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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
7° unità didattica
La cura di sé
e
la funzione motoria
a cura di: dott.ssa Alida Favro
1
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
La CURA DI SE’ e la FUNZIONE MOTORIA
includono
la capacità funzionale di svolgere le
attività di vita quotidiana, come
mangiare, deambulare, utilizzare i servizi
igienici, cucinare, lavorare, provvedere
all’igiene personale e alla manutenzione
della casa.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
LA CURA DI SE’
• Si definisce cura della propria persona (self-care) la capacità
di svolgere autonomamente le funzioni che permettono di
soddisfare i bisogni primari, senza l’aiuto di altri, con
particolare riferimento a quattro aree:
 Lavarsi;
 Alimentarsi;
 Uso dei servizi igienici;
 Vestirsi.
• La cura di sé comprende le attività necessarie per
soddisfare i bisogni giornalieri, conosciute come
ATTIVITA’ DI VITA QUOTIDIANA (Activities of Dayli
Living- ADL ): esse si imparano con il tempo e diventano
abitudini di tutta la vita.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
CURA DI SE’:
IMPATTO SULLE ATTIVITA’ DI VITA QUOTIDIANE
• Le attività di vita quotidiane possono essere:
 di base o ADL (Activity of Dayli Living), che sono le attività
essenziali per essere minimamente autosufficienti (lavarsi,
nutrirsi, vestirsi, usare i servizi igienici, ecc.)
 oppure
 intermedie o IADL (Instrumental Activities of Dayli Living),
che sono attività che utilizzano strumenti della vita quotidiana
(prepararsi il cibo, fare la spesa, pulire la casa, utilizzare i
trasporti, gestire il danaro, gestire i farmaci, ecc.),
 oppure
 avanzate o AADL (Advanced Activities of Dayli Living), che
sono attività di tipo ricreativo, ludico o sociale (cammina km al
giorno, va in bicicletta, va a pesca o caccia, gioca a tombola, fa
l’uncinetto, va in vacanza, prende l’aereo, ha impegni sociali,
ecc.).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
FATTORI CHE INFLUENZANO LA CURA DI SE’
•
FUNZIONE NEUROMUSCOLARE: per alimentarsi, vestirsi o usare i
servizi igienici vi è la necessità che il S.N.C. invii segnali al sistema
nervoso periferico e alle fibre muscolari, allo scopo di coordinare le
attività motorie grossolane e fini. Attività quali recarsi in bagno,
lavarsi, vestirsi e mangiare richiedono il controllo dei movimenti
grossolani, mentre allacciarsi i vestiti, truccarsi, aprire i contenitori
degli alimenti e tagliare il cibo o pulirsi dopo l’evacuazione sono
attività che richiedono il controllo dei movimenti fini. La coordinazione
dei muscoli richiede un normale allineamento corporeo, la
consapevolezza della posizione del corpo nello spazio
(PROPRIOCEZIONE) ed equilibrio. Una compromissione
neuromuscolare determina debolezza e atrofia muscolare, mancanza
di coordinazione, spasticità, paralisi parziale o totale e contratture che
rende difficile l’uso degli arti (ictus cerebrale, morbo di Parkinson,
paralisi cerebrale, miastenia grave, distrofia muscolare)
•
FUNZIONI SENSORIALI: possono essere causati anche da interventi
chirurgici, traumi o infezioni oltre che dai processi degenerativi. La
riduzione della capacità visiva o uditiva può compromettere l’abilità
nella cura di sé. Se i deficit sono prolungati si possono trovare delle
compensazioni modificando l’ambiente.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
FATTORI CHE INFLUENZANO LA CURA DI SE’
•
FUNZIONE ENERGETICA: un’alterazione respiratoria o cardiaca riduce
la quantità di ossigeno necessaria ai tessuti, limitando le capacità di
autocura di sé per un eccessivo affaticamento. Anche una dieta
inadeguata oppure un’infezione, così pure un’alterazione
idroelettrolitica o una reazione a un farmaco può comportare scarsa
energia e debolezza.
•
PATOLOGIE : alcuni interventi chirurgici o patologie richiedono aiuto
nella cura della propria persona di alcuni pazienti. Dipende
dall’intervento, dallo stato generale del paziente o dalle aspettative
socioculturali. Alcune condizioni come gli squilibri idroelettrolitici,
l’ipossiemia o l’analgesia producono sonnolenza; la nausea o il
vomito aumentano il malessere generale e determinano scarsa
motivazione alla cura di sé. La presenza di drenaggi o cateteri o linee
infusionali o altri apparecchi stimolano ansia e quindi interferire nella
capacità di autocura della propria persona.
•
DOLORE: il dolore può essere così forte da impedire di prendersi cura
di sé. Spesso sia la capacità che la volontà risultano ridotte. Il bagno e
alcune posizioni possono però anche rilassare e distrarre dal dolore.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
FATTORI CHE INFLUENZANO LA CURA DI SE’
•
SALUTE MENTALE: l’incapacità di percepire correttamente la realtà,
a causa di una psicosi (schizofrenia, paranoia) può portare a
trascurare i bisogni relativi alla cura personale. Per questi pazienti
può essere difficile concentrarsi sui bisogni di base quali l’igiene
personale, l’alimentazione, l’eliminazione, la cura del proprio aspetto,
l’abbigliamento adatto. Anche i depressi non hanno l’energia e
l’interesse necessari per occuparsi della cura della propria persona,
a sua volta un aspetto trascurato aggrava la depressione.
•
CAPACITA’ COGNITIVE: le persone con capacità cognitive e
percettive normali di solito sono motivate alla cura della propria
persona. La compromissione di tali funzioni può portare a non
essere consapevoli dell’importanza della cura personale, non sapere
come occuparsene, non essere in grado di determinare quali attività
possono effettuare autonomamente con sicurezza. Uno stato
confusionale o un’alterazione della coscienza può portare a essere
fisicamente autonomi nelle funzioni di lavarsi, alimentarsi ecc.,
tuttavia mancare della consapevolezza necessaria per sapere
quando è opportuno farlo in modo sicuro. I soggetti con gravi
invalidità (gravi traumatizzati cranici) sono spesso totalmente
dipendenti da altri.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
FATTORI CHE INFLUENZANO LA CURA DI SE’
•
AMBIENTE: la mancanza di accesso a strutture o risorse adeguate può
impedire che un soggetto abbia una buona cura di sé (immigrati,
senzatetto, residenti zone rurali). La mancanza di acqua corrente o di
alimenti sufficienti o adeguati compromettono tale abilità. Le persone
su sedie a rotelle possono avere grosse difficoltà ad accedere ai
servizi igienici, a procurarsi gli indumenti o a prepararsi gli alimenti.
•
MOTIVAZIONE: chi ha un’immagine positiva di sé è più motivato ad
occuparsi della cura della propria persona, spesso è un fattore
decisivo per raggiungere l’autonomia. Svolgere tale attività in
autonomia permette alla persona di conquistare l’indipendenza e la
fiducia in se stessa, questo favorisce l’autostima (evitare di svolgere
attività che il paziente è in grado di fare autonomamente).
Un’immagine negativa di sé porta a non attivarsi nel lavarsi, vestirsi,
prepararsi da mangiare. si ha la tendenza a manifestare una riluttanza
a occuparsi della cura della propria persona.
•
CULTURA, VALORI E CREDENZE: le abitudini e le pratiche della cura
di sé vengono apprese in famiglia e nella comunità. Variano da cultura
a cultura e anche all’interno della stessa cultura, le abitudini familiari e
le preferenze personali variano ampiamente (frequenza del bagno,
odori personali, intimità, aiuto tra maschi e femmine, tipologia degli
alimenti, modalità di cottura, tipologia di indumenti, ecc.). Alcune
religioni danno indicazioni in merito.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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ACCERTAMENTO della CURA DI
SE’
• L’infermiere deve
accertare le funzioni in
ognuna delle aree di
base (Lavarsi; Alimentarsi;
Uso dei servizi igienici;
Vestirsi) e identificare il
grado di partecipazione
del quale la persona è
capace.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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DEFICIT nella CURA DI SE’
• Se la persona è incapace di compiere qualunque
attività di cura di sé (lavarsi, alimentarsi, uso dei servizi
igienici, vestirsi), la situazione viene descritta come
SINDROME DA DEFICIT NELLA CURA DI SE’.
• In caso contrario, si possono usare le diagnosi riferite ai
singoli problemi di cura di sé: deficit nella cura di sé:
alimentazione, deficit nella cura di sé: bagno/igiene personale,
che sono classificate indipendentemente, ciascuna con
le proprie caratteristiche definenti.
• Tali problemi possono verificarsi da soli o in varie
combinazioni (es. deficit nella cura di sé: alimentazione, in
combinazione con deficit nella cura di sé: bagno/igiene
personale).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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•CURA DI SE’: LAVARSI
•
La cura e l’igiene del corpo appartengono alla storia dell’umanità. Nel libro
di Mosè, ad esempio, vengono tramandate norme di igiene e pulizia descritte
minuziosamente. L’igiene del corpo doveva servire anche a purificare l’anima.
E’ difficile, pertanto, mutare abitudini igieniche proprio perché sono BASATE
SULLA CULTURA E TRADIZIONI E NON SULLE CONOSCENZE SCIENTIFICHE.
•
Nel corso della storia, all’igiene personale non è mai stata data la stessa
importanza. I fattori che hanno influenzato le pratiche igieniche sono
infatti le norme sociali, le credenze ed i riti religiosi, l’ambiente (esempio la
disponibilità di acqua per il bagno), gli accessori igienici (il lavandino, il
sapone, il dentifricio) e gli accessori elettrici (asciugacapelli, rasoi).
•
La pulizia del corpo è un elemento fondamentale per una vita sana. Anche se
esistono delle eccezioni nei singoli casi, è però dimostrato dagli studi collettivi
delle popolazioni che il possesso o l’acquisizione di una coscienza igienica
individuale, si accompagna costantemente ad un miglioramento del tenore di
vita e costituisce una prima valida protezione contro il diffondersi delle malattie
infettive.
•
Nel contesto ospedaliero le pratiche igieniche nacquero dalla necessità di
creare condizioni igieniche che favorissero la guarigione ed impedissero la
diffusione di malattie.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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• CURA DI SE’: LAVARSI
• La pulizia della cute assolve due compiti: mantenere le
funzioni di cui la cute è addetta (difesa, termoregolazione, senso,
secrezioni) ed eliminare dalla sua superficie quei microrganismi
patogeni che con essa più facilmente possono venir a contatto.
• I due meccanismi sono strettamente connessi, in quanto, se è
vero che l’accumulo sulla superficie cutanea, soprattutto nelle
pliche o anfratti, dei sali di sudore e di sebo che, impastato con le
cellule di desquamazione e con la polvere ambientale, alterano,
anche sensibilmente, le normali funzioni dei tegumenti, è
altrettanto vero che tale accumulo rappresenta un pabulum per
certe forme microbiche.
• Sull’epidermide esterna si trovano normalmente dei batteri (flora
batterica residente) che non causano malattia, ma inibiscono
semmai la moltiplicazione dei batteri patogeni che su di essa si
depositano (flora batterica transitoria).
• Si rende dunque necessario la detersione della cute da effettuarsi,
oltre che con il lavaggio estemporaneo (pulizie parziali) delle parti
più esposte, con la frequente balneazione (pulizie totali o bagno).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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CURA DI SE’: LAVARSI
CONCETTI FISIOLOGICI
•
L’apparato tegumentario è costituito dalla cute o pelle, che si estende
su tutta la superficie del corpo, ne copre le sporgenze, le depressioni
e in corrispondenza degli orifici naturali (labbra, narici, palpebre, ano,
genitali) si continua con le mucose. Formazioni cornee (unghie, peli) e
ghiandolari (ghiandole sebacee, sudoripare, mammarie) appartengono
agli annessi cutanei e fanno parte del sistema tegumentario.
•
La pelle nel suo insieme è costituita da tre strati, dall’esterno verso
l’interno, di diversa derivazione embrionale: l’epidermide, all’esterno,
di origine ectodermica come il sistema nervoso, è un tessuto
epiteliale, e il derma, sottostante, di derivazione mesodermica, che è il
tessuto più diffuso dell’organismo, è un connettivo. Sotto alla cute si
trova l’ipoderma, ricco di tessuto adiposo.
•
L’epidermide non possiede vasi sanguigni e riceve il nutrimento per diffusione dai
vasi del derma. Lo strato più superficiale dell’epidermide, strato corneo, contiene la
cheratina, la quale determina il pH della pelle che è acido. La superficie
dell’epidermide è coperta da una sottile emulsione idrolipidica. La parte acquosa è
fornita dal sudore e quella lipidica per lo più dal sebo. Questa emulsione
contribuisce a mantenere la pelle morbida e flessibile, prevenendo la formazione di
screpolature e l’irritazione da agenti esterni. Il derma contiene abbondante matrice
extracellulare, costituita da varie fibre, quelle predominanti sono fibre collagene. Il
derma contiene anche numerosi macrofagi deputati a fagocitare sostanze estranee
(microrganismi patogeni, polveri inerti, cellule danneggiate)
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
CONCETTI FISIOLOGICI: FUNZIONI DELLA CUTE
• Rivestimento e Protezione: riveste come un involucro il nostro
corpo e lo protegge attraverso l’elasticità e la resistenza, soprattutto del
derma. Con la secrezione di sebo mantiene la cute più o meno grassa
dandole morbidezza e lucentezza. Inoltre, attraverso l’impermeabilità (film
idrolipidico), impedisce la penetrazione dei germi, dell’acqua e di altre
sostanze e l’evaporazione dei liquidi organici. La pigmentazione protegge
contro l’azione dei raggi solari (UV). Le ciglia, sopracciglia e le vibrisse
nasali proteggono gli occhi e le vie aeree dai germi e dal pulviscolo;
• Termoregolazione: attraverso le ghiandole sudoripare e i vasi
sanguigni del derma (sudorazione, vasodilatazione e vasocostrizione)
regola la temperatura corporea interna;
• Depurazione: attraverso il sudore elimina sostanze tossiche e una
notevole quantità di acqua;
• Sensibilità: ricca di terminazioni nervose libere e connesse con i
corpuscoli sensitivi situati nel derma per il tatto (di Meissner) e nel
sottocute per le pressioni profonde (di Pacini). I corpuscoli sensitivi sono
la sede dove gli stimoli di varia natura (termici, tattili, chimici, elettrici,
ecc.) vengono trasformati in segnali nervosi e avviati al S.N.C. per il loro
riconoscimento in varie sensazioni (del freddo, del caldo, del tatto, del
dolore);
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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PULIZIE PARZIALI
• IGIENE DEI CAPELLI: permette di eliminare lo sporco e il
sebo dal cuoio capelluto, migliorando la circolazione. Avere
i capelli puliti e pettinati favorisce una percezione di sé
positiva. La perdita dei capelli può essere fisiologica, ma
può essere causata da farmaci chemioterapici, radioterapici,
modifiche ormonali, ecc.. Possono essere lavati anche tutti i
giorni, altrimenti almeno una volta alla settimana.
• IGIENE DEGLI OCCHI: solitamente il liquido lacrimale li
deterge costantemente e quindi necessitano una cura
minima quotidiana. Durante la pulizia le mani devono essere
accuratamente pulite e se si utilizzano delle garze o
manopole partire dal canto interno (angolo nasale ) a quello
esterno e risciacquare o cambiare garza. Mai passare da un
occhio all’altro con la stessa garza o mano qualora ci siano
processi infiammatori in atto. Le persone che portano
occhiali, lenti a contatto o protesi necessitano di cure
particolari. Nelle persone confuse o incoscienti verificare la
presenza di lenti a contatto, se rimangono a lungo
nell’occhio si possono verificare danni gravi.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
PULIZIE PARZIALI
• IGIENE DEL NASO: le narici vengono pulite soffiando
delicatamente il naso quotidianamente. Se vi è difficoltà a
soffiarsi il naso utilizzare un cotton fioc inumidito. Se vi
sono inseriti dei sondini è necessario controllare le
superfici delle narici se vi sono lesioni da decubito e pulire
frequentemente e delicatamente le mucose, spostando la
sede di appoggio del sondino.
• IGIENE DELLE ORECCHIE: non richiedono particolari cure
se non una regolare pulizia del padiglione auricolare
quotidiana. Alcune persone, in genere anziani e bambini,
presentano un eccessivo accumulo di cerume nel condotto
uditivo esterno, che richiede un’accurata rimozione
(mediante irrigazione). I bastoncini cotonati non devono
essere inseriti nel condotto, perché possono spingere il
cerume e favorire la formazione di un tappo. Non si devono
utilizzare oggetti appuntiti (forcine, stuzzicadenti) per il
rischio di ledere la membrana timpanica. Chi usa apparecchi
acustici l’igiene richiede cure particolari.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
PULIZIE PARZIALI
• IGIENE DEL CAVO ORALE: la pulizia dei denti e della bocca
dopo i pasti con lo spazzolino e il filo interdentale, allo
scopo di allontanare i residui alimentari dopo i pasti, è ormai
una pratica quotidiana per tutti. Questo infatti ha permesso
di ridurre la presenza di carie sia negli adulti che nei
bambini e il deterioramento delle gengive. Si deve utilizzare
una pasta lievemente abrasiva per rimuovere la placca dalla
superficie dentaria. La placca si forma ogni 24 ore, per
rimuoverla bisogna spazzolare i denti per almeno 3 minuti.
Importante quindi spazzolare bene i denti almeno una volta
al giorno, la sera prima di coricarsi. Nei pazienti che non si
alimentano dopo interventi chirurgici o che hanno subito
traumi o interventi al volto, comatosi o anziani oppure malati
con febbre elevata o in ventilazione meccanica, necessitano
di accurate pulizie e cure del cavo orale. La colonizzazione
batterica del cavo orale è stata considerata una concausa di
alcune polmoniti nosocomiali, in particolare nei pazienti
critici e negli anziani. In caso di portatori di protesi dentarie
è necessario garantire un’igiene della bocca e della protesi
dopo i pasti e controllare regolarmente lo stato delle
gengive sottostanti.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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PULIZIE PARZIALI
• IGIENE DELLE MANI: l’importanza della pulizia
delle mani è fondamentale visto che più che altre
parti del corpo vanno incontro a contaminazione
con germi. Il pericolo delle mani sporche portate
alla bocca, agli occhi o al naso rappresentano le
vie più frequenti di accesso dei microrganismi
patogeni. Vanno lavate più volte al giorno, prima
dei pasti e dopo l’eliminazione urinaria o fecale. Le
unghie devono essere tagliate (crescono 1 mm al
giorno) e pulite accuratamente perché altrimenti
sono fonti di infezione. Unghie fragili o rotte
possono essere il risultato di diete inadeguate.
Unghie curate conferiscono un aspetto piacevole.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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PULIZIE PARZIALI
• IGIENE DEI PIEDI: solitamente ci si lava i piedi quando si fa il
bagno o la doccia e si tagliano le unghie quando è necessario.
Le unghie è preferibile limarle piuttosto che tagliarle. I piedi
sono suscettibili di lesioni cutanee da cui possono derivare
danni importanti. Calli, unghie incarnite, abrasioni possono
compromettere la mobilità. Spesso gli anziani hanno la cute
secca a causa della riduzione della secrezione delle ghiandole
sebacee e vanno incontro a screpolature. Frequentemente
presentano malformazioni causate da varie patologie (artrite
reumatoide, osteoartrite) e questo favorisce dolore, lesioni e
abrasioni, causate soprattutto da calzature inadatte. Le unghie
possono diventare opache, desquamate ed ipertrofiche. E
necessario valutare lo stato della circolazione al piede del
paziente con patologie vascolari periferiche, quali diabete
mellito e altre patologie che colpiscono la circolazione e la
sensibilità periferica. Se i problemi dei piedi non vengono
risolti con un’accurata igiene e trattamenti adeguati i pazienti
possono andare incontro all’amputazione o altre disabilità. In
questi casi l’ispezione e una igiene speciale giornaliera del
piede possono evitare lo sviluppo di ulcere e le complicanze
che portano all’amputazione.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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PULIZIE PARZIALI
• IGIENE DEL PERINEO: è l’area che richiede
maggiori attenzioni, va frequentemente lavata per
evitare infiammazioni, infezioni e cattivi odori. La
pulizia deve essere sempre fatta partendo dalla
parte anteriore a quella posteriore dopo ogni
evacuazione. La maggior parte delle infezioni
vescicali (cistiti), soprattutto nelle donne o nei
maschi non circoncisi, sono provocate da
microrganismi che si trovano normalmente
nell’intestino e sono presenti nelle feci. Il
problema è comunque particolarmente importante
nei pazienti portatori di catetere vescicale a
permanenza o nei postoperati a livello rettale o
genitale e negli allettati e negli incontinenti.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
PULIZIE TOTALI
• BAGNO in VASCA o DOCCIA: la frequenza del bagno o della
doccia varia, e mentre alcuni la eseguono tutti i giorni, altri una
volta alla settimana. Dipende dalle capacità fisiche e dal grado
di igiene necessario. Il ricovero ospedaliero rende difficile
mantenere le proprie abitudini sia per le mutate condizioni
fisiche che per le regole istituzionali. La sicurezza è un
elemento importante perché le pareti della vasca o della doccia
sono scivolose (uso di tappetini antiscivolo, barre per reggersi,
sgabelli). Controllare la temperatura dell’acqua (38-40°C ) e
dell’ambiente (22-25°C).
• BAGNO o SPUGNATURA a LETTO: riguarda solo il paziente
non autosufficiente o con prescrizione di completo riposo a
letto (infarto miocardico, insufficienza respiratoria, fratture).
Può essere totale o parziale. Mantenere coperto il paziente
esponendo solo le parti del corpo da lavare di volta in volta.
Controllare la temperatura dell’acqua e dell’ambiente come
sopra. Durante lo svolgimento del bagno è responsabilità
dell’infermiere valutare il colorito della cute (eritema, pallore,
ittero, cianosi, ecc.) ed eventuali lesioni o alterazioni
dell’integrità cutanea (vescicole, pustole, pomfi, noduli,
erosioni, ragadi, ulcerazioni, edemi).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
PULIZIE TOTALI
• La pulizia del corpo viene effettuata in base ad una regola che è
valida per qualsiasi pratica igienica: iniziare dalla parte più pulita e
terminare con la parte più sporca. Le parti del corpo da lavare per
prime, se possibile, sono:
 Viso;
 Arti superiori;
 Tronco;
 Arti inferiori;
 Genitali.
• La persona non autosufficiente per la pulizia e la cura del proprio
corpo deve essere messa in condizioni di provvedervi da sola
nel limite delle sue possibilità. L’infermiere accerterà il livello di
partecipazione e sulla base delle sue capacità svolgerà opera di
insegnamento o di supporto e tenderà a sostituirsi all’ammalato solo
per le attività di igiene personale che è impossibilitato a svolgere.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: LAVARSI
• La capacità di svolgere autonomamente l’igiene
personale richiede:
 desiderio di lavarsi e curare il proprio aspetto;
 forza e coordinamento muscolare per effettuare le manovre;
 percezione della necessità di lavarsi.
• La malattia può modificare il bisogno di igiene personale. Per
esempio il vomito, la diarrea, l’eccessiva traspirazione, la
prolungata immobilità a letto aumentano il bisogno di pulizia.
La depressione può determinare uno scarso interesse per la
pulizia del corpo e cura dell’aspetto personale.
• Alcune condizioni ostacolano l’indipendenza nel lavarsi
come: la mobilità limitata, l’assenza di arti, movimenti
involontari, deficit sensoriali, stato di incoscienza.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
DIAGNOSI: DEFICIT NELLA CURA DI SE’: bagno/igiene personale
DEFINIZIONI
Stato in cui la persona presenta una compromissione della
capacità di svolgere o completare da sola le attività legate alle
pulizie personali
CARATTERISTICHE
DEFINENTI
Incapacità di:
lavare il proprio corpo o parti di esso
entrare e uscire dalla stanza da bagno
procurarsi l’acqua o raggiungere il lavandino
regolare la temperatura e il flusso dell’acqua
asciugarsi e procurarsi il necessario per il bagno
percepire il bisogno di misure igieniche
Scarsa volontà di lavare il proprio corpo
FATTORI
CORRELATI
Diminuzione della forza e resistenza muscolare
Astenia
Compromissione muscoloscheletrica o neuromuscolare
Compromissione cognitiva o percettiva
Diminuzione o assenza di motivazione
Dolore
Ansia grave o depressione
Dispositivi medico-chirurgici esterni (apparecchi gessati, cateteri)
a cura di: dott.ssa Alida
Favro ambientali
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Barriere architettoniche
o ostacoli
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: lavarsi
ASSISTERE IL PAZIENTE DURANTE IL BAGNO
• LO SCOPO di assistere i pazienti durante il bagno in vasca o a
letto è di poter procurare:
 Pulizia (rimozione dei microrganismi, del sebo, del sudore e di
altri residui);
 Benessere e rilassamento (sensazione di freschezza e
rilasciamento della tensione muscolare) e miglioramento
dell’autoimmagine (odore e aspetto);
 Stimolazione della circolazione (massaggio e frizione, calore
dell’acqua);
 Trattamento e valutazione della cute (prevenzione della
secchezza, controllo del colorito, presenza di lesioni, edema,
ematomi).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
•CURA DI SE’: ALIMENTARSI
• L’attività dell’alimentazione ha come scopo di fornire gli
elementi nutritivi essenziali per la vita. La capacità di
alimentarsi è data quasi per scontata, finché non si verificano
alcune situazioni che impediscono di farlo e
provocano problemi di dipendenza come:
• La difficoltà alla deglutizione: spesso correlato ad un ictus
cerebrale o ad un trauma cranico o altre patologie neuromuscolari. Se
vi è una disfagia è opportuno non alimentarlo per bocca fino a quando
non è stato riabilitato per il rischio di soffocamento o di ingestione
nella trachea di sostanze alimentari. La consistenza del cibo è
fondamentale; addensare le bevande, evitare cibi secchi (fette
biscottate) e cibi appiccicosi (cioccolato, miele).
• La disabilità fisica: l’immobilizzazione di un arto,
magari della
mano più usata può impedire la capacità di alimentarsi. Esistono molti
ausili come posate con manici speciali di spugna o tazze con il becco,
piatti con bordi alti e antiscivolo, ecc..
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: ALIMENTARSI
• La posizione: mangiare distesi può creare difficoltà di deglutizione
soprattutto con i solidi. I liquidi possono essere ingeriti con una
cannuccia, che di solito permette un miglior controllo del flusso.
• Le difficoltà respiratorie: il paziente dispnoico necessita di tempi
lunghi e preferisce cibi morbidi, da non masticare. Evitare alimenti
secchi (biscotti) che possono essere inalati durante un episodio di
dispnea.
• Le alterazioni della vista: persone non vedenti dalla nascita o
inseguito ad interventi chirurgici o incidenti richiedono per lo più
alimenti spezzettati e descritti nella loro posizione nel piatto.
• Gli stress emotivi: una delle manifestazioni dell’ansia è la perdita
dell’appetito.
• Le nevrosi o psicosi: le persone affette da queste patologie spesso
sono apatiche ed indifferenti per aver voglia di mangiare, così pure i
depressi. Meglio cibi che non richiedono masticazione.
• I disturbi dell’apparato gastroenterico: situazioni come la presenza
di stomatiti, vomito, nausea, acidità può portare a rifiutare di
alimentarsi.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
27
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: ALIMENTARSI
• La capacità di alimentarsi autonomamente
rappresenta una delle più importanti abilità di
cura della propria persona.
• La capacità di alimentarsi richiede:
desiderio di scegliere i cibi e di mangiare
(appetenza),
forza e coordinamento muscolare per portare il cibo
alla bocca,
capacità di masticare e deglutire.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
DIAGNOSI: DEFICIT NELLA CURA DI SE’: alimentazione
DEFINIZIONI
Stato in cui la persona presenta una compromissione della
capacità di svolgere o completare da sola le attività legate
all’assunzione di alimenti
CARATTERISTICHE
DEFINENTI
Incapacità di:
Masticare o deglutire il cibo
Tagliare gli alimenti o aprire i contenitori
Portare il cibo alla bocca
Maneggiare e utilizzare posate o utensili
Prendere in mano il bicchiere o la tazza
Ingerire una quantità sufficiente di alimenti
Scarsa volontà di assumere gli alimenti
FATTORI
CORRELATI
Diminuzione della forza e resistenza muscolare
Astenia
Compromissione muscoloscheletrica o neuromuscolare
Compromissione cognitiva o percettiva
Diminuzione o assenza di motivazione
Dolore
Ansia grave o depressione
Dispositivi medico-chirurgici esterni (apparecchi gessati, cateteri)
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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Barriere architettoniche
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• ASSISTERE IL PAZIENTE DURANTE IL PASTO
• LO SCOPO di assistere i pazienti durante il pasto è di poter
procurare:
 Una alimentazione adeguata al suo stato di salute;
 Il mantenimento dell’autonomia della persona (evitare di
imboccare se non necessario).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
•CURA DI SE’: USO DEI SERVIZI IGIENICI
• L’eliminazione ha come scopo l’eliminazione dei
prodotti di rifiuto che si formano a seguito
dell’utilizzazione degli alimenti e delle bevande. Il
tipo e la quantità di alimenti ingeriti incidono sulla
produzione e la frequenza di eliminazione urinaria e
fecale.
• Una delle caratteristiche di questa attività di vita
quotidiana è che di norma viene effettuata in privato,
effettuarla in condizioni diverse e con aiuto crea
forte disagio.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: USO DEI SERVIZI IGIENICI
•
Sono molti i fattori che incidono sul raggiungimento o mantenimento
dell’indipendenza in questa funzione:
• L’alterazione della mobilità: chi non riesce a camminare può avere
difficoltà a raggiungere la toilette, specialmente se ci sono delle scale. Le
persone su una sedia a rotelle hanno difficoltà a servirsi dei servizi
igienici (necessità di porte larghe, rampe speciali). Le persone con
apparecchi gessati o con l’artrite sono in grado di entrare in bagno ma
non a svestirsi.
• L’allettamento: chi è allettato dipende completamente da altri. A meno
che una persona non riesca a stare seduto, o non sia in grado di
muoversi, si dovrebbe preferire l’uso della comoda a quello della padella.
• I disturbi cognitivi: le alterazioni che provocano confusione o
disorientamento possono implicare che la persona si dimentichi di andare
in bagno quando è necessario. Talvolta le persone in stato confusionale,
soprattutto di notte, non riescono a trovare la strada della toilette, ed altri
sono così disorientati che urinano e defecano nel letto o pavimento. Le
persone con deficit mentali non sanno essere indipendenti
nell’eliminazione. La perdita di coscienza provoca una perdita della
capacità di rispondere allo stimolo della vescica o del retto pieni.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’:USO DEI SERVIZI IGIENICI
•
Ci sono varie modalità di eliminare in caso di difficoltà ad usufruire dei
servizi igienici:
•
I sedili rialzati: i pazienti che hanno difficoltà a sedersi o a rialzarsi da una
tazza del bagno di altezza standard possono utilizzare dei sedili rialzati
che permettono di compiere movimenti meno ampi. Un sedile rialzato è
utile anche dopo un intervento chirurgico all’anca.
•
La comoda: è una sedia a rotelle con un asse da servizio igienico sotto cui
è posto un contenitore estraibile. Necessaria per i pazienti che non
deambulano fino al bagno o che non sono in grado di fare le scale, ma che
sono in grado di trasferirsi dal letto alla sedia e quindi di gestirsi
l’eliminazione.
•
La padella: è un recipiente largo e basso, opportunatamente sagomato e
solitamente fornito di manico, per eliminare feci o urine in condizioni di
allettamento.
•
Il pappagallo o storta: è un recipiente a base larga e collo ripiegato nel
quale viene introdotto il pene durante la minzione a letto.
•
L’urocondom: è un cilindro di gomma piuttosto spessa che si infila sul
pene ed è collegato tramite un tubo di raccordo a un sacchetto di raccolta.
La sacca di raccolta può essere fissata sulla coscia e facilitare così la
mobilità.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’:USO DEI SERVIZI IGIENICI
• La capacità di essere indipendenti
nell’eliminazione richiede:
la percezione dello stimolo a mingere e a defecare,
la capacità di raggiungere il bagno oppure di servirsi
della padella o della sedia comoda,
la capacità di svestirsi, di mingere e/o defecare
la capacità di pulire la zona perineale e le mani.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
DIAGNOSI: DEFICIT NELLA CURA DI SE’: uso dei servizi igienici
DEFINIZIONI
Stato in cui la persona presenta una compromissione della
capacità di svolgere o completare da sola le attività legate
all’eliminazione
CARATTERISTICHE
DEFINENTI
Incapacità di:
Raggiungere il gabinetto o la comoda
Sedersi o alzarsi dal gabinetto o dalla comoda
Manipolare gli indumenti
Azionare lo sciacquone o svuotare la comoda
Eseguire pratiche igieniche appropriate
Scarsa volontà di servirsi del gabinetto o di eseguire pratiche
igieniche appropriate
FATTORI
CORRELATI
Diminuzione della forza e resistenza muscolare
Astenia
Compromissione muscoloscheletrica o neuromuscolare
Compromissione cognitiva o percettiva
Diminuzione o assenza di motivazione
Dolore
Ansia grave o depressione
Dispositivi medico-chirurgici esterni (apparecchi gessati, cateteri)
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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Barriere architettoniche
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• ASSISTERE IL PAZIENTE DURANTE
L’ELIMINAZIONE
• LO SCOPO di assistere i pazienti durante l’eliminazione è di
poter permettere:
 L’eliminazione ai pazienti immobilizzati a letto o che non sono
in grado di recarsi in bagno in modo autonomo e sicuro
 L’assunzione della posizione più efficace per l’eliminazione
 Il mantenimento dell’autonomia della persona (mettere a
disposizione il materiale e lasciare che il paziente si posizioni
da solo se in grado)
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
•CURA DI SE’: VESTIRSI
• Vestirsi ha lo scopo di proteggere il corpo dal mutare
degli eventi metereologici affinchè venga garantito un
bilancio termico fisiologico, ma anche di proteggere
verso i parassiti cutanei e i microrganismi patogeni,
nonché contro i morsi e le punture di animali, infine
anche da ferite e dai traumi.
• Gli abiti oltre a proteggere si trovano, però, a stretto
contatto con la cute, con il sudore, il sebo, le cellule
morte, la polvere, i microrganismi. Questi ultimi si
riproducono velocemente, pertanto gli abiti che si
indossano di giorno dovrebbero essere tolti e puliti
per evitare che si formino i cattivi odori e per la notte
si dovrebbero utilizzare indumenti diversi.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: VESTIRSI
•
Sono molti i fattori che incidono sul raggiungimento o mantenimento
dell’indipendenza in questa funzione:
•
Autonomia: questa attività stimola all’autonomia. Le tecniche manuali
per vestirsi non sono difficili d apprendere, ma vestirsi indica di più
che mettersi addosso dei vestiti. Si indossano abiti differenti a
seconda delle occasioni (sport, scuola, lavoro, ecc.).
•
Comunicazione: è importante ricordare che il modo di vestire è un
mezzo per comunicare (comunicazione non verbale) . Abiti puliti,
adeguati e in ordine facilitano la socializzazione. Mantenersi puliti è
una responsabilità sociale.
•
Aspetto: molti dedicano una grande cura al vestiario e al proprio
aspetto traendone soddisfazione e piacere. Può indicare l’umore, se
stanno bene mantengono i vestiti in buone condizioni, se depressi
indossano abiti macchiati, stinti e non stirati.
•
Cultura: la cultura si riflette sull’abbigliamento, e ogni generazione
modifica il modo di vestire per adattarsi alle condizioni sociali ed
ambientali in continua evoluzione. E’ indice dell’origine etnica, del
sesso, dello stato sociale, delle preferenze personali.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: VESTIRSI
• La capacità di essere indipendenti nell’eliminazione
richiede:
 la capacità di prendere gli indumenti dall’armadio o dai
cassetti;
 la capacità di mettere e togliere i vestiti;
 la capacità di allacciare gli indumenti (abbottonare e chiudere
le cerniere);
 la capacità di indossare le calze e le scarpe;
 la capacità di pettinare i capelli (truccarsi, radersi, depilarsi).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
DIAGNOSI: DEFICIT NELLA CURA DI SE’: vestirsi/curare il proprio aspetto
DEFINIZIONI
Stato in cui la persona presenta una compromissione della
capacità di svolgere o completare da sola le attività legate alle
pulizie personali
CARATTERISTICHE
DEFINENTI
Incapacità di:
Allacciarsi gli abiti o usare le cerniere
Mettersi e togliersi i capi di vestiario necessari (calze, scarpe,
vestiti)
procurarsi o cambiarsi i capi di vestiario (notte o giorno)
Vestire l parte inferiore del corpo
Vestire la parte superiore del corpo
Mantenere l’aspetto a un livello soddisfacente
FATTORI
CORRELATI
Diminuzione della forza e resistenza muscolare
Astenia
Compromissione muscoloscheletrica o neuromuscolare
Compromissione cognitiva o percettiva
Diminuzione o assenza di motivazione
Dolore
Ansia grave o depressione
Dispositivi medico-chirurgici esterni (apparecchi gessati, cateteri)
Barriere architettoniche
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
• CURA DI SE’: VESTIRSI
ASSISTERE IL PAZIENTE DURANTE LA VESTITURA
• LO SCOPO di assistere i pazienti durante la vestitura è di poter
permettere:
 La vestitura ai pazienti immobilizzati a letto o che non sono in
grado di vestirsi o spogliarsi in modo autonomo
 L’apprendimento delle modalità più efficaci per mettere o
togliere gli indumenti
 Il mantenimento dell’autonomia della persona (mettere a
disposizione il materiale e lasciare che il paziente si metta e
tolga gli indumenti)
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
LA FUNZIONE MOTORIA
• La mobilità, cioè la capacità di muoversi liberamente
nell’ambiente, consiste nel modificare, in tutto o in parte, la
propria posizione rispetto allo spazio di riferimento. Permette il
compiersi delle funzioni fondamentali che determinano la
sopravvivenza (respirare, digerire), lo svolgimento delle attività
di vita quotidiana, così come tutto ciò che implica la relazione
con il mondo esterno: fuga dal pericolo, procacciarsi il cibo,
comunicare con gli altri.
• Il movimento si può definire come lo spostarsi di un corpo, che
passa da una posizione a un’altra.
• Nella motricità umana si compiono sia movimenti volontari,
coscienti e desiderati, che movimenti involontari, che invece si
innescano in modo automatico. Questi ultimi sono
generalmente utili perché sono di adattamento posturale: per
controllare l’azione della gravità e per compensare i movimenti
volontari nel mantenimento dell’equilibrio.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
42
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
LA FUNZIONE MOTORIA
• Quando si parla di mobilità in ambito
clinico-assistenziale, generalmente ci si
riferisce sia alla capacità di muovere
singolarmente i segmenti articolari, di
cui il corpo umano è formato, sia alla
capacità di effettuare spostamenti e
trasferimenti nello spazio circostante, in
modo più o meno autonomo o assistito
da un caregiver.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
43
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
LA FUNZIONE MOTORIA
•
Molte funzioni del corpo necessitano della mobilità per poter essere
eseguite in modo ottimale e questo richiede un apparato muscoloscheletrico ed un sistema nervoso integri.
•
I muscoli del corpo umano, comandati nella loro azione da impulsi nervosi,
sono in grado di tirare, comprimere, torcere, ossia di sviluppare tutti i tipi di
forza: di trazione (il corpo si allunga), di compressione (il corpo si accorcia), di
torsione (le sezioni del corpo ruotano le une rispetto alle altre) e di flessione (il
corpo si sposta descrivendo un arco di circonferenza). L’intensità della forza
muscolare dipende principalmente dal numero di fibre contrattili che il muscolo
possiede e quindi dalla sezione normale del muscolo. Le fibre convergono alle
due estremità del muscolo e formano dei cordoni fibrosi detti tendini. Ogni
tendine è collegato a un osso diverso cosicché, quando un muscolo si contrae
o si rilassa, tali ossa si muovono attorno al punto che le unisce, detto
articolazione, con meccanismi di leva (sia di primo che di secondo che di terzo
genere).
•
Il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) controlla i
nostri movimenti e comanda i muscoli attraverso i nervi, i quali,
propagando impulsi elettrici, fanno sì che il nostro corpo si muova in
modo corretto.
•
Gli sforzi coordinati dell’apparato muscolo-scheletrico e del sistema
nervoso per mantenere l’equilibrio, la postura e l’allineamento
corporeo durante il sollevamento, mentre ci si curva e mentre si
eseguono le attività quotidiane, vengono definiti meccanica corporea.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
44
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
Concetti fisiologici
•
Il sistema muscoloscheletrico è la struttura di supporto del corpo umano. Esso è
composto da ossa, muscoli ed articolazioni.
•
LE OSSA hanno la funzione di facilitare il movimento, di proteggere gli
organi vitali (cuore, cervello, polmoni, fegato), di immagazzinare calcio e
fosfati e di regolarne la concentrazione, di produrre le cellule del sangue.
•
I MUSCOLI SCHELETRICI sono uniti alle ossa a livello delle articolazioni o
attraverso le articolazioni. Sono costituite da lunghe fibre di muscolatura
striata. La struttura delle fibre permette al muscolo di contrarsi e di
estendersi in funzione del movimento. La contrazione muscolare richiede
complesse interazioni meccaniche, chimiche (neurotrasmettitori) ed
elettriche (potenziale d’azione). L’energia necessaria alla contrazione
viene prodotta dal metabolismo delle sostanze alimentari, specie grassi e
carboidrati. Le fibre muscolari sono innervate da neuroni motori
provenienti dal midollo spinale. Il numero delle cellule è costante, mentre
la dimensione della cellula varia in funzione del lavoro del muscolo.
Questa più è ipertrofica più la sua forza aumenta, al contrario diminuisce
se ipotrofica o atrofica.
•
LE ARTICOLAZIONI si trovano al punto di incontro tra due o più ossa. Si
distinguono articolazioni fibrose nelle quali non si verifica movimento
(cranio); cartilaginee che permettono piccoli movimenti (costoandrali);
sinoviali che sono mobili (arti). Quest’ultime sono costituite da una
membrana molto irrorata che produce liquido: il liquido sinoviale, il quale
lubrifica l’articolazione eliminando la frizione fra i capi ossei e facilitando il
cura di: dott.ssa
Alida Favro
45
movimento. Legamenti e atendini
uniscono
e sostengono le articolazioni.
7° unità didattica: la cura di sé e la funzione motoria
•
I muscoli volontari
Formano circa il 40%
della massa totale del
corpo e sono in numero di
circa 500.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
46
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
•
I movimenti sono regolati dal sistema nervoso.
•
Il sistema nervoso centrale è contenuto nella scatola cranica
(encefalo) e nel canale vertebrale (midollo spinale).
L’encefalo è formato dai due emisferi cerebrali destro e sinistro che
sono separati da una fessura profonda. La parte superficiale o
corticale degli emisferi è definita corteccia corticale ed è costituita da
sostanza grigia (ammassamento di neuroni). La parte sottostante è
definita sostanza bianca (ammassamento di fibre nervose)
Gli emisferi cerebrali presentano una serie di ripiegature, dette
circonvoluzioni cerebrali, che sono separate da solchi e sono sede di
centri di sensibilità e dell’attività motoria. Nella profondità degli
emisferi si trovano delle masse di sostanza grigia: il corpo striato, il
quale ha l’importante funzione di regolare il tono della muscolatura
striata e la lesione dei suoi nuclei (sistema extrapiramidale) provocano
tremori e rigidità muscolare.
Il corpo calloso è una lamina di sostanza bianca che unisce i due
emisferi, situata al fondo della fessura interemisferica. E’ formato da
fasci di fibre nervose che passano da un emisfero all’altro.
Il tronco cerebrale si trova nel mezzo dei due emisferi nella parte
posteriore ed è la diretta continuazione del midollo spinale. La
sostanza bianca del tronco cerebrale contiene fasci di fibre nervose
che salgono dal midollo spinale per raggiungere gli emisferi e da
questi scendono al midollo: sono le vie sensitive e motrici centrali.
•
•
•
•
a cura di: dott.ssa Alida Favro
47
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
•
•
•
•
•
Il cervelletto è posto al di sotto dei lobi occipitali degli emisferi
cerebrali. Esso partecipa a regolare l’esatto impiego dei muscoli del
nostro corpo sia nel mantenimento della posizione eretta che durante
il movimento.
Il midollo spinale ha la forma di un cordone pressoché cilindrico di 1
cm di diametro ed è situato nel canale vertebrale, è lungo 45 cm e si
estende dal foro occipitale alla seconda vertebra lombare. Da esso si
formano i nervi spinali costituiti da fibre e neuroni sensitivi e neuroni
motori. Gli stimoli tattili, termici, chimici, ecc. provocano l’avvio di
impulsi. L’impulso viene avviato in parte attraverso vie sensitive
centrali ai centri superiori e in parte attraverso i neuroni motori alla
periferia.
Le vie sensitive centrali e motrici in genere si incrociano a livello del
midollo allungato, per cui un impulso nervoso provocato da uno
stimolo applicato alla parte destra del corpo vengono proiettati in aree
corticali dell’emisfero cerebrale sinistro e viceversa.
Dalla corteccia cerebrale nascono le vie discendenti dirette al tronco
cerebrale e al midollo spinale. Le principali vie motrici discendenti,
sono il sistema extrapiramidale e il fascio piramidale, tramite i quali
viene esercitata l’attività volontaria sulla muscolatura scheletrica
Il sistema nervoso periferico è composto dai nervi cranici o encefalici
(composti da una sola radice, pari e simmetrici, n. 12: olfattivo, ottico,
oculomotore, trigemino, acustico, glosso –faringeo, vago, ipoglosso,
ecc.), i nervi spinali (composti da due radici, sensitiva e motoria, n. 31
paia: 8 cervicali, 12 dorsali,
5 sacrali,
1 coccigeo).
a cura 5
di:lombari,
dott.ssa Alida
Favro
48
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
•
Il cervello
a cura di: dott.ssa Alida Favro
49
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Postura: si può definire la postura come il modo di stare in equilibrio
del corpo umano. Essa esprime una funzione relativa alle capacità del
corpo d’acquisire e mantenere tutte le posizioni, conservando l’equilibrio,
soprattutto nella posizione eretta. Essa è consentita dalla risultante di
azioni agoniste e antagoniste di molteplici gruppi muscolari, dalla
morfologia della colonna vertebrale e dalla capacità di mantenere
l’equilibrio. Ne deriva che la POSTURA è CORRETTA quando esiste un
giusto rapporto tra forze esterne (forza di gravità) ed interne (tensioni e
carichi). Sono termini di giudizio della funzione posturale: l’allineamento
corporeo, la ripartizione dei carichi e la distribuzione delle tensioni e la
gestione neuro-sensoriale.
• Allineamento corporeo: si riferisce al posizionamento delle
articolazioni, dei tendini, dei legamenti e dei muscoli quando si è in piedi,
seduti o sdraiati. Un allineamento corporeo corretto riduce lo sforzo delle
strutture muscolo-scheletriche e i rischi di lesioni, aiuta a mantenere un
tono muscolare adeguato e contribuisce all’equilibrio e alla conservazione
dell’energia, mantenendo il centro di gravità stabile.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
50
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
CONCETTO DI POSTURA
LA POSTURA E’ IL MODO DI STARE IN EQUILIBRIO DEL CORPO UMANO, IN TUTTE LE
POSIZIONI
In entrambi i casi il baricentro cade
correttamente entro la base di appoggio
e pertanto l’equilibrio è buono.
Se guardiamo attentamente la
struttura:
A
B
A1
B1
 Nel primo caso (A-A1) la
struttura è bene allineata
secondo il normale asse
corporeo: postura corretta
 Nel secondo caso (B-B1) è
disallineata (asimmetria delle
forze interne, sovraccarichi):
postura scorretta.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
51
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Forza di gravità: la terra attrae tutti i corpi che si trovano nel
suo campo gravitazionale. La forza attrattiva agente su di un
corpo, diretta verso il centro della terra, è detta forza di gravità o
forza peso, o semplicemente peso del corpo. La forza di gravità
è sempre attiva e le nostre parti corporee sono continuamente
sottoposte a una forza gravitazionale costante, cui noi
tendenzialmente resistiamo per non farci appiattire al suolo.
Senza la forza muscolare, noi non saremo capaci di mantenere
la stazione eretta opponendoci alla gravità, o di muoverci da un
posto all’altro o di nutrirci o di respirare.
•
La forza di gravità assume valori sempre più piccoli mano a mano che ci si allontana dalla
superficie terrestre, fino ad annullarsi. Di conseguenza, il peso di un corpo ha un valore
variabile secondo l’altitudine fino ad annullarsi dove non esiste il campo gravitazionale.
Tuttavia le variazioni di peso in vicinanza della superficie terrestre non sono apprezzabili e
quindi il corpo umano ha un peso che può assumere valori molto diversi da persona a
persona, ma sulla terra può essere considerato costante. L’unità di misura del peso nel
sistema pratico è il kilogrammo-peso (kgp) che corrisponde al kilogramma-massa (Kg). Una
persona che ha calcolato sulla bilancia la misura della propria massa in 70 kg, ha, sulla terra,
un peso di 70 kgp.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
52
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Baricentro: o centro di gravità di un corpo è il punto di
applicazione della forza peso del corpo, pensata come
risultante di tutte le forze peso elementari delle molecole che lo
costituiscono. Se ci riferiamo ad una persona in posizione
eretta, con piedi uniti e braccia tese lungo i fianchi, il baricentro
è individuabile con buona approssimazione in un punto posto
di poco sotto l’ombelico, in posizione interna. Si comprende
che la posizione del baricentro cambia a seconda della
posizione assunta dalla persona e può anche risultare un punto
al di fuori ad essa.
• La sua applicazione a un corpo è infatti rappresentata da una
linea retta, che parte dal centro di massa, o centro di gravità
dell’oggetto, denominato baricentro, ed è diretta
perpendicolarmente verso il suolo.
• Un corpo rigido appoggiato su di un piano risulta in equilibrio
quando la verticale tracciata dal suo baricentro, incontra la
base di appoggio.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
53
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
BARICENTRO
a cura di: dott.ssa Alida Favro
54
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Equilibrio: è favorito da una base di appoggio ampia, da una
postura corporea corretta e quando il centro di gravità del corpo è
mantenuto basso (nelle persone in piedi si trova in genere
localizzato al 55-57% della loro altezza e nella linea mediana: area
pubico-sacrale). E’ necessario per mantenere una posizione
statica, come per esempio stare seduti o per eseguire le attività
quotidiane e per muoversi liberamente. Senza il controllo
dell’equilibrio, il centro di gravità è spostato, creando un rischio di
cadute e di conseguenza di lesioni. I segnali nervosi importanti per
il mantenimento dell’equilibrio si trovano nel tronco cerebrale. Se
una persona si sbilancia verso un lato del corpo, i muscoli
estensori di quel lato si contraggono, mentre quelli opposti si
rilassano, impedendo la caduta. I segnali nervosi riguardanti la
direzione del movimento e la posizione occupata dalla testa
vengono trasportati al sistema nervoso centrale tramite il nervo
vestibolare che si trova nell’orecchio interno che viene a sua volta
stimolato in alcuni punti sensoriali dell’apparato vestibolare
(coclea, canali semicircolari, utricolo e sacculo) dalla forza di
gravità e dai movimenti dell’endolinfa (liquido del labirinto) in
conseguenza dei movimenti del corpo sia statici che dinamici.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
55
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Recettori del sistema nervoso: per sentire il proprio
corpo, il soggetto ricorre alle sensazioni esterocettive (vista,
udito, tatto, ecc.), alle sensazioni labirintiche (equilibrio) e
soprattutto alle sensazioni propriocettive (muscolari, tendinee,
articolari), attraverso una serie d’azioni di controllo corporeo
cosciente.
• Sistema propriocettivo: esso fornisce i dati coscienti circa
il nostro orientamento nello spazio. I dati circa la posizione del
corpo umano nello spazio in parte derivano da impulsi tattili e
visivi, in parte da impulsi che originano dai muscoli, nelle
articolazioni e dalla parte posteriore del labirinto (orecchio
interno) nel cosiddetto APPARATO VESTIBOLARE, il quale è
formato dai canali semicircolari e dall’otricolo e dal sacculo,
dove sono situati i recettori. L’apparato vestibolare
direttamente e indirettamente attraverso il cervelletto, è in
connessione con le zone sensoriali della corteccia cerebrale.
• L’affinamento della sensibilità propriocettiva e il miglioramento
delle reazioni d’equilibrio favoriscono l’acquisizione e il
controllo della postura.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Coordinamento dei movimenti: il cervelletto controlla
le attività motorie implicate nel movimento, la
corteccia cerebrale dà inizio all’attività motoria
volontaria e i gangli della base mantengono la
postura. L’insieme di questi sistemi costituisce il
sistema piramidale (via di conduzione diretta
corticospinale) ed extrapiramidale (via di conduzione
indiretta corticospinale). Il sistema piramidale inizia la
trasmissione degli impulsi diretti al midollo spinale
per i movimenti volontari. Il sistema extrapiramidale
smorza ed inibisce tali impulsi per produrre
movimenti omogenei e coordinati dei muscoli
scheletrici.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
57
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Meccanica corporea: è l’insieme dei movimenti coordinati
che, utilizzando l’allineamento e l’equilibrio permettono lo
svolgimento di attività quali sollevarsi/sollevare,
piegarsi/piegare, e spostarsi/spostare. Un uso appropriato della
meccanica corporea preserva la struttura muscolo-scheletrica
e mantiene l’equilibrio senza richiedere sforzi muscolari
eccessivi. Usare correttamente la meccanica corporea significa
sfruttare utilmente la forza di gravità per l’allineamento, la
postura, l’equilibrio e il movimento. Questo richiede che il
centro di gravità, che si trova circa nella zona pelvica,
anteriormente al sacro, sia sempre in equilibrio stabile. Il
mantenimento dell’equilibrio richiede che il rachide sia
allineato lungo il suo asse verticale, che la posizione dei piedi
crei un’ampia base di appoggio e che il peso del corpo sia
vicino al centro di gravità. Quanto più è estesa la base di
appoggio tanto più il corpo è stabile e riesce a cambiare
posizione mantenendo allineamento, postura e l’equilibrio.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
58
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
a cura di: dott.ssa Alida Favro
59
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Meccanica corporea
nell’anziano
• L’anziano presenta un fisiologico
appiattimento
della
colonna
lombare: lo spostamento dei
dischi tra le vertebre provoca
l’inclinazione della testa in avanti
e della parte superiore della
colonna, con il conseguente
spostamento del centro di gravità.
Sono
compromessi
pure
l’equilibrio e l’andatura: l’anziano
spesso
ha
un’andatura
dondolante, incerta e a passi corti.
Essendo il centro di gravità
spostato in avanti, l’anziano
tende a flettere le gambe per
aumentare la base di appoggio.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
ANDATURA NORMALE
• La normale andatura richiede:
coordinazione;
equilibrio e bilanciamento della postura;
forza muscolare delle gambe (sostegno
antigravitazionale);
simmetrica distribuzione del peso corporeo;
capacità di passo (ritmo di estensione e flessione
delle gambe);
centro di gravita’ stabile.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
Concetti fisiologici
• Esercizio fisico: l’esercizio fisico che richiede mantenimento
dell’allineamento corporeo e di posture corrette, movimenti coordinati ed
equilibrio, produce notevoli benefici fisici e psichici. Tutti gli apparati del
corpo sono più efficienti se si esercita un certo grado di movimento. Per
produrre il massimo beneficio, l’esercizio fisico deve essere eseguito con
regolarità e integrato nello stile di vita della persona. Nel corso del lavoro
muscolare, i muscoli richiedono una quantità di ossigeno e di sostanze
energetiche sempre più grandi, quanto è maggiore il lavoro eseguito.
L’apparato respiratorio e cardiocircolatorio subiscono dei cambiamenti tali
da poter essere in grado di fornire al muscolo ciò di cui necessita
(aumento della ventilazione polmonare da 5-7 litri al minuto a 70 litri nella
donna, 110 nell’uomo, 150 nell’atleta; aumento della frequenza cardiaca da
70-80 battiti al minuto a 180 nell’adulto o 150 nell’anziano, 200 nel
bambino; aumento della gittata cardiaca , della pressione arteriosa,
aumento del consumo di O2). L’esercizio fisico può essere classificato
secondo la fonte di energia (aerobica o anaerobica) e il tipo di contrazione
muscolare (isotonica o isometrica). L’attività aerobica richiede O2 per
l’attività metabolica dei muscoli come la marcia, la corsa, ciclismo, il
tennis, ecc., l’esercizio anaerobico ricava l’energia dal metabolismo
anaerobico, utile per potenziare la resistenza. L’esercizio isotonico
consiste in una contrazione muscolare con avvicinamento dei capi
muscolari, l’esercizio isometrico si verifica quando la contrazione non crea
tale avvicinamento. Ciò si verifica qualora il carico applicato ai capi della
fibra è superiore alla forza che può esercitare (sollevare un peso superiore
alle proprie forze), permettendo
diFavro
resistenza.
a cura di: esercizi
dott.ssa Alida
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
EFFETTI DEGLI ESERCIZI FISICI
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Rinforzano i muscoli
Aumentano la resistenza alla fatica
Favoriscono mobilità delle giunture
Favoriscono la mobilità progressiva
Aumenta la capacità polmonare
Migliora la salute cardiovascolare
Prevengono la costipazione
Favoriscono il sonno
Aumentano la circolazione delle endorfine
Favoriscono il rilassamento
Migliorano l’aspetto corporeo
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
FATTORI CHE INFLUISCONO SULLA MOBILITA’
•
STILI DI VITA E ABITUDINI: un’attività fisica regolare e un’alimentazione
ottimale sono fondamentali per preservare la mobilità e la funzionalità del
sistema muscolo-scheletrico. Circa 30 minuti di esercizi aerobici intensi tre
volte alla settimana producono un buon allenamento (corsa, bicicletta, sci da
fondo, tennis, ecc.). La sedentarietà è una condizione che favorisce numerose
patologie (obesità, diabete mellito, osteoporosi, ecc.). L’esercizio fisico
aumenta il tono, la massa e la forza muscolare, la mineralizzazione ossea,
l’efficienza della meccanica respiratoria e cardiocircolatoria, la capacità
depurativa ed escretoria del rene, migliora la funzionalità intestinale, dei
tendini, legamenti e delle cartilagini articolari; aumenta la capacità intellettiva
(memoria, attenzione) e il tono dell’umore.
•
INTEGRITA’ del SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO: la normale mobilità
richiede forza muscolare, ossa resistenti e un’escursione articolare completa.
La forza muscolare è influenzata dall’esercizio fisico e dall’alimentazione, la
resistenza delle ossa dipende dal contenuto di minerali nelle ossa, e
l’escursione articolare dalla flessibilità delle articolazioni, dei tendini e dei
legamenti. I traumi possono provocare accidentalmente lesioni alle
articolazioni, tendini, legamenti, muscoli o ossa. Il danno può compromettere
temporaneamente la funzionalità motoria (stiramento muscolare, distorsione
articolare) oppure comportare una immobilità prolungata (lacerazione
tendinea, frattura ossea, lussazione articolare, sostituzioni di articolazioni). La
demineralizzazione ossea aumenta il rischio di fratture. Malattie cronicodegenerative delle articolazioni come l’osteoartrosi o l’artrite reumatoide
limitano la mobilità a causa del dolore. I tumori ossei determinano dolore o
a cura
di: dott.ssa
Alida Favro interessato.
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richiedono l’amputazione di
un arto
eventualmente
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
•
CONTROLLO DEL SISTEMA NERVOSO: la capacità motoria dipende
dall’integrità delle vie sinaptiche dei nervi afferenti ed efferenti e
dall’integrazione centrale che ha luogo nella corteccia cerebrale. La
conduzione nervosa richiede, a sua volta, un’efficiente circolazione e
un adeguato bilancio idroelettrolitico. L’equilibrio e la stabilità
possono essere influenzati da alcuni farmaci. Un danno cerebrale o
del midollo spinale (paraplegia, tetraplegia) compromettono
gravemente la mobilità. Processi infettivi (meningiti) tumori o eventi
cerebrovascolari (ictus) possono compromettere il controllo del
sistema nervoso sulla mobilità.
•
CIRCOLAZIONE e OSSIGENAZIONE EMATICA: per funzionare i
muscoli richiedono un’adeguata ossigenazione: i polmoni devono
offrire ossigeno ed eliminare anidride carbonica. Il cuore deve
pompare ai muscoli e agli altri organi sangue sufficiente a soddisfare
il fabbisogno dovuto all’esercizio fisico. Durante esercizi fisici estremi
il sangue viene convogliato dall’intestino verso i muscoli. Patologie
cardiovascolari croniche (scompenso cardiaco, vasculopatie
periferiche) compromettono l’efficacia del flusso ematico, soprattutto
durante l’esercizio aerobico. Le malattie polmonari riducono la
quantità di ossigeno ceduto ai vari tessuti compreso quello
muscolare. L’anemia riduce la quantità di emoglobina disponibile per
legare l’ossigeno.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
•
ENERGIA: è indispensabile per la contrazione muscolare, deriva
dall’utilizzo dell’ossigeno e dei prodotti del metabolismo delle
sostanze nutritive. Il metabolismo aerobico è il sistema più efficiente
per produrre energia durante attività a lungo termine, avviene tramite
processi ossidativi nei mitocondri cellulari. Nel metabolismo
anaerobico, un processo detto glicolisi, converte il gligoceno in
energia. Questo processo fornisce energia quando la disponibilità di
ossigeno è insufficiente o ritardata (il prodotto di scarto è l’acido
lattico), ma è utile solo per produrre quantità ingenti di energia
rapidamente per un tempo limitato.
•
PATOLOGIE CONGENITE: la spina bifida o la paralisi cerebrale non
possono essere curate e determinano gravi compromissioni della
mobilità.
•
DISTURBI MENTALI/AFFETTIVI: la depressione o altri disturbi mentali
limitano la mobilità non a causa di danni fisici, bensì perché la
persona non prova il desiderio di muoversi.
•
TRATTAMENTI TERAPEUTICI: alcuni apparecchi, quali gessi, tutori o
medicazioni varie, possono immobilizzare alcune parti del corpo per
favorire la loro guarigione, creando però limitazioni al movimento. Il
riposo a letto è un altro trattamento con il quale si limita la mobilità a
scopo terapeutico (favorire la rigenerazione e guarigione di tessuti,
ridurre edemi, ridurre il fabbisogno di ossigeno, alleviare il dolore,
evitare l’embolia nelle trombosi venose profonde, ecc.)
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
IMPATTO DELL’IMMOBILITA’ SULLE FUNZIONALITA’
 L’immobilizzazione o un prolungato periodo di ridotta mobilità provoca
sull’organismo numerose alterazioni da essere di per sé causa di
malattia: MALATTIA IPOCINETICA o SINDROME da IMMOBILIZZAZIONE.
 Le conseguenze dell’immobilità possono essere:
• Atrofia e debolezza muscolare: con l’immobilità il metabolismo si
altera con riduzione del numero e delle dimensioni delle fibre muscolari
(ipotrofia o atrofia) e utilizzo delle masse muscolari per ricavarne energia
(catabolismo). Ne deriva riduzione della forza e della massa muscolare.
L’immobilità influisce soprattutto sui muscoli delle gambe. La resistenza
viene meno e di conseguenza si riduce la capacità di tollerare l’attività.
• Contratture e dolori articolari: l’allungamento dei muscoli e il
movimento articolare cessano causando formazione di tessuto fibroso e
poco elastico e blocco dell’articolazione con ostacolo del normale
movimento. La fibrosi causa contratture muscolari se non si interviene
possono diventare irreversibili e determinare deformità con conseguente
isolamento sociale.
• Aumento del lavoro cardiaco: il cuore deve pompare più forte in
posizione supina rispetto a quella eretta per far affluire sangue agli arti,
questo comporta anche un aumento della frequenza cardiaca e una
cura di:
dott.ssa Alida Favro
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riduzione della tolleranzaa allo
sforzo.
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
• Ipotensione ortostatica: consiste in un calo pressorio nel passaggio
dalla posizione supina a quella eretta, soprattutto dopo periodi
prolungati di immobilità per inefficienza del riflesso neurovascolare che
determina vasocostrizione dei vasi.
• Trombosi ed embolia: l’immobilità favorisce la stasi venosa favorendo
la formazione di trombi, in particolare nelle grandi vene delle gambe,
dove la velocità del flusso sanguigno è relativamente bassa (trombosi
venosa). Se un trombo si stacca dalla parete venosa ed entra in circolo
può occludere un vaso di diametro inferiore. Ciò avviene soprattutto a
livello polmonare (embolia polmonare), qualora sia di grandi dimensioni
può portare alla morte.
• Stasi polmonare: il respiro è meno profondo per difficoltà
all’escursione toracica con conseguente riduzione dell’espansione
polmonare e aumento del lavoro respiratorio. Una minore profondità del
respiro può creare un collasso degli alveoli che a sua volta impedisce lo
scambio di ossigeno e di anidride carbonica (atelettasia). La capacità di
tossire è limitata e il muco si accumula costituendo un ricco terreno di
coltura per i batteri e predisponendo così alla broncopolmonite.
• Diminuzione del tasso metabolico e ormonale: il tasso metabolico
basale diminuisce. La produzione degli ormoni tiroidei si riduce e così
pure dell’ormone corticosurrenalico (ACTH), dell’aldosterone e
dell’insulina.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
IMPATTO DELL’IMMOBILITA’ SULLE FUNZIONALITA’
• Bilancio azotato negativo: l’immobilità accelera il catabolismo proteico
a causa dell’atrofia muscolare e infatti si può verificarlo misurando
l’azoto eliminato nelle urine che aumenta in modo significativo. Quando
la quantità di azoto eliminato è superiore a quello ingerito con
l’alimentazione il bilancio azotato diventa negativo e all’organismo manca
il necessario per la sintesi proteica con conseguente deficit nutrizionale.
Ciò va ad interferire con il processo di guarigione delle ferite e con il
recupero della massa muscolare.
• Anoressia: è frequente nelle persone immobilizzate. La posizione
supina, l’ambiente e lo stato psicologico può sicuramente influenzare il
desiderio di alimentarsi.
• Osteoporosi: la demineralizzazione delle ossa provocata dal disuso in
seguito all’immobilità, è dovuta ad uno squilibrio tra attività osteoblastica
(proliferazione della matrice ossea) e osteoclastica (distruzione,
riassorbimento e rimozione del tessuto osseo) venendo a mancare le
sollecitazioni del movimento nel processo osteoblastico.
• Compromissione dell’immunità: l’immobilità causa un indebolimento
del sistema immunitario con riduzione della concentrazione degli
anticorpi in circolo e riduzione della capacità dei leucociti a fagocitare
microorganismi.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
IMPATTO DELL’IMMOBILITA’ SULLE FUNZIONALITA’
• Stasi urinarie: durante l’immobilizzazione lo stimolo alla minzione si
riduce, inoltre, alcune persone avvertono lo stimolo ma non riescono
a rilassare i muscoli perineali e questo impedisce lo svuotamento
della vescica. Un ritardo cronico può condurre ad un eccessivo
stiramento del muscolo detrusore e a determinare una disfunzione
cronica della minzione con conseguente ritenzione urinaria. La stasi
urinaria contribuisce alle infezioni delle vie urinarie e alla formazione
dei calcoli renali.
• Stipsi: nei pazienti allettati i muscoli addominali e perineali possono
indebolirsi ed atrofizzarsi e quindi il paziente può avere difficoltà a
esercitare la pressione necessaria per l’evacuazione delle feci. Lo stimolo
alla defecazione è determinato dalla discesa della massa fecale
dall’intestino al retto: in posizione eretta la discesa è veloce e lo stimolo
diventa forte, in posizione supina si verifica un rallentamento del
riempimento del retto e lo stimolo si attenua. Il rallentamento della massa
fecale permette un riassorbimento dalle feci maggiore rendendo
l’evacuazione più difficoltosa. Spesso il paziente allettato beve poco e la
disidratazione aggrava ancor più il fenomeno della stitichezza fino ad
arrivare a provocare dei fecalomi (feci dure e compatte che non possono
essere eliminate con la defecazione naturale, ma devono essere asportate
manualmente).
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
•
Lesioni da pressione: l’immobilizzazione determina vari punti di
pressione e quando la pressione esercitata su un’area cutanea e dei
tessuti sottostanti, tra il piano rigido del letto e per lo più una
sporgenza ossea, impedisce un adeguato flusso ematico nella zona, si
viene a creare dapprima un’ipossia e quindi un’ischemia e poi se il
processo continua aumenta la permeabilità dei vasi e si arriva
all’edema dei tessuti sottostanti con ulteriore sofferenza cellulare fino
alla comparsa di un eritema digitopressione resistente, se prosegue
compaiono le flittene o bolle arrivando infine alla necrosi dei tessuti
(dapprima del tessuto adiposo sottocutaneo, poi delle strutture del
derma e infine dell’epidermide). Se la compressione continua
vengono interessati anche il tessuto muscolare e osseo. Le lesioni da
pressione sono difficili da portare alla guarigione.
COMPRESSIONE da
immobilità /
FORZE di TORSIONE e
STIRAMENTO
IPOSSIA
ISCHEMIA
(2-3 ore)
EDEMA
(7 ore)
ULCERA
a cura di: dott.ssa Alida Favro
NECROSI
(18 ore)
71
a cura di: dott.ssa Alida Favro
72
a cura di: dott.ssa Alida Favro
73
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
PUNTI DI PRESSIONE DEI DECUBITI
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
IMPATTO DELL’IMMOBILITA’ SULLE FUNZIONALITA’
•
Alterazione sonno e riposo: l’immobilità porta ad appisolarsi
frequentemente durante il giorno, alterando la normale funzione del sonno
notturno provocando affaticamento.
•
Alterazione cognitive e percettive: l’immobilità limita la quantità di
informazioni sensoriali determinando difficoltà nella percezione del
tempo, nella capacità di comprendere e memorizzare istruzioni. La
percezione del dolore può aumentare, spesso per carenza di stimoli
alternativi.
•
Alterazione della percezione di sé : la dipendenza da ausili (stampelle,
sedie a rotelle, ecc.) o la modifica dell’aspetto fisico per perdita di parti del
corpo, oppure problemi di coordinamento creano imbarazzo e disagio
influendo negativamente sull’autostima e alterando il concetto e la
percezione di sé.
•
Alterazione dei ruoli e delle relazioni: l’immobilità interrompe le attività
scolastiche o di lavoro, nonché i rapporti di coppia o genitoriali o amicali.
•
Alterazione della sessualità: la mancanza di privacy, la depressione, l’
affaticamento, le limitazioni fisiche possono contribuire a ridurre sia le
pulsioni che le attività sessuali.
•
Riduzione della tolleranza allo stress: l’immobilità spesso genera senso di
impotenza dovendo dipendere da altri. I momenti di depressione, collera e
ansia sono molto comuni nelle persone immobilizzate a letto.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
PREVENZIONE e TRATTAMENTO
della SINDROME IPOCINETICA
• Limitare la permanenza del paziente a letto, specie se anziano;
• Mettere in opera il più precocemente possibile tutti i presidi
necessari alla prevenzione dei decubiti;
• Cambiare il decubito del paziente con frequenza nelle 24 ore;
• Mantenere la massima igiene;
• Stimolare il paziente dal punto di vista intellettivo facendolo
partecipare al programma terapeutico;
• Adattare l’ambiente alle sue capacità funzionali;
• Mobilizzare quotidianamente (mantenimento della posizione
seduta per lunghi periodi, brevi tentativi di mantenere la
posizione ortostatica, deambulare con aiuto e/o sostegni)
a cura di: dott.ssa Alida Favro
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
ACCERTAMENTO della MOBILITA’
• L’ ACCERTAMENTO da effettuarsi è il seguente:
 Valutare la mobilità e la meccanica corporea (la forza e il tono
muscolare, la coordinazione dei movimenti, l’andatura, la
flessibilità articolare, il dolore durante il movimento, il rischio di
cadute, l’intolleranza all’attività, la motivazione o la riluttanza al
movimento, alterazioni o lesioni dei piedi, condizioni
circolatorie);
 Valutare le restrizioni motorie (posizioni obbligate, immobilità);
 Valutare la quantità e la qualità del movimento (ADL e IADL)
pregresso e attuale;
 Valutare la capacità di usare ausili e gli stili di vita riguardo lo
svolgimento delle attività quotidiane di vita;
 Valutare lo stato psichico e il tono dell’umore;
 Identificare il tipo di assistenza necessaria in rapporto ai
problemi manifestati (procurare gli ausili, calzature adeguate,
cura di: dott.ssa
Alida Favro
aiutare o stimolare a acompiere
attività,
ecc.).
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
DIAGNOSI: COMPROMISSIONE DELLA MOBILITA’
DEFINIZIONI
Stato in cui la persona ha, o rischia di avere, una limitazione del
movimento fisico, senza tuttavia essere immobile.
CARATTERISTICHE
DEFINENTI
Compromessa capacità di:
movimenti nel letto
di trasferimenti
di deambulazione
Limitata escursione articolare o modificazioni dell’andatura
Limitata motricità fine e movimenti bruschi e scoordinati
Riluttanza a muoversi
Restrizione obbligata dei movimenti
FATTORI
CORRELATI
Diminuzione della forza e resistenza muscolare
Astenia
Malnutrizione
Compromissione muscoloscheletrica o neuromuscolare
Compromissione cognitiva e sensoriale-percettiva
Diminuzione o assenza di motivazione
Dolore
Ansia grave o depressione
Dispositivi medico-chirurgici esterni (apparecchi gessati, cateteri)
a cura di: dott.ssa Alida
Favro ambientali
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Barriere architettoniche
o ostacoli
7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
DIAGNOSI: INTOLLERANZA ALL’IMMOBILITA’
DEFINIZIONI
Riduzione della capacità fisica di tollerare l’attività al livello
desiderato o richiesto
CARATTERISTICHE
DEFINENTI
Astenia
Vertigini
Dispnea
Tre minuti dopo l’attività:
Vertigini, dispnea, affaticamento
Frequenza respiratoria superiore a 24 /min.
Frequenza cardiaca superiore a 95/min
Pallore o cianosi
Confusione mentale
FATTORI
CORRELATI
Compromissione del sistema di trasporto dell’ossigeno
(cardiopatie, broncopneumopatie, anemia, ipovolemia)
Aumento del fabbisogno metabolico (infezioni, disordini
endocrini, cancro, epatopatie, nefropatie ecc.)
Obesità o malnutrizione,
Dolore o stress estremo
Trattamenti (interventi chirurgici)
Allettamento prolungato o vita sedentaria
Barriere architettoniche
o ostacoli
a cura di: dott.ssa Alida
Favro ambientali
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
DIAGNOSI: RISCHIO DI o SINDROME DA IMMOBILIZZAZIONE
DEFINIZIONI
Stato in cui la persona è a rischio o è soggetta a deterioramento
dei sistemi e apparati dell’organismo, o di alterazione di loro
funzioni, in conseguenza di una inattività muscoloscheletrica
prescritta o inevitabile
CARATTERISTICHE
DEFINENTI
Rischio o Presenza di:
FATTORI
CORRELATI
Compromissione dell’integrità cutanea
Stipsi
Compromissione funzionalità respiratoria o della perfusione
tissutale periferica
Compromessa Infezione
Intolleranza all’attività
Compromissione della mobilità
Disturbo della percezione sensoriale
Senso di impotenza e disturbo dell’immagine corporea
Diminuzione della forza e resistenza muscolare
Grave astenia
Compromissione muscoloscheletrica o neuromuscolare
Grave compromissione cognitiva o sensoriale-percettiva
Diminuzione o assenza di motivazione
Ansia grave o depressione
Trattamenti
o dispositivi
medico-chirurgici
esterni (interventi
a cura
di: dott.ssa Alida
Favro
chirurgici, apparecchi gessati, ventilazione meccanica)
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7° unità didattica: l’attività e l’esercizio fisico - la cura di sé
LE POSIZIONI del paziente
• POSTURA: la postura consiste nell’atteggiamento che un
individuo assume in posizione eretta, seduta o distesa. Essa è
consentita dalla risultante di azioni agoniste e antagoniste di
molteplici gruppi muscolari, dalla morfologia della colonna
vertebrale e dalla capacità di mantenere l’equilibrio.
• DECUBITO: il decubito consiste nella posizione che un
individuo assume quando il corpo decombe su una superficie
orizzontale. Il decubito viene denominato in seguito alla
porzione somatica che resta a contatto con tale superficie
(dorsale, ventrale, laterale, ecc.). Si distingue in attivo e
passivo: il primo si ha quando l’ammalato è in grado di
assumere volontariamente una determinata posizione tramite la
funzione motoria, il secondo si ha nei casi di perdita della
funzione motoria. Il decubito attivo si distingue in indifferente,
preferenziale o obbligato. Il decubito obbligato può essere
dovuto al tipo di problema clinico in atto o alle necessità
diagnostico-terapeutiche o assistenziali.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
82
CORRETTA POSTURA
CORRETTO ALLINEAMENTO
ASSE CORPOREO
(verde)
È indipendente dalla
posizione nello spazio
Disassamenti
Sovraccarichi
Tensioni
ASSE DI GRAVITÀ
(giallo)
Nella posizione
ortostatica
a cura di: dott.ssa Alida Favro
83
POSIZIONE ANATOMICA
Posizione del corpo eretto, la faccia rivolta in avanti, con gli arti paralleli all’asse del
corpo e il palmo delle mani in avanti e i piedi leggermente divaricati, utilizzata come
riferimento nella descrizione anatomica delle strutture corporee.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
84
POSIZIONE SUPINA
Il paziente giace disteso sull’area posteriore o dorsale con gli
arti superiori allineati lungo il corpo e gli arti inferiori estesi e
paralleli fra loro. Tale posizione è definita supina o dorsale.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
85
POSIZIONE SUPINA
• Gli accorgimenti che si devono considerare quando si
posiziona un paziente a lungo in posizione supina:
 Porre un cuscino sotto la parte superiore delle spalle per
mantenere il corretto allineamento e prevenire contratture
delle vertebre cervicali;
 Porre dei cuscini sotto le braccia (parallele al corpo del
paziente) per ridurre la rotazione interna della spalla;
 Porre una piccola traversa arrotolata sotto la schiena, in zona
lombare, per fornire un sostegno al rachide lombare;
 Porre dei sacchetti di sabbia o dei cuscini in parallelo alla
superficie laterale delle cosce del paziente per ridurre la
rotazione esterna dell’anca;
 Porre dei cuscini tra i piedi e la pediera del letto per evitare
a cura di: dott.ssa Alida Favro
scivolamenti.
86
POSIZIONE PRONA
Il paziente giace disteso sull’area anteriore o ventrale, con il
viso di lato.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
87
POSIZIONE PRONA
• Gli accorgimenti che si devono considerare quando si
posiziona un paziente a lungo in posizione supina:
 Voltare di lato il capo e porlo su un cuscino sottile per evitare il
soffocamento;
 Porre delle imbottiture sottili sotto i cavi ascellari e la superficie
laterale delle clavicole, per mantenere la posizione e per consentire
l’espansione toracica durante gli atti respiratori;
 Un braccio va flesso a livello della spalla e del gomito, mentre l’altro
va steso lungo il corpo. Questa posizione va alternata, come quella del
capo, per prevenire l’irrigidimento delle articolazioni;
 Posizionare le mani su dei rotoli, per prevenire la contrattura in
flessione delle dita e del polso;
 Sistemare un cuscino sotto la zona del basso addome per ridurre la
pressione a livello delle spine iliache e delle mammelle;
 Sistemare un cuscino sotto la parte inferiore delle gambe per flettere
le ginocchia, questo per evitare la pressione sulle rotule;
 Spostare il paziente verso l’estremità inferiore del letto, per prevenire
la rotazione dell’anca ed eventuali lesioni delle dita dei piedi e dei
talloni.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
88
POSIZIONE LATERALE
Il paziente giace su un fianco destro o sinistro.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
89
POSIZIONE LATERALE
• Gli accorgimenti che si devono considerare quando si
posiziona un paziente a lungo in posizione supina:
•
Il letto deve rimanere orizzontale o leggermente rialzato per evitare
scivolamenti del paziente;
•
Porre un cuscino sotto la testa per mantenere l’allineamento e
diminuire la tensione del muscolo sternocleidomastoideo;
•
Porre la scapola a contatto con il letto in avanti per ridurre il rischio
che il peso del pazienti gravi direttamente sulla spalla;
•
Posizionare entrambi gli arti superiori in posizione leggermente flessa.
Il braccio in alto sostenerlo con un cuscino che lo mantenga in
posizione più elevata rispetto alla spalla, per diminuire la rotazione
interna della spalla e favorire la ventilazione, poiché la gabbia toracica
può espandersi con maggior efficacia;
•
Porre un cuscino ripiegato dietro la schiena per mantenere la
posizione voluta;
•
La gamba a contatto con il letto deve avere il ginocchio flesso per
migliorare la stabilità;
•
Porre un cuscino sotto la gamba superiore semiflessa per prevenire le
pressioni sulle prominenze
della
a curaossee
di: dott.ssa
Alidagamba
Favro sottostante.
90
POSIZIONE DI SIMS
Il paziente giace in una posizione intermedia tra quella laterale e
quella prona (semiprona), con l’arto inferiore che sta sopra flesso e
il braccio che sta sotto allineato lungo il corpo.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
91
POSIZIONE DI FOWLER
Il paziente giace in posizione seduta, con il dorso sollevato con
un angolo dal piano del letto di circa 80-90°. Viene definita
anche posizione ortopnoica.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
92
POSIZIONE DI SEMI-FLOWER
Il paziente giace in posizione semiseduta, con il dorsosollevato
con un angolo dal piano del letto di circa 30-45°. Viene definita
anche posizione semiortopnoica.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
93
POSIZIONE DI TRENDELEMBURG
Il paziente giace supino con il corpo declive, con la testa più
bassa delle gambe di circa 30-40°.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
94
POSIZIONE ANTITRENDELEMBURG
Il paziente giace in posizione supina con il corpo acclive, con
la testa più in alto delle estremità inferiori di 30-40°.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
95
POSIZIONE GENUPETTORALE
Il paziente giace con ginocchia e le spalle adagiati sul piano
del letto e il bacino sollevato.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
96
POSIZIONE GINECOLOGICA
Il paziente giace supino con le gambe flesse e ruotate verso
l’esterno.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
97
POSIZIONE LITOTOMICA
Il paziente giace supino con le anche flesse a 90°, la zona
poplitea e il terzo superiore della gamba poggiano su appositi
sostegni.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
98
L’UOMO
VITRUVIANO
La celebre immagine è conservata nel
Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
delle Gallerie dell'Accademia di
Venezia
Il disegno vuole rappresentare la
centralità dell'uomo, ed è oggi nelle
tasche di tutti gli italiani e di molti
europei, essendo il simbolo impresso
sulla moneta da un euro.
Leonardo lo realizzò nel 1490,
riprendendo il testo del terzo libro del
De Architectura del celebre architetto
romano Vitruvio, riguardante le
proporzioni umane: "Vetruvio
architetto mette nella sua opera
d'architettura che le misure dell'omo
sono dalla natura distribuite in questo
modo. Il centro del corpo umano è per
natura l’ombelico; infatti, se si sdraia
un uomo sul dorso, mani e piedi
allargati, e si punta un compasso sul
suo ombelico, si toccherà
tangenzialmente, descrivendo un
cerchio, l’estremità delle dita delle sue
mani e dei suoi piedi".
E' così che Leonardo scriveva
dell'opera che aveva appena
realizzato.
Il suo uomo si iscrive in modo perfetto,
in piedi con le gambe e le braccia
allargate, nelle figure geometriche
considerate perfette: il cerchio e il
quadrato.
a cura di: dott.ssa Alida Favro
99
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