...

Diapositiva 1 - Liceo Scientifico Mariano IV d`Arborea Oristano

by user

on
Category: Documents
38

views

Report

Comments

Transcript

Diapositiva 1 - Liceo Scientifico Mariano IV d`Arborea Oristano
STORIE DI SPADE, FEDE
E DANARI
Le figure più importanti
nella vita sociale del
Medioevo
INDICE DEI LAVORI:
•
•
•
•
L’evoluzione del cavaliere
I movimenti religiosi
La figura del santo e della santa
La figura del mercante
STORIA DI TRE UOMINI
D’ARME
Dal guerriero germanico al cavaliere
cortese
CAVALIERE GUERRIERO
Fin dalle epoche remote, le popolazioni germaniche riconoscevano al
guerriero a cavallo un altissimo prestigio. Erano uomini feroci,
violenti, non conoscevano altri ideali che non fossero armi e guerra, e
perciò incompatibili con l’etica cristiana.
Erano rudi guerrieri che
partecipavano a rituali
iniziatici, prove di forza e
di destrezza con le armi,
sopportavano ferite e
dolori.
Commettevano
continue violenze
contro i “poveri” e gli
indifesi.
Dal X secolo diventano
“professionisti della
guerra”, membri di una
comitiva a servizio di un
aristocratico.
A partire dal X secolo, dopo la disgregazione dell’impero di Carlo
Magno, il guerriero a cavallo assume un ruolo preminente nella
pratica militare…
… diventano poi vassalli dei signori che vogliono mantenere saldo
il proprio potere, in antagonismo con quello reale. In cambio
ricevevano uno stipendio (armi, cavalli, vestiti, alloggio).
CAVALIERE CROCIATO
"Sono leoni in guerra e agnelli pieni di dolcezza nelle
loro case. Sono rudi cavalieri nel corso delle spedizioni
militari ma simili a eremiti nelle chiese. Sono duri e
feroci contro i nemici di Dio e prodighi di carità verso
gli uomini pii e timorati di Cristo...E tutte le volte che i
cavalieri erano chiamati alla battaglia, essi
domandavano non quanti fossero i nemici, ma in che
luogo si trovassero…" Jacques de Vitry Histoire des
Croisades.
Venivano chiamati dai musulmani i "diavoli rossi“.
CAVALIERE CORTESE
Nel XII secolo si diffonde il modello
della "cortesia", ossia l'insieme di
valori che un cavaliere deve
possedere per conquistare la donna
amata: fierezza dei modi, galanteria,
eleganza, buone maniere e liberalità
(generosità estrema col denaro).
CONTESTO STORICO:
Gli ideali del cavaliere cortese
nascono dai romanzi della
lirica trobadorica e dal
cambiamento della società.
Il cavaliere non è più
soltanto difensore della
fede (come nella
tradizione delle chansons
de geste)ma anche
dotato di virtù laiche.
LIBRI
LETTI IN CLASSE
IL LANCILLOTTO
DI
CHRÈTIEN DE TROYES
PERCEVAL
DI
CHRÈTIEN DE TROYES
IL LANCILLOTTO
Il cavaliere deve dimostrare di essere degno di amore,
mediante un comportamento improntato ad una grande
generosità e nobiltà d’animo. Un tale amore, praticato con
disciplina quasi religiosa, non poteva non essere ricambiato. Il
linguaggio usato era spesso addirittura preso dalla mistica
religiosa. Ti adoro, diceva infatti l’amante all’amata, (v.
Lancillotto che ama la regina Ginevra).
TRAMA LIBRO:
Ginevra, moglie di re Artù, è stata rapita
dal malvagio Meleagant, figlio del re di
Gorre. Molti cavalieri partono per
liberare la regina, tra cui Keu, Galvano e
Lancillotto…
… Un nano promette a Lancillotto di condurlo al regno di Gorre,
a patto che salga sulla carretta dei condannati a morte. Egli
combattuto tra il desiderio di salvare il proprio onore e l'amore
per la regina sale e viene condotto in un castello, dove gli si
insegna la strada, piena di ostacoli da superare…
… Con l'aiuto di un anello
incantato Lancillotto giunge a
Gorre, dove Ginevra, offesa per
aver esitato a salire sulla
carretta, rifiuta però di
parlargli.
Lancillotto viene infine accolto
da Ginevra, che gli si concede;
uccide Meleagant in duello e
libera la regina insieme ad altri
prigionieri.
PERCEVAL
TRAMA LIBRO:
Il padre di Perceval muore in
guerra e la madre, non vuole
che anche il figlio faccia la
stessa fine. Il giovane cresce
e decide di diventare
cavaliere.
Egli non conosce nè l'amor
cortese, nè la gentilezza di
cui un nobil uomo non può
fare a meno…
… Incontra un vecchio saggio che gli spiega le virtù di un
cavaliere e come diventarlo.
Galoppa galoppa, arriva al castello di Re Artù, da dove vede
uscire un uomo a cavallo con una "coppa d'oro" e una lancia: gli
stessi oggetti che lo avevano tanto meravigliato da bambino…
… Lo stesso giorno, davanti alla lancia e alla coppa, rivede una
ragazza di cui aveva approfittato: egli ora è un cavaliere e le
chiede perdono, ma il marito, a conoscenza di ciò che Perceval
aveva fatto con la sua donna, vuole sfidarlo. Perceval lo sconfigge.
SITI UTILIZZATI PER LA PRESENTAZIONE
TESTO:
http://it.wikipedia.org
www.templaricavalieri.it
Romanzi letti in classe
IMMAGINI:
www.templaricavalieri.it
Motore di ricerca GOOGLE
REALIZZATO DA:
BENEDETTA GRIECO
LA FIGURA DEL
SANTO E SANTA
MOVIMENTI POPOLARI SOCIALI
A SFONDO RELIGIOSO
MOVIMENTI
LOLLARDI
JAQUERIE
USSITI
I LOLLARDI
Il nome Lollardo proveniva da
un movimento evangelico nato
dopo il 1300 in Olanda. Essi
erano, predicatori itineranti
popolari, seguaci di Wycliffe ma
più radicali.
CAUSE MOVIMENTO RELIGIOSO:
le ricchezze smisurate e gli abusi
della chiesa inglese.
LA RIVOLTA CONTADINA
• I Lollardi parteciparono alla
rivolta contadina del 1381.
• Devastarono le tenute
nobiliari e i monasteri;
• Prelevavano bestiame e beni
mobili;
• Incendiavano i documenti
riguardanti le obbligazioni dei
lavoratori;
CONSEGUENZA: Molti feudatari
furono costretti ad abolire la
servitù della gleba, le corvées,
e a diminuire i tributi.
TEORIE RELIGIOSE
•La salvezza non si ottiene dalle opere di fede pubblica ma
dall'osservanza delle leggi di Dio e della preghiera privata.
CONSEGUENZA: diffondevano l'uso della Bibbia presso le
popolazioni incolte.
•Erano contrari al primato del papa sull'intera chiesa e
contrari al primato della chiesa di Roma, su quella europea.
•Giudicavano "simoniaca" la chiesa romana ed erano contrari
alla vendita delle indulgenze.
JACQUERIE
Rivolta contadina in Francia che prese il nome da Jacques
Bonhomme, dispregiativo rivolto dai nobili ai rustici.
L'epicentro della rivolta fu l'^Ile-de-France, dove si collegò in
parte all'azione del prevosto dei mercanti di Parigi Etienne
Marcel.
Il bersaglio principale,sembrò
essere l’ incapacità del nobile di
svolgere il compito di combattere
con successo per difendere i
laboratores.
HUSSITI
Gli Hussiti furono i seguaci del riformatore Jan
Hus, bruciato sul rogo durante il Concilio di
Costanza.
Negli anni successivi la morte del loro
caposcuola, da subito venerato come martire
della riforma in Boemia e del nazionalismo
ceco, gli hussiti si organizzarono sotto vari
predicatori, il più importante dei quali fu
Jakoubek di Stribo, successore di Hus alla
Cappella di Betlemme.
IL MANIFESTO HUSSITA
Libertà per i preti di predicare le Sacre Scritture in lingua
locale.
Comunione eucaristica sotto ambedue le forme, il calice
contenente il vino e il pane, data sia agli adulti che ai
bambini.
Espropriazione dei beni ecclesiastici e povertà del clero.
Pene temporali per i peccati mortali commessi da membri
del clero.
SITI UTILIZZATI PER LA REALIZZAZIONE DELLA PRESENTAZIONE
• www.eresie.it
• www.sapere.it
• www.valsesiascuole.it
• www.processionemisteript.it
•www.homolaicus.com/storia/moderna/riforma_protestante/lollardi.htm
LAVORO DI AUSTONI, BARBIERI, GRIECO, RAINERI
CHE COSA SONO I MOVIMENTI
ERETICALI?
Con il termine movimenti ereticali vengono
storicamente definiti alcuni movimenti che misero in
discussione la dottrina e/o la teologia della Chiesa
Cattolica, discostandosene, spesso per criticarne al
contempo alcuni aspetti come ad esempio l'eccessiva
ricchezza o il coinvolgimento nella politica attiva.
QUALI SONO GLI ORDINI ERETICALI
PIU’ DIFFUSI?
- i CATARI della Germania, Francia e Italia
- i VALDESI di Francia
- i DOLCINIANI d’Italia
- i LOLLARDI d’Inghilterra
- gli HUSSITI della Boemia
- GIOACCHINO da FIORE
Rogo dei Catari
L’eresia più forte è quella dei catari sviluppatasi nel tardo XII
secolo nelle città tedesche della Renania.
Il nome di questi eretici deriva dal greco e questo fatto
suggerisce un’origine orientale della dottrina ma l’origine è
del tutto sconosciuta.
L’esistenza dei catari venne segnalata per la prima volta nel
1140 nelle città della Renania ma nei trent’anni successivi il
catarismo si diffuse nelle Fiandre, nel Piemonte, in Lombardia
e in Francia.
Nel 1179 il papa convocò il Concilio laterano III, che
condannò come eretiche le dottrine catare.
Queste dottrine si configuravano come una religione del tutto
nuova piuttosto che un’eresia all’interno del cristianesimo.
I catari infatti negavano ogni monopolio del sacro da parte
delle gerarchie ecclesiastiche, inoltre essi si avvicinavano ai
bisogni
religiosi delle masse popolari con un’efficace predicazione
diretta e con l’esempio della loro vita.
Come predicatori popolari, i catari mostravano somiglianze
con i valdesi, ma molte altre credenze li allontanavano assai
dalla religione cristiana. Essi inducevano i loro fedeli a
reprimere ogni impulso della vita corporea e sostenevano che
la materia fosse stata creata da un principio del Male del tutto
opposto alla divinità del Bene.
Oscura e complicata, la teologia catara era perfettamente
chiara nel suo rifiuto dei sacramenti, e in particolare, quello
del matrimonio, che sembrava del tutto ripugnante rispetto
alla loro condanna della vita sessuale.
Tuttavia, solo una minoranza dei catari, detti i “perfetti”,
si attenevano alla lettera a queste convinzioni.
L’intransigenza portava però spesso questi perfetti al
fanatismo e alla sfida aperta verso l’autorità religiosa,
fino alla ricerca volontaria del martirio.
Verso la fine del XII secolo molti ormai temevano che
nella Languedoc, il catarismo stesse diventando più
diffuso del cattolicesimo. Dal 1195 gli albigesi (chiamati
in questo modo dal nome della città di Albi che era il
loro centro più forte) contavano sulla protezione del
conte di Tolosa Raimondo VI.
In seguito all’uccisione di un rappresentante del papa da
parte di un fanatico albigese (1208), il papa Innocenzo III
bandì una vera e propria crociata verso i catari, provocando
l’intervento violento dei baroni della Francia feudale attirati
dalla prosperità di quella regione. Il conte di Tolosa venne
accusato di non essersi opposto al catarismo e venne
sospettato egli stesso di eresia.
Per vent’anni la Languedoc tolosana fu devastata da una
guerra spietata, vedendo travolta la propria tradizione
politica e culturale e venendo infine annessa al regno di
Francia.
Simbolo del
Movimento valdese
I Valdesi ebbero origine nel Medioevo come seguaci del
predicatore Pietro Valdo di Lione.
Valdo nel 1173 decide di abbandonare la moglie, far
accogliere le figlie nel monastero di Fontevrault e offrire tutta
la sua ricchezza ai poveri. In seguito si circondò di un gruppo
di seguaci con i quali, fatto voto di castità e vestiti solo di
stracci, andava in giro a predicare la Parola di Dio; ben presto
il gruppo fu identificato con l'espressione "poveri di Lione". La
loro predicazione si rivolge principalmente contro il dualismo
cataro.
La loro buona fede è testimoniata dalla loro ricerca di
approvazione ecclesiastica nel 1179, in occasione del terzo
concilio lateranense si incontrarono con il pontefice Alessandro
III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di
vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma
non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere
predicatori della Parola. L'annuncio del Vangelo infatti era
riservato solo ai chierici e agli ecclesiastici, ai laici non era
permesso predicare.
Valdo tuttavia continuò a diffondere la Parola di Dio nel 1180, fu
convocato in un sinodo a Lione dal cardinale Enrico di Marcy in
cui Valdesio e i suoi seguaci dichiararono la loro completa
ortodossia.
Nel 1184 con la bolla Ad Abolendam, papa Lucio III
scomunicò una serie di movimenti ereticali tra cui i poveri
di Lione, i valdesi. La motivazione rimase la "presunzione"
dei valdesi a voler predicare in pubblico, comunque, il
movimento valdese continuò la sua espansione verso il
Mezzogiorno di Francia e il Settentrione d'Italia, in
Germania, in Svizzera, e persino in Austria, Spagna,
Ungheria, Polonia e Boemia.
Le comunità valdesi erano organizzate su due livelli: vi
erano i "perfetti" che seguivano i tre voti monastici di
povertà, castità, e obbedienza, e i semplici fedeli. La
comunità aveva tre gradi gerarchici: diaconi, presbiteri e
vescovi. Osservavano la preghiera delle Ore e i digiuni,
celebravano la Cena del Signore e la sera del Giovedì Santo
praticavano la lavanda dei piedi.
Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della
Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre nelle varie lingue
popolari.
Dopo la scomunica, però, il movimento valdese iniziò a
sfaldarsi in gruppi locali. Nel 1205 circa, una parte di
valdesi dette vita ad un gruppo detto Poveri Lombardi.
Entrando in Lombardia i valdesi trovarono una miriade di
Comuni in lotta perenne tra loro. I valdesi comunque non
ebbero problemi a inserirsi nelle strutture comunali. Ma in
Lombardia i valdesi vennero ben presto a contatto con altri
movimenti popolari.
I valdesi lombardi furono influenzati al punto da adottare dei
provvedimenti che provocarono la reazione di Valdo fino alla
scissione che ebbe luogo nel 1205, essenzialmente a causa di
tre motivi:
1) Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare
ma vivere in
povertà per non essere corrotti dall'amore per le
ricchezze.
2) I lombardi si scelsero un capo, Valdo obiettava che
l'unico preposto
del loro movimento doveva rimanere Gesù Cristo.
3) I lombardi elessero dei ministri ai quali affidarono
compiti sacerdotali
come la consacrazione dell'eucaristia.
Tra il 1205 e il 1207 morì Valdo senza essere riuscito a
ricomporre lo scisma interno al suo movimento e la frattura
con Roma.
Durando D'Osca, insieme ad un gruppo di discepoli, tentò di
far riconoscere alla Chiesa romana i punti essenziali della
primitiva ispirazione di Valdo.
La speranza però si rivelò illusoria: il papa, nel 1208 non
colse i motivi centrali della loro ispirazione.
I valdesi furono duramente perseguitati anche nei secoli
successivi ma, a differenza dei catari, l'Inquisizione non
riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la
durissima repressione. Il movimento valdese riuscirà ad
arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante
franco-elvetica nel 1532-1560.
Dipinto di
Fra Dolcino
In Europa a partire dall’XI secolo, si diffusero molti movimenti
ereticali. Le regioni che risentirono di questa influenza furono
l’Italia, l’Inghilterra, la Boemia.
In Italia, due sono i fattori che sembrano agire alla base
della tormentata vita spirituale del XIV secolo.
Da un lato la durezza dei tempi(carestie, epidemie, guerre)
che, alimentando il sentimento della precarietà della vita,
imponeva una riflessione intorno al destino ultimo
dell’uomo, avvertito come incombente, oltre che inevitabile.
Dall’altro la crescente mondanizzazione della chiesa che
provocava ribellioni silenziose o clamorose. A rendere più
cupo il senso della vita subentrava spesso la credenza che gli
eventi distruttori fossero una punizione divina da scontare
con pratiche espiatorie come l’autoflagellazione.
Tra le manifestazioni dell’acuto disagio religioso vi era quella
legata al nome di Dolcino Tornielli, detto Fra Dolcino,
trascinatore del movimento dei cosiddetti “apostolici”, diffuso
tra la Lombardia e il Piemonte.
Sostenitori di una sorta di comunismo dei beni e refrattari a
ogni tipo di gerarchia ecclesiastica, gli apostolici vennero
accusati di eresia.
Furono inseguiti e assediati da una crociata bandita contro di
loro da papa Clemente V.
Catturati in Valvesia dove si erano rifugiati, furono arsi vivi in
gran numero a Novara.
A lungo in bilico tra ortodossia ed eresia restò il
movimento degli “spirituali”, l’ala di stretta osservanza
dell’Ordine francescano contrapposta ai “conventuali”,
l’ala moderata.
La scelta intransigente della povertà evangelica e la
conseguente critica della chiesa mondanizzata del tempo
procurarono loro una prima condanna da parte del Papa
Giovanni XXII. Fu a questo punto che una parte degli
spirituali radicalizzò ulteriormente la propria posizione e
incorse nella scomunica papale per eresia, diventando
oggetto di una persecuzione molto dura che non esitava
a ricorrere alla tortura e al rogo.
Ritratto di
Jan Hus
Molto più importante per dimensione e per rilevanza teologica era il
movimento che sorse qualche decennio più tardi in Inghilterra e che
si incrociò con la grande insurrezione inglese del 1381, grazie
all’attività di propaganda di una schiera di predicatori detti lollardi.
Costoro trasmettevano l’insegnamento di un professore di teologia
dell’università di Oxford, John Wycliffe, il quale sosteneva la necessità
di tornare alla chiesa primitiva facendo rivivere lo spirito di povertà e
la semplicità che l’avevano animata la sua dottrina venne dichiarata
eretica nel 1428.
All’esperienza di Wycliffe e dei lollardi si richiamò il teologo boemo
Jan Hus,
che fece la sua aspra critica nei confronti della chiesa
mondanizzata e trasmise l’aspirazione alla povertà evangelica in
un movimento nazionalistico caratterizzato da un forte sentimento
anti-romano e anti-germanico diffuso in tutta la Boemia.
Grazie al nazionalismo boemo, affondava le sue radici da un lato
nell’avversione al fiscalismo romano, dall’altro nell’opposizione al
massiccio afflusso di tedeschi sul territorio boemo a partire dalla
seconda metà del 300. Quando nel 1415 Hus che si era recato al
concilio di Costanza per difendere la sua posizione venne
condannato e condotto al rogo, la Boemia si sollevò e inflisse
ripetute sconfitte agli eserciti imperiali. nel 1420 furono redatti gli
Articoli di Praga che contenevano i principi fondamentali comuni a
tutto il movimento degli hussiti.
Immagine di
Gioacchino
Gioacchino da Fiore vide la luce nelle propaggini della Sila,
quando si costituiva il regno Normanno di cui visse tutte le
vicissitudini fino al suo tramonto ed all’affermazione degli Svevi
con Enrico VI e la Imperatrice Costanza.
Nacque a Celico intorno al 1130. La sua appartenenza alla
borghesia locale gli permise di attendere agli studi in quella
Cosenza, che non difettava di buoni maestri, specie nei suoi
cenobi, che erano centri culturali oltre che religiosi.
Ciò appare evidente dalla conoscenza del greco, dalla finezza
del suo latino e dalla profonda padronanza di testi scritturistici
che ricorrono nei suoi scritti. La sua formazione fu prettamente
latina ed egli non ebbe nulla a che vedere con i monaci greci,
che al suo tempo avevano una posizione predominante nella
Calabria meridionale, ma del tutto trascurabile nella Cosenza
normanna.
Entrò a 25 anni nell’Ordine dei Cistercensi. Trasferito a Corazzo
fu ordinato sacerdote, poi eletto Abate (1177). Nel 1183
durante la sua permanenza nell’Abbazia di Casamari, nel Lazio,
incontrò a Veroli il Papa Lucio III ed ottenne da lui la "licentia
scribendi". Le sue dottrine ed il suo ideale di vita monastica,
particolarmente austera e rigorosa, lo avevano messo in urto
con il suo Ordine dal quale egli si staccò nel 1189, fondando a
San Giovanni in Fiore la nuova "Congregazione Florense".
Riuscì ad ottenere privilegi per la sua Abbazia da Enrico VI e
Costanza.
Dal Papa Celestino III ebbe invece il riconoscimento del
proprio ordine.
Gioacchino da Fiore incarna in pieno il temperamento bruzio,
forte ed elastico, a volte duro, ma sempre sincero ed affettuoso,
quale emergerà più tardi in San Francesco di Paola, col quale ha
tanti punti di convergenza: spirito di penitenza, fortezza di
carattere, dono della profezia, distacco completo dalle cose del
mondo, opposizione ai potenti della terra, angariatori ed
oppressori del popolo.
A Riccardo Cuor di Leone disse francamente che la sua crociata
non sarebbe approdata a nulla; all’Imperatrice Costanza, che
voleva confessarsi da Lui, disse risolutamente: "poichè io in
questo momento occupo il posto di Cristo e tu quello di Maria
Maddalena penitente, lascia il tuo trono e scendi sulla terra,
altrimenti io non ascolterò la tua confessione".
Gioacchino è un fedelissimo assertore, in sintonia con i "padri
santi e cattolici", dell’unità della sostanza e della Trinità delle
Persone. È un motivo ricorrente in tutte le sue opere, perchè è
il perno della sua teologia della storia. La vita trinitaria divina
si riflette in tre distinte età della Storia.
La prima età, che appartiene al Padre, è l’epoca trascorsa
dell’antico testamento, la seconda, presente e prossima alla
conclusione, è il Figlio, la terza, futura, è quella dello Spirito
Santo ed è il completamento dell’età del Figlio. Questa
"profezia" del terzo ed ultimo stato del mondo, frutto di una
geniale ed attualissima analisi strutturale e tipologica della
storia in chiave di esegesi biblica, rivelò il segno positivo della
storia nella sua tensione verso uno stato di massima diffusione
dei valori dello Spirito. Il messaggio di Gioacchino si proiettò
subito sulla inquieta e movimentata vicenda della spiritualità
francescana del Medio Evo, che ne fu profondamente segnata
ed ispirata.
Per la realizzazione di questa presentazione abbiamo utilizzato
le seguenti fonti:
~ “L’età medioevale e moderna” di Scipione Guarracino
~ “Piani percorsi dalla storia” di Riccardo Marchesi
~ www.wikipedia.it
LAVORO DI BERNORIO, CANTELLI, PAULLI, RANDO
MOTIVI ED ESIGENZE DI RIFORMA
Preti corrotti e interessati soprattutto al denaro
I fedeli si ribellano ai preti e ai loro
sacramenti a causa della loro corruzione
gruppo sociale elabora un proprio concetto di riforma.
Il medio ceto si interessa alle conseguenze politiche
I ceti minori alla vita religiosa.
Si avverte un rapporto più diretto con la divinità
concetto di proprietà, diritto, giurisprudenza,
Stato, arte, sapere scientifico
Formazione di classi nuove con nuove attività pratiche,
ricchezze, bisogni morali e concezioni della vita.
Si dà più valore al contenuto morale della religione
Nel popolo si diffonde una curiosità nuova
di comprendere le questioni della fede
Cresce l’aspirazione a un ritorno
alle origini del Cristianesimo
interessa dapprima i colti, poi si estende anche agli altri ceti.
Agli uomini di cultura è più facile l’accesso ai testi sacri.
La borghesia è interessata a rinnovare lo Stato.
Nei loro dibattiti si preoccupano di argomentare
l’importanza della vita spirituale.
La stampa contribuisce alla diffusione
di testi sacri in traduzione volgare,
Vi erano minoranze che avevano abbandonato le questioni
favorendone l’assimilazione
di vita pratica per abbracciare le predicazioni del Vangelo. anche da parte dei ceti minori.
A cui si ispiravano nelle loro scelte di vita
Necessità di plasmare una nuova chiesa a Immagine
di quella menzionata nelle Sacre Scritture.
La borghesia è interessata a rinnovare lo Stato.
Nei loro dibattiti si preoccupano di argomentare
l’importanza della vita spirituale.
le forze politiche avevano trovato
potere nelle istituzioni comunali
feudali emarginati verso la campagna
mercanti in evidenza
XI-XIII secolo conflitto papa imperatore laceranti
scomuniche guerre anti papi
Umanesimo e rinascimento
Crisi monachesimo cluneacense
Profonde aspirazioni religiose non appagate
Ordine francescano
cristiani confusi
Nuove scoperte
volevano guida veramente cristiana
rinuncia ai beni materiali per eliminare
la violenza verso gli altri
desiderio autenticità cristiana
che non coincide con l’apparato ecclesiastico
che si pone come mediatore
il cambiamento di conoscenza
segna un’intera epoca
i cristiani attuano controversie
contrasti fortissimi contro i pagani
LAVORO DI CALCATERRA, FIORENTINI, GAROTTA, TRONI
LA VITA DI SAN FRANCESCO
LA VITA
San Francesco nasce nel 1182. È figlio di un ricco mercante di stoffe e
di una nobile donna provenzale. Predicatore e mistico italiano,
fondatore dell'ordine francescano. Giovanni Francesco Bernardone, ,
istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale,
condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla
guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un
anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo ridusse a
mutare il suo stile di vita: tornato ad Assisi.
Nel 1205, Francesco si dedicò a opere di carità tra i lebbrosi e
cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto, dopo aver avuto
una visione di san Damiano d'Assisi che gli ordinava di restaurare la
chiesa a lui dedicata.
Il padre di Francesco, adirato per i mutamenti nella
personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, lo diseredò;
Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al
vescovo di Assisi, eletto da Francesco arbitro della loro
controversia.
Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi
nei boschi del monte Subasio.
Nella cappella di Santa Maria degli Angeli, nel 1208, un
giorno, durante la Messa, ricevette l'invito a uscire nel mondo
e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10:5-14), a privarsi
di tutto per fare del bene ovunque.
Tornato ad Assisi l'anno stesso, Francesco iniziò la sua
predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che
divennero i primi confratelli del suo ordine poi chiamato
primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, la loro
prima sede fu la chiesetta della Porziuncola.
Il primo giovane amico che si unisce a San Francesco si
chiama Bernardo di Quintavalle. Poco dopo un terzo e un
quarto lo seguono, il gruppo intorno a San Francesco
aumenta. I Fratelli hanno tanti dubbi da chiarire. Non
sanno se vogliono vivere insieme con le persone della città,
o in solitudine nelle campagne, perché lì é la povertà. I
francescani vengono chiamati uomini di bosco perché sono
vestiti stranamente. Francesco vuole anche un
rinnovamento della Chiesa. I Francescani non vogliono
diventare famosi, ma solo, che tante persone si uniscano ai
fratelli minori. Francesco dà ai fratelli una meta precisa:
loro devono essere nel buio del mondo (parte povera) ed
essere esempi della vita. Cioè nello stesso tempo vivere
appartati in umiltà e povertà ma anche essere visibili per il
loro comportamento.
LA SANTITA’ E LA REGOLA
La santitá
San Franceso sente ogni volta odori dolci quando ascolta grandi
fatti dei fratelli santi che sono usciti nel mondo. I fratelli minori
vogliono cambiare il loro stile di vita. Infatti non l'
organizzazione, non la teologia, non gli studi interessano San
Francesco. Lui vede il suo compito nella realizzazione del modo
di vita del Vangelo. Solo la vita francescana conta agli occhi di
San Francesco.
La regola
Vuole che i fratelli rappresentino la vita di Cristo. Anche se
qualche persona pensa che i frati minori guadagnino i soldi solo
mendicando non è così, i francescani vanno anche a lavorare,
specialmente aiutano i contadini. I seguaci diventano sempre di
più e Francesco dà loro una regola, che dice: - Bisogna vivere in
carità, castità e povertà -. Francesco dice anche: - Chi non segue
la regola deve lasciare i frati minori -.
Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto da papa Innocenzo III; nel
1212 anche Chiara d'Assisi prese l'abito monastico, istituendo il
secondo ordine francescano, detto delle clarisse.
Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane,
Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a
tornare, e altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera
missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori. Nel
1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però
riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al
1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise
dall'incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il
terzo ordine dei francescani, i terziari.
Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni
di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i
segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non
concordano. Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per
anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che
non indebolì tuttavia quell'amore per Dio e per la creazione
espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad
Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e
sorelle, ed è contenuto l'episodio in cui il santo predica agli uccelli.
Francesco, che è patrono d'Italia, venne canonizzato nel 1228 da
papa Gregorio IX. Viene sovente rappresentato nell'iconografia
tradizionale nell'atto di predicare agli animali o con le stigmate.
Nell'anno quarto decimo della Religione de' Minori. Fin dalla sua
origene il Signore dimostròssi impegnatissimo a protegerlo; anzi con
un stupendo miracolo volle, e dié motivo alla sua fondazione".
IL MIRACOLO
Il santo, di ritorno dalle Puglie, dove
volentieri si recava pellegrino presso
Monte Sant’ Angelo, nel cuore
dell'inverno era passato per Montella ma,
chiesta invano ospitalità, dové trovare
riparo nel bosco denominato Folloni.
Quella notte nevicò, ma ecco che il
mattino seguente l'albero sotto cui egli si
era riparato meravigliosamente si rivelò
non essere stato toccato dalla neve.
Saputa la cosa il signore del paese, certo
Ragone Balbano conte di Conza e di
Montella, venne a cercare l'uomo di Dio
pregandolo di trattenersi come ospite
presso di lui.
Tau dipinto da San Francesco.
L'immagine è conservata presso la
cappella della Maddalena
(detta anche della Madonna) nel Santuario
Francescano di
Fonte Colombo a Rieti (Italia).
Francesco preferì proseguire il suo viaggio ma lasciò dei frati perché
in quel luogo edificassero un romitorio e col loro operato
convertissero i ladri che infestavano il bosco.
Il primo romitorio, dedicato all'Annunziata, è tuttora visibile sotto il
pavimento della sacrestia dopo vari interventi di scavo. Si tratta di
una piccola chiesetta di semplice struttura: un vano unico con la
copertura sostenuta da colonnine di piperno. Agli inizi, com'era
consuetudine ai tempi di San Francesco, i frati costruirono nei pressi
della piccola Chiesa delle semplici abitazioni in legno, come quelle
della gente povera del luogo, ma negli anni a venire costruirono opere
in muratura. Un antico muro inglobato nel chiostro quattrocentesco
testimonia ancor oggi i continui lavori di ampliamento e gli interventi
atti a rafforzare le strutture squassate dai frequenti terremoti.
La modernità di San Francesco
San Francesco era un uomo che
rispettava e proteggeva la natura,
come si può vedere dal suo testo
più famoso 'il Cantico delle
Creature'. La protezione
dell'ambiente ancora oggi è un
argomento attuale, perché la
società con l'industrializzazione è
arrivata a un punto in cui la natura
viene inquinata sempre di più. La
gente ha bisogno di andare in
campagna o di uscire all'aria aperta
per rilassarsi dallo 'stress'
quotidiano.
Il saio cinerino di San Francesco d'Assisi
Basilica di San Francesco in Assisi:
Cappella delle Reliquie
E per rilassarsi la gente ha bisogno di un paesaggio non inquinato da
fabbriche o macchine, che non è stato cambiato dall'uomo. Per questo
si sono formati alcuni gruppi come Greenpeace, WWF, Legambiente,
che combattono contro l’inquinamento della terra. Esistono anche dei
partiti politici, che s’impegnano per la protezione della natura e
lottano per uno sviluppo che non sia contro l'uomo.
Un altro argomento che San Francesco tratta è la vita in povertà e
l'assistenza di ammalati e bisognosi. Ancora oggi tante persone
vedono in questo la salvezza e il sentiero che porta a Dio. Ci sono
delle istituzioni come la "Caritas" che aiutano la gente che ha bisogno,
per esempio, di sostenimento finanziario; o nei paesi del terzo mondo
portano aiuti finanziari e tecnici, per migliorare il livello di vita.
Sembra che questo Santo, Patrono d'Italia, prevedesse con chiarezza
dove portava lo sfruttamento della natura e degli altri uomini, e
volesse ricordare a tutti la semplicità dei bisogni umani.
S. Francesco, un contestatore della
mentalità del suo tempo
San Francesco sin da piccolo è spensierato, allegro, ottiene
tutto ciò che vuole e ha tanti amici, come ogni bambino figlio
di ricchi. Vive in un mondo dove le cose importanti sono
denaro, potere, nome, eredità, valori materiali e in cui la
Chiesa è ricca, corrotta, ha potere mondano e religioso, le alte
cariche religiose possono essere comprate e sono spesso
occupate non da religiosi, ma da nobili o da altre persone
ricche. La guerra è un modo per guadagnare e la mentalità è
molto legata al denaro ed è classista. C'è commercio e
produzione nelle città italiane, quindi grande ricchezza. Le
persone sono vestite preziosamente ed è importante il modo di
vestire che distingue le classi sociali. San Francesco dopo
essere andato in guerra è cambiato, non gli piace più questo
mondo e decide di dedicarsi all'aiuto dei poveri e degli
oppressi.
Lui, alcuni suoi amici da lui chiamati fratelli e Clara vanno insieme in
campagna e ricostruiscono una chiesa romanica e danno aiuto ai
poveri.
Creano due ordini religiosi, uno maschile,i Francescani e una
femminile, le Clarisse. La loro regola è basata sulla castità, povertà e
carità, ma anche sulla bontà e l'elemosina. Rispetta la natura, vive per
il prossimo e aiuta i poveri. Francesco ama la natura come il sole, la
luna, il vento, la terra e tutte le cose belle, ma anche la morte
corporale come una sorella e dice che i buoni non avranno da
preoccuparsi. Per lui tutti sono uguali, non come in città dove esistono
le grande differenze sociali.
Francesco vuole che la Chiesa si riformi e che non si faccia sedurre
dalle ricchezze. Vuole essere esempio per i ricchi che pensano solo a
se stessi mentre i poveri e gli oppressi vengono scacciati. Per tutti
questi fatti diventa uno dei contestatori della mentalità del suo tempo
e nascono conflitti tra i Francescani, la Chiesa e il comune.
Nonostante questo è un simbolo del desiderio di rinnovamento, della
semplicità dei bisogni umani del rispetto della natura che anche oggi
ha un suo profondo significato.
Come è/era visto SAN FRANCESCO
Prima della conversione
Figlio di un
MERCANTE
Grandi
feste
Numerosi
Punto di riferimento
amicieconomico per la città
Dopo la conversione
orrori della guerra
causa della sua
conversione
codardo
Rinuncia ai
suoi beni
Nudo davanti
al vescovo
Rinnega il
padre Pietro
Si aspettavano che portasse
avanti l’attività di famiglia
Trattato male
come un servo
Decide di vivere nel
lebbrosario
GUERRA CONTRO
PERUGIA
Padre e madre orgogliosi di lui
Si rifugia in
un convento
viene catturato e
rilasciato dopo un riscatto
Nel film
Cavani anche
lebbroso “Tu
sei matto”
Sofferenza
del padre
Scalpore della
folla
La madre sembra
accettare la decisione
di Francesco
Maledice
Francesco
Alcuni li considerano
ipocriti perché “avevano
rinunciato a tutto per
vivere sulle spalle degli
altri”
Arrivano tante
persone che
vogliono vivere
come lui
Tra questi
Chiara, Leone
Quando chiede
cibo molti lo
scacciano lo
insultano lo
deridevano
“Tu avevi tutto e
lo hai rifiutato”
Cantico di frate sole o delle creature
Altissimo, onnipotente, bon Signore,
Tue so le laude, la gloria e l’onore e onne benedizione.
A te solo, Altissimo, se confano e nullo omo è digno te mentovare.
Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature,
Spezialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno, e allumini noi per lui.
Ed ello è bello e radiante cun grande splendore: de te, Altissimo, porta significazione.
Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le Stelle:
In cielo l’hai formate clarite e preziose e belle.
Laudato si, mi Signore, per frate Vento, e per Aere e Nubilo e Sereno e onne tempo,
per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si, mi Signore, per sor Aqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e casta.
Laudato si, mi Signore, per frate Foco, per lo quale enn’allumini la nocte:
Ed ello è bello e iocondo e robustoso e forte.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sostenta e governa,
E produce diversi fructi con coloriti fiori ed erba.
Laudato si, mi Signore,
per quelli che perdonano per lo tuo amore e sostengo infirmitate e tribulazione.
Beati quelli che ‘l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
Da la quale nullo omo vivente po’ scampare.
Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali!
Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati, ca la morte seconda no li farrà
male.
Laudate e benedicite mi Signore, e rengraziate e serviteli cun grande umiliate.
Siti utilizzati per la ricerca:
Immagini:
it.wikipedia.org
keptar.demasz.hu
Informazioni utili:
it.wikipedia.org/wiki/San_Francesco_d'Assisi
LAVORO DI BRUALDI, CAPPELLETTI, CARRABBA, MAZZA
LA FIGURA DEL
MERCANTE
Il Mercante
Cause e
conseguenze del
potere del
mercante nel ‘500
1500 d.C.
Migliori condizioni climatiche
Aumento demografico
Pressioni sulle risorse disponibili
Risposte diverse in 3 aree
Nord-atlantica
Riconversione e recinzione terre
demaniali
Cultura intensiva
Specializzazione cultura
lino
lana
Mercante
“RE” del
tempo
Aumento
Medio
quantità
circolatore
monete
contrabban Oro &
inflazione
argento
do
Traffici transoceanici
Diversificazioni delle
strutture e delle
risorse economiche
per le aree geograf.
Centro-orientale
rifeudalizzano
selvaggio
cerealizzazione
+ estensione
+ prodotto
Mediterranea
Cerealizzazione
agricoltura
Latifondo
estensivo
Rifeuda-lizzazione
terre abbandonate
nel ‘300
Il Mercante Italiano Nel
Medioevo



Il mercante italiano fu protagonista nell’età comunale, la sua
posizione rompeva le immobili strutture del passato,
superando i confini naturali della penisola e muovendosi per
terre e per mari con operosità e intraprendenza. La sua
immagine comportò però anche aspetti negativi come:
l’egoismo sociale e politico, lo sfruttamento dei contadini, il
controllo attraverso le corporazioni dei ceti salariati e l’attività
usuraia.
Il mercante stravolse la vita politica, sociale ed economica del
paese, riaprendo le porte al traffico interno ed internazionale
chiuso in precedenza a causa del sistema feudale e delle
barriere naturali.
La sua entrata nel mondo del commercio comportò: una netta
ripresa delle attività manifatturiere e un ingrandimento degli
affari bancari, a cui seguì la nascita di movimenti come il
prestito, il finanziamento e il cambio di moneta.
Il mercante, fu un sostegno importante per la nascita, lo sviluppo
e le lotte del comune contro l’impero e lo stato pontificio,
aiutandolo nell’organizzazione delle attività economiche, tributarie
e finanziarie; visitò ogni angolo del mondo allora conosciuto, tocco
le coste di tutti i continenti dall’Europa all’Asia per arrivare
all’Africa.
La sua cultura era caratterizzata da uno spontaneo senso
dell’ordine e della precisione; fattore che veniva insegnata ai figli
fin da bambini, sviluppata nell’adolescenza attraverso il tirocinio
nella bottega di un altro mercante, alla fine della era pronto per
partire alla volta di tutti i mercati, di tutte le fiere, di tutte le
abbazie e di tutte le corti, sempre armato e pronto a tutto.
Grazie a ciò la cultura del mercante diventò universale e colta
rispetto al conoscere il mondo e i comportamenti di tutti gli uomini
che lo popolano.
(da A. Sapori, IL MERCANTE ITALIANO NEL MEDIOEVO).
Fly UP