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Corso Addetti Antincendio

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Corso Addetti Antincendio
Istituto Comprensivo Statale CENTRO 1
Premessa
Il testo unico sulla sicurezza, tra gli obblighi del
datore di lavoro, anche quello relativo alla
formazione e informazione dei lavoratori.
Tale informazione riguarda, tra l'altro, anche le
procedure da seguire in caso di emergenza incendio.
Queste slides costituiscono il primo tassello, basilare
ma non esaustivo, della materia che ogni lavoratore
deve conoscere per lavorare meglio e in sicurezza.
Il Fuoco
II fuoco è la manifestazione visibile con emissione
di calore e luce di una reazione chimica, la
combustione, che avviene tra due sostanze diverse:
il combustibile e il comburente costituito
generalmente dall’ossigeno contenuto nell’aria.
Le conseguenze di una combustione sono la
emissione nell’ambiente di prodotti di
combustione, e di un sensibile quantitativo di
calore ad elevata temperatura.
Il combustibile
II combustibile è una sostanza in grado di bruciare; può
essere allo stato solido (carbone, legno, carta, etc.)
liquido (alcool, benzina, gasolio, etc.) o gassoso
(metano, idrogeno, propano, etc.).
Perché la combustione abbia luogo, il combustibile deve
trovarsi allo stato gassoso.
Fanno eccezione il carbonio sotto forma di carbone e
pochi altri elementi metallici come il magnesio.
Il comburente
Il comburente è la sostanza che permette al combustibile di
bruciare.
Generalmente è l'ossigeno contenuto nell’aria.
Temperatura d’infiammabilità
La temperatura di infiammabilità è la minima
temperatura alla quale il combustibile emette vapori
in quantità tale da formare con il comburente una
miscela incendiabile.
Per i combustibili che reagiscono direttamente allo
stato solido, quali il carbone e alcuni metalli, tale
temperatura corrisponde al valore a cui la superficie
del combustibile inizia ad interagire con l'ossigeno
dell'aria.
Combustione
Il fenomeno della combustione può essere rappresentato con
l'immagine di un triangolo i cui lati indispensabili per costruire la
figura geometrica e quindi indispensabili per ottenere una combustione
sono il combustibile, il comburente e il valore della temperatura
(innesco).
I prodotti della combustione
I prodotti della combustione sono:
 fiamme con emissione di energia sotto forma di calore ad elevata temperatura e pericolo di
scottature e di ustioni
 fumi
 una serie di prodotti secondari che, nella combustione dei più comuni materiali infiammabili,
risultano essere:
 ANIDRIDE CARBONICA (C02) per combustione completa (abbondanza di ossigeno alla
combustione)
OSSIDO DI CARBONIO (CO) per effetto di combustione incompleta (carenza di ossigeno).
VAPORE ACQUEO (H20) ANIDRIDI SOLFOROSA E SOLFORICA (S02 ed SO3) in
presenza di combustibili contenenti zolfo.
CENERI costituite da prodotti vari mescolati con materiali incombusti che in parte si
disperdono nell'aria sotto forma di aerosol con effetti a volte visibili e configurati come fumo.
Effetti della fiamma e del calore
- Il calore irradiato dalla fiamma provoca ustioni se la
temperatura della pelle supera per un minuto i 65°C;
- A temperatura maggiore di 70°C l’ambiente diventa
invivibile;
- A temperatura ambiente intorno ai 150°C il tempo di
sopravvivenza è di qualche minuto se l’aria è secca, se è
presente umidità il tempo di sopravvivenza decresce.
Effetti dei gas di combustione
Anidride carbonica : asfissia se in concentrazione maggiore del 5%;
Ossido di carbonio : presente nell’atmosfera in concentrazione di 10
ppm, produce nausea a 200ppm e mal di testa a 300ppm;alla
concentrazione dell’1,2% provoca la perdita della coscienza seguita da
decesso;
Acido cianidrico : nocivo in concentrazioni superiori a 100ppm;
Idrogeno solforato : gas caratterizzato dall’odore di uova marce, produce
vertigini e vomito;
Ammoniaca : provoca gravi disfunzioni e decesso dopo mezz’ora in
atmosfera con concentrazioni maggiori fra i 2500 e i 6500 ppm;
Acido cloridrico : provoca il decesso in pochi minuti in concentrazioni
maggiori di 1500 ppm;
Protezione delle vie respiratorie
I fumi non sufficientemente evacuati, abbassando il contenuto
percentuale dell’ossigeno nella aria, possono costituire un rischio
per la sopravvivenza.
Oltre a questo per deficienza di ossigeno la combustione genera
gas di distillazione dovuti alla alta temperatura, o gas
parzialmente ossidati (monossido di carbonio) che se accumulati
nell’ambiente sono tossici e possono provocare la morte.
In caso di incendio è necessario, per prevenire effetti dannosi,
usare dispositivi di protezione per la respirazione.
L’attrezzatura più semplice è la
maschera filtrante da applicarsi
su bocca e naso che serve
esclusivamente a proteggere le vie
respiratorie dalle polveri non
avendo alcuna efficacia sui gas.
La maschera a filtro supera l’inconveniente del
filtraggio delle polveri e/o aerosol molto fini,
nonché,con l’applicazione del filtro,all'incapacità
di agire sui gas.Non protegge gli occhi che in
ambiente inquinato risultano sempre essere
aggrediti per la loro delicatezza organica.
La funzione della maschera in figura è quella di
permettere l’ aspirazione dell’ aria attraverso il
filtro che , dotato di valvola a senso unico di
passaggio, viene applicato all’attacco indicato
dalla freccia rossa. L’ espulsione avviene dalle
uscite laterali dotate anch'esse di valvola (freccia
verde).
Il filtro esercita una resistenza al passaggio
dell'aria per cui in caso di lavori pesanti che
provocano affanno l’attività deve essere
periodicamente interrotta con intervalli di riposo.
La tabella seguente illustra i filtri normalmente usati in specifiche
situazioni :
Nella maschera a pieno facciale l’aria entra nel
senso della freccia rossa attraverso il filtro
attraversa la prima valvola di non ritorno e
fuoriesce per vie interne dalle aperture forate
segnate in verde e poste al di sotto
dell’elemento trasparente.
Questo accorgimento permette di lambire con
aria fresca, ancora priva della umidità di
rilascio della respirazione, il visore rendendolo
immune da appannamenti L’aria entra
nell'apparato respiratorio e viene espulsa nel
senso della freccia blu, dotato anch’esso di
valvola di passaggio a senso unico.
Classificazione dei fuochi
Ai fini della individuazione delle caratteristiche dei fuochi si è elaborata la
seguente tabella
CLASSE
NATURA DEL FUOCO
A
Fuochi di materie solide, generalmente di natura organica, la
cui combustione avviene normalmente con produzione di braci
che ardono allo stato solido (carbone).
B
Fuochi di liquidi o di solidi che possono liquefarsi (cera,
paraffina, ecc.)
C
Fuochi di gas
D
Fuochi di metalli (magnesio, alluminio, ecc.)
E
Fuochi di natura elettrica
Classe "A"
La classe "A" si rappresenta con il cartello
che in base al Decreto Ministeriale 20.12.1982 (G.U. n° 201 del
23.07.83) deve essere utilizzato per etichettare gli estintori idonei allo
spegnimento di fuochi di questa categoria.
Il fuoco di classe "A" è caratterizzato dalla presenza di combustibile
solido dotato di forma e volume proprio.
La combustione è spesso luminescente con produzione di brace e bassa
emissione di fiamma.
Questa caratteristica è tipica della combustione dei vapori di
distillazione emessi per il calore dal solido in combustione.
L'azione estinguente viene esercitata con sostanze che si depositano sul
combustibile che essendo solido è in grado di sostenere l'estinguente
senza inghiottirlo e/o affondarlo al suo interno
Classe “B”
La classifica 'B" si rappresenta con il cartello
Che è riportato sull’etichetta degli estintori idonei allo spegnimento dei
fuochi di questa categoria.
La caratteristica peculiare dei combustibili che partecipano a questo
tipo di combustione è quella di possedere un volume proprio ma non
una forma propria.
Appare perciò evidente che, per ridurre la possibilità di espansione
dell’incendio alle aree limitrofe, sia necessaria una azione di
confinamento del combustibile.
Un buon estinguente, per questo tipo di fuoco, deve, oltre all’azione di
raffreddamento, esercitare una azione di soffocamento individuabile
nella separazione tra combustibile e comburente.
Gli estinguenti che vengono inghiottiti dal pelo del liquido in fiamme
non possono essere usati per l’estinzione .Ad esempio l'acqua, in
quanto più pesante, non può essere utilizzata in caso di incendio di
benzina.
Classe “C”
La classifica "C" si rappresenta con il cartello
che serve per etichettare gli estintori idonei allo spegnimento dei fuochi
di questa categoria.
Caratteristica peculiare dei combustibili è quella di essere gassosi ossia
di non possedere né forma né volume proprio.
I gas combustibili sono molto pericolosi se miscelati in aria per la
possibilità di generare esplosioni.
L'azione estinguente si esercita mediante azione di raffreddamento, di
separazione e di inertizzazione della miscela gas-aria. Infatti al di fuori
di ben precise percentuali di miscelazione di gas combustibile non
brucia.
Classe “D”
I fuochi di classe “D”, il cui simbolo grafico è sotto riportato, si
riferiscono a particolarissimi tipi di reazione di solidi, per lo più
metalli, che hanno la caratteristica di interagire, anche violentemente,
con i comuni mezzi di spegnimento, in particolare con l'acqua.
I più comuni elementi che danno luogo a questa categoria di fuochi
sono i metalli quali il magnesio,il manganese e l'alluminio
(quest’ultimo solo se in polvere fine) e i metalli alcalini quali il sodio, il
potassio e il litio.
Vengono classificati fuochi di questa categoria anche le reazioni dei
perossidi, del clorati e dei perclorati.
Le classificazioni fatte fino ad ora sono conformi alla norma
Eurostandard EN2.
Classe “E”
gli estintori caratterizzati con il cartello sotto riportato, sono
abilitati all’intervento su apparecchiature sotto tensione.
Tale categoria può interessare fuochi di apparecchiature elettriche e dei
loro sistemi ausiliari.
La normativa Eurostandard EN2 non comprende tale simbologia
La dicitura è usata normalmente in quanto fornisce un elemento utile
per valutare l’usabilità dell’ estintore in riferimento alla tensione
dichiarata sull’etichetta.
.
La Prevenzione degli Incendi
- Studia i provvedimenti atti a prevenire, segnalare a
estinguere un incendio o a ridurne la propagazione;
- I provvedimenti attuabili sono:
- la prevenzione ossia la riduzione della probabilità che un
incendio possa insorgere
- la protezione passiva e attiva ossia la riduzione degli
effetti su persone e strutture.
Misure atte a ridurre la probabilità
TECNICHE
- impianti a regola d’arte;
- messa a terra impianti, strutture e masse metalliche
- impianti contro gli effetti delle scariche atmosferiche;
- ventilazione ambienti in presenza di vapori, gas o polveri infiammabili;
- adozione di dispositivi di sicurezza.
ORGANIZZATIVE
- mantenimento ordine e pulizia;
- controlli su impianti e misure sicurezza;
- adozione piano sicurezza;
- informazione e formazione dei lavoratori
Protezione
Passiva
insieme delle misure di protezione che non richiedono l’azione di un
uomo o l’azionamento di un impianto quali l’adozione di
- barriere antincendio:
- ubicazione dell’edificio;
- distanze di sicurezza esterne ed interne;
- muri tagliafuoco, schermi etc.
- strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate ai
carichi d’incendio
- materiali classificati per la reazione al fuoco
- sistemi di ventilazione
- sistema di vie d’uscita commisurate al massimo affollamento
ipotizzabile dell’ambiente di lavoro e alla pericolosità delle lavorazioni
Protezione
Attiva
E’ costituita dall’insieme delle misure di protezione che richiedono
l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto. Sono finalizzate
alla precoce rilevazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di
spegnimento dello stesso.
Ad esempio:
- estintori
- rete idrica antincendio
- impianti di rivelazione automatica d’incendio
- impianti di spegnimento automatici
- dispositivi di segnalazione e d’allarme
- evacuatori di fumo e calore
Mezzi di protezione attiva
I mezzi di protezione presenti nei luoghi di lavoro frequentati dal
personale comunale sono:
- estintori
- idranti
- rilevazione ed estinzione incendio in alcuni ambiti
Estinzione
L’estinzione è provocata dalla mancata presenza di uno
degli elementi fondamentali ossia del combustibile o del
comburente o della temperatura d’innesco. E’perciò
possibile ottenerla mediante:
- esaurimento o sottrazione del combustibile o del
comburente;
- raffreddamento al di sotto della temperatura di accensione
- una combinazione dei due
- inibizione chimica della fiamma
Agenti estinguenti
acqua
raffreddamento
polveri
soffocamento raffreddamento
anidride carbonica
“
idrocarburi alogenati
catalisi negativa
schiume
separazione comburente
azoto e vapore acqueo
soffocamento
Mezzi di estinzione
Le principali attrezzature per lo
spegnimento degli incendi sono
realizzate da tubazioni flessibili avvolte
e collegate ad erogatori capaci di
lanciare l'acqua a distanza e perciò
chiamate "lance".
L’acqua per l’alimentazione delle lance
è fornita dalla rete antincendio
alimentata dall’acquedotto comunale o
dalla vasca di accumulo tramite
impianto di pompaggio.
Nell’immagine viene illustrato un naspo
costituito da un tubo arrotolato su
apposito raccoglitore con la lancia di
erogazione alla estremità.
Avvertenze e limitazioni
L'acqua è un buon conduttore di elettricità e pertanto non può essere
usata in presenza di apparecchiature sotto tensione.
 L'acqua non può essere usata contro fuochi di classe "C" (gas)
 L'acqua non può essere usata contro fuochi di classe "D" (metalli);
 L'acqua non può essere usata contro fuochi di classe "E";
 L'acqua non trova impiego in ambienti a temperatura inferiore a 0°C.
Le attrezzature antincendio debbono essere sempre accessibili e
senza alcun elemento di arredo o di servizio che possa renderne
più difficile l'accesso.
Altri strumenti per aggredire l'incendio sono gli estintori che possono
essere caricati con vari agenti estinguenti come schiuma, polvere,
anidride carbonica o liquidi alogenati.
ATTENZIONE
L'estintore a schiuma non può essere usato verso incendi che potrebbero
essere interessati da apparecchiature sotto tensione e l’uso degli
estintori ad anidride carbonica o a liquidi alogenati deve essere sempre
seguito da una abbondante aerazione del locale interessato dalla scarica.
Caratteristiche
Gli estintori oltre a diversificarsi per tipo e qualità
di estinguente sono caratterizzati da diverse taglie
dimensionali.
Gli estintori portatili hanno un contenuto di
estinguente. "minimo” di 500 grammi e massimo
di 10 kg. Per maggiori prestazioni vengono
realizzate apparecchiature, poste su ruote, i
carrellati, con capacità di 25, 50 e 100 kg.
La teoria insegna e la pratica conferma che lo
spegnimento dell'incendi è determinato
soprattutto dalla potenza d’intervento.
L'azione di un estintore di grande potenzialità è
molto più efficace di molti piccoli interventi di
estintori portatili inadatti a portare termine ,in
modo completo e decisivo, l'estinzione del
focolaio.
Estintori portatili d’incendio
 Una delle attrezzature antincendio più diffuse ed utilizzate per
intervenire sui principi di incendio sono gli estintori portatili,
particolarmente preziosi per la prontezza di impiego e l’efficacia.
 Nei piccoli incendi
ed in caso di primo intervento può essere
sufficiente l’utilizzo di uno o al massimo due estintori .
 Per incendi più gravi l’utilizzo degli estintori può essere utile per
impedire o rallentare la propagazione delle fiamme in attesa
dell’utilizzo di mezzi antincendio più potenti che hanno
generalmente tempi di approntamento più lunghi.
Estintore a polvere
Estintore a CO2
ESTINTORI - Azione ed uso
La valutazione della capacità di un estintore va commisurata alle sue
reali possibilità di azione.
La relazione che lega un ambiente da proteggere all'estintore è definita
secondo due criteri:
1.
tipo di estinguente che deve essere appropriato alle possibili
combustioni che possono verificarsi secondo ipotesi di maggior
rischio;
2.
capacità di erogazione commisurata alla entità “ credibile” del
danno.
Regole generali per l’utilizzo degli estintori portatili
 azionare l’estintore ad una distanza dalla fiamma compatibile con
l’intensità del calore emanato dalla fiamma stessa e colpire il
focolare con la massima efficacia del getto;
 dirigere il getto dell’agente estinguente alla base della fiamma;
 agire in progressione iniziando a dirigere il getto sulle fiamme più
vicine per poi proseguire verso quelle più distanti;
 durante l’erogazione muovere leggermente a ventaglio l’estintore ;
 se l’incendio coinvolge un liquido, operare in modo che il getto non
causi la proiezione del liquido che brucia al di fuori del recipiente;
ciò potrebbe causare la propagazione dell’incendio
 operare sempre sopra vento rispetto al focolare
 in caso di impiego contemporaneo di due o più estintori gli operatori
non devono mai operare da posizione contrapposta ma muoversi
preferibilmente verso una unica direzione o operare da posizioni che
formino un angolo rispetto al fuoco non superiore a 90° in modo da
non proiettare parti calde, fiamme o frammenti di materiale in
combustione contro gli altri operatori
 evitare di procedere su terreno cosparso di sostanze facilmente
combustibili
 operare a distanza di sicurezza, esaminando quali potrebbero essere
gli sviluppi dell’incendio ed il percorso di propagazione più probabile
delle fiamme
 indossare i mezzi di protezione individuale prescritti
 nell’utilizzo di estintori in locali chiusi assicurare l’operatore ad una
corda che ne consenta il recupero in caso di infortunio
 non impiegare ascensori o altri mezzi meccanici per recarsi o
scappare dal luogo dell’incendio
 procedere verso il focolaio di incendio assumendo una posizione il
più bassa possibile per sfuggire all’azione nociva dei fumi
 prima di abbandonare il luogo dell’incendio verificare che il focolaio
sia effettivamente spento e sia esclusa la possibilità di una
riaccensione
 abbandonare il luogo dell’incendio, in particolare se al chiuso, non
appena possibile
EFFICIENZA DEGLI ESTINTORI
Perché l'estintore si dimostri efficace è necessario porre
attenzione alle modalità di impiego.
Spegnimento di un liquido infiammabile
con estintore portatile
La quantità di estinguente è
limitata e la capacità non è
miracolosa.
Occorre che il massimo del
contenuto sia indirizzato al cuore
della combustione senza
realizzare azioni pericolose
nell’azionarlo.
La figura a lato rappresenta un intervento per lo spegnimento di un
liquido infiammabile quale benzina , kerosene o altro.
L'azione dell'estinguente va indirizzata verso il focolaio nella direzione
sopra indicata ponendosi ad una distanza tale che l'effetto dinamico
della scarica trascini le fiamme tagliandone l'afflusso dell'ossigeno.
Occorre inoltre fare molta attenzione a non colpire
direttamente e violentemente il pelo libero del liquido per
evitare lo sconvolgimento e spargimento del combustibile
incendiato oltre i bordi del contenitore e l'estensione
dell'incendio
Spegnimento di combustibili solidi
Nel caso dei combustibili solidi il
comportamento sarà diverso non
sussistendo la possibilità di
aumentare, con troppa facilità, la
combustione.
L'angolo di impatto in questo caso va
notevolmente accentuato per
migliorare la penetrazione della
polvere estinguente all'interno della zona di reazione.
Se non si ha la certezza della "pezzatura"del combustibile e della sua
densità occorrerà effettuare una prova per accertare che l’impatto
dinamico, esercitato dall’estintore sia nei liquidi che nei solidi, non
abbia effetti di proiezione di parti calde e/o infiammate che potrebbero
causare ulteriori piccoli focolai capaci di vanificare l'azione di estinzione
in atto.
Spegnimento in operazioni complesse
A volte l'azione di spegnimento
può risultare più complessa e la
direzione del getto richiedere
continue variazioni per
raffreddare zone diverse tutte
interessate all’inizio d'incendio.
In questi casi solo l'esperienza ed un costante esercizio possono
suggerire la migliore condotta da seguire per valorizzare al massimo
le caratteristiche dell'estintore in uso.
Precauzioni essenziali nell’utilizzo degli
estintori
- il fuoco va affrontato controvento da non più di tre
persone sul medesimo lato
- L’estintore va usato partendo dalla periferia
dell’incendio, dirigendo il getto alla base delle fiamme
da distanza corretta
- nell’uso si deve evitare di disperdere fiamme o
combustibile.
ATTENZIONE !
 Il focolaio appena estinto non va mai abbandonato se non dopo un periodo
di tempo tale che il suo riaccendersi sia impossibile.
 Va sempre ispezionata l'intera zona incendiata smassando le ceneri e tutte
le parti parzialmente combuste per verificare con assoluta certezza che il
fuoco sia spento. Il calore potrebbe rimanere conservato a lungo all'interno
della massa apparentemente spenta che può riprendere a bruciare alla prima
occasione.
 Gli estintori se lasciati a terra possono costituire pericolo. Vanno appesi al
loro gancio e segnalati con cartelli per una immediata individuazione
Protezione passiva
Le misure di protezione riguardano la:
- Resistenza al fuoco
classificazione REI
- Reazione al fuoco
classi 0,1, 2, 3, 4,5
- Compartimentazione
impedimento alla propagazione
- Confinamento
adozione distanze di sicurezza
- Accesso automezzi di soccorso
- Vie di esodo
- Illuminazione di sicurezza e di emergenza
Definizione
Per separare con strutture di difesa un locale dall'altro ed avere
riferimenti per verificare l'efficienza delle separazioni, il Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco ha definito i criteri di misura della
resistenza al fuoco delle strutture.
La resistenza al fuoco è la capacità di una struttura /porta, solaio,
parete, di resistere alla sollecitazione termica di un incendio campione
per un periodo di tempo definito.
Gli intervalli di tempo stabiliti sono 15, 30, 45, 60, 90, 120, e 180
minuti primi.
Le classifiche di resistenza sono "R", "E", ed "I“:
R rappresenta la stabilità ossia l'attitudine a mantenere le proprie
capacità meccaniche sotto l'azione termica di uno sviluppo di
incendio conforme alla curva standard e per il tempo in minuti
dichiarato.
E indica la capacità dell'elemento strutturale di impedire, ed al tempo
stesso non produrre, il passaggio di fiamme, vapori, e gas caldi
oltre il lato non esposto all'incendio per un tempo non superiore
alla indicazione in minuti.
I definisce poi la prerogativa di impedire, nel tempo non superiore
alla indicazione in minuti primi, il passaggio di calore anche sotto
forma di irraggiamento; questo parametro rappresenta
l'innalzamento della temperatura della faccia non esposta.
 Dire che una porta è REI 120 significa avere la certezza di resistenza,
impermeabilità ai fumi e barriera al calore per 120 minuti.
 Dire che una parete in muratura è R 180 significa che la struttura
rimane indenne alla esposizione dell'incendio per 180 minuti ma non
garantisce dalla possibilità del passaggio dei fumi e del calore che
l’attraversano.
Le uscite di sicurezza
Le porte di uscita devono avere una larghezza
sufficiente a garantire il passaggio di quanti si
trovano normalmente in uno stesso ambiente.
Nel caso di ambienti solitamente frequentati
da non oltre 25 persone e con attività di tipo
normale è sufficiente che il locale sia dotato
di almeno una uscita con una larghezza di
passaggio non inferiore a 0,80 m.
In quanto in questa situazione non si creano resse e non è necessario
assicurare che l'anta della porta debba aprirsi ruotando verso l'esterno.
È sufficiente assicurare una facile apertura priva di serramenti capaci di
blocco.
Nel caso di presenza superiore alle 25 persone la porta assume la
larghezza minima di 1,20 e le ante, in considerazione del possibile
effetto ressa, dovranno aprirsi verso l'esterno ed essere prive di
serramenti che possano in qualche modo mantenerne bloccata
l'apertura.
Quando si superano le 50 persone è necessario dotare il locale di
almeno due uscite che debbono aprirsi verso l'esterno
ATTENZIONE “Una porta di sicurezza non deve avere serramenti
o chiusure che possano impedire la libera e facile apertura” e i
serramenti debbono essere apribili con semplice manovra da
ambedue i lati.
I percorsi d’esodo
Le vie di esodo non debbono mai essere intralciate da ostacoli che ne
riducano il passaggio o che costituiscano impedimento al normale
deflusso delle persone.
La sezione di passaggio da una porta di sicurezza al luogo sicuro deve
essere e rimanere costante.
I percorsi di uscita devono essere sempre segnati con appositi cartelli
verdi con figure in bianco, lungo la strada da seguire dal posto di lavoro
al luogo sicuro.
I segnali di salvataggio
I segnali di salvataggio sono
composti da simboli grafici in
campo verde.
DIVIETO, AVVERTIMENTO, PRESCRIZIONE,
ATTREZZATURE ANTINCENDIO
II Decreto Legislativo n. 493 del 14 agosto 1996 che recepisce la
Direttiva 92/58/CEE ed abroga il D.P.R. n. 524 dell'8 giugno 1982,
stabilisce le caratteristiche della segnaletica di sicurezza sul luogo di
lavoro.
 INDICAZIONI DI PERICOLO
La Direttiva 93/21 /CEE (XVIII adeguamento, ali. II Direttiva
67/548/CEE) ha identificato con i simboli riportati in seguito,
corrispondenti a criteri di rischio.
I cartelli possono anche essere accompagnati dal segno (+) che rafforza
l'indicazione.
Ad esempio con questo segno l'infiammabile diviene estremamente
infiammabile, il tossico fortemente tossico ecc.
 ETICHETTE DI PERICOLO PER MERCI IN TRASPORTO
L'ADR edizione 95 riporta le indicazioni obbligatorie per
l’individuazione delle merci durante il trasporto su strada, con
riferimento alla combustione, agli effetti sull'uomo e alla radioattività.
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