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L`Arcadia
L’Arcadia (1690-1750) L’età dell’Arcadia Inizia dal 1690 (quando viene fondata l’Accademia dell’Arcadia, la più importante accademia letteraria del Settecento) e termina intorno alla metà del Settecento Origine Roma, 5 ottobre 1690, nel giardino dei Padri Riformati di S. Pietro in Motorio si riuniscono 14 letterati che precedentemente ruotavano intorno al circolo culturale (chiamato “Reale Accademia”) della colta regina Cristina di Svezia (morta nel 1689, in Italia dal 1655, quando si era convertita al Cattolicesimo) per leggere le loro composizioni. Uno di costoro sottolineò l’aspetto bucolico dell’incontro: Mi sembra che noi oggi abbiamo rinnovato l’Arcadia (con riferimento alla mitica regione della Grecia classica cantata da Virgilio, Sannazzaro, Tasso, Guarini). Venne pertanto deciso di fondare l’Accademia a cui diedero leggi e programmi due letterati di prestigio: il maceratese Mario Crescimbeni il giurista calabrese Gian Vincenzo Gravina Il calabrese Gian Vincenzo Gravina voleva fare dell’Arcadia il centro propulsore di un rinnovamento non sono poetico ma anche culturale e proponeva l’impegno civile e sociale; il maceratese Mario Crescimbeni era più moderato e proponeva una poesia leggera e raffinata, chiara ed elegante (poesia impegnata vs poesia decorativa; contenuto vs forma). Prevalse il programma del Crescimbeni Grazie a una donazione di 4000 scudi di Giovanni V del Portogallo, anche lui arcade, l'Accademia poté acquistare una sede tutta sua ovvero l'Orto dei Livi, alle pendici del Gianicolo, che fu trasformato nel Bosco Parrasio. L’architetto strutturò il giardino su tre piani collegati da due rampe di scale. Sul primo terrazzamento fu edificato un teatro di forma ovale con tre ordini di sedili e un leggio di marmo. Al secondo livello si trova una finta grotta arcadica e, al terzo, un'edicola commemorativa che ricorda la donazione di Giovanni V. Struttura L’accademia si caratterizzava per: 1) travestimenti e riti pastorali: Arcadia: terra di pastori Membri = pastori, che assumevano un nome di ispirazione pastorale greco, estratto a sorte (né c’erano titoli nobiliari) Insegna = siringa (flauto) presidente = custode luogo riunioni: Bosco Parrasio protettore: Bambin Gesù 2) Organizzazione democratica L'Accademia era una democrazia dove sovrana era l'assemblea dei membri che aveva l'obbligo di riunirsi almeno due volte in inverno e una in estate. A convocarla e a presiederla era preposto un Custode, eletto, con scrutinio segreto, ogni quattro anni durante la celebrazione dei Giochi Olimpici. Il Custode doveva anche nominare, tra tutti gli Arcadi che risiedevano in Roma, un collegio di 12 Vicecustodi che ogni anno dovevano essere sostituiti per la metà. 3) Organizzazione nazionale L’Accademia era organizzata in una sede centrale e delle colonie (associazioni locali, sezioni), che ebbero enorme diffusione nazionale. Si ebbero oltre quaranta sedi, diffuse nelle maggiori città italiane (anche ad Urbino e Pesaro) e all’estero: è la prima volta che un’accademia si propone l’obiettivo di riunire tutti i letterati della Penisola La proposta fu bene accolta: fecero parte dell’Arcadia i più grandi intellettuali del Settecento (Muratori, Vico, Alfieri, Parini, Goethe ecc.). L’Accademia infatti rispondeva ad un bisogno collettivo di identità non solo culturale; era inoltre un eccellente luogo d’incontro per le persone colte dell’epoca (non necessariamente letterati: tra i suoi membri si contano anche capi di Stato e politici, musicisti, artisti, ecclesiastici, scienziati) Il programma dell’Accademia era chiaro: Esterminare il cattivo gusto Chiarezza del programma: liquidare il barocco (obiettivo condiviso) = esterminare il cattivo gusto, cioè proporre una poesia chiara, semplice, naturale, musicale (l’opposto di quella barocca basata su ingegno e concetti), cioè, in una parola, caratterizzata dal “buon gusto”, ritornando ai classici La poesia è molto controllata (divieto di scrivere o pronunciare poesie immorali, scandalose, oscene, superstizione o empie) e ha l’obiettivo di miscere utile dulci (Orazio). I poeti nelle loro poesie fingevano di esser pastori e vivere nelle campagne (molto idealizzate), lontani da preoccupazioni e da affanni (a parte quelli amorosi). La poesia era aggraziata e musicale: l’Arcadia portò avanti, fino al massimo di perfezione, la tendenza di dissolvere la parola in musica. Versi brevi e cantabili. Dolcezza di ritmi, semplicità di linguaggio, grazia di movenze e di atteggiamenti. Barocco Arcadia Principio ispiratore Originalità “Buon gusto” e razionalità Rapporto con la tradizione Anticlassicismo (rifiuto della tradizione petrarchesca ed umanisticorinascimentale) Classicismo: imitazione dei modelli Temi Estrema varietà tematica, ottenuta La natura e il sentimento amoroso, grazie all’ampliamento della spesso rappresentati nella cornice materia poetabile fino a ideale del mondo pastorale comprendere aspetti del tutto inusitati Stile Concettismo: uso esasperato delle figure retoriche e in particolare della metafora Linearità ed equilibrio sintattico, uso misurato delle figure retoriche, lessico selezionato Metrica Metri tradizionali Predilezione per il sonetto e la canzonetta, formata da versi brevi e caratterizzata dalla musicalità Importanza Limiti Favorisce l’omogeneità di gusti e culture in tutta Italia Monotonia di tono (toni melensi e zuccherosi) Importanza e limiti instaura al proprio interno una sorta di democrazia intellettuale, in quanto accoglie uomini di ogni estrazione sociale, considerando tutti uguali di fronte alla poesia e all’arte. Facevano parte dell’Arcadia inoltre anche alcune importanti poetesse (pastorelle) Eccessiva ripetitività: nel giro di alcune decine di anni uscirono migliaia di versi con pastori e pastorelle che si lamentavano o gioivano d’amore in paesaggi stilizzati, idealizzati. Pastorellerie: pastorelle graziose e belline (Clori, Filli, Amarilli); pastori, ninfe, amorini, sdolcinature; paesaggi favolosi (locus amoenus)