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dialogo pedagogico
CORSO DI FORMAZIONE A.S. 2012/2013 “Riuscire ad apprendere, apprendere per riuscire” Didattica Mentalista e successo scolastico "Ciò che ci unisce qui è l'idea che si è ancora lontani dal conoscere tutti i mezzi grazie ai quali l'uomo può realizzarsi e che un percorso si apre di fronte a noi almeno per coglierne alcuni" Antoine de La Garanderie Antoine de La Garanderie (Ampoignè 1920 – Parigi 2010) ha insegnato presso la Facoltà di Lettere dell’Istituto Cattolico di Parigi dove ha diretto l’Istituto dell’Audiovisivo. Professore Onorario all’Università Cattolica di Ouest, è stato Direttore delle ricerche all’Università di Lione II e membro del Consiglio Superiore dell’Educazione Nazionale. Ha insegnato filosofia nei principali licei della capitale francese. Ha tenuto seminari, corsi e conferenze alle Università di Ginevra, Lovaio, Barcellona, Friburgo, Montréal, Québec, Rimouski, Toronto e Messico. Ha presentato le sue ricerche all’OCSE. Ha svolto attività di formazione di docenti ed educatori che provengono anche da molti paesi europei per imparare il metodo della Gestione Mentale da lui elaborato. E’ stato allievo di Albert Burloud; le sue ricerche si iscrivono sulla linea degli psicologi dell’introspezione come Alfred Binet, Pierre Janet e della scuola tedesca di Würzburg (Külpe, Watt, Messer, Bühler). Ha pubblicato numerosi articoli e libri di filosofia e pedagogia ed i suoi saggi sulla Gestione Mentale sono stati tradotti in Germania, Spagna, Portogallo, Italia, Turchia, Canada e Perù. LA DIDATTICA MENTALISTA È UN'INNOVATIVA METODOLOGIA METACOGNITIVA MUTUATA DALLA PRATICA PEDAGOGICA DELLA GESTIONE MENTALE DEL PROF. ANTOINE DE LA GARANDERIE. QUESTO APPROCCIO È FUNZIONALE AL SUPERAMENTO DELLE DIFFICOLTÀ GENERALIZZATE , DI ALCUNI DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO (DISGRAFIA E DISORTOGRAFIA) E ALLO SVILUPPO DELLE POTENZIALITÀ MENTALI E COGNITIVE DI CIASCUN ALUNNO. LA DIDATTICA MENTALISTA VALORIZZA LA PRESA DI COSCIENZA, L’INTENZIONALITA’, GLI STILI D’APPRENDIMENTO E LE OPERAZIONI MENTALI IMPLICATE NELLO STUDIO (ATTENZIONE, RIFLESSIONE, MEMORIZZAZIONE, COMPRENSIONE, RAGIONAMENTO, IMMAGINAZIONE) CON RICADUTE POSITIVE SULLE EMOZIONI E SULLA MOTIVAZIONE ALLO STUDIO. ATTUALMENTE LA DIDATTICA MENTALISTA TROVA POSITIVA APPLICAZIONE PRESSO IL SECONDO E IL QUARTO CIRCOLO DIDATTICO DI MASSA, L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI S. MARIA A MONTE (PI), L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI GOITO (MN), L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI FABRIANO (AN), DI RIPA TEATINA (CH), E DI S.REMO FOCE (IM). I.C. N. 6 DI IMOLA (BO) COME USARE I SENSI PER IMPARARE A EVOCARE… IL DIALOGO ATTIVO IN AMBITO SCIENTIFICO • Una pedagogia della libertà presuppone il rispetto di cinque punti fondamentali da parte dell’educatore: • 1) essere autentico e congruente nella relazione; • 2) accettare l’altro nella sua autenticità di sentimenti ed esperienze personali; • 3) entrare in rapporto empatico con l’interlocutore; • 4) sapere che ognuno di noi non ha un controllo totale della propria esistenza e tutti abbiamo bisogno degli altri; • 5) fare di tutto per far sì che l’esperienza relazionale abbia un senso per chi la vive. «La sfida pedagogica» di Alain Goussot IL DIALOGO PEDAGOGICO La Garanderie era convinto che una volta create le condizioni adeguate sul piano della relazione e del dialogo ogni bambino sarebbe stato in grado di esprimere al meglio le proprie potenzialità. «La sfida pedagogica» di Alain Goussot DIALOGO PEDAGICO Nella paura non si costruisce niente e si finisce solo per fuggire dalla libertà che é la fonte vera dell’apprendimento. Per La Garanderie i metodi basati sulla paura sono diametralmente contrari alle esigenze pedagogiche che mirano a promuovere la responsabilità libera dell’uomo. «La sfida pedagogica» di Alain Goussot DIALOGO PEDAGOGICO La Garanderie dava anche alcuni consigli pedagogici agli insegnanti nella gestione dello spazio di apprendimento con il gruppo degli alunni: praticare il dialogo con gli alunni, prendere in considerazione il modo di dire e di esprimersi degli alunni, cogliere nei discorsi degli alunni «l’intuizione filosofica» che può creare il contatto e la scintilla per l’interrogarsi e quindi apprendere. «La sfida pedagogica» di Alain Goussot IL DIALOGO PEDAGOGICO viene utilizzato INDIVIDUALMENTE COLLETTIVAMENTE con l’alunno con specifiche difficoltà di apprendimento (disortografia, discalculia etc.) per rilevare la sua madrelingua pedagogica con tutti gli alunni per rafforzare la consapevolezza della propria madrelingua pedagogica e dei gesti mentali FUNZIONE DIAGNOSTICA FUNZIONE DI RINFORZO METACOGNITIVO IL DIALOGO PEDAGOGICO AIUTARE L’AUTOANALISI - La guida del docente serve ad aiutare l’alunno nell’autoanalisi e nella comprensione delle proprie idee, dei concetti elaborati e delle procedure mentali attivate, altrimenti destinate a restare sotto la soglia della consapevolezza. ATTESA PAZIENTE - Il dialogo pedagogico deve snodarsi in modo calmo senza fretta perché, come sosteneva J. J. Rousseau, “in educazione occorre perdere tempo per guadagnarlo”. L’insegnante deve saper attendere, evitando comportamenti egocentrici ed affrettati che ostacolano la relazione e la comunicazione con l’alunno. La capacità di saper rimandare il giudizio, di rimanere in attesa di esplicazioni e di informazioni più dettagliate, è condizione indispensabile per cogliere le dinamiche mentali e contemporaneamente imparare dagli altri. AVALUTABILITÀ IMMEDIATA - E’ forse la regola più importante, ma anche la più difficile da rispettare perché impone al docente di modificare completamente il suo corrente sistema valutativo, astenendosi da confronti e valutazioni. Si tratta infatti di assumere un atteggiamento rispettoso delle diverse procedure mentali degli alunni. Molti soggetti si aprono ad una rivelazione di sé soltanto dopo aver ricevuto dall’ambiente circostante rassicuranti segnali di accettazione. In questa diversa veste il docente assolve alla sua più genuina funzione di educatore che sa far emergere le modalità espressive di ciascun alunno valorizzandone le attitudini e le modalità cognitive. BABY-TALK - Consiste nell’adottare un linguaggio semplice ma non infantile e banale. La comunicazione deve avvenire con toni calmi e rilassanti, con frequenti ridondanze e riformulazioni. Questo tipo di linguaggio “metacomunica” disponibilità, serenità, sicurezza ed incoraggiamento da parte dell’insegnante. CONOSCENZA DEGLI SCOPI - E’ importante che gli alunni siano resi consapevoli delle finalità del dialogo pedagogico e degli obiettivi che l’insegnante si prefigge di raggiungere attraverso di esso. Generalmente i soggetti intavolano volentieri una discussione in classe perché parlano dei problemi e del loro modo di essere e di pensare. Durante lo svolgimento del dialogo, l’atmosfera si arricchisce di componenti affettive a forte valenza relazionale che inducono gli alunni ad aprirsi ad un fecondo rapporto con l’insegnante. La caratteristica dinamica del dialogo pedagogico consente di superare i limiti delle tradizionali metodologie di indagine che richiedono al soggetto prestazioni statiche per la definizione dei concetti e che non sono in grado di fornire uno screening profondo dei processi logici attivati nella conoscenza. DARE CORPO ALLE IMMAGINI E ALLE FANTASIE - Col dialogo pedagogico l’insegnante non verifica se l’allievo ha studiato o sa ripetere l’ultima lezione svolta in classe, ma misura il livello di sviluppo delle operazioni logiche semplici e di quelle complesse relative alla creatività, alla fantasia, all’attività generativa della mente e alla produzione metaforica ed allusiva. Questo momento “fantasmagorico” viene frequentemente trascurato o ignorato dall’insegnamento tradizionale che privilegia il “logos” ed il “cogito”. DISCREZIONE - Significa non deridere né giudicare l’alunno ed è un aspetto importante nella costruzione del rapporto di fiducia tra l’adulto ed il minore. FACILITARE LA RIFLESSIONE E L’ESPRESSIONE - L’insegnante dovrebbe aiutare i soggetti più timidi ed impacciati nell’analisi introspettiva e incoraggiarli direttamente (es. “So che non mi deluderai perché sei molto bravo quando ti impegni ...” oppure “Sono contento di te quando ti sforzi di farmi capire...”) e indirettamente (ad es. guardare con aria interessata, sorridere in termini di incoraggiamento e fiducia, mostrarsi attenti e partecipi a quello che dice l’allievo). FORNIRE STIMOLI - Il docente stimola gli alunni ad esplicitare le loro modalità di elaborare la conoscenza. RISPECCHIAMENTO - L’insegnante riformula con parole proprie i procedimenti mentali espressi dall’alunno (es. “Mi sembra di capire che tu...” oppure “Non so se ho capito bene, ma tu affermi che ...”). Questa funzione aiuta il soggetto intervistato a pensare il suo pensiero e a cogliere il processo cognitivo “in fieri”. (Sacchelli - Psicologia e scuola aprile maggio 2005) Si può procedere ogni giorno in classe con il dialogo pedagogico per indagare in che modo gli alunni utilizzano le loro procedure mentali durante un interesse extrascolastico Cosa succede nella tua testa...? Esempio di domande da parte dell’insegnate. …..mentre il tuo amico ti spiegava questo gioco? ... C’è qualcosa che ti piace fare? Hai un interesse in cui ti sei sentito particolarmente bravo ? ecc. …..mentre aiutavi la mamma a svolgere questa azione? …..mentre osservavi o ascoltavi il tuo maestro di tennis? DIALOGO PEDAGOGICO CON ALICE (CLASSE 1^) Ai bambini della mia classe piace molto fare il dialogo pedagogico, parlare dei loro interessi extrascolastici dove si sentono protagonisti. Ho iniziato questo tipo di dialogo fin dalla prima classe, l’ho utilizzato giorno per giorno per conoscere le modalità mentali di ogni alunno/a e aiutarli a costruire nel tempo un metodo di studio. Il dialogo pedagogico può essere utilizzato per indagare i vari parametri mentali, per capire se un bambino/a è auditivo/a e/o visivo/a e definire lo sviluppo della sua madrelingua naturale. Esso è funzionale per impostare l’addestramento pedagogico e portare l’alunno ad una migliore prestazione scolastica, utilizzando quindi una procedura didattica personalizzata e rispettosa delle sue caratteristiche mentali. Questo è un dialogo svolto con Alice, un’alunna della mia classe quando frequentava la classe prima. La bambina appariva molto timida, poco precisa nell’utilizzo spaziale dei quadretti, lenta nel riconoscimento dei numeri e insicura nel calcolo. Pur dimostrando apprezzabile volontà e impegno sia a scuola che a casa, era poca partecipe alle lezioni. Ins: Alice, c’è qualcosa che ti piace fare? Hai un interesse dove sei molto brava? Alice: Mi piace andare a danza. Ins: Alice, sei proprio una bambina fortunata a frequentare una scuola di danza, dove puoi imparare tante cose. C’è qualcosa che ti riesce fare in modo particolare, in questa scuola? Alice: Si, mi piace imparare i passi che ci insegna la nostra maestra. Ins: Ti va di mostrarmi un passo che hai imparato? Alice: Si Alice, anche se è una bambina molto timida ci tiene a far vedere a me e ai suoi compagni una cosa che sa fare bene. Si alza quindi dal banco e si posiziona al centro della classe, poi timidamente si ferma, ha bisogno ancora di un piccolo incoraggiamento. Ins: Come sarebbe bello se riuscissi a farci vedere un passo di danza, sai a me è sempre piaciuta la danza, ma non ho mai frequentato una scuola come te. M’insegni un passo? Mi alzo dalla cattedra e mi avvicino a lei. Alice allora si ferma a pensare e posiziona il passo. Ins: Come sei brava Alice! Come hai fatto a imparare questo passo? Alice: Me lo ha spiegato la maestra Lorna. Ins: Te l’ha spiegato la maestra Lorna? Si chiama così la tua insegnante di ballo? Alice: Si Ins: Allora Alice, mentre esegui il passo cosa pensi? Cosa succede nella tua testa? Alice: Penso alla maestra che mi spiega come fare il passo, ricordo quello che mi ha detto. Ins: Allora mi spieghi quello che ti ha detto la maestra di ballo? Alice: La maestra ha detto di alzare leggermente le braccia, far scivolare il piede destro dietro quello sinistro incrociandolo e posando il peso del corpo sulla gamba davanti, piegare leggermente il ginocchio, poi ritornare diritti, portare il piede destro di nuovo in avanti e abbassare le braccia. Ins: Mi fai ancora vedere come hai fatto a eseguire il passo? Alice ci riprova. Ins: Sei stata proprio brava Alice! Hai imparato proprio bene questo passo che ti ha insegnanto la maestra Lorna! Ins: Ma dimmi, quando la maestra spiega i passi, li esegue anche lei? Alice: Sì, li esegue anche lei. Ins: E tu cosa ricordi meglio di quel momento? La maestra mentre esegue i passi o quello che ti dice? Alice: Ricordo quello che mi dice la maestra e poi la guardo mentre la maestra balla. Ins: Ma quando sei a casa e provi a eseguire i passi, come fai? Risenti le parole della maestra o la rivedi mentre balla? Alice: No, ricordo molto bene le spiegazioni della maestra, quello che mi ha detto e poi provo a rifare i passi. Ins: Sei stata proprio brava Alice, adesso io e te sappiamo come comportarci quando vuoi fare bene un compito. Mi ascolterai e osserverai poi ti ripeterai le parole nella tua testa. Alice sorride e risponde in modo affermativo per indicarmi di aver capito. Io e Alice abbiamo cominciato così il nostro percorso con la didattica mentalista. Alice aveva preso parzialmente coscienza delle sue modalità mentali e aveva intuito che per imparare la lezione di matematica o scienze doveva ripetersi nella testa le parole dette dalla maestra. Il dialogo pedagogico veniva proposto ogni giorno nella classe e Alice poteva partecipare quando si sentiva di farlo. Alice ci riprova. Ins: Sei stata proprio brava Alice! Hai imparato proprio bene questo passo che ti ha insegnanto la maestra Lorna! Ins: Ma dimmi, quando la maestra spiega i passi, li esegue anche lei? Alice: Sì, li esegue anche lei. Ins: E tu cosa ricordi meglio di quel momento? La maestra mentre esegue i passi o quello che ti dice? Alice: Ricordo quello che mi dice la maestra e poi la guardo mentre la maestra balla. Ins: Ma quando sei a casa e provi a eseguire i passi, come fai? Risenti le parole della maestra o la rivedi mentre balla? Alice: No, ricordo molto bene le spiegazioni della maestra, quello che mi ha detto e poi provo a rifare i passi. Ins: Sei stata proprio brava Alice, adesso io e te sappiamo come comportarci quando vuoi fare bene un compito. Mi ascolterai e osserverai poi ti ripeterai le parole nella tua testa. Alice sorride e risponde in modo affermativo per indicarmi di aver capito. Io e Alice abbiamo cominciato così il nostro percorso con la didattica mentalista. Alice aveva preso parzialmente coscienza delle sue modalità mentali e aveva intuito che per imparare la lezione di matematica o scienze doveva ripetersi nella testa le parole dette dalla maestra. Il dialogo pedagogico veniva proposto ogni giorno nella classe e Alice poteva partecipare quando si sentiva di farlo. Erano stati presentati intanto i numeri fino al 20 con materiale strutturato e non, con la presentazione in cifre e in lettere ed anche le prime operazioni: addizione e sottrazione. Lentamente Alice diventava sempre più precisa e rispettava i quadretti, anche perché aveva capito che poteva gestire il foglio spiegandosi ogni piccola cosa nella testa prima di eseguirla. Riconosceva le cifre dei numeri, ma incontrava ancora grosse difficoltà nel calcolo. Ogni giorno, insieme ai compagni, veniva invitata dalla maestra ad utilizzare il gesto dell’attenzione con il rispetto delle sue procedure mentali, partendo quindi dalla ripetizione verbale della spiegazione dell’insegnante. A questo punto intervenivo con il dialogo pedagogico e cercavo di indagare in che modo riusciva a contare. La maggior parte dei bambini contava già utilizzando il calcolo mentale. Alice dimostrava lentezza nell’eseguire i calcoli, ed era nel piccolo gruppo che utilizzava ancora i regoli o le dita. Ins: Alice stai diventando sempre più precisa, hai un bel quaderno, hai disegnato anche delle belle cornicette. Come fai a ricordarti i numerini che scrivi? Alice: Mi ripeto il numero nella testa e riesco a ricordarlo e a rivederlo nella mia testa. Ins: Bene Alice, riesci proprio a rivedere il numero nella tua testa? Alice: Si incomincio a rivederlo …. rivedo molte cose nella mia testa, soprattutto quando cantiamo una canzone, anche se preferisco ripetermi le parole. Ins: Brava Alice, ma spiegami una cosa, mi hai detto che riesci a rivedere i numeri che conosci, ma quando esegui le operazioni, riesci a rivederle nella tua testa? Alice: Quando eseguo le operazioni devo contare con le mani o con i regoli, non riesco a rivedere altro nella mia testa. Ins: Alice, vedo che hai svolto le operazioni nel modo giusto…. va bene, così. Vedrai, piano, piano, diventerai sempre più brava. Continua a utilizzare il tuo metodo: dopo aver contato, ripetiti le operazioni nella tua testa e cerca di rivedere i numerini che sono scritti. Alice aveva bisogno di tempo per eseguire i calcoli, ma in seguito acquistava comunque più destrezza, abbandonava i regoli e si aiutava con le mani solo con i calcoli più difficili. Adesso Alice frequenta la classe terza della scuola primaria. Ogni giorno viene stimolata a fare il gesto dell’attenzione e della riflessione con il rispetto delle sue modalità mentali, partendo sempre dal linguaggio interiore per darsi la spiegazione delle lezioni e a cercare di ricordare anche quello che riesce a rivedere nella testa. Alice conosce molto bene le tabelline che ha imparato ripetendosele verbalmente ed è in grado di ricordarle anche a salti. Conta senza utilizzare materiale, è in grado di eseguire ogni esercizio che le viene proposto, ma nella consegna è ancora tra le bambine più lente della classe. Esegue quindi in modo corretto il compito, anche se ha bisogno di un po’ più di tempo rispetto alla maggior parte dei compagni. E’ in grado, invece, di intervenire spontaneamente e in modo pertinente nelle materie orali dando prova di un graduale superamento della sua timidezza e del rafforzamento SCOPRO COME IMPARO… NELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO E SECONDO GRADO SI PUO’ UTILIZZARE UN DIALOGO PEDAGOGICO SCRITTO IN MODO D’AVERE, IN BREVE TEMPO, UNA VISIONE GENERALE DELLA CLASSE DI COME I RAGAZZI IMPARANO ED ESSERE IN GRADO DI RICONOSCERE LA MADRELINGUA PEDAGOGICA . IN UN SECONDO TEMPO SI POTRA’ UTILIZZARE IL DIALOGO PEDAGOGICO ORALE QUANDO L’ ALUNNO MANIFESTA UNA DIFFICOLTA’, PER AIUTARLO A MIGLIORARE IL METODO DI STUDIO E QUINDI PORTALO ALLA PRESA DI COSCIENZA DEL SUO MODO D’APPRENDERE. SCOPRO COME IMPARO… • ESEMPIO DI DOMANDE DA UTILIZZARE… • Pensa ad un’attività (anche extrascolastica) che svolgi volentieri e in modo competente. • Spiega brevemente in cosa consiste e come si svolge questa attività. • Rivedi le immagini mentali oppure risenti la spiegazione interiore mentre svolgi questa attività? • Soffermati su questo aspetto mentale e rifletti. Fai la stessa cosa anche quando affronti i contenuti delle diverse discipline? APPLICO E IMPARO… • Adesso che hai capito come pensi quando svolgi la tua attività preferita devi applicare questa modalità mentale anche quando affronti lo studio delle discipline. Pertanto devi: - Osservare e ascoltare con l’intenzione di rivedere nella tua mente; - Ascoltare e osservare per risentire nella tua mente. STUDIO DI UN CASO - FRANCESCO (anni 9 - classe 4^) Francesco frequenta la classe 4^. E’ un bambino molto generoso, possiede un discreto livello di autocontrollo comportamentale e sa rapportarsi correttamente agli altri mostrando attiva partecipazione ai lavori di gruppo ed ai giochi collettivi. Il suo impegno scolastico è soddisfacente anche se l’applicazione domestica è saltuaria e piuttosto superficiale. L’alunno mostra buone attitudini nella manipolazione di materiale plastico (pongo e DAS), nella realizzazione di puzzle e nello smontaggio e rimontaggio di oggetti di vario genere (modelli di piccole auto, costruzioni Lego, assemblaggio di pezzi per costruire giocattoli etc.). Nel dialogo pedagogico afferma di rivedere mentalmente in modo nitido fatti, persone, scene e situazioni vissute in prima persona. Riesce infatti a riferire oralmente con precisione gli elementi di una gita o di una visita d’istruzione anche se ricorda in modo meno preciso suoni, rumori o spiegazioni fornite dalla guida o dall’insegnante. Rispetto ai suoi compagni possiede apprezzabili conoscenze in ambito zoologico: riconosce molte specie di animali anche se spesso ne ignora abitudini alimentari e comportamentali. Mostra buone abilità grafico-pittoriche nella riproduzione di figure o di oggetti (cose, animali, persone e rappresentazioni di vario genere), ma le sue produzioni libere evidenziano un certo schematismo e scarsa originalità di elementi e di temi. Possiede un pensiero fantastico, ma poco creativo nella risoluzione di situazioni problematiche. Se sollecitato a trovare un percorso “alternativo” a quello normalmente utilizzato, tende ad essere precipitoso e a “sparare” la prima risposta che gli viene in mente senza riuscire però a cogliere il senso logico della situazione problematica da risolvere. Evidenzia una preparazione disciplinare approssimativa soprattutto in ambito storico e linguistico. Il ristretto bagaglio lessicale gli impedisce un’esposizione sufficientemente ricca e i contenuti appaiono più memorizzati che adeguatamente rielaborati. Nella scrittura Francesco presenta una costruzione sintattica molto incerta anche se sufficientemente corretta sul piano ortografico. Nelle composizioni libere esprime una certa difficoltà caratterizzata da sinteticità di idee. Le produzioni scritte risultano poco articolate sul piano logico-causale e caratterizzate da paratassi con uso abbondante di congiunzioni e giustapposizioni logiche. I contenuti dei suoi elaborati scritti mancano di originalità, sono superficiali e poveri di riferimenti autobiografici, di giudizi e di considerazioni personali. La lettura è abbastanza scorrevole e compresa nei macro-significati. Nel riassunto incontra invece difficoltà nel cogliere i vari passaggi narrativi del racconto. In storia non riesce a memorizzare gli eventi e a spiegarli in modo logico anche se ne conosce la periodizzazione grazie ai disegni riprodotti sulla striscia personale del tempo. Se invitato a spiegare gli avvenimenti nelle loro linee generali appare incerto e confonde spesso eventi e personaggi. Più sicure risultano invece le sue conoscenze geografiche: usa con disinvoltura la cartina individuando con accettabile abilità le caratteristiche fisiche dell’Italia (pianure, catene montuose, mari, laghi etc.), le regioni e i capoluoghi. Conosce spontaneamente molte bandiere di stati stranieri europei ed extraeuropei anche se queste conoscenze non rientrano nella programmazione scolastica. Incontra invece notevoli difficoltà nel recuperare il significato di termini geografici specifici come ad esempio “pianura alluvionale”, “collina morenica”, “penisola”, “lago glaciale” etc. Sulla base delle osservazioni e delle considerazioni sull’alunno Francesco di cl. 4^, se ne tracci il profilo mentale approssimativo colorando le caselle relative allo sviluppo delle due lingue pedagogiche (V = visiva e A = auditiva). Successivamente, sulle righe sottostanti, si indichino i parametri mentali dell’alunno che potrebbero essere rafforzati e/o sviluppati con l’addestramento pedagogico. PROFILO MENTALE DI FRANCESCO P1 V P2 A V A P3 V P4 A V A RAFFORZAMENTO PARAMETRI ______________________________________________________ SVILUPPO PARAMETRI______________________________________________________________ Sulla base delle osservazioni e delle considerazioni sull’alunno Francesco di cl. 4^, se ne tracci il profilo mentale approssimativo colorando le caselle relative allo sviluppo delle due lingue pedagogiche (V = visiva e A = auditiva). Successivamente, sulle righe sottostanti, si indichino i parametri mentali dell’alunno che potrebbero essere rafforzati e/o sviluppati con l’addestramento pedagogico. PROFILO MENTALE DI FRANCESCO P1 V P2 A V A P3 V P4 A RAFFORZAMENTO PARAMETRI: P1 e P2 visivo e P1 auditivo SVILUPPO PARAMETRI: P3 e P4 visivo e P2 P3 e P4 auditivo V A Grazie dell’attenzione…. Ins. Mariangela Angeloni