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Lezione 5

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Lezione 5
Il sistema pensionistico
Il sistema pensionistico
Definizioni
Le ragioni dell’intervento pubblico
Confronto fra sistemi pensionistici
a) rendimento
b) effetti sulla crescita
c) equità
d) ripartizione del rischio fra generazioni
Il sistema italiano
Equilibrio macroeconomico e finanziario
Confronti internazionali
Il sistema pensionistico
2
• Il sistema pensionistico e' un meccanismo che
trasferisce risorse correntemente prodotte dalla
popolazione attiva a favore di chi:
– ha cessato l'attività lavorativa per ragioni di età anagrafica
(pensioni di vecchiaia) o di età contributiva (pensioni
di anzianità);
– non è più in grado di partecipare al processo produttivo
per una sopravvenuta incapacità lavorativa (pensioni di
invalidità);
– pur non avendo mai fatto parte della forza lavorativa, è
legato da rapporti familiari con persone decedute che
hanno fatto parte della forza lavoro (pensioni ai
superstiti);
– è sprovvisto di qualunque forma di reddito e non è in
grado di lavorare (pensioni assistenziali).
Il sistema pensionistico
3
• Il sistema è finanziato dai contributi sociali versati dai
lavoratori e dai datori di lavoro agli enti che erogano
prestazioni pensionistiche.
• Lo Stato può intervenire ricorrendo alla fiscalità
generale.
Il sistema pensionistico
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Funzioni svolte dal sistema pensionistico
• Funzione assicurativa: l’individuo rinuncia a parte
delle sue risorse quando attivo per vedersi riconosciuto
un certo livello di reddito (e consumo) quando anziano
• Funzione previdenziale: il sistema garantisce
all'individuo il mantenimento di un tenore di vita simile a
quello raggiunto nella fase terminale della vita lavorativa
(purché abbia adeguatamente contribuito al
finanziamento del sistema)
• Funzione assistenziale: la collettività assicura a tutti i
cittadini un reddito adeguato ad una esistenza dignitosa
Il sistema pensionistico
5
Realizzazione delle funzioni del sistema
pensionistico in assenza di intervento
pubblico
Funzioni assicurativa e previdenziale attraverso
a) il risparmio privato, investendo sul mercato dei
capitali o sottoscrivendo delle polizze assicurative
b) trasferimenti intrafamigliari
Funzione assistenziale delegata al volontariato
Il sistema pensionistico
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Ragioni dell’intervento pubblico
1) Realizzazione della funzione assistenziale
2) Fallimenti dei mercati dei capitali
– Limitato sviluppo dei mercati dei capitali
– Asimmetrie informative (tra investitori e intermediari
finanziari) sul rischio degli investimenti
3) Fallimenti dei mercati assicurativi
– Assenza di copertura dal rischio di inflazione
4) Assicurazione come bene meritorio
(la collettività ritiene miope chi non costituisce delle risorse
per la vecchiaia)
Il sistema pensionistico
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Evoluzione storica
• Famiglia patriarcale  funzioni assistenziali delegate alle
organizzazioni religiose, funzioni previdenziali e
assicurative garantite all'interno della famiglia.
• Rivoluzione industriale  dissolvimento della famiglia
patriarcale  sistemi assicurativi (volontari o su base
contrattuale) finanziati dai contributi dei lavoratori e dei
datori di lavoro.
• Soluzioni volontaristiche e contrattuali insufficienti a
risolvere i problemi posti dall’industrializzazione e
dall’urbanizzazione  negli ultimi decenni del XIX
secolo, la Germania di Bismarck iniziò a mettere le basi
del primo e più sviluppato sistema di previdenza sociale
(obbligatorietà dell’assicurazione pensionistica).
Il sistema pensionistico
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Evoluzione storica
• Ragioni di tipo paternalistico (BENI MERITORI) spiegano
l’obbligatorieta’ l'individuo non e' in grado di prevedere
con cura i propri bisogni effettivi in un periodo lontano
nel tempo e di risparmiare in modo adeguato.
• Inizialmente, i sistemi pensionistici, pur essendo
obbligatori, applicavano criteri assicurativi privati:
– contributi versati investiti sui mercati dei capitali e
immobiliare e montante corrisposto sotto forma di
pensione, senza alcuna garanzia di adeguatezza della
rendita ottenuta al momento del pensionamento.
• In seguito i sistemi pensionistici pubblici si sono assunti
la responsabilità di garantire prestazioni adeguate.
Il sistema pensionistico
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Classificazione
Modalità di finanziamento delle prestazioni
• Sistema a ripartizione: in ogni periodo il gettito
contributivo (somma dei contributi sociali versati) e'
destinato al finanziamento delle prestazioni erogate
nello stesso periodo (non si accumulano riserve: PATTO
INTERGENERAZIONALE).
• Sistema a capitalizzazione: i contributi che ogni
lavoratore versa nel periodo di attività sono investiti sul
mercato dei capitali. La pensione corrisponderà al
montante accumulato, riscosso sotto forma di rendita
(accumulazione di riserve: OTTICA ASSICURATIVA
INDIVIDUALE).
Il sistema pensionistico
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Classificazione
Modalità di determinazione delle prestazioni
SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
Nel Sistema a capitalizzazione i contributi sono investiti sul mercato dei
capitali. Il montante contributivo (MC) alla fine della vita lavorativa
deve essere uguale al valore attuale del flusso di pensioni future (VA)
data la speranza di vita.
VA(P) = MC
Il sistema pensionistico
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• Esistono due tipologie di fondi pensione:
– fondi a contribuzione definita: ogni lavoratore è titolare di
una posizione nell'ambito del fondo alla quale confluiscono i
contributi, nella componente determinata contrattualmente ed
in quella (eventualmente) volontaria. I versamenti danno luogo
a un capitale che al momento della cessazione del rapporto di
lavoro e' trasformato in rendita  il rischio dell'investimento e'
a carico dell'assicurato.
– fondi a prestazione definita: il beneficio pensionistico e'
fissato sulla base di una formula che lega la prestazione al
salario e al numero di anni di contribuzione, in maniera analoga
al Sistema a Ripartizione (Metodo Retributivo)  il rischio
dell'investimento passa dall'assicurato all'assicuratore. Tali fondi
hanno l’obbligo di mantenere una riserva a garanzia degli
assicurati.
Il sistema pensionistico
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Determinazione delle prestazioni
SISTEMA A RIPARTIZIONE
• Il gettito complessivo annuale e‘ destinato al finanziamento delle
pensioni pagate nello stesso anno  non si ha quindi costituzione
di riserve e fondi intitolati ai singoli contribuenti; si formano invece
diritti al pagamento di una pensione di un certo importo o secondo
una certa formula.
• Le pensioni possono essere calcolate secondo due fondamentali
metodi di calcolo:
– il metodo retributivo;
– il metodo contributivo.
Il sistema pensionistico
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Il metodo retributivo
La pensione annuale è pari ad una certa percentuale
della retribuzione pensionabile moltiplicata per il
numero di anni di contribuzione
P = b Rp L
b= coeff. di rendimento
Rp=retribuzione pensionabile
L = anni di contributi
Il sistema pensionistico
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Il metodo contributivo
La pensione annuale è determinata moltiplicando il montante
contributivo per un coefficiente
P = MC x a(rz , L)
Il sistema pensionistico
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Tasso di rendimento
Ripartizione vs. capitalizzazione
• Ipotesi:
– pensioni finanziate esclusivamente con contributi sociali;
– Wt = monte salari al tempo t (pari al totale dei salari
pagati) al lordo dei contributi sociali;
– n = tasso di crescita dell’occupazione;
– m = tasso di crescita della produttività;
– a = percentuale di contribuzione.
• Monte salari al tempo t+1 = Wt+1=Wt(1+n)(1+m)
Il sistema pensionistico
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SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
Contributi riscossi al tempo t = Ct= a Wt  investiti sul mercato
dei capitali  rendimento i  Pensioni erogate al tempo t+1 =
Pt+1= Ct(1+i) = aWt(1+i).
Il rendimento è i
un sistema pensionistico a capitalizzazione garantisce un
rendimento pari al tasso di rendimento garantito sui mercati dei
capitali.
Il sistema pensionistico
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SISTEMA A RIPARTIZIONE
• Contributi riscossi al tempo t = Ct= a Wt = Pt = Pensioni erogate
al tempo t.
• Contributi riscossi al tempo t+1= Ct+1= a Wt+1=aWt(1+n)(1+m)=
Pt+1 = Pensioni erogate al tempo t+1.
• Il rendimento implicito (ottenuto dalla generazione che lavora e
versa contributi al tempo t e percepisce pensione al tempo t + 1)
è tale che:
Pt 1  Ct 1  x   x 

Pt 1
1 
Ct
aWt (1  m)(1  n)
 1  m  n  mn  m  n
aWt
•  un sistema pensionistico a ripartizione puro (in cui tutti i
contributi versati sono esauriti nel pagamento delle pensioni nello
stesso anno) garantisce un rendimento implicito (circa) pari alla
somma del tasso di crescita dell'occupazione e della produttività.
Il sistema pensionistico
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Tasso di rendimento
Ripartizione vs. capitalizzazione
Il sistema a capitalizzazione garantisce un rendimento
superiore del sistema a ripartizione se
i>n+m
Il sistema pensionistico
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Tasso di rendimento
Retributivo vs. Contributivo
Tasso rendimento interno
MC(i)=VA(i)
Osservazione 1
Per particolari valori dei parametri il sistema retributivo
può determinare pensioni eguali al sistema contributivo
(a parità di contribuzione)
Osservazione 2
Il sistema contributivo garantisce sempre l’eguaglianza
dei tassi di rendimento interni fra contribuenti pensionati
Il sistema pensionistico
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Tasso di rendimento
Retributivo vs. Contributivo
Osservazione 3
Il sistema retributivo non garantisce in generale
l’eguaglianza dei tassi di rendimento interno
Osservazione 4
I sistemi retributivi favoriscono le carriere dinamiche.
Tanto minore è il periodo su cui si calcola la retribuzione
pensionabile tanto maggiore sarà la differenza dei TRI a
favore delle carriere dinamiche
Il sistema pensionistico
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Esempio
Aliquota contributiva 15%
Coefficiente di rendimento 0,16
P1: pensione calcolata con Rp = RL
P2: pensione calcolata con Rp = media retribuzioni nell’arco della vita
R1
R2
R3
R4
R5
P1
P2
TRI1 TRI2
A
60
80
100
120
140
112
80
15,8% 2,5%
B
100
100
100
100
100
80
80
2,2%
C
20
40
60
80
100
80
48
25,7% 2,8%
2,2%
aR1(1+i)5 + aR2(1+i)4 + aR3(1+i)3 + aR4(1+i)2 + aR5(1+i) = P
Il sistema pensionistico
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Effetti sulla crescita
• Quali sono gli effetti dei vari sistemi sul risparmio?
• Un aumento del risparmio fa aumentare la crescita?
• Qual è l’impatto sul mercato dei capitali?
Il sistema pensionistico
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Effetti sul risparmio
SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
• In ogni periodo gli individui risparmiano e destinano parte
del risparmio al finanziamento della propria previdenza.
• Poiché anche il risparmio previdenziale è investito sul
mercato dei capitali al tasso i, il livello complessivo del
risparmio effettuato in ogni periodo non è distorto
dall’esistenza del sistema pensionistico  il sentiero di
accumulazione di un sistema economico non e' modificato.
Il sistema pensionistico
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Effetti sul risparmio
SISTEMA A RIPARTIZIONE
“Il sistema a ripartizione confrontato con i sistemi tradizionali a capitalizzazione
soffre di quattro principali difetti: l'incertezza congenita sulla sua capacità di
pagare in futuro le pensioni promesse, incertezza dovuta al fatto che il sistema è
stato creato sulla base di ipotesi non più valide sulla crescita dell'economia e della
popolazione e sulla vita media dopo il pensionamento; l'estrema onerosità del
sistema per i partecipanti; l'enorme contribuzione obbligatoria che non
partecipa alla formazione del risparmio e dell'investimento nazionale (e
quindi alla crescita dell'economia) perché usata per pagare le pensioni già in
corso; l'illiquidità del credito accumulato per la pensione.” (F. Modigliani, M.L.
Ceprini, 1998)
•
Se n+m=i a regime un sistema a capitalizzazione e un sistema a ripartizione
hanno gli stessi effetti sul risparmio
•
Nel sistema a ripartizione esiste un EFFETTO PRIMA GENERAZIONE: al momento
dell’avvio una parte del risparmio dei lavoratori viene trasferito ai pensionati. Se
non esistono trasferimenti intergenerazionali il risparmio diminuisce
Il sistema pensionistico
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Equità
• Un sistema pensionistico può realizzare diversi concetti
di equità
– Equità attuariale: realizzata quando a tutte le storie
contributive e pensionistiche individuali è garantito lo
stesso tasso di rendimento interno (= tasso che
eguaglia in un dato istante di tempo il VA dei contributi
versati al VA del flusso di pensioni).
– Equità previdenziale: realizzata quando a tutti gli individui,
a parità di durata della vita lavorativa, viene garantito lo
stesso tasso di sostituzione (= Pensione/Ultima
retribuzione).
– Equità assistenziale: realizzata quando tutti i cittadini
possono raggiungere un livello di reddito minimo.
Il sistema pensionistico
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I rischi di un sistema pensionistico
• I principali rischi del sistema pensionistico sono classificabili
in due classi:
– Rischi nella fase di formazione del diritto alla pensione
• rischio di inadeguatezza dei rendimenti: il lavoratore,
nonostante il versamento dei contributi, potrebbe trovarsi a fruire
di un trattamento previdenziale insufficiente per una vita
dignitosa.
– Rischi nel periodo successivo al pensionamento
• rischio di inflazione: il valore reale della pensione non si
mantiene nel tempo per la crescita dei prezzi;
• rischio demografico: collegato all’allungamento della vita
media. Ciò può determinare un aumento dei contributi sociali
(quindi è a carico dei lavoratori attivi) o una diminuzione delle
prestazioni (quindi è a carico dei pensionati);
• rischio salariale: legato alle posizioni economiche relative di
lavoratori e pensionati. E’ coperto quando il rapporto Monte
pensioni/Monte salari si mantiene costante nel tempo.
Il sistema pensionistico
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Equilibrio finanziario
• Un sistema pensionistico è in equilibrio finanziario quando le
entrate contributive e le pensioni erogate in un istante di tempo
sono uguali.
– Il sistema a capitalizzazione garantisce automaticamente l’equilibrio
finanziario.
– Il sistema a ripartizione è in equilibrio finanziario se l’aliquota
contributiva è pari a quella di equilibrio (a*):
aRl N l  PN p
a  aliquota contributiva, Rl  retribuzio ne media pro  capite
N l  numero dei lavoratori attivi , P  pensione media pro  capite
N p  numero dei pensionati
P Np
a  aliquota contributiva di equilibrio 
Rl N l
*
Np
Nl
 indice di dipendenza
Il sistema pensionistico
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Distribuzione dei rischi
SISTEMA A RIPARTIZIONE
Le generazioni attive si impegnano a trasferire ai pensionati parte
delle risorse correntemente prodotte, sulla base di una formula
che definisce i diritti individuali e che può prescindere dal risultato
dell'accumulazione dei contributi.
– I termini del contratto riguardano:
• tasso di sostituzione tra ultimo salario e pensione;
• tipo di indicizzazione della pensione;
• aliquota contributiva.
SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
Ogni generazione finanzia le proprie pensioni, senza impegni nei
confronti delle generazioni precedenti né diritti nei confronti di
quelle successive.
Il sistema pensionistico
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Distribuzione del rischio demografico
SISTEMA A RIPARTIZIONE (ipotizziamo l’equilibrio finanziario).
I caso: Tasso di sostituzione dato. Con questo contratto la
comunità si impegna a mantenere invariato nel tempo il rapporto
tra pensione e ultima retribuzione.
Rl  salario medio pro  capite (costante nel tempo )
a t Rl N lt  Pt N pt
se
N pt
N lt
at 
Pt N pt
Rl N lt

N pt
N lt
aumenta , e  è dato, a t deve aumentare
 in questo caso il rischio demografico è accollato ai giovani
(in Italia, prima della riforma Dini).
Il sistema pensionistico
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II caso: Aliquota contributiva data. Con questo contratto la
comunità si impegna a mantenere invariata nel tempo l’aliquota
contributiva.
Rl  salario medio pro  capite (costante nel tempo)
aRl N lt  Pt N pt
se
N pt
N lt
a
Pt N pt
Rl N lt
aumenta , e a è dato, Pt deve diminuire
 in questo caso il rischio demografico è accollato agli anziani
(in Italia, dopo la riforma Dini)
Il sistema pensionistico
31
SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
Apparentemente non si pone a livello individuale il problema
dell’attribuzione del rischio demografico. L’aumento del rapporto
di dipendenza non sembra avere effetti sui pensionati che hanno
accumulato in passato i fondi per la loro pensione.
•
•
•
•
Tuttavia:
Se una generazione numerosa è seguita da una generazione
meno numerosa ci sara’ una forte accumulazione di fondi
pensione che appartengono alla generazione anziana.
La generazione più anziana fara’ ricorso ai risparmi accumulati
per finanziare il livello desiderato di consumo.
Tale livello di consumo superera’ i contributi pensionistici
desiderati dalla generazione più piccola e giovane.
Se la produzione non aumenta si verifica un disequilibrio che si
puo’ manifestare in due modi differenti
Il sistema pensionistico
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SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
1. Eccesso di domanda sul mercato dei beni  l’inflazione riduce il
potere d’acquisto delle pensioni
2. Eccesso di offerta sul mercato dei titoli  il valore dei fondi
accumulati dai pensionati si riduce
Il sistema pensionistico
33
Distribuzione del rischio di inflazione
SISTEMA A RIPARTIZIONE
Coperto se sono previste forme di indicizzazione delle pensioni al
tasso d’inflazione.
SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
Rischio non assicurabile (coperto eventualmente con intervento
pubblico).
Il sistema pensionistico
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Distribuzione del rischio salariale
SISTEMA A RIPARTIZIONE
Coperto se sono previste forme di indicizzazione delle pensioni al
tasso di crescita dei salari.
SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
A carico degli anziani poiché la dinamica salariale degli attivi non
influenza la dinamica delle pensioni percepite.
Il sistema pensionistico
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Distribuzione del rischio di inadeguatezza dei
rendimenti
SISTEMA A RIPARTIZIONE
I contributi vengono rivalutati a tassi che riflettono le grandezze
reali (tasso di crescita dell’occupazione e della produttività).
SISTEMA A CAPITALIZZAZIONE
I contributi versati vengono investiti sul mercato dei capitali
(rendimenti più variabili; rischio di perdite in conto capitale a
causa dell’inflazione).
– E' interessante notare che gran parte dei sistemi pensionistici è
nato come Sistema a Capitalizzazione e il passaggio verso i
Sistemi a Ripartizione è stato causato da fenomeni
inflazionistici che polverizzarono le riserve previdenziali.
Il sistema pensionistico
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Il sistema pensionistico italiano
• Tra i momenti costitutivi del sistema pensionistico italiano si
possono ricordare:
– 1919: introduzione previdenza obbligatoria per i dipendenti
privati (principalmente operai), in ritardo rispetto ad altri paesi
europei
– 1939: introduzione previdenza a favore dei superstiti
– anni ‘50-‘60: introduzione previdenza obbligatoria per
impiegati, coltivatori diretti e lavoratori autonomi
– 1969: introduzione pensione sociale per anziani privi di reddito
(assistenza)
– 1970: introduzione definitiva del sistema a ripartizione
– 1992: riforma Amato
– 1995: riforma Dini
Il sistema pensionistico
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La contribuzione al sistema
• In Italia, il finanziamento del sistema pensionistico avviene
mediante la contribuzione sociale obbligatoria.
• Il prelievo contributivo complessivo per i lavoratori dipendenti può
superare il 42%.
• L'aliquota contributiva per i lavoratori autonomi e' fissata al 20%
del reddito dichiarato ai fini IRPEF/IRE.
• Nella tabella: contributi sociali relativi a operai in imprese con più
di 50 dipendenti
nel 2004
Fonte: Relazione generale 2004
Il sistema pensionistico
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• A inizio anni '90 il giudizio sul sistema pensionistico italiano era
fortemente negativo. I problemi principali erano:
– gravi rischi di squilibrio finanziario: nel 1992 il debito previdenziale
(i.e. la differenza tra valore attuale delle prestazioni da erogare in
futuro e valore attuale dei contributi secondo le aliquote contributive
vigenti) era pari a (circa) euro 2,000 miliardi.
– differenziazioni molto forti tra categorie e settori (agricoltura,
pubblico impiego e industria, con situazioni mediamente di privilegio
per i primi due settori) e disomogeneità di trattamento tra lavoratori
autonomi e dipendenti;
– abnorme estensione delle pensioni di anzianità (baby pensionati), in
particolare nel pubblico impiego, con l'effetto di avere pensionati con
pochi anni di contribuzione e lunga speranza di vita;
– uso della previdenza per finalità assistenziali (attraverso le pensioni di
invalidità) o per la soluzione di crisi industriali (prepensionamenti in
caso di crisi aziendali o settoriali).
Il sistema pensionistico
39
Previsioni demografiche Istat, marzo 2006
Il sistema pensionistico
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Previsioni demografiche Istat, marzo 2006
Il sistema pensionistico
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Previsioni demografiche Istat, marzo 2006
Il sistema pensionistico
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Le riforme
Descriviamo sinteticamente i 3 regimi (ci limitiamo per semplicità
ai soli lavoratori dipendenti dell'industria):
– pre-1992
– riforma Amato (1992)
– riforma Dini (1995)
confrontandoli sulla base di:
– funzione previdenziale e assicurativa
– funzione assistenziale
– distribuzione dei rischi
– equilibrio finanziario e macroeconomico
Il sistema pensionistico
43
Le riforme
Funzione previdenziale e assicurativa
• Condizioni di accesso
PRE-1992
– Pensioni di vecchiaia: 55 anni donne; 60 anni uomini (minimo di 15
anni di contribuzione).
– Pensioni di anzianità: 35 anni di contributi.
RIFORMA AMATO
– Pensioni di vecchiaia: 60 anni donne; 65 anni uomini (minimo di 20
anni di contribuzione).
– Pensioni di anzianità: 35 anni di contributi.
RIFORMA DINI
– Pensioni di vecchiaia: minimo 57 anni, massimo 65 anni (minimo di 5
anni di contribuzione).
– Abrogate (con gradualità) le pensioni di anzianità.
Il sistema pensionistico
44
• Determinazione delle prestazioni
PRE-1992
– Metodo retributivo: P = β Rp L
• Rp = media degli stipendi degli ultimi 5 anni, rivalutati al costo
della vita
• β=2% (max βL=80%)
– Tassi di sostituzione simili a parità di anzianità contributiva e
indipendentemente dall’età di pensionamento → garantisce equità
previdenziale.
– Tassi di rendimento interno più elevati per i profili salariali dinamici e
minore l’età di pensionamento → non garantisce equità attuariale.
Il sistema pensionistico
45
RIFORMA AMATO
– Metodo retributivo: P = β Rp L
• Rp = media degli stipendi di tutta la vita, rivalutati al costo della
vita
• β=2% (max βL=80%)
– Tassi di sostituzione inversamente proporzionali al tasso di crescita
dei salari → non garantisce equità previdenziale.
– Tassi di rendimento interno si riducono, soprattutto per chi ha profili
salariali dinamici.
Il sistema pensionistico
46
RIFORMA DINI
– Metodo contributivo: P=a MC
• Il montante contributivo MC è calcolato rivalutando i contributi di
ciascun lavoratore (33% delle retribuzioni) ad un tasso pari alla
media mobile quinquennale del tasso di crescita del PIL nominale
• a = coefficiente di trasformazione che riflette la vita attesa al
momento del pensionamento (crescente con l’età di
pensionamento; aggiornato ogni 10 anni in base alle variazioni
della speranza di vita media)
– Tassi di sostituzione crescenti nell’età di pensionamento; più bassi per
chi ha profili salariali che crescono più velocemente del PIL → non
garantisce equità previdenziale.
– Tassi di rendimento interno uguali per tutti indipendentemente
dall’età di pensionamento (nella fascia consentita) e dalla dinamica
salariale → garantisce equità attuariale.
Il sistema pensionistico
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Confronto in termini di tassi di sostituzione
Il sistema pensionistico
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Confronto in termini di tassi di rendimento interno
Il sistema pensionistico
49
Funzione assistenziale
PRE-1992
– Periodo contributivo minimo: 15 anni.
– Integrazione al minimo: integrazione ad un livello di 402€ mensili per
chi avesse pensioni inferiori.
– Pensioni di invalidità: concessione della pensione integrata al minimo,
dopo soli 5 anni di contribuzione, se si fosse dichiarata l’invalidità del
beneficiario.
• Le pensioni di invalidità sono state un potente strumento di sostegno del
reddito (per chi non poteva avvalersi di un periodo sufficiente di
contribuzione) e un ammortizzatore sociale che ha creato significative
distorsioni nel funzionamento di tutto il sistema di protezione sociale.
• Nel 1980 il 35% delle erogazioni del FPLD erano pensioni di invalidità, e
le pensioni di invalidità dei coltivatori diretti erano il 75% del totale.
– Pensioni sociali: istituite nel 1969 a favore dei cittadini senza storia
professionale e sprovvisti di reddito.
• Sempre inferiori alle pensioni integrate al minimo.
• Incentivo a farsi riconoscere l’invalidità.
Il sistema pensionistico
50
RIFORMA AMATO
– Periodo contributivo minimo: 20 anni.
RIFORMA DINI
– Periodo contributivo minimo: 5 anni (ma pensione prima dei 65 anni
d'età solo se l’importo maturato è almeno pari a 1,2 volte l'assegno
sociale)
– Integrazione al minimo: abolita
– Pensioni di invalidità: attribuite solo in casi di gravi menomazioni
– Pensioni sociali: sostituite dall’assegno sociale (nel 2003 pari a 359€
al mese).
Il sistema pensionistico
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Distribuzione dei rischi
• Rischio demografico
PRE-1992
– Tasso di sostituzione dato  Rischio demografico a carico dei
lavoratori.
RIFORMA AMATO
– Spostamento in avanti dell'età di pensionamento (per ridurre il
numero dei pensionati), in parte neutralizzato dalla possibilità di
avere comunque la pensione di anzianità con 35 anni di contributi.
– Tasso di sostituzione dato.
 Rischio demografico a carico dei lavoratori.
RIFORMA DINI
– Abolizione graduale della pensione di anzianità.
– Età di pensionamento flessibile tra i 57 e i 65 anni, ma disincentivo
monetario ai pensionamenti anticipati rispetto all’età massima.
– Revisione decennale del coefficiente di trasformazione.
 Rischio demografico spostato sui pensionati.
Il sistema pensionistico
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• Rischio d’inflazione e salariale
PRE-1992
– Indicizzazione delle pensioni all’inflazione e al tasso di crescita dei
salari reali.
 Rischio di inflazione e salariale a carico dei lavoratori.
RIFORMA AMATO
– Indicizzazione delle pensioni all’inflazione.
– Eliminata l’indicizzazione delle pensioni al tasso di crescita dei salari
reali.
 Rischio di inflazione a carico dei lavoratori e rischio salariale a carico
dei pensionati.
RIFORMA DINI
– Ridotta l’indicizzazione all’inflazione
• l'adeguamento all’inflazione è al 100% solo per pensioni relativamente
limitate (<2 volte il trattamento minimo del FPLD) e arriva al 75% per chi
eccede il trattamento minimo di 3 volte.
– Confermata l’eliminazione dell’indicizzazione al tasso di crescita dei
salari reali.
 Rischio di inflazione a carico dei lavoratori e rischio salariale a carico
dei pensionati.
Il sistema pensionistico
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Equilibrio finanziario
– L’equilibrio finanziario è realizzato quando le spese pensionistiche
sono tendenzialmente uguali alle entrate destinate al finanziamento
delle pensioni.
– L'equilibrio finanziario dipende fortemente dalla definizione di uscite
adottata.
– In una definizione ristretta si considerano uscite solo le pensioni di
anzianità, vecchiaia e superstiti.
– In una versione allargata si comprendono anche le pensioni di tipo
assistenziale (pensioni di invalidità, integrazioni al minimo
pensionistico, prepensionamenti concessi per motivi economicocongiunturali).
– Una legge del 1988 ha previsto che lo stato versi 100.000 lire all'INPS
per ogni mensilità di pensione erogata: è visto come una
compensazione per le prestazioni di tipo assistenziale.
Il sistema pensionistico
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Equilibrio macroeconomico
– L'equilibrio macroeconomico è misurato dal rapporto tra monte
pensioni e PIL (MP/PIL).
– L'equilibrio macroeconomico è realizzato quando l’ammontare di
risorse trasferite alle generazioni anziane attraverso il sistema
previdenziale (pubblico) non è eccessivo.
– Se il trasferimento è eccessivo ci possono essere effetti negativi in
termini di livelli di risparmio e di accumulazione o di livelli di consumo
della classe degli attivi.
– Nel 2001 la spesa per pensioni/PIL era pari al 13,4%. Nel decennio
2030-40 dovrebbe arrivare al picco massimo del 15% e ritornare poi
a diminuire.
– I risultati di queste simulazioni sono fortemente influenzati dalle
ipotesi fatte sulle dinamiche demografiche e occupazionali.
• Tassi di crescita della produttività e del PIL molto contenuti.
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RIFORMA DINI
– Controllo della spesa pensionistica pubblica
• Innalzamento dell’effettiva età di pensionamento
• Revisione decennale del coefficiente di trasformazione
• Abolizione delle pensioni di anzianità
• Assenza di collegamento fra pensioni e salari
• Ridimensionamento degli istituti assistenziali
– Incentivazione previdenza integrativa (fondi pensione)
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Il sistema pensionistico
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Gradualità delle riforme
• Le riforme pensionistiche Amato e Dini sono state corredate da un
insieme di disposizioni di carattere transitorio volte a rendere molto lento
e graduale l'avvio a regime del sistema descritto. La riforma Dini sarà
pienamente in vigore solo nel 2036.
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Coesistenza di Pubblico e Privato: la previdenza
integrativa
• Se fattori demografici inducono a pensare che le pensioni procapite diminuiranno è naturale che si diffondano sistemi
pensionistici integrativi.
• La previdenza complementare, e in particolare i fondi pensione
aziendali o di categoria, sono destinati a sostituire, in prospettiva e
sulla base della contrattazione tra le parti, l'attuale TFR.
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ITALIA
• In Italia convivono:
– sistema previdenziale pubblico, con prestazioni indicizzate
all’inflazione, con tassi di sostituzione decrescenti all'aumentare
del saggio di crescita medio della retribuzione;
– sistema previdenziale privato, con prestazioni non indicizzate
all’inflazione, fondato sul principio della contribuzione definita.
• Senza prestazione garantita e indicizzazione, si sposta il rischio sui
beneficiari.
• Come visto la riforma Dini penalizza i profili salariali più dinamici 
coloro che hanno più dinamismo nella carriera lavorativa
dovrebbero rivolgersi al sistema privato; i contributi versati sono
anche fiscalmente agevolati.
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USA
• In USA convivono:
– pensione pubblica, con prestazioni indicizzate all’inflazione,
caratterizzata da tassi di sostituzione decrescenti al crescere del
reddito e della velocità di carriera;
– pensioni private, con prestazioni non indicizzate all’inflazione,
fondate sia sul principio della prestazione definita sia su quello
della contribuzione definita.
• I tassi di sostituzione della pensione pubblica sono decisamente
inferiori rispetto a quelli ottenibili in Italia (tra il 45% e il 20,5%).
• In USA e' molto estesa la copertura previdenziale mediante fondi
privati (58% dei lavoratori pubblici e delle grandi imprese, solo il
17% dei dipendenti delle piccole imprese).
• In USA, se il lavoratore e' garantito da previdenza pubblica e
privata ottiene tassi di sostituzione elevati paragonabili a quelli
europei, e la funzione previdenziale è garantita.
• Se esiste solo pensione pubblica (circa metà dei lavoratori) la
funzione previdenziale e' relativamente assicurata solo per i redditi
più bassi e meno dinamici.
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CILE
• Il Cile rappresenta un'esperienza interessante in quanto si ha:
– pensione privata a capitalizzazione con garanzia pubblica di
rendimento minimo.
• Il sistema pensionistico e' dunque obbligatorio, privatamente
gestito, regolato dall'autorità pubblica.
• Tutti i lavoratori sono obbligatoriamente iscritti ad un fondo
pensione privato liberamente scelto, a cui devono versare almeno
il 10% del proprio salario.
• I fondi operano nel mercato finanziario, in concorrenza tra loro. I
fondi sono regolamentati nelle loro scelte di investimento per
conciliare redditività e sicurezza. E' di fatto un sistema a
capitalizzazione su base individuale, senza fondi aziendali come in
USA.
• Lo stato garantisce la pensione minima, integra il capitale in caso
di rendimenti insufficienti e garantisce il valore reale della
pensione. In altri termini, i rischi di fallimento dei sistemi a
capitalizzazione sono trasferiti allo stato.
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La nuova riforma pensionistica in Italia
• La riforma è contenuta nella legge delega 28/7/04.
– La maggior parte delle novità saranno operative dal 2008.
Obiettivi
– elevare gradualmente l'età di pensionamento, principalmente
su base volontaria;
– sviluppare la previdenza complementare, da affiancare a quella
pubblica.
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La nuova riforma pensionistica in Italia
Strumenti
• La stretta contro le pensioni di anzianità
– fino al 2007 restano in vigore le norme vigenti;
– dal 2008 per le pensioni di anzianità entra in vigore il requisito
unico dei 40 anni di contribuzione a prescindere dall’età;
– dal 2008 i lavoratori dipendenti potranno andare in pensione di
anzianità con 60 anni di età (61 per gli autonomi) + 35 anni di
contributi. L’età sale a 61 anni (62 per gli autonomi) dal 2010
e, dopo una verifica nel 2013, a 62 anni (63 per gli autonomi)
nel 2014;
– per le donne dal 2008 resterà possibile ottenere la pensione di
anzianità con 57 anni di età e 35 di contributi, ma la pensione
sarà interamente calcolata con il metodo contributivo con una
riduzione sostanziale della prestazione, oscillante tra il 30 e il
40%.
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• Modifiche alle pensioni di vecchiaia
– per le pensioni liquidate con il metodo retributivo non cambia
nulla;
– per i neo-assunti dal 01.01.1996, per i quali la pensione è
calcolata esclusivamente con il metodo contributivo, l’età
pensionabile viene elevata da 57 anni a 65 anni per gli uomini
e 60 anni per le donne.
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• TFR (dal 2008)
– conferimento degli accantonamenti ai fondi pensione: il
lavoratore avrà 6 mesi per decidere la destinazione del TFR
(silenzio-assenso);
– problemi: per le imprese, rinuncia a fonte di finanziamento a
basso costo; per i lavoratori, assunzione del rischio associato
agli investimenti sul mercato dei capitali.
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I risparmi della riforma
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