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Il lupo - Zic - La Scuola Primaria Statale Padre B. Pilenga di Comun

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Il lupo - Zic - La Scuola Primaria Statale Padre B. Pilenga di Comun
Il lupo
Presentazione multimediale realizzata nel laboratorio
“La montagna”
A cura di Nicoletta Gelpi e Pierangela Nava
Il lupo nel tempo
E’ il lupo l’animale che, fin dai tempi antichi, risulta più legato alla storia e alla cultura dell’uomo.
Un legame difficile, che spesso vedeva uomo e lupo in aperta inimicizia, un legame costruito sul timore
che l’uomo nutre nei confronti di questo fiero animale che, solitario o in branco, costituiva un pericolo.
E così, dai nostri antenati a oggi, attorno ad esso sono fiorite favole e leggende che lo vedono sempre
protagonista, spesso antagonista dell’uomo o di altri animali più vicini all’uomo o ad esso asserviti.
Nascono da qui le figure di lupi famelici, perennemente alla ricerca di prede, solitari cacciatori che
ululano nella notte. La cultura popolare ha poi sintetizzato le caratteristiche di questo animale in detti e
proverbi che, pur variando da regione a regione, concordano nell’attribuire al lupo le qualità delle
vecchie favole: astuzia, ferocia, inaffidabilità.
In tempi più recenti la figura del lupo ha subito una certa “rivalutazione”: Kipling, nel Libro della
giungla, affida proprio al lupo la cura e la “prima” educazione sociale del cucciolo d’uomo.
Con il diffondersi dell’immagine a scapito della tradizione orale e scritta che lo riguarda, il lupo ha
guadagnato in simpatia: nuovi personaggi, non privi di valenza positiva, o a cui comunque viene negata
la tradizionale “pericolosità”, diventano protagonisti dei sogni dei bambini che lo hanno conosciuto nei
fumetti e nei cartoni animati e hanno cominciato ad apprezzarlo. Anche la musica l’ha reso
protagonista di brani classici e canzoni.
Ma è la più diffusa conoscenza scientifica delle reali abitudini del lupo che ce lo rimanda ora in una
nuova veste: insomma, il “lupo cattivo” è ora un animale con pregi e difetti che l’uomo addirittura
difende dall’estinzione, proteggendone la specie nei Parchi e nelle Riserve naturali. (Pa.N.)
Il lupo nel parco Nazionale
d'Abruzzo
Classe: mammiferi
Ordine: carnivori
Famiglia: canide
Specie:canis lupus italicus
Durata di vita: 10 - 12 anni
Peso: 30 - 45 Kg.
DESCRIZIONE:
corpo snello ed agile, anche se possente; zampe relativamente lunghe, coda lunga; testa grossa con muso
appuntito, occhi obliqui, orecchie più corte di quelle del cane lupo. Il mantello a pelo lungo e fitto, è
marrone - rossiccio in estate, tendente al grigio in inverno.
ALIMENTAZIONE: preferisce ungulati selvatici, piccoli mammiferi e animali di allevamento come ovini e
caprini.
HABITAT: montagne, boschi e ampie pianure tra 800 - 1000 metri.
RIPRODUZIONE: Accoppiamento febbraio - marzo; la gestazione è di otto - nove settimane; il parto
avviene in aprile - maggio con tre - otto cuccioli ciechi ed inetti; le cure parentali durano sei mesi; la
maturità sessuale è raggiunta a due anni.
COMPORTAMENTO: si sposta in branchi, attivo dal tramonto all'alba, spiccatamente territoriale, durante
l'inverno compie lunghi spostamenti in branchi. Il branco si muove a fila indiana ed ogni individuo ricopre
le orme di quello che lo precede.
CURIOSITA': all'interno del branco vigono precise gerarchie una maschile ed una femminile
Il lupo nelle………
favole
Il lupo e l'agnello
Un agnello si dissetava alla corrente di un ruscello purissimo.
Sopraggiunse un lupo in caccia: era digiuno e la fame lo aveva attirato in quei
luoghi.
< Chi ti dà tanto coraggio da intorbidare l'acqua che bevo? > disse questi furioso.
< Sire... > rispose l'agnello < io sto dissetandomi nella corrente sotto di lei, per ciò
non posso intorbidare la sua acqua!>
< La sporchi> insisté la bestia crudele < E poi so che l'anno scorso hai detto male
di me.>
< Io?! Ma se non ero nato> rispose l'agnello.
< Se non sei stato tu, è stato tuo fratello.>
< Non ho fratelli.>
< Allora qualcuno dei tuoi; perché voi, i vostri pastori e i vostri cani ce l'avete con
me. Me l'hanno detto: devo vendicarmi.>
Detto questo il lupo trascinò l'agnello nel fitto della foresta e se lo mangiò.
(Jean de La Fontaine)
Il lupo e il pastore
Un lupo andava al seguito di un gregge di pecore, senza far loro alcun male.
Il pastore, sulle prime, lo teneva a bada come un nemico, e lo sorvegliava con
estrema diffidenza. Ma quello ostinatamente lo seguiva, senza arrischiare il
minimo tentativo di rapina. Così gradatamente il pastore si convinse di avere
in lui un custode, piuttosto che un nemico intenzionato a danneggiarlo.
Un giorno ebbe bisogno di recarsi in città, gli lasciò le pecore in custodia e
partì tranquillo.
Ma il lupo seppe cogliere l'occasione: si lanciò sul gregge e ne fece strage
sbranandone una gran parte. Il pastore, quando fu di ritorno e vide la rovina
del suo gregge, esclamò: - Mi sta bene! Quale stupidità mi ha spinto ad
affidare le pecore ad un lupo?
Allo stesso modo, coloro che affidano i propri beni a persone avide naturalmente li perdono.
(Esopo)
Il lupo e il cane
Un lupo magro e sfinito incontra un cane ben pasciuto, con il pelo folto
e lucido. Si fermano, si salutano e il lupo domanda:
- Come mai tu sei così grasso? Io sono molto più forte di te, eppure,
guardami: sto morendo di fame e non mi reggo sulle zampe.
- Anche tu, amico mio, puoi ingrassare, se vieni con il mio padrone. C'è solo
da far la guardia di notte perché non entrino in casa i ladri.
- Bene, ci sto. Sono stanco di prendere acqua e neve e di affannarmi in
cerca di cibo.
Mentre camminano, il lupo si accorge che il cane ha un segno intorno al collo.
- Che cos'è questo, amico? - gli domanda.
- Sai, di solito mi legano.
- E, dimmi: se vuoi puoi andartene?
- Eh, no - risponde il cane.
- Allora, cane, goditi tu i bei pasti. Io preferisco morire di fame piuttosto che
rinunciare alla mia libertà.
(Fedro)
I lupi e i cani
Era una regione fredda e ostile quella in cui viveva il grande branco del lupo
più furbo e intelligente che si fosse mai visto. I suoi simili lo seguivano con
rispetto e obbedivano ad ogni suo ordine, timorosi di con tradirlo ben
conoscendo la portata della sua forza. Esso era soprannominato "Il Pirata" a
causa di quella benda scura che gli copriva l'occhio sinistro perso in chissà
quali battaglie. Molte giovani lupe si erano innamorate di lui, colpite da quel
suo fare sicuro e deciso e da quella sua aria sempre un poco malinconica. Ma
il lupo non aveva voluto formare una famiglia perché quel suo spirito di
avventuriero gli impediva di avere un focolare dove vivere. Ultimamente però,
quel vecchio lupo aveva dei problemi. Si trattava del cibo. Purtroppo il gelo
dell'inverno aveva fatto fuggire ogni preda e distrutto ogni raccolto facendo
scarseggiare il mangiare. Inoltre un feroce branco di cani selvatici si
aggirava da quelle parti, rubando e invadendo ogni cosa appartenente ai lupi.
Per questo decise di affrontare il comandante dei cani in un'unica e decisiva
battaglia al termine della quale il vincitore avrebbe preso pieno possesso di
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tutto il territorio scacciando il perdente. I cani, muniti di prepotenza e
spavalderia, accettarono volentieri il confronto sicuri di sconfiggere gli
avversari. L'esito della battaglia fu invece favorevole per i lupi guidati
dall'abilissimo lupo che ormai abituato alla lotta, sferrò un attacco compatto e
decisivo. I cani, disordinati e divisi cercarono di difendersi in qualche modo
ma persero comunque la guerra fuggendo via sconfitti."La migliore arma per
vincere qualsiasi battaglia è l'unione!" Spiegò al suo felice branco di lupi. "I
cani appartenevano a razze diverse ed era impossibile riuscire a coordinarli.
Per questo abbiamo vinto!“Così, in un coro di grida gioiose i lupi
riacquistarono la padronanza del loro territorio.
(Esopo)
La concordia e la compattezza insieme con l'uniformità delle usanze fanno la forza di un esercito.
Il lupo nelle………
fiabe
Il cacciatore che non
aveva paura dei lupi
Un cacciatore, mentre vagava per i boschi, incontrò un lupo.
- Bravo, - disse il lupo, - adesso ti mangio.
- Perché mi vuoi mangiare? - si spaventò il cacciatore. - Ti ho forse fatto
qualcosa di male?
- Male o bene, io ho fame e perciò ti mangio. Il cacciatore capì che non era
facile farla al lupo e si sforzò di riflettere rapidamente.
- Va bene, se proprio la intendi così, mangiami pure. Prima però vorrei fare
un bagno nel ruscello.
- Sono tutto sporco, non ti piacerei davvero.D'accordo, lavati in fretta, - approvò il lupo.
Il cacciatore andò al ruscello e vide nell'acqua un robusto bastone. Lo afferrò
lesto lesto, saltò addosso al lupo, lo acchiappò per la coda e giù bastonate da
levargli la pelle.
Il lupo ululava per il dolore ma non poteva liberarsi perché il cacciatore gli
teneva la coda come in una tenaglia.
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Alla fine diede uno strappo così brusco che la coda si staccò e il lupo se la
diede a gambe così in fretta che si vedeva appena la polvere.
Il cacciatore si ficcò nel carniere la coda del lupo e andò per la sua strada.
Il lupo andò dai suoi fratelli e si lamentò con loro del trattamento ricevuto dal
cacciatore.
- Quel cacciatore non sa con chi ha a che fare, - si arrabbiarono i lupi e
subito corsero in cerca di lui per vendicarsi.
Il cacciatore, sentendosi inseguito dal branco, fece appena in tempo ad
arrampicarsi su un albero.
I lupi lo circondarono, saltavano più in alto che potevano ma non riuscirono a
raggiungerlo perché il cacciatore stava sul ramo più alto.
- Facciamo una cosa, fratelli - suggerì il lupo più vecchio. - Montiamo uno
sulla schiena dell'altro così riusciremo ad acchiapparlo.
- Buona idea, - dissero gli altri lupi.
Sotto a tutti stava quel lupo senza coda, in groppa a lui il secondo, sopra il
secondo il terzo, poi il quarto e così via fin che l'ultimo era proprio a un palmo
dalla preda.
Allora il cacciatore cavò di tasca la coda del lupo, la gettò a terra e gridò:
- O quel lupo che mi volevi mangiare, riprenditi la tua coda e attaccatela di
dietro.
segue
Appena il lupo ebbe sentito così balzò sulla sua coda senza curarsi dei suoi
fratelli che stavano in groppa. I lupi caddero al suolo uno sopra l'altro e si
spaventarono talmente che scapparono da tutte le parti.
Il cacciatore rise tanto che dovette tenersi la pancia.
E siccome per tenersi la pancia lasciò andare il ramo, cascò a terra anche lui e
si ammaccò ben bene.
(Lettonia)
Un finale da comica
Il finale di questa favola rassomiglia a una comica, a quel genere di spettacoli dove si presentano
situazioni che generano una risata dopo l'altra.
Proviamo a immaginare la rappresentazione della scena finale con il cacciatore che butta la coda del
lupo, il lupo che va a raccogliere la sua coda, gli altri lupi che cadono tutti insieme e cominciano a
fuggire e, infine, il cacciatore che si mette a ridere e a furia di ridere cade anche lui.
Il lupo e i sette capretti
C'era una volta una vecchia capra che aveva sette capretti e li amava come
solo una mamma può amare i suoi piccoli.
Un giorno ella volle andare nel bosco per cercare del cibo. Chiamò quindi
intorno a sé i sette capretti e disse loro:
"Cari figlioli, io devo andare nel bosco. State in guardia che non venga il lupo,
vi mangerebbe in un sol boccone. Spesso egli si camuffa, ma lo riconoscerete
per la sua voce cavernosa e per i suoi piedi neri".
"Va pure" dissero i caprettini "e non avere timore per noi perché staremo
molto attenti". La vecchia capra li salutò e si avviò tranquilla verso il bosco.
Non passò molto tempo che qualcuno bussò alla porta.
"Aprite miei cari figlioli" gridò. "Ecco la vostra mamma che ha per ciascuno di
voi qualcosa di bello".
I caprettini però riconobbero il lupo dalla sua voce cavernosa.
"Non apriremo" gridarono. "Tu non sei la nostra mamma! Ella ha una voce
dolce ed affettuosa, non cavernosa come la tua! Tu sei il lupo!".
Allora il lupo si recò in un negozio e comprò un po' di gesso, lo mangiò e gli
venne una voce dolce. Ritornò quindi alla capanna, bussò alla porta e gridò:
"Aprite cari figlioli, ecco di ritorno la vostra mamma che ha portato
qualcosa per ciascuno di voi".
Ma, avendo il lupo appoggiato la sua zampa nera contro la finestra, i
caprettini la videro e gridarono:
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"Non apriamo! La nostra mamma non ha i piedi neri. Tu sei il lupo!.
Allora il lupo corse dal fornaio e gli disse:
"Mi sono ferito ad un piede. Strofinamelo con un po' di pasta, per piacere".
E quando il fornaio gli ebbe tuffato i piedi nella pasta, il lupo si recò dal
mugnaio e gli disse:
"Cospargimi i piedi di farina".
Il mugnaio immaginò che il lupo voleva ingannare qualcuno e cercò di
rifiutare. Ma il lupo sgranò gli occhi e disse:
"Non vuoi farlo? Ti mangio".
Allora il mugnaio, spaventato, spruzzò la farina. Ecco come si comportano
talvolta gli uomini. Così il lupo bussò per la terza volta alla porta della
capanna dicendo:
"Apritemi figlioli, la vostra mammina è tornata a casa e ha portato dal bosco
qualcosa per ciascuno di voi".
I caprettini gridarono:
"Prima mostraci le tue zampe e vedremo se sei la nostra cara mammina".
E quando videro che le zampe erano bianche, aprirono la porta. Ma chi balzò
dentro? Il lupo! Essi, terrorizzati, cercarono di nascondersi. Il primo si cacciò
sotto la tavola, il secondo nel letto, il terzo nella stufa, il quarto in cucina, il
quinto nella credenza, il sesto sotto il lavandino ed il settimo nell'orologio a
pendolo. Il lupo però li trovò tutti e senza perdere tempo, uno dopo l'altro li
divorò. Soltanto il più piccolo, nascosto nell'orologio, riuscì a salvarsi.
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Quando il lupo si fu ben rimpinzato lasciò la capanna, si distese sotto un
albero in un verde praticello e cadde in un sonno profondo. Ben presto
mamma capra ritornò dal bosco. Che spettacolo desolante! La porta
spalancata, la tavola, le sedie, le panche rovesciate, la zuppiera in pezzi, le
coperte ed i cuscini fuori del letto e dei caprettini nessuna traccia. Li chiamò
ad uno ad uno per nome e giunta a quello del più piccolo udì una vocina:
"Mammina sono nell'orologio".
Ella lo tirò fuori, seppe che il lupo era venuto e che cosa fosse successo agli
altri caprettini. Potete ben immaginare quanto pianse la sorte dei suoi piccoli.
Disperata uscì dalla capanna e con lei il capretto. Giunti al praticello dove il
lupo stava russando tanto forte da far tremare i rami, mamma capra si
accorse che qualcosa si muoveva nel suo pancione.
"Perbacco, possibile che i miei poveri figlioli, divorati dal lupo in un sol
boccone, siano ancora vivi?" ella esclamò.
Mandò subito il caprettino a casa a prendere le forbici, un ago e del filo ed
aprì la pancia del lupo. Aveva appena fatto questo che la testa di un
caprettino fece capolino. Allargato il taglio, tutti e sei balzarono fuori uno
dopo l'altro. Erano in ottime condizioni, perché il lupo, nella sua ingordigia,
ingoiandoli in un sol boccone, non li aveva neppure graffiati. Che felicità! Tutti
si strinsero intorno alla mamma. Ma questa disse:
"Andate a prendere delle grosse pietre e mentre dorme gli riempiremo il
pancione".
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Ben presto i sette capretti trovarono le pietre e la mamma ricucì la pancia
tanto in fretta che il lupo non se n'accorse nemmeno. Quando finalmente si
svegliò, si alzò, ma i sassi gli davano una penosa sensazione di peso allo
stomaco. Allora cercò un po' d'acqua, ma quando volle camminare le pietre
nella pancia glielo impedirono.
"Che rumori e doloretti! Ah le mie povere ossa! Ho mangiato sei capretti che
mi porteranno alla fossa!"
Così ululava il lupo.
Finalmente trovò un pozzo, ma le pietre ve lo fecero cadere dentro e con un
tonfo miseramente annegò.
I sette capretti allora accorsero gridando ad alta voce:
"E' morto, è morto il lupo cattivo!"
E per la gioia fecero con la loro mamma un bel girotondo.
Il lupo e le tre ragazze
C'era tre sorelle, a lavorare in un paese. Gli venne la notizia che la loro
mamma, che abitava a Borgoforte, stava mal da morte. Allora la sorella
maggiore si preparò due sporte con dentro quattro fiaschi e quattro torte e
partì per Borgoforte.
Per strada trovò il lupo che le disse:
- Dove corri così forte?
- Da mia mamma a Borgoforte, che le è preso mal da morte.
- Cosa porti in quelle sporte?
- Quattro fiaschi e quattro torte.
- Dalle a me se no, alle corte, ch'io ti mangi 'e la tua sorte.
La ragazza diede tutto al lupo, e tornò dalle sorelle a gambe levate.
Allora la seconda riempì la sporta lei e partì per Borgoforte.
Trovò il lupo.
- Dove corri così forte?
- Da mia mamma a Borgoforte, che le è preso mal da morte.
- Cosa porti in quelle sporte?
- Quattro fiaschi e quattro torte.
- Dalle a me se no, alle corte, ch'io ti mangi è la tua sorte.
Anche la seconda sorella vuotò le sporte e tornò via di corsa. Allora la píù
piccola disse:
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- Adesso ci vado un po' io, - preparò le sporte e partì.
Trovò il lupo.
- Dove corri così forte?
- Da mia mamma a Borgoforte, che le è preso mal da morte.
- Cosa porti in quelle sporte?
- Quattro fiaschi e quattro torte.
- Dalle a me se no, alle corte, ch'io ti mangi è la tua sorte.
Allora la più piccola prese una torta e la buttò al lupo che stava a bocca
aperta. Era una torta che lei aveva preparato prima apposta, con dentro tanti
chiodi.
Il lupo la prese al volo e la morse e si punse tutto il palato. Sputò la torta,
fece un balzo indietro, e scappò dicendo alla bambina:
- Me la pagherai!
Di corsa, per certe scorciatoie che sapeva solo lui, il lupo arrivò a Borgoforte
prima della bambina. Entrò in casa della madre ammalata, la mangiò in un
boccone, e si mise a letto al suo posto.
Arrivò la bambina, vide la mamma che faceva appena capolino dalle lenzuola,
e le disse:
- Come sei diventata nera, mamma!
- Sono stati tutti i mali che ho avuto, bambina, - disse il lupo.
- Come t'è venuta la testa grossa, mamma!
- Sono stati tutti i pensieri che ho avuto, bambina.
- Lascia che t'abbracci, mamma, - disse la bambina e il lupo,ahm!, se la
mangiò in un boccone.
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Inghiottita che ebbe la bambina, il lupo scappò fuori. Ma appena sulla via i
paesani, a vedere un lupo uscire da una casa, gli si misero dietro con forche e
badili, gli chiusero tutte le strade e l'ammazzarono. Gli tagliarono subito la
pancia e ne uscirono madre e figlia ancora vive. La mamma guarì e la
bambina tornò dalle sorelle a dire: - Avete visto che io ce l'ho fatta!
(Lago di Garda).
Il lupo neI………
FUMETTI
Lupo Alberto compare per la prima volta sulla scena
del fumetto italiano nel lontano 1974, sulle pagine del
Corriere dei Ragazzi.
Benché, da sempre, strisce, tavole e storie portino il suo
nome, in realtà si tratta di un fumetto corale: Alberto é
solo uno dei personaggi che animano la fattoria dei
McKenzie, sia pure il più importante.
Riprendendo in chiave umoristica l’immagine del lupo
nelle favole, l’autore immaginò un personaggio goffo, la
cui esistenza è condizionata dai vari tentativi di
procurarsi il cibo alla fattoria dei McKenzie.
Su questo spunto generico si innesta tutta una serie di
situazioni comiche, in cui compaiono personaggi
collaterali ben caratterizzati: la gallina Marta,fidanzata
di Lupo Alberto; il pastore scozzese Mosè, cagnone da
guardia suo bonario nemico; Enrico la Talpa, la cui
cecità è fonte di divertenti equivoci.
I personaggi della fattoria
McKanzie
Amici, nemici, amori,
compagni di avventure e
di sventure. Cani,galline,
talpe, uccelli e paperi.
Eroe principale della fattoria (anche se vive nel bosco).
È innamorato della gallina Marta, ma avvicinarsi al pollaio
diventa per lui ogni volta più difficile a causa della guardia
del cane Mosè. Per il suo amico Enrico La Talpa lui è
semplicemente "Beppe.
Marta
La fidanzata di Alberto. È ossessionata dal matrimonio
(cosa che Alberto non vuol neanche sentir nominare) e
dalle telenovelas. Se tenta per caso di regalarvi una
cravatta a righe cremisi con elefantini lillà, fate finta di
non conoscerla.
Mosè
Il guardiano del pollaio e della fattoria in
generale. Non è un orso, bensì un "Bobtail"
(cane da pastore inglese). È lui l'ostacolo
che Alberto deve superare ogni notte per
riuscire a vedere Marta.
Enrico La Talpa
Amico e "spalla" di Alberto. È sposato con Cesira,
ma sbava dietro ad ogni bella ragazza che vede. Ha
una passione soprattutto per la giovane Silvietta.
Il lupo neI………
Proverbi e
nei modi di dire
Proverbi
La fame caccia il lupo dal bosco.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
La morte delle pecore è la fortuna del lupo.
Lupo non mangia lupo.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Chi nasce lupo, non muore agnello.
Non si grida mai al lupo che non sia in paese.
Matta è quella pecora che si confessa al lupo.
Se fai la pecora il lupo ti sbrana.
Chi ha il lupo per compare, tenga il can sotto il mantello.
(chi frequenta persone poco raccomandabili, stia sempre in guardia.)
Modi di dire
IN BOCCA AL LUPO (augurio)
AVERE UNA FAME DA LUPO (avere molto appetito)
PROVARE IL MORSO DEL LUPO (provare i problemi della vita)
LUPO DI MARE (marinaio di esperienza)
Presentazione multimediale realizzata nel laboratorio
“La montagna”
a cura di
Nicoletta Gelpi e Pierangela Nava
Con l’indispensabile partecipazione e collaborazione di:
Marco R.
(della classe 3a)
Federica F., Federica C., Tatiana, Eleonora, Manuel
(della classe 4a)
Stefania, Marta, Luana, Cinzia, Jessica, Alessia,
Manuel M., Francesca, Michael R., Fabio
(della classe 5a)
Scuola Elementare “P. B. Pilenga”
Comun Nuovo (Bergamo)
Anno scolastico 2002-2003
Fine
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