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alcune nozioni basilari
Alcune nozioni basilari della Sociolinguistica Nascita della Sociolinguistica • 1964, anno della prima conferenza di sociolinguistica sotto questo nome, tenutasi presso l’Università di California a Los Angeles • Precedentemente però: i lavori di Dell Hymes, a partire dagli anni ’20 del Novecento, sul significato sociale del linguaggio: Definizione di Hymes: “the means of speech in human communities, and their meaning to those who use them” Dimensione sovranazionale della SL • Tullio De Mauro richiama la specifica attenzione italiana alla rilevanza che “nelle vicende e nel formarsi e vivere d’una lingua hanno le scelte civili e sociali” in una tradizione che comprende, tra gli altri, i nomi di Vico, Leopardi, Vailati, Gramsci, Pasolini (De Mauro 1978, p. IX). • Malgrado le prime componenti della sociolinguistica come disciplina autonoma si siano sviluppate in area anglosassone – Gran Bretagna e Stati Uniti nello specifico –, la riflessione che ebbe modo di maturare nei contesti culturali italiano e tedesco, problematizzò con diversa maturità teorica le basi stesse della nuova materia, inglobando in sé denuncia sociale e prassi politica. • In contesto francofono, la riflessione sociolinguistica dei primi anni ’60 si collegò direttamente alle problematiche attinenti la decolonizzazione e i rapporti di dominio che la Francia, come ogni altro moderno stato colonialista, aveva realizzato intrecciando strettamente lingua e potere. Su questo, resta fondamentale il volume di Luis-Jean Calvet Linguistique et colonialisme (Calvet 1974). Adam Schaff • La lingua nasce dalla società soprattutto come risonanza al bisogno di comunicazione degli uomini; in questo senso è un prodotto sociale, un prodotto della convivenza sociale degli uomini. Però una volta nata, la lingua comincia a esercitare un effetto nella vita sociale, e ciò avviene in vario modo (Schaff 1975: 124). Le variazioni sociolinguistiche • Diastratica- da dia (attraverso) e strato • Diatopica (dia + topos, luogo) • Diafasica (dia + fari, parlare) • Diamesica (dia + mesos, mezzo) • Diacronica (dia + cronos, tempo) Linguaggio e genere • Sociolinguistic gender pattern • Critica femminista del linguaggio: In senso negativo (criticism) nei confronti di come il linguaggio include in sé e simbolizza motivi sessisti, per esempio nella sua grammatica o nelle metafore usate per designare il genere femminile; negativo – ancora – verso la denuncia del silenzio in cui sono state confinate le donne a partire dalla mancanza della woolfiana “stanza tutta per sé” e verso la difficoltà ad accedere a parole ed espressioni per “dire” il corpo e la sessualità femminile nel contesto di un ordine simbolico presieduto dalla “legge del padre”. Crtica femminista del linguaggio • Il secondo senso esprime una critica intesa come esame delle condizioni in base a cui qualcosa esiste: la critica al linguaggio si poneva dunque come critica all’intera istituzione sociale e culturale, e anche come critica dell’assunto in base al quale la lingua sarebbe una sorta di trasparente sistema per esprimere la realtà, un’impalcatura “neutra” strumentale rispetto alla comunicazione. In questo senso, la critica femminista del linguaggio è stata anche una critica dell’idea stessa del linguaggio inteso come “rappresentazione” dal momento che ha evidenziato come le strutture della lingua “puntellano”, e non semplicemente “riflettono”, la nostra percezione del mondo. Dalla lingua standard alle varietà informali e gergali • Lingua Standard (intesa come koiné linguistica) • Informale • Gergale • Popolare • Formale aulico Esempi di Berruto 2004 • Standard: il gatto insegue il topo • Tecnico-scientifico: l’esemplare di “Felis catus” insegue l’esemplare di “Mus musculus” • Parlato colloquiale: il gatto rincorre il topo • Popolare: il gato ci core dietro al topo / la gatta rincorre al sorcio • Informale: il micio corre dietro al topolino • Gergale: il baffone tampina il topastro Repertori sociolinguistici • Bilinguismo (bi + lingua - due lingue) • Diglossia (di + lingue – due lingue, forma alta A e forma bassa B, Ferguson 1959) • Dilalia (di + chiacchiericcio) la “ dilalia si differenzia fondamentalmente dalla diglossia perché il codice A è usato, almeno da una parte della comunità, anche nel parlato conversazionale usuale Bilinguismo sociale o comunitario: è il caso, ad esempio,della Valle d’Aosta, con bilinguismo sociale italiano-francese (o del Canada con b.s. francese-inglese); Bilinguismo/monolinguismo con diglossia: è la situazione della maggior parte delle regioni italiane fino a qualche decennio fa, in cui l’ italiano era lingua colta di pochi e scarsamente usata nel parlato quotidiano, mentre la stragrande maggioranza della popolazione parlava dialetto praticamente in tutte le situazioni Bilinguismo con dilalia: è la situazione attuale della maggior parte delle regioni italiane, in cui si assiste alla compresenza “ negli usi di italiano e dialetto” ;, E’ la situazione da considerare tipica della maggior parte dell’ area italo-romanza” ; Bidialettalismo o polidialettalismo: è la situazione sociolinguistica in cui nel repertorio ci sono una varietà standard e diverse varietà regionali e sociali, Si tratta della situazione tipica dell’ Inghilterra, di parte della Francia. Lingue pidgin Come nascono i pidgin Diversi sono gli elementi che, solitamente, contribuiscono alla nascita di un pidgin: contatti, regolari e protratti nel tempo, tra due diverse comunità linguistiche la necessità di comunicare tra gli appartenenti alle due comunità l'assenza (o, comunque, la scarsa conoscenza) di una lingua "internazionale", utilizzabile cioè per gli scambi tra le due comunità Un pidgin può poi evolvere in una lingua creola quando una generazione di genitori trasmette, in qualità di lingua madre, la conoscenza del pidgin ai propri figli. Il Tok Pisin (composto di tok, "parola" o "discorso", e pisin, cioè "pidgin") è una lingua creola parlata nella parte settentrionale della Papua Nuova Guinea, nel distretto della capitale Port Moresby e nelle isole appartenenti a tale stato. È una delle tre lingue ufficiali della Papua Nuova Guinea. Con più di 100.000 parlanti madrelingua e altri 4 milioni di parlanti che la usano come seconda lingua, il tok pisin è la lingua più diffusa in Papua Nuova Guinea. Il tok pisin è noto anche come pidgin della Nuova Guinea o (nei contesti accademici) come neo-melanesiano o pidgin anglo-melanesiano. Spesso, quando si trovano ad utilizzare l'inglese (altra lingua ufficiale dello stato), gli abitanti della Papua Nuova Guinea si riferiscono al tok pisin chiamandola, semplicemente, pidgin. Tuttavia, i linguisti preferiscono continuare a definire tale lingua come tok pisin: ciò sia per evitare possibili confusioni con altre lingue creole o pidgin, che per affermare l'idea per cui il tok pisin sia ormai da considerarsi una lingua a sé stante. Il tok pisin, infatti, non sarebbe più da ritenere un pidgin dal momento che ormai esistono molti parlanti madrelingua: proprio per questo motivo, esso non è più solo una lingua franca, utilizzata per facilitare la comunicazione tra persone che, abitualmente, parlano altri idiomi. Grazie a tale consapevolezza, il tok pisin sta attraversando una fase di standardizzazione della grammatica associata ad una vera e propria "creolizzazione" della lingua. Esempi di parole tok pisin • bagarap(im) "rompere", "rotto" (dall'inglese bugger up) • bagarap olgeta "completamene rotto" • balus - aeroplano • bikpela - grande • haus - casa (dall'inglese house) • haus meri - domestica (lett. "donna di casa") • haus moni - banca (lett. "la casa dei soldi") • haus sik - ospedale (lett. "la casa del malato") • sit haus - servizi igienici Creolizzazione • Il creolo è un pidgin assurto a madrelingua di una comunità • In particolar modo vengono così definite quelle lingue miste, ad esempio, composte da lingue africane e inglese o francese. • Esempi di lingue creole sono il giamaicano e il papiamento, le lingue parlate a Capo Verde e Mauritius. Derek Walcott (Santa Lucia, 1930, Premio Nobel per la letteratura 1992) A Sea-Chantey / Un canto di marinai Anguilla, Adina Antigua, Cannelles, Andreuille, all the l’s, Voyelles, of the liquid Antilles, The names tremble like needles Of anchored frigates, Yachts tranquil as lilies, In port of calm corals The lithe, ebony hulls Of strait-stitching schooners, [...][1]. [1] “Anguilla, Adina,/Antigua, Cannelles,/Andreuille, tutte le l,/ Voyelles, delle liquide Antille,/ I nomi tremano come aghi/ Di fregate all’ancora,/ Panfili tranquilli come gigli,/ In porti di calmo corallo,/ Le chiglie agili d’ebano/ Delle golette che cuciono gli stretti/ [...]” (Walcott 1948-1984, pp. 40-41). Da The Shooner Flight / La goletta Flight Christ have mercy on all sleeping things! From that dog rotting down Wrightson Road to when I was a dog on these streets; if loving these islands must be my load, out of corruption my soul takes wings. But they had started to poison my soul with their big house, big car, big-time bohbohl, coolie, nigger, Syrian, and French Creole, so I leave it for them and their carnival – I taking a sea-bath, I gone down the road. I know these islands from Monos to Nassau, a rusty head sailor with sea-green eyes that they nickname Shabine, the patois for any red nigger, and I, Shabine, saw when these slums of empire was paradise. I'm just a red nigger who love the sea, I had a sound colonial education, I have Dutch, nigger, and English in me, and either I'm nobody, or I'm a nation. Gloria Anzaldúa Rio Grande Valley, Texas, 1942- Santa Cruz, California, 2004 Voce chicana • Borderlands/La Frontera. The New Mestiza (1987) Frontiera è “dovunque due o più culture si costeggiano, dovunque persone di razze diverse occupano lo stesso territorio, dove classi povere, medie e alte si toccano, dovunque lo spazio fra due individui si riduce a causa dell’intimità” Borders “Borders are set up to define the places that are safe and unsafe, to distinguish us from them. A borderland is a vague and undetermined place created by the emotional residue of an unnatural boundary. It is in a constant state of transition. The prohibited and the forbidden are its inhabitants. Los atraversdos live here […] those who cross over, pass over, or go through the confines of the ‘normal’”. How to Tame a Wild Tongue Who is to say that robbing a people of its language is less violent than war? (Ray Gwyn Smith) “I remember being caught speaking Spanish at recess […] I remember being sent to the corner of the classroom for “talking back” to the Anglo teacher when all I was trying to do was tell her how to pronounce my name” Mal criada “En boca cerrada no entan moscas. Flies don’t enter a closed mouth’ is a saying I kept hearing when I was a child. Ser habladora was to be a gossip and a liar, to talk too much. Muchachitas bien criadas, well bred girls don’t answer back. Hocicona, repelona, chismosa, having a big mouth, questioning, carrying tales, are all signs of being mal criada. In my culture they are all words that are derogatory if applied to women – I’ve never heard them applied to men”. El lenguaje de la frontera • Standard English • Working class and slang English • Standard Spanish • Standard Mexican Spanish • North Mexican Spanish dialect • Chicano Spanish (regional variations in texas, Arizona and Mexico • Tex-Mex • Pachuco (called caló) Deslenguadas “Deslenguadas. Somos los del español deficiente. We are your linguistic nightmare, your linguistic aberration, your linguistic mestisaje, the subject of your burla. Because we speak with tongues of fire we are culturally crucified. Racially, culturally and linguistically somos huérfanos – we speak an orphan tongue”. Mestiza “Because I, a mestiza, Continually walk about of one culture And into another, Because I am in all cultures at the same time, Alma entre dos mundos, tres, cuatro, Me zumba la cabeza con lo contradictorio. Estoy norteada por todas las voces que me hablan Simultáneamente”. To live in the Borderlands means you “Are neither hispana india negra española Ni gabacha, eres mestiza, mulata, halfbreed Caught in the crossfire between camps While carrying all five races on your back Nor knowing which side to turn to, run from […]” Cuando vives en la frontera “People walk through you, the wind steals your voice, You’re a burra, buey, scapegoat, Forerunner of a new race, Half and half – both woman and man, neither – A new gender […]”. To live in the Borderlands means to “Put chile in the borscht, Eat whole weat tortillas, Speak Tex-Mex with a Brooklyn accent, Be stopped by la migra at the border checkpoints […]”. To survive the Borderlands You must live sin fronteras Be a crossroads.