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La dimensione emotiva: definizione

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La dimensione emotiva: definizione
Le Emozioni
La dimensione emotiva: definizione
Due filoni di studio
•
Cicerone: esperienza e vissuto
– «Il convincere è necessario»
– «il dilettare è piacevole, il commuovere è vincere»
– « Gli uomini giudicano più in base a odio o amore, desiderio, ira, dolore,
gioia, speranza, timore, errore, o per qualche altro modo interiore, piuttosto
che in base alla verità, o a una disposizione o una qualche norma giuridica»
– «Il gesto si accorda con la voce e obbedisce al sentimento assieme ad essa»,
e in questo modo «lo stato d'animo si riconosce dall'espressione del viso e
dall'andatura».
“De oratore”
•
Darwin: filone naturalistico
– Segnali espressivi
– Aspetto comunicativo
• Verbale (es. linguaggio poetico)
• Non verbale (es. espressioni facciali)
Le maschere
del teatro
greco si
ispirano all’idea
dell’universalità
delle emozioni.
La dimensione emotiva: definizione
L’emozione è una risposta valutativa
(positiva o negativa) comprendente di
solito una combinazione di eccitazione
fisiologica, esperienza soggettiva ed
espressione comportamentale.
Le emozioni comprendono
5 componenti
1.
Componente cognitiva: valutazione ed elaborazione del
significato emotivo dello stimolo
2.
Componente neurofisiologica: attivazione SNC, SNA e
sistema endocrino
3.
Componente
all’emozione
4.
5.
Componente motoria: espressiva e comportamentale
Componente soggettiva: vissuto cosciente e monitoraggio
consapevole dell’esperienza emotiva
motivazionale:
bisogni
e
scopi
legati
Componente:
•
Cognitiva: stimuli evaluation check (SEC)
•
•
•
•
•
novità
piacevolezza/spiacevolezza
conduttività rispetto a fini e scopi
possibilità di fare fronte (Coping)
norme sociali e concetto di sé
Scherer (1984)
Componente:
• Cognitiva
• Fisiologica:
• SNC
• SNA
• sistema endocrino
Componente:
• Cognitiva
• Fisiologica
• Motivazionale
• tendenza all’azione
• preparazione all’azione
• precedenza del controllo
Componente:
• Cognitiva
• Fisiologica
• Motivazionale
• Espressivo-motoria
• Espressione facciale
• Risposta motoria
(avvicinamento/allontanamento)
Componente:
• cognitiva
• fisiologica
• motivazionale
• espressivo-motoria
• del vissuto emozionale: teoria della condivisione
sociale delle emozioni di Rimé (aspetto diacronico:
funzione adattiva a lungo termine)
• Ruminazione
• Rievocazione
• unfolding
• social sharing
• repetition (ristrutturazione della condivisione sociale per
ulteriore chiarimento)
Teorie sulle Emozioni
cenni
Teoria periferica
James-Lange
(fine ‘800)
SNA
Obiezioni di Cannon a James e Lange:
 Stati emotivi diversi o non stati emotivi possono provocare identiche risposte
fisiologiche e cambiamenti nell’arousal
 I cambiamenti nelle risposte fisiologiche sono troppo lenti per potere esser
considerati causa dei vissuti emozionali
 L’induzione artificiale farmacologicamente indotta di risposte fisiologiche
(arousal) tipiche di emozioni estreme non provoca le stesse esperienze.
Teoria centrale
Cannon-Bard
(anni ‘30)
SNC
La Teoria cognitivo-attivazionale delle emozioni
Le teorie periferica e centrale si sono dimostrate
entrambe vere, ma parziali; entrambe inoltre hanno
focalizzato l’attenzione soprattutto sugli aspetti
biologici.
Schacter introduce per primo una concezione
psicologica delle emozioni attraverso la teoria dei
due fattori o teoria cognitivo-attivazionale.
(Schacter e Singer, 1962)
Stimolo
Arousal
Attivazione
fisiologica
generalizzata
Label
+
Etichetta
cognitiva
dell’attivazione
Esperienza soggettiva di un’emozione
particolare
L’emozione è la risultante di due componenti distinte:
• una componente fisiologica di attivazione
• una componente cognitiva di valutazione dello stimolo emotigeno e di
etichettamento della propria esperienza emotiva.
In questo processo, particolare attenzione è dedicata all’attribuzione
causale che stabilisce una connessione indispensabile fra queste due
componenti, in modo da attribuire la propria attivazione corporea a un
evento emotigeno pertinente e da etichettare la propria esperienza
emotiva in modo adeguato.
Le teorie dell’appraisal
In generale, le emozioni dipendono dal modo con gli individui
valutano e interpretano gli stimolo del loro ambiente.
Questa concezione si contrappone a quella della psicologia
ingenua, secondo cui le emozioni sono passioni irrazionali,
di breve durata, simili ad attività istintuali, che sorgono in
modo involontario e automatico, senza che siano richieste
dall’individuo.
Le teorie dell’appraisal sottolineano invece il legame fra gli
aspetti emotivi e gli aspetti cognitivi, poiché l’elaborazione
cognitiva è sottesa all’esperienza emotiva.
Le emozioni non compaiono in maniera gratuita e casuale,
all’improvviso, ma sono la conseguenza di un’attività di
conoscenza e di valutazione della situazione in riferimento
agli interessi dell’individuo medesimo.
Le emozioni sorgono in risposta alla struttura di significato di
una data situazione (Frijda,1988); di conseguenza, due
individui possono provare emozioni diverse a fronte del
medesimo stimolo.
Esse non sono attivate dall’evento in sé e per sé, ma dai
significati e dai valori che un individuo attribuisce a questo
evento.
Sulla base di questo significato situazionale si spiega
la differenza fra emozioni e riflessi:
• emozioni = flessibilità, variabilità individuale e
culturale di fronte le situazioni
• riflessi = automatismo, universalità, processi
geneticamente determinati
Esistono fattori disposizionali e stili cognitivi diversi
che possono condurre a valutazioni differenziate
degli eventi con conseguenti diverse reazioni
emotive.
Appraisal “schematico”
• Elaborazione schematica e propagazione
dell’attivazione.
• Processi
• automatici
• in parallelo
• non consapevoli
• richiedono scarse risorse
• non volontari (quindi rigidi)
• qualsiasi indizio (cue) anche non verbale può
fungere da facilitatore (primer)
Appraisal “concettuale”
• Elaborazione concettuale
• conscio
• sequenziale
• richiede molte risorse attentive
• verbale
• flessibile
• lento
• dipende dall’informazione semantica
• Flessibile, potente, astratto, creativo
• Insensibile a informazioni non rappresentate
semanticamente
Appraisal “concettuale” e “schematico”
interagiscono tra loro
• Tre livelli operanti in parallelo (simultaneamente): SECs
• sensomotorio (stimolato da volontà, stimoli interni e
cambiamenti interni di stato)
• schematico (attivato automaticamente; associazioni
apprese in epoche precoci)
• concettuale (conscio, in formato proposizionale,
include ricordi, aspettative, piani)
Levental e Scherer (1987)
Le teorie psicoevoluzionistiche
Attorno agli anni ’60, Tomkins riprese il pensiero di Darwin e
propose la concezione psicoevoluzionistica delle emozioni,
secondo cui le emozioni sono strettamente associate alla
realizzazione di scopi universali, connessi con la sopravvivenza
della specie e dell’individuo.
I suoi allievi Ekman e Izard (dal 1972 al 1994) hanno dato
particolare sviluppo a questa prospettiva teorica. Innanzi tutto,
essi avanzano l’ipotesi dell’esistenza delle emozioni primarie;
le altre emozioni sono miste o secondarie o complesse.
La prospettiva psicoevoluzionistica implica una
concezione categoriale delle emozioni intese come
categorie discrete e distinte.
In questa prospettiva le singole emozioni sono totalità
chiuse, fra loro separate, non ulteriormente
scomponibili, invarianti e universali, in quanto esito
dell’adattamento e dell’apprendimento filogenetico; di
conseguenza, le espressioni facciali delle emozioni
sono universali.
Emozioni primarie
• Sono innate e frutto dell’evoluzione
• Servono a fornire risposte efficaci a problemi di
adattamento
• Hanno caratteristiche uniche a livello espressivo,
fisiologico, situazione stimolo
• Sono implementate in circuiti cortico-sottocorticali
diversi
• Sono sensibili all’apprendimento
Emozioni primarie
Tratti specifici:
•
•
•
•
•
Paura
Collera
Disgusto
Gioia
Tristezza
• universalità dell’espressione facciale
• continuità filogenetica del
comportamento espressivo
• pattern di attivazione fisiologica specifici
• universalità degli antecedenti
• rapido instaurarsi
• breve durata
• meccanismo automatico di valutazione
dello stimolo
• sensazione di incontrollabilità
• coerenza tra i vari elementi del sistema
emozioni
L’espressione delle emozioni
Le emozioni non sono soltanto provate, ma anche
manifestate all’esterno attraverso specifiche configurazioni di
espressioni emotive
Darwin propose la tesi di universalità e innatezza delle
espressioni facciali delle emozioni: le espressioni delle
emozioni sono innate e quindi universali, eguali in tutti i
popoli della terra e da tutti riconosciute.
A questa tesi negli anni ‘40 si contrappose l’ipotesi
culturalista delle espressioni facciali delle emozioni: il
comportamento espressivo delle emozioni è appreso e
quindi è culturalmente influenzato.
Ipotesi del feedback facciale
Sostiene che le espressioni facciali forniscono informazioni propriocettive,
motorie, cutanee e vascolari che influenzano il processo emotivo.
• Esistono due versioni di questa ipotesi:
• Ekman, Levenson e Friesen, 1983 forte:
le espressioni facciali, da sole, sono sufficienti a generare l’emozione.
Secondo gli autori gli effetti sarebbero innati
(leakage cues)
• Tomkins, 1984 debole: il feedback facciale aumenta soltanto
l’intensità dell’emozione.
• Esistono evidenze empiriche per la versione debole di tale ipotesi; per
contro, la versione forte è ancora da approfondire.
Teoria neuro-culturale
• Regole di esibizione
–
–
–
–
Accentuazione
Attenuazione
Neutralizzazione
Simulazione
• Universalità delle emozioni
– Movimenti facciali
– Espressività dei movimenti
– Attribuzione
Le sei emozioni
fondamentali
identificate da
Ekman e
Friesen (1978)
attraverso i dati
raccolti con il
FACS
Facial
Action
Coding
System
Emozione e cultura
Le emozioni presentano delle rilevanti variazioni culturali sia
nella loro natura sia nelle loro modalità espressiva.
Esse, infatti, sono strettamente associate al sistema culturale
delle credenze che fornisce parametri cognitivi e modelli
mentali per interpretare la realtà e per reagire a essa:
• Nella cultura occidentale prevale la collera collegata all’idea
della responsabilità individuale delle azioni
• Nella cultura indiana prevale la rassegnazione connessa con
la concezione del destino, della fatalità e delle forze
soprannaturali e impersonali.
Prospettiva comunicativa
• Le emozioni hanno anche un valore
– Sociale
– Relazionale
– Comunicativo
Fridlund (1994)
Prospettive neurobiologiche
Nel 1937 Papez avanzò l’ipotesi dell’esistenza di un circuito di strutture
nervose coinvolte nell’elaborazione e regolazione delle emozioni (circuito
di Papez) composta da ipotalamo, talamo inferiore, dal giro cingolato e
dall’ippocampo.
Prospettive neurobiologiche
• Le Doux 1993
Amigdala come centro nevralgico della
emozionalità
– Sindrome di Kluver e Bucy
• Damasio (1994)
• Errore di Cartesio
– Res cogitans vs res extensa
– Unità fra mente e corpo nelle emozioni
Intelligenza Emotiva (Goleman, 1995)
– Da Intelligenza interpersonale
(Gardner, 1983)
Lo Stress
La parola STRESS deriva dal latino strictus
(stretto, serrato, compresso). Nel XVII secolo
viene utilizzato nei paesi anglofoni con il
significato di difficoltà, avversità e afflizione.
Nel XVIII e XIX ha acquisito il significato di
forza, pressione, tensione o sforzo.
Il termine stress è stato utilizzato a lungo nel
linguaggio della metallurgia nell’ambito della
quale si era soliti mettere sotto stress le travi
metalliche al fine di provarne l’effettiva
resistenza.
La parola stress viene utilizzata con almeno tre
significati diversi:
1) Per indicare la situazione stressante (lo
stimolo o stressor) ovvero la situazione
stimolo esterna al nostro organismo.
2) Il vissuto o la percezione individuale
rispetto a determinate pressioni esterne, la
percezione soggettiva.
3) Riferendosi proprio alla risposta che
l’organismo da ad una determinata
situazione stimolo a livello biologico,
intrapsichico
e
di
comportamento
manifesto.
Hans Selye (1936) traduce questo concetto in termini biologici
come: l’insieme delle risposte aspecifiche dell’organismo a
qualsiasi richiesta proveniente dall’esterno.
Per risposta aspecifica s’intende l’insieme delle modificazioni
che l’organismo mette in atto quando deve affrontare
situazioni nuove (per qualità e/o quantità) e circostanze di
emergenza.
Questo perché il nostro organismo tende a mantenersi
all’interno di confini abbastanza precisi per quanto riguarda
lo stato di tensione che in esso è presente (omeostasi).
Sindrome Generale di Adattamento
GAS
La Sindrome Generale di Adattamento e lo stress come fenomeno
psicofisiologico si suddividono in tre fasi:
1)
Reazione di allarme: in essa sono compresi tutti i fenomeni
che si verificano quando l’agente stressante comincia a far
sentire la sua azione sull’organismo. Inizialmente la maggior
parte di questi fenomeni è nociva, in quanto espressione
dell’azione
dannosa
esercitata
direttamente
dall’agente
stressante e dal cambiamento di condizione globale in cui si
trova l’organismo. Quasi subito però compaiano i fenomeni di
difesa, rappresentati per lo più da un aumento di ACTH
(ormone corticotropo ipofisario che ha il compito di stimolare
la ghiandola cortico-surrenale).
2) Adattamento: la sua durata varia sia a seconda del tempo in cui
agisce l’agente stressante e si crea e si mantiene nell’organismo la
condizione di stress, sia anche a seconda delle capacità individuali
di difesa. Come dice la parola stessa, rappresenta il periodo
durante il quale l’organismo si adatta a sopportare l’azione svolta
dall’agente nocivo.
3) Esaurimento: la capacità di adattamento dell’organismo non può
però durare indefinitamente; se l’azione dell’agente nocivo
continua (e quindi continua anche la condizione di stress
dell’organismo) l’organismo stesso non ce la fa più a sopportare
questa condizione, non avendo più risorse nuove da investire per
farvi fronte. Si esaurisce, soccombendo in maniera più o meno
completa.
La Sindrome Generale di Adattamento rappresenta una
reliquia archeologica della vita dei nostri antenati
primitivi, per i quali serviva a prepararsi a utilizzare le
energie necessarie alla lotta o alla fuga rispetto alle
minacce esterne, per lo più di natura fisica. È intuitivo
che questo tipo di risposte, funzionali per l’uomo
primitivo che doveva affrontare animali feroci, non
sono adatte al tipo di vita che conduciamo noi, uomini
moderni, il cui tipo di impegno richiesto è, di solito,
relazionale-psicosociale.
Selye, negli ultimi anni della sua attività pose l’accento
sulla distinzione tra un tipo di stress positivo
(EUSTRESS) ed uno negativo (DISTRESS).
Nonostante entrambi comportino la SGA, essi si
differenziano tra loro nelle conseguenze.
L’eustress produce effetti desiderabili quali un
miglioramento delle capacità di risposta attiva.
Il distress provoca deterioramento delle prestazioni,
depressione, risposte inappropriate e, più in
generale, conseguenze negative dal punto di vista
psicofisico.
In ogni caso lo stress non può essere evitato perché è
parte integrante della vita.
L’importanza dei fattori psicologici
Due cardiologi americani, Rosenman e Friedman,
arrivarono a distinguere due “comportamenti” (intesi
come stili di vita) di tipo A e di tipo B.
Il
tipo A è caratterizzato da: competizione,
intraprendenza, aggressività, rapidità nel lavoro,
impazienza, irrequietezza ecc…
Il tipo B invece da: indolenza, pazienza, tranquillità,
calma ecc…
Il tipo A è dunque più soggetto a situazione di stress e
più a rischio rispetto al tipo B che è meno sottoposto
a situazioni stressanti.
Esistono altri due tipi di personalità:
1) Alessitimica: ovvero un disturbo cognitivo-affettivo che colpisce il
modo con il quale l’individuo esperisce ed esprime le proprie
emozioni. Gli alessitimici hanno un’accentuata difficoltà a trovare
le parole per descrivere le proprie emozioni, una povertà di
fantasie e di sogni. Inoltre hanno un atteggiamento
estremamente concreto rispetto al mondo circostante, sono
particolarmente interessati sia ai dettagli della loro realtà
quotidiana, sia ai sintomi somatici isolati. Questa personalità è
caratterizzata in sintesi da “analfabetismo emotivo”. Questa
incapacità facilita in loro il somatizzarsi delle emozioni e dei
conflitti.
2) Personalità C: è caratterizzata dalla repressione
delle emozioni, soprattutto di quelle
Reprime la rabbia, l’ostilità, la tristezza
anche nelle situazioni più critiche
un’immagine di se compiacente e bene
“troppo equilibrata”.
negative.
ecc… ed
presenta
educata,
Burnout
• Maslach (1982)
– Esaurimento emotivo
• Senso di colpa
• Disturbi dell’umore
• Disturbi somatici
– Ridotta realizzazione personale
• Percezione di inadeguatezza
– Depersonalizzazione
• Distacco fisico ed emotivo
Gli stressor
(situazione traumatica o evento
stressante)
È definito come una pressione
maggiore, prolungata o nuova su una
persona che per superare o adattarsi a
tale pressione deve esercitare uno
sforzo.
•
Gli stressor possono essere classificati in
base a due dimensioni: durata ed
intensità.
•
In base a questo criterio è possibile avere
4 tipologie:
Evento traumatico
Evento esistenziale
Tensione cronica di ruolo
Difficoltà quotidiana
1.
2.
3.
4.
Evento traumatico
È di durata relativamente breve ma molto
intenso, pericoloso, destabilizzante ed è
una esperienza fuori dall’ordinario (subire
gravi lesioni, assistere ad una morte
violenta, essere coinvolti in un incidente
che mette a repentaglio la propria vita …)
Eventi esistenziali
Sono eventi di varia natura, con un inizio
una conclusione ben definiti, di grande
intensità, ma non comportano un rischio
per la vita (malattia, un incombente
distacco dai genitori, la perdita di qualcuno
o qualcosa).
La tensione cronica di ruolo
Sono eventi la cui intensità è minore ma di
durata maggiore rispetto ai precedenti tipi
di stressor (un rendimento scolastico
scadente, problemi familiari, con amici o
coetanei,….).
Difficoltà quotidiane
Sono eventi di breve durata e di bassa
intensità. Sono più frequenti degli altri tipi
di stressor e questo aumenta i loro effetti.
Si tratta dei piccoli problemi di ogni giorno,
di difficoltà quotidiane ( essere oggetto di
scherzi, bisticciare con i fratelli o le
sorelle).
L’incidente critico e la crisi
•
Incidente critico: è un evento che provoca uno
stato di crisi, con le seguenti caratteristiche:
1. è un evento improvviso e/o raro, angosciante e
stressante per la maggior parte delle persone.
2. comporta una possibile perdita (reale o temuta)
di persone, oggetti o beni importanti per
l’individuo o un gruppo.
3. La valutazione soggettiva dell’evento come
critico è uno dei fattori che determinano la crisi.
La crisi
• È la condizione psicologica causata
dall’incidente critico.
• È una esperienza violenta e di intenso
disequilibrio, pericolo e impotenza.
• Si manifesta quando le strategie di
coping della persona sono insufficienti
per superare una situazione, risolverla,
riportare l’equilibrio e recuperare il
controllo e la calma.
Modello interattivo dello stress
•
•
•
•
Per comprendere gli effetti dello stress
e le reazioni allo stress, si deve
considerare l’interazione tra:
l’esperienza individuale dello stressor
la valutazione soggettiva della
situazione (appraisal)
strategie individuali di coping
sostegno sociale disponibile
Stressor+ Individuo+ Ambiente
•
Stressor.-> differenti tipi di stressor: Esistono stressor fisici (uno shock
elettrico, l’esposizione al freddo, ecc…), psicologici (una prova d’esame,un
evento di perdita o lutto).
•
Oltre alla natura dello stressor sono molto importanti anche l’intensità, la
frequenza e la durata dello stimolo nel condizionare l’entità della risposta.
•
Stressor troppo potenti, frequenti e prolungati sono in grado di superare la
possibilità di resistenza dell’organismo e di iniziare un processo patologico.
•
Un ultimo aspetto molto significativo dello stressor è rappresentato dal
grado di novità, prevedibilità e soprattutto evitabilità dello stimolo. Se
infatti si tratta di qualcosa di mai fronteggiato in precedenza o imprevedibile
o inevitabile, induce nell’individuo una risposta più ampia di quella indotta
da uno stimolo noto o al quale sia in grado di sottrarsi.
• Individuo.È il terreno su cui lo stressor agisce ed è il
risultato oltreché del patrimonio genetico dell’individuo,
anche di un processo detto di "imprinting psicobiologico"
ossia la modificazione della reattività psico-emotiva e
fisica del soggetto a seguito della precedente
esposizione a stressor di varia natura.
• sono determinanti, oltre all’età e al sesso dell’individuo,
anche il livello di attività del sistema nervoso e di quello
immunitario e il profilo di personalità.
• Ambiente. Costituisce la terza importante componente
della risposta di stress, rappresentando in un certo
senso la sorgente degli stimoli stressogeni.
• Si intende sia l’ambiente esterno che quello interno.
3. Stress come: transazione fra
persona e ambiente
Lo stress può essere definito come l’esperienza che ha
origine nelle transazioni fra una persona e l’ambiente
circostante quelle transazioni in cui c’è uno scompenso tra
le risorse individuali e la richiesta percepita.
• La percezione e la valutazione dello stress dipendono
dall’entità della richiesta ambientale e dalla quantità
delle di risorse di cui un individuo dispone.
Lo stress è il risultato dello
squilibrio tra le esigenze della
situazione ambientale e la
personale capacità di far fronte a
queste
Strategie di coping
• Sono sforzi individuali tesi a intervenire sullo
squilibrio derivante da un’esperienza stressante
e a superare la situazione di crisi.
• Ogni tipo di comportamento o azione che
conduca a un miglioramento o che si dimostri
efficace nel ridurre o rimuovere la sofferenza
fisica o psichica e che consenta al soggetto di
riprendere il controllo della situazione.
Approccio centrato sulla persona:
person-based
Secondo questo approccio nell’elaborazione
delle strategie di coping di fondamentale
importanza sono le caratteristiche della
personalità.
Ci sono due scuole che abbracciano tale
approccio:
1. Coping come meccanismo di difesa
2. Coping come tratto di personalità
Coping come: meccanismo di
difesa
La funzione primaria del meccanismo di
difesa è quella di esercitare un controllo
sugli impulsi e sugli istinti. Dai conflitti
inconsci presenti tra l’Es e il Super-Io
scaturisce l’ansia. L’Io cerca di arginare
tale ansia attraverso i meccanismi di
difesa la cui principale funzione è quindi,
quella di controllare le reazioni negative.
Stili di coping e strategie di
coping
1. Stili di coping: sono considerati
caratteristiche stabili dell’individuo
oggetto di interesse della psicologia clinica della
psicologia della personalità.
2. Strategie di coping: sono l’insieme delle
cognizioni e comportamenti diretti alla gestione
del problema e alle conseguenti emozioni
negative, e si modificano in base alle esigenze
del soggetto e dell’ambiente.
• Strategie di coping:
– Accettare il confronto
– Prendere le distanze (andare avanti come se
nulla fosse)
– Autocontrollarsi
– Cercare sostegno sociale
– Accettare la responsabilità
– Fuggire ed evitare
– Pianificare lo sforzo
– Rivalutarsi
Lazarus e Folkman, 1984
Effetti negativi dello stress
Nel fisico
1. tachicardia, senso di
oppressione al petto
2. vertigini, dolori
muscolari, serramento
mandibolare e
digrignamento notturno
(bruxismo)
3. colon irritabile, senso di
pienezza dopo il pasto,
nausea, acidità e dolori
di stomaco
4. diminuzione del
desiderio sessuale
Nella psiche
Nel comportamento
1. depressione, ansia 1. parlare in modo
2. apatia, stanchezza
veloce, spesso
cronica
"mangiando" la parte
3. difficoltà di
terminale delle frasi
concentrazione,
2. fame eccessiva e
perdita di
nevrotica o
memoria
inappetenza
3. facile irritabilità
4. iperattività, insonnia
o continua
sonnolenza
5. respirazione
superficiale e
accelerata
Fly UP