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filosofia dello spirito

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filosofia dello spirito
Hegel
“Fenomenologia dello Spirito”
La “Fenomenologia dello Spirito” è la storia romanzata della
coscienza, che attraverso erramenti, contrasti e scissioni esce dalla
sua individualità riconoscendosi come
ragione che è realtà e realtà che è ragione
Un lungo e spesso drammatico viaggio che Hegel compie attraverso
la storia dell’umanità, per giungere alla conclusione che solo in una
istituzione ben determinata
lo Stato
la coscienza trova piena realizzazione
Vediamo come
Il punto di partenza è naturalmente
la Coscienza
intesa come
“certezza sensibile”
che appare all’uomo come quella più ricca e sicura, ma in realtà è la
più povera
Possiamo infatti essere certi di qualche cosa solamente in quanto
presente davanti a noi: un albero, una casa, un libro, esistono
poiché noi li percepiamo qui ed ora. Si tratta, dunque, di una
certezza particolare, grazie alla quale noi sappiamo che cos’è
questa cosa
ma non la cosa,
questo albero che si innalza davanti a noi, ma non l’albero in
quanto tale
Per capire i passaggi successivi occorre non dimenticare mai che
Hegel avanza per triadi dialettiche
E così, dopo la
certezza sensibile (tesi)
sopraggiunge la
percezione (antitesi)
Come la certezza sensibile non stabilisce la realtà di una determinata
cosa, così la percezione non riesce a determinare l’oggetto se non
sintetizzando le sue diverse qualità (oggettive o soggettive). E così,
invece di un verde, di un cilindro e di altre numerose qualità
dell’albero, noi percepiamo l’albero che ci è davanti, che tuttavia
continua a non essere l’albero ma solamente questo albero
La terza fase è
l’intelletto (sintesi)
Il quale tuttavia è in grado di determinare solamente la “forza”
dell’oggetto in questione, il fatto cioè che risponde a determinate
leggi. Il riferimento è a Kant:
l’intelletto vede l’oggetto come mero “fenomeno”, al quale si
contrappone l’essenza vera dell’oggetto, il suo “noumeno”, che è
ultrasensibile
Poiché il fenomeno è soltanto nella coscienza e ciò che è al di là del
fenomeno o è un nulla o è qualcosa per la coscienza, la coscienza ha
a questo punto risolto l’intero oggetto in se stessa ed è diventata
coscienza di sé, cioè
AUTOCOSCIENZA
Riassumendo
Certezza sensibile (tesi)
COSCIENZA (tesi)
Percezione (antitesi)
Intelletto (sintesi)
AUTOCOSCIENZA
(antitesi)
Naturalmente anche l’Autocoscienza avrà i suoi momenti triadici.
È questa la parte più interessante di tutta l’opera, quella in cui sono
contenute le figure più celebri
L’attenzione si sposta ora
dall’oggetto al soggetto
cioè all’attività concreta dell’Io considerato nei suoi
rapporti con gli altri
La figura più nota è senza dubbio quella del
Rapporto servo/padrone
Il presupposto dell’autocoscienza è che essa si metta in rapporto con altre
autocoscienze che la possano riconoscere.
Insomma, l’autocoscienza non può limitarsi a trovare il proprio
appagamento negli oggetti sensibili (come l’albero dell’esempio
precedente), ma ha – per costituzione biologica – necessità di rapportarsi
con i propri simili
“L’autocoscienza raggiunge il suo appagamento solo in
un’altra autocoscienza”
Ma il rapporto tra le autocoscienze non avviene attraverso l’amore
come sostengono i romantici e come Hegel stesso aveva scritto nelle
sue opere giovanili, bensì attraverso
il conflitto
E tuttavia l’idea stessa del conflitto si ispira al Romanticismo. Il
conflitto, infatti, rimanda al carattere drammatico della storia, alla sfide
che questa pone quotidianamente di fronte all’uomo. Hegel considera la
pace (cioè l’amore) pericolosa per l’umanità. Esattamente come accade
all’acqua del mare, la quale, se non purificata dalla mareggiata, rischia di
imputridirsi e, di conseguenza, di morire e di fare morire tutte le sue
creature
Il rapporto servo/padrone rende bene l’immagine di una vita in cui
la lotta, lo scontro e non il confronto o l’amore dominano
incontrastate: è grazie a loro se esiste la vita.
Non è affatto un paradosso. Già gli antichi greci (prima di tutto
Eraclito) avevano pensato alla guerra come condizione della vita.
Sarà poi Charles Darwin (lontano mille miglia dal pensiero di
Hegel) a confermare come
la lotta per la vita è il segreto della vita stessa
Dunque, il rapporto tra le autocoscienze è uno scontro al termine del
quale uno dei due contendenti deve soccombere, asservendosi al
vincitore
Ma come avviene lo scontro?
Come accade che uno dei due contendenti si trova
asservito all’altro?
Ancora una volta molto romanticamente, Hegel introduce il concetto di
morte
Infatti, il Signore sarà colui che avrà messo a repentaglio la propria
esistenza pur di rimanere indipendente, di vincere la battaglia nei
confronti dell’altro. È colui che ha avuto coraggio, che ha resistito una
frazione di secondo in più dell’avversario, conquistando in tal modo
la vittoria
È quanto accade in uno dei film cult della rivoluzione giovanile del
dopoguerra
“Gioventù bruciata”
I giovani si sfidano in una folle gara con le proprie automobili. Ma la
vittoria non consiste nel tagliare il traguardo per primi, bensì nel lanciarsi
fuori dalla macchina per ultimi, prima di precipitare in una scarpata.
Chi vince diventa leader del gruppo e asservisce lo sconfitto
La teoria del conflitto di Hegel, il rapporto coraggio/morte troveranno
fortuna nella storia della filosofia. La faranno propria intellettuali del
calibro di Karl Marx, Arthur Schopenauer, Charles Darwin, Herbert
Spencer e Martin Heidegger, solo per fare i nomi più noti, tutti o quasi
piuttosto lontani dai cardini della sua filosofia
E tuttavia il rapporto dialettico non si esaurisce con l’asservimento del
più vile, mettendo capo invece ad una paradossale
inversione di ruoli
Il padrone, infatti, sarà destinato a godere dei frutti della propria vittoria,
adagiandosi sul lavoro del servo, declinando ogni impegno e delegando
ogni fatica allo sconfitto. Alla fine sarà proprio lui a dipendere dal servo
e ad essere da questi asservito
Lo schiavo è tale perché ha avuto paura della morte, ma trova nel
lavoro
la strada per il proprio riscatto
“Il lavoro rende liberi”
Ma la coscienza non ha terminato il suo errare. Hegel analizza con la
stessa forza con la quale ha dato vita ad una delle figure più affascinanti
della storia della filosofia, la storia dell’uomo occidentale attraverso
diverse epoche.
Liberato dalla servitù, l’uomo si ritrova in epoca STOICA, una visione
del mondo che celebra la completa autosufficienza e la libertà del saggio
nei confronti di tutto ciò che lo circonda. Ma si tratta di un passaggio che
non appaga la sua coscienza, una mera ed astratta libertà interiore.
Ecco allora insorgere l’epoca SCETTICA, in cui l’uomo sospende
l’assenso su tutto ciò che lo circonda. Ma lo scetticismo è
contraddittorio: dichiarando infatti che tutto è vano e non vero, afferma
qualcosa di vero, il che è impossibile.
Una contraddizione che viene risolta dall’EBRAISMO, in cui
l’Assoluto, la verità, la certezza viene sentita lontana dalla coscienza,
proiettata in un Dio trascendete e padrone assoluto della vita come della
morte. L’uomo torna dunque ad essere servo.
È necessaria una nuova liberazione
E la liberazione arriva, con CRISTO, un Dio incarnato, che risolve la
scissione ebraica. Dio, ovvero le certezze, l’Assoluto, le verità, tornano
all’uomo, grazie al sacrificio del Salvatore.
Ma anche il Cristianesimo si rivela illusorio e fallimentare, come
mostrano le CROCIATE, una guerra partita alla ricerca dei luoghi santi
e conclusasi con la scoperta di un … sepolcro vuoto.
Il Cristianesimo a questo punto evolve verso una devozione che ricorda
quella ebraica: è il CRISTIANESIMO MEDIEVALE. L’uomo torna a
vedere Dio come qualcosa di lontano, trascendente e a prostrarsi ai suoi
piedi: una nuova forma di servitù che trova le sue più appariscenti
manifestazioni nelle varie pratiche di mortificazione dell’epoca, monaci
che si autoflagellano, suore di clausura etc.
Ma, come accade spesso con la dialettica hegeliana, il punto più basso è
destinato a trapassare in quello più alto. È quanto accade con il
RINASCIMENTO e L’ETA’ MODERNA, allorquando la coscienza,
nel suo vano sforzo di unificarsi a Dio, si rende conto di essere essa
stessa Dio, l’Assoluto
Riassumendo
Certezza sensibile (tesi)
COSCIENZA
(tesi)
Percezione (antitesi)
Intelletto (sintesi)
AUTOCOSCIENZA
(antitesi)
RAGIONE
(sintesi)
La Coscienza è finalmente divenuta
Ragione
e come tale ha assunto in sé ogni realtà
“La ragione è la certezza di essere ogni realtà”
A questo punto si tratterebbe di vedere in che modo la ragione giunge
alla piena consapevolezza di sé, ma, per chiarezza espositiva ed
esaustività, è meglio rifarsi ad altre opere
Dopo la storia romanzata della coscienza, Hegel costruisce la sua
monumentale opera filosofica,
la “Enciclopedia delle Scienze filosofiche”
così ripartita
LOGICA (tesi)
FILOSOFIA DELLA NATURA (antitesi)
FILOSOFIA DELLO SPIRITO (sintesi)
Spirito
soggettivo
Spirito
oggettivo
Spirito
assoluto
LOGICA
La Logica è
scienza dell’idea pura
cioè l’Idea nell’elemento astratto del pensiero.
Si tratta dell’impalcatura del suo pensiero e, di conseguenza, del mondo,
della storia, di tutto.
Il punto di partenza deve essere il concetto più vuoto ed astratto di tutti,
quello de
L’ESSERE
un essere assolutamente indeterminato, privo di qualsivoglia contenuto
Ma un tale essere, così astratto e indeterminato, sarà identico al
NULLA
E il passaggio dall’essere al nulla o dal nulla all’essere non sarà che
DIVENIRE
ESSERE
(tesi)
NULLA
(antitesi)
DIVENIRE
(sintesi)
Ecco l’esordio della Logica, che altri non è se non l’esordio stesso della
Filosofia, delle infinite diatribe dell’antica Grecia tra i filosofi
dell’Essere (come Parmenide) e quelli del nulla (come Eraclito), risolta
da Platone e, soprattutto, da Aristotele con la teoria del divenire.
Anche questo è uno dei passaggi destinati a passare alla storia
Le fasi successive sono decisamente complesse e sicuramente meno
affascinanti.
Riassumendo:
Il divenire dell’essere come pura astrazione e come tale indeterminato
lo porta gradualmente ad essere un essere determinato e come tale
ESSENZA (tesi)
Dall’essenza, l’essere giunge, attraverso complessi passaggi, al
CONCETTO (antitesi)
Il passaggio finale sarà quello di pervenire alla
IDEA (sintesi),
la quale è la totalità della realtà in tutta la ricchezza delle sue
determinazioni
La logica è importante per mostrare come Hegel intende muoversi, cioè
dialetticamente, in un ritmo incessante (ma non infinito) di passaggi da
una triade a quella successiva, in cui –sempre in maniera sofferta – il
protagonista, che sia l’essere, l’idea, l’assoluto o l’uomo concreto, va alla
ricerca di appagamento, di determinazioni che ne specifichino il proprio
ruolo nella storia dell’umanità.
Partito dall’essere come nulla, attraverso un graduale arricchimento di
determinazioni, lo spirito è finalmente giunto ad un grado di
determinazioni completo ed è dunque pronto al grande salto verso il
FUORI DI SE’
cioè verso l’emblema dell’antitesi che è
LA NATURA
FILOSOFIA DELLA NATURA
La natura è per Hegel un problema serio.
È sicuramente una necessità, ma anche qualcosa di profondamente
diverso dallo spirito. Un impiccio dal quale tirarsi fuori al più presto.
E infatti le pagine dedicate alla natura sono di spessore sicuramente
inferiore rispetto alle altre
La natura è sostanzialmente
L’IDEA NELLA FORMA DELL’ESSERE ALTRO
dunque pura
ESTERIORITA’
Considerata in sé è sicuramente divina (e non potrebbe non esserlo se
in ogni cosa si manifesta l’Infinito, l’Assoluto), ma nel modo in cui
essa è, il suo essere non corrisponde certamente al concetto.
Insomma, la natura è
PURA CONTRADDIZIONE
è la decadenza dell’Idea, inadeguata al suo potenziale
E tuttavia è un passaggio necessario, affinché l’Idea possa fare ritorno a
se stessa ulteriormente arricchita, anche se è difficile immaginare come,
vista la scarsa considerazione di cui la gode presso il filosofo tedesco.
Per Hegel, infatti, risulta a dir poco inconcepibile voler conoscere Dio
attraverso le opere naturali.
La natura, dunque, non è altro che
PATTUMIERA DEL SISTEMA
un luogo ove relegare tutte le contraddizioni insolute
Si farebbe dunque torto ad Hegel soffermarsi ulteriormente su un
passaggio che presenta spesso anche tratti di pura “illogicità”.
Accontentiamoci dunque di sapere che l’Idea fa ritorno a se stessa dopo
un difficile errare tra le cose naturali e viene premiata per questo sforzo
con il titolo di
SPIRITO
FILOSOFIA DELLO SPIRITO
È lo studio dell’Idea che, dopo essersi estraniata da sé, sparisce come
natura, cioè come pura esteriorità, per farsi finalmente soggettività e
libertà, auto-creazione e auto-produzione.
Anche in questo caso Hegel procede in maniera dialettica
SPIRITO SOGGETTIVO (tesi)
SPIRITO OGGETTIVO (antitesi)
SPIRITO ASSOLUTO (sintesi)
LO SPIRITO SOGGETTIVO
Lo Spirito Soggettivo è lo spirito individuale considerato nel suo
lento e progressivo emergere dalla natura
attraverso un processo che va dalle forme più elementari di vita psichica
alle più elevate e complesse attività conoscitive e pratiche
Riassumendo, il viaggio dello Spirito Soggettivo si compie
principalmente attraverso i seguenti momenti
ANTROPOLOGIA (tesi)
FENOMENOLOGIA (antitesi)
PSICOLOGIA (sintesi)
L’ANTROPOLOGIA
Studia lo spirito come anima, che si identifica con quella fase aurorale
della vita cosciente che rappresenta una sorta di
DORMIVEGLIA DELLO SPIRITO
Si tratta cioè di tutto quel complesso di legami che lega lo spirito alla
natura, come il carattere, il temperamento, le diverse disposizioni
psicofisiche eccetera.
Nella sezione dedicata all’Antropologia si trova anche una interessante
suddivisione delle età della vita che anticipa tutti gli studi di psicologia:
INFANZIA: il momento in cui l’individuo si trova in armonia con il
mondo
GIOVINEZZA: il momento in cui l’individuo, con i suoi ideali e le
sue speranze, si trova in contrasto con il mondo
MATURITA’: il momento in cui l’individuo si riconcilia con il mondo
Nel periodo infantile (tesi) il fanciullo vive in totale armonia con il
mondo circostante, da cui dipende per potere continuare a vivere.
Nel periodo dell’adolescenza (antitesi) avviene la frattura: il giovane
rompe i legami con la famiglia e afferma la propria identità.
L’età adulta (sintesi) rappresenta la ricomposizione della scissione
adolescenziale: il giovane ha messo su famiglia ed è dunque in grado di
comprendere tutte le difficoltà inerenti al suo nuovo ruolo e quindi
anche quella dei genitori da cui si è distaccato
LA FENOMENOLOGIA
Studia lo Spirito in quanto “coscienza”, “autocoscienza” e “ragione”,
di cui si è già detto in occasione dell’analisi della “Fenomenologia”
LA PSICOLOGIA
Studia lo Spirito in senso stretto, cioè nelle sue manifestazioni universali
come il conoscere teorico, l’attività pratica e il volere libero
CONOSCERE: si tratta della totalità di tutte quelle determinazioni –
come l’intuizione, la rappresentazione e il pensiero – che costituiscono il
processo concreto attraverso il quale la ragione trova se stessa nel suo
contenuto
ATTIVITA’ PRATICA: è l’unità di quelle manifestazioni – come il
sentimento pratico, gli impulsi e la felicità – attraverso le quali lo spirito
giunge in possesso di sé divenendo in tal modo libero
VOLERE LIBERO o SPIRITO LIBERO: è la volontà di libertà,
grazie alla quale lo Spirito può finalmente “oggettivarsi” nelle realtà
concrete del mondo nel suo sviluppo storico
LO SPIRITO OGGETTIVO
È nello Spirito Oggettivo che si trova il nucleo del pensiero filosofico di
Hegel. Nonostante si tratti di un momento “negativo”, cioè di una
antitesi, siamo in presenza di un passaggio decisivo, quello in cui lo
Spirito si trova a fare i conti con le
ISTITUZIONI SOCIALI CONCRETE
quell’insieme di determinazioni sovra-individuali che il filosofo
raccoglie sotto il concetto di
DIRITTO
la partizione dello Spirito Oggettivo
DIRITTO ASTRATTO (tesi)
Proprietà (tesi)
Contratto (antitesi)
Illecito/pena (sintesi)
MORALITA’ (antitesi)
Proponimento (tesi)
Benessere (antitesi)
Bene e male (sintesi)
ETICITA’ (sintesi)
Famiglia (tesi)
Società Civile (antitesi)
Stato (sintesi)
IL DIRITTO ASTRATTO
La volontà libero, lo spirito libero, si manifesta innanzitutto come
VOLERE DEL SINGOLO INDIVIDUO
considerato alla maniera del Diritto Romano, cioè come
persona fornita di capacità giuridiche
Si tratta dunque di concepire i singoli come
puri soggetti astratti di diritto
indipendentemente dai caratteri specifici e dalle condizioni concrete che
li diversificano tra di loro.
In questo senso, il Diritto Astratto coincide essenzialmente con il
DIRITTO PRIVATO
La persona trova il suo primo compimento in una “cosa esterna” che
diventa di sua
PROPRIETA’ (tesi)
Ma la proprietà diviene effettivamente tale soltanto in virtù del reciproco
accordo tra le persone giuridiche, ossia attraverso l’istituto del
CONTRATTO (antitesi)
Ma è ovvio che l’esistenza del diritto rende possibile anche il suo
contrario, cioè l’illecito, il quale tuttavia richiede sempre una pena:
ILLECITO / PENA (sintesi)
La pena rappresenta la ri-affermazione potenziata del diritto cioè una
negazione dell’illecito stesso (che a sua volta era negazione del diritto).
Insomma – secondo Hegel – l’illecito è una necessità in quanto,
conferendo la pena, la persona risulta “onorata” come essere razionale.
Ma la pena, per essere efficace, non deve presentarsi mai come
vendicativa, ma venire assolutamente introiettata dal colpevole, fatta sua,
consentendogli in tal modo di aprirsi alla fase successiva, la moralità
LA MORALITA’
La moralità è la sfera della volontà soggettiva quale si manifesta nella
azione
Il fine a cui mira l’azione individuale è il
bene
Ma si tratta di una idea astratta.
La moralità – secondo Hegel – è caratterizzata dalla scissione tra una
soggettività che deve realizzare il bene e il bene che deve essere
realizzato. È la secolare problematica tra
Essere e Dover essere
tipica soprattutto della morale kantiana.
Dunque, la morale individuale non può appagare lo Spirito, non può
portare ad alcuna felicità.
Occorre di conseguenza passare ad un’altra e più elevata fase
l’Eticità
ETICITA’
L’eticità risolve la contraddizione della moralità, quella tra la soggettività
e il bene, tra l’essere e il dover essere.
Se la moralità è volontà soggettiva, interiore e privata, l’eticità è
morale sociale
cioè realizzazione del bene in quelle forme istituzionali che sono
Famiglia (tesi)
Società Civile (antitesi)
Stato (sintesi)
L’eticità rappresenta il superamento della spaccatura tra interiorità
ed esteriorità, di fatto la fine dell’errare infelice della coscienza
LA FAMIGLIA
Nella famiglia, il rapporto naturale tra i sessi assume la forma di una
unità spirituale
fondata sull’amore e la fiducia reciproche.
La famiglia si articola in
matrimonio, patrimonio, educazione dei figli
Il pensiero di Hegel è dunque chiaro: alla base dell’eticità, necessario
sbocco di una moralità individuale del tutto inadeguata, c’è la famiglia.
E dato che al culmine dell’Eticità c’è lo Stato, significa che lo Stato
poggia sulla famiglia.
Famiglia e Stato “etici” daranno luogo ad aspre polemiche e dibattiti
negli anni e secoli successivi, di cui si farà menzione più avanti
Una volta educati, i figli possono uscire dalla famiglia per formare
altri nuclei famigliari.
SOCIETA’ CIVILE
La società civile è un momento “antitetico”, dunque per definizione
contraddittorio. E infatti, con la formazione di nuovi nuclei famigliari, il
sistema unitario e concorde della famiglia si frantuma nel
sistema atomistico della Società Civile
che si identifica sostanzialmente con la sfera economico-socialegiuridica-amministrativa del vivere insieme.
La società civile è
luogo di scontro
tra interessi particolari e divergenti, che si trovano a dovere coesistere.
Insomma, la Società Civile non può rappresentare che un passaggio,
necessario come sempre ma pur sempre negativo, verso la vera eticità,
che troverà il suo culmine nello Stato.
E tuttavia la Società Civile è pur sempre compresa nell’Eticità, dunque
considerata in maniera tutto sommato positiva. Il concetto di Società
Civile è propria di un passaggio epocale, quello verso la società borghese
moderna, dove a dominare sono gli interessi particolari.
Anche la Società Civile si articola in tre momenti
IL SISTEMA DEI BISOGNI (tesi)
Gli individui, dovendo soddisfare i propri bisogni mediante la
produzione della ricchezza e la divisione del lavoro, danno origine a
differenti
classi
Ecco allora spiegato il perché di un sistema “atomistico”: essendoci
bisogni differenti, nasce la differenziazione in classi sociali, che per
Hegel sono sostanzialmente tre:
CLASSE SOSTANZIALE O NATURALE: gli agricoltori, che hanno il
patrimonio nei prodotti naturali della terra che lavorano
CLASSE FORMALE: artigiani, fabbricanti e commercianti, che “danno
forma” al prodotto naturale
CLASSE UNIVERSALE: pubblici funzionari, che hanno per
occupazione gli interessi universali della situazione sociale
AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA (antitesi)
è la sfera delle leggi e della loro tutela giuridica, identificato con il
diritto pubblico
POLIZIA E CORPORAZIONI (sintesi)
Si tratta della soluzione che Hegel propone per evitare la guerra tra le
classi. Il “corporativismo”, che troverà non pochi seguaci tra le dittature
fasciste del XX secolo e in alcuni passaggi della dottrina sociale della
Chiesa, è una sorta di cerniera dialettica tra la società civile e lo Stato.
Nelle Corporazioni, infatti, tutte le classi sociali collaborano tra di loro
per il bene comune, cioè per lo Stato. La Corporazione è il luogo in cui
vengono trovate le soluzioni più idonee per annullare il conflitto tra le
classi sociali, il posto cioè in cui tutti cedono qualche cosa per il bene
supremo. Siamo dunque molto lontani dal “liberismo” capitalistico che
si imporrà di lì a poco e dalle teorie del “laissez faire” dei secoli
precedenti. Il corporativismo rappresenta una sorta di ritorno ad
un’epoca che l’Illuminismo aveva condannato in toto: il Medioevo
Lo Stato (sintesi)
Con lo Stato si giunge al culmine dell’eticità, l’ultimo stadio prima di
passare alla fase finale dello Spirito Assoluto.
Dopo la “dispersione” rappresentata dalla società civile, dove dominano
gli interessi particolari ai quali si cerca di porre rimedio con le
corporazioni, lo spirito si “ricompone”: si può dire che si ri-affermi
l’unità della famiglia che era stata disgregata nella società civile.
Dunque, lo stato si presenterà come una sorta di
famiglia in grande
dove tornano a manifestarsi gli interessi collettivi.
È bene comunque precisare come il passaggio verso lo Stato non
implichi affatto la soppressione della Società Civile, ma la sua
“composizione” entro un orizzonte più ampio.
La concezione hegeliana dello Stato, una sorta di incarnazione suprema
della moralità sociale e del bene comune, si differenzia nettamente dal
modello politico liberale, elaborato da autori come Locke e Kant, tanto
per fare gli esempi più noti, i quali concepivano lo Stato come mero
“strumento” volto a garantire la sicurezza e i diritti degli individui.
Per Hegel, una simile concezione rischierebbe, invece, di disintegrare i
confini tra Società Civile e Stato: i diritti dei singoli individui, infatti,
non possono contrastare i supremi interessi universali.
Ma questo non significa che Hegel aderisca al modello democratico
proposto da Rousseau, secondo il quale la sovranità risiede nel popolo.
Il popolo non precede lo Stato, condizione necessaria per essere
sovrano, ma si realizza solo dentro i confini dello Stato.
Insomma
la sovranità dello Stato deriva dallo Stato medesimo
trova in se stesso e non fuori da sé la propria legittimazione. Detto in
parole povere:
lo Stato non è fondato sugli individui, ma sull’idea stessa di Stato
La concezione dello Stato è uno dei passaggi più noti nonché controversi
di tutta la filosofia hegeliana. Affermando la priorità dello Stato
sull’individuo, Hegel riprende l’antica concezione platonica dello
Stato come organo
L’organicismo afferma che lo Stato viene prima degli individui che lo
compongono. Ma mentre lo Stato può vivere anche senza i singoli
individui, questi non possono farlo senza lo Stato.
Come scriveva Platone:
“Lo Stato è l’individuo scritto in grande”
Una affermazione che Hegel riprende e rafforza definendolo:
“L’entrata di Dio nel Mondo”
In questo modo Hegel rifiuta anche il modello Contrattualistico, quello
proposto da autori come Locke ed Hobbes, i quali sostengono che lo
Stato nasce per volontà (più o meno libera) dei singoli individui, cioè che
è assolutamente artificiale, nonché il modello “Giusnaturalistico”,
secondo cui esistono dei diritti naturali che vengono prima e vanno oltre
lo Stato medesimo
D’altro canto, uno Stato concepito come organo, non può che ergersi
esso stesso a garante dei diritti individuali:
ogni parte ha senso solo in rapporto al Tutto
Un’altra influenza platonica
Lo
STATO ETICO
di Hegel apre una nuova strada alle scienze politiche, che verrà seguita di
lì ad un secolo dai principali fascismi europei e non solo.
E tuttavia, lo Stato di Hegel non è affatto dispotico
Secondo Hegel, infatti, lo Stato deve sempre e comunque
operare attraverso le leggi e nella forma delle leggi
Il che comunque non fa altro che confermare che i singoli individui
contano poco: a governare non sono gli uomini bensì le leggi!
E tuttavia significa chiaramente come Hegel rifiuti il dispotismo, in
nome di una forma istituzionale che la giurisprudenza tedesca chiamerà
REICHSTAAT
cioè uno Stato di diritto (dunque non dispotico) fondato sul rispetto delle
leggi e sulla salvaguardia delle libertà “formali” dell’individuo e della
sua proprietà
Questo ultimo passo è molto importante:
se si guarda ai passaggi precedenti, infatti, si nota come l’eticità nasca
con il Diritto Astratto, la cui tesi è la
proprietà
Va da sé che lo Stato di Hegel non potrà mai, in nessun caso, intaccarla.
Dunque, non esiste per lo Stato altra strada che
la tutela della proprietà privata
Nulla di particolarmente rivoluzionario, allora, poiché tutti i suoi
predecessori hanno sostenuto il diritto alla inalienabilità della propriatà
privata. Lo Stato di Hegel, pur aspirando al massimo della unità interna,
alla eliminazione degli interessi di parte, si basa – e difende – la proprietà
privata. È questo uno dei punti sul quale dibatteranno a lungo i suoi
seguaci, finendo per favorire una scissione tra
DESTRA e SINISTRA hegeliane
Ma lo Stato si fonda anche sulla Famiglia. Anche in questo caso nulla di
rivoluzionario. La Dottrina sociale della Chiesa abbraccerà tale pensiero
e così tutti i sistemi più tradizionali. Se la famiglia “monogama” e
paternalista è alla base dello Stato, che è il culmine dell’eticità, allora
non saranno ammesse altre forme di “convivenza”. Un pensiero che
ancora oggi si mostra in tutta la sua forza, soprattutto in Italia. Anche
questo sarà un motivo di scontro tra i seguaci di Hegel
Il sostanziale “conservatorismo” politico di Hegel è confermato anche da
come il filosofo intende organizzare lo Stato etico.
Quando si parla di “organizzazione statale”, si parla sempre di
costituzione
Ora, per Hegel ogni costituzione non deve essere il frutto di una
elucubrazione fatta a tavolino, ma di una progressiva manifestazione
dello Spirito: ogni popolo ha la costituzione che gli è adeguata, frutto di
graduali e piccoli aggiustamenti avvenuti nel tempo.
Qui il salto rispetto al giovane Hegel è notevole: allora era favorevole
alla Rivoluzione francese, dunque alla sua Costituzione “astratta” e
costruita a tavolino (dagli Illuministi); ora invece rifiuta ogni intervento
“esterno”, ogni costruzione che in qualche modo non emerga dal
profondo del popolo
Di conseguenza, Hegel pensa che ogni imposizione a priori di una
costituzione sia destinata a fallire
Essendo in qualche modo frutto della storia di un popolo ed essendo la
storia una manifestazione dello Spirito, cioè della razionalità dispiegata,
la costituzione di uno Stato non potrà che essere una
costituzione razionale
Hegel identifica tale costituzione con la
MONARCHIA COSTITUZIONALE
Anche in questo caso nulla di particolarmente innovativo. Lo stesso
Locke, padre del liberalismo moderno, vedeva in una monarchia
costituzionale l’optimum di una costituzione.
L’essenza di una monarchia costituzionale (e quindi in qualche modo
liberale) è
la divisione dei poteri
Oggi tali poteri sono identificati in legislativo, esecutivo e giudiziario. Ai
tempi di Locke in legislativo, esecutivo e federale.
Per Hegel, invece, tale divisione è tra
LEGISLATIVO
GOVERNATIVO
PRINCIPESCO
POTERE LEGISLATIVO
Nella filosofia politica del XVII e VIII secolo, tale potere è sempre stato
affidato ai Parlamenti. Ora, il parlamento dello Stato etico di Hegel è
piuttosto particolare, non prevedendo uomini (deputati e/o senatori) eletti
più o meno direttamente dal popolo, bensì rappresentanti delle classi
sociali presenti nella società civile. Il parlamento hegeliano, cioè, è una
Assemblea delle classi
Da qui la sua natura
corporativa
Ecco perché si tratta di un potere legislativo piuttosto originale: le leggi
sono il frutto non del confronto o dello scontro tra rappresentanti del
popolo, ma del compromesso tra i rappresentanti di interessi divergenti
che si vedono in qualche modo costretti a rinunciare alle loro pretese in
nome dell’interesse generale, quello dello Stato
POTERE GOVERNATIVO
Dovrebbe corrispondere grosso modo a quello esecutivo. E in effetti è
così, anche per Hegel, ma tenendo ben presente come in esso si sommino
il
potere giudiziario
e il
potere di polizia
Oggi si tende a tenere ben distinto il potere giudiziario da quello
esecutivo, per il semplice fatto che chi comanda, se avesse in mano
anche la giustizia, difficilmente si farebbe processare. Ma non
dappertutto è così, nemmeno negli Stati più evoluti. Da anni è in corso in
Italia un aspro dibattito sulla cosiddetta “indipendenza della
magistratura”, che talune forze politiche vorrebbero ridimensionare, fino
a farla coincidere – come prevede Hegel – nel potere esecutivo
Il potere governativo, comunque, viene esercitato dai
funzionari dello Stato
POTERE PRINCIPESCO o MONARCHICO
Non si tratta di un vero e proprio potere. Al monarca non viene affidata
alcuna funzione specifica all’interno dello Stato, se non quella di
rappresentare l’unità dello Stato
È la logica conseguenza di una filosofia tutta tesa alla ricerca dell’unità,
della superazione delle lacerazioni e della pluralità. Il monarca
rappresenta dunque il culmine di tale processo di unificazione
“La personalità dello Stato è reale soltanto se intesa come una
persona”
Dunque, il monarca possiede solo un potere fittizio, di
“rappresentanza” (dell’unità statale), cioè ben al di sotto di quello
detenuto dai funzionari dello Stato. A lui – come scrive senza mezzi
termini Hegel – non resta che
“dire sì e mettere il puntino sulla i”
Lo Stato – come si è detto – rappresenta per Hegel un passaggio cruciale,
l’entrata di Dio nel mondo, il momento cioè in cui lo Spirito può
finalmente realizzare il passaggio successivo, quello verso la sua
completa realizzazione, mettendo perciò fine al suo angoscioso errare
Essendo etico, essendo vita divina che si realizza nel mondo, lo
Stato non può trovare impedimenti alla sua azione. Lo Stato non ha
alcuna morale, se non quella di realizzare i proponimenti dello
Spirito, della razionalità dispiegata.
Ecco perché Hegel critica tutti coloro (Kant in primis) che si danno da
fare per creare un organismo sovra nazionale in grado di derimere le
diatribe tra gli Stati, di evitare le guerre.
Hegel è come sempre molto chiaro:
non esiste alcun giudice che possa esaminare le pretese degli Stati
E tuttavia qualcosa che giudica c’è:
LA STORIA
La Storia è
Spirito Universale
che ha come suo momento strutturale la
Guerra
Hegel riprende il pensiero di non pochi presocratici, secondo i quali non
è la pace bensì la guerra la madre di tutte le cose:
“come il movimento dei venti preserva il mare dalla putredine, nella
quale sarebbe ridotto da una quiete durevole, così la guerra preserva i
popoli dalla fossilizzazione alla quale li ridurrebbe una pace durevole o
perpetua”
Chiaro e polemico riferimento a Kant, che aveva pubblicato un libro
dal titolo esplicito: “Per la Pace perpetua”
La
FILOSOFIA DELLA STORIA
di Hegel è molto importante. Tutta la sua speculazione viene svolta –
per così dire – attraverso coordinate storiche.
Secondo l’autore, infatti, la storia è assolutamente razionale, al di là di
ciò che può mostrare quotidianamente ad un “intelletto finito”, cioè
ancora prigioniero di procedure e valori astratti.
E la Storia ha un fine ben preciso e cioè
“che lo Spirito giunga al sapere di ciò che esso è veramente, e oggettivi
questo sapere, lo realizzi facendone un mondo esistente, manifesti
oggettivamente se stesso”
Tale Spirito è
SPIRITO DEL MONDO
La Storia si serve degli uomini, dei popoli, delle istituzioni per realizzare
i suoi fini. Ogni individuo è partecipe di un ben determinato Spirito che
coincide con quello della sua epoca e del suo popolo. Ecco perché Hegel
insiste con il concetto di
Spirito del Popolo
Si deve soprattutto ad Hegel se il termine “popolo” assumerà d’ora in poi
una importanza mai vista prima. Il popolo portatore di una storia sua
propria, di aspirazioni, di tradizioni, di continuità con il passato,
manifestazione di una razionalità dispiegata. Non è un caso, allora, se
l’Ottocento è il secolo delle rivoluzioni nazionali, delle aspirazioni di
milioni e milioni di uomini e donne che si sentono partecipi di una unità
chiamata, appunto, popolo. La stessa letteratura romantica – come non
pensare al Manzoni – si rifà a tale concezione, dando la parola al popolo
minuto, facendo cioè emergere quel
Volksgeist
che è uno dei principi identificativi di tutto il movimento romantico
Scrive Hegel:
“Ogni individuo è figlio del suo popolo, in un determinato momento
dello sviluppo di questo popolo. Nessuno può saltare oltre lo spirito del
suo popolo più di quanto non possa saltar via dalla terra”
Sebbene questa nuova concezione di popolo abbia determinato uno dei
più grandi stravolgimenti planetari, con la nascita di nuove nazioni e,
successivamente, l’emergere di una coscienza di classe che farà leva
sugli strati più poveri della popolazione (il socialismo), non deve
sfuggire una certa dimensione
fortemente conservatrice se non reazionaria.
Se infatti ogni individuo è figlio del suo popolo – come scrive Hegel –
allora dovrà condividerne ogni aspetto, anche più odioso; sottostare cioè
ad ogni consuetudine, ad ogni ingiustizia o malefatta. Dovrà attendere
che il popolo maturi prima di proporre idee e pratiche di rinnovamento.
Hegel parte dal presupposto che il rapporto tra individuo e popolo di
appartenenza sia il medesimo che lega l’uomo alla terra. E tuttavia
proprio la Storia ha dimostrato come l’uomo possa “saltar via” dalla
Terra fino al punto di poggiare i piedi su un altro pianeta, vincendo
gravità e paure.
Non deve dunque stupire che, di lì a poco, e spesso proprio a partire dalla
nuova concezione del Volksgeist, milioni di uomini, appartenenti ai più
svariati popoli della Terra, si organizzeranno per cambiare il mondo sotto
le bandiere del socialismo, che pure dall’hegelismo proviene
E tuttavia non bisogna pensare che Hegel concepisca l’uomo in balia
della Storia, cioè come soggetto totalmente passivo.
Esistono infatti degli individui molto particolari, dei veri e propri eroi,
che sanno quale sia la verità del loro mondo e del loro tempo, quale sia il
concetto, l’universale prossimo a sorgere. Sono veggenti intorno ai quali
si stringono tutti gli altri, perché essi esprimono ciò di cui è giunta l’ora:
“Gli altri devono loro obbedienza, perché sentono che è giunta l’ora”
Ma chi sono questi eroi, questi soggetti in grado di interpretare e
addirittura anticipare le mosse della ragione che si dispiega nella storia?
Individui storico-cosmico-universali
Personaggi del calibro di Alessandro Magno, Cesare, Napoleone, vissuti
sotto il segno del successo. In loro si manifesta quella che Hegel chiama
ASTUZIA DELLA RAGIONE
La storia, la ragione, si serve di loro per attuare i propri fini. Il
disegno provvidenziale della storia si rivela nella vittoria che di
volta in volta consegue il popolo che sfila dietro la bandiera degli
individui storico-cosmico-universali
Ma anche Cesare e Napoleone non sono che semplici individui, sebbene
di un tipo superiore e molto particolare.
La Storia punta cioè molto più in alto
allo Stato
E dunque la Storia altro non è che la successione di forme statali che
costituiscono momenti di un divenire assoluto
Anche perché la Storia non cessa con la creazione dello Stato, se non
altro perché ci saranno diversi Stati in competizione tra loro.
Insomma, il passaggio successivo alla costituzione dello Stato è quello
della
LOTTA TRA GLI STATI
esattamente come era avvenuto con la famiglia: una volta usciti, i figli
costituiscono altre famiglie in competizione tra loro
La Storia è dunque
LOTTA TRA STATI
il cui fine è la realizzazione della
LIBERTA’
dello Spirito e dunque del mondo in cui esso si manifesta.
È una lotta che si perde nella notte dei tempi.
Possiamo tuttavia individuare tre momenti decisivi
Mondo Orientale, in cui uno solo è libero
Mondo Greco-Romano, in cui alcuni sono liberi
Mondo Cristiano-Germanico, in cui tutti gli uomini sono liberi
È dunque lo Stato etico l’ultimo stadio dello sviluppo della razionalità
liberamente dispiegata. È lo Stato etico a risolvere l’individuo
nell’organismo universale della comunità. È lo Stato etico a conciliare
l’essere con il dover essere, la moralità individuale con l’eticità
universale, a proteggere la proprietà, la famiglia eccetera
E quando parla di Stato etico, Hegel fa esplicito riferimento ad uno Stato
molto particolare, probabilmente non ancora etico in senso stretto, ma su
cui la razionalità storica ha puntato gli occhi
La Prussia
Rifacendosi alle note tesi fichtiane sul primato della nazione tedesca,
Hegel ritiene infatti che i tedeschi abbiano una superiorità rispetto agli
altri popoli della Terra e che, di conseguenza, la loro affermazione, oltre
ad essere assolutamente necessaria, significherà il dispiegarsi definitivo
della libertà di tutti gli uomini.
È in Germania, infatti, che si è meglio conservato quel Volkgeist
attraverso cui si manifesta la ragione. È in Germania che si è realizzata al
più alta forma di religiosità, quella del luteranesimo. È in Germania che
la costituzione è stata il frutto di un adeguamento graduale alle leggi e
alle consuetudini “popolari”
La filosofia politica di Hegel ha dato vita ad un ampio ed aspro dibattito
ancora oggi molto vivo.
Sono varie e numerose le teorie proposte.
Vediamone alcune:
HEGEL PORTAVOCE DELLA RESTAURAZIONE
Hegel è il teorico dello Stato prussiano, della totale devozione del
suddito nei confronti del capo, del Fuhrer, come si dirà di lì a poco.
Posizioni affermate nel XIX secolo dal filosofo
RUDOLF HAYM
in un’opera dal titolo
“Hegel e il suo tempo”
Naturalmente, è innegabile che taluni passaggi del pensiero filosofico
hegeliano e soprattutto quelli concernenti lo Stato etico e la lotta tra gli
Stati possano dare adito a simili interpretazioni. E tuttavia, considerare
Hegel come il “portavoce” della restaurazione e del pensiero reazionario
è troppo semplicistico
HEGEL RIVOLUZIONARIO
Chi punta invece la propria attenzione soprattutto sulla “Società Civile”,
ai suoi scontri, alle classi sociali in lotta tra loro, vede in Hegel un
rivoluzionario, colui che ha anticipato la grande svolta del socialismo,
come
JOACHIM RITTER
in
“Hegel e la Rivoluzione francese”
La grande intuizione della “società civile” ha indubbiamente influenzato
il pensiero socialista, in particolare quello di Karl Marx. E tuttavia è
impossibile non notare come tale intuizione sia comunque un passaggio
più obbligato che gradito da parte dell’autore, un ponte (seppure
necessario) verso lo Stato, che rappresenta il suo superamento in
un’ottica di unità in nome di interessi superiori. Se c’è qualcosa di
realmente rivoluzionario nella filosofia di Hegel, questa è la dialettica
HEGEL CONSERVATORE
È la interpretazione forse maggioritaria, quella che si è venuta
imponendo soprattutto nella seconda metà del Novecento, grazie anche al
grande studioso italiano
NORBERTO BOBBIO
il quale scrive che
“Hegel non è un reazionario ma non è neppure un un liberale: è
puramente e semplicemente un conservatore, in quanto pregia più lo
Stato che l’individuo, più l’autorità che la libertà, più la coesione del
tutto che l’indipendenza delle parti, più l’obbedienza che la resistenza,
più il vertice della piramide (il monarca) che la base (il popolo)
HEGEL TEORICO DELLA BORGHESIA
Il fatto di avere fondato l’eticità sulla difesa della proprietà privata e di
avere compreso, nell’evoluzione dello spirito, il decisivo momento
della società civile, in cui prevalgono gli interessi particolari, significa
che Hegel si è fatto portatore di una visione prettamente borghese,
interprete cioè di una classe sociale in rapida ascesa e alla ricerca di
istituzioni in grado di proteggere i suoi traffici. Secondo tale visione,
Hegel avrebbe appunto creato uno Stato che, al di là della sua
manifesta intenzione di superare le differenze e i conflitti particolari, si
sarebbe configurato come mero strumento della borghesia
La risposta più esaustiva a tali posizioni (piuttosto minoritarie a dire il
vero) è ancora di Bobbio:
“Come una concezione siffatta, antiprivatistica, antiatomistica,
antindividualistica abbia potuto essere scambiata per l’apologia dello
Stato borghese resta un mistero”
HEGEL PROFETA DEL TOTALITARISMO
È quanto sostiene con forza il filosofo
KARL POPPER
per il quale Hegel, sebbene in buona compagnia (Platone, Hobbes,
Marx etc), sarebbe il
nemico della società aperta, un profeta del totalitarsimo
di un sistema cioè in cui l’individuo ha senso solo se compreso
nell’unità statale, guidata da una classe di funzionari che ricorda la
platonica classe di “guardiani”, i custodi dello Stato; di un sistema che
considera un artificio umano, lo Stato appunto, come un “Dio reale”,
da non sottoporre ad alcun controllo o limitazione nemmeno sul piano
internazionale; una visione che ha come logico corollario la guerra
È evidente che la filosofia hegeliana metta capo ad una radicale forma di
STATOLATRIA
che fungerà da base per tutti i totalitarismi del XX secolo, primo fra tutti
quello fascista italiano, la cui dottrina verrà non a caso redatta da un
seguace di Hegel, il filosofo italiano
GIOVANNI GENTILE
Ma più in generale, la dottrina hegeliana antepone l’interesse collettivo a
quello del singolo, tra cui anche l’interesse di partito, di setta religiosa, di
classe sociale o popolo di appartenenza.
Dunque, l’influenza di Hegel andrà ben oltre quelli che siamo soliti
chiamare “stati totalitari” (come il fascismo, il nazismo o il comunismo),
coinvolgendo molte forme di aggregazione sociale, come taluni partiti di
massa e organizzazioni religiose, nonché ideologie come il razzismo.
SPIRITO ASSOLUTO
Lo Spirito Assoluto è il momento in cui l’Idea giunge alla piena
coscienza della propria infinità ed assolutezza, cioè del fatto che
tutto è Spirito e non vi è nulla al di fuori dello Spirito
Anche questo ultimo passaggio, si articola dialetticamente in
ARTE (tesi)
RELIGIONE (antitesi)
FILOSOFIA (sintesi)
ARTE
È il primo gradino attraverso cui lo spirito acquisisce coscienza di sé:
grazie all’arte l’uomo acquista consapevolezza di sé o di situazioni che lo
riguardano mediante forme sensibili, come figure, parole, musica.
Nell’arte lo Spirito vive in modo immediato e intuitivo quella fusione tra
soggetto ed oggetto, spirito e natura
Tutto ciò accade perché nell’esperienza del
bello artistico
per esempio di fronte ad una statua greca, spirito e natura vengono
recepiti come un tutt’uno in quanto nella statua l’oggetto (in questo caso
il marmo) è già
natura spiritualizzata
cioè la manifestazione sensibile di un messaggio spirituale
e il soggetto (l’idea artistica) è già
spirito naturalizzato
cioè concetto incarnato e reso visibile
Anche l’arte si dialettizza in tre momenti storici
ARTE SIMBOLICA: tipica dei popoli orientali, è caratterizzata dallo
squilibrio tra contenuto e forma, dalla incapacità di esprimere un
messaggio spirituale secondo forme sensibili adeguate. Espressione di
tale squilibrio/incapacità è il continuo ricorso al simbolo, la tendenza allo
sfarzoso ed al bizzarro, testimoni di immaturità e profondo travaglio
ARTE CLASSICA: caratterizzata da un armonico equilibrio fra
contenuto spirituale e forma sensibile, attuato soprattutto mediante la
figura umana
ARTE ROMANTICA: caratterizzata da un nuovo squilibrio, questa
volta a tutto vantaggio del contenuto, per cui la forma sensibile risulta
insufficiente ad esprimere in modo compiuto l’interiorità spirituale
Secondo Hegel, lo squilibrio dell’arte romantica determina la
MORTE DELL’ARTE
Si tratta di uno dei passaggi più noti della filosofia hegeliana, tra le più
dibattute di tutto il suo sistema. Le forme sensibili non sono più in grado
di contenere i pensieri dell’uomo. La spiritualità moderna deve dunque
rivolgersi altrove oppure – come sostengono alcuni critici – ridursi al
SILENZIO
Anche in questo caso Hegel mostra tutto il suo genio. A ben vedere,
infatti, l’arte moderna (sarebbe meglio chiamarla “contemporanea”) ha
rifiutato tutte le forme in cui si era espressa in passato. Le avanguardie
hanno frantumato le forme, ne hanno create di nuove, spesso le hanno
totalmente rifiutate.
Pensiamo a tutte le avanguardie artistico-letterarie del Novecento
Le forme si disintegrano, i pensieri scavalcano i limiti spaziali
Lo Spirito moderno sancisce l’inadeguatezza delle forme tradizionali e si
muove alla ricerca di nuove forme di espressione
Spesso, non trovandone alcuna, si riduce al silenzio …
… o si rifugia nei sogni
RELIGIONE
Il passaggio successivo all’arte è quello della Religione, in cui lo Spirito
Assoluto si manifesta nella forma della
rappresentazione
Poiché alla religione è essenziale il rapporto tra Dio e la coscienza, la
prima forma religiosa sarà quella della
IMMEDIATEZZA (tesi)
propria del sentimento. E tuttavia il sentimento, sebbene offra la certezza
dell’esistenza di Dio, non è in grado di giustificarla, di trasformarla cioè
in verità oggettivamente valida.
Il passo successivo sarà dunque quello della
INTUIZIONE (antitesi)
rappresentata proprio dall’arte.
Il passo finale quello della
RAPPRESENTAZIONE (sintesi)
il modo tipicamente religioso di pensare a Dio
E tuttavia la Religione sembra arenarsi di fronte al mistero
dell’Assoluto, non essendo in grado di pensare Dio dialetticamente.
D’altro canto, la Religione non è il culmine dello Spirito Assoluto,
bensì il momento negativo, l’antitesi, e come tale da superare per
giungere ad una sintesi più alta (e definitiva)
Che la religione sia un momento contraddittorio e di difficile
soluzione, lo dimostra anche la sua storia, che presenta non tre fasi
bensì quattro
Religioni panteistiche (estremo Oriente)
Religioni naturali (persiana, egiziana, siriaca)
Religioni dell’individualità spirituale (giudaica, greca, romana)
Religione assoluta (cristianesimo)
Il Cristianesimo rappresenta il culmine dello sviluppo religioso, il
momento in cui Dio appare come
puro spirito
FILOSOFIA
La religione non è in grado di offrire risposte. L’unico sbocco coerente
è dunque la Filosofia, che ci parla anch’essa di Dio e Spirito, ma non
più nella forma inadeguata della rappresentazione bensì in quella
adeguata del
Concetto
Nella Filosofia l’Idea giunge finalmente alla piena e concettuale
coscienza di se medesima, chiudendo in tal modo il ciclo cosmico
apertosi con la Logica.
Hegel ritiene che la filosofia sia una
formazione storica
una totalità processuale che si è sviluppata attraverso una serie di gradi o
di momenti
La Filosofia non è altro che
l’intera storia della filosofia giunta a compimento con Hegel stesso
L’intera storia della filosofia è dunque un progressivo sviluppo verso il
suo culmine, la sua piena realizzazione, che avviene con la creazione del
sistema hegeliano. Tutte le correnti filosofiche che si sono succedute
sono tappe assolutamente necessarie di questo processo:
“La Filosofia, che è ultima nel tempo, è insieme un risultato di tutte
le precedenti e deve contenere i principi di tutte: essa è perciò la più
sviluppata, ricca e concreta”
La Filosofia giunge dunque a compimento con Hegel stesso
“A questo punto è pervenuto lo Spirito Universale e ogni stadio ha,
nel vero sistema della filosofia, la sua forma specifica. Niente si
perde, tutti i principi si conservano; la filosofia ultima è difatti la
totalità delle forme. Questa idea concreta è la conclusione dei
conati dello Spirito, in quasi due millenni e mezzo di lavoro
serissimo, per diventare oggettivo a se stesso, per conoscersi”
La Filosofia, dunque, giunge ben ultima, ma questo le dà una
superiorità che tutte le altre “discipline” non possono avere, quella di
potere riflettere su ciò che è stato.
“La Filosofia è come la nottola di Minerva, che spicca il volo
sul far del crepuscolo”
La Filosofia non ha il compito di cambiare il mondo, ma di
interpretarlo, di offrire una visione la più possibile razionale. La
Filosofia va oltre le apparenze, oltre le situazioni particolari, puntando
all’unità. Solo nell’unità è possibile scorgere le dinamiche che regolano
la vita quotidiana dei singoli, degli stati, del mondo, della storia stessa.
La Filosofia, giungendo ultima, sia in termini temporali sia in termini
logici, può permettersi, per così dire, di giungere a conclusioni, di
mettere capo a concetti.
Se per gli antichi (ma anche per Cartesio e molti filosofi moderni) la
Filosofia si colloca alla base dell’albero del sapere, rappresentandone
dunque le fondamenta, per Hegel è dentro tutto ciò che accade nonché
al di sopra di essi, in modo da potere avere una visione la più completa
possibile dello sviluppo storico
“La verità in Filosofia è che un concetto e la realtà
concreta corrispondono”
“Ciò che è reale è razionale; ciò che è razionale è reale”
Riassumendo la partizione del sistema filosofico hegeliano
LOGICA
(TESI)
ESSERE
(tesi)
ESSENZA
(antitesi)
IDEA
(sintesi)
Essere
indeterminato
Nulla
Divenire
L’Essere, partito dal concetto più povero ed
astratto, gradualmente si determina,
divenendo Essenza e quindi Idea, cioè
totalità della realtà in tutta la ricchezza delle
sue determinazioni
FILOSOFIA DELLA NATURA
(antitesi)
Come pattumiera del sistema non presenta passaggi significativi.
Comunque la sua triade essenziale è la seguente
Meccanica
Fisica
Fisica organica
FILOSOFIA DELLO SPIRITO
(sintesi)
SPIRITO SOGGETTIVO
(tesi)
Antropologia
Fenomenologia
Psicologia
infanzia
giovinezza
maturità
Lo Spirito Soggettivo viene considerato nel
suo lento emergere dalla natura, dal
“dormiveglia” rappresentato dalla
Antropologia fino allo “spirito libero”, che
rappresenta il culmine della Psicologia
SPIRITO OGGETTIVO
(antitesi)
MORALITA’
DIRITTO
ASTRATTO
Proponimento
Proprietà
Intenzione-Benessere
Contratto
Bene e Male
Illecito/Pena
ETICITA’
Famiglia
Matrimonio
Patrimonio
Educazione dei figli
Società Civile
Sistema dei bisogni
Amministrazione giustizia
Polizia-Corporazioni
Stato
Diritto interno (i poteri)
Diritto esterno (la guerra)
Storia universale
SPIRITO ASSOLUTO
(sintesi)
Religione
Arte
Panteismo
Simbolica
Naturalismo
Classica
Romantica
Individualismo
spirituale
Filosofia
Religione Assoluta
Fly UP