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dialogo pedagogico
CORSO DI FORMAZIONE
A.S. 2012/2013
“Riuscire ad apprendere, apprendere per riuscire”
Didattica Mentalista e successo scolastico
"Ciò che ci unisce qui è l'idea che si è ancora lontani dal conoscere tutti i mezzi grazie ai
quali l'uomo può realizzarsi e che un percorso si apre di fronte a noi almeno per
coglierne alcuni"
Antoine de La Garanderie
Antoine de La Garanderie (Ampoignè 1920 – Parigi
2010) ha insegnato presso la Facoltà di Lettere
dell’Istituto Cattolico di Parigi dove ha diretto l’Istituto
dell’Audiovisivo.
Professore Onorario all’Università Cattolica di Ouest, è
stato Direttore delle ricerche all’Università di Lione II e
membro del Consiglio Superiore dell’Educazione
Nazionale. Ha insegnato filosofia nei principali licei della
capitale francese.
Ha tenuto seminari, corsi e conferenze alle Università
di Ginevra, Lovaio, Barcellona, Friburgo, Montréal,
Québec, Rimouski, Toronto e Messico.
Ha presentato le sue ricerche all’OCSE. Ha svolto
attività di formazione di docenti ed educatori che
provengono anche da molti paesi europei per imparare il
metodo della Gestione Mentale da lui elaborato. E’ stato
allievo di Albert Burloud; le sue ricerche si iscrivono sulla
linea degli psicologi dell’introspezione come Alfred Binet,
Pierre Janet e della scuola tedesca di Würzburg (Külpe,
Watt, Messer, Bühler).
Ha pubblicato numerosi articoli e libri di filosofia e
pedagogia ed i suoi saggi sulla Gestione Mentale sono
stati tradotti in Germania, Spagna, Portogallo, Italia,
Turchia, Canada e Perù.
LA DIDATTICA MENTALISTA È UN'INNOVATIVA
METODOLOGIA METACOGNITIVA MUTUATA
DALLA PRATICA PEDAGOGICA DELLA GESTIONE
MENTALE DEL PROF.
ANTOINE DE LA GARANDERIE.
QUESTO APPROCCIO È FUNZIONALE AL
SUPERAMENTO DELLE DIFFICOLTÀ
GENERALIZZATE , DI ALCUNI DISTURBI
DELL’APPRENDIMENTO (DISGRAFIA E
DISORTOGRAFIA) E ALLO SVILUPPO DELLE
POTENZIALITÀ MENTALI E COGNITIVE DI
CIASCUN ALUNNO.
LA DIDATTICA MENTALISTA VALORIZZA
LA PRESA DI COSCIENZA, L’INTENZIONALITA’, GLI
STILI D’APPRENDIMENTO E LE OPERAZIONI
MENTALI IMPLICATE NELLO STUDIO
(ATTENZIONE, RIFLESSIONE, MEMORIZZAZIONE,
COMPRENSIONE, RAGIONAMENTO,
IMMAGINAZIONE) CON RICADUTE POSITIVE
SULLE EMOZIONI E SULLA MOTIVAZIONE ALLO
STUDIO.
ATTUALMENTE LA
DIDATTICA MENTALISTA
TROVA POSITIVA
APPLICAZIONE PRESSO IL
SECONDO E IL QUARTO
CIRCOLO DIDATTICO DI
MASSA, L’ISTITUTO
COMPRENSIVO DI S. MARIA A
MONTE (PI), L’ISTITUTO
COMPRENSIVO DI GOITO
(MN), L’ISTITUTO
COMPRENSIVO DI FABRIANO
(AN), DI RIPA TEATINA (CH),
E DI S.REMO FOCE (IM).
I.C. N. 6 DI IMOLA (BO)
COME USARE I SENSI PER IMPARARE A
EVOCARE…
IL DIALOGO ATTIVO IN AMBITO SCIENTIFICO
• Una pedagogia della libertà presuppone il rispetto di
cinque punti fondamentali da parte dell’educatore:
• 1) essere autentico e congruente nella relazione;
• 2) accettare l’altro nella sua autenticità di sentimenti ed
esperienze personali;
• 3) entrare in rapporto empatico con l’interlocutore;
• 4) sapere che ognuno di noi non ha un controllo totale
della propria esistenza e tutti abbiamo bisogno degli altri;
• 5) fare di tutto per far sì che l’esperienza relazionale
abbia un senso per chi la vive.
«La sfida pedagogica» di Alain Goussot
IL DIALOGO PEDAGOGICO
La Garanderie era convinto che una
volta create le condizioni adeguate
sul piano della relazione e del
dialogo ogni bambino sarebbe stato
in grado di esprimere al meglio le
proprie potenzialità.
«La sfida pedagogica» di Alain Goussot
DIALOGO PEDAGICO
Nella paura non si costruisce niente e si
finisce solo per fuggire dalla libertà che
é la fonte vera dell’apprendimento. Per
La Garanderie i metodi basati sulla
paura sono diametralmente contrari
alle esigenze pedagogiche che mirano a
promuovere la responsabilità libera
dell’uomo.
«La sfida pedagogica» di Alain Goussot
DIALOGO PEDAGOGICO
La Garanderie dava anche alcuni consigli
pedagogici agli insegnanti nella gestione dello
spazio di apprendimento con il gruppo degli
alunni: praticare il dialogo con gli alunni,
prendere in considerazione il modo di dire e di
esprimersi degli alunni, cogliere nei discorsi
degli alunni «l’intuizione filosofica» che può
creare il contatto e la scintilla per l’interrogarsi
e quindi apprendere.
«La sfida pedagogica» di Alain Goussot
IL DIALOGO PEDAGOGICO
viene utilizzato
INDIVIDUALMENTE
COLLETTIVAMENTE
con l’alunno con specifiche
difficoltà di apprendimento
(disortografia, discalculia etc.)
per rilevare la sua madrelingua
pedagogica
con tutti gli alunni per rafforzare
la consapevolezza della propria
madrelingua pedagogica e dei
gesti mentali
FUNZIONE
DIAGNOSTICA
FUNZIONE DI
RINFORZO
METACOGNITIVO
IL DIALOGO PEDAGOGICO
AIUTARE L’AUTOANALISI - La guida del docente serve ad aiutare l’alunno
nell’autoanalisi e nella comprensione delle proprie idee, dei concetti elaborati e delle
procedure mentali attivate, altrimenti destinate a restare sotto la soglia della
consapevolezza.
ATTESA PAZIENTE - Il dialogo pedagogico deve snodarsi in modo calmo senza fretta
perché, come sosteneva J. J. Rousseau, “in educazione occorre perdere tempo per
guadagnarlo”. L’insegnante deve saper attendere, evitando comportamenti
egocentrici ed affrettati che ostacolano la relazione e la comunicazione con l’alunno.
La capacità di saper rimandare il giudizio, di rimanere in attesa di esplicazioni e di
informazioni più dettagliate, è condizione indispensabile per cogliere le dinamiche
mentali e contemporaneamente imparare dagli altri.
AVALUTABILITÀ IMMEDIATA - E’ forse la regola più importante, ma anche la più
difficile da rispettare perché impone al docente di modificare completamente il suo
corrente sistema valutativo, astenendosi da confronti e valutazioni. Si tratta infatti di
assumere un atteggiamento rispettoso delle diverse procedure mentali degli alunni.
Molti soggetti si aprono ad una rivelazione di sé soltanto dopo aver ricevuto
dall’ambiente circostante rassicuranti segnali di accettazione. In questa diversa veste
il docente assolve alla sua più genuina funzione di educatore che sa far emergere le
modalità espressive di ciascun alunno valorizzandone le attitudini e le modalità
cognitive.
BABY-TALK - Consiste nell’adottare un linguaggio semplice ma non infantile e
banale. La comunicazione deve avvenire con toni calmi e rilassanti, con
frequenti ridondanze e riformulazioni. Questo tipo di linguaggio
“metacomunica” disponibilità, serenità, sicurezza ed incoraggiamento da parte
dell’insegnante.
CONOSCENZA DEGLI SCOPI - E’ importante che gli alunni siano resi
consapevoli delle finalità del dialogo pedagogico e degli obiettivi che
l’insegnante si prefigge di raggiungere attraverso di esso. Generalmente i
soggetti intavolano volentieri una discussione in classe perché parlano dei
problemi e del loro modo di essere e di pensare. Durante lo svolgimento del
dialogo, l’atmosfera si arricchisce di componenti affettive a forte valenza
relazionale che inducono gli alunni ad aprirsi ad un fecondo rapporto con
l’insegnante. La caratteristica dinamica del dialogo pedagogico consente di
superare i limiti delle tradizionali metodologie di indagine che richiedono al
soggetto prestazioni statiche per la definizione dei concetti e che non sono in
grado di fornire uno screening profondo dei processi logici attivati nella
conoscenza.
DARE CORPO ALLE IMMAGINI E ALLE FANTASIE - Col dialogo pedagogico
l’insegnante non verifica se l’allievo ha studiato o sa ripetere l’ultima lezione svolta in
classe, ma misura il livello di sviluppo delle operazioni logiche semplici e di quelle
complesse relative alla creatività, alla fantasia, all’attività generativa della mente e alla
produzione metaforica ed allusiva. Questo momento “fantasmagorico” viene
frequentemente trascurato o ignorato dall’insegnamento tradizionale che privilegia il
“logos” ed il “cogito”.
DISCREZIONE - Significa non deridere né giudicare l’alunno ed è un aspetto
importante nella costruzione del rapporto di fiducia tra l’adulto ed il minore.
FACILITARE LA RIFLESSIONE E L’ESPRESSIONE - L’insegnante dovrebbe aiutare i
soggetti più timidi ed impacciati nell’analisi introspettiva e incoraggiarli direttamente
(es. “So che non mi deluderai perché sei molto bravo quando ti impegni ...” oppure
“Sono contento di te quando ti sforzi di farmi capire...”) e indirettamente (ad es.
guardare con aria interessata, sorridere in termini di incoraggiamento e fiducia,
mostrarsi attenti e partecipi a quello che dice l’allievo).
FORNIRE STIMOLI - Il docente stimola gli alunni ad esplicitare le loro modalità di
elaborare la conoscenza.
RISPECCHIAMENTO - L’insegnante riformula con parole proprie i procedimenti
mentali espressi dall’alunno (es. “Mi sembra di capire che tu...” oppure “Non so se ho
capito bene, ma tu affermi che ...”). Questa funzione aiuta il soggetto intervistato a
pensare il suo pensiero e a cogliere il processo cognitivo “in fieri”.
(Sacchelli - Psicologia e scuola aprile maggio 2005)
Si può procedere ogni giorno in classe con il dialogo pedagogico per
indagare in che modo gli alunni utilizzano le
loro procedure mentali durante un interesse extrascolastico
Cosa succede
nella tua testa...?
Esempio di domande
da parte dell’insegnate.
…..mentre il tuo amico ti
spiegava questo gioco?
... C’è qualcosa che ti
piace fare? Hai un
interesse in cui ti sei
sentito
particolarmente
bravo ? ecc.
…..mentre aiutavi la mamma a
svolgere questa azione?
…..mentre osservavi o ascoltavi
il tuo maestro di tennis?
DIALOGO PEDAGOGICO CON ALICE (CLASSE 1^)
Ai bambini della mia classe piace molto fare il dialogo pedagogico, parlare dei loro
interessi extrascolastici dove si sentono protagonisti.
Ho iniziato questo tipo di dialogo fin dalla prima classe, l’ho utilizzato giorno per giorno
per conoscere le modalità mentali di ogni alunno/a e aiutarli a costruire nel tempo un
metodo di studio.
Il dialogo pedagogico può essere utilizzato per indagare i vari parametri mentali, per
capire se un bambino/a è auditivo/a e/o visivo/a e definire lo sviluppo della sua
madrelingua naturale. Esso è funzionale per impostare l’addestramento pedagogico e
portare l’alunno ad una migliore prestazione scolastica, utilizzando quindi una
procedura didattica personalizzata e rispettosa delle sue caratteristiche mentali.
Questo è un dialogo svolto con Alice, un’alunna della mia classe quando frequentava
la classe prima.
La bambina appariva molto timida, poco precisa nell’utilizzo spaziale dei quadretti,
lenta nel riconoscimento dei numeri e insicura nel calcolo. Pur dimostrando
apprezzabile volontà e impegno sia a scuola che a casa, era poca partecipe alle
lezioni.
Ins: Alice, c’è qualcosa che ti piace fare? Hai un interesse dove sei molto brava?
Alice: Mi piace andare a danza.
Ins: Alice, sei proprio una bambina fortunata a frequentare una scuola di danza, dove
puoi imparare tante cose. C’è qualcosa che ti riesce fare in modo particolare, in questa
scuola?
Alice: Si, mi piace imparare i passi che ci insegna la nostra maestra.
Ins: Ti va di mostrarmi un passo che hai imparato?
Alice: Si
Alice, anche se è una bambina molto timida ci tiene a far vedere a me e ai suoi
compagni una cosa che sa fare bene. Si alza quindi dal banco e si posiziona al centro
della classe, poi timidamente si ferma, ha bisogno ancora di un piccolo
incoraggiamento.
Ins: Come sarebbe bello se riuscissi a farci vedere un passo di danza, sai a me è
sempre piaciuta la danza, ma non ho mai frequentato una scuola come te. M’insegni un
passo?
Mi alzo dalla cattedra e mi avvicino a lei.
Alice allora si ferma a pensare e posiziona il passo.
Ins: Come sei brava Alice! Come hai fatto a imparare questo passo?
Alice: Me lo ha spiegato la maestra Lorna.
Ins: Te l’ha spiegato la maestra Lorna? Si chiama così la tua insegnante di ballo?
Alice: Si
Ins: Allora Alice, mentre esegui il passo cosa pensi? Cosa succede nella tua testa?
Alice: Penso alla maestra che mi spiega come fare il passo, ricordo quello che mi
ha detto.
Ins: Allora mi spieghi quello che ti ha detto la maestra di ballo?
Alice: La maestra ha detto di alzare leggermente le braccia, far scivolare il piede
destro dietro quello sinistro incrociandolo e posando il peso del corpo sulla
gamba davanti, piegare leggermente il ginocchio, poi ritornare diritti, portare il
piede destro di nuovo in avanti e abbassare le braccia.
Ins: Mi fai ancora vedere come hai fatto a eseguire il passo?
Alice ci riprova.
Ins: Sei stata proprio brava Alice! Hai imparato proprio bene questo passo che ti ha
insegnanto la maestra Lorna!
Ins: Ma dimmi, quando la maestra spiega i passi, li esegue anche lei?
Alice: Sì, li esegue anche lei.
Ins: E tu cosa ricordi meglio di quel momento? La maestra mentre esegue i passi o
quello che ti dice?
Alice: Ricordo quello che mi dice la maestra e poi la guardo mentre la maestra
balla.
Ins: Ma quando sei a casa e provi a eseguire i passi, come fai? Risenti le parole della
maestra o la rivedi mentre balla?
Alice: No, ricordo molto bene le spiegazioni della maestra, quello che mi ha detto e
poi provo a rifare i passi.
Ins: Sei stata proprio brava Alice, adesso io e te sappiamo come comportarci quando
vuoi fare bene un compito. Mi ascolterai e osserverai poi ti ripeterai le parole nella tua
testa.
Alice sorride e risponde in modo affermativo per indicarmi di aver capito.
Io e Alice abbiamo cominciato così il nostro percorso con la didattica mentalista.
Alice aveva preso parzialmente coscienza delle sue modalità mentali e aveva intuito che
per imparare la lezione di matematica o scienze doveva ripetersi nella testa le parole
dette dalla maestra.
Il dialogo pedagogico veniva proposto ogni giorno nella classe e Alice poteva partecipare
quando si sentiva di farlo.
Alice ci riprova.
Ins: Sei stata proprio brava Alice! Hai imparato proprio bene questo passo che ti ha
insegnanto la maestra Lorna!
Ins: Ma dimmi, quando la maestra spiega i passi, li esegue anche lei?
Alice: Sì, li esegue anche lei.
Ins: E tu cosa ricordi meglio di quel momento? La maestra mentre esegue i passi o
quello che ti dice?
Alice: Ricordo quello che mi dice la maestra e poi la guardo mentre la maestra
balla.
Ins: Ma quando sei a casa e provi a eseguire i passi, come fai? Risenti le parole della
maestra o la rivedi mentre balla?
Alice: No, ricordo molto bene le spiegazioni della maestra, quello che mi ha detto e
poi provo a rifare i passi.
Ins: Sei stata proprio brava Alice, adesso io e te sappiamo come comportarci quando
vuoi fare bene un compito. Mi ascolterai e osserverai poi ti ripeterai le parole nella tua
testa.
Alice sorride e risponde in modo affermativo per indicarmi di aver capito.
Io e Alice abbiamo cominciato così il nostro percorso con la didattica mentalista.
Alice aveva preso parzialmente coscienza delle sue modalità mentali e aveva intuito che
per imparare la lezione di matematica o scienze doveva ripetersi nella testa le parole
dette dalla maestra.
Il dialogo pedagogico veniva proposto ogni giorno nella classe e Alice poteva partecipare
quando si sentiva di farlo.
Erano stati presentati intanto i numeri fino al 20 con materiale strutturato e non, con la
presentazione in cifre e in lettere ed anche le prime operazioni: addizione e
sottrazione.
Lentamente Alice diventava sempre più precisa e rispettava i quadretti, anche perché
aveva capito che poteva gestire il foglio spiegandosi ogni piccola cosa nella testa
prima di eseguirla. Riconosceva le cifre dei numeri, ma incontrava ancora grosse
difficoltà nel calcolo.
Ogni giorno, insieme ai compagni, veniva invitata dalla maestra ad utilizzare il gesto
dell’attenzione con il rispetto delle sue procedure mentali, partendo quindi dalla
ripetizione verbale della spiegazione dell’insegnante.
A questo punto intervenivo con il dialogo pedagogico e cercavo di indagare in che
modo riusciva a contare.
La maggior parte dei bambini contava già utilizzando il calcolo mentale.
Alice dimostrava lentezza nell’eseguire i calcoli, ed era nel piccolo gruppo che
utilizzava ancora i regoli o le dita.
Ins: Alice stai diventando sempre più precisa, hai un bel quaderno, hai disegnato
anche delle belle cornicette. Come fai a ricordarti i numerini che scrivi?
Alice: Mi ripeto il numero nella testa e riesco a ricordarlo e a rivederlo nella mia
testa.
Ins: Bene Alice, riesci proprio a rivedere il numero nella tua testa?
Alice: Si incomincio a rivederlo …. rivedo molte cose nella mia testa,
soprattutto quando cantiamo una canzone, anche se preferisco ripetermi le
parole.
Ins: Brava Alice, ma spiegami una cosa, mi hai detto che riesci a rivedere i numeri che
conosci, ma quando esegui le operazioni, riesci a rivederle nella tua testa?
Alice: Quando eseguo le operazioni devo contare con le mani o con i regoli, non
riesco a rivedere altro nella mia testa.
Ins: Alice, vedo che hai svolto le operazioni nel modo giusto…. va bene, così. Vedrai,
piano, piano, diventerai sempre più brava.
Continua a utilizzare il tuo metodo: dopo aver contato, ripetiti le operazioni nella tua
testa e cerca di rivedere i numerini che sono scritti.
Alice aveva bisogno di tempo per eseguire i calcoli, ma in seguito acquistava
comunque più destrezza, abbandonava i regoli e si aiutava con le mani solo con i
calcoli più difficili.
Adesso Alice frequenta la classe terza della scuola primaria.
Ogni giorno viene stimolata a fare il gesto dell’attenzione e della riflessione con il
rispetto delle sue modalità mentali, partendo sempre dal linguaggio interiore per darsi la
spiegazione delle lezioni e a cercare di ricordare anche quello che riesce a rivedere
nella testa.
Alice conosce molto bene le tabelline che ha imparato ripetendosele verbalmente ed è
in grado di ricordarle anche a salti.
Conta senza utilizzare materiale, è in grado di eseguire ogni esercizio che le viene
proposto, ma nella consegna è ancora tra le bambine più lente della classe. Esegue
quindi in modo corretto il compito, anche se ha bisogno di un po’ più di tempo rispetto
alla maggior parte dei compagni.
E’ in grado, invece, di intervenire spontaneamente e in modo pertinente nelle materie
orali dando prova di un graduale superamento della sua timidezza e del rafforzamento
SCOPRO COME IMPARO…
NELLA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO E SECONDO
GRADO SI PUO’ UTILIZZARE
UN DIALOGO PEDAGOGICO SCRITTO
IN MODO D’AVERE, IN BREVE TEMPO,
UNA VISIONE GENERALE DELLA CLASSE DI COME I
RAGAZZI IMPARANO ED ESSERE IN GRADO DI
RICONOSCERE LA MADRELINGUA PEDAGOGICA .
IN UN SECONDO TEMPO SI POTRA’ UTILIZZARE IL
DIALOGO PEDAGOGICO ORALE QUANDO L’ ALUNNO
MANIFESTA UNA DIFFICOLTA’, PER AIUTARLO A
MIGLIORARE IL METODO DI STUDIO E QUINDI PORTALO
ALLA PRESA DI COSCIENZA DEL SUO MODO
D’APPRENDERE.
SCOPRO COME IMPARO…
• ESEMPIO DI DOMANDE DA UTILIZZARE…
• Pensa ad un’attività (anche extrascolastica) che
svolgi volentieri e in modo competente.
• Spiega brevemente in cosa consiste e come si
svolge questa attività.
• Rivedi le immagini mentali oppure risenti la
spiegazione interiore mentre svolgi questa
attività?
• Soffermati su questo aspetto mentale e rifletti.
Fai la stessa cosa anche quando affronti i
contenuti delle diverse discipline?
APPLICO E IMPARO…
• Adesso che hai capito come pensi quando
svolgi la tua attività preferita devi applicare
questa modalità mentale anche quando
affronti lo studio delle discipline.
Pertanto devi:
- Osservare e ascoltare con l’intenzione di
rivedere nella tua mente;
- Ascoltare e osservare per risentire nella tua
mente.
STUDIO DI UN CASO - FRANCESCO (anni 9 - classe 4^)
Francesco frequenta la classe 4^. E’ un bambino molto generoso, possiede un
discreto livello di autocontrollo comportamentale e sa rapportarsi correttamente
agli altri mostrando attiva partecipazione ai lavori di gruppo ed ai giochi
collettivi. Il suo impegno scolastico è soddisfacente anche se l’applicazione
domestica è saltuaria e piuttosto superficiale.
L’alunno mostra buone attitudini nella manipolazione di materiale plastico (pongo
e DAS), nella realizzazione di puzzle e nello smontaggio e rimontaggio di oggetti
di vario genere (modelli di piccole auto, costruzioni Lego, assemblaggio di pezzi
per costruire giocattoli etc.). Nel dialogo pedagogico afferma di rivedere
mentalmente in modo nitido fatti, persone, scene e situazioni vissute in prima
persona. Riesce infatti a riferire oralmente con precisione gli elementi di una gita
o di una visita d’istruzione anche se ricorda in modo meno preciso suoni, rumori
o spiegazioni fornite dalla guida o dall’insegnante. Rispetto ai suoi compagni
possiede apprezzabili conoscenze in ambito zoologico: riconosce molte specie di
animali anche se spesso ne ignora abitudini alimentari e comportamentali.
Mostra buone abilità grafico-pittoriche nella riproduzione di figure o di oggetti
(cose, animali, persone e rappresentazioni di vario genere), ma le sue produzioni
libere evidenziano un certo schematismo e scarsa originalità di elementi e di
temi.
Possiede un pensiero fantastico, ma poco creativo nella risoluzione di
situazioni problematiche. Se sollecitato a trovare un percorso “alternativo”
a quello normalmente utilizzato, tende ad essere precipitoso e a “sparare”
la prima risposta che gli viene in mente senza riuscire però a cogliere il
senso logico della situazione problematica da risolvere. Evidenzia una
preparazione disciplinare approssimativa soprattutto in ambito storico e
linguistico. Il ristretto bagaglio lessicale gli impedisce un’esposizione
sufficientemente ricca e i contenuti appaiono più memorizzati che
adeguatamente rielaborati. Nella scrittura Francesco presenta una
costruzione sintattica molto incerta anche se sufficientemente corretta sul
piano ortografico. Nelle composizioni libere esprime una certa difficoltà
caratterizzata da sinteticità di idee. Le produzioni scritte risultano poco
articolate sul piano logico-causale e caratterizzate da paratassi con uso
abbondante di congiunzioni e giustapposizioni logiche. I contenuti dei
suoi elaborati scritti mancano di originalità, sono superficiali e poveri di
riferimenti autobiografici, di giudizi e di considerazioni personali.
La lettura è abbastanza scorrevole e compresa nei macro-significati.
Nel riassunto incontra invece difficoltà nel cogliere i vari passaggi
narrativi del racconto. In storia non riesce a memorizzare gli eventi e
a spiegarli in modo logico anche se ne conosce la periodizzazione
grazie ai disegni riprodotti sulla striscia personale del tempo. Se
invitato a spiegare gli avvenimenti nelle loro linee generali appare
incerto e confonde spesso eventi e personaggi. Più sicure risultano
invece le sue conoscenze geografiche: usa con disinvoltura la cartina
individuando con accettabile abilità le caratteristiche fisiche
dell’Italia (pianure, catene montuose, mari, laghi etc.), le regioni e i
capoluoghi. Conosce spontaneamente molte bandiere di stati
stranieri europei ed extraeuropei anche se queste conoscenze non
rientrano nella programmazione scolastica. Incontra invece notevoli
difficoltà nel recuperare il significato di termini geografici specifici
come ad esempio “pianura alluvionale”, “collina morenica”,
“penisola”, “lago glaciale” etc.
Sulla base delle osservazioni e delle considerazioni sull’alunno Francesco di cl. 4^, se ne tracci il
profilo mentale approssimativo colorando le caselle relative allo sviluppo delle due lingue
pedagogiche (V = visiva e A = auditiva).
Successivamente, sulle righe sottostanti, si indichino i parametri mentali dell’alunno che potrebbero
essere rafforzati e/o sviluppati con l’addestramento pedagogico.
PROFILO MENTALE DI FRANCESCO
P1
V
P2
A
V
A
P3
V
P4
A
V
A
RAFFORZAMENTO PARAMETRI ______________________________________________________
SVILUPPO PARAMETRI______________________________________________________________
Sulla base delle osservazioni e delle considerazioni sull’alunno Francesco di cl. 4^, se ne tracci il
profilo mentale approssimativo colorando le caselle relative allo sviluppo delle due lingue
pedagogiche (V = visiva e A = auditiva).
Successivamente, sulle righe sottostanti, si indichino i parametri mentali dell’alunno che potrebbero
essere rafforzati e/o sviluppati con l’addestramento pedagogico.
PROFILO MENTALE DI FRANCESCO
P1
V
P2
A
V
A
P3
V
P4
A
RAFFORZAMENTO PARAMETRI: P1 e P2 visivo e P1 auditivo
SVILUPPO PARAMETRI: P3 e P4 visivo e P2 P3 e P4 auditivo
V
A
Grazie dell’attenzione….
Ins. Mariangela Angeloni
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