad un male ampiamente annunciato. E quindi, almeno in una certa percentuale, prevenibile. Ma a fronte di questi dati l’informazione, quella preventiva magari da cominciare già a 30 anni, è assolutamente assente. Eppure costerebbe così poco informare sistematicamente gli uomini di quello che prima o poi gli succederà. COSA È LA PROSTATA La prostata umana è una ghiandola fibromuscolare esocrina che, in condizioni di buona salute, ha le dimensioni di una grossa castagna ed è collocata nella parte frontale del retto, circa 5 cm dopo l'ano, al di sotto e posteriormente alla vescica urinaria. Ha un diametro trasversale medio di 4 centimetri alla base, verticalmente è lunga 3 e antero-posteriormente circa 2, con un peso di 10-20 grammi nei soggetti normali, peso che tuttavia può aumentare di svariate volte in caso di IPB. Per questa sua posizione è relativamente facile poterla palpare attraverso il retto con il dito o studiarla con la ecografia trans rettale. Circonda la prima porzione del canale che parte dalla vescica (uretra prostatica) ed attraverso essa transitano le parti terminali dei dotti deferenti che terminano nell’uretra prostatica con i dotti eiaculatori in cui terminano anche i brevi condotti delle vescicole seminali. Il nome le deriva dal greco Prosteitos, che significa "posta davanti"... alla vescica. 5 FIGURA 1. La prostata e l’apparato urogenitale. 6 Da un punto di vista anatomico la prostata è divisa in tre differenti zone: 1. La zona periferica: rappresenta circa 2/3 dell'intera prostata ed è la parte che viene esaminata durante l'esplorazione digito rettale. 2. La zona centrale: la parte più interna che circonda i dotti eiaculatori. 3. La zona di transizione: costituita da due piccoli lobi che circondano l'uretra. Questa è la parte di prostata che tende ad ingrandirsi durante l'insorgenza della cosiddetta "Ipertrofia Prostatica Benigna" e che causa i ben noti disturbi urinari(4). FIGURA 2. Conformazione della prostata e suoi rapporti con la vescica urinaria. Da un punto di vista ghiandolare, la prostata è costituita da un numero variabile da 30 a 50 ghiandole tubuloalveolari ramificate, spesso chiamate anche ghiandole otricolari. Queste sono immerse in uno stroma fibromuscolare, più abbondante nella parte anteriore della prostata dove forma lo stroma fibromuscolare anteriore, privo di ghiandole. Lo stroma forma anche una sottile capsula per l'organo da cui si dipartono spessi setti incompleti che nella vita fetale lo dividono in cinque lobi. Nell'adulto i lobi divengono difficilmente distinguibili. Le ghiandole otricolari sono distribuite nelle tre zone in cui è suddiviso il tessuto ghiandolare prostatico. Ognuna di esse è costituita da numerosi acini provvisti di papille che riversano il loro secreto in piccoli condotti che si uniscono a formare 7 un dotto per ciascuna ghiandola, per un totale di 12-20 dotti. Ognuno di questi dotti decorre dentro parenchima sino a che non raggiunge l'uretra prostatica dove sbocca lateralmente al collicolo seminale. I dotti hanno lunghezza variabile in base alla collocazione delle ghiandole. I dotti più lunghi sono quelli posti nella zona periferica dove si trovano anche le ghiandole dalla struttura più complessa, i più corti nella zona di transizione dove si trovano ghiandole semplici e ghiandole mucose, più facilmente riscontrabili in soggetti giovani. Queste ghiandole contribuiscono alla produzione di un liquido che, ad ogni orgasmo, viene espulso mediante una contrazione dei tessuti che circondano questi acini. Altre importanti strutture anatomiche che vengono spesso trascurate sono le vescicole seminali. Queste ghiandole si trovano dietro la parte inferiore della vescica e producono un fluido necessario per la sopravvivenza extracorporea degli spermatozoi. La vascolarizzazione arteriosa è assicurata da rami delle arterie pudenda interna, vescicale inferiore e dall'arteria rettale mediale che sono tutti rami dell'arteria iliaca interna. I rami delle arterie principali della prostata decorrono nel fascio neuromuscolare postero-laterale alla ghiandola e da lì vi si distribuiscono sulla faccia posteriore. L'arteria vescicale inferiore irrora generalmente con due rami il collo della vescica e la base della prostata, inviando anche rami anteriormente alla ghiandola. I vasi posteriori decorrono dietro la prostata emettendo rami che vi entrano perpendicolarmente. La vascolarizzazione venosa è assicurata dalle vene che si distribuiscono alla prostata mediante un plesso venoso anteriore (plesso del Santorini) e tramite altre vene che decorrono nel fascio neurovascolare postero-laterale alla ghiandola. Il plesso del Santorini è situato subito all'interno della fascia endopelvica, dietro la sinfisi pubica, e contiene le vene di maggior calibro in cui drena il sangue della prostata, mentre le vene dei fasci posteriori sono più piccole. Le vene prostatiche e vescicali anteriori drenano nel plesso vescicale che va nella vena pudenda interna per poi terminare nella vena iliaca interna. I vasi linfatici della prostata, infine, drenano nei linfonodi iliaci interni (vasi linfatici della faccia anteriore) ed esterni (vasi linfatici della faccia posteriore), otturatori e presacrali. La prostata è innervata dal plesso ipogastrico inferiore ed i suoi rami creano un ulteriore plesso arcuato sulla ghiandola. Buona parte dei nervi decorrono lungo i fasci neurovascolari posterolaterali accollati alla ghiandola. Lo sfintere uretrale esterno è molto innervato, così come la capsula. Sono invece scarse le fibre nervose sulla faccia anteriore e ancora di più nella zona periferica. I nervi perforano la capsula e si distribuiscono nella tonaca muscolare, nello stroma e lungo le arterie. 8 Lo sfintere vescicale esterno è innervato dal nervo pudendo che emette due rami che si dirigono postero-medialmente per innervare la giunzione prostatovescicale. Postero-lateralmente due fasci neurovascolari decorrono a stretto contatto con la ghiandola. Sono i Bundles neuro vascolari che portano l’innervazione all’uretra e ai corpi cavernosi, responsabili quindi anche della funzione erettiva. A COSA SERVE La sua funzione è essenzialmente quella di produrre ed emettere un secreto che entra nella composizione del liquido seminale, il succo prostatico, che contribuisce al 20/30% del volume dello sperma. I testicoli contribuiscono al 2-5%, il plasma prodotto dalle vescicole seminali contribuisce per il 60-70% e in misura inferiore, meno dell’ 1%, dalle ghiandole bulbo-uretrali. Questo secreto prodotto dalla prostata ha il compito di fornire energia agli spermatozoi, di proteggerli e di favorirne il movimento nel canale vaginale, di cui diminuisce l'acidità. È un liquido lattescente, leggermente acido (pH 6,4), e contiene numerosi enzimi (fosfatasi acida, beta glucuronidasi, amilasi, fibrinolisina, proteasi), prostaglandine, spermina e spermidina, immunoglobuline, zinco e acido citrico. Inoltre tale secreto è in grado di esercitare un'azione battericida contro i germi gram negativi attraverso un fattore antibatterico che verosimilmente è costituito da un sale di zinco. Oltre a ciò ha un ruolo di difesa dei testicolo e delle vie urinarie superiore, serve alla degradazione ed eliminazione degli spermatozoi invecchiati (cioè quelli che hanno più di 30 ore dalla loro produzione testicolare), ma in aggiunta esistono studi che ne prospettano le funzioni di organo impegnato nella reazione immunitaria ed altri che ipotizzano un ruolo di controllo nella produzione degli spermatozoi. La prostata riveste una notevole importanza anche nella continenza delle urine che è principalmente dovuta al tono di chiusura di due sfinteri che si trovano attorno alla prostata: Lo sfintere uretrale interno è costituito da fasci circolari di muscolatura liscia posti sulla base prostatica e sul collo della vescica. Lo sfintere uretrale esterno è posto attorno all'apice della prostata e all’uretra membranosa, nella loggia perineale profonda. Questa muscolatura è ancorata tramite fibre collagene agli strati fasciali attorno alla prostata che ne costituiscono la sua "capsula" e allo stesso tessuto fibromuscolare della prostata. Posteriormente alla prostata decorre il muscolo rettouretrale, che origina dalla parete del retto (strato longitudinale esterno) tramite due fasci muscolari che si uniscono per poi andarsi ad inserire nel centro tendineo del perineo. 9 Nel corso dell’eccitazione sessuale, l’attività secretoria della prostata aumenta considerevolmente. Questo secreto si mescola a quello proveniente dalle vescicole seminali e agli spermatozoi provenienti dai dotti eiaculatori nell’ambito del tratto di uretra prostatica. Si forma cosi lo sperma che verrà poi espulso con l’eiaculazione; l’espulsione avviene per contrazione rapida dei muscoli lisci della struttura prostatica ed è poi coadiuvata dalle contrazioni della muscolatura perineale. LE MALATTIE PIÙ COMUNI CUI PUÒ ANDARE INCONTRO LA PROSTATA. PROSTATITE. E’ uno stato infiammatorio della prostata che può manifestarsi con varie cause e con diversi sintomi, come la necessità di urinare spesso, dolori, bruciori al momento della minzione, sangue nelle urine o disturbi della risposta sessuale. Colpisce almeno un terzo della popolazione maschile, L’urologo può fare una diagnosi corretta con un esame clinico diretto ed analizzando attentamente tutta la storia clinica del paziente, nonché gli esiti di esami di laboratorio eseguiti (valutazioni colturali, ecografia delle vie uro-seminali). I fattori che possono scatenare la prostatite sono molteplici e talvolta possono agire contemporaneamente, dando luogo a diverse forme di prostatite. Le principali cause della prostatite possono essere: a) Infezione da microrganismi: germi e batteri, risalendo il condotto urinario, si depositano nella prostata. Questa è la più comune e diffusa causa di prostatite. b) Cause alimentari: un’alimentazione scorretta o irregolare può intossicare l’organismo; anche la prostata risente di tale intossicazione, con il rischio di perdere alcune delle sue funzioni. c) Disfunzioni intestinali: irregolarità nell’evacuazione e problemi all’intestino possono causare congestione pelvica e conseguente infiammazione della prostata. d) Fumo: la nicotina è un vasocostrittore. Questo significa che l’afflusso di sangue all’organo sessuale maschile può essere reso difficoltoso o quasi assente. In assenza di flusso sanguigno, la spermiogenesi e l’attività della prostata possono venire facilmente compromesse. e) Stress: la tensione nervosa, con la conseguente produzione di cortisolo, favorisce la diminuzione delle difese immunitarie dell’organismo. f) Astinenza eiaculatoria: la mancata eiaculazione per lunghi periodi fa sì che il liquido spermatico vecchio non venga espulso, finendo così con l’aumentare i residui tossici che possono essere dannosi per la prostata. 10 g) Patologie uretrali o prepuziali: le infezioni a carico dell’uretra possono estendersi alla prostata. Allo stesso modo anche le disfunzioni prepuziali (fimosi e parafimosi) possono condurre a processi infiammatori che coinvolgono anche la prostata. h) Patologie neurali: disfunzioni neurali possono ridurre o eliminare gli stimoli nervosi responsabili del normale funzionamento della prostata. FORME DI PROSTATITE. La prostatite, a seconda della causa che l’ha scatenata, può manifestarsi in diversi modi, dando luogo a sintomatologie diverse e richiedendo tipi di cure diverse. La prostatite è classificata in: Tipo I – Prostatite acuta batterica: è causata da batteri, di durata non lunga. I sintomi più comuni sono febbre, brividi, dolore alla schiena e alle zone genitali. Spesso si accusa minzione frequente e urgente, talvolta accompagnata da bruciore e senso di fastidio. Possono presentarsi anche capacità erettiva ed eiaculatoria insufficienti a causa dell’infiammazione batterica, che può estendersi ai testicoli. Tipo II – Prostatite cronica batterica: la causa è sempre di origine batterica, ma questo tipo di prostatite si differenzia dal primo perché prolungata nel tempo. È una malattia relativamente rara (meno del 5% dei pazienti con problemi prostatici). Come quella acuta, la prostatite cronica batterica presenta sintomi quali febbre, dolore e fastidio alle zone genitali, anche in fase di minzione, difficoltà eiaculatoria ed erettiva. Essendo però prolungata nel tempo, chi è affetto da prostatite cronica batterica può andare incontro ad una serie di complicazioni come cistiti, varicocele causato da congestione pelvica o disfunzioni nella produzione spermatica. Tipo III – Prostatite cronica abatterica: chiamata sindrome dolorosa pelvica cronica (CPPS), è caratterizzata da durata prolungata nel tempo e da cause di origini non batteriche. Spesso è legata a disfunzioni intestinali o a scorretta alimentazione. È caratterizzata da dolore pelvico di origine ignota, della durata ininterrotta di almeno 6 mesi, con periodi di miglioramento alternati a periodi di ricaduta. Il dolore può estendersi al retto e ai glutei, rendendo a volte fastidioso lo stare seduti. Dolore addominale, pelvico e muscolare, bruciore costante all’interno del pene possono denotare un aggravamento della malattia. L’eiaculazione può essere dolorosa a causa della contrazione della prostata. Spesso si risconta anche un’ipersensibilità del glande. Tipo IV – Prostatite asintomatica/iposintomatica: forma di prostatite in cui vi è assenza totale o quasi totale di sintomatologia. 11 Solitamente i pazienti non accusano dolori o disturbi all’apparato urogenitale se non qualche saltuario deficit erettile e ipersensibilità del glande. In questo caso la prostatite può essere diagnosticata soltanto tramite accurati esami (ecografia prostatica e testicolare, spermiogramma, talvolta esame istologico della prostata attraverso la biopsia). COSA FARE Le infiammazioni della prostata possono essere curate con farmaci (antibiotici ed antinfiammatori) per il cui utilizzo è indispensabile il parere del medico. Quello che preme sottolineare è come sia altrettanto indispensabile cambiare abitudini sbagliate, adottando stili di vita migliori, associati ad una dieta sana e bilanciata assieme alla giusta attività fisica. Da non sottovalutare, come si dice più approfonditamente nell’apposito capitolo, l’utilizzo costante dei semi di Zucca o dei loro derivati, l’uso della Serenoa e del rizoma d’Ortica, come fattori preventivi delle prostatiti e di molti problemi delle vie urinarie. Di estrema importanza, quindi, le seguenti indicazioni di tipo sia dietetico che comportamentale: a) Limitare l'assunzione di alcuni alimenti tipo cioccolato, uova, formaggi stagionati, cibi piccanti e salati, fritture. b) Lo stesso vale per le bevande come il caffè, il tè, le bibite gassate od alcoliche. In particolar modo è bene abolire i superalcoolici e le bibite gassate, riducendo al massimo il caffè o meglio eliminandolo completamente. c) È importante bere durante tutto l'arco della giornata almeno 2–3 litri di liquidi, soprattutto acqua (se non esistono naturalmente altre controindicazioni di ordine generale). Se capita di svegliarsi spesso la notte per orinare, può essere opportuno smettere di bere alcune ore prima di andare a letto, distribuendo comunque nell’arco della giornata la stessa quantità di acqua. d) Eliminare il fumo che agisce sia a livello tossico diretto, sia per alterazione dei flussi vascolari con alterazione delle funzioni endoteliali dei vasi e riduzione delle capacità di riparazione e di difesa degli stessi, ma anche l’uso di altre droghe. e) Preferire i cibi freschi a quelli confezionati, adottando metodi di cottura non troppo aggressivi. Un forte spazio dovrebbe essere lasciato a frutta e verdura da consumare crudi. f) Adottare una alimentazione sana ed equilibrata come la Dieta Zona, non considerandola come una dieta dimagrante, ma come uno stile alimentare da proseguire nell’arco della vita. g) Consumare molta verdura e molta frutta, possibilmente di origine biologica. Da questi alimenti dovrebbe venire la parte principale del vostro apporto di carboidrati, sia per il loro indice glicemico, sia perché questi sono gli alimenti che forniscono all’organismo tutti gli antiossidanti di cui ha bisogno per mantenere in buone condizioni la prostata. 12 h) Usare come condimento olio extravergine d’oliva, non sottovalutando l’uso di olio di semi di zucca come condimento. Anche i semi di zucca (non salati, non tostati, di origine biologica) si prestano ad essere usati come condimento delle verdure, ma per le loro caratteristiche possono essere un ottimo snack, al posto di merendine o altri prodotti assolutamente da eliminare. i) Combattere la stitichezza sia con una dieta ricca di fibre, ma anche praticando una regolare attività fisica. La stipsi, infatti, con la conseguente evacuazione irregolare, favorisce lo sviluppo di una congestione pelvica che poi induce uno stato di flogosi (infiammazione) della ghiandola prostatica tramite il passaggio dei microrganismi dall'intestino (ultima porzione detta retto) alla prostata. j) L’attività fisica, di tipo aerobico, non dovrebbe essere inferiore alle 4/5 ore settimanali. A parte questo esercizio fisico, è sempre bene privilegiare una vita “attiva”, prendere cioè le scale e non l’ascensore, andare a piedi quando i tratti non sono molto lunghi, rilassarsi facendo una passeggiata in un parco o in un bosco invece di guardare la televisione. k) Evitare la sedentarietà, nel senso letterale dello stare molto seduti (al computer, in auto, alla televisione), tenendo presente che alcune attività fisiche come il ciclismo possono aggravare la prostatite. Per ridurre i rischi si segnala che esistono appositi sellini per bicicletta che riducono questo rischio l) Avere una vita sessuale regolare, evitando sia i lunghi periodi di astinenza così come le maratone sessuali. m) Senza che questo divenga una ossessione, è sempre opportuno tenere d'occhio la bilancia dato che il sovrappeso e l’obesità, aumentando la "pressione" sulle vie urinarie, portano comunque ad un peggioramento dei sintomi. n) Ridurre per quanto possibile i fattori di stress. o) Infine, ma non meno importante, ascoltare sempre attentamente il proprio medico di famiglia e l’urologo che stanno seguendo in diretta la patologia infiammatoria. IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA (IPB). Consiste in un ingrossamento della prostata e generalmente si manifesta con la sensazione di una difficoltà a svuotare la vescica, un getto ridotto ed un suo non completo svuotamento ma anche con un aumento della frequenza della minzione che spesso porta a dover urinare più volte in una notte. L’ipertrofia prostatica e' una malattia benigna determinata dall’invecchiamento fisiologico della ghiandola prostatica. Il processo, che inizia già a circa 40 anni (in qualche caso anche dopo i 30), 13 diviene clinicamente evidente intorno alla sessantina, quando i pazienti cominciano ad accorgersi che il loro modo di urinare non e' più normale. Tra i 60 e gli 80 anni, un uomo su quattro necessita di una cura, medica o chirurgica, per la prostata. Questo organo e' fortemente influenzato dagli ormoni sessuali, uno dei quali, il Testosterone (T), e' particolarmente attivo nel favorirne lo sviluppo e il funzionamento. Col progredire degli anni, le variazioni fisiologiche dell’equilibrio ormonale causano il progressivo ingrandimento ("ipertrofia") della prostata. Questo di per sé è un processo benigno e come tale, pertanto, non produrrebbe danni alla salute. Il problema è che l’aumento di volume della prostata si trasforma in malattia quando impedisce all’urina di uscire "normalmente" dalla vescica. Dal punto di vista anatomico, la prostata e' un po’ come un "manicotto" che circonda il canale dell’uretra, che nasce dalla vescica e, percorrendo il pene, porta l’urina (e lo sperma) all’esterno. Quando un soggetto urina, la muscolatura della vescica si contrae, dà pressione all’urina in essa contenuta, "apre" il foro di comunicazione con il canale uretrale (collo vescicale) e spinge l’urina in quella prima porzione del canale uretrale che e' circondato dalla prostata. In questa fase di espulsione la pressione prodotta dalla vescica e' più forte di quella esercitata dal collo vescicale e dalla prostata, e ciò permette il passaggio all’esterno dell’urina. Quando la prostata aumenta di volume e diviene "ipertrofica", tende a comprimere e a chiudere il canale uretrale e la vescica deve fare uno sforzo maggiore del normale per spingere l’urina all’esterno. Questi sono i primi sintomi del cosiddetto "prostatismo": il flusso urinario si riduce, il getto diviene meno forte e si nota un gocciolamento finale tanto che a volte capita di bagnarsi le scarpe(4). Altro problema che può divenire invalidante tanto da compromettere la vita di tutti i giorni è che spesso il desiderio di urinare nasce forte ed improvviso e la necessità di urinare diviene non rinviabile. La persona finisce con l’avere problemi se non ha costantemente la possibilità di urinare in breve tempo. In molti casi, invece, le diviene difficile iniziare ad urinare e quindi la persona deve avere molto tempo a disposizione per poterlo fare. Frequente è il caso in cui ci si deve svegliare di notte una o più volte con questo bisogno, compromettendo tra l’altro la qualità del sonno e del riposo. Dopo anni di sforzi eccessivi la vescica si sfianca, il paziente urina con sempre maggior difficoltà (o si blocca completamente) ed e' necessario ricorrere alle cure urgenti del medico. Questo e' il motivo per cui, pur trattandosi di un processo benigno, è importante che questa condizione venga riconosciuta e curata tempestivamente. Ma ancora più importante è che, trattandosi di un processo 14 fisiologico per il maschio e quindi ampiamente prevedibile, si adottino per tempo quei comportamenti e stili di vita che permettono di allontanare nel tempo, di ridurre le complicanze o addirittura di impedire l’insorgenza del prostatismo, mantenendo l’IPB in limiti ragionevoli e non invalidanti. La difficoltà ad urinare e' un tipico sintomo del disturbo prostatico ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non e' facile accorgersene. Questo perché il meccanismo della minzione si modifica gradualmente e lentamente; i cambiamenti giorno dopo giorno sono minimi e non e' facile rendersi conto delle differenze fino a che queste non sono davvero importanti e spesso già invalidanti. L’aiuto dell’urologo è, quindi, indispensabile per scoprire tempestivamente questi cambiamenti. Le correnti linee guida internazionali prevedono, per l’ipertrofia benigna della prostata, le seguenti possibilità terapeutiche: • Terapia medica con farmaci di origine vegetale (estratti di Serenoa repens, Semi di Zucca, Ortica ed altre piante). • Terapia medica con mepartricina. • Terapia medica con farmaci inibitori della 5 alfa-reduttasi. • Terapia medica con farmaci alfa litici. • Terapia medica con farmaci in associazione fra loro. • Terapia endoscopica (resezione prostatica transuretrale). • Terapia chirurgica. E’ chiaro che il tipo di intervento terapeutico andrà discusso e concordato con il vostro medico e/o urologo di fiducia. In questa sede mi limito a ricordare i nome delle specie vegetali che si sono rivelate utili nell’IPB (ma anche in altre patologie della prostata), rimandando agli appositi paragrafi la trattazione e la descrizione delle singole essenze vegetali. Di particolare importanza in quanto inibitore della 5α-reduttasi, l’enzima che sovraintende alle trasformazioni ormonali che inducono l’ingrossamento di questa ghiandola è la Serenoa repens, sicuramente l’essenza vegetale più utile nell’IPB. Ma quale è il meccanismo d’azione, legato all’età, che porta quasi inesorabilmente l’uomo incontro all’IPB? Il meccanismo che porta all’IPB è senz’altro multifattoriale e forse ancora non completamente conosciuto. Tuttavia è ben noto come una parte rilevante sia dipendente dagli ormoni androgeni e in 15 particolare dal Diidrotestosterone ne (DHT), androgeno cruciale anche per lo svil viluppo e la normale crescita della prostata(5). Il precursore del DHT è un altroo aandrogeno, il T, la maggior parte del quale è prodotto p dalle cellule di Leydig del testicolo in risposta ta a segnali ormonali provenienti dall’ipotalam mo(6). -Vedi figura 3- Ipotalamo-Ipofisi-Testicoli-Surrenali(6). FIGURA 3. Schema dell’asse Ip ACTH = Ormone Adrenocorticot otropo; DHT = Diidrotestosterone; LH = Ormoone Luteinizzante; LHRH = Fattore di rilascio dell’o l’ormone luteinizzante. 16 Il T è secreto con ritmo circadiano ano, raggiungendo il picco ematico nelle primis issime ore del mattino, per poi calare durante il resto dell ella giornata, ritmi che almeno in parte possono no andare incontro a modifiche con l’età(7). Il DHT viene sintetizzato dal T per pe azione di un enzima che si trova nelle mem embrane nucleari, la 5αreduttasi (8). Di questo enzima ne esistono 2 tipi chiamati Tipo 1 e Tipo 2(8) –ttavola 1-. La 5α-reduttasi Tipo 2 si trova prevalentemente pr nella prostata ed in altri tessut uti genitali mentre la Tipo 1 si trova in varie zone dell corpo. c Entrambi questi isoenzimi si trovano an anche nel fegato ma differiscono tra loro per varie cara aratteristiche e soprattutto hanno una diversa risposta ri agli inibitori della 5α-reduttasi(8). Il DHT è l'ormone androgeno più iù potente dell'organismo e la sua attività è 4-55 volte superiore rispetto a quella del T. Come anti nticipato, viene prodotto grazie all'azione dell'en l'enzima 5α-reduttasi che rende semplice il doppio lega game esistente tra il carbonio 4 ed il carbonio 5. 5 Questa piccola modifica aumenta notevolmentee ll'affinità del DHT per i recettori androgeni, potenziandone, po di conseguenza, l'attività. L'enzima 5α-reduttasi è presentee soprattutto s a livello della prostata, dei testico coli, dei follicoli piliferi e delle ghiandole surrenali. La sua azione è importantissima già durante la vita ita intrauterina, quando il DHT determina lo sviluppo dei ei genitali esterni maschili. Quando, per un dife ifetto genetico recessivo, l'isoforma 5α-reduttasi si di tipo 2 è deficitaria, si ha un anomalo svilu iluppo dei genitali esterni nel feto, che si traduce inn disturbi d dell'identità sessuale ed infertilità nel ell'età adulta. 17 Dalla pubertà in poi, il DHT sostiene lo sviluppo dei cosiddetti caratteri sessuali secondari, come l'abbassamento del tono della voce, la crescita dei peli facciali e corporei, la stempiatura e la secrezione sebacea. Il DHT è inoltre importante per lo sviluppo delle masse muscolari e, a livello psicologico, per la comparsa dello stimolo sessuale Un deficit di DHT è chiamato in causa nella comparsa della ginecomastia(5). L’ASSE DI SEGNALAZIONE DEGLI ANDROGENI. Lo sviluppo e la crescita della prostata normale così come lo sviluppo dell’IPB o il cancro alla prostata dipendono da una asse funzionale di segnalazione degli androgeni i cui componenti includono: 1) Sintesi del T nei testicoli e nelle ghiandole surrenali. 2) Conversione del T in DHT. 3) Trasporto del DHT ai tessuti bersaglio. 4) il DHT si lega al suo recettore bersaglio con conseguente modulazione dei geni(10). Il DHT diviene fisiologicamente attivo legandosi al recettore androgeno membro di una superfamiglia di recettori intracellulari nucleari che include anche recettori di ormoni steroidei e dell’ormone tiroideo(11,12). Il DHT (l’ormone androgeno più potente) ha, in sostanza, una maggior affinità per i recettori degli androgeni del T. Questo rende il DHT il responsabile primo di questo complesso processo(13). Il DHT che si lega al complesso del recettore androgenico ha come conseguenza una cascata di eventi necessari per la formazione dei fattori di segnalazione che regolano la crescita cellulare(14). Nella prostata, ad esempio, il legame di DHT/complesso androgeno a specifici elementi di risposta androgena, causa la produzione di proteine come l’Antigene Prostatico Specifico (PSA) e proteine regolatorie che modulano la crescita e la funzione cellulare(15). La prostata è composta da circa 30-50 condotti rivestiti da cellule epiteliali e circondati da uno stroma fibromuscolare. Sebbene siano tipi di tessuti distinti, lo stroma e l’epitelio interagiscono grazie a meccanismi di segnalazione cellulare che includono quelli mediati dal DHT e da fattori di crescita DHT-dipendenti (16). La 5α-reduttasi, il DHT ed i recettori per gli androgeni sono presenti sia nello stroma che nell’epitelio della prostata(14,17). Si pensa che il DHT agisca sulle cellule della prostata attraverso vari meccanismi che includono quelli endocrini, paracrini ed autocrini (vedi glossario). -Vedi 18 figura 4- Paracrini ed Endocrini del DHT nella prost stata(12). FIGURA 4. Effetti Autocrini, P Così come avviene con il DHT,, i mediatori dipendenti dal DHT ed i fattori dii crescita possono agire per via di meccanismi paracrinii od o autocrini per influenzare le funzioni cellula lari. Per mezzo di questi meccanismi DHT e fattori ri di crescita DHT-dipendenti regolano il norm male sviluppo pre e post natale dei genitali maschilii e della prostata così come una crescita della pr prostata anomala(12). RUOLO DEL DHT NEL NORM RMALE SVILUPPO DELLA PROSTATA. Durante il normale sviluppo il DH DHT è responsabile della differenziazione della lla prostata fetale e dello sviluppo dei genitali maschi chili esterni(18). Oltre a ciò il DHT modula la fu funzione della prostata nell’adulto, contribuendo con gli li altri androgeni al mantenimento dell’omeosta stasi dei processi di (15 proliferazione cellulare e di morte rte programmata delle cellule, detta apoptosi (15,19) . -Vedi figura 5- 19 FIGURA 5. Rappresentazionee diagrammatica d dei fattori coinvolti nel man antenimento (15) dell’omeostasi tra proliferazion one e morte cellulare nella prostata . DHT = Diidrotestosterone; EGF F = Fattore di crescita dell’epidermide; IGFs = fattore di crescita insulinosimile; KGF = Fattore di crescita dei cheratinociti; TGF = Fattore dii trasformazione tr della crescita. poptosi sono meccanismi androgeno- dipenden enti disposti da La proliferazione cellulare e l’apo intermediari messi in moto dal legame leg del DHT con i recettori androgeni. Il DHT D indirettamente media l’espressione dei geni chee ccontrollano la proliferazione cellulare e la morte mo cellulare controllando l’espressione e la sec secrezione dei fattori di crescita(15,20). Studi su animali mostrano che I fa fattori di crescita secreti dalle cellule stromali ali della prostata possono agire sulle cellule epiteli eliali attraverso la modalità paracrina per incide idere sulla 20 proliferazione e l’apoptosi(15,20). Negli N umani il DHT può stimolare la produzio zione e la secrezione di fattori di crescita come il fattoree sstimolante la crescita epidermica (EGF), il fat fattore di crescita dei cheratociti (KGF) ed il fattore dii ccrescita insulinosimile (IGFs), tutti modulato tori della proliferazione cellulare(15). Similmente il DHT ha effetto sull ull’attività del fattore di crescita mutazionale (T (TGF) che modula l’apoptosi(20,21). Il DHT ha un ruolo ruo positivo nella prostata in via di sviluppoo ma m questo ruolo può divenire negativo nella prostata adulta ad dato che ne provoca la crescita patologi gica(9,11,15). -Vedi figura 6- d dello squilibrio prostaticoo tra t la proliferazione FIGURA 6. Rappresentazionee diagrammatica (15) e la morte cellulare che si ipotiz tizza essere sottostante all’IPB . DHT = Diidrotestosterone; EGF F = Fattore di crescita dell’epidermide; IGFs = fattore di crescita insulinosimile; KGF = Fattore di crescita dei cheratinociti; TGF = Fattore dii trasformazione tr della crescita. 21 RUOLO DEL DHT NELLA IPB. Coerentemente con il suo ruolo nel mantenere l’equilibrio tra la proliferazione e la morte cellulare nella prostata normale, il DHT ha un ruolo importante nello sviluppo dell’IPB, derivante da un simultaneo aumento del numero delle nuove cellule e da una ridotta apoptosi(14). Il DHT piuttosto che il T appare essere il responsabile di questo anche in considerazione del fatto che mentre quest’ultimo decresce in funzione dell’età i livelli di DHT non diminuiscono in modo appezzabile. L’alterazione nell’omeostasi potrebbe derivare da una perturbazione nei livelli di androgeni o nella loro funzionalità come nel caso di una risposta alterata dei recettori per gli androgeni alla stimolazione da parte del DHT e/o dalla perturbazione nei livelli o nel funzionamento dei fattori di crescita mediati dal DHT. -Vedi figura 6RUOLO DEGLI ESTROGENI. Dobbiamo comunque ricordare, come detto sopra, l’origine multifattoriale dell’IPB anche perché non tutti gli uomini rispondono allo stesso modo ai trattamenti oggi esistenti, facendo sospettare un ruolo anche di altri fattori oltre agli androgeni ed in particolare il DHT(22). Il T, infatti, può anche venir metabolizzato via CYP19/aromatasi in un potente estrogeno, l’Estradiolo-17 β (E2). La prostata, infatti, è un tessuto bersaglio per gli Estrogeni che, quindi, direttamente od indirettamente hanno effetto sulla crescita e la differenziazione della prostata. Gli Estrogeni ed i Modulatori Selettivi dei Recettori per gli Estrogeni (SERMs) si sono dimostrati essere promotori od inibitori della proliferazione cellulare, indicandoci un loro ruolo potenziale nell’ IPB. Ricerche recenti hanno dimostrato che i sentieri di segnalazione dei recettori per gli estrogeni possono essere importanti nelle sviluppo ed il mantenimento dell’IPB e dei LUTS. L’E2 è considerato il più potente estrogeno nell’uomo ed è importante per molteplici processi fisiologici compresa la maturazione e mineralizzazione ossea, la massa ossea massima ed il metabolismo lipidico e della pelle(23). Nell’uomo la maggior parte dell’E2 circolante è formato dall’aromatizzazione del T, principalmente nel grasso e nel muscolo, mentre fino al 20% è secreto dalle ghiandole di Leydig del testicolo(23). Il livello di E2 nel siero non necessariamente riflette il livello dello stesso nei tessuti (23). A questo proposito la produzione in situ dell’E2 prostatico può influenzare i processi locali di regolazione degli estrogeni. Tale produzione locale di E2 è stata 22 implicata nell’IPB e la perdita dell’espressione dell’aromatasi causa una diminuita proliferazione della prostata indotta dagli estrogeni(24,25). Normalmente si pensa alla prostata come ad un tessuto bersaglio per gli androgeni ma è anche un importante bersaglio per gli estrogeni. Sebbene l’E2 sia stato il primo estrogeno studiato nelle ricerche sulla prostata, un ampio numero di altre potenziali fonti di estrogeni possono avere un ruolo positivo o negativo. Gli effetti di questi steroidi sessuali non sono ancora completamente conosciuti ma probabilmente influenzano l’IPB. Il loro meccanismo d’azione, inclusa la promozione o la soppressione della proliferazione e differenziazione dipende dalla loro specificità e dall’attivazione dei Recettori per gli Estrogeni (ERs). Il fatto è che nell’uomo, con l’età, mentre gli androgeni nel siero diminuiscono, i livelli di E2 rimangono relativamente costanti e così l’effetto complessivo è un aumento del rapporto tra E2 e T, che è associato con lo sviluppo della IPB e dei LUTS(26,27,28). Alcuni studi hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione tra gli estrogeni serici ed il volume della prostata ed altre caratteristiche dell’ IPB(29,30) mentre altri non sono riusciti a dimostrare questa correlazione(31). È comunque evidente una correlazione tra il volume della zona di transizione ed il volume della prostata con l’Estrone (E1) presente nel siero(30). Oltre a ciò uno studio su 49 uomini che avevano subito una prostatectomia radicale per un tumore alla prostata di piccolo volume ha dimostrato che il volume dell’istologia dell’IPB in questi campioni correlano con i livelli nel siero di T, E2, E1(32). TUMORE DELLA PROSTATA. La maggior parte dei tumori prostatici diagnosticati hanno origine dalle cellule della ghiandola stessa e sono di conseguenza chiamati adenocarcinomi, come tutti i tumori che hanno origine dalle cellule di una ghiandola. Oltre all'adenocarcinoma, la prostata può andare incontro in rari casi anche a sarcomi, carcinomi a piccole cellule e carcinomi a cellule di transizione. Il tumore della prostata è una patologia a volte complicata da “individuare” perché spesso è senza sintomi e l'uomo può non avere disturbi o fastidi particolari, almeno nei primi tempi. Il tumore della prostata viene classificato in base a due parametri: il grado, che indica l'aggressività della malattia e lo stadio, che indica invece lo stato della malattia. 23 A seconda della fase in cui è la malattia si procede anche a effettuare esami di stadiazione come la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica. Per verificare la presenza di possibili metastasi ossee si utilizza spesso la scintigrafia ossea. Il tessuto prelevato con una biopsia permette di assegnare al tumore il cosiddetto grado di Gleason, un numero compreso tra 1 e 5 che indica di quanto l'aspetto delle ghiandole tumorali si allontani da quello delle ghiandole normali. Più sono simili più è basso sarà il grado di Gleason. Un numero inferiore o uguale a 6 denota un basso grado, con 7 si ha un grado intermedio e quelli tra 8 e 10 sono di alto grado. Questi ultimi sono quelli che presentano un maggior rischio di progredire diffondendosi in altri organi. Lo stadio viene identificato con il sistema TNM. T = tumore, N indica lo stato dei linfonodi (N 0 se non intaccati, N 1 se intaccati) e M la presenza di metastasi (M 0 se assenti, M 1 se presenti). Per una completa tipizzazione dello stadio della malattia al TNM si associano il grado di Gleason e il livello di PSA. Mettendo in correlazione tutti questi dati si può attribuire alla malattia tre diverse classi di rischio: basso, intermedio e alto. Dato che nelle sue fasi iniziali il tumore della prostata è generalmente asintomatico, è possibile diagnosticarlo in seguito alla visita urologica che comporta esplorazione rettale e/o il controllo del PSA. La maggior parte delle lesioni cancerose avvengono nella zona periferica della prostata, meno avvengono nella zona di transizione e praticamente nessuna avviene nella zona centrale(33). Quando la massa tumorale aumenta di volume di solito crea difficoltà a urinare (in particolare a iniziare) o bisogno di urinare spesso, dolore quando si urina, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire a svuotare completamente la vescica. Da notare che sintomi simili possono essere dovuti, come già detto, all’IPB. È quindi indispensabile rivolgersi al proprio medico e\o all’urologo che deciderà se sono necessari ulteriori esami di approfondimento come .una biopsia della prostata su guida ecografica. L'unico esame in grado di identificare con certezza la presenza di cellule tumorali nel tessuto prostatico è la biopsia eseguita in anestesia locale, che dura pochi minuti e viene fatta in regime di day hospital. Grazie alla guida della sonda ecografica inserita nel retto vengono effettuati, con un ago speciale, almeno 12 prelievi per via trans-rettale o per via transperineale (la regione compresa tra retto e scroto) che vengono poi analizzati dal patologo al microscopio alla ricerca di eventuali cellule tumorali. CHI È A RISCHIO. L’età è uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata. Le possibilità di ammalarsi sono molto scarse prima dei 40 anni aumentando sensibilmente dopo i 50. Circa due terzi dei tumori 24 vengono diagnosticati in persone con più di 65 anni. Ricerche hanno dimostrato che tra il 70 e il 90% degli uomini oltre gli 80 hanno un tumore della prostata, anche se nella maggior parte dei casi la malattia passa inosservata e ci si accorge della sua presenza solo in caso di autopsia dopo la morte. Nel tumore della prostata un fattore non trascurabile è la familiarità. Il rischio di ammalarsi è pari al doppio per chi ha un consanguineo (padre, fratello etc.) con la malattia rispetto a chi non ne ha. La probabilità di ammalarsi potrebbe essere legata anche ad alti livelli di ormoni come il T, che favorisce la crescita delle cellule prostatiche come nel caso dell’IPB, e l'ormone Somatomedina (IGF1), simile all’insulina, che opera però sulla crescita delle cellule e non sul metabolismo degli zuccheri. Sicuramente fattori di rischio molto importanti sono quelli legati allo stile di vita. L’obesità, una mancanza di esercizio fisico, fumo, uso di alcolici. Sono da evitare cibi dannosi alla prostata come i grassi saturi ed anche quelli che un tempo non a caso venivano considerati afrodisiaci, per il semplice fatto che infiammavano l’area, creando un artificiale impulso al coito. Sono da usare con moderazione il peperoncino (non più di due volte a settimana), ma anche birra, insaccati, spezie, pepe, superalcolici, caffè e aragoste. Negativo è anche, per la sua capacità infiammatoria generale, un uso eccessivo di carboidrati ad alto indice glicemico come pane, pasta, dolci etc. che, sia detto per inciso, nulla hanno a che vedere con la dieta Mediterranea. Queste sono solo alcune delle caratteristiche e delle abitudini negative sempre più diffuse nel mondo occidentale che possono favorire lo sviluppo e la crescita del tumore della prostata ma anche gli altri disturbi della prostata. Importantissimo è invece fare largo e quotidiano uso di alimenti ricchi di antiossidanti come frutta e verdura. Nella nostra dieta devono trovare ampio spazio alimenti contenenti: Vitamina A (carote, albicocche, spinaci, broccoli, pomodori), Vitamina C (ribes, kiwi agrumi, fragole, cavolfiori, peperoni), Vitamina E (olio d’oliva, oli vegetali, germe di grano), Selenio (carne, noci, tuorlo d’uovo), Zinco (noci, semi di zucca), Manganese (cereali integrali, tè nero, verdure a foglie verdi). Ricordarsi di bere almeno 2 litri d’acqua al giorno, per ridurre il peso specifico delle urine ed evitare le infezioni urinarie, che sono molto frequenti nel paziente prostatico. L’acqua va bevuta a piccoli sorsi e frequentemente, nell’arco delle 24 ore. ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA LA DIETA PER PREVENIRE E CURARE I DISTURBI DELLA PROSTATA. E’ fondamentale che la dieta sia bilanciata e contenga il corretto rapporto tra carboidrati, proteine e grassi. Il rapporto che possiamo considerare il migliore è quello della dieta Zona, una dieta 25 antinfiammatoria e che permette di dimagrire se davvero necessario. Chi volesse approfondire questo aspetto può visitare www.dietazonafacile.it. Fondamentale è anche la scelta dei carboidrati che dovranno in primo luogo essere costituiti da frutta e verdura, seguendo il principio dei colori della salute. I colori della frutta e della verdura sono, infatti, precisi indicatori delle sostanze benefiche per il nostro organismo che contengono. È quindi fondamentale mangiare 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura fresca di 5 colori diversi. Questo aiuta a mantenersi in forma e a ridurre di un terzo il rischio di sviluppare alcune gravi malattie. Per coprire il proprio fabbisogno nutrizionale, attraverso una dieta ricca di vitamine e sali minerali, si dovrebbero consumare quotidianamente porzioni di alimenti caratterizzati, relativamente, da una pigmentazione rossa, gialla-arancio, verde, blu-viola e bianca. ROSSO Frutta e verdura di colore rosso si distinguono, innanzitutto, per le loro importanti proprietà antiossidanti e per la capacità di prevenire tumori e patologie cardiovascolari, proteggendo anche il tessuto epiteliale. Il licopene contenuto soprattutto nel pomodoro e nell’anguria, combatte i tumori al seno e alle ovaie nelle donne e quello alla prostata negli uomini. Nello specifico che ci interessa, in vitro, il licopene agisce sull’IGF1, i cui alti livelli sono stati messi in correlazione con una aumentata incidenza del carcinoma prostatico(37). Il consumo di licopene è stato inversamente associato con il carcinoma prostatico(38,39) e l’assunzione di pomodoro ed i livelli di licopene nel sangue sono collegati ad una ridotta incidenza di carcinoma prostatico in stadi avanzati o la progressione dello stesso(40,41,42). Le antocianine ed i carotenoidi, di cui sono particolarmente ricche arance rosse, fragole e ciliegie, sono un ottimo coadiuvante nella cura delle patologie dei vasi sanguigni e/o fragilità capillare, prevengono l’aterosclerosi dovuta agli alti livelli del colesterolo e potenziano la vista. Gli alimenti rossi, inoltre, sono i più ricchi di vitamina C; per questo favoriscono la produzione di collagene, mantengono integri i vasi sanguigni, stimolano le difese immunitarie e la cicatrizzazione delle ferite. La vitamina C è anche uno dei principali responsabili del buon assorbimento del ferro contenuto in frutta e verdura. GIALLO-ARANCIO Come gli alimenti rossi, frutta e verdura giallo arancio aiutano a prevenire tumori, patologie cardiovascolari e l’invecchiamento cellulare, potenziando anche la vista. I flavonoidi sono il segreto di questi effetti. Queste sostanze, infatti, agiscono prevalentemente a livello gastro-intestinale, neutralizzando la formazione dei radicali liberi. Anche l’alto contenuto di beta-carotene protegge 26 l’organismo dai danni dovuti alla presenza dei radicali liberi: inoltre, viene assorbito con i grassi senza rischi di sovradosaggio, come può invece accadere attraverso un uso eccessivo di integratori dietetici. Il beta-carotene ha anche una potente azione provitaminica ed antiossidante ed è precursore della vitamina A, importante per la crescita, la riproduzione, il mantenimento dei tessuti e le funzioni immunitarie. Peperoni, limoni ed arance, sono particolarmente ricche di vitamina C ed hanno un elevata funzione antiossidante e contribuiscono alla produzione del collagene. Infine, le antocianine contenute in questi alimenti (arance soprattutto) svolgono un’azione antinfiammatoria, antitumorale ed anticoagulante. VERDE La clorofilla, responsabile del colore verde di frutta e verdura, ha una potente azione antiossidante, mentre i carotenoidi contenuti in questi alimenti aiuta l’organismo a difendersi e prevenire le patologie coronariche e molti tipi di tumore; inoltre, sono responsabili della vista e dello sviluppo delle cellule epiteliali. Questi alimenti sono particolarmente ricchi di magnesio, un minerale molto importante: favorisce il metabolismo dei carboidrati e delle proteine, stimola l’assorbimento del calcio, del fosforo, del sodio e del potassio, regola la pressione dei vasi sanguigni e la trasmissione dell’impulso nervoso. Gli ortaggi a foglia verde sono una grande fonte di acido folico e di folati, utili come strumento di prevenzione contro l’aterosclerosi e, nel caso dei neonati, del rischio di incompleta chiusura del canale vertebrale durante la gravidanza. Broccoli, prezzemolo, spinaci e kiwi sono molto ricchi di vitamina C: favoriscono quindi l’assorbimento del ferro contenuto nella frutta e nella verdura, hanno proprietà antiossidanti ed aiutano a prevenire malattie cardiovascolari, neurologiche e tumori. BLU-VIOLA Gli alimenti blu-viola, oltre a proteggere la vista (soprattutto il mirtillo) e a prevenire tumori e patologie cardiovascolari, contribuiscono ad una corretta funzione urinaria (specie i frutti di bosco). Un’importante azione antiossidante è svolta dalle antocianine, che difendono l’organismo da patologie dovute ad una cattiva circolazione del sangue, proteggendo i capillari; prevengono l’aterosclerosi provocata da alti livelli di colesterolo ed inibiscono l’aggregazione piastrinica. Ribes e radicchio, oltre alle proprietà antiossidanti dovute alla presenza di vitamina C, intervengono nella formazione della carnitina e del collagene. Il radicchio contiene anche beta-carotene precursore della vitamina A e, come anche fichi, ribes, more e prugne, il potassio, che protegge il tessuto osseo e combatte le patologie cardiovascolari e l’ipertensione. Le melanzane, invece, sono ricche di magnesio, con l' ulteriore vantaggio di possedere pochissime calorie. 27 Tanto la frutta quanto la verdura di questo colore, infine, sono ricche di fibre ed anche di carotenoidi, attivi contro le patologie neuro-degenerative e l’invecchiamento cutaneo. BIANCO Frutta e verdura dal colore bianco rinforzano il tessuto osseo ed i polmoni. La quercetina contenuta in questi alimenti, è un potente antiossidante che difende l’organismo dal rischio di tumori. Ricche di vitamine, di fibre, di potassio ed altri sali minerali, contengono anche gli isotiocianati, ottimo strumento di prevenzione contro l’invecchiamento cellulare. Aglio, cipolle e porri contengono anche l’allilsolfuro, che rende il sangue più fluido e meno incline alla formazione di trombi. Il selenio (presente prevalentemente nei funghi) aiuta a prevenire l’ipertensione e le anemie. E’ bene limitare il consumo di Graminacee raffinate, utilizzandole comunque in forma integrale così come è bene limitare l’uso di latticini, carni rosse e prodotti piccanti. Nel complesso l’alimentazione corretta appare di importanza fondamentale nella prevenzione del tumore della prostata(43,44,45,46,47,48,49). Controllare l’alimentazione permette inoltre di evitare sovrappeso ed obesità, fattori non secondari nello sviluppo di problemi alla prostata. L’obesità infatti, è stata messa in correlazione con tumori della prostata in stadio avanzato o particolarmente aggressivi(50). I dati suggeriscono che un Indice di Massa Corporea (IMC) elevato è associato con una malattia più aggressiva e con esiti peggiori(51,52) ed altri studi hanno trovato una riduzione del rischio in uomini che erano riusciti a dimagrire(53). ESERCIZIO FISICO ED ESERCIZI MIRATI. L’esercizio fisico quotidiano, circa 30 /45 minuti al giorno di una qualsiasi attività aerobica come la corsa ed il nuoto, sono assolutamente indispensabili per mantenersi in salute. Per la prostata dobbiamo stare attenti ad attività quali il ciclismo e l’equitazione che possono provocare problemi se praticati intensamente. A parte queste indicazioni a carattere generale esistono poi degli esercizi specifici per la prostata. Osservando le figure ci rendiamo facilmente conto di come la prostata sia, in realtà, l’organo che si trova più in basso di tutti nella cavità addominale, rimanendo per così dire schiacciata sotto tutti gli altri organi della cavità stessa. Specialmente se si fa vita sedentaria nel senso letterale del termine, se si sta cioè seduti molto a lungo, si crea un ristagno di energia nella zona che va dai genitali all'ano (perineo), a questo si aggiunga una cattiva circolazione del sangue e della linfa che impediscono un buon nutrimento della prostata ed il completo liberarsi dalle tossine accumulate col suo metabolismo. Per questo, sia a scopo preventivo sia a scopo terapeutico, è di assoluta importanza l’attività fisica. 28 Sarà quindi opportuno svolgere 30-45 minuti quotidiani di una qualsiasi attività fisica non traumatica, ad esempio la corsa leggera che tende a riattivare anche la circolazione nella zona genitourinaria. Oltre a questa ginnastica costante e leggera, esistono poi tutta una serie di esercizi e manovre che dobbiamo rendere quotidiani. È molto importante, eseguire due volte al giorno, per almeno 10 volte, i seguenti esercizi in grado di allentare le tensioni e i malesseri della prostata, della vescica e del retto. In piedi: Inspirando, ruotare il bacino in avanti creando una tensione nell'ano. Espirando, rilasciare la tensione ruotando il bacino all'indietro. Sdraiati a pancia in su, piedi a circa 1/2 metro dalle natiche, distanti circa 1/2 metro tra loro: Inspirando, stringere l'ano sollevandolo. Rimanere in tensione qualche secondo. Tornando col bacino a terra, rilasciare l'aria e la tensione all'ano. Mani col palmo a terra, a fianco del corpo: Inspirando, sollevare il bacino fintanto che si può, evitando di forzare. Rimanere in tensione qualche secondo. Rilasciare l'aria e la tensione tornando col bacino a terra. Possibilmente stringere l'ano mentre si solleva il bacino e lasciarlo andare quando lo si abbassa. In ginocchio, palmo delle mani a terra. Gambe e braccia formano 90° rispetto al tronco. L'esercizio ricorda il gatto quando inarca la schiena: Inspirando, alzare la testa mentre si abbassa il ventre verso il pavimento. Espirando, abbassare la testa ed alzare la schiena in modo da formare una gobba. La spaccata. Non si tratta di fare la spaccata come fanno i ballerini, ma di ridare elasticità al pavimento del bacino. Ci procureremo un solido sostegno come una sedia robusta e tenendosi a questa allargheremo le gambe scivolando sui talloni fino al massimo dell’estensione che siamo in grado di ottenere. staremo in questa posizione per alcuni secondi e poi, aiutandosi con le mani ci ritireremo su, ripetendo l’esercizio cinque volte. Faremo poi la stessa cosa in allungamento, allontanando quindi i talloni nel senso della lunghezza. 29 GLI ESERCIZI DI KEGEL. c non richiedono Molto importanti sono gli esercizzi di Kegel, anche in considerazione del fattoo che assolutamente tempo. Arnold Keg egel è stato il ginecologo statunitense, Professo ssore Associato di Ginecologia presso l'Università di d Southern California School of Medicine che he mise a punto gli esercizi riabilitativi che da lui pre rendono il nome nel 1946. Questi esercizi sono no stati sviluppati come trattamento non chirurgico di prim rima linea per l’incontinenza urinaria da sforzo zo e per il prolasso uterino, ma si sono poi rivelati utili uti anche nei disturbi della prostata per l’impo portanza del muscolo pubococcigeo nella funzione sess ssuale. Gli esercizi di Kegel vengono infatti utilizzati uti anche nel trattamento dell’eiaculazione prec recoce. Non bisogna illudersi di ottenere risulta ltati immediati, ma con l’esercizio costante e quotidianoo si s arriva al massimo sviluppo di questo musco scolo in circa 6 mesi. I benefici sono molteplici. rcizi di Kegel è migliorare il tono muscolare attraverso att il L'obiettivo principale degli eserci rafforzamento dei muscoli del pav pavimento pelvico. Il pavimento pelvico è un insieme in di legamenti e muscoli posti alla base della cavit vità addominale/pelvica, indispensabile per ill sostegno so di uretra, vescica, intestino e utero nella do donna e prostata nell’uomo. L’esercizio fondamentale è a cari rico del muscolo pubococcigeo, adibito sia alla lla regolazione del flusso urinario, sia al controllo delle de vie del parto nella donna. Il muscolo pubo bococcigeo, inoltre, si contrae durante l'orgasmo. –Vedi di figura 8- FIGURA 88. Il muscolo Pubococcigeo ed il suo rapporto con il pavimento pelvico L'indebolimento del pavimento pe pelvico può causare disagi più o meno importa rtanti che si ripercuotono negativamente sia nnella sfera fisica che in quella sessuale. Praticare costantemente gli eserci rcizi di Kegel può migliorare la tonicità e la res esistenza del pavimento pelvico; a tale scopo la ginnastica ica di Kegel trova applicazione, come abbiamoo già detto, in svariati ambiti anche se qui a noi interessa ssano per il trattamento del dolore e del gonfior iore prostatico nell’ IPB. 30 Gli esercizi di Kegel sono assolutamente "discreti", dato che possono essere eseguiti ovunque, ed in ogni momento del giorno: seduti, in piedi, sdraiati o durante il bagno. Per eseguirli sono necessari semplici movimenti controllati non visibili dall’esterno: 1) Svuotare completamente la vescica: eseguire gli esercizi di Kegel con la vescica piena può indebolire il muscolo pubococcigeo e provocare successive difficoltà nel completo svuotamento vescicale. 2) Contrarre i muscoli del pavimento pelvico per 5-10 secondi. 3) Rilasciare lentamente i suddetti muscoli per lo stesso periodo di tempo. 4) Non muovere gambe, glutei o i muscoli addominali durante la ginnastica di Kegel. 5) Ripetere la serie 10 volte, 2-3 volte durante il giorno. Inizialmente, può risultare difficile contrarre i muscoli pelvici per 10 secondi: se così fosse, si consiglia di iniziare in modo graduale, contraendo dapprima i muscoli per 4-5 secondi, per poi aumentare progressivamente il tempo di contrazione fino a 10 secondi. Alcune persone faticano ad individuare il muscolo pubococcigeo: per riconoscere ed identificare questo muscolo, si consiglia di interrompere il flusso di urina per alcuni secondi durante la minzione. Questo è solitamente sufficiente alla persona per individuare la corretta contrazione. Su consiglio medico, è possibile avvalersi dell'ausilio di alcuni dispositivi o attrezzi, utili per individuare il muscolo pubococcigeo e facilitarne l'esercizio. Si raccomanda di non sottoporre il muscolo pubococcigeo ad un esercizio smodato ed eccessivo: un simile atteggiamento può provocare affaticamento muscolare, fino ad ottenere l'effetto opposto (es. perdita di urina). MANOVRE MANUALI. La zona del perineo, tra l’ano e la borsa scrotale, è la zona di origine di due meridiani energetici propri dell’agopuntura, il meridiano o vaso Governatore e il vaso di Concezione. Anche se non si ha pratica con lo shiatzu, è comunque utile, stando sdraiati, esercitare delle pressioni statiche per alcuni secondi con il pollice in tutta la zona del perineo, insistendo in particolare nelle zone più rigide e doloranti. Questo porta ad un allentamento delle tensioni e delle rigidità di questa parte, rendendo più facili ed efficaci gli esercizi prima descritti. 31 UN AIUTO DALLA NATURA A. Esistono numerose piante che, sia grazie alla tradizione sia grazie a modernee rricerche scientifiche, sappiamo poter essere utili nei vari va disturbi della prostata. Senza volersi sostit tituire al medico cui è sempre indispensabile rivolgers rsi, ci limitiamo a ricordare qui sotto le proprie rietà riconosciute dalla ricerca scientifica ad alcune piant nte. SERENOA REPENS FIGURA 9. La foglia di Serenoa. Particolare. P Serenoa repens (W.Bartram) Smaall, 1926 è una pianta della famiglia delle Are recaceae, unica specie del genere Serenoa. È conosciuta ta anche come Sabal serrulata o Saw palmetto to. Il nome del genere "Serenoa" deriva dal botanico sta tatunitense Sereno Watson, (1826 -1892). È una palma nana che raggiungee i 2/4 m di altezza e che cresce nel sud-est deg egli Stati Uniti, soprattutto lungo le coste atlantich iche ed anche più all'interno come nel sud dell' ll'Arkansas. I nativi americani utilizzavano tradiziona nalmente il frutto come cibo, ma anche per una na grande varietà di problemi legati al sistema urinario rio e all'apparato riproduttivo. I coloni europei ei imparano presto a utilizzarla per gli stessi motivi. Per Pe almeno 200 anni venne usato l'estratto secc cco per diverse patologie: stanchezza, debolezza, a, problemi urogenitali e così via, fino a che rip ripetuti studi scientifici hanno dimostrato la validità delle lle conoscenze empiriche. Il principale principio attivo con ontenuto nell'estratto di questa pianta è il bet eta-sitosterolo ma sono contenuti anche altri steroli, acidi a grassi liberi, carotenoidi, oli essen enziali e polisaccaridi. Già alla fine del secolo scorso,, l'estratto era annoverato nella farmacopea ufficiale u d'oltreoceano. L'efficacia nel trattamento dell'ip 'iperplasia prostatica benigna è stata confermat ata nel corso del tempo da numerosi studi scientifici. Laa dose d quotidiana consigliata è di 320 mg. 32 L’efficacia della Serenoa repens è data dalla sinergia di diversi meccanismi d’azione: inibizione della 5α-reduttasi, enzima implicato nella trasformazione del T in DHT, responsabile della ipertrofia prostatica ma anche, nel settore tricologico, della perdita dei capelli, attraverso un processo di miniaturizzazione del follicolo pilifero, accorciamento della fase di crescita e depigmentazione del capello, sino alla totale scomparsa. Antagonismo selettivo locale del legame tra DHT e recettore per gli androgeni. Numerosi studi ( 54,55,56) hanno dimostrato l’efficacia delle bacche di questa palma nana nel ridurre la disuria, cioè la difficoltà nell’urinare, nel ridurre i livelli di PSA (l’antigene prostatico specifico) nonché una azione antinfiammatoria delle vie urinarie. Molto interessante è il fatto(57,58,59) che l’uso di Serenoa porti risultati simili a quelli dei farmaci di sintesi di uso più comune in questi casi, ma con effetti collaterali molto minori. Fino ad oggi, infatti, i principali effetti collaterali attribuibili alla Serenoa possono essere alcuni casi di lievi disturbi gastrointestinali, comunque evitabili assumendo la Serenoa non a digiuno. SEMI DI ZUCCA. La zucca è una pianta classica, originaria dell‘America ma oggi coltivata in tutto il mondo. Con il termine zucca vengono identificati i frutti di diverse piante appartenenti alla famiglia delle Cucurbitaceae in particolare alcune specie del genere Cucurbita (C. maxima, C. pepo e C. moschata). FIGURA 9. Semi di Zucca. Dall'osservazione delle popolazioni che utilizzano abitualmente questo alimento si è notato che in esse i disturbi della prostata incidono in basse percentuali. Sono stati effettuati, quindi, studi specifici per indagare quali sostanze potevano avere una funzione protettiva contro le patologie prostatiche(60). I risultati hanno confermato la bontà dell'intuizione popolare, dato che è stato accertato che l'uso regolare, quotidiano, dei Semi di Zucca favorisce il tono dei muscoli della vescica e rilassa il meccanismo dello sfintere vescicale, con una conseguente regolazione della funzione della minzione, producendo inoltre un apprezzabile decongestionamento della prostata. I principi attivi fondamentali contenuti nei Semi di Zucca sono cucurbitine, delta steroli, fitosterine, globuline vegetali, oltre a vitamine F ed E(61), che esercitano un'azione protettrice delle membrane cellulari e 33 antiossidante, specie la vitamina E abbinata al Selenio(62,63). Sono presenti grassi della serie Omega 3 ed è abbondante lo Zinco, minerale ritenuto da molti studi scientifici molto importante per la salute della prostata(64,65,66,67,68). Di particolare importanza per la salute della prostata appare proprio l’elevato apporto del minerale Zinco che i semi di zucca apportano. E’ indispensabile che i semi, o l’olio da essi estratto, non abbiano subito procedimenti di tostatura o salatura, trattamenti che ne riducono, fino ad eliminarli, gli effetti. E’ anche importante che i semi provengano da agricoltura biologica. ALTRE PIANTE UTILI ALLA PROSTATA. Se Serenoa e Semi di Zucca sono piante indispensabili per la prevenzione e per il mantenimento di una buona salute della prostata, esistono anche altre piante che possono essere un aiuto. Nei disturbi a carico della prostata si possono associare ai Semi di Zucca ed alla Serenoa anche altri trattamenti fitoterapici a base di Ortica, Prugno africano, Uva ursina, piante che negli anni hanno dimostrato la loro utilità nel trattare i sintomi legati ai disturbi della prostata e dell’apparato urinario. URTICA DIOICA. L'ortica (Urtica dioica) è una pianta erbacea perenne, ben nota. Il principio attivo di interesse urologico è contenuto nei rizomi e nelle radici essiccate, che si caratterizzano per la presenza di fitosteroli e scopoletina; discreta anche la presenza di tannini, lecitine, sali minerali, fenilpropani e lignani. FIGURA 10. Foglie di Ortica. La radice di ortica ha un ruolo di primo piano nel trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna. In vitro, un estratto metanolico di radice di ortica ha inibito il legame delle proteine che trasportano gli ormoni sessuali ai recettori solubilizzati di tessuto prostatico(69). Tale azione, attribuita ai lignani, sarebbe di particolare beneficio per limitare la crescita del tessuto prostatico indotta dal DHT. In un altro studio(70) in vitro un estratto etanolico di radice di ortica ha inibito l'attività dell' aromatasi prostatica; tale effetto, aumentato dall'aggiunta di un estratto di Serenoa repens diminuisce la conversione del T in estrogeni, riequilibrando il rapporto androgeni/estrogeni. La frazione polisaccaridica ha mostrato attività di tipo antinfiammatorio ed immunomodulante, con 34 inibizione delle lipossigenasi e della de ciclossigenasi, sostanze coinvolte nella pr produzione di citochine infiammatorie. La radice di ortica è indicata perr ttrattamenti prolungati non inferiori a sei mesi esi, anche in associazione alla Serenoa repens ed ai semi di zucca. Da segnalare le possibili ili interferenze con terapie ormonali, e per sommator oria d'azione con Finasteride e Dutasteride (farm armaci molto utilizzati nel trattamento dell'alopecia andr drogenetica e dell'ipertrofia prostatica). In ogni ni caso, prima dell'assunzione di estratti di radic ice d'ortica, è necessario sentire il parere del medico. m L'estratto metanolico di ortica è generalmen ente ben tollerato. Sono stati riferiti pochi casi si di effetti collaterali come iperidrosi, episodi di reazio ioni allergiche cutanee e disturbi gastrointestin tinali di gravità trascurabile e transitori, quali nau ausea, diarrea e dolore gastrico. PYGEUM AFRICANUM . Il prugno africano (Pygeum africa icanum) è un albero sempreverde le cui proprie rietà benefiche sul tratto urinario erano già note alle popol olazioni indigene africane. I principi attivi che si estraggono dalla d corteccia sono acidi grassi, steroli come la betasitosterina, tri triterpeni e due alcoli, il tetracosanolo e il docosanolo. FIGURA A 11. Foglie di prugno africano. ( L’American Journal of Medicine(71) ha di recente pubblicato una raccolta di tutti tu i risultati disponibili riguardanti 18 trial sull’efficacia sul di questa pianta. I dati hanno conf nfermato che l’estratto determina un riequilibrio del fluss usso urinario e della sintomatologia irritativa nel ne paziente con ipertrofia prostatica. L’azione ant ntiandrogena periferica è simile a quella della Serenoa S repens in quanto tra i suoi componenti figu gura la betasitosterina, molecola che inibisce la 5α-reduttasi. Molti altri studi hanno documenta ntato l’efficacia del prugno africano nel sollievo evo dei sintomi di BPH, inclusa la frequenza urinaria, svuo uotamento incompleto della vescica, disturbii del d flusso urinario, e la minzione notturna(72,73). Il prugno no africano è spesso usato in combinazione con on altre erbe per la salute della prostata, come la Sere erenoa, la radice di Ortica ed i Semi di Zucca.. Un U valido prodotto di Pygeum africanum deve essere titolato tit almeno al 25% in steroli totali. 35 ARCTOSTAPHYLOS UVA-URSI. L'Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi) è un utile rimedio naturale contro la cistite e le infezioni urinarie in genere(74). Il principio attivo è contenuto nelle foglie raccolte prima della fioritura, quindi utilizzate fresche o più comunemente essiccate. FIGURA 12. Foglie e frutti di Uva ursina. I principi attivi principali sono degli eterosidi fenolici, rappresentati soprattutto dall'arbutina e dalla metilarbutina. L’arbutina viene poi trasformata in idrochinone nel colon. Sono anche presenti dei flavonoidi, dei triterpeni e un iridoide. Ha una azione antisettica urinaria dal momento che l'idrochinone, dotato di spiccata azione antibatterica, subisce nel fegato alcune trasformazioni e poi viene eliminato per via renale, concentrandosi quindi nelle urine. L'azione disinfettante urinaria dell'idrochinone richiede, per manifestarsi nel modo migliore, un pH alcalino delle urine e una concentrazione sufficiente di principio attivo. Il miglior alcalinizzante urinario da usare assieme a questa pianta è il bicarbonato di sodio. Alcuni studi clinici hanno confermato l'azione antisettica urinaria su pazienti con cistiti non complicate, che prendevano per bocca l'estratto secco titolato di Uva ursina per 2 settimane. Al termine delle sperimentazioni si è notato che circa il 50% degli esami batteriologici sulle urine erano diventati negativi nei gruppi trattati con l'estratto, mentre in quelli che ricevevano il placebo solo il 5% degli esami batteriologici era negativo. GLOSSARIO. Il PSA Il PSA (Antigene Prostatico Specifico) è una proteina sintetizzata dalle cellule della prostata. Piccole concentrazioni di PSA sono normalmente presenti nel siero di tutti gli uomini e si possono valutare tramite un semplice esame del sangue. Questo permette, in molti casi, di capire se nella ghiandola c'è qualcosa che non va, anche se non necessariamente si tratta di tumore, poiché il PSA aumenta anche in presenza di semplici infiammazioni, infezioni o ingrossamenti benigni della ghiandola stessa. Il PSA tende ad aumentare nel sangue anche quando la prostata ha una “attività” 36 più importante del solito o ci sono delle condizioni chiaramente patologiche, ad esempio una infiammazione. Il PSA aumenta di poco, anche dopo un rapporto sessuale oppure dopo una visita urologica, seguita da una esplorazione rettale. Quindi il suo aumento non significa automaticamente che è presente un tumore. Al contrario molti aumenti del PSA si verificano frequentemente anche in assenza di una malattia tumorale. L’importanza di arrivare ad una diagnosi di tumore prostatico il più precocemente possibile ed in modo più “semplice, sensibile ed economico” ha portato ultimamente a proporre altri test, oltre al PSA. Recentemente sulla rivista Nature(34) un gruppo di Ricercatori ha presentato un test sulle urine che indica la presenza di un fattore biologico, la Sarcosina, che è presente nelle urine di uomini con un tumore della prostata e che sembra aumentare la propria concentrazione se il tumore è più “aggressivo”. I ricercatori hanno anche osservato che, se la Sarcosina viene “eliminata”, le cellule malate perdono la propria capacità di invadere i tessuti e quest’ultima osservazione potrebbe essere considerata utile anche in un futuro ambito terapeutico. Un altro “nuovo marcatore urinario” è il Prostate CAncer gene 3 (PCA3) che è un gene specifico per la prostata e che si trova più rappresentato in presenza di un tumore(35). Questo test quantifica e misura il livello di RNA messaggero che corrisponde al gene PCA3 presente in un campione di urina: maggiore è la quantità di PCA3 presente e più alte sono le probabilità della presenza di un tumore. Il test è già in uso in alcuni laboratori italiani ed europei ed al momento viene indicato soprattutto quando una o più biopsie della prostata sono risultate negative per un tumore ma il PSA tende comunque a mantenersi alto o a “lievitare”. Indipendentemente da tutto questo risulta determinante, oltre alla prevenzione primaria di cui abbiamo parlato, la prevenzione secondaria consistente nel rivolgersi al medico ed eventualmente nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica, se si ha familiarità per la malattia o se sono presenti fastidi urinari. ENDOCRINO, PARACRINO, AUTOCRINO Con un meccanismo endocrino, un ormone rilasciato da una ghiandola viene trasportato dalla circolazione sanguigna per agire sulle cellule-bersaglio. Ad esempio: il DHT sintetizzato in organi distanti dalla prostata possono raggiungere i recettori per gli androgeni nello stroma della prostata attraverso la circolazione. 37 Con un meccanismo paracrino, un ormone rilasciato da una cellula è trasportato con il meccanismo della diffusione alle cellule-bersaglio adiacenti. Ad esempio: il DHT sintetizzato nello stroma si può diffondere alle cellule stromali e/o epiteliali per influenzare le loro funzioni. Con un meccanismo autocrino, la cellula che rilascia l’ormone e la cellula-bersaglio sono la stessa. QUESTIONARIO IPSS (International Prostatic Symptoms Score)(75) Il questionario IPSS, unico questionario validato in lingua italiana per questa patologia, permette una valutazione oggettiva della sintomatologia urinaria del paziente affetto da ipertrofia prostatica. PUNTEGGIO TOTALE = ______ 38 Legenda dei risultati del Questionario IPSS: Punteggio totale: 0-7 = sintomatologia lieve 8-19 = sintomatologia moderata 20-35 = sintomatologia severa INDICE DELLA QUALITÀ DELLA VITA(75) BIBLIOGRAFIA 1-AAVV. Iperplasia prostatica benigna. Associazione Urologi Italiani su : http://www.snlgiss.it/cms/files/iperplasia_prostatica.pdf 2-Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto Nazionale Anno 2003. Ministero della Salute. Roma, Italy: Il Pensiero Scientifico Editore, 2004. 3-Chicharro Molero J.A, Burgos Rodriguez R,Sanchez Cruz J.J, del Rosal-Samaniego J.M, Rodero-Carcia P, Rodriguez-Vallejo J.M. Prevalence of benign prostatic hyperplasia in Spanish men 40 years old or older. J Urol 1998;159:878-82. 4-Rosen R, Altwein J, Boyle P, Kirby R.S, Lukacs B,Meuleman E, et al. Lower urinary tract symptoms and male sexual disfunction: the multinational survey of the aging male (MSAM-7). Eur Urol 2003; 44:637-49. 5-Carson III C, Rittmaster R. The role of Dihydrotestosterone in Benign Prostatic Hyperplasia. UROLOGY 61 (Supplement 4A), April 2003. 39 6- Rane A: Endocrine and adrenergic pharmacological intervention in disease of the prostate. Br J Clin Pharmacol 45:329–337, 1998. 7- Tenover J. S, et al. Age-Related Alterations in the Circadian Rhythms of Pulsatile Luteinizing Hormone and Testosterone Secretion in Healthy Men. Journal of Gerontology Volume 43, Issue 6, Pp. M163-M169. 8- McConnell J.D: 5 Alpha-reductase in prostate disease, in Kirby R, McConnell JD, Fitzpatrick JM, et al (Eds), Textbook of Benign Prostatic Hyperplasia. Oxford, UK, Isis Medical Media Ltd, 1996, pp 85–90. 9- Bartsch G, Rittmaster R.S, and Klocker H. Dihydrotestosterone and the concept of 5-reductase inhibition in human benign prostatic hyperplasia. Eur Urol 37: 367–380, 2000. 10- Buchanan G, Greenberg N.M, Scher H.I, et al: Collocation of androgen receptor gene mutations in prostate cancer.Clin Cancer Res 7: 1273–1281, 2001. 11- Snyder PG: Androgens, in Hardman JG, Limbird LE Eds), Goodman&Gilman’s The Pharmacological Basis of Therapeutics,10th ed. New York, McGraw-Hill. 2001, pp 1635–1648. 12- Griffiths K, Morton M.S, and Nicholson R.I. Androgens, androgen receptors, antiandrogens and the treatment of prostate cancer. Eur Urol 32(suppl 3): 24–40, 1997. 13- Grino P.B, Griffin J.E, and Wilson J.D. Testosterone at high concentrations interacts with the human androgen receptor similarly to dihydrotestosterone. Endocrinology 126: 1165–1172, 1990. 14- Marcelli M, and Cunningham G.R. Hormonal signaling in prostatic hyperplasia and neoplasia. J Clin Endocrinol Metab 84: 3463–3468, 1999. 15- Griffiths K. Molecular control of prostate growth, in Kirby R, McConnell JD, Fitzpatrick JM, et al (Eds), Textbook of Benign Prostatic Hyperplasia. Oxford, UK, Isis Medical Media Ltd, 1996, pp 23–26. 16- Foster C.S. Pathology of benign prostatic hyperplasia.Prostate Suppl 9(suppl): 4–14, 2000. 17- Iehle C, Radvanyi F, Gil Diez de Medina S, et al: Differences in steroid 5α -reductase isoenzyme expression between normal and pathological human prostate tissue. J Steroid Biochem Mol Biol 68: 189–195, 1999. 18- Wilson JD. Androgens, in Hardman JG, Limbird LE(Eds), Goodman&Gilman’s The pharmacological Basis of Therapeutics,10th ed. New York, McGraw-Hill. 2001, pp 1441–1458. 19- Isaacs JT: Antagonistic effect of androgen on prostatic cell death. Prostate 5: 545–557, 1984. 20- Niu Y, Xu Y, Zhang J, et al. Proliferation and differentiation of prostatic stromal cells. BJU Int 87: 386–393, 2001. 21- Kim I.Y, Zelner D.J, Sensibar J.A, et al. Modulation of sensitivity to transforming growth factor-beta 1 and the level of type II TGF-_ receptor in LNCaP cells by dihydrotestosterone. Exp Cell Res 222: 103–110, 1996. 40 22- Nicholson T.M, William A.R. Androgens and estrogens in benign prostatic hyperplasia: past, present and future. Differentiation. 2011 Nov-Dec; 82(4-5): 184–199. 23- Vermeulen A, Kaufman J.M, Goemaere S, van Pottelberg I. Estradiol in elderly men. Aging Male. 2002;5:98–102. 24- Ricke W.A, McPherson S.J, Bianco J.J, Cunha G.R, Wang Y, Risbridger G.P. Prostatic hormonal carcinogenesis is mediated by in situ estrogen production and estrogen receptor alpha signaling. Faseb J. 2008;22:1512–1520. 25- Ellem S.J, Risbridger G.P. The dual, opposing roles of estrogen in the prostate. Ann N Y Acad Sci. 2009;1155:174–186. 26- Belanger A, Candas B, Dupont A, Cusan L, Diamond P, Gomez J.L, Labrie F. Changes in serum concentrations of conjugated and unconjugated steroids in 40- to 80-year-old men. J Clin Endocrinol Metab. 1994;79:1086–1090 27- Roberts R.O, Jacobson D.J, Rhodes T, Klee G.G, Leiber M.M, Jacobsen S.J. Serum sex hormones and measures of benign prostatic hyperplasia. Prostate. 2004;61:124–131. 28- Ferrini R.L, Barrett-Connor E. Sex hormones and age: a cross-sectional study of testosterone and estradiol and their bioavailable fractions in community-dwelling men. Am J Epidemiol. 1998;147:750–754 29- Hammarsten J, Damber J.E, Karlsson M, Knutson T, Ljunggren O, Ohlsson C, Peeker R, Smith U, Mellstrom D. Insulin and free oestradiol are independent risk factors for benign prostatic hyperplasia. Prostate Cancer Prostatic Dis. 2009;12:160–165. 30- Meikle A.W, Stephenson R.A, McWhorter W.P, Skolnick M.H, Middleton R.G. Effects of age, sex steroids, and family relationships on volumes of prostate zones in men with and without prostate cancer. Prostate. 1995;26:253–259. 31- Miwa Y, Kaneda T, Yokoyama O. Association between lower urinary tract symptoms and serum levels of sex hormones in men. Urology. 2008;72:552–555. 32- Partin A.W, Oesterling J.E, Epstein J.I, Horton R, Walsh P.C. Influence of age and endocrine factors on the volume of benign prostatic hyperplasia. J Urol. 1991;145:405–409. 33- De Marzo A.M, et al. Inflammation in prostate carcinogenesis. Nature Reviews Cancer 7, 256269 (April 2007). 34- Sreekumar A. et al. Metabolomic profiles delineate potential role for sarcosine in prostate cancer progression. Nature 457, 910-914 (12 February 2009) 35- Chun K.F.,Prostate Cancer Gene 3 (PCA3): Development and Internal Validation of a Novel Biopsy Nomogram. European Urology 56 (2009) 659–668. 41 36- Ma R.W.L., Chapman K. A systematic review of the effect of diet in prostate cancer prevention and treatment. Journal of Human Nutrition and Dietetics.Volume 22, Issue 3, pages 187–199, June 2009 37- SantilloV.M., Lowe, F.C. (2006). Role of vitamins, minerals and supplements in the prevention and management of prostate cancer. Int. Braz. J. Urol. 32, 3–14. 38- Gann, P.H., Ma, J., Giovannucci, E., Willett, W., Sacks, F.M., Hennekens, C.H. & Stampfer, M.J. (1999) Lower prostate cancer risk in men with elevated plasma lycopene levels: results of a prospective analysis. Cancer Res. 59, 1225–1230. 39- Jian, L., Shen, Z.J., Lee, A.H. & Binns, C.W. (2005) Moderate physical activity and prostate cancer risk: a case-control study in China. Eur. J. Epidemiol. 20, 155–160. 40- Darlington, G.A., Kreiger, N., Lightfoot, N., Purdham, J. & Sass-Kortsak, A. (2007) Prostate cancer risk and diet, recreational physical activity and cigarette smoking. Chronic Dis. Can. 27, 145–153. 41- Giovannucci, E., Liu, Y., Platz, E.A., Stampfer, M.J. & Willett, W.C. (2007) Risk factors for prostate cancer incidence and progression in the health professionals follow-up study. Int. J. Cancer 121, 1571–1578 42- Peters, U., Leitzmann, M.F., Chatterjee, N., Wang, Y., Albanes, D., Gelmann, E.P., Friesen, M.D., Riboli, E. & Hayes, R.B. (2007) Serum lycopene, other carotenoids, and prostate cancer risk: a nested case-control study in the prostate, lung, colorectal, and ovarian cancer screening trial. Cancer Epidemiol. Biomarkers Prev. 16, 962–968 43- Saxe, G.A., Hebert, J.R., Carmody, J.F., Kabat-Zinn, J., Rosenzweig, P.H., Jarzobski, D., Reed, G.W. & Blute, R.D. (2001) Can diet in conjunction with stress reduction affect the rate of increase in prostate specific antigen after biochemical recurrence of prostate cancer? J. Urol. 166, 2202– 2207. 44- Saxe, G.A., Major, J.M., Nguyen, J.Y., Freeman, K.M., Downs, T.M. & Salem, C.E. (2006) Potential attenuation of disease progression in recurrent prostate cancer with plant-based diet and stress reduction. Integr. Cancer Ther. 5, 206–213. 45- Tymchuk, C.N., Barnard, R.J., Heber, D. & Aronson, W.J. (2001) Evidence of an inhibitory effect of diet and exercise on prostate cancer cell growth. J. Urol. 166, 1185–1189. 46- Tymchuk, C.N., Barnard, R.J., Ngo, T.H. & Aronson, W.J. (2002) Role of testosterone, estradiol, and insulin in diet- and exercise-induced reductions in serum-stimulated prostate cancer cell growth in vitro. Nutr. Cancer 42, 112–116. 47- Shike, M., Latkany, L., Riedel, E., Fleisher, M., Schatzkin, A., Lanza, E., Corle, D. & Begg, C.B. (2002) Lack of effect of a low-fat, high-fruit, -vegetable, and -fiber diet on serum prostate42 specific antigen of men without prostate cancer: results from a randomized trial. J. Clin. Oncol. 20, 3592–3598 48- Ornish, D., Weidner, G., Fair, W.R., Marlin, R., Pettengill, E.B., Raisin, C.J., Dunn-Emke, S., Crutchfield, L., Jacobs, F.N., Barnard, R.J., Aronson, W.J., Mccormac, P., Mcknight, D.J., Fein, J.D., Dnistrian, A.M., Weinstein, J., Ngo, T.H., Mendell, N.R. & Carroll, P.R. (2005) Intensive lifestyle changes may affect the progression of prostate cancer. J. Urol. 174, 1065–1069 49- Nguyen, J.Y., Major, J.M., Knott, C.J., Freeman, K.M., Downs, T.M. & Saxe, G.A. (2006) Adoption of a plant-based diet by patients with recurrent prostate cancer. Integr. Cancer Ther. 5, 214–223. 50- Demark-Wahnefried, W. & Moyad, M.A. (2007) Dietary intervention in the management of prostate cancer. Curr. Opin. Urol. 17, 168–174. 51- Freedland, S.J. (2005) Obesity and prostate cancer: a growing problem. Clin. Cancer Res. 11, 6763–6766. 52- Giovannucci, E., Liu, Y., Platz, E.A., Stampfer, M.J. & Willett, W.C. (2007) Risk factors for prostate cancer incidence and progression in the health professionals follow-up study. Int. J. Cancer 121, 1571–1578. 53- Rodriguez, C., Freedland, S.J., Deka, A., Jacobs, E.J., Mccullough, M.L., Patel, A.V., Thun, M.J. & Calle, E.E. (2007) Body mass index, weight change, and risk of prostate cancer in the Cancer Prevention Study II Nutrition Cohort. Cancer Epidemiol. Biomarkers Prev. 16, 63–69. 54- Bertaccini A, et al. Observational database serenoa repens (DOSSER): overview, analysis and results. A multicentric SIUrO (Italian Society of Oncological Urology) project. Arch Ital Urol Androl. 2012 Sep;84(3):117-22. 55- Wilt TJ, Ishani A, Rutks I, MacDonald R. Phytotherapy for benign prostatic hyperplasia. Public Health Nutr. 2000 Dec;3(4A):459-72 56- Wilt TJ, Ishani A, Stark G, MacDonald R, Lau J, Mulrow C. Saw Palmetto extracts for treatment of benign prostatic hyperplasia: a systematic review. Journal of American Medical Association (JAMA) Feb. 10th 1999 57- Plosker GL, Brogden RN. Serenoa repens (Permixon). A review of its pharmacology and therapeutic efficacy in benign prostatic hyperplasia. Drugs Aging. 1996 Nov;9(5):379-95. 58- Sinescu I, et al. Long-term efficacy of Serenoa repens treatment in patients with mild and moderate symptomatic benign prostatic hyperplasia. Urol Int. 2011;86(3):284-9. doi: 10.1159/000322645. Epub 2011 Feb 8. 59- Gerber GS, Fitzpatrick JM. The role of a lipido-sterolic extract of Serenoa repens in the management of lower urinary tract symptoms associated with benign prostatic hyperplasia. BJU Int. 2004 Aug;94(3):338-44. 60- Gossell-Williams M, Davis A, O'Connor N. Inhibition of testosterone-induced hyperplasia of the prostate of sprague-dawley rats by pumpkin seed oil. J Med Food. 2006 Summer;9(2):284-6. 43 61- Steinmetz, K.A. & Potter, J.D. (1991) Vegetables, fruit, and cancer. II. Mechanisms. Cancer Causes Control 2, 427–442. 62- Chan, J.M., Gann, P.H. & Giovannucci, E.L. (2005) Role of diet in prostate cancer development and progression. J. Clin. Oncol. 23, 8152–8160. 63- Peters, U., Littman, A.J., Kristal, A.R., Patterson, R.E., Potter, J.D. & White, E. (2008) Vitamin E and selenium supplementation and risk of prostate cancer in the Vitamins and lifestyle (VITAL) study cohort. Cancer Causes Control 19, 75–87 64- Epstein MM, Kasperzyk JL, Andrén O, Giovannucci EL, Wolk A, Håkansson N, Andersson SO, Johansson JE, Fall K, Mucci LA. Dietary zinc and prostate cancer survival in a Swedish cohort. Am J Clin Nutr. 2011 Mar;93(3):586-93. doi: 10.3945/ajcn.110.004804. Epub 2011 Jan 12. 65- Tsai Y.S, Tong Y.C, Cheng J.T, Lee C.H, Yang .S, Lee H.Y. Pumpkin seed oil and phytosterol-F can block testosterone/prazosin-induced prostate growth in rats. Urol Int. 2006;77(3):269-74. 66- Franklin RB, Costello LC. Zinc as an anti-tumor agent in prostate cancer and in other cancers. Arch Biochem Biophys 2007;463(2):211-7. 67- Costello LC, Franklin RB. The clinical relevance of the metabolism of prostate cancer; zinc and tumor suppression: connecting the dots. Mol Cancer 2006;5:17. 68- Costello LC, et al. Zinc and prostate cancer: a critical scientific, medical, and public interest issue (United States). Cancer Causes Control 2005;16(8):901-15. 69- Schneider T, Rübben H. Extract of stinging nettle roots (Bazoton®-uno) in long-term treatment of benign prostatic syndrome (BPS). Results of a randomized, double-blind, placebocontrolled multicenter study after 12 month. Urologe[A] 2004;43: 302-6. 70- Sökeland J. Combined sabal and urtica extract compared with finasteride in men with benign prostatic hyperplasia: analysis of prostate volume and therapeutic outcome. BJU Int 2000; 86(4):439-442 71- Ishani A, MacDonald R, Nelson D, Rutks I, Wilt TJ. Pygeum africanum for the treatment of patients with benign prostatic hyperplasia: a systematic review and quantitative meta-analysis. Am J Med. 2000 Dec 1;109(8):654-64. 72- Larré S, Camparo P, Comperat E, Boulbés D, Haddoum M, Baulande S, Soularue P, Costa P, Cussenot O. Biological effect of human serum collected before and after oral intake of Pygeum africanum on various benign prostate cell cultures. Asian J Androl. 2012 May;14(3):499-504. doi: 10.1038/aja.2011.132. Epub 2011 Dec 26. 73- Boulbès D, Soustelle L, Costa P, Haddoum M, Bali JP, Hollande F, Magous R. Pygeum africanum extract inhibits proliferation of human cultured prostatic fibroblasts and myofibroblasts. BJU Int. 2006 Nov;98(5):1106-13. 44 74- Matsuda H, Nakamura S, Tanaka T, Kubo M. [Pharmacological studies on leaf of Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. V. Effect of water extract from Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng. (bearberry leaf) on the antiallergic and antiinflammatory activities of dexamethasone ointment]. Yakugaku Zasshi. 1992 Sep;112(9):673-7. 75- Barry M.J, Fowler F.J Jr, O'Leary M.P, Bruskewitz R.C, Holtgrewe H.L, Mebust W.K, Cockett A.T. The American Urological Association symptom index for benign prostatic hyperplasia. The Measurement Committee of the American Urological Association. Journal of Urology 1992 Nov;148(5):1549-57. INDICE ABBREVIAZIONI USATE NEL TESTO pag. 1 È SUCCESSO A ME pag. 2 INTRODUZIONE pag. 3 COSA È LA PROSTATA pag. 5 A COSA SERVE pag. 9 LE MALATTIE PIÙ COMUNI CUI PUÒ ANDARE INCONTRO LA PROSTATA pag. 10 PROSTATITE pag. 10 FORME DI PROSTATITE pag. 11 COSA FARE pag.12 IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA (IPB) pag. 13 L’ASSE DI SEGNALAZIONE DEGLI ANDROGENI pag. 18 RUOLO DEL DHT NEL NORMALE SVILUPPO DELLA PROSTATA pag. 19 RUOLO DEL DHT NELLA IPB pag. 22 45 RUOLO DEGLI ESTROGENI pag. 22 TUMORE DELLA PROSTATA pag. 23 CHI È A RISCHIO pag. 24 ALIMENTAZIONE E STILE DI VITA pag. 25 LA DIETA PER PREVENIRE E CURARE I DISTURBI DELLA PROSTATA pag. 25 ROSSO pag. 26 GIALLO-ARANCIO pag. 26 VERDE pag. 27 BLU-VIOLA pag. 27 BIANCO pag. 28 ESERCIZIO FISICO ED ESERCIZI MIRATI pag. 28 GLI ESERCIZI DI KEGEL pag. 30 MANOVRE MANUALI pag. 31 UN AIUTO DALLA NATURA pag. 32 SERENOA REPENS pag. 32 SEMI DI ZUCCA pag. 33 ALTRE PIANTE UTILI ALLA PROSTATA pag. 34 URTICA DIOICA pag. 34 PYGEUM AFRICANUM pag. 35 ARCTOSTAPHYLOS UVA-URSI pag. 36 46 GLOSSARIO pag. 36 QUESTIONARIO IPSS pag. 38 INDICE DELLA QUALITÀ DELLA VITA pag. 39 BIBLIOGRAFIA pag. 39 47 Con la speranza che questa mia ia rif riflessione possa essere utile a qualcun lcuno. Gabriele Buracchi 2016 48 WWW.DIETAZONAONLINE.COM