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Il dialogo nel CVS - Anna Maria Cipriano - 2009

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Il dialogo nel CVS - Anna Maria Cipriano - 2009
DIALOGO
E
R E L A Z I O N E di A I U T O
DIALOGO
Dialogare
è fare il dono di me all’altro;
l’altro lo arricchisce di se
e poi me lo restituisce in dono.
L’ASCOLTO
Attitudine tra la bontà e l’arte
Pietra angolare della Relazione di
aiuto
Fondamentale e, allo stesso tempo,
difficile
La gioia di ascoltare
“Credo di sapere perché mi piaccia così tanto
ascoltare qualcuno. E’ stato grazie all’ascolto delle
persone che ho imparato tutto ciò che so circa gli
individui, la personalità, le relazioni interpersonali...
Dietro tutte le comunicazioni personali che
realmente ascolto sembrano esserci delle ordinate
leggi psicologiche, aspetti dello stesso ordine che
troviamo nell’universo inteso come un tutto.
(Rogers).
L’ASCOLTO AUTENTICO
Si impara
È movimento:
uscire da se per riconoscere
e affermare l’alterità.
Richiede silenzio interiore.
Molte volte
non ascoltiamo l’altro...
e ascoltiamo solo noi stessi...
COME MIGLIORARE L’ASCOLTO?
Attenzione al linguaggio non verbale
- Cercare di intuire i sentimenti aldilà dei
contenuti
- Non giudicare
- Attenzione alle distrazioni
- Aspettare prima di rispondere
- Imparare ad identificare i temi più ricorrenti
L’ascoltato si aspetta di
essere accolto
Accompagnato
Aiutato a valutare la situazione
AVER CURA DI SE
Non si aiuta efficacemente
qualcuno in difficoltà se prima
non si curano le proprie ferite.
Atteggiamenti nel dialogo
Negativi
Ideali
di difesa
di fiducia
verifica
superiorità
indifferenza
accettazione
parità
empatia
manipolazione
spontaneità
inflessibilità
flessibilità
Liturgia
Il Concilio dice: "La liturgia è il culmine verso
cui tende l'azione della Chiesa e insieme la
fonte da cui promana tutta la sua virtù". In
concreto è luogo dell'azione di Dio, del suo
incontro con le creature e delle creature tra
loro, in comunione.
Il termine "liturgia", oggi usato quasi
esclusivamente per il culto, è legato alla
lingua greca classica. Liturgia è, infatti,
parola composta dalla radice "leit" (da "laos"
= popolo) che significa genericamente
"pubblico, appartenente al popolo", e
"ergon", che significa "azione, opera". Il
termine composto allora significa "opera,
attività, lavoro, attività lavorativa, azione,
iniziativa, impresa per il popolo", mettendo
anche in risalto il valore "pubblico"
dell'azione.
Dialogo – ascolto - liturgia
Quale relazione tra queste parole e
cosa possiamo ricavarne per la
nostra azione apostolica?
Luigi Novarese
Un uomo in dialogo, in ascolto,
che celebra la vita, che celebra
con la vita.
Luigi Novarese
In ascolto e in dialogo con Dio, con
se stesso, con gli altri, con il
mondo.
Interroga la sua esperienza e
raccogliendo il meglio da essa, ne
fa dono agli altri: liturgia.
Luigi Novarese
La dignità dell’uomo in tutti i momenti
della sua vita, il dovere che il cristiano ha
di assimilarsi e conformarsi a Cristo
Redentore, portando con Lui, accanto a
Maria SS.ma nostra Madre spirituale, la
propria croce a beneficio dell’intera
società, sono i principi base da cui parte
e si sviluppa tutto il nostro lavoro
apostolico.
(L’Ancora - N. 9 - settembre 1971)
Luigi Novarese
La partecipazione ai Consigli Pastorali,
parrocchiali e diocesani dei nostri incaricati
dice che l’ammalato, dopo anni di presa di
coscienza sempre più approfondita sulla
propria missione, sta smentendo la
convinzione generale, radicata in tante
mentalità, che egli sia soltanto oggetto di
carità, persona da compatire, aiutare, ma non
da inserire quale parte attiva e viva nella
dinamica ecclesiale che oggi scuote ed invita
tutti ad una presa di posizione sempre più
cosciente e responsabile.
(L’Ancora - N. 9 - settembre 1971)
GRUPPI DI AVANGUARDIA
Sono, ormai, quasi venti anni che stiamo sperimentando la forza intrinseca del
«Gruppo di Avanguardia “.
Con questa tecnica di apostolato siamo riusciti a far uscire l’ammalato dalla propria
piccola cerchia d’ambiente e ad immetterlo in un piano di lavoro apostolico. Grazie a
questa formula di lavoro svolto in piccole squadre, in «equipe“, il sofferente non
soltanto rompe la propria solitudine, ma passa all’azione più bella e più costruttiva.
E’ un’attività che si allarga in vastità di raggio e di sostegno. E’ un lavoro in cordata,
per cui l’individuo si sente sempre sospinto dagli altri per un maggior impegno di
generosità.
Questa necessità di lavorare ai nostri giorni “in équipe» non poteva sfuggire al
Concilio. E’ una vera esigenza dei tempi che viviamo. E’ il tempo del dialogo; è lì
tempo degli incontri; è il tempo dei lavori fatti in comune. Per queste ragioni viene
sottolineato il lavoro fatto in piccoli gruppi: «i loro membri con i compagni e gli amici,
in piccoli gruppi, valutano i metodi ed i frutti della loro attività apostolica e
confrontano con il Vangelo il loro modo di vivere quotidiano ». (A.L. VI, 30).
I laici «non limitino la propria cooperazione entro i confini della Parrocchia e della
Diocesi, ma procurino di allargarla nell’ambito interparrocchiale, interdiocesano,
nazionale e internazionale.
Ecco allora così realizzarsi le aspirazioni della Vergine Santa in piano universale
fedelmente seguendo le linee del Concilio.
(L’Ancora - N. 6 - Giugno1966)
Statuto CVS
nota storica
Nel mese di maggio del 1943 mons. Luigi Novarese, … dette origine alla "Lega Sacerdotale Mariana" con lo
scopo, nel vincolo di Maria SS.ma e della fraternità sacerdotale, di sovvenire alle necessità dei sacerdoti
ammalati o comunque bisognosi.
Tale azione pastorale fu subito intesa come attuazione delle richieste rivolte dalla Vergine Santa a Lourdes e
a Fatima. Sulle medesime basi attuative l'attività apostolica si estese anche ai laici (maggio 1947) con il
movimento dei "Volontari della Sofferenza" cui appartenevano persone ammalate. La Sorella Maggiore Elvira
Myriam Psorulla coadiuvò nel dare vita all'intera Opera. Nella fondazione si affermò con forza il pieno
impegno battesimale della persona sofferente, non solo "oggetto" di assistenza, ma soggetto di azione con
uno specifico apostolato da svolgere a beneficio della chiesa e della società.
All'interno del movimento il fondatore avvertì in seguito la necessità di definire, col nome di Silenziosi Operai
della Croce, un gruppo di persone che garantisse continuità all'opera assumendo ruoli direttivi, vivendo la
radicalità della dedizione all'apostolato mediante la professione dei consigli evangelici e la "consacrazione"
alla Vergine Immacolata. Tale gruppo iniziò a costituirsi nel maggio 1950… Nel 1952 (15 agosto) il movimento
si aprì ad un'altra sezione, i "Fratelli degli ammalati", fedeli laici che nell'esercizio della carità verso gli
ammalati e nella santificazione del loro lavoro, condividevano l'apostolato dei "Volontari della Sofferenza".
Il 16 febbraio 1960, i Silenziosi Operai della Croce ricevettero il decreto di approvazione diocesana, emanato
dal vescovo di Ariano Irpino. … La Pia Unione dei Silenziosi Operai della Croce fu infine elevata al titolo di
"Primaria", in riferimento alle tre consociazioni (Lega Sacerdotale Mariana, Volontari della Sofferenza, Fratelli
degli Ammalati), con il breve apostolico "Valde probandae" del 24 novembre 1960. Infine nel 1973 fu aggiunta
la sezione "Fratelli e Sorelle effettivi dei SODC" che si impegnavano a vivere la spiritualità dei SODC e a
coadiuvarli nell'apostolato e fu prevista una forma aggregativa per i Vescovi che chiedevano di condividere
spiritualità e finalità dell'Opera.
L'intera opera fondazionale di Mons. Luigi Novarese è stata continuamente accompagnata ed autenticata dal
magistero pontificio con numerosi discorsi direttamente rivolti agli associati in occasione dei decennali, a
partire dal discorso di Pio XII (7 ottobre 1957), nel primo decennio di apostolato. La presenza delle idee
portanti del Centro Volontari della Sofferenza in documenti del magistero universale espressamente dedicati
al tema della sofferenza … segna infine la conferma e l'orizzonte dell'attuale impegno associativo nella
Chiesa universale, secondo quanto espresso dagli statuti dell'associazione "Silenziosi Operai della Croce",
delle associazioni diocesane del "Centro Volontari della Sofferenza" e della confederazione internazionale che
le riunisce e coordina.
SOdC
Finalità
I Silenziosi Operai della Croce intendono imitare Cristo “chiamato e
mandato” dal Padre (cf. Eb 10,5-10) a compiere la sua volontà di vita e di
salvezza per il mondo. Consacrandosi a Cristo per le mani di Maria,
vivono il totale dono di sé come risposta alla consacrazione battesimale
nella pratica dei consigli evangelici.
Nell’ampio ed articolato mondo della sofferenza, i Silenziosi Operai della
Croce attuano in se stessi e condividono con ogni persona, un cammino di
crescita e di maturazione nella fede, affinché nella luce della Pasqua tutti
si scoprano chiamati ad incontrare ed annunciare il senso della propria
sofferenza e la gioia della salvezza.
I Silenziosi Operai della Croce si propongono di testimoniare una piena ed
intensa comunione con Cristo, nella convinzione che in questo consista
la massima promozione sociale ed ecclesiale (cf. GS 41), facendosi
compagni di viaggio dei sofferenti lungo il cammino della vita (cf. Lc
24,13-35).
Preghiera
Nel silenzio della tenda interiore, spazio dato a Dio in se
stessi, i Silenziosi Operai della Croce dilatano l’animo alla
carità più grande ed alimentano la preghiera più ardente per
sé e per gli altri, uniti a Cristo come i tralci alla vite (cf. Gv
15,1-17). La celebrazione eucaristica quotidiana è sempre il
momento privilegiato della vita personale e comunitaria:
convito pasquale in cui crescere nell’unità con Dio e con il
prossimo, fino alla pienezza, quando Dio sarà tutto in tutti (cf.
SC. 48).
Il personale e comunitario cammino di conversione e di
penitenza è sostenuto dalla celebrazione frequente del
sacramento della riconciliazione.
… La propria vita interiore, accresciuta nel dialogo con il
proprio direttore spirituale, viene quotidianamente alimentata
con la meditazione della Parola di Dio, l’adorazione
eucaristica e la recita del rosario. Momenti particolari nel
cammino di un continuo rinnovamento personale sono i ritiri
mensili e, annualmente, gli esercizi spirituali.
Silenzio
Il silenzio interiore è la presenza trinitaria
nell’anima che con tutto il cuore, con tutta la
mente e con tutte le forze cerca Dio e vuole
servirlo.
I Silenziosi Operai della Croce si impegnano ad
attuare il silenzio interiore, che assicura
l’appartenenza a Dio e il silenzio esteriore, che
dice totale dedizione al piano redentivo della
croce. Attuando l’itinerario dei sette gradi del
silenzio interiore accrescono la presenza di Dio in
se stessi fino alla piena sequela di Cristo
crocifisso, nel dono totale di sé.
Comunione ecclesiale
Luca scrive negli atti degli Apostoli che “la moltitudine di coloro che
erano venuti alla fede avevano un cuor solo ed un’anima sola”. Da
questa comunione la Chiesa irradiava la gioia e la forza del Vangelo.
L’efficacia dell’annuncio evangelico di una associazione dipende
moltissimo dall’intensità della comunione, dal clima di fraternità, di
gioia, di accoglienza che si stabilisce nel suo interno: “Da questo
riconosceranno che siete miei discepoli, dall’amore che avrete gli uni
per gli altri…”.
L’unità è l’ideale a cui Gesù ci esorta nella preghiera che Egli rivolge
al Padre il Giovedì Santo nell’orto degli Ulivi: “Che tutti siano Uno,
come lo siamo Noi”. La comunione quindi è dono che viene dal Padre,
che in Cristo e nello Spirito ci raduna e unisce in una famiglia di
fratelli. Per questo, quanto più è vivo il nostro rapporto di reciproca
comunione, tanto più diventiamo testimoni del Signore.
Questo significa che la comunione, quando è vissuta con pienezza da
una associazione ecclesiale, non porta alla chiusura, ma, al contrario,
favorisce e promuove l’apertura, il dialogo, nel desiderio che altri
possano parteciparne. Questa consapevolezza ci esorta perciò a
trovare modi concreti per conquistare all’ideale della comunione il
maggior numero possibile di persone.
All’unità ci si educa
“comunione reciproca” nella quale si deve impegnati
responsabilmente tutti come appartenenti all’associazione (SOdC,
CVS e tra di essi).
Una osservazione essenziale è che: all’unità ci si educa. Entrare in
comunione con gli altri richiede capacità che vanno affinate con
l’esercizio. Occorre quindi aiutare, impegnandosi nella comunità e nel
CVS, a conoscere i modi e le vie che, con maggior efficacia,
permettono di raggiungere l’obiettivo dell’unità fra tutti. Il vissuto
umano ci ricorda infatti, da un lato, quanto possa essere impegnativo
ricomporre un rapporto incrinato e dall’altro, quante opportunità
possano venir colte per favorire la nascita o l’approfondimento di una
relazione umana non occasionale. Per entrare in comunione con il
fratello è necessario fargli spazio nel nostro cuore e questo risultato,
non facile, lo si ottiene con determinazione ed impegno.
La comunione va cercata, coltivata e curata, allenando ed esercitando
nella nostra umanità le virtù e gli atteggiamenti che la favoriscono:
l’umiltà, lo spirito di servizio, la stima reciproca, la serenità e la
semplicità d’animo, il perdono, la correzione fraterna, l’apertura di
spirito, l’ascolto reciproco fra noi, con il prossimo occasionale, con i
“lontani”…
Apostolato
Cosa significa e che peso ha
questa parola per noi SOdC?
Dialogo
Tra i livelli giuridici: Confederazione
CVS Internazionali e CVS
diocesani.
Dialogo
Quale spazio ai livelli nazionali e
regionali?
Dialogo
Tra i SOdC e i CVS.
Quali i luoghi di dialogo?
Dialogo
In diocesi, tra i gruppi, nel
gruppo, con i membri del
gruppo, nella vita di gruppo
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