Diapositiva 1 - Liceo Scientifico Mariano IV d`Arborea Oristano
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Diapositiva 1 - Liceo Scientifico Mariano IV d`Arborea Oristano
STORIE DI SPADE, FEDE E DANARI Le figure più importanti nella vita sociale del Medioevo INDICE DEI LAVORI: • • • • L’evoluzione del cavaliere I movimenti religiosi La figura del santo e della santa La figura del mercante STORIA DI TRE UOMINI D’ARME Dal guerriero germanico al cavaliere cortese CAVALIERE GUERRIERO Fin dalle epoche remote, le popolazioni germaniche riconoscevano al guerriero a cavallo un altissimo prestigio. Erano uomini feroci, violenti, non conoscevano altri ideali che non fossero armi e guerra, e perciò incompatibili con l’etica cristiana. Erano rudi guerrieri che partecipavano a rituali iniziatici, prove di forza e di destrezza con le armi, sopportavano ferite e dolori. Commettevano continue violenze contro i “poveri” e gli indifesi. Dal X secolo diventano “professionisti della guerra”, membri di una comitiva a servizio di un aristocratico. A partire dal X secolo, dopo la disgregazione dell’impero di Carlo Magno, il guerriero a cavallo assume un ruolo preminente nella pratica militare… … diventano poi vassalli dei signori che vogliono mantenere saldo il proprio potere, in antagonismo con quello reale. In cambio ricevevano uno stipendio (armi, cavalli, vestiti, alloggio). CAVALIERE CROCIATO "Sono leoni in guerra e agnelli pieni di dolcezza nelle loro case. Sono rudi cavalieri nel corso delle spedizioni militari ma simili a eremiti nelle chiese. Sono duri e feroci contro i nemici di Dio e prodighi di carità verso gli uomini pii e timorati di Cristo...E tutte le volte che i cavalieri erano chiamati alla battaglia, essi domandavano non quanti fossero i nemici, ma in che luogo si trovassero…" Jacques de Vitry Histoire des Croisades. Venivano chiamati dai musulmani i "diavoli rossi“. CAVALIERE CORTESE Nel XII secolo si diffonde il modello della "cortesia", ossia l'insieme di valori che un cavaliere deve possedere per conquistare la donna amata: fierezza dei modi, galanteria, eleganza, buone maniere e liberalità (generosità estrema col denaro). CONTESTO STORICO: Gli ideali del cavaliere cortese nascono dai romanzi della lirica trobadorica e dal cambiamento della società. Il cavaliere non è più soltanto difensore della fede (come nella tradizione delle chansons de geste)ma anche dotato di virtù laiche. LIBRI LETTI IN CLASSE IL LANCILLOTTO DI CHRÈTIEN DE TROYES PERCEVAL DI CHRÈTIEN DE TROYES IL LANCILLOTTO Il cavaliere deve dimostrare di essere degno di amore, mediante un comportamento improntato ad una grande generosità e nobiltà d’animo. Un tale amore, praticato con disciplina quasi religiosa, non poteva non essere ricambiato. Il linguaggio usato era spesso addirittura preso dalla mistica religiosa. Ti adoro, diceva infatti l’amante all’amata, (v. Lancillotto che ama la regina Ginevra). TRAMA LIBRO: Ginevra, moglie di re Artù, è stata rapita dal malvagio Meleagant, figlio del re di Gorre. Molti cavalieri partono per liberare la regina, tra cui Keu, Galvano e Lancillotto… … Un nano promette a Lancillotto di condurlo al regno di Gorre, a patto che salga sulla carretta dei condannati a morte. Egli combattuto tra il desiderio di salvare il proprio onore e l'amore per la regina sale e viene condotto in un castello, dove gli si insegna la strada, piena di ostacoli da superare… … Con l'aiuto di un anello incantato Lancillotto giunge a Gorre, dove Ginevra, offesa per aver esitato a salire sulla carretta, rifiuta però di parlargli. Lancillotto viene infine accolto da Ginevra, che gli si concede; uccide Meleagant in duello e libera la regina insieme ad altri prigionieri. PERCEVAL TRAMA LIBRO: Il padre di Perceval muore in guerra e la madre, non vuole che anche il figlio faccia la stessa fine. Il giovane cresce e decide di diventare cavaliere. Egli non conosce nè l'amor cortese, nè la gentilezza di cui un nobil uomo non può fare a meno… … Incontra un vecchio saggio che gli spiega le virtù di un cavaliere e come diventarlo. Galoppa galoppa, arriva al castello di Re Artù, da dove vede uscire un uomo a cavallo con una "coppa d'oro" e una lancia: gli stessi oggetti che lo avevano tanto meravigliato da bambino… … Lo stesso giorno, davanti alla lancia e alla coppa, rivede una ragazza di cui aveva approfittato: egli ora è un cavaliere e le chiede perdono, ma il marito, a conoscenza di ciò che Perceval aveva fatto con la sua donna, vuole sfidarlo. Perceval lo sconfigge. SITI UTILIZZATI PER LA PRESENTAZIONE TESTO: http://it.wikipedia.org www.templaricavalieri.it Romanzi letti in classe IMMAGINI: www.templaricavalieri.it Motore di ricerca GOOGLE REALIZZATO DA: BENEDETTA GRIECO LA FIGURA DEL SANTO E SANTA MOVIMENTI POPOLARI SOCIALI A SFONDO RELIGIOSO MOVIMENTI LOLLARDI JAQUERIE USSITI I LOLLARDI Il nome Lollardo proveniva da un movimento evangelico nato dopo il 1300 in Olanda. Essi erano, predicatori itineranti popolari, seguaci di Wycliffe ma più radicali. CAUSE MOVIMENTO RELIGIOSO: le ricchezze smisurate e gli abusi della chiesa inglese. LA RIVOLTA CONTADINA • I Lollardi parteciparono alla rivolta contadina del 1381. • Devastarono le tenute nobiliari e i monasteri; • Prelevavano bestiame e beni mobili; • Incendiavano i documenti riguardanti le obbligazioni dei lavoratori; CONSEGUENZA: Molti feudatari furono costretti ad abolire la servitù della gleba, le corvées, e a diminuire i tributi. TEORIE RELIGIOSE •La salvezza non si ottiene dalle opere di fede pubblica ma dall'osservanza delle leggi di Dio e della preghiera privata. CONSEGUENZA: diffondevano l'uso della Bibbia presso le popolazioni incolte. •Erano contrari al primato del papa sull'intera chiesa e contrari al primato della chiesa di Roma, su quella europea. •Giudicavano "simoniaca" la chiesa romana ed erano contrari alla vendita delle indulgenze. JACQUERIE Rivolta contadina in Francia che prese il nome da Jacques Bonhomme, dispregiativo rivolto dai nobili ai rustici. L'epicentro della rivolta fu l'^Ile-de-France, dove si collegò in parte all'azione del prevosto dei mercanti di Parigi Etienne Marcel. Il bersaglio principale,sembrò essere l’ incapacità del nobile di svolgere il compito di combattere con successo per difendere i laboratores. HUSSITI Gli Hussiti furono i seguaci del riformatore Jan Hus, bruciato sul rogo durante il Concilio di Costanza. Negli anni successivi la morte del loro caposcuola, da subito venerato come martire della riforma in Boemia e del nazionalismo ceco, gli hussiti si organizzarono sotto vari predicatori, il più importante dei quali fu Jakoubek di Stribo, successore di Hus alla Cappella di Betlemme. IL MANIFESTO HUSSITA Libertà per i preti di predicare le Sacre Scritture in lingua locale. Comunione eucaristica sotto ambedue le forme, il calice contenente il vino e il pane, data sia agli adulti che ai bambini. Espropriazione dei beni ecclesiastici e povertà del clero. Pene temporali per i peccati mortali commessi da membri del clero. SITI UTILIZZATI PER LA REALIZZAZIONE DELLA PRESENTAZIONE • www.eresie.it • www.sapere.it • www.valsesiascuole.it • www.processionemisteript.it •www.homolaicus.com/storia/moderna/riforma_protestante/lollardi.htm LAVORO DI AUSTONI, BARBIERI, GRIECO, RAINERI CHE COSA SONO I MOVIMENTI ERETICALI? Con il termine movimenti ereticali vengono storicamente definiti alcuni movimenti che misero in discussione la dottrina e/o la teologia della Chiesa Cattolica, discostandosene, spesso per criticarne al contempo alcuni aspetti come ad esempio l'eccessiva ricchezza o il coinvolgimento nella politica attiva. QUALI SONO GLI ORDINI ERETICALI PIU’ DIFFUSI? - i CATARI della Germania, Francia e Italia - i VALDESI di Francia - i DOLCINIANI d’Italia - i LOLLARDI d’Inghilterra - gli HUSSITI della Boemia - GIOACCHINO da FIORE Rogo dei Catari L’eresia più forte è quella dei catari sviluppatasi nel tardo XII secolo nelle città tedesche della Renania. Il nome di questi eretici deriva dal greco e questo fatto suggerisce un’origine orientale della dottrina ma l’origine è del tutto sconosciuta. L’esistenza dei catari venne segnalata per la prima volta nel 1140 nelle città della Renania ma nei trent’anni successivi il catarismo si diffuse nelle Fiandre, nel Piemonte, in Lombardia e in Francia. Nel 1179 il papa convocò il Concilio laterano III, che condannò come eretiche le dottrine catare. Queste dottrine si configuravano come una religione del tutto nuova piuttosto che un’eresia all’interno del cristianesimo. I catari infatti negavano ogni monopolio del sacro da parte delle gerarchie ecclesiastiche, inoltre essi si avvicinavano ai bisogni religiosi delle masse popolari con un’efficace predicazione diretta e con l’esempio della loro vita. Come predicatori popolari, i catari mostravano somiglianze con i valdesi, ma molte altre credenze li allontanavano assai dalla religione cristiana. Essi inducevano i loro fedeli a reprimere ogni impulso della vita corporea e sostenevano che la materia fosse stata creata da un principio del Male del tutto opposto alla divinità del Bene. Oscura e complicata, la teologia catara era perfettamente chiara nel suo rifiuto dei sacramenti, e in particolare, quello del matrimonio, che sembrava del tutto ripugnante rispetto alla loro condanna della vita sessuale. Tuttavia, solo una minoranza dei catari, detti i “perfetti”, si attenevano alla lettera a queste convinzioni. L’intransigenza portava però spesso questi perfetti al fanatismo e alla sfida aperta verso l’autorità religiosa, fino alla ricerca volontaria del martirio. Verso la fine del XII secolo molti ormai temevano che nella Languedoc, il catarismo stesse diventando più diffuso del cattolicesimo. Dal 1195 gli albigesi (chiamati in questo modo dal nome della città di Albi che era il loro centro più forte) contavano sulla protezione del conte di Tolosa Raimondo VI. In seguito all’uccisione di un rappresentante del papa da parte di un fanatico albigese (1208), il papa Innocenzo III bandì una vera e propria crociata verso i catari, provocando l’intervento violento dei baroni della Francia feudale attirati dalla prosperità di quella regione. Il conte di Tolosa venne accusato di non essersi opposto al catarismo e venne sospettato egli stesso di eresia. Per vent’anni la Languedoc tolosana fu devastata da una guerra spietata, vedendo travolta la propria tradizione politica e culturale e venendo infine annessa al regno di Francia. Simbolo del Movimento valdese I Valdesi ebbero origine nel Medioevo come seguaci del predicatore Pietro Valdo di Lione. Valdo nel 1173 decide di abbandonare la moglie, far accogliere le figlie nel monastero di Fontevrault e offrire tutta la sua ricchezza ai poveri. In seguito si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto di castità e vestiti solo di stracci, andava in giro a predicare la Parola di Dio; ben presto il gruppo fu identificato con l'espressione "poveri di Lione". La loro predicazione si rivolge principalmente contro il dualismo cataro. La loro buona fede è testimoniata dalla loro ricerca di approvazione ecclesiastica nel 1179, in occasione del terzo concilio lateranense si incontrarono con il pontefice Alessandro III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola. L'annuncio del Vangelo infatti era riservato solo ai chierici e agli ecclesiastici, ai laici non era permesso predicare. Valdo tuttavia continuò a diffondere la Parola di Dio nel 1180, fu convocato in un sinodo a Lione dal cardinale Enrico di Marcy in cui Valdesio e i suoi seguaci dichiararono la loro completa ortodossia. Nel 1184 con la bolla Ad Abolendam, papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ereticali tra cui i poveri di Lione, i valdesi. La motivazione rimase la "presunzione" dei valdesi a voler predicare in pubblico, comunque, il movimento valdese continuò la sua espansione verso il Mezzogiorno di Francia e il Settentrione d'Italia, in Germania, in Svizzera, e persino in Austria, Spagna, Ungheria, Polonia e Boemia. Le comunità valdesi erano organizzate su due livelli: vi erano i "perfetti" che seguivano i tre voti monastici di povertà, castità, e obbedienza, e i semplici fedeli. La comunità aveva tre gradi gerarchici: diaconi, presbiteri e vescovi. Osservavano la preghiera delle Ore e i digiuni, celebravano la Cena del Signore e la sera del Giovedì Santo praticavano la lavanda dei piedi. Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre nelle varie lingue popolari. Dopo la scomunica, però, il movimento valdese iniziò a sfaldarsi in gruppi locali. Nel 1205 circa, una parte di valdesi dette vita ad un gruppo detto Poveri Lombardi. Entrando in Lombardia i valdesi trovarono una miriade di Comuni in lotta perenne tra loro. I valdesi comunque non ebbero problemi a inserirsi nelle strutture comunali. Ma in Lombardia i valdesi vennero ben presto a contatto con altri movimenti popolari. I valdesi lombardi furono influenzati al punto da adottare dei provvedimenti che provocarono la reazione di Valdo fino alla scissione che ebbe luogo nel 1205, essenzialmente a causa di tre motivi: 1) Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare ma vivere in povertà per non essere corrotti dall'amore per le ricchezze. 2) I lombardi si scelsero un capo, Valdo obiettava che l'unico preposto del loro movimento doveva rimanere Gesù Cristo. 3) I lombardi elessero dei ministri ai quali affidarono compiti sacerdotali come la consacrazione dell'eucaristia. Tra il 1205 e il 1207 morì Valdo senza essere riuscito a ricomporre lo scisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Durando D'Osca, insieme ad un gruppo di discepoli, tentò di far riconoscere alla Chiesa romana i punti essenziali della primitiva ispirazione di Valdo. La speranza però si rivelò illusoria: il papa, nel 1208 non colse i motivi centrali della loro ispirazione. I valdesi furono duramente perseguitati anche nei secoli successivi ma, a differenza dei catari, l'Inquisizione non riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la durissima repressione. Il movimento valdese riuscirà ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante franco-elvetica nel 1532-1560. Dipinto di Fra Dolcino In Europa a partire dall’XI secolo, si diffusero molti movimenti ereticali. Le regioni che risentirono di questa influenza furono l’Italia, l’Inghilterra, la Boemia. In Italia, due sono i fattori che sembrano agire alla base della tormentata vita spirituale del XIV secolo. Da un lato la durezza dei tempi(carestie, epidemie, guerre) che, alimentando il sentimento della precarietà della vita, imponeva una riflessione intorno al destino ultimo dell’uomo, avvertito come incombente, oltre che inevitabile. Dall’altro la crescente mondanizzazione della chiesa che provocava ribellioni silenziose o clamorose. A rendere più cupo il senso della vita subentrava spesso la credenza che gli eventi distruttori fossero una punizione divina da scontare con pratiche espiatorie come l’autoflagellazione. Tra le manifestazioni dell’acuto disagio religioso vi era quella legata al nome di Dolcino Tornielli, detto Fra Dolcino, trascinatore del movimento dei cosiddetti “apostolici”, diffuso tra la Lombardia e il Piemonte. Sostenitori di una sorta di comunismo dei beni e refrattari a ogni tipo di gerarchia ecclesiastica, gli apostolici vennero accusati di eresia. Furono inseguiti e assediati da una crociata bandita contro di loro da papa Clemente V. Catturati in Valvesia dove si erano rifugiati, furono arsi vivi in gran numero a Novara. A lungo in bilico tra ortodossia ed eresia restò il movimento degli “spirituali”, l’ala di stretta osservanza dell’Ordine francescano contrapposta ai “conventuali”, l’ala moderata. La scelta intransigente della povertà evangelica e la conseguente critica della chiesa mondanizzata del tempo procurarono loro una prima condanna da parte del Papa Giovanni XXII. Fu a questo punto che una parte degli spirituali radicalizzò ulteriormente la propria posizione e incorse nella scomunica papale per eresia, diventando oggetto di una persecuzione molto dura che non esitava a ricorrere alla tortura e al rogo. Ritratto di Jan Hus Molto più importante per dimensione e per rilevanza teologica era il movimento che sorse qualche decennio più tardi in Inghilterra e che si incrociò con la grande insurrezione inglese del 1381, grazie all’attività di propaganda di una schiera di predicatori detti lollardi. Costoro trasmettevano l’insegnamento di un professore di teologia dell’università di Oxford, John Wycliffe, il quale sosteneva la necessità di tornare alla chiesa primitiva facendo rivivere lo spirito di povertà e la semplicità che l’avevano animata la sua dottrina venne dichiarata eretica nel 1428. All’esperienza di Wycliffe e dei lollardi si richiamò il teologo boemo Jan Hus, che fece la sua aspra critica nei confronti della chiesa mondanizzata e trasmise l’aspirazione alla povertà evangelica in un movimento nazionalistico caratterizzato da un forte sentimento anti-romano e anti-germanico diffuso in tutta la Boemia. Grazie al nazionalismo boemo, affondava le sue radici da un lato nell’avversione al fiscalismo romano, dall’altro nell’opposizione al massiccio afflusso di tedeschi sul territorio boemo a partire dalla seconda metà del 300. Quando nel 1415 Hus che si era recato al concilio di Costanza per difendere la sua posizione venne condannato e condotto al rogo, la Boemia si sollevò e inflisse ripetute sconfitte agli eserciti imperiali. nel 1420 furono redatti gli Articoli di Praga che contenevano i principi fondamentali comuni a tutto il movimento degli hussiti. Immagine di Gioacchino Gioacchino da Fiore vide la luce nelle propaggini della Sila, quando si costituiva il regno Normanno di cui visse tutte le vicissitudini fino al suo tramonto ed all’affermazione degli Svevi con Enrico VI e la Imperatrice Costanza. Nacque a Celico intorno al 1130. La sua appartenenza alla borghesia locale gli permise di attendere agli studi in quella Cosenza, che non difettava di buoni maestri, specie nei suoi cenobi, che erano centri culturali oltre che religiosi. Ciò appare evidente dalla conoscenza del greco, dalla finezza del suo latino e dalla profonda padronanza di testi scritturistici che ricorrono nei suoi scritti. La sua formazione fu prettamente latina ed egli non ebbe nulla a che vedere con i monaci greci, che al suo tempo avevano una posizione predominante nella Calabria meridionale, ma del tutto trascurabile nella Cosenza normanna. Entrò a 25 anni nell’Ordine dei Cistercensi. Trasferito a Corazzo fu ordinato sacerdote, poi eletto Abate (1177). Nel 1183 durante la sua permanenza nell’Abbazia di Casamari, nel Lazio, incontrò a Veroli il Papa Lucio III ed ottenne da lui la "licentia scribendi". Le sue dottrine ed il suo ideale di vita monastica, particolarmente austera e rigorosa, lo avevano messo in urto con il suo Ordine dal quale egli si staccò nel 1189, fondando a San Giovanni in Fiore la nuova "Congregazione Florense". Riuscì ad ottenere privilegi per la sua Abbazia da Enrico VI e Costanza. Dal Papa Celestino III ebbe invece il riconoscimento del proprio ordine. Gioacchino da Fiore incarna in pieno il temperamento bruzio, forte ed elastico, a volte duro, ma sempre sincero ed affettuoso, quale emergerà più tardi in San Francesco di Paola, col quale ha tanti punti di convergenza: spirito di penitenza, fortezza di carattere, dono della profezia, distacco completo dalle cose del mondo, opposizione ai potenti della terra, angariatori ed oppressori del popolo. A Riccardo Cuor di Leone disse francamente che la sua crociata non sarebbe approdata a nulla; all’Imperatrice Costanza, che voleva confessarsi da Lui, disse risolutamente: "poichè io in questo momento occupo il posto di Cristo e tu quello di Maria Maddalena penitente, lascia il tuo trono e scendi sulla terra, altrimenti io non ascolterò la tua confessione". Gioacchino è un fedelissimo assertore, in sintonia con i "padri santi e cattolici", dell’unità della sostanza e della Trinità delle Persone. È un motivo ricorrente in tutte le sue opere, perchè è il perno della sua teologia della storia. La vita trinitaria divina si riflette in tre distinte età della Storia. La prima età, che appartiene al Padre, è l’epoca trascorsa dell’antico testamento, la seconda, presente e prossima alla conclusione, è il Figlio, la terza, futura, è quella dello Spirito Santo ed è il completamento dell’età del Figlio. Questa "profezia" del terzo ed ultimo stato del mondo, frutto di una geniale ed attualissima analisi strutturale e tipologica della storia in chiave di esegesi biblica, rivelò il segno positivo della storia nella sua tensione verso uno stato di massima diffusione dei valori dello Spirito. Il messaggio di Gioacchino si proiettò subito sulla inquieta e movimentata vicenda della spiritualità francescana del Medio Evo, che ne fu profondamente segnata ed ispirata. Per la realizzazione di questa presentazione abbiamo utilizzato le seguenti fonti: ~ “L’età medioevale e moderna” di Scipione Guarracino ~ “Piani percorsi dalla storia” di Riccardo Marchesi ~ www.wikipedia.it LAVORO DI BERNORIO, CANTELLI, PAULLI, RANDO MOTIVI ED ESIGENZE DI RIFORMA Preti corrotti e interessati soprattutto al denaro I fedeli si ribellano ai preti e ai loro sacramenti a causa della loro corruzione gruppo sociale elabora un proprio concetto di riforma. Il medio ceto si interessa alle conseguenze politiche I ceti minori alla vita religiosa. Si avverte un rapporto più diretto con la divinità concetto di proprietà, diritto, giurisprudenza, Stato, arte, sapere scientifico Formazione di classi nuove con nuove attività pratiche, ricchezze, bisogni morali e concezioni della vita. Si dà più valore al contenuto morale della religione Nel popolo si diffonde una curiosità nuova di comprendere le questioni della fede Cresce l’aspirazione a un ritorno alle origini del Cristianesimo interessa dapprima i colti, poi si estende anche agli altri ceti. Agli uomini di cultura è più facile l’accesso ai testi sacri. La borghesia è interessata a rinnovare lo Stato. Nei loro dibattiti si preoccupano di argomentare l’importanza della vita spirituale. La stampa contribuisce alla diffusione di testi sacri in traduzione volgare, Vi erano minoranze che avevano abbandonato le questioni favorendone l’assimilazione di vita pratica per abbracciare le predicazioni del Vangelo. anche da parte dei ceti minori. A cui si ispiravano nelle loro scelte di vita Necessità di plasmare una nuova chiesa a Immagine di quella menzionata nelle Sacre Scritture. La borghesia è interessata a rinnovare lo Stato. Nei loro dibattiti si preoccupano di argomentare l’importanza della vita spirituale. le forze politiche avevano trovato potere nelle istituzioni comunali feudali emarginati verso la campagna mercanti in evidenza XI-XIII secolo conflitto papa imperatore laceranti scomuniche guerre anti papi Umanesimo e rinascimento Crisi monachesimo cluneacense Profonde aspirazioni religiose non appagate Ordine francescano cristiani confusi Nuove scoperte volevano guida veramente cristiana rinuncia ai beni materiali per eliminare la violenza verso gli altri desiderio autenticità cristiana che non coincide con l’apparato ecclesiastico che si pone come mediatore il cambiamento di conoscenza segna un’intera epoca i cristiani attuano controversie contrasti fortissimi contro i pagani LAVORO DI CALCATERRA, FIORENTINI, GAROTTA, TRONI LA VITA DI SAN FRANCESCO LA VITA San Francesco nasce nel 1182. È figlio di un ricco mercante di stoffe e di una nobile donna provenzale. Predicatore e mistico italiano, fondatore dell'ordine francescano. Giovanni Francesco Bernardone, , istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale, condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo ridusse a mutare il suo stile di vita: tornato ad Assisi. Nel 1205, Francesco si dedicò a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto, dopo aver avuto una visione di san Damiano d'Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa a lui dedicata. Il padre di Francesco, adirato per i mutamenti nella personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, lo diseredò; Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi, eletto da Francesco arbitro della loro controversia. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Nella cappella di Santa Maria degli Angeli, nel 1208, un giorno, durante la Messa, ricevette l'invito a uscire nel mondo e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10:5-14), a privarsi di tutto per fare del bene ovunque. Tornato ad Assisi l'anno stesso, Francesco iniziò la sua predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo ordine poi chiamato primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, la loro prima sede fu la chiesetta della Porziuncola. Il primo giovane amico che si unisce a San Francesco si chiama Bernardo di Quintavalle. Poco dopo un terzo e un quarto lo seguono, il gruppo intorno a San Francesco aumenta. I Fratelli hanno tanti dubbi da chiarire. Non sanno se vogliono vivere insieme con le persone della città, o in solitudine nelle campagne, perché lì é la povertà. I francescani vengono chiamati uomini di bosco perché sono vestiti stranamente. Francesco vuole anche un rinnovamento della Chiesa. I Francescani non vogliono diventare famosi, ma solo, che tante persone si uniscano ai fratelli minori. Francesco dà ai fratelli una meta precisa: loro devono essere nel buio del mondo (parte povera) ed essere esempi della vita. Cioè nello stesso tempo vivere appartati in umiltà e povertà ma anche essere visibili per il loro comportamento. LA SANTITA’ E LA REGOLA La santitá San Franceso sente ogni volta odori dolci quando ascolta grandi fatti dei fratelli santi che sono usciti nel mondo. I fratelli minori vogliono cambiare il loro stile di vita. Infatti non l' organizzazione, non la teologia, non gli studi interessano San Francesco. Lui vede il suo compito nella realizzazione del modo di vita del Vangelo. Solo la vita francescana conta agli occhi di San Francesco. La regola Vuole che i fratelli rappresentino la vita di Cristo. Anche se qualche persona pensa che i frati minori guadagnino i soldi solo mendicando non è così, i francescani vanno anche a lavorare, specialmente aiutano i contadini. I seguaci diventano sempre di più e Francesco dà loro una regola, che dice: - Bisogna vivere in carità, castità e povertà -. Francesco dice anche: - Chi non segue la regola deve lasciare i frati minori -. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto da papa Innocenzo III; nel 1212 anche Chiara d'Assisi prese l'abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, detto delle clarisse. Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tornare, e altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori. Nel 1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise dall'incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il terzo ordine dei francescani, i terziari. Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non concordano. Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia quell'amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e sorelle, ed è contenuto l'episodio in cui il santo predica agli uccelli. Francesco, che è patrono d'Italia, venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX. Viene sovente rappresentato nell'iconografia tradizionale nell'atto di predicare agli animali o con le stigmate. Nell'anno quarto decimo della Religione de' Minori. Fin dalla sua origene il Signore dimostròssi impegnatissimo a protegerlo; anzi con un stupendo miracolo volle, e dié motivo alla sua fondazione". IL MIRACOLO Il santo, di ritorno dalle Puglie, dove volentieri si recava pellegrino presso Monte Sant’ Angelo, nel cuore dell'inverno era passato per Montella ma, chiesta invano ospitalità, dové trovare riparo nel bosco denominato Folloni. Quella notte nevicò, ma ecco che il mattino seguente l'albero sotto cui egli si era riparato meravigliosamente si rivelò non essere stato toccato dalla neve. Saputa la cosa il signore del paese, certo Ragone Balbano conte di Conza e di Montella, venne a cercare l'uomo di Dio pregandolo di trattenersi come ospite presso di lui. Tau dipinto da San Francesco. L'immagine è conservata presso la cappella della Maddalena (detta anche della Madonna) nel Santuario Francescano di Fonte Colombo a Rieti (Italia). Francesco preferì proseguire il suo viaggio ma lasciò dei frati perché in quel luogo edificassero un romitorio e col loro operato convertissero i ladri che infestavano il bosco. Il primo romitorio, dedicato all'Annunziata, è tuttora visibile sotto il pavimento della sacrestia dopo vari interventi di scavo. Si tratta di una piccola chiesetta di semplice struttura: un vano unico con la copertura sostenuta da colonnine di piperno. Agli inizi, com'era consuetudine ai tempi di San Francesco, i frati costruirono nei pressi della piccola Chiesa delle semplici abitazioni in legno, come quelle della gente povera del luogo, ma negli anni a venire costruirono opere in muratura. Un antico muro inglobato nel chiostro quattrocentesco testimonia ancor oggi i continui lavori di ampliamento e gli interventi atti a rafforzare le strutture squassate dai frequenti terremoti. La modernità di San Francesco San Francesco era un uomo che rispettava e proteggeva la natura, come si può vedere dal suo testo più famoso 'il Cantico delle Creature'. La protezione dell'ambiente ancora oggi è un argomento attuale, perché la società con l'industrializzazione è arrivata a un punto in cui la natura viene inquinata sempre di più. La gente ha bisogno di andare in campagna o di uscire all'aria aperta per rilassarsi dallo 'stress' quotidiano. Il saio cinerino di San Francesco d'Assisi Basilica di San Francesco in Assisi: Cappella delle Reliquie E per rilassarsi la gente ha bisogno di un paesaggio non inquinato da fabbriche o macchine, che non è stato cambiato dall'uomo. Per questo si sono formati alcuni gruppi come Greenpeace, WWF, Legambiente, che combattono contro l’inquinamento della terra. Esistono anche dei partiti politici, che s’impegnano per la protezione della natura e lottano per uno sviluppo che non sia contro l'uomo. Un altro argomento che San Francesco tratta è la vita in povertà e l'assistenza di ammalati e bisognosi. Ancora oggi tante persone vedono in questo la salvezza e il sentiero che porta a Dio. Ci sono delle istituzioni come la "Caritas" che aiutano la gente che ha bisogno, per esempio, di sostenimento finanziario; o nei paesi del terzo mondo portano aiuti finanziari e tecnici, per migliorare il livello di vita. Sembra che questo Santo, Patrono d'Italia, prevedesse con chiarezza dove portava lo sfruttamento della natura e degli altri uomini, e volesse ricordare a tutti la semplicità dei bisogni umani. S. Francesco, un contestatore della mentalità del suo tempo San Francesco sin da piccolo è spensierato, allegro, ottiene tutto ciò che vuole e ha tanti amici, come ogni bambino figlio di ricchi. Vive in un mondo dove le cose importanti sono denaro, potere, nome, eredità, valori materiali e in cui la Chiesa è ricca, corrotta, ha potere mondano e religioso, le alte cariche religiose possono essere comprate e sono spesso occupate non da religiosi, ma da nobili o da altre persone ricche. La guerra è un modo per guadagnare e la mentalità è molto legata al denaro ed è classista. C'è commercio e produzione nelle città italiane, quindi grande ricchezza. Le persone sono vestite preziosamente ed è importante il modo di vestire che distingue le classi sociali. San Francesco dopo essere andato in guerra è cambiato, non gli piace più questo mondo e decide di dedicarsi all'aiuto dei poveri e degli oppressi. Lui, alcuni suoi amici da lui chiamati fratelli e Clara vanno insieme in campagna e ricostruiscono una chiesa romanica e danno aiuto ai poveri. Creano due ordini religiosi, uno maschile,i Francescani e una femminile, le Clarisse. La loro regola è basata sulla castità, povertà e carità, ma anche sulla bontà e l'elemosina. Rispetta la natura, vive per il prossimo e aiuta i poveri. Francesco ama la natura come il sole, la luna, il vento, la terra e tutte le cose belle, ma anche la morte corporale come una sorella e dice che i buoni non avranno da preoccuparsi. Per lui tutti sono uguali, non come in città dove esistono le grande differenze sociali. Francesco vuole che la Chiesa si riformi e che non si faccia sedurre dalle ricchezze. Vuole essere esempio per i ricchi che pensano solo a se stessi mentre i poveri e gli oppressi vengono scacciati. Per tutti questi fatti diventa uno dei contestatori della mentalità del suo tempo e nascono conflitti tra i Francescani, la Chiesa e il comune. Nonostante questo è un simbolo del desiderio di rinnovamento, della semplicità dei bisogni umani del rispetto della natura che anche oggi ha un suo profondo significato. Come è/era visto SAN FRANCESCO Prima della conversione Figlio di un MERCANTE Grandi feste Numerosi Punto di riferimento amicieconomico per la città Dopo la conversione orrori della guerra causa della sua conversione codardo Rinuncia ai suoi beni Nudo davanti al vescovo Rinnega il padre Pietro Si aspettavano che portasse avanti l’attività di famiglia Trattato male come un servo Decide di vivere nel lebbrosario GUERRA CONTRO PERUGIA Padre e madre orgogliosi di lui Si rifugia in un convento viene catturato e rilasciato dopo un riscatto Nel film Cavani anche lebbroso “Tu sei matto” Sofferenza del padre Scalpore della folla La madre sembra accettare la decisione di Francesco Maledice Francesco Alcuni li considerano ipocriti perché “avevano rinunciato a tutto per vivere sulle spalle degli altri” Arrivano tante persone che vogliono vivere come lui Tra questi Chiara, Leone Quando chiede cibo molti lo scacciano lo insultano lo deridevano “Tu avevi tutto e lo hai rifiutato” Cantico di frate sole o delle creature Altissimo, onnipotente, bon Signore, Tue so le laude, la gloria e l’onore e onne benedizione. A te solo, Altissimo, se confano e nullo omo è digno te mentovare. Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature, Spezialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno, e allumini noi per lui. Ed ello è bello e radiante cun grande splendore: de te, Altissimo, porta significazione. Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le Stelle: In cielo l’hai formate clarite e preziose e belle. Laudato si, mi Signore, per frate Vento, e per Aere e Nubilo e Sereno e onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento. Laudato si, mi Signore, per sor Aqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e casta. Laudato si, mi Signore, per frate Foco, per lo quale enn’allumini la nocte: Ed ello è bello e iocondo e robustoso e forte. Laudato si, mi Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sostenta e governa, E produce diversi fructi con coloriti fiori ed erba. Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore e sostengo infirmitate e tribulazione. Beati quelli che ‘l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, Da la quale nullo omo vivente po’ scampare. Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali! Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati, ca la morte seconda no li farrà male. Laudate e benedicite mi Signore, e rengraziate e serviteli cun grande umiliate. Siti utilizzati per la ricerca: Immagini: it.wikipedia.org keptar.demasz.hu Informazioni utili: it.wikipedia.org/wiki/San_Francesco_d'Assisi LAVORO DI BRUALDI, CAPPELLETTI, CARRABBA, MAZZA LA FIGURA DEL MERCANTE Il Mercante Cause e conseguenze del potere del mercante nel ‘500 1500 d.C. Migliori condizioni climatiche Aumento demografico Pressioni sulle risorse disponibili Risposte diverse in 3 aree Nord-atlantica Riconversione e recinzione terre demaniali Cultura intensiva Specializzazione cultura lino lana Mercante “RE” del tempo Aumento Medio quantità circolatore monete contrabban Oro & inflazione argento do Traffici transoceanici Diversificazioni delle strutture e delle risorse economiche per le aree geograf. Centro-orientale rifeudalizzano selvaggio cerealizzazione + estensione + prodotto Mediterranea Cerealizzazione agricoltura Latifondo estensivo Rifeuda-lizzazione terre abbandonate nel ‘300 Il Mercante Italiano Nel Medioevo Il mercante italiano fu protagonista nell’età comunale, la sua posizione rompeva le immobili strutture del passato, superando i confini naturali della penisola e muovendosi per terre e per mari con operosità e intraprendenza. La sua immagine comportò però anche aspetti negativi come: l’egoismo sociale e politico, lo sfruttamento dei contadini, il controllo attraverso le corporazioni dei ceti salariati e l’attività usuraia. Il mercante stravolse la vita politica, sociale ed economica del paese, riaprendo le porte al traffico interno ed internazionale chiuso in precedenza a causa del sistema feudale e delle barriere naturali. La sua entrata nel mondo del commercio comportò: una netta ripresa delle attività manifatturiere e un ingrandimento degli affari bancari, a cui seguì la nascita di movimenti come il prestito, il finanziamento e il cambio di moneta. Il mercante, fu un sostegno importante per la nascita, lo sviluppo e le lotte del comune contro l’impero e lo stato pontificio, aiutandolo nell’organizzazione delle attività economiche, tributarie e finanziarie; visitò ogni angolo del mondo allora conosciuto, tocco le coste di tutti i continenti dall’Europa all’Asia per arrivare all’Africa. La sua cultura era caratterizzata da uno spontaneo senso dell’ordine e della precisione; fattore che veniva insegnata ai figli fin da bambini, sviluppata nell’adolescenza attraverso il tirocinio nella bottega di un altro mercante, alla fine della era pronto per partire alla volta di tutti i mercati, di tutte le fiere, di tutte le abbazie e di tutte le corti, sempre armato e pronto a tutto. Grazie a ciò la cultura del mercante diventò universale e colta rispetto al conoscere il mondo e i comportamenti di tutti gli uomini che lo popolano. (da A. Sapori, IL MERCANTE ITALIANO NEL MEDIOEVO).