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I Diritti Umani nell`era della Globalizzazione

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I Diritti Umani nell`era della Globalizzazione
“I Diritti Umani
nell’era della
Globalizzazione”
Classe: VB
Una dichiarazione solenne delle Nazioni Unite, nel 1948, stabiliva quello di base ai quali
ogni essere umano, oltre a vedersi riconoscere la dignità e l’uguaglianza nei confronti di
tutti gli altri, poteva contare sui fondamentali diritti che dovrebbero accompagnare la vita di
ognuno di noi. Questa dichiarazione parla chiaro: non è possibile condannare una persona
per le sue idee; nessuno deve essere tenuto in schiavitù, sotto tortura, nel terrore di una
punizione per la propria razza, religione, colore della pelle, condizione economica. A tutti
devono essere garantiti cibo, acqua, lavoro, casa, salute, asilo in altri Stati se il proprio non
gli garantisce alcune di queste elementari libertà di base. Purtroppo, la realtà dei fatti, oggi
come allora, non sempre rispecchia questi nobili intenti: in Cina come a Cuba, in Myanmar
come in Corea del Nord, come in Ecuador, ma anche come nelle carceri statunitensi o nelle
sterminate periferie del Brasile o della Nigeria, uomini, donne, bambini sono lontanissimi
dal potere esercitare diritti elementari, come esprimere le proprie idee, o ribellarsi a orari di
lavoro massacranti, o non essere uccisi come animali e persino poter frequentare la scuola o
avere di che mangiare, di che bere. E’ proprio per questo, nei tempi della globalizzazione,
della tecnologia e dello sviluppo, che abbiamo voluto affrontare questo argomento.
Organizzazioni umanitarie di tutti i tipi si battono ogni giorno, per spezzare queste catene
che tengono prigionieri milioni e addirittura miliardi di persone, spesso ignare dei propri
diritti e quasi rassegnate a una vita senza futuro.
Cosa sono i diritti umani? E perché sono così importanti?
I diritti umani sono una branca del diritto e una concezione
filosofico-politica. Tra i diritti fondamentali dell'essere umano si
possono ricordare, tra gli altri, il diritto alla libertà individuale, il
diritto alla vita, il diritto ad un'esistenza dignitosa, il diritto alla
libertà religiosa, oltre che, il diritto alla protezione dei propri dati
personali (privacy).
Nel corso del XX secolo in Europa occidentale e in America settentrionale
molti gruppi e movimenti riuscirono a ottenere profondi cambiamenti
sociali in nome dei diritti umani, creando un rapido miglioramento delle
condizioni di vita dei popoli cosiddetti occidentali. I sindacati dei
lavoratori lottarono per il riconoscimento del diritto di sciopero, per
garantire condizioni dignitose di lavoro e per proibire o limitare il lavoro
minorile. Il movimento per i diritti delle donne guadagnò il suffragio
universale esteso alle donne. All'indomani della Prima guerra mondiale
fu messo in piedi un sistema di protezione delle Minoranze nazionali di
razza, di lingua e di religione, grazie al quale molti gruppi lungamente
oppressi riuscirono ad ottenere diritti civili e politici.
Nello stesso periodo i movimenti di liberazione nazionale poterono
affrancare le nazioni colonizzate dal giogo delle potenze coloniali.
Importantissimo in tema di diritti umani fu il movimento non violento
del Mahatma Gandhi che portò l’India all’indipendenza dal dominio
britannico.
Un'ulteriore grande affermazione dei diritti umani si ebbe dopo la fine della seconda
guerra mondiale con la costituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e
con la redazione della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, siglata a New
York nel 1948. Con questa Carta si stabiliva, per la prima volta nella storia moderna,
l'universalità di questi diritti, non più limitati unicamente ai paesi occidentali, ma rivolti
ai popoli del mondo intero, e basati su un concetto di dignità umana intrinseca,
inalienabile, ed universale. La Dichiarazione riconosce tra le altre cose il diritto alla vita,
alla libertà e alla sicurezza personale; al riconoscimento come persona e all'uguaglianza
di fronte alla legge; a garanzie specifiche nel processo penale; alla libertà di movimento
e di emigrazione; all'asilo; alla nazionalità; alla proprietà; alla libertà di pensiero, di
coscienza e di religione; alla libertà di associazione, di opinione e di espressione; alla
sicurezza sociale; a lavorare in condizioni giuste e favorevoli e alla libertà sindacale; a
un livello adeguato di vita e di educazione.
Il rapido progresso del rispetto dei diritti umani nelle
nazioni cosiddette occidentali non ha avuto per
molte ragioni un processo parallelo in tutto il mondo.
Ancora oggi in moltissime regioni del pianeta lotte
simili a quelle vissute in Europa e Nord America
continuano a opporre tra loro oppressori e oppressi.
È ironico pensare che proprio i popoli delle nazioni
occidentali, avendo lungamente lottato per ottenere i
propri diritti, vengano additati adesso quali
responsabili almeno in parte dell’oppressione verso i
popoli cosiddetti del "sud del mondo".
WHAT ARE THE HUMAN RIGHTS ?
Human rights are rights inherent to all human beings, whatever our nationality, place of residence,
sex, national or ethnic origin, colour, religion, language, or any other status. We are all equally
entitled to our human rights without discrimination. These rights are all interrelated,
interdependent and indivisible.
Universal human rights are often expressed and guaranteed by law, in the forms of treaties,
customary international law , general principles and other sources of international law.
International human rights law lays down obligations of Governments to act in certain ways or to
refrain from certain acts, in order to promote and protect human rights and fundamental freedoms
of individuals or groups.
All human rights are indivisible, whether they are civil and
political rights, such as the right to life, equality before the law
and freedom of expression; economic, social and cultural rights,
such as the rights to work, social security and education , or
collective rights, such as the rights to development and selfdetermination, are indivisible, interrelated and interdependent.
The improvement of one right facilitates advancement of the
others. Likewise, the deprivation of one right adversely affects
the others.
The principle applies to everyone in relation to all human rights and freedoms and it prohibits
discrimination on the basis of a list of non-exhaustive categories such as sex, race, colour and so on.
The principle of non-discrimination is complemented by the principle of equality, as stated in
Article 1 of the Universal Declaration of Human Rights: “All human beings are born free and equal
in dignity and rights.”
Children’s rights, especially children in armed conflict
Italy has traditionally been on the forefront in the defence
and promotion of the rights of children, who
unfortunately continue to be the victims of exploitation,
slave trade and violence, especially in theatres of war.
Italy’s strategy for the protection of boys and girls sees
the Ministry of Foreign Affairs playing an essential role in
political initiatives as well as development cooperation.
Italy together with the EU confirmed its leading role in
this area with a number of initiatives at the UN. Among
others, the resolution, presented annually to the General
Assembly along with the Latin-American group, on the
Rights of the Child, has to be mentioned. It contains farreaching recommendations, in order for children to enjoy
all civil, political, economic, social and cultural rights
without any discrimination.
Women’s rights
The theme of women’s rights is particularly dear to our
Country, which is engaged in promoting gender equality and
women’s empowerment in the international scene. Despite
major progress achieved in recent decades, women and girls
continue to be victims of physical and psychological violence,
exploitation and despicable trafficking in many areas of the
world. Political, civil, social and economic progress on any
country cannot do without the full participation and complete
involvement of women on an equal basis in government
decision-making on training and education.
The Death Penalty in the U.S.
From 1930, the first year for which statistics are readily available from
the Bureau of Justice Statistics, to 1967, 3,859 persons were executed
under civil (that is, nonmilitary) jurisdiction in the United States.
During this period of
nearly half a century, over half (54%) of those executed were black, 45
percent were white, and the remaning one percent were members of
other racial groups -- American Indians (a total of 19 executed from
1930-1967), Filipino , Chinese , and Japanese . The vast majority of
those executed were men; 32 women were executed from 1930 to
1967.
Three out of five executions during that period took place in the
southern U.S. The state of Georgia had the highest number of
executions during the period, totaling 366 -- more than nine
percent of the national total. Texas followed with 297 executions;
New York with 329; California with 292; and North Caroline with
263. Most executions -- 3,334 of 3,859 -- were for the crime of
murder; 455 prisoners (12%) -- ninety percent of them black were
executed for rape; 70 prisoners were executed for other offenses.
During the same period, the U.S. Army (including the Air Force)
executed 160 persons, including 106 executions for murder
(including 21 involving rape), 53 for rape, and one for desertion.
(The execution for desertion was the subject of the 1974 movie
"The Execution of Private Slovik.") The U.S. Navy has executed no
one since 1849.
LA PRÉSERVATION DE LA DIVERSITÉ LINGUISTIQUE
À L’HEURE DE LA MONDIALISATION
L’homogénéisation culturelle que pourrait impliquer le
désengagement des États et des gouvernements en faveur
de la culture, homogénéisation résultant de la domination
de la production culturelle la plus forte économiquement,
pourrait avoir des conséquences qui ne se mesurent pas
qu’en termes économiques, car la culture est essentielle à
la cohésion sociale et à la vie démocratique des sociétés.
L’expression culturelle et la liberté d’expression, par
exemple, sont indissociables.
La langue constitue l’un des éléments les plus fondamentaux de
la culture. C’est pourquoi, dans les textes internationaux sur les
droits de la personne, elle apparaît souvent couplée à cette
dernière. Paradoxalement, alors que le problème de la
préservation de la diversité culturelle a été très tôt associé au
phénomène de la mondialisation de l’économie – la notion de
diversité culturelle ayant elle-même été mise en évidence dans la
foulée du débat sur l’exception culturelle −, il n’en va pas de
même de la préservation de la diversité linguistique qui est
toujours envisagée dans une perspective de rapports internes au
sein de l’État. Nonobstant le constat alarmant qu’un nombre
appréciable de langues minoritaires et régionales disparaissent
chaque année1, on semble encore ignorer la menace que
représente, pour la préservation de la diversité linguistique, la
mondialisation de l’économie avec son cortège d’accords
commerciaux internationaux donnant priorité absolue aux
considérations économiques.
La diversité linguistique et le principe de non-discrimination
L’interdiction de la discrimination fondée sur la langue constitue le
premier pilier de l’action internationale en faveur de la diversité
linguistique. Dès 1948, l’article 2 de la Déclaration universelle des
droits de l’homme contient une disposition qui se lit ainsi :
Chacun peut se prévaloir de tous les droits et de toutes les libertés
proclamés dans la présente Déclaration, sans distinction aucune,
notamment de race, de couleur, de sexe, de langue, de religion,
d’opinion politique ou de toute autre opinion, d’origine nationale
ou sociale, de fortune, de naissance ou de toute autre situation.
La diversité linguistique et le droit des minorités
Le droit des minorités constitue le second pilier de l’action
internationale en faveur de la diversité linguistique13. Cette
action en faveur de la diversité culturelle y prend d’abord la
forme d’une reconnaissance de principe du droit des personnes
appartenant à des minorités linguistiques d’employer leur
propre langue. L’article 27 du Pacte international relatif aux
droits civils et politiques fournit un exemple parfait de ce type
d’action :
Dans les États où il existe des minorités ethniques, religieuses ou
linguistiques, les personnes appartenant à ces minorités ne
peuvent être privées du droit d’avoir, en commun avec les autres
membres de leur groupe, leur propre vie culturelle, de professer
et de pratiquer leur propre religion, ou d’employer leur propre
langue.
La diversité linguistique dans la nouvelle société de l’information
La problématique de la préservation de la diversité linguistique dans la nouvelle
société de l’information a retenu l’attention, depuis la fin des années 90, de plusieurs
États et organisations internationales inquiets en particulier de la prédominance
marquée de l’anglais dans Internet. Le fait est que, en juin 2000, 86,6 p. 100 des sites
étaient de langue anglaise et 51,3 p. 100 des usagers d’Internet avaient l’anglais comme
langue maternelle 74. Même si l’on accepte comme inéluctable le fait que la proportion
d’usagers d’Internet ayant l’anglais comme langue maternelle aura diminué
considérablement d’ici quelques années par rapport aux autres usagers – jusqu’à 25 p.
100 affirment certains −, la question de la prédominance de l’anglais demeure posée
dans les sites eux-mêmes.
Ainsi, la préservation de la
diversité linguistique à l’heure
de la mondialisation soulève un
certain nombre de défis
importants. Le premier consiste
à faire reconnaître qu’une
approche de la question axée
exclusivement sur les droits de
la personne n’est plus suffisante
pour atteindre le résultat
souhaité à partir du moment où
les pressions qu’exerce la
mondialisation sur les langues
se situent en dehors du rapport
État-individu et minoritémajorité.
Or, c’est précisément ce qui se produit lorsque
la mondialisation de l’économie, telle qu’elle
se concrétise à travers les accords
commerciaux internationaux, vient
contrecarrer les efforts entrepris par les États
en vue de préserver et de promouvoir la
diversité linguistique en considérant les
langues d’abord et avant tout comme des
barrières à surmonter sur plan des échanges de
biens ou de services. C’est aussi le cas lorsque
les nouvelles technologies de l’information
contribuent à marginaliser encore davantage
un nombre croissant des langues au bénéfice
d’une ou de quelques langues.
Le deuxième défi important est de transposer au
niveau international, où se situe maintenant le combat
en faveur de la diversité culturelle, le rapport étroit
entre langue et culture qui caractérise, au niveau
interne, les approches en faveur de la diversité
linguistique. S’il est vrai, en effet, que le combat en
faveur de la diversité linguistique ne peut se gagner en
faisant abstraction de la dimension internationale du
problème, il est tout également vrai que les efforts
entrepris en faveur de la diversité culturelle sur le plan
international ne peuvent que bénéficier d’une prise en
considération plus dynamique de la dimension
linguistique de la question.
Le fait que les initiatives se multiplient dans le monde
en vue de préserver les langues en voie de disparition
témoigne d’une sensibilité croissante à cet aspect de la
préservation de la diversité culturelle. Ne pas chercher
à en profiter serait une erreur.
Le troisième et dernier défi, enfin, est de convaincre les
gouvernements que les nouvelles technologies de
l’information demeurent en dernier ressort soumises
au politique et qu’ils n’ont pas à céder à un certain
discours qui voudrait les convaincre du contraire,
même si les actions unilatérales à cet égard se révèlent
plus difficiles.
La mondialisation
Je séjourne dans un univers
où tout me semble flou,
où tout m'apparait clair quand je suis sur terre,
où tout me semble superficiellement mi-mondial,
où tout m'apparait comme obscur
et je m'agite telle une particule
des anciennes civilisations
et du renouveau.
Il semblerait bien que les enfants créent le monde
et tout m'apparait différent
trop gourmande pour une galaxie trop grande.
Eléonore 25/12/09
LOS DERECHOS HUMANOS
Los derechos humanos son derechos inherentes a todos los sres humanos, sin dinstinción alguna
de nacionalidad, lugar de residencia, sexo, origen nacional o étinico, color, religión, lengua, o
cualquier otra condición. Todos tenemos los mismos derechos humanos, sin discriminación
alguna. Estos derechos sono interrelacionados, interdependientes e indivisibile.
Los derechos humanos universales están a menudo contemplados en la ley y garantizados por
ella, a través de lo tratados, el derecho internacional consuetudinario, los principios generales y
otras fuentes del derecho internacional.
El derecho internacional de los derechos humanos establece la obligaciones que tienen los
gobiernos de tomar medidas en determinadas situaciones, o de abstenerse de actuar de
determinada forma en otras, a fin de promover y proteger los derechos humanos y las libertades
fundamentales de los individuos o grupos.
Las mujeres que luchan en defensa de los derechos humanos son:
Rigoberta Menchú y Evita Perón. Rigoberta Menchú Tum es una
mujer indígena, que se ha destacado por su liderazco al frente de
las luchas sociales en el ámbito nacional y intenacional,
trayectoria que fue reconocida en el año 1992 con el Premio
Nobel de la Paz, siendo hasta el momento la persona más joven
en recibir este reconocimiento. Aún hoy sigue luchando en
defensa de los derechos humanos.
Maria Eva Duarte Perón fue considerada por los argentinos su
líder espiritual y el pueblo la adoraba, sobretodo, los obreros a
los que ella llamaba “descamisados”. Luchó por los derechos de
las mujeres y consiguió que se sancionara la ley que marcaba el
derecho de voto a las mujeres; creó la Fundación Eva Perón con
la que obtuvo recursos para constituir hospitales, escuelas,
orfanatos e instituciones de calidad.
Bioetica: L’aborto e l’eutanasia
La Bioetica (termine composto da bios= vita ed ethikos= teoria del vivere) è una disciplina moderna
molto recente che applica la riflessione etica alla scienza ed alla biomedicina.
Prevede dunque l'interazione dell'etica con le scienze, in una modalità più moderna rispetto a quella
tradizionale e religiosa, con lo scopo di affrontare e valutare anche a livello morale alcuni processi medici
quali l’aborto, il trapianto di organi, l'eutanasia, la fecondazione artificiale e tanti altri.
“Noi laici non osteggiamo la dimensione religiosa. La apprezziamo per quanto possa contribuire
alla formazione di una coscienza etica diffusa. Quando sono in gioco scelte difficili, come quelle
della bioetica, il problema per il laico non è quello di imporre una visione 'superiore', ma di
garantire che gli individui possano decidere per proprio conto ponderando i valori talvolta tra loro
confliggenti che quelle scelte coinvolgono, evitando di mettere a repentaglio le loro credenze e i
loro valori. “ [BIOETICA LAICA]
Aborto
L'aborto è l'interruzione prematura di una gravidanza. Questa può
avvenire per cause naturali (aborto spontaneo) o essere provocata
artificialmente (aborto provocato o interruzione volontaria della gravidanza).
La Chiesa cattolica, analogamente ad altre confessioni, ritiene
l'aborto assimilabile a un omicidio, e contestualmente biasima
legislazioni e manipolazioni scientifiche (come la sperimentazione
embrionale) che favoriscano, promuovano o sostengano tale pratica.
Questa posizione è avversata da chi non ritiene l'aborto riconducibile
all'omicidio e rivendica la libertà di scelta della donna; e inoltre da chi,
appellandosi all'indipendenza dello Stato dalla Chiesa, lamenta
l'atteggiamento di questa come ingerenza clericale nella gestione della
cosa pubblica.
Eutanasia
L'eutanasia - letteralmente buona morte (dal greco εὐθανασία, composta da εὔ, bene e θάνατος, morte) - è il procurare intenzionalmente e nel suo interesse
la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente
compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. La
Chiesa è contraria sia all'eutanasia intesa come suicidio assistito, sia
all'eutanasia intesa come terminazione della vita di persone incoscienti che
si suppongono non avere una speranza di vita accettabile. Questa posizione
deriva dal valore assoluto attribuito dai cattolici alla vita umana intesa
come dono di Dio.
Chi difende il suicidio assistito ritiene la posizione della Chiesa una
limitazione della libertà dell'uomo, che nella sua autodeterminazione può
decidere di terminare la sua esistenza. Chi difende l'eutanasia ritiene che
sia un atto di pietà far morire velocemente chi sta soffrendo.
Globalizzazione:il mercato e l’uguaglianza
Dove non opera un vero mercato concorrenziale, le ingiustizie sono, mediamente, molto più diffuse e
più gravi: <<il mercato, ha scritto il grande economista liberale Arthur M. Okun, ha più spesso subito
delle limitazioni per salvaguardare il potere e i privilegi per i pochi che, per garantire eguali diritti per i
molti.>> Il mercato concorrenziale, però, ha un <<difetto politico>>: esso (non crea, ma) evidenzia con
grande precisione le differenze di capacità tra gli individui. E queste, nel passaggio della società
industriale a quello post-industriale, stanno fortemente aumentando. Poiché la civiltà di un paese si
misura da come stanno i suoi cittadini più poveri, ci è politicamente difficile abbandonare le vecchie
tecniche di garanzia autoritativa delle pari opportunità, che generano in realtà posizioni di rendita da
un lato, esclusioni dall’altro ma danno una confortante illusione di uguaglianza tra i cittadini.
Abbandonare quelle tecniche si può soltanto mostrando di saper garantire in modo più efficace il
sostegno ai << perdenti>> la loro inclusione nel grande gioco a somma positiva. Proviamo ad applicare
questa idea nella materia caldissima del lavoro.
Oggi, assai più di ieri di lavoro da fare ce n’è per tutti: ciò che genera la falsa percezione di una <<
scarsità>> e il mal funzionamento causato anche da un eccesso di vincoli, posti nel tentativo(fallito) di
garantire a tutti degli standard minimi di trattamento. Anche nel mercato del lavoro la vera libera
concorrenza non si dà<<in natura>>, ha bisogno di regole; ma non della giungla di regole che oggi lo
rendono rischioso e inaccessibile. In un mercato che consentisse un incontro più libero fra domanda e offerta
nel rispetto dei diritti civili fondamentali, sarebbe spazzata via l’attuale ingiusta divisione fra chi sta dentro
e chi è escluso dalla cittadella fortificata del lavoro regolare; e sarebbero i lavoratori stessi a poter licenziare
gli imprenditori peggiori e scegliere i migliori ma in quel mercato la riduzione dei vincoli aumenterebbe le
differenze di trattamento fra i lavoratori regolari, evidenziando le disuguaglianze di capacità tra gli
individui assai più di quanto accada oggi.
I più bravi o fortunati guadagnerebbero di più; se ne avvantaggerebbe anche la fascia mediana; e gli ultimi
della fila non rischierebbero l’esclusione; ma questi rischierebbero un salario insufficiente. Una vera
liberazione del mercato del lavoro,con tutti i vantaggi che essa porta con se in termini di mobilità sociale,
pari opportunità e valorizzazione del merito, e dunque politicamente pensabile soltanto in un sistema
capace di dare un sostegno forte ai più deboli. Occorre saper fare fronte a disuguaglianze molto più marcate
di quelle tipiche della vecchia fabbrica fordista. Qui le nuove frontiere della<< costruzione
dell’uguaglianza>> sono quelle del reddito garantito per tutti i cittadini fino a quindici anni e del
potenziamento della scuola, per combattere la disparità delle dotazioni fin dal suo nascere; quella della
contribuzione previdenziale a carico dell’erario per i << bassi servizi>> ,i bed jobs; quella dell’esenzione
fiscale totale per i diritti di lavoro bassi. Tutti i temi tipicamente propri dell’agenda di una sinistra
moderna. Questa non significa che sola la sinistra possa liberalizzare il mercato del lavoro. Significa che
anche la destra, se vuole farlo davvero deve imparare a fare almeno proprio della sinistra.
There's a woman crying out tonight
Her world has changed
She asks God why
Her only son has died
And now her daughter cries
She can't sleep at night
Downtown
Another day for all the suits and ties
Another war to fight
There's no regard for life
How do they sleep at night
How can we make things right?
Just wanna make this right
We believe
In this love
C’è una donna che sta piangendo stanotte
Il suo mondo è cambiato
Chiede a Dio perché
Il suo unico figlio è morto e Adesso sua figlia piange
Non può dormire la notte
Centro cittadino
Un altro giorno per tutte le richieste e i legami
Un’altra guerra da combattere
Non c’è riguardo per la vita
Come riescono a dormire la notte?
Come possiamo fare cose giuste?
vogliamo solo fare tutte le cose giuste
Noi crediamo,
in quest’amore
We are all the same
Human in all our ways and all of pain
(So let it be)
There's a love that could fall down like rain
(Let us see)
Let forgiveness wash away the pain
(What we need)
And no one really knows what they are searching for
(We believe)
This world is crying for so much more
So this world
Is too much
For you to take
Just lay it down in front of me
I'll be everything you need
In every way
Siamo tutti uguali
umani in tutti i modi possibili
e in tutto il dolore
(quindi lascia che vada...)
c’è un amore che potrebbe cadere come fosse
pioggia
(lasciaci vedere)
lascia che il perdono lavi via il dolore
(di cosa abbiamo bisogno)
e nessuno sa davvero cosa cerca
(noi crediamo)
questo mondo sta piangendo
per così tante altre cose
così questo mondo,
è un peso troppo grande
per affrontarlo da solo
mettilo a terra di fronte a me
sarò ogni cosa che ti occorre
in ogni modo
Fly UP