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IL SISTEMA DELLE RELAZIONI

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IL SISTEMA DELLE RELAZIONI
IL SISTEMA DELLE
RELAZIONI e DELLA
COMUNICAZIONE
Il sistema delle relazioni
Gestione della Comunicazione nelle diverse situazioni di
lavoro
Metodi tecniche e strumenti della comunicazione
Gestione degli incontri di lavoro e della riunione periodica
Negoziazione e gestione delle relazioni sindacali
Il sistema delle relazioni:
soggetti
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Datore di lavoro
Dirigenti e preposti
Addetti al Servizio di prevenzione e protezione
Addetti alle emergenze
RLS
Lavoratori
Lavoratori autonomi
Appaltatori
Medico competente
Fornitori
Enti pubblici
Il sistema delle relazioni:
Processi relazionali
• Informazioni (e istruzioni)
• Formazione (e addestramento)
• Consultazione
• Riunione periodica
Questi processi possono essere definiti
“ISTITUTI RELAZIONALI”
Il sistema delle relazioni:
Informazione ed istruzione
• Diritto individuale del lavoratore .
• Obbligo del datore che può delegare
• Per i lavoratori “in somministrazione”
l’obbligo si ripartisce tra impresa che
detiene il rapporto di lavoro (rischi
specifici) e impresa che usufruisce della
prestazione (rischi generali)
• Ogni lavoratore deve disporre informazioni
relativamente:rischi in generale,rischi
specifici,misure di protezione,pericoli
delle sostanze,procedure di
emergenza,nome RSPP e MC,nomi addetti
alle emergenze
Il sistema delle relazioni:
Informazione adeguata
• Scritta
• Accessibile
• Nella lingua dei destinatari corredata
dalla decodifica della simbologia
Il sistema delle relazioni:
Formazione addestramento
• Diritto individuale del lavoratore .
• Obbligo del datore che può delegare
• Per i lavoratori “in somministrazione”
l’obbligo si ripartisce tra impresa che
detiene il rapporto di lavoro (rischi
specifici) e impresa che usufruisce
della prestazione (rischi generali)
• Lavoratori, Addetti alle emergenze,
RLS,
• RSPP,ASPP
Il sistema delle relazioni: Riunione periodica
Linee guida regionali
Aziende o unità produttive con + di 15
dipendenti il datore indice almeno una volta
l’anno la riunione periodica.
Finalità:portare a conoscenza delle parti i
risultati dell’attività svolta e di
promuovere il continuo miglioramento della
SSL
Partecipanti:datore o un suo
rappresentante,Rspp,MC,RLS
Argomenti: documento VR,idoneità
DPI,programmi formazione informazione
Il sistema delle relazioni: Riunione
periodica – modalità operative
• Il datore di lavoro deve indire la riunione
periodica mediante convocazioni personali da
inviarsi ad ogni soggetto coinvolto,puntualizzando
la necessità della presenza, pena la non regolarità
della riunione.
• Il datore deve predisporre l’O.d.G.e allegarlo alla
convocazione
• Il datore,tramite il servizio di prevenzione redige
il verbale, che deve essere conservato sul posto di
lavoro e a disposizione dei partecipanti e degli
organi di vigilanza. tutti i partecipanti
sottoscrivono il verbale e possono verbalizzare
osservazioni
Il sistema delle relazioni: Bozza verbale
riunione periodica
•
In data odierna…….presso la sede di…..via……della società…….si sono incontrati.
Il sig…….in qualità di datore di lavoro (suo rappresentante)……….
Il sig……..in qualità di RSPP
Il sig…..in qualità di Medico competente
Il sig……in qualità di RLS
Il sig…..in qualità di consulente esterno.
Nel corso della riunione è stato esaminato il seguente O.d.G.
1)Analisi del DVR
2)Verifica idoneità DPI
3)Valutazione programmi formazione ed informazione
4)Variazioni tecnologiche o di esposizione al rischio
5) altro………………..
Dall’analisi degli argomenti è emerso quanto segue:
Relativamente al punto1……………………….
Argomenti trattati
Problemi emersi
Soluzioni possibili
Incarichi affidati e scadenze previste
Il MC ha comunicato al RLS i risultati anonimi degli accertamenti sanitari
Osservazioni del RLS
………………………………………………………………………………………
Scritto letto confermato
Il datore………… rspp……………………MC………………RLS ……………………….Consulente esterno…………..
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione: la comunicazione
interpersonale
• La comunicazione è fondamentale nell’esistenza
umana.
• Ma cosa si intende per comunicazione?
• Le definizioni e i modelli teorici di riferimento
delle scienze sociali che si sono occupate e si
occupano di comunicazione spesso divergono.
• Il quadro di riferimento teorico a cui facciamo
riferimento si basa su due caratteristiche
fondamentali che la distinguono dal semplice
comportamento:
a)un certo grado di intenzionalità di chi emette il
messaggio,
b)la comunicazione è un processo, cioè un processo
che coinvolge più soggetti sociali in una serie di
eventi
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:il modello lineare
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:i modelli teorici – il modello
tradizionale (Emittente-MessaggioRicevente)
• Modello di comunicazione lineare: l’emittente (E) codifica
idee e sentimenti in una sorta di messaggio (M) e lo spedisce
attraverso un canale(parole , scritti,ecc) ad un ricevente(R)
.Il modello lineare introduce anche il concetto del rumore
inteso come disturbo e che può essere esterno,tutti i
fattori al di fuori del ricevente che impediscono la
ricezione, fisiologico,fattori biologici, psicologico.
• Il modello più importante è quello sviluppato da Shannon e
Weaver (1949) nella teoria matematica della trasmissione
dei degnali elettronici.
• Schema adottato dalla psicologia comportamentalista, la
comunicazione viene considerata come un comportamento
spiegabile secondo la logica Stimolo-Risposta.
• L’emittente è un soggetto che ordina le conoscenze in
funzione delle informazioni da trasmettere, il messaggio è
visto come informazione trasparente, il ricevente è una
macchina di decodifica
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:il modello lineare
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:i modelli teorici – il
modello interattivo
• L’introduzione del feedbacK(la risposta del
ricevente) trasforma il ricevente in emittente e la
comunicazione lineare in comunicazione
interattiva. La comunicazione può riuscire o no a
seconda della coincidenza dei due ambienti
diversi( per ambiente si intende cultura, storia
personale, background) in cui si trovano emittente
e ricevente.
• Anche in questo modello la comunicazione è
considerata una attività statica in cui avvengono
atti separati di comunicazione.
• A questo modello si possono ricondurre la
prammatica della comunicazione e la teoria degli
atti linguistici.
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:i modelli teorici – il
modello interattivo
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:i modelli teorici – il
modello dialogico
• La comunicazione non è vista come qualcosa
che una persona fa ad un’altra ma come un
processo in cui i soggetti creano una
relazione interagendo e contribuiscono a
creare congiuntamente il significato degli
scambi.
• “il risultato di un complesso intreccio di
attività svolte da due o più soggetti che
interagendo costruiscono congiuntamente il
senso delle proprie azioni, sulla base di una
disponibilità alla comunicazione e di un
bagaglio di conoscenze comuni o comunque
scambiabili.” Galimberti 1992
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:la prammatica della
comunicazione.
• Il filosofo Morris (1938)distinse all’interno della
teoria dei segni (semeiotica) tre indirizzi: la
sintassi o studio delle relazioni formali tra un
segno e un altro, la semantica o studio delle
relazioni dei segni con gli oggetti, la pragmatica o
studio delle relazioni dei segni con gli
interpretanti.
• Alcuni studiosi della “scuola di Palo Alto”
analizzano gli effetti pragmatici
(comportamentali) della comunicazione; l’analisi si
focalizza su rapporto emittente – ricevente in
quanto mediato dalla comunicazione. Vengono
definite alcune proprietà semplici della
comunicazione, che hanno natura di assiomi, cioè di
affermazioni di base non dimostrabili
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:gli assiomi della
comunicazione.
•
•
•
•
•
“Non si può non comunicare”, qualsiasi comportamento parole o
silenzi,attività o inattività hanno valore di messaggio influenzando
gli interlocutori che non possono non rispondere.
“Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto ed un aspetto
di relazione, di modo che il secondo classifica il primo ed è
metacomunicazione.”ogni atto comunicativo non solo trasmette
informazioni ma impone anche un comportamento.
“la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle
sequenze di comunicazione tra i comunicanti” i nostri scambi
comunicativi non costituiscono una sequenza ininterrotta ma sono
organizzati come se seguissero una punteggiatura,per cui è
possibile identificare le sequenze e definire “cause” ed “ effetto”
di un comportamento.
“Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con
quello analogico” sia con parole che con segni.
“ Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o
complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o
sulla differenza”.L’ iterazione simmetrica è basata sullo scambio
tra uguali, la complementare e caratterizzata dalla differenza
delle posizioni. Tutte e due le forme di comunicazione sono
comunicazioni “sane” usate in contesti diversi.
Metodi, tecniche e strumenti della
comunicazione:la teoria degli atti
linguistici.
•
“parlare è agire” per capire alcuni fenomeni linguistici bisogna
considerarli dal punto di vista pragmatico,ovvero come enunciati
non per “dire” ma per “fare”.
• Austin (1962) tre tipi di atti linguistici.
atto locutorio: è l’atto che comporta l’attività di emettere suoni e la
conoscenza del codice grammaticale usato.
atto prelocutorio: produrre effetti determinati su sentimenti,
pensieri dell’interlocutore tramite l’enunciazione di una frase.
atto illocutorio: la promessa costituita dall’enunciazione di una frase
in virtù della forza ad essa associata per convenzione.
In sintesi l’atto locutorio è l’emissione di un significato, l’atto
illocutorio è la produzione di una forza convenzionale e l’atto
prelocutorio è il raggiungimento di un effetto sull’ascoltatore.
Al centro della teoria è l’atto illocutorio in quanto aiuta a capire il
modo in cui usiamo il linguaggio. Esistono indicatori di forza
illocutoria verbale e non verbale.
La comunicazione non
verbale
• Anche il corpo parla, possiede un linguaggio
e trasmette significati attraverso i gesti,
il volto,il tono della voce e i movimenti del
corpo.
• La comunicazione non verbale comprende
una vasta gamma di segnali di tipo cinesico,
paralinguistico e intonazionale che
integrano,ampliano e sostituiscono il
linguaggio verbale.
• I segnali non verbali costituiscono un
sistema di comunicazione sociale che è
strettamente legato ad un contesto
culturale svolge svariate funzioni ed
utilizza canali autonomi
La comunicazione non verbale.
Origine: innata o ambientale
• L’origine dei segnali non verbali è stata a lungo
oggetto di disputa tra teorie di tipo innatista e
teorie di tipo ambientalista. Gli studi sulla
struttura fisiologica e sul comportamento degli
animali hanno fornito indicazioni utili per la
spiegazione del comportamento umano. Anche gli
studi sullo sviluppo psicologico e sociale del
bambino hanno contribuito a definire il ruolo dei
fattori biologici innati e di quelli ambientali nello
sviluppo dell’individuo. La somiglianza di alcuni
segnali non verbali in popolazioni diverse per
culture ha permesso di stabilire quali aspetti della
comunicazione non verbale siano innati e quali di
origine ambientale
La comunicazione non
verbale. Consapevolezza e
intenzionalità
Ci sono segnali che vengono emessi in modo
volontario per comunicare qualcosa ed altri che
sono la risposta spontanea ad uno stimolo.
Il comportamento non verbale può essere:
1) informativo, comprende tutti i gesti il cui
significato è condiviso e interpretato in modo
analogo da più classi di osservatori.
2) comunicativo,comprende i gesti che un
emittente invia consapevolmente.
3) interattivo, comprende i gesti che vengono
usati durante una interazione e che influenzano o
modificano il comportamento dei partecipanti
all’interazione.
La comunicazione non
verbale. Codifica e
decodifica
• Secondo Argyle (1988) diverse possibilità
a) i due interlocutori attribuiscono al
segnale non verbale lo stesso significato;
b)il ricevente interpreta in modo sbagliato
il comportamento dell’emittente,
c) viene inviato un messaggio ingannevole,
d) l’emittente non ha intenzione di
comunicare ma il ricevente decodifica il
messaggio dal comportamento,
e) l’emittente non ha intenzione di
comunicare e il ricevente interpreta in
modo scorretto il comportamento
La comunicazione non verbale.
Le funzioni – esprimere emozioni
• Gli studiosi, in accordo con la classificazione fatta da Ekman
(1982), ritiene che esistano sei emozioni:
1) Felicità
2) Paura
3) Rabbia
4) Tristezza
5) Sorpresa
6) Disgusto
• Sono quelle la cui espressione è considerata
universale,spontanea e innata e che determinano le principali
espressioni del volto.
• A queste se ne possono essere altre,definite emozioni
complesse: interesse, vergogna, eccitazione sessuale, invidia,
noia.
La comunicazione non verbale.
Le funzioni – comunicare atteggiamenti
interpersonali
• I segnali non verbali con cui comunichiamo
gli atteggiamenti interpersonali sono emessi
sia in modo spontaneo che regolamentati
intenzionalmente. Si esprimono
spontaneamente quelli positivi( amicizia,
simpatia) e si controllano quelli
negativi(ostilità, avversione). L’attrazione
sessuale è spontanea e si manifesta
attraverso reazioni fisiologiche
difficilmente controllabili. Complessi sono gli
atteggiamenti interpersonali che
caratterizzano le relazioni sociali in genere
classificabili in due dimensioni contrapposte
(amichevole – ostile; dominante –
sottomesso)
La comunicazione non verbale. Le
funzioni – presentare se stessi.
• Goffman (1959) ha elaborato una teoria
della presentazione di sé in cui afferma
che in ogni atto della nostra vita quotidiana
è una rappresentazione che si svolge in una
scena in cui alcuni individui interpretano il
ruolo di attori e altri quello del pubblico.
L’individuo attore cerca di utilizzare gli
strumenti e le strategie più efficaci per
fornire agli altri l’immagine di sé che vuole
dare o che ha interesse di dare in quella
occasione.
La comunicazione non verbale.
Le funzioni – sostenere, modificare,
completare, sostituire il discorso
• Il messaggio verbale è sempre accompagnato ed influenzato
da elementi non verbali di tipo non vocale (gesti ,posture,
movimenti del corpo,espressioni del volto,sguardo) e
vocali(intonazione,qualità della voce,vocalizzazioni,pause).
• Nello scambio comunicativo i segnali non verbali svolgono un
importante funzione di regolazione dell’interazione(es. tono
di voce discendente …. fine di una frase, brevi pause …
enfatizzazione del discorso,ecc.)
• Durante l’interazione i segnali non verbali forniscono un
feedback per gli interlocutori (gesti ,assensi sorrisi indicano
approvazione; scuotere il capo,alzare le spalle, voltare lo
sguardo, sbadigliare indica dissenso o noia)
• I segnali di informazione retroattiva si possono classificare
in tre modalità.
1) quelli che rivelano il comportamento di ascolto;
2) quelli di feedbck;
3) i segnali di imitazione
La comunicazione non verbale. Gli
elementi – l’aspetto esteriore
• Conformazione fisica:
magrezza(stress,pessimismo,malattia
grassezza(ottimismo,bonomia)
muscolatura pronunciata (audacia, forza)
colore della pelle
• Abiti:
appartenenza ad un gruppo sociale
uniformi e divise( identificazione)
• Attrattiva fisica:
La comunicazione non verbale.
Gli elementi – il volto.
• Caratteristiche fisiche:in genere condizionano se
associate ad altri elementi dell’aspetto esteriore.
• Espressioni del volto: il volto possiede una grande
mobilità e può assumere moltissime espressioni
che si possono localizzare in due aree distinte, una
superiore (occhi, fronte,sopracciglia) l’altra
inferiore(naso e bocca).
• Il volto è il canale più importante per esprimere
emozioni ma anche quello su cui si può esercitare il
maggior controllo, l’emisfero cerebrale destro che
controlla la parte sinistra del volto produce le
emozioni spontanee, l’emisfero sinistro ,che
origina anche i processi verbali, origina le emozioni
intenzionali.
• Le sopracciglia sono l’elemento del volto che
fornisce un commento costante al discorso.
La comunicazione non verbale.
Gli elementi – la voce e gli
aspetti non verbali del parlato.
• Qualità della voce: tono, risonanza
• Vocalizzazioni:
a)caratterizzazioni vocali
(sospiro,pianto,riso,sbadiglio);
b)qualificatori sociali
(intensità,timbro,estensione);
c) segregati sociali(ispirazioni,
pause,intercalare)
La comunicazione non verbale.
Gli elementi – il comportamento
spaziale
Contatto corporeo : intimità tra le persone, relazioni di status (stringere la
mano, poggiare il braccio su una spalla, abbracciare, baciare,
lottare);rapporti formali ed incontri sociali(forme di saluto, ballo,giochi
sportivi), contatti legati a particolari professioni (medici e paramedici,sarti,
parrucchieri, ecc.) autocontatto (pulizia del corpo,auto conforto).
Vicinanza – distanza: Hall(1966) quattro tipi zone:
Intima da 0a 45 cm,caratterizza i rapporti più intimi,si può percepire l’odore
ed il calore dell’altro,
Personale da 45 a1,20 cm “spazio personale”,
Sociale da 1,20 a 3,65 cm,spazio dei rapporti formali e di lavoro, si attivano
di più alcuni sensi quali l’udito e la vista,
Pubblica da3,65 cm in poi,occasioni pubbliche,cerimonie, spettacoli.
Orientazione: a fianco (collaborazione), di fronte (opposizione), posizione in
alto (distanza sociale),l’organizzazione degli spazi comuni in un modo o in un
altro dà indicazione del rapporto interpersonale che si attua nel luogo.
Postura: le principali posture sono eretta, distesa, rannicchiata,seduta ed in
ginocchio. Ogni postura può essere legata a circostanze e situazioni
d’interazione e riflette stati d’animo, atteggiamenti,stato sociale,
manifesta la differenza di genere, rivela l’immagine che si ha del proprio
corpo. In ogni cultura esistono regole precise che definiscono le posture
adeguate alle circostanze.
La comunicazione non verbale.
Gli elementi – l movimenti del corpo e
i gesti
• Si definiscono “gesti “ tutte le azioni che vengono prodotte
volontariamente per comunicare informazioni a chi guarda,
che costituiscono la parte più rilevante e significativa del
comportamento gestuale.
• Il comportamento cinesico è distinto in due categorie
(Rosenfeld 1966):
Gesticolazione,che comprende tutti i movimenti che non
implicano contatto con altre parti del corpo.
Manipolazione di sé, che riguarda i gesti che riguardano un
contatto con il proprio corpo.
• I movimenti delle mani definiscono cinque tipi di gesti:
emblematici (possono sostituire parole perchè sono
universalmente compresi, es. autostop.); illustratori (usati
per chiarire, ripetere, enfatizzare ciò che si dice);
regolatori (usati per mantenere il flusso della
conversazione, per sincronizzare gli interventi, per
prendere la parola); indicatori di stati emotivi (digrignare i
denti , mostrare il pugno), di adattamento ( gesti auto
adattativi ovvero di auto manipolazione, gesti centrati
sull’altro, gesti centrati sugli oggetti).
La comunicazione
problematica
•
Con il termine miscomunicazione si intende la comunicazione non riuscita. La
scuola di Palo Alto per spiegare la comunicazione problematica mette in
relazione gli assiomi della comunicazione con i disturbi possibili
nell’interazione evidenziando i modi per uscire da situazioni patologiche o
problematiche. Ad esempio in relazione al primo assioma “non si può non
comunicare” se qualcuno vuole non comunicare non ha molte soluzioni; può
rifiutare la comunicazione ma non può rifiutare la relazione,può adottare un
comportamento sintomatico ( far finta di dormire ).
• I disturbi alla comunicazione spesso sono frutto di confusione tra
contenuto e relazione, sul contenuto si può sempre trovare un accordo, sulla
relazione è più complicato in quanto riguarda la definizione che gli
interlocutori offrono di se e dell’altro.
Adler e Towne(1990) suggeriscono per superare le difficoltà a livello
comunicativo
1) distinguere i fatti dalle inferenze, ovvero chiarire il comportamento
osservabile dalle interpretazioni che ne abbiamo dato;
2) usare eufemismi con parsimonia,
3) usare il linguaggio emotivo con moderazione;
4) evitare il linguaggio equivoco,
5) diffidare delle valutazioni statiche (che definiscono gli altri con
caratteristiche immutabili.
La comunicazione
problematica
un modello integrativo
•
•
•
•
•
•
•
Coupland, Gilles e Wiemann (1991) considerano la comunicazione
problematica come un insieme di processi che avvengono
quotidianamente nella interazione sociale. Propongono un modello
interpretativo a sei livelli.
Al primo livello la comunicazione problematica è pervasiva e
costitutiva dello scambio comunicativo.
Il secondo livello è indicato per alcuni errori o trasgressioni (
lapsus, equivoci, piccoli inganni) di cui gli interlocutori possono
avere un basso livello di consapevolezza.
Il terzo livello è relativo all’incapacità di comunicare degli
interlocutori.
Al quarto livello le azioni comunicative problematiche vengono
scelte appositamente dagli interlocutori per scopi specifici. In
questi casi le incomprensioni sono prodotte intenzionalmente
perché ritenute utili per proteggere o mantenere il controllo.
Al quinto livello i problemi comunicativi sorgono a causa del codice
usato o per il tipo di cultura .
Al sesto livello la comunicazione problematica è di tipo ideologico,
l’interazione in questi casi rinforza o serve a costituire un sistema
di valori .
La comunicazione
problematica : l’inganno
•
•
Quando la comunicazione problematica è intenzionale allora si ha l’inganno
Il processo della comunicazione ingannevole può essere concettualizzato in
un modello (Friedman,Tucker, 1990) che comprende tre componenti:
a)fattori di imput che caratterizzano il comportamento di colui che inganna,
b)fattori di detezione che consistono negli elementi che favoriscono la
scoperta dell’inganno da parte dello scopritore,
c)indici comportamentali verbali e non verbali
• Quattro sono i fattori di imput che influenzano il comportamento di chi
inganna durante una iterazione
1)Attivazione e motivazione - quando la motivazione all’inganno è bassa si
riesce a scoprire l’inganno soprattutto dagli indici verbali (scarsa
motivazione- scarsa attivazione all’inganno);
2)La complessità cognitiva - di solito dal punto di vista cognitivo è più
difficile elaborare una menzogna che dire la verità. durata dello sguardo
ecc.;
3)Le emozioni - all’inganno sono associate colpa e paura che si manifestano
nelle espressioni del viso , nei toni della voce e nei movimenti del corpo;
4) controllare il proprio comportamento - lo scarso o eccessivo autocontrollo
risulta un comportamento inappropriato e quindi facilmente
Gestione della comunicazione:
dispersione del messaggio
• In ogni scambio comunicativo si
verifica una dispersione del
messaggio.
• Se quello che l’emittente intende dire
viene paragonato a 100
• Quello che dirà veramente equivarrà
a 70
• Quello che il ricevente ascolterà sarà
il 40
• Quello che ricorderà sarà 10
Gestione della comunicazione:
efficacia della comunicazione
Per assicurare efficienza e efficacia della
comunicazione è necessario:
a)Definire l’obiettivo della comunicazione
b)Individuare le persone a cui ci si rivolge e
le loro caratteristiche
c)Elaborare una serie di strumenti e mezzi di
comunicazione adeguati alle risorse
disponibili,ma anche all’obiettivo fissato e
alle caratteristiche dei lavoratori.
Gestione della comunicazione:
efficacia della comunicazione
Diversi elementi condizionano l’efficacia della comunicazione:
1) Il tempo soggettivo: percezione soggettiva dello scorrere
del tempo diversa tra gli individui
2) La distorsione percettiva : risultato di perdita di
attenzione,ristrutturazione del contesto (adegua mento a
schemi personali),aggiunta di elementi.
3) Attenzione.
4) Centratura dell’ascoltatore: età
educazione,professione,valori,motivazioni.
5) Coerenza tra canali della comunicazione.
6) Feedback.
7) Grado di accettazione relazionale.
8) Relazione sistemica con la comunicazione aziendale e con
tutti gli altri sistemi di gestione dell’azienda
Gestione della comunicazione:
efficacia delle riunioni
Preparare le riunioni:
1) Definire gi obiettivi e i risultati;
2) Verificare se una differente forma di
comunicazione potrebbe essere utilizzata
3) Stimare la durata della riunione
4) Stabilire orario di inizio e fine
5) Identificare la sede
6) Elencare partecipanti ed ospiti
7) Elencare ruolo dei partecipanti ed ospiti
8) Distribuire l’ordine del giorno in anticipo
sufficiente
Gestione della comunicazione:
efficacia delle riunioni
Prepararsi alla riunione (tutti i partecipanti):
1) Specificare lo scopo della riunione;
2) Specificare la ragione nel parteciparvi;
3) Raccogliere tutti i dati da portare alla riunione;
4)Arrivare in orario e restare fino alla fine;
Predisporre i luoghi:
1)Scegliere il luogo comodo grande ed attrezzato;
2)Predisporre supporti audiovisivi necessari;
Verbalizzare la riunione
Gestione della comunicazione:
efficacia delle riunioni
Curare l’inizio:
1) Stabilire le regole di base;
2) Comunicare gli scopi ei risultati il tipo di
partecipazione e interazione desiderata;
Curare la conduzione:
1) Chiarire e parafrasare le idee chiare;
2) Attivare differenti punti di vista e proteggere le
idee nuove;
3) Registrare idee e note su una lavagna a fogli con
colori vivaci,
4) Porre domande aperte e tenere l’attenzione sulle
idee;
5) Tenere la riunione concentrata e vitale
Gestione della comunicazione:
efficacia delle riunioni
Curare la chiusura:
1) Assicurarsi che ogni persona conosca i suoi
compiti e che ognuno passi dalla riunione ai
fatti;
2) Concludere riassumendo le decisioni
Curare le conseguenze:
1) Valutare la riunione e pianificare la
logistica del dopo riunione;
2) Sulla base dei verbali scrivere un
documento
3) Distribuire il documento a tutti i
partecipanti
Negoziazione e gestione
delle relazioni sindacali
• La filosofia “proattiva” alla base del D. Lgs 81 non è
riconducibile ad un modello prevenzionale basato su uno
Stato che dispone, imprenditori che attuano le disposizioni,
strutture di vigilanza e controllo che verificano.
• L’azione preventiva alla base della D. Lgs 81 richiede un
sistema che non solo dispone controlla e sanziona, ma
soprattutto di un sistema che promuove azioni positive.
• In questo senso le relazioni sindacali possono diventare la
componente centrale di un sistema di autocontrollo e
controllo sociale in materia di prevenzione che si affianca a
quello che controlla.
Questo sistema “misto” dovrebbe portare ad uno sviluppo di
relazioni sindacali orientate alla soluzione dei problemi,un
ruolo di composizione di controversie da parte degli
organismi paritetici, una standardizzazione dei metodi
operativi degli organismi pubblici di vigilanza.
Negoziazione e gestione delle relazioni
sindacali –
strategie comportamentali
• Distinguere le persone dal problema.
Tecnica:invece di disporsi intorno ad un tavolo disporsi
davanti ad uno strumento di lavoro ( es. lavagna) che
rappresenti il problema da risolvere.
• Distinguere le posizioni e gli interessi.
Tecnica:non limitarsi a chiedere che cosa vuole l’altro, ma
approfondire il perché
• Osservarsi mentre si metteno in atto le caratteristiche
del buon ascoltatore.
Tecnica: allenarsi al silenzio, chiedere ad una persona di
fiducia ad osservarci per restituirci feedback descrittivi sul
nostro comportamento
• Sospendere gli effetti di giudizio.
Tecnica. Tenere separate le fasi di analisi da quelle della
soluzione
• Essere flessibili.
Tecnica:prepararsi alla negoziazione ma non definire nei
dettagli la soluzione.
Negoziazione e gestione delle
relazioni sindacali consultazione
• La consultazione dei lavoratori e dei loro
rappresentanti è una delle misure di tutela
è dunque uno dei passaggi fondamentali per
prendere decisioni sulla funzionalità del
sistema di prevenzione per cui.
1)La consultazione è una procedura di
decisione, in cui il ruolo dei consultati è
quello di portare elementi utili a operare
una decisione più affidabile perché fondata
su più punti di vista;
2)La consultazione non è una informazione
e presa d’atto di decisioni già prese;
3)La consultazione non è una codecisione.
Negoziazione e gestione delle
relazioni sindacali – riunione
periodica regolamento
• Per rendere consultiva la riunione periodica le parti possono
stabilire un regolamento in cui siano stabiliti.
• Tempi di convocazione;
• Modalità di definizione dell’O.d.g. ;
• Modalità di estensione della partecipazione,
• Relazione dei diversi partecipanti sulle rispettive
osservazioni dirette dei comportamenti in tema di S.S.;
• determinazione del tempo sufficiente per l’esame della
documentazione;
• Prevedere che l’esame dei D . P. I . avvenga su più possibilità
di scelta;
• Coordinare l’esame dei D. P . I. con le attività di
addestramento e verifica individuale;
• Possibilità di aggiungere note e osservazioni al verbale,
• Modalità di verbalizzazione consensuale;
• Modalità per la conservazione del verbale.
Negoziazione e gestione delle
relazioni sindacali – negoziazione
collaborativa
1)
Dare la caccia alle false informazioni, evidenziando ciò che
appartiene all’ambito degli stereotipi,
2) Individuare i possibili punti di conflitto con particolare
attenzione a quelli relazionali;
3) Evitare che la trattativa avvenga su più tavoli.
4) Assicurare
punti di contatto tra gli interessi dei
..
rappresentanti e del negoziatore;
5) Evidenziare i vantaggi di ogni parte coinvolta;
6) Essere precisi sulle attese che si hanno nei confronti delle
persone(analisi dei ruoli);
7) Evitare elementi che possono portare frustrazioni negli
interlocutori;
8) Far prendere decisioni ai superiori e lasciare prendere
decisioni ai subordinati;
9) Calcolare ed esplicitare i rischi in caso di disaccordo;
10) Evitare di dare e togliere delega e responsabilità
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