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"Mi hanno portato via i genitori, l`identità, il fratello e la sorella ei miei

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"Mi hanno portato via i genitori, l`identità, il fratello e la sorella ei miei
Istituto Comprensivo “Maria grazia Cutuli”
• Crotone
Lavoro realizzato dagli alunni delle classi IIIA
E IIIB
Shoah
ù
"Mi hanno portato via i
genitori, l'identità, il fratello
e la sorella e i miei averi.
C'è qualcosa che vogliono
da me. E allora ho pensato
alla mia anima. Ho detto:
non riusciranno a
portarmela via, la mia
anima"
Irene
La lettera di
Elisa Springer
ai giovani si Avellino
•
C’è un dolore: il dolore di coloro che hanno sofferto e soffrono, che hanno
subito e subiscono le atrocità della guerra, di coloro che muoiono e di quelli
che, invece, vivono con la morte nel cuore.
• Ed esiste un silenzio. Il nostro silenzio che ci ha accompagnato,
dolorosamente e tragicamente in questi 50 anni.
• Noi, oggi, proviamo a dare voce a questo silenzio, in un mondo dove tutti
gridano.
• E’ necessario riflettere, meditare per riconoscere il dolore della Memoria e della
vita offesa.
• Perché non si dimentichi di quali crimini orrendi si è macchiato l’uomo di
questo secolo, l’uomo dei miei giorni con i suoi silenzi senza pietà, senza
amore, senza parola, senza memoria.
• Noi fummo testimoni e vittime!
• Allora io, Voce della Memoria, ricordo agli altri il dovere di non tacere, ricordo
perché gli altri non dimentichino. E ai ragazzi dico “cercate Voi di costruire ciò
che l’uomo ha voluto distruggere: la Speranza, la Pace, la fratellanza, un
Mondo Migliore”!
• E’ questa la Memoria. E’ questo il significato del 27 gennaio, Giornata della
Memoria!
• Shalom!
• Elisa Springer
SE QUESTO E' UN UOMO
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•
•
•
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.
Primo Levi
Elisa Springer
•
Elisa Springer nasce a Vienna nel 1918 da una famiglia di
commercianti ebrei. Con le persecuzioni ebraiche in Austria,
Elisa decide di rifugiarsi in Italia, dove si trasferisce nel 1940.
Denunciata alle SS da una donna italiana, viene arrestata e
deportata ad Auschwitz, "deserto di morte senza speranza".
All'età di ventisei anni, Elisa vive le atrocità del regime nazista,
cominciando un raccapricciante cammino verso la
spersonalizzazione, vittima di un mondo che "stava perdendo il
suo io, il suo Dio". Tuttavia la forza fisica e spirituale della donna
ne rivelano una capacità di resistenza straordinaria, un bisogno
incontenibile di credere ancora nella vita, nonostante il supplizio
di quei giorni. Elisa sopravvive e costruisce una nuova vita in
Italia. Come molti altri reduci dai campi di sterminio, vive, decide
di soffocare il suo dolore nel silenzio: per paura di non essere
accettata nasconde sotto un cerotto il marchio tatuato nel campo
di Auschwitz sull'avambraccio sinistro. La paura di sentirsi
diversa, osservata da chi, non potendo comprendere a pieno il
significato di quell'esperienza, rispondeva con scherno e
indifferenza, la portano a tacere fino a che Silvio, il figlio di
vent'anni, volendo capire il passato della madre, la interroga
cercando verità fino ad allora represse. Elisa decide così, all'età
di settantotto anni, di parlare "per non dimenticare a quali
aberrazioni può condurre l'odio razziale e l'intolleranza, non il rito
del ricordo, ma la cultura della memoria". Il racconto dei giorni
trascorsi nei lager, redatto in italiano, non solo rende giustizia ai
martiri che ne fecero esperienza, non solo permette a Elisa di
riacquistare un'identità celata ormai da cinquant'anni, ma parla
anche alla coscienza di ogni suo lettore. Inno alla forza della vita,
le parole di questa donna non lasciano spazio all'incredulità e
all'indifferenza; lucido ricordo di una vita dominata dal silenzio, il
libro di Elisa Springer diventa testimonianza di un passato,
anche italiano, da non rimuovere.
Ho visto Dio
•
Si continua a mettere in dubbio ,a negare che l'uomo comune abbia potuto
generare i lager e in essi,cancellare milioni di esseri indifesi. Se tutto
così tristemente fosse, allora la mia stessa vita, la mia sofferenza e il
mio dolore, non sarebbero mai esistiti.
Ma io, Elisa Springer,figlia di Richard e Sidonie,ho conosciuto il tormento
della mente e dell'anima,la solitudine della miseria umana,la negazione del
sentimento della pietà,il dolore della morte degli affetti più intimi e delle
persone più care,la disperazione di essere sola in questo mondo.
Io, Elisa Springer, ho visto Dio.
Nel fumo di Birkenau, che alzava al cielo il dolore del mondo, e spargeva
sulla terra l'odore della sofferenza.
Ho visto Dio .
Ho visto Dio, percosso e flagellato, sommerso dal fango, inginocchiato a
scavare dei solchi profondi sulla terra con le mani rivolte verso il cielo,
che sorreggevano i pesanti mattoni della indifferenza.
Ho visto Dio dare all'uomo forza, per la sua disperazione, coraggio alle
sue paure, pietà alle sue miserie, dignità al suo dolore.
Poi... lo avevo smarrito, avvolto dal buio dell'odio e dell'indifferenza,
dalla morte del mondo, dalla solitudine dell'uomo e dagli incubi della notte
che scendeva ad Auschwitz. Lo avevo smarrito...insieme al mio nome, diventato
un numero sulla carne bruciata, inciso nel cuore con l'inchiostro del male,
e scolpito nella mente dal peso delle lacrime.
Lo avevo smarrito ... nella mia disperazione che cercava un pezzo di pane,
coperta dagli insulti, le umiliazioni, gli sputi, resa invisibile dall'indifferenza,
mentre mi aggirava fra schiene ricurve e vite di orti senza memoria.
HO RITROVATO DIO... mentre spingeva le mie paure al di là dei confini del
male e mi restituiva alla vita, con una nuova speranza: io ero viva in quel
mondo di morti. Dio era lì, che raccoglieva le mie miserie e sollevava il
velo della mia oscurità.
Era lì, immenso e sconfitto, davanti alle mie lacrime. Io ho vissuto per
non dimenticare quella parte di me, rimasta nei lager, con i miei vent'anni".
Per non dimenticare.
Adolf Hitler
Il più scellerato criminale che la storia abbia mai
conosciuto
Milioni di uomini lo malediranno per l'eternità
...
• Adolf Hitler - tutti hanno sentito parlare di lui. Ma chi era veramente?
Arrivato al potere nel 1933 con regolari elezioni politiche Hitler fu
alla fine colui che trascinò mezzo mondo nella più grande
carneficina dell'umanità: la seconda guerra mondiale con 55 milioni
di morti
• Dopo essere arrivato legalmente al governo nel gennaio del
33, Hitler entro pochissimo tempo abolisce tutti gli altri partiti, ed
elimina o trasforma in truppe ausiliari qualsiasi organizzazione
politica o sociale. Il modo in cui lo fa è caratterizzato da minacce,
intimidazioni e aperta violenza. Col divieto dei partiti, e con lo
scioglimento dei sindacati cominciano anche le persecuzioni e gli
arresti, fin dall'inizio Hitler vuole mettere in chiaro che un lavoro di
opposizione non è più possibile. Dopo pochissimo tempo la stampa
parla solo una voce: quella di Hitler. Chi cerca di opporsi finisce nei
campi di concentramento, i primi vengono allestiti già nel '33.
Nazismo e sterminio degli ebrei
• Giunto al potere, il partito nazista non tardò a tradurre i suoi valori
razzisti e antisemiti in direttive politiche e in norme giuridiche: nel
1935 con le "leggi di Norimberga" gli ebrei furono soggetti a pesanti
discriminazioni. In base a quelle norme, l'antisemitismo nazista poté
svilupparsi dapprima attraverso la discriminazione e il boicottaggio
pianificati, poi con le persecuzioni via via più violente, culminate nel
pogrom del 9 novembre 1938 (la "notte dei cristalli"), nel corso del
quale migliaia di abitazioni, negozi e luoghi di culto di cittadini
ebraici vennero incendiati, un centinaio di ebrei furono uccisi e molti
altri percossi. Da quel momento la popolazione ebraica fu esclusa
da qualsiasi attività industriale e commerciale in proprio, dalle
manifestazioni culturali, dagli spettacoli pubblici.
• L'avvicinarsi del conflitto aprì la via al progetto al quale Hitler
pensava da tempo: la "soluzione finale", la distruzione della razza
ebraica in Europa. Già una quindicina di campi di concentramento
erano in funzione all'indomani dell'avvento al potere di Hitler, allo
scopo di "rieducare" gli avversari politici
La teoria razziale
•
a sinstra: Hitler e il suo amico Mussolini
•
Al centro della teoria di Hitler sta l'idea della
razza. Tutta la storia, dice Hitler nel suo libro
"Mein Kampf" (1925), è solo espressione
dell'eterna lotta tra le razze per la
supremazia. La guerra è l'espressione
naturale e necessaria di questa lotta in cui il
vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto
di dominare. L'unico scopo dello stato è
mantenere sana e pura la razza e creare le
condizioni migliori per la lotta per la
supremazia, cioè per la guerra. E la guerra è
l'unica cosa che può dare un senso più
nobile all'esistenza di un popolo. Di tutte le
razze quella cosiddetta "ariana" o "nordica"
è, secondo Hitler, la più creativa e valorosa,
in fondo l'unica a cui spetta il diritto di
dominare il mondo.
Leggi razziali
• Con la locuzione leggi razziali naziste si indica
un insieme di provvedimenti varati dalla
Germania nazista nella prima metà del
Novecento.
• Tali provvedimenti furono utilizzati, a partire dagli
anni trenta nel pieno del regime
Nazionalsocialista, principalmente, ma non solo,
contro i soggetti di religione ebraica, minoranze
Rom e nomadi, soggetti disabili ed omosessuali
Elenco parziale delle leggi promulgate e dei documenti
emessi in Germania sotto il governo Nazionalsocialista
a danno delle minoranze
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7 Aprile 1933 - Legge per il rinnovo
dell'Amministrazione Pubblica.
14 Luglio 1933 - Legge per la protezione dei
caratteri ereditari.
15 Settembre 1935 - Legge per la
protezione del sangue e dell'onore tedesco.
15 Settembre 1935 - Legge sulla
cittadinanza tedesca (leggi di Norimberga).
14 Novembre 1935 - Primo Decreto
supplementare alla legge sulla cittadinanza
tedesca.
17 Agosto 1938 - Secondo Decreto di
attuazione della legge sui nomi
5 Ottobre 1938 - Legge sul passaporto degli
Ebrei
12 Novembre 1938 - Ordinanza per
l'esclusione degli Ebrei dall'economia
tedesca.
21 Settembre 1939 - Istruzioni di Reinhard
Heydrich ai Comandanti degli Eisatzgruppen
sulle operazioni di polizia riguardanti gli
Ebrei residenti nella Polonia occupata.
1 Settembre 1941 - Decreto di polizia
relativo all' identificazione degli Ebrei
20 Gennaio 1942 - Verbale della Conferenza
di Wannsee.
Provvedimenti contro gli Ebrei
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Nel 1939 Hitler avvenne al potere e, due mesi dopo che il maresciallo Hindenburg gli ebbe
affidato la costituzione del nuovo governo, entrarono in vigore i primi provvedimenti contro gli
Ebrei tedeschi.
Essi erano esclusi dagli uffici pubblici e dall’avvocatura;
I medici ebrei erano esclusi dalle mutue.
Con questi provvedimenti iniziava l’eliminazione degli Ebrei da tutti i settori della vita del Paese
Soltanto un compatriota (Volkgenosse) può essere cittadino. Soltanto chi è di sangue tedesco,
indipendentemente dalla sua religione, può essere un compatriota. Un ebreo non può essere un
compatriota.
Chi non è cittadino non può vivere in Germania che in qualità di ospite è soggetto alla legislazione
per gli stranieri.
L’esclusione degli Ebrei e di tutti i non-Tedeschi da tutti i posti di responsabilità nella vita pubblica.
La cessazione dell’immigrazione degli Ebrei dell’Est e di tutti gli stranieri parassiti; l’espulsione
degli Ebrei e degli stranieri indesiderabili
I matrimoni tra Ebrei a soggetti di sangue tedesco o assimilato sono proibiti.
I rapporti extraconiugali tra Ebrei e individui di sangue tedesco, o assimilato sono proibiti.
Gli Ebrei non possono tenere al loro servizio in qualità di domestiche, donne di sangue tedesco o
assimilato che abbiano meno di quarantacinque anni di età.
E’ proibito agli Ebrei esporre bandiere dai colori nazionali tedeschi. Per contro essi possono
esporre bandiere dai colori ebraici: l’esercizio di questo diritto è tutelato dallo Stato.
Le infrazioni del 1° provvedimento saranno punite con la reclusione. Le infrazioni al 2°
provvedimento saranno punite con pena di prigione o di reclusione
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Tra le nuove disposizioni c’erano:
La denuncia obbligatoria dei beni appartenenti agli Ebrei.
L’obbligo di assumere il nome di Israele o di Sara.
La soppressione delle ultime eccezioni a favore degli avvocati ex
combattenti.
L’obbligo di apporre la lettera J su passaporti e carte d’identità.
Tutti gli Ebrei sono esclusi totalmente e definitivamente dal commercio.
Gli Ebrei devono pagare un’ammenda collettiva di un miliardo.
Ai ragazzi Ebrei è vietato frequentare scuole tedesche.(Ministero
dell’Educazione)
La libera circolazione degli Ebrei viene limitata: essi non possono
frequentare determinati quartieri, né mostrarsi in pubblico a determinate
ore.(Polizia)
E’ proibito agli Ebrei l’accesso alle vetture-letto e alle vetture-ristorante; e
così pure l’accesso ai ristoranti e alberghi frequentati dai membri del partito.
Leggi razziali fasciste
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Fra i diversi documenti e provvedimenti legislativi che costituiscono il corpus delle
cosiddette leggi razziali promulgate dal fascismo in Italia a partire dal 1938, figura il
Manifesto della razza
I punti del Manifesto della Razza
LE RAZZE UMANE ESISTONO
ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE
IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO
LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI
ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANA
È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI
STORICI
ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA”
È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI
È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI
D'EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI
DALL'ALTRA
GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA
I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI
NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO
Con l’avanzata
dell’occupazione
nazista in Europa,
durante la seconda
guerra mondiale,gli
ebrei furono deportati
in massa nei campi
di concentramento.
Le vittime furono
oltre 6 milioni
.
Campi di concentramento
Campi di concentramento e di
sterminio
•
Nella seconda metà degli anni Trenta erano sorti numerosi campi di concentramento
in Germania e molti altri campi vennero costruiti durante la seconda guerra mondiale
nei paesi occupati, in primo luogo in Polonia, per internare uomini, donne e fanciulli
deportati dai paesi occupati, in massima parte destinati allo sterminio. In questi
campisi mirava a cancellare identità, personalità e autonomia di milioni di persone
ebree. Lo sterminio di massa veniva poi programmato scientificamente con le camere
a gas, le fosse comuni e i forni crematori. Fra i primi campi, sorti in Germania, vi
furono quelli di Dachau, Buchenwald, Sachsenhausen, Flossenbürg e di
Ravensbrücks, che fu un campo esclusivamente femminile. Mauthausen sorse subito
dopo l’annessione dell’Austria e quello di Auschwitz-Birkenau, forse il più tristemente
famoso (vi furono eliminati circa quattro milioni di persone, di cui oltre un milione di
ebrei), dopo la conquista della Polonia. Nel 1939, all'inizio della guerra, gli internati
erano in Germania circa 25.000; durante la seconda guerra mondiale passarono per i
lager milioni di persone, per la massima parte ebrei, prigionieri di guerra sovietici e
membri della Resistenza. A partire dal 1942 in questi campi venne attuata la
"soluzione finale", che aveva come scopo l'annientamento fisico degli ebrei, ma che
coinvolse anche altre razze considerate "inferiori". A questo scopo furono attrezzati
nuovi campi di sterminio ubicati in Polonia: Chelmno,Belzec, Sobibór, Treblinka.
Coloro che non venivano eliminati al momento stesso dell’arrivo nei campi o che
rientravano in particolari categorie di internati erano costretti a estenuanti lavori
forzati. Molti prigionieri vennero impiegati come cavie in sperimentazioni scientifiche e
mediche.
Auschwitz-Birkenau
•
•
•
Auschwitz-Birkenau è un campo di concentramento e di sterminio, il maggiore dei campi
nazisti,simbolo della tragedia dell’olocausto. Situato nei pressi della cittadina di Auschwitz
circa 32 km a sud-ovest di Cracovia, fu allestito nel 1940 per ordine del capo delle SS, per
essere utilizzato come campo di sterminio per gli ebrei. A partire dal 1942 vi trovò piena
realizzazione la "soluzione finale della questione ebraica", ovvero il genocidio
scientificamente pianificato ed efficientemente perseguito degli ebrei.
Il complesso, che si estendeva su una superficie di 42 km², comprendeva un campo base,
Auschwitz I, costruito nel 1940 e destinato in un primo tempo ai prigionieri politici; il campo
di Birkenau (Auschwitz II), edificato nell'inverno 1941-42, dove funzionavano a pieno ritmo
quattro camere a gas e altrettanti forni crematori; vari campi satelliti denominati Auschwitz
III,dove tra il 1940 e il 1945 furono internate circa 405.000 persone destinate ai lavori forzati:
tra i pochi che riuscirono a sopravvivere vi furono circa un migliaio di ebrei polacchi, salvati
dalle camere a gas per l'intervento dell'industriale tedesco Oskar Schindler.
Nel novembre del 1944, di fronte all'avanzata delle truppe sovietiche, Himmler ordinò di far
cessare le esecuzioni e di distruggere camere a gas e forni crematori. Quando, il 27 gennaio
1945, l'Armata Rossa varcò l'entrata del Lager, su cui campeggiava la famigerata scritta
Arbeit macht frei ("Il lavoro rende liberi"), nel campo si trovavano circa 7600 sopravvissuti;
circa 58.000 prigionieri erano già stati evacuati dai nazisti e in gran parte perirono nella
marcia forzata verso la Germania. Tra i sopravvissuti vi furono Elisa Sprinter e Primo Levi
che raccontarono le condizioni di vita dei deportati ad Auschwitz
L’ingresso di Auschwitz
• I nazisti decisero di deridere i deportati in questo luogo di
concentramento, lavoro forzato, tortura, barbari
esperimenti, orribili violenze: pertanto misero questa
frase "Arbeit Macht Frei", che, inopinatamente, significa,
in tedesco, "il lavoro rende liberi"
Campo di concentramento
Durante la seconda guerra mondiale i nazisti imprigionarono milioni
di persone, in maggioranza ebrei europei, nei campi di
concentramento. Alla fine della guerra, i morti per fucilazione, per
fame, per malattie, per le conseguenze di folli esperimenti scientifici
e per asfissia nelle camere a gas furono stimati in circa 11 milioni,
di cui oltre 6 milioni di ebrei. I sopravvissuti, scoperti dalle truppe
dell'esercito alleato nei campi abbandonati dai tedeschi, erano
denutriti e stremati, quando non colpiti da gravi malattie.
Museo
•
Sono raccolti in questo blocco (è il n°4) quei capelli delle donne uccise -1950kg- solitamente con
le camere a gas, che erano tolti alle vittime, per essere venduti per 50 penning al kg all'industria
tessile, prima che i corpi venissero cremati. Quelli che sono rimasti in questo blocco non hanno
fatto in tempo ad utilizzarli o a portarli via, al momento della liberazione di Auschwitz per opera dei
soldati ucraini dell'Armata Rossa e della fuga dei Nazisti. Durante la guerra i prigionieri erano
fondamentali per mandare avanti l'economia tedesca. La forza lavoro era stata mandata al fronte.
Dunque il lavoro coatto serviva a sostituire gli operai che erano diventati soldati. Inoltre c'era il
bisogno di materie prime, quindi anche di quelle necessarie per fabbricare i tessuti. Oggi c'è da
chiedersi: chi indossava quei vestiti?
• Nel cortile adiacente al Blocco 11 (quello della Gestapo)
i nazisti avevano fatto costruire un muretto. Furono
migliaia le esecuzioni sommarie che ebbero come
fondale questo muretto. Una volta la sabbia antistante
faceva da letto per il sangue delle vittime.
Un sentiero di Auschwitz
• Il cammino di un
deportato di Auschwitz
aveva una unica via
d'uscita (specie se si
trattava di un triangolo
rosa, giallo o viola):
passava per la camera a
gas e il camino.
L'altra possibilità era il
suicidio, ossia, nel gergo
del Lager, occorreva
"saltare il reticolato", con
la morte provocata da
una scarica a 6000 volt
Interno del Krematorium I
•
•
•
•
•
•
•
I corpi delle vittime, giacenti inermi,
uno sopra all'altro, nelle camere a gas,
venivano "trattati" dai membri del
Sonderkommando nel seguente modo:
venivano irrorati con acqua (per pulirli
dalle feci che il gas faceva uscire alle
vittime, involontariamente)
venivano caricati nel montacarichi, 25
alla volta
i denti d'oro dei cadaveri venivano
asportati (c'era una squadra di otto ex
dentisti addetta a questa operazione) così le SS riuscivano a ricavare fino a
10 kg di oro al giorno
i capelli delle donne venivano tagliati e
messi da parte
fino a tre corpi venivano caricati su
ciascuno dei carrelli e spinti nei forni
dopo 20 minuti le ceneri erano pronte
per essere caricate su autocarri, e
infine, disperse nel fiume Vistola.
Fossa comune a Bergen-Belsen
• E’ una fossa comune del
campo di sterminio di
Bergen-Belsen, in cui sono
stati impietosamente gettati
i cadaveri di centinaia di
prigionieri. Il campo di
Bergen-Belsen venne
istituito nel 1943,
inizialmente allo scopo di
raccogliervi persone
destinate allo scambio con
soldati tedeschi prigionieri
degli Alleati. Nel marzo del
1944 il campo,
amministrato dalle SS,
divenne parte integrante
del sistema di sterminio
concepito e realizzato dai
nazisti e in pochi mesi vi
trovarono la morte decine di
migliaia di persone.
Inizia la deportazione
• Il 21 dicembre 1939
Reinhard Heydrich, il
capo dell’Ufficio Centrale
per la Sicurezza del
Reich (RSHA) crea la
Sezione IV che si deve
occupare della
SS-Brigadefuehrer Reinhard Heydrich nel suo
deportazione degli ebrei.ufficio di Monaco
Adolf Eichmann ne
diventa il capo
I ghetti
Il primo passo per “liberare
l’Europa dagli ebrei” è quello di
deportarli nei “ghetti” ricavati
nelle città dell’Est
• Il “progetto eutanasia” era iniziato nell’aprile del 1940 e aveva lo
scopo di eliminare bambini portatori di handicap, anziani affetti da
demenza senile, persone considerate malate di mente, ecc.
• Il progetto venne fermato da Hitler nell’agosto del 1941 in seguito
alle pubbliche proteste della Chiesa cattolica e nel timore di una
reazione popolare.
• Si calcola che circa 75.000 persone fossero già state eliminate
Un
Gaswagen
usato per
l’”eutanasia
Il castello di Hartheim, uno dei principali centri
dell’”eutanasia”
Dai Gaswagen alle camere a gas
• Dai Gaswagen alle camere a
gas
• “Se a quel tempo avessi degli
scrupoli circa l’impiego dei
Gaswagen, oggi non saprei
dirlo. Allora, per me in prima
linea, veniva il fatto che le
fucilazioni costituivano, per
gli uomini che la eseguivano,
un notevole stress e che tale
stress venne meno con
l’impiego dai Gaswagen”.
• [Testimonianza di Walter Rauff,
colonnello delle SS, rilasciata
nell’ambasciata della
Germania Federale a Santiago
del Cile il 28 giugno 1972]
Gli ebrei devono essere “evacuati”
• Il verbale della riunione,
stilato da Eichmann,
parla di 11 milioni di
ebrei che dovranno
essere “evacuati” verso
appositi campi nelle
regioni orientali.
• Gli ebrei vengono ammassati e
caricati sui treni
• I trasporti ferroviari verso
Auschwitz
e gli altri campi di sterminio
Il viaggio e l’arrivo
Chiusi in
vagoni
sigillati,
senza acqua
né cibo per
giorni
La selezione sulla “rampa”
Giugno 1944: ebrei ungheresi
selezionati per il lavoro forzato
Quelli in grado di lavorare vengono
risparmiati in attesa di una successiva
selezione
Verso le camere a gas
Così come gli anziani e i malati, anche i bambini e le loro madri vengono
immediatamente selezionati e avviati alle camere a gas
Il Sonderkommando
• Coloro che erano
selezionati per lo
sterminio, venivano presi
in consegna da un
gruppo speciale di
detenuti ebrei che li
dovevano accompagnare
alle camere a gas. Lo
stesso gruppo si doveva
occupare poi della
distruzione dei cadaveri.
Dopo qualche mese
anche i membri del
Sonderkommando
venivano uccisi e sostituiti
27 gennaio 1945
La liberazione del campo di
Auschwitz
Liberazione
• Un gruppo di detenuti
dopo la liberazione
del campo
Un ex detenuto punta il dito su uno
degli aguzzini
20 novembre 1945 si apre
il Processo di Norimberga
I “Giusti”
Le suore
del
Monastero
di Assisi,
dove gli
ebrei
vennero
nascosti
Il guardiano del Monastero di San Damiano ad Assisi,
padre Rufino ha salvato 200 ebrei.
Oskar
Schindler
Giorgio Perlasca
Campo di concentramento di
FERRAMONTI di TARSIA (Italia)
•
•
La costruzione, del Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, ha avuto inizio
nel maggio 1940 ed è stata eseguita dalla ditta Parrini di Roma; alla stessa è stata
affidata successivamente la manutenzione di tutto il Campo. Il Campo, a differenza
degli altri Campi di Concentramento italiani fu costruito ad hoc, e, nell'aspetto
esteriore ricordava chiaramente un lager nazista, fatto com'era da lunghi capannoni e
posto nell'immediata vicinanza della linea ferroviaria Sibari-Cosenza.
È stato il più grande ed importante Campo di Concentramento fascista Italiano, con
una presenza media di oltre 2000 persone ed una punta massima, raggiunta
nell'estate 1943, di 2.700 persone
La vita nel campo
•
Tra gli internati del Campo vi erano decine di medici, tre rabbini, illustri pittori e musicisti,
numerosissimi insegnanti e studenti universitari. Ognuno cercava di svolgere varie attività. La
scuola del campo, fondata nell'autunno del 1940 da ERICH WITTENBERG (profugo dalla
Cecoslovacchia, che fu il primo direttore) si arricchì di nuovi corsi e fu affiancata da un asilo per i
più piccoli. All'interno del Campo vennero aperte anche 3 Sinagoghe la vita culturale fu
particolarmente intensa se non altro perché al suo interno si trovarono riuniti molti artisti di talento,
vennero organizzati spettacoli teatrali, mostre di arte, corsi per adulti, conferenze.
La vita musicale era curata dal Maestro LAV MIRSKI, che prima della guerra era stato direttore
d'orchestra all'Opera di OSIJEK (Jugoslavia). Anche lo sport ebbe grande impulso e in esso
primeggiò il calcio, molto seguiti erano i tornei di scacchi .
Helga Weissová, da Terezín i
disegni di una bambina
• 1. Lista degli averi - Prima di essere deportati
gli ebrei dovevano consegnare un inventario di
tutti i loro averi. Il disegno mostra mia madre che
conta i capi di biancheria nel cassettone, mentre
mio padre annota le quantità. 7 gennaio 1943
Disegni di Terezin
• 12. La distribuzione del
cibo nelle baracche
degli uomini - Il disegno
mostra il "menù", che era
molto scarso e monotono.
Mattino: surrogato di
caffè. Mezzogiorno:
patate con salsa. Sera:
caffè o minestra, 20 gr. di
margarina o un
cucchiaino di marmellata,
qualche volta un pezzo di
impasto di carne. 19
agosto 1943
14. Il pane sui carri funebri
• - Tutto era trasportato su
vecchi carri funebri:
bagagli, pane e persone
anziane. "Judenfursorge"
(Benessere per i giovani)
è scritto su questo carro.
La bare, invece, erano
trasportate su tavole con
le ruote. 27 dicembre
1942
Nelle baracche ad Auschwitz 1945/46
Miei cari genitori...addio
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Lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow.
Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie
sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei
piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo quasi
senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri
mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno
di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda,
una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche
foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della
fila veniva fucilato… Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a
tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango…
Vedrai che è bello vivere
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La poesia che ti viene qui presentata porta la data del 1941; non si conosce il nome del ragazzo che l’ha
scritta, ma il messaggio che contiene fa riflettere sul suo coraggio di vivere e sulla sua fede nella vita.
L’autore si identifica nell’uccello che vola libero nell’aria e che indirizza ai suoi compagni, paurosi di
lasciare il nido, il suo grido di gioia: “vedrai che è bello vivere!”.
Chi s’aggrappa al nido
non sa che cos’è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.
Quando all’alba il raggio del sole
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.
Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.
Canti dei Lager
•
CREMATORIO NERA PORTA
Canzone del campo di Treblinka, composta su frasi del deportato Liebeskind, portatore di cadaveri, di fronte al
corpo del figlioletto.
•
Crematorio nera porta
che all'inferno porterà
vi trascino neri corpi
che la fiamma brucerà
Vi trascino il mio figliolo
con i suoi capelli d'or
coi suoi pugni in mezzo ai denti
figlio mio come farò
O mi sbaglio e dormi tu
ed allora figlio tu
dormi e intanto ninna-ò
io ti cullerò Solo tu perché non parli
tu che sai la verità
era solo di tre anni
ma non ebbero pietà
I suoi occhi silenziosi
che ti guardano lassù
hanno lacrime di pietra
che non scenderanno più O mi sbaglio e dormi tu
ed allora figlio tu
dormi e intanto ninna-ò
io ti cullerò
•
Per non dimenticare
• Due composizioni scritte per
"non dimenticare". La prima è
polacca e descrive i pensieri di
una ragazzina di fronte al forno
crematorio. La seconda fu
diffusa in Italia negli anni '60
dal suo autore e dai Nomadi.
• AUSCHWITZ '45
(Ursula-BudkaSuflera -.
• Io qui chiusa da
filo spinato e lassù
la bianca bianca nuvola
che verso casa voIo qui chiusa
da
reticolati e poi
sarò una bianca nuvola
che a casa tornerà
•
AUSCHWITZ
(Francesco Guccini) Son morto
ch'ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e adesso sono nel vento Ad
Auschwitz c'era la neve
e il fumo saliva lento
nei campi tante persone
che ora sono nel vento Io chiedo
come può l'uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento E ancora
tuona il cannone
e ancora non è contento
di sangue la belva umana
e ancora ci porta il vento
DIE MOORSOLDATEN
(I soldati della palude)
•
•
DIE MOORSOLDATEN
Canto del lager di Esterwegen, scritto nel 1933 da
alcuni prigionieri (un sindacalista, un regista e un
musicista, tutti comunisti) con lo scopo di ritmare la
marcia dei prigionieri verso il lavoro nelle paludi di
Börger ma anche come sfida alle SS , che dopo
una prima violenta reazione, alla fine lo permisero.
Può sorprendere il suo tono quasi trionfale, che
costituiva una risposta alle vessazioni e la fiducia
nella vittoria contro il nazismo. Diffuso all'estero,
esso diventò infatti simbolo della resistenza al
regime hitleriano. Anni dopo, a Ravensbruck ne
venne fatta una versione italiana, cantata però
clandestinamente.
Wohin hauch das Auge blichet
Moor und Heide nur ringsum
vogelsang uns nicht erquicket
eichen stehen kahl und kruumWir sind de
Moorsoldaten
und ziehen mit dem spaten
ins Moor! Hier in dieser oeden Heide
ist das lager aufgebaut
wo wir fern von jeder Freude
hinter Stacheldracht verstautWir sind de
Moorsoldaten
und ziehen mit dem spaten
ins Moor! Morgen ziehen die Kolonnen
in das Moor zur Arbeit hin
Graben bei dem Brand der Sonne
doch zur Heimat steht der SinnWir sind de
Moorsoldaten
und ziehen mit dem spaten
ins Moor!
•
(Fin dove lo sguardo può giungere
non si vede che brughiera e palude
non un uccello canta qui attorno
soltanto qualche quercia povera e spoglia Siamo i
soldati della palude
marciamo con le vanghe
nel fango! In questa brughiera deserta
sorge il lager abbandonato
dove noi lontani dalla libertà
siamo ammassati dietro ai reticolati Siamo i soldati
della palude
marciamo con le vanghe
nel fango!La mattina andiamo in colonna
nella palude dove lavoriamo
Scaviamo nella calura del sole
e parlare di casa non ha senso Siamo i soldati della
palude
marciamo con le vanghe
nel fango!)Fosco è il cielo sul lividore
di palude senza fin
tutto intorno è già morto o muore
per dar vita agli aguzzin Sul suolo desolato
a ritmo disperato
zappiam! una rete spinosa serra
il deserto in cui moriam
non un fiore su questa terra
non un trillo in cielo audiam Sul suolo desolato
a ritmo disperato
zappiam!Suon di passi di spari e schianti
sentinelle notte e dì
colpi grida lamenti pianti
e la forca a chi fuggì Sul suolo desolato
a ritmo disperato
zappiam!
BALLATA DI MAUTHAUSEN
(Jacobus Kambanellis - Mikis Theodorakis
• Jacobus Kambanellis,
drammaturgo e regista greco,
fu deportato a Mauthausen e
compose al ritorno quattro
poemetti. Col primo, egli
inseriva la composizione
biblica (Il Cantico dei cantici,
appunto) nell'orrore dei lager,
col secondo e il terzo
raccontava due esperienze da
lui vissute, col quarto narrava il
suo sogno di deportato quando
- la domenica - donne e uomini
prigionieri si guardavano
attraverso il filo spinato.
•
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1 - Cantico dei cantici
(Asma asmaton)
(traduz. S. Tumminelli)
Era bello bello e dolce il mio amore
col suo vestito bianco della festa
e un fiore rosso tra i capelli
Nessuno può sapere quanto fosse bella
Nessuno può sapere quanto fosse bella
Nessuno può sapere quanto fosse bella
Ragazze di Auscwitz
ragazze di Dachau Avete visto il mio amore
Avete visto il mio amore
Avete visto il mio amore L'abbiamo visto in
quel lungo viaggio
ma senza il suo vestito bianco
né il fiore rosso tra i capelli Era bello e dolce
il mio amore
coi suoi capelli lungi e neri
cresciuti tra le mie carezze
Nessuno può sapere quanto fosse bella
Nessuno può sapere quanto fosse bella
Nessuno può sapere quanto fosse bella
Ragazze di Mauthausen
ragazze di Belsen Avete visto il mio amore
Avete visto il mio amore
Avete visto il mio amore L'abbiamo visto in
uno spiazzo nudo
un numero marchiato sulla mano
ed una stella gialla sopra il cuore Era bello...
BLOWIN’ IN THE WIND
•
BLOWIN’ IN THE WIND
How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
Yes, ‘n’ how many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, ‘n’ how many times must the cannon balls fly
Before they’re forever banned?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
The answer is blowin’ in the wind.
How many times must a man look up
Before he can see the sky?
Yes, ‘n’ how many ears must one man have
Before he can hear people cry?
Yes, ‘n’ how many deaths will it take till he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
The answer is blowin’ in the wind.
How many years can a mountain exist
Before it’s washed to the sea?
Yes, ‘n’ how many years can some people exist
Before they’re allowed to be free?
Yes, ‘n’ how many times can a man turn his head,
Pretending he just doesn’t see?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
The answer is blowin’ in the wind.
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TRADUZIONEQuanta strada deve percorrere un
uomo prima di potersi chiamare uomo
Quanti mari deve solcare prima che possa toccar
terra
E per quante volte ancora le palle di cannone
devono essere sparate prima di essere bandite per
sempre
Rit. La risposta amico mio è nel vento
Quante volte un uomo deve guardare in alto prima
di vedere il cielo
Quante orecchie deve avere un uomo per sentire il
pianto della gente
Si, e quante morti ci vogliono ancora affinché
sappia che troppa gente è morta
Per quanti anni deve esistere una montagna prima
che venga spazzata via dal mare
E quanti anni alcuni popoli possono resistere prima
che vengano considerati liberi
Si, e quante volte un uomo deve girare la testa
fingendo di non vedere.
VA’ PENSIERO
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CORO DEL NABUCCO
Va, pensiero, sull’ali dorate,
va, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l’aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate.
O mia Patria sì bella e perduta,
o membranza sì cara e fatal!
Arpa d’or dei fatidici vati
perchè muta dai salici pendi?
le memorie nel petto riaccendi,
ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
traggi un suono di cupo lamento
oh t’ispiri il Signore, un concento
che ne infonda al patire virtù,
che ne infonda al patire virtù,
al patire virtù!
DIO E’ MORTO
•
DIO E’ MORTO
(Guccini/ Pontiack)
Questa canzone rileva come l’uomo ha
innalzato nuovi idoli a cui prostrarsi: il
consumismo, la trasgressione, una certa
religione, il potere, il successo.
Tra gli idoli che hanno dominato ideologie e
popoli vengono menzionati i miti della razza che
hanno prodotto i campi di sterminio. Il
cantautore annuncia la fine di questo Dio, per
fare posto a un Dio risorto, cioè a quell’uomo
che dà voce e forza alla speranza.
Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo
che hanno già
lungo le notti che dal vino son bagnate
dentro le stanze da pastiglie trasformate
lungo le nuvole di fumo, nel mondo, fatto di città,
essere contro od ingoiare la nostra stanca civiltà
è un Dio che è morto
ai bordi delle strade Dio è morto
nelle auto prese a rate Dio è morto
nei miti dell’estate Dio è morto.
•
Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede
nei miti eterni della patria o dell’eroe
perché è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità
le fedi fatte di abitudini e paura
una politica che è solo far carriera
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai
col torto
è un Dio che è morto
nei campi di sterminio Dio è morto
coi miti della razza Dio è morto
con gli odi di partito Dio è morto.
Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata
ad un futuro che ha già in mano, a una rivolta
senza armi
perché noi tutti ormai sappiamo che se Dio
muore è per tre giorni
e poi risorge
in ciò che noi crediamo Dio è risorto
in ciò che noi vogliamo Dio è risorto
in ciò che noi vogliamo Dio è risorto
nel mondo che faremo
Dio è risorto,
Dio è risorto.
LA NUOVA AUSCHWITZ
•
Io suonavo
il violino ad Auschwitz
mentre morivano gli altri ebrei;
io suonavo il violino ad Auschwitz
mentre uccidevano i fratelli miei. (3v)
Ci dicevano di suonare,
suonare forte
e non fermarci mai,
Per coprire l’urlo della morte,
suonare forte e non fermarsi mai.
suonare forte e non fermarsi mai.
suonare forte e non fermarsi mai.
Non è possibile essere come loro
Non è possibile essere come loro
Nel mondo nuovo
che ora abbiamo creato
c’è la miseria c’è l’odio ed il peccato.
c’è la miseria c’è l’odio ed il peccato.
c’è la miseria c’è l’odio ed il peccato.
.
•
Ora siamo tornati ad Auschwitz
dove c’è stato fatto tanto male
ma non è morto il male del mondo
e noi tutti lo possiamo fare.
e noi tutti lo possiamo fare.
e noi tutti lo possiamo fare.
Non è difficile essere come loro;
Non è difficile essere come loro;
Ora suono il violino al mondo
mentre muoiono i nuovi ebrei
ora suono il violino al mondo
mentre uccidono i fratelli miei.
mentre uccidono i fratelli miei.
mentre uccidono i fratelli miei
GAM GAM
• Questo è un canto ebraico che si ricollega ad uno dei
salmi più noti della Bibbia, il salmo 23 : Il signore è il mio
pastore
Le parole riprese dal canto Gam Gam Gam sono quelle
in cui il salmo afferma: anche se camminassi nella valle
dell’ombra e della morte io non temerei nessun male
perché tu sei con me
La melodia gioiosa sembra sottolineare la forza di
questa affermazione, la certezza di chi sa di non essere
solo e senza guida neanche nei momenti più buii
dell’esistenza
Scarpette rosse
•
"C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chissà di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perchè i piedini dei bambini morti
non crescono
c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole".
•
...un paio di scarpette rosse per non dimenticare
l'orrore, per non dimenticare il rispetto che i bambini
meritano sopra chiunque altro.
FILMOGRAFIA
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Il dramma della Shoah ha ispirato registi di calibro internazionale, che sono riusciti con la loro forza
creativa ed espressiva a raccontare in modo penetrante l'immane tragedia del XX secolo. Fra i tanti film in
cui viene affrontato il tema della Shoah, abbiamo scelto alcuni tra i più significativi e forse più noti al
grande pubblico. Si tratta di film che raccontano la persecuzione degli ebrei, la loro vita all'interno dei
campi di sterminio, le privazioni, l'opera di annientamento a cui furono sottoposti e alle volte, la salvezza
che pochi di loro trovarono grazie a qualche eroico personaggio.
Filmografia
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Il diario di Anna Frank (1959)
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I Ragazzi venuti dal Brasile (1978)
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L'Amico Ritrovato (1989)
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Jona Che visse nella Balena (1993)
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Schindler's List (1994)
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18.000 giorni fa (1994)
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La Tregua (1996)
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Memoria (1997)
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Il Pianista (2002)
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Perlasca (2002)
18.000 giorni fa
(18.000 giorni fa)
Regia: Gabriella Gabrielli
Interpreti: Silvia Cohen, Maurizio Donadoni, Massimo Foschi.
Produzione: Italia
Anno: 1993
Durata:95' (colore)
Note: Tratto dal libro di Carlo Spartaco Capogreco, il film racconta la storia di Moshe un ebreo polacco
fuggito nel '42 al Lager di Treblinka. Moshe, viene fermato al Brennero. Invece di essere rispedito in
Germania, viene portato al Ferramonti, un campo di prigionia atipico, caratterizzato dalla solidarietà tra i
reclusi e la gente del luogo. Qui, Moshe, che era ormai disperato, ritrova dignità e coraggio. Ben presto il
suo coinvolgimento nelle attività del campo lo riscatta dalla sua apatia e gli infonde una nuova voglia di
vivere.
L'amico ritrovato
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(Reunion)
Regia: Jerry Schatzberg
Interpreti: Jason Robards, Hans Strauss, Konradin von Lohenburg,
Barbare Jefford, Françoise Fabian.
Produzione: Gran Bretagna/Germania
Anno: 1988
Durata: 110'
Note: Henry Strauss ebreo tedesco naturalizzato americano,
rifugiatosi a New York per sfuggire alle persecuzioni, torna in
Germania nel dopoguerra per occuparsi di alcuni beni ereditati dalla
famiglia, ma soprattutto per scoprire che cosa è successo dopo il 1933
al suo compagno di scuola e amico Konradin. Nobile di famiglia
tedesca e fautore del nazionalsocialismo, Konradin ha fatto perdere le
sue tracce, proprio nel momento in cui Henry - il cui vero nome era
Hans - era stato mandato negli Stati Uniti per sfuggire alle
persecuzioni razziali. Nella sua memoria affiorano con prepotenza i
ricordi di un tempo. Liberamente tratto dall’omonimo di Fred Uhlman
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Jona che visse nella balena
(Jona che visse nella balena)
Regia: Roberto Faenza
Interpreti: Jean-Hugues Anglade, Juliet Aubrey, Luke Petterson
Jenner Del Vecchio, Francesca De Sapio, Djoko Rosic
Produzione: Italia-Francia
Anno: 1993
Durata: 100' (colore)
Note: Jona Oberski ha quattro anni e vive ad Amsterdam con i genitori quando, dopo
l'occupazione della città da parte dei tedeschi, la sua famiglia finisce nel campo di BergenBelsen. Qui Jona passerà tutta la guerra, in una baracca separata dai suoi genitori e
costretto a crescere subendo angherie e violenze, e non solo dai suoi carcerieri. Dopo la
morte del padre nel lager e quella della madre in un ospedale sovietico, Jona viene affidato
dapprima alle cure di una ragazza e infine adottato da una matura coppia di Amsterdam. Il
film è tratto dal libro autobiografico dello stesso Oberski, Anni d'infanzia e vi si attiene
fedelmente. Il regista ha il pregio di mantenersi su un tono di asciutto realismo che non
esclude la partecipazione emotiva. Non è tanto l'ennesimo film sull'Olocausto quanto la
storia di una seconda nascita, raccontata attraverso il punto di vista del bambino.
Schindler's List
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(Schindler's List)
Regia: Steven Spielberg
Interpreti: Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Caroline Goodall,
Jonathan Sagalle
Produzione: Usa
Anno: 1993
Durata: 195' (b/n e colore)
Note: La vicenda narrata dal film prende inizio nel 1939, subito dopo l’invasione
della Polonia da parte di Hitler, con l’arrivo di Oskar Schindler a Cracovia.
L'industriale nazista, uomo senza scrupoli e in buoni rapporti con le SS
assume un gruppo di ebrei a salario ridotto nella sua fabbrica di stoviglie. Col
passare del tempo però, sconvolto dall’insensatezza e dalla barbarie dello
sterminio scientifico degli ebrei nei campi di concentramento, Schindler decide
di salvare i propri operai sottraendoli alle SS, a rischio di compromettere la
propria sicurezza. E’ il trionfo di un uomo che ha veramente fatto la differenza e
il dramma di coloro che sopravvissero ad uno dei capitoli più bui della storia
umana. Film tratto dalla storia vera di Oskar Schindler, premiato a Hollywood
con 7 Oscar nel 1994.
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Il pianista
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(The pianist)
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Regia: Roman Polanski
Interpreti: Adrien Brody (Wladyslaw Szpilman), Thomas Kretschmann (ufficiale tedesco), Frank Finlay (il
padre), Emilia Fox (Dorota), Maureen Lipman, E Stoppard, Julia Rayner, Jessica Kate Meyer
Produzione: Francia/Polonia/Germania/Gran Bretagna
Anno: 2002 Durata: 148'
Soggetto tratto dal libro di Wladyslaw Szpilman
Sceneggiatura: Ronald Harwood
Fotografia (Panoramica/a colori): Pawel Edelman
Musiche: Wojciech Kilar
Montaggio: Hervé De Luze
Note: L'immensa tragedia degli ebrei polacchi perseguitati prima e sterminati poi dal nazismo. Roman
Polanski, figlio di una vittima di Auschwitz, inviato da bambino in America e così sfuggito alle camere a
gas, racconta la Shoah attraverso una storia vera: quella di un pianista ebreo della radio polacca che
fugge e si nasconde nella Varsavia occupata, fino all'arrivo dell'Armata Rossa. Persone insospettabili lo
aiuteranno; altre, altrettanto insospettabili, cercheranno di denunciarlo. Un capolavoro, premiato con la
Palma d'Oro al festival di Cannes.
La Storia esibisce il suo volto peggiore nella prima parte, e il regista ne riprende il crescendo di
incredulità, incertezza, collaborazionismo, disperazione; il suo occhio coglie, spesso a distanza, attimi di
orrore e figurine surreali di un'umanità che nonostante tutto vuole sopravvivere. L'incubo, sempre più
solitario comincia nel momento in cui il protagonista chiude dietro di sé la botola della pedana del caffè.
Là comincia il viaggio di un nuovo inquilino del terzo piano: braccato, spiato, tradito, in un inferno
personale, dove neppure lo scorrere del tempo conta più. La seconda parte del film è sconvolgente; ma la
prima serve a farci arrivare sin là con la consapevolezza che tutto questo è accaduto davvero.
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Perlasca
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Regia:Alberto Negrin
Intepreti:
Luca Zingaretti (Giorgio Perlasca), Jerome Anger (Avv. Farkas), Amanda Sandrelli (Magda),
Franco Castellano (Adam), Marco Bonini (Sandor), Lorenzo Lavia (Daniel), Elena Arvigo
(Anna),
Christiane Filangieri (Eva),
Gyorgy Cserhalmi (Bleiber),
Jean-Francois Garreaud (Prof. Balasz), Dezso Garas (Rabbino), Palle Granditsky (Jacob),
Alvaro
Produzione:Italia
Anno:2002
Durata:200’
Note:Il punto di forza del tv-movie Perlasca, un eroe italiano risiede principalmente nella
verità della storia, nel dato certo che un uomo (fascista disgustato dal regime, dalle leggi
razziali, dall'alleanza con la Germania) poté salvare migliaia di ebrei ungheresi con la sola
forza del coraggio e delle proprie geniali menzogne. Un grandissimo attore per caso che
recitò la parte più difficile davanti al pubblico più crudele (i nazisti) per salvare la propria
"compagnia d'attori" (gli ebrei) con lettere di protezione false e indossando gli 'abiti di
scena' di finto console spagnolo.
LIBRI CHE RACCONTANO
L'OLOCAUSTO
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GIORGIO BASSANI Una lapide in via Mazzini
GIACOMO DEBENEDETTI
16 ottobre 1943
HANS JONAS
Il concetto di Dio dopo Auschwitz
ROBERTO INNOCENTI Rosa Bianca
PRIMO LEVI Se questo è un uomo
LIANA MILLU
Il fumo di Birkenau
JONA OBERSKY
Anni d'infanzia
CYNTHIA OZICK
Lo scialle
ART SPIEGELMAN
Maus
ALEXANDER STILLE Uno su mille. Cinque famiglie ebraiche durante il
fascismo
FRED UHLMAN
L'amico ritrovato
ELIE WIESEL La notte
GLOSSARIO
• Antisemitismo.
• Avversione nei confronti degli ebrei che si traduce in forme di
discriminazione e di persecuzione, spesso cruenta e culminata
nel corso della seconda guerra mondiale nello sterminio di
milioni di persone. Il termine fu coniato intorno al 1879 per
designare l'ideologia e l'atteggiamento persecutorio nei
confronti degli ebrei.
• L'ideologia antisemita si basa su una teoria razzista,
inizialmente formulata in Francia e in Germania alla metà del
XIX secolo, secondo la quale le persone della cosiddetta "razza
ariana" sarebbero per fisico e temperamento superiori agli
ebrei. Questa teoria, sebbene duramente criticata per la sua
inconsistenza scientifica, si diffuse ugualmente in particolare
attraverso le opere del diplomatico francese Joseph Arthur de
Gobineau e quelle del filosofo tedesco Karl Dühring e fu
utilizzata per giustificare la persecuzione civile e religiosa che
gli ebrei avevano subito attraverso i secoli.
Nazionalsocialismo.
• Il termine, più spesso abbreviato in "nazismo", designa la
dottrina politica che dava contenuto ideologico al National
Sozialistische Deutsche Arbeiterpartei (NSDAP; Partito
nazionalsocialista tedesco dei lavoratori), improntando la sua
azione e, in generale, tutta la politica interna ed estera di Adolf
Hitler e del suo governo dal 1933 al 1945. I principi centrali della
dottrina nazista, per alcuni aspetti affine al fascismo italiano,
erano ispirati alle teorie che sostenevano una presunta
superiorità biologica e culturale della razza ariana formulate da
Houston Stewart Chamberlain e da Alfred Rosenberg; ma il
successo della formula politica in Germania fu dovuto anche
alla sua relazione di continuità con la tradizione nazionalista,
militarista ed espansionista prussiana, nonché al suo
radicamento nella cultura irrazionalista di inizio secolo
•
•
Olocausto
(dal greco holókauston,
composto di hólos, "tutto,
intero" e kaustós, "bruciato":
bruciato completamente),
originariamente rito religioso in
cui l'offerta veniva distrutta dal
fuoco. Seppure impropriamente
il termine è usato con specifico
riferimento allo sterminio (in
ebraico shoah) degli ebrei
europei operato dalla Germania
nazista.
•
•
Shoah
Termine ebraico che significa
“sterminio”, col quale si indica
la persecuzione e il
programmatico genocidio degli
ebrei europei da parte del
regime nazista nel corso della
seconda guerra mondiale. Per
indicare l’evento è
comunemente, anche se
impropriamente, usato il
termine olocausto (greco
holókauston, composto di
hólos, "tutto, intero" e kaustós,
"bruciato"), che originariamente
definiva il rito religioso in cui
l'offerta veniva distrutta dal
fuoco.
•
•
•
Ebraismo
Religione degli ebrei, la più antica fra le fedi
monoteistiche. La lingua italiana utilizza
convenzionalmente il termine "ebraismo",
benché la religione abbracciata dagli ebrei sin
dall'epoca che seguì la fine dell'esilio a
Babilonia (VI secolo a.C.), venga definita
scientificamente "giudaismo". La tradizione
ebraica considera la propria esperienza
religiosa eminentemente come osservanza della
Torah, la legge suprema che Dio ha donato al
suo popolo, e come Halakah, una "via", un
percorso di fede e di vita da seguire
scrupolosamente a livello personale e collettivo.
Nato nella regione storica della Palestina, in
parte coincidente con il territorio dell'odierno
stato di Israele, l'ebraismo è oggi diffuso in
tutto il mondo: è praticato fuori d'Israele dalle
comunità della diaspora, formatesi in seguito ai
fenomeni di emigrazione che, spesso a causa di
persecuzioni ed espulsioni, hanno
caratterizzato l'intera storia ebraica. È
comunque necessario puntualizzare il fatto che
non tutti i 18 milioni di ebrei presenti nel mondo
(dei quali 6.800.000 negli Stati Uniti, oltre
3.600.000 in Israele, quasi 2.000.000 in Russia,
circa 1.500.000 in Europa) praticano la religione
tradizionale, nell'ambito della quale non
mancano poi orientamenti diversi, talora
contrastanti
•
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Totalitarismo
Il termine indica la forma di governo – e
l'ideologia – che subordina tutte le attività
sociali, economiche e politiche, intellettuali,
culturali, spirituali ai fini del gruppo dominante.
Nelle forme autocratiche classiche come il
dispotismo, l'assolutismo e la tirannia, gli
individui potevano condurre una vita
relativamente autonoma, purché si tenessero
lontani dalla politica; nel totalitarismo, invece,
l'individuo deve conformarsi all'ideologia del
partito unico al potere, che si identifica con lo
Stato, e mobilitarsi perché questa si affermi e si
estenda capillarmente.
Conclusioni
Il lavoro da noi svolto si prefigge lo scopo di approfondire le origini dell’odio razziale, capire da che cosa nasce,
comprendere gli errori storici e i problemi sociali di cui è conseguenza, auspicarne l’eliminazione e, quindi, creare
una società diversa, aperta e disponibile alla solidarietà piuttosto che all’odio.
Questo approfondimento è stato, per ciascuno di noi, l’espressione della volontà ad impegnarci, affinché non si ripetano
più gli “orrori” del passato. Numerose sono le testimonianze di persone che hanno vissuto in prima persona l’odio
e le violenze di quegli anni, ripudiando tutto ciò che è avvenuto e facendosi portatori, attraverso le loro esperienze e
i loro dolori, di un messaggio teso ad affermare giustizia e fratellanza, pace e collaborazione, un messaggio,
insomma, completamente distante da quelli subiti nel periodo in cui erano stati vittime di prepotenze e di
ingiustizie. Dai loro racconti noi giovani dobbiamo prendere spunto, è grazie a loro che oggi abbiamo ampie
libertà, per le quali i nostri “vecchi” hanno sacrificato le loro vite: dobbiamo assolutamente fare in modo che queste
conquiste non vengano cancellate. Dobbiamo, anzi, riuscire, come loro, a “resistere” ed opporci a chiunque voglia
privarci delle nostre libertà e dei nostri diritti, a qualsiasi individuo che maturi un sentimento di odio verso l’altro:
mai più “homo homini lupus” ma “uomo amico dell’altro”. Dobbiamo lavorare, affinché tutte le distanze siano
livellate: basta con le differenze razziali, sociali e di sesso in tutto il mondo.
Su questo fondamentale ideale si regge il futuro, dell’uomo e dell’intero sistema globale: se aspetti, come l’odio
razziale, i pregiudizi, il potere economico, tornano a prevalere sul “lato buono” dell’uomo, saremo rovinati, ci
troveremo di fronte ad un conflitto che sterminerà l’intera popolazione della Terra; il potenziale militare di alcune
nazioni, infatti, è capace di portare anche a tale disastro. E’ impensabile che, ancora oggi, si costruiscano armi, si
progettino arsenali nucleari e si esporti democrazia: le uniche cose di cui il mondo avrebbe bisogno sono la pace, la
giustizia, l’equità, la solidarietà ed il rispetto.
Il futuro, sicuramente, non è roseo, occorre, però, maggior rispetto per l’ambiente, la cultura, le tradizioni, gli usi ed i
costumi delle popolazioni, non esistono più schiavi. La libertà di informazione, di acquisizione delle fonti
necessarie alla vita devono essere una cosa garantita ad ogni individuo, a prescindere dalla sua provenienza
geografica o sociale. Siamo coscienti delle diversità fisiche, caratteriali e sociali degli uomini, ma queste differenze
non ci fanno paura, anzi, ci aprono la mente ed il cuore, ci spingono alla ricerca di nuove amicizie, di nuove
esperienze e allargano le nostre conoscenze, permettendoci, così, di tramandare il nostro messaggio solidale al
mondo.
Crediamo, speriamo, vogliamo e ci adoperiamo per un mondo migliore, affinché i bei concetti espressi possano trovare
applicazione anche nella realtà attraverso l’aiuto di molte altre migliaia di individui, che abbiano voglia di
adoperarsi per un mondo migliore e per sfatare quell’espressione che, spesso, è utilizzata dagli studiosi: “corsi e
ricorsi storici”; dobbiamo impegnarci, affinché la memoria storica sia sempre viva e non si ripeta nessun evento,
grande o piccolo che sia, di odio razziale.
L’impegno in questi ideali deve essere di tutti, perché “un uomo senza ideale è come una nave senza timone”(Gandhi)
ed infine perché “noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere
conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità.
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Inno alla gioia
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O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.
Gioia, bella scintilla divina,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove la tua ala soave freme.
L'uomo a cui la sorte benevola,
concesse di essere amico di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, - chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c'è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!
•
Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua traccia di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!
Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.
Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero Fratelli,
sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare
Pace
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