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INSEGNARE IRC CON L’ARTE a cura di Sergio Bocchini SIMBOLI E RADICI CRISTIANE «Il simbolo va contemplato poiché in esso è visibile l’oltresoglia». (Otto Betz) Alcune delle prime raffigurazioni catacombali: àncora, pesce, colomba. SIMBOLI E RADICI CRISTIANE Cristo Alfa e Omega (principio e fine della storia), affresco, III-IV sec., catacombe di Domitilla (Roma) e altri simboli cristiani antichi. «Non importa se sei credente o meno. Conoscere Cristo, il suo messaggio, la comunità che da lui è nata … vuol dire conoscere parte delle tue radici e della tua storia». (un insegnante) ICONA: FINESTRA SULL’ ETERNITÀ Volto acheropita (non dipinto da mano d’uomo), scuola di Novgorod, seconda metà del XIV sec., Cattedrale della Dormizione, Mosca. Si tratta di un’icona, dal greco eikon (immagine), del Cristo che, secondo la tradizione orientale, è stata fatta da Cristo stesso e «non da mano d’uomo»: si tratta dell’impronta di Cristo su un «asciugamano» (Mandylion). L’icona per l’Oriente non è una semplice immagine di devozione, ma una «finestra sull’eternità». IL BATTESIMO DI GESÙ E IL MISTERO TRINITARIO Piero della Francesca, Il battesimo di Cristo, 1450 ca., National Gallery, Londra. Al centro la figura del Cristo, a destra Giovanni nell’atto del battezzare e in alto la colomba, simbolo dello Spirito Santo, che testimonia la divinità di Gesù. Sulla sinistra tre angeli vestiti di colori differenti, che si tengono per mano in segno di concordia; forse in ricordo della celebrazione dell’unificazione tra Chiesa d’Occidente e d’Oriente tenutasi a Firenze in quegli anni. DARE LA VITA PER GLI ALTRI Giotto, La crocifissione di Gesù, 1305 ca., cappella degli Scrovegni, Padova. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici». (Gv 15,13) “HO VISTO DIO CROCIFISSO” Giotto, Crocifisso, 1301 ca., Chiesa di S. Maria Novella, Firenze. «Ho visto Dio, percosso e flagellato, sommerso dal fango, crocifisso… Ho visto Dio dare all’uomo forza per non Disperarsi». (Elisa Springer, sopravvissuta ad Auschwitz) Masaccio, Trinità, 14261428, Chiesa di S. Maria Novella, Firenze. LA LUCE DELLA RISURREZIONE M. Grünewald, Risurrezione, 1515, Museo di Unterterlinden, Colmar. Quest’opera è un capolavoro della pittura di tutti i tempi. Cristo si erge sul sepolcro vuoto, circondato da una luce sfolgorante. È la vittoria sulle tenebre e la morte, della speranza sulla disperazione. «NON MI TRATTENERE» Pontormo, Noli me tangere, 15321533 ca., Casa Buonarroti, Firenze. Maddalena è corsa al sepolcro di buon mattino per imbalsamare il corpo di Gesù, ma ha trovato la tomba vuota. Sconvolta dal dolore, se ne sta andando, quando si trova di fronte Gesù, che scambia per il giardiniere. Solo quando la chiama per nome,«Maria!», lo riconosce e tenta di trattenerlo. Ma Gesù la invita a non farlo: deve salire al cielo e lasciare ai discepoli il compito di testimoniarlo nel mondo. «SEGUITEMI!» G. Vasari, Chiamata di Pietro e Andrea, 1551, Badia delle Ss. Flora e Lucilla, Arezzo. Sulla riva del lago di Galilea, Gesù chiama Pietro e Andrea a essere suoi discepoli, promettendo loro di diventare «pescatori di uomini». Lo seguiranno e, insieme agli altri discepoli, testimonieranno a tutti la sua morte e risurrezione. IL PESO DELLA SOFFERENZA P. Gauguin, Cristo nell’orto degli ulivi, 1889, Pont-Aven. La sagoma di un albero nero divide la scena in due; Cristo è nell’orto degli ulivi, confinato in uno spazio angusto. Il corpo si batte nelle tenebre, ma il capo brilla nella luce. La sofferenza può diventare redenzione, ma occorre saper scegliere da quale parte stare. OGNI UOMO È MIO FRATELLO V. Van Gogh, Il buon samaritano, 1890, Museo Kröller-Muller, Otterlo Lungo una strada di campagna, in mezzo ai campi bruciati dal sole, un samaritano (popolo non benvoluto al tempo di Gesù) sta cercando di caricare un altro uomo sulla cavalcatura. L’uomo è teso nello sforzo, con le maniche riboccate, per soccorrere il ferito, a cui ha già offerto le prime cure. Poco distante il bagaglio aperto e derubato dell’uomo ferito e, in lontananza, i due uomini che non l’hanno soccorso (cf. Lc 10,30-34). LA TENEREZZA DI DIO E. Nolde, Gesù abbraccia i bambini, Museo d’arte moderna, New York. Il dipinto sottolinea l’umanità e la benevolenza di Dio, in particolare di Gesù. Egli è la Manifestazione più alta dell’amore divino e i bambini diventano l’esempio di accoglienza incondizionata. «Lasciate che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio». (Lc18,16) «CRISTO APPARTIENE A TUTTI»/1 M. Chagall, Crocifissione bianca, 1938, The Art Institute, Chigago. Questa crocifissione fu dipinta nell’immediata vigilia della seconda guerra Mondiale. In essa il pittore ebreo espresse la sofferenza del suo popolo, odiato e perseguitato, e anticipò le atrocità che sarebbero state commesse nei mesi e negli anni successivi. «CRISTO APPARTIENE A TUTTI»/2 M. Chagall, Crocifissione bianca, 1938, Chigago. Il grande crocifisso bianco campeggia in mezzo alla tela. Il Cristo non indossa il solito perizoma, ma il tipico mantello Ebraico, il tallit. Attorno a lui, al posto delle classiche figure dell’iconografia religiosa (le donne, i soldati ecc.), sono raffigurati ebrei in fuga, scene di distruzione, di saccheggi, di disperazione. In questo scempio, la luce e la speranza del Cristo morente accendono la speranza di una rinascita. IL VOLTO DI CRISTO G. Rouault, Il santo volto, 1946, Musei Vaticani, Roma. Ha attraversato i secoli, ma questo volto non ha perso quei particolari che lo rendono rassomigliante, da sempre, a quello di Gesù. Rouault lo rappresenta con la stessa intensità e con lo stesso senso del mistero che ha guidato la mano di molti artisti del passato. LA FEDE NEL RISORTO Otto Dix, Grande risurrezione di Cristo II,1949, Vaduz, Liechtenstein. Un corpo scarno e sofferente, ma anche forte e trionfante, esce dalle viscere della terra. Con tutti i segni della passione ancora vivi e messi in evidenza, il Risorto protende le mani vittoriose. Dio invia i suoi angeli per innalzarlo nella gloria. VERSO IL CIELO/1 W. Congdon, Ego sum 4, 1960, Galleria d’arte contemporanea Pro Civitate, Cittadella, Assisi. La vita e l’opera di Congdon sono state segnate da una profonda ricerca spirituale e dalla conversione al cattolicesimo nel 1959. L’opera Ego sum sintetizza bene la sua idea di religiosità: Dio sovrasta la scena, ma forma un tutt’uno con il paesaggio e la strada percorsa dagli uomini. VERSO IL CIELO/2 W. Congdon, Ego sum 4, 1960, Galleria d’arte contemporanea Pro Civitate, Cittadella, Assisi Il cielo e la terra formano un unico grande orizzonte ed è a questa sintesi che l’uomo deve tendere. Afferma l’artista: «L’idea per un quadro di oggi mi deriva dal mio senso che l’orizzonte è l’uomo – che la vita dell’uomo si svolge sull’orizzonte – e che il cielo e la terra sono essenzialmente una cosa sola”. CRISTO PRESENTE NEL MONDO/1 M.I. Rupnik, Cristo si fa commensale dei peccatori, 1999, Cappella Redemptoris Mater, Roma. La scena cattura l’attimo in cui Gesù è a tavola con alcuni peccatori e una donna, conosciuta da tutti per la sua vita dissoluta, entra in casa e coglie i presenti di sorpresa mettendosi a baciare e profumare i piedi di Gesù, per poi ad asciugarli con i suoi lunghi capelli. CRISTO PRESENTE NEL MONDO/2 M.I. Rupnik, Cristo si fa commensale dei peccatori, 1999, Cappella Redemptoris Mater, Roma. Il primo commensale peccatore, un pubblicano (che raccoglieva le tasse per gli odiati romani) ha la faccia contrariata e stringe al petto la borsa dei soldi; l’altro cerca di far capire al Maestro che è sconveniente farsi baciare i piedi da quella donna. Ma Gesù impartisce loro una grande lezione d’amore. CRISTO PRESENTE NEL MONDO/3 M. I. Rupnik, Cristo si fa commensale dei peccatori, 1999, Cappella Redemptoris Mater, Roma. Cristo è venuto non a giudicare gli uomini ma a salvarli in cambio del loro amore. Chi sperimenta veramente l’amore di Dio, come la peccatrice, non può più dimenticarlo. FINE