...

Tani-Lezioni del 17 e 18 ottobre 2012

by user

on
Category: Documents
29

views

Report

Comments

Transcript

Tani-Lezioni del 17 e 18 ottobre 2012
Semplicità / semplificazione

Semplicità: scelte stilistiche improntate a
chiarezza, precisione, regolarità al fine di
favorire la leggibilità

Semplificazione: impoverimento lessicale
e sintattico, appiattimento delle differenze
di registro, confusione di generi e voci
Forme di vivacizzazione
Cfr. Dardano, La lingua dei media, in Castronovo e Tranfaglia, La stampa
italiana nell’età della Tv, 1994:











Indicazione di personaggi famosi con il semplice nome o con varie qualifiche
 (Giulio, Silvio, l’Avvocato, il Cavaliere, Mario, Supermario, Renata)
Congiunzione giornalistica iniziale (E, Ma, Poiché)
Citazioni
Traslati e metafore sportive (Dopo le elezioni, palla al centro; un dribbling con la
vita; processo Parmalat ai calci di rigore)
Stile sincopato e incremento dello stile nominale
Scelte espressive nel lessico (ricorso a forme iperboliche, forme colloquiali e
gergali)
Ripetizioni: sul piano sintagmatico (anafore e catafore: riprese e rinvii in avanti)
e sul piano paradigmatico (citazioni)
Dislocazioni
Titoli obliqui-ironici vs titoli sostanziali-referenziali
Messa in scena
Ampio spazio concesso al discorso diretto
Limiti della vivacizzazione
Eccesso di spettacolarizzazione
 Scivolamento nel pathos
 Rischio di protagonismo (il giornalista sostituisce ai fatti
le proprie emozioni)
 Enfasi sul ritmo, la coloritura, le metafore
La scrittura soggettiva è un’arma a doppio taglio: cattura
l’attenzione del lettore con la forza della suggestione,
ma tende ad annullare il suo senso critico (cfr. Werlich,
su narrazione e commento)

E e Ma all’inizio del titolo








E quella notte scomparve l’Urss
Ma la Borsa argentina vola
(La Repubblica 21.12.2001)
Ma i falchi del Cavaliere ora agitano lo spettro del ‘94
(la Repubblica, 30.12.2001)
E lunedì scioperano i bancari
E adesso si salvi chi può
(Il manifesto 5.1.2002)
E in Italia vacilla il secondo pilastro
 (La Repubblica, Affari e finanza 24.11.08)
Ma in questa crisi ha fallito lo Stato
 (La Repubblica, Affari e finanza 24.11.08)

E e Ma all’inizio di un periodo svolgono la funzione di
congiunzioni testuali (Sabatini 1997:127): artificio
retorico volto a stabilire una continuità del detto con il
non detto (Contini 1968:279).

A prima vista sembra mirato a vivacizzare e svecchiare
le forme stilistiche. In realtà ha un risvolto strutturale e
ideologico (Loporcaro 2005:67): “equivale a segnalare,
testualmente, adesione all’idea della notizia come mito”,
come “ racconto che intrattiene e rinarra sempre la
stessa storia, entro un flusso continuo”.

Lule (2001:191): “In quanto mito, le storie dei notiziari
perlopiù servono a preservare l’ordine sociale”
Stile sincopato

Periodare monoproposizionale, giustapposizione di periodi
brevissimi (andamento brachilogico e serrato). Mortara Garavelli
parla di “triturazione sintattica”.

È causato:

dalla ricerca di chiarezza e incisività tipica della scrittura giornalistica
(finalità
denotativa),
cioè
da
esigenze
di
focalizzazione
dell’informazione e di valorizzazione di contenuti informativi

Da finalità espressive, connotative
«Pubblico», 16.10.2012: «Rottamazione? Ma anche no. Silvio Sircana ha
fatto una battuta cult: «Mi metterò una t-shirt per rispondere a Renzi:
Ave Matteo, rottamaturi te salutant»
Esempio 1
Tit.: E il cavaliere arruolò tutti i duri (per durare)
«Questo governo durerà anni e anni». Parole di Umberto Bossi. Ma non di
ieri, quando il leader leghista, rimosso «il camion di carta igienica
tricolore» che diceva di aver ordinato, ha giurato fedeltà alla Repubblica.
La solenne promessa la fece un attimo prima d’aprire la guerra all’altro
governo del Polo, nel ‘94. Se vuole, la sinistra bastonatissima, può
attaccarsi alla speranza di un replay.
Se si illude, però, sta fresca. Quello che è appena nato ha infatti tutta l’aria
di essere un governo che può durare. Fateci caso: salvo eccezioni, è
una squadra di duri […]. Quel che è sicuro è che un governo così non
può galleggiare. O fila nel vento o affonda. Certo, rispetto all’altra volta,
non c’è più quel Cesare Previti che veniva coccolato dal Cavaliere
come «il nostro stratega» e mostrava i bicipiti manco fosse «Grenetto er
Monticiano». […] Di muscolari, però, il Cavaliere ha fatto il pieno. Ed
ecco Gianfranco Fini, che spiega ai giovani di AN che devono «fare
provocazioni intelligenti e non parlare da moderati perché così fanno
ridere» («Quel ruolo lasciatelo a me») ma quando è il momento, come
gli capitò nel ‘99 dà rasoiate tremende: «AN è diventata un carrierificio
e la sua anima l’ha strappata il rampantismo diffuso» (Gian Antonio
Stella, “Corriere della Sera”, 12.6.2001, p. 12)
Esempio 2
È incominciato alle tre del mattino, in pieno coprifuoco, quando ci hanno
svegliato quei colpi: l’ambasciata americana è nel viale Thong Nhut,
vicinissima alla zona degli alberghi. All’improvviso si sono uditi quei
tre colpi, ma forti, quasi le esplosioni di tre bombe, e le finestre si
sono accese, qualcuno si è messo a gridare «Gli aerei, gli aerei».
Siamo corsi fuori e da una camionetta è uscito un urlo «The Embassy,
the embassy».[…]
Domani lasciamo il Vietnam. Ci sembra quasi un assurdo rientrare in un
mondo dove si piange per un morto solo e non si sente sparare i
cannoni. In un certo senso, ci sembra di fuggire, di disertare.
Proviamo come una colpa, un rimpianto. Comprendiamo coloro che
sono qui da mesi, da anni, a rischiare la pelle: c’è qualcosa di
magico in questo Paese, in questa città. Forse la stessa tragedia: lo
spettacolo della morte ti fa sentire così vivo quando sei vivo. Dinanzi
alla morte, ogni momento, ogni oggetto, ogni gesto diventano preziosi.
E il cibo è più buono, l’amicizia più allegra. (Oriana Fallaci, ultimo
réportage da Saigon, “L’Europeo”, 6, 1968; in Cardinale 2011: 36-7).
In apertura dell’articolo di Fallaci: ellissi cataforica
del tema
Alle radici di tale procedura stanno le tecniche narrative
della suspense. Prevedibile il loro impatto su un modo di
presentare le notizie che insegue con accanimento
modelli narrativi sempre più lontani dall’anonimato dei
dispacci di agenzia e dal compromesso burocratismo
della ‘scrittura di regime’ (Mortara Garavelli, Strutture
testuali e retoriche, 1993:384)
Esempio 3
Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave.
Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il
meccanismo che aggancia il container alla gru, non
riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si
aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi.
Sembravano manichini. Ma a terra le teste si
spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani.
Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche
ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro.
In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che
non muoiono mai. (Saviano, Gomorra, 2006, attacco)
Stile nominale e deverbali


Il linguaggio giornalistico fa ampio uso di frasi nominali, cioè senza
verbo in posizione di predicato, che consentono brevità, incisività,
pregnanza semantico-informativa.
Più diffuse nei titoli, ma anche in apertura di un articolo, soprattutto di
cronaca e di sport. Meno presenti nei brani argomentativi.
Sciopero degli universitari contro il ministro Gelmini
Colpite le postazioni italiane a Bassora
Svolta nell’inchiesta sul Lazio (CdS, 2.10.2012)
Insufficienza di prove per le SS di Sant’Anna (CdS, 2.10.2012)
Subito il decreto taglia-Province (RE, 2.10.2012)
Effetto domino
Una legge anti mummie («Pubblico», 16.10.2012)
Rientrano nello stile nominale le nominalizzazioni, cioè la preferenza per sostantivi astratti
(deverbali: es. intervento, rialzo, debutto, ecc.) al posto di frasi verbali (frequente negli
articoli di economia).
Forme colloquiali e gergali


Da sballo, il sesso elettronico / Ma vuoi mettere quello vero (Il Giornale,
8.5.1994, in Loporcaro 2004)
La voce narrante della informazione assume spesso il punto di vista
dello spettatore:





E adesso passiamo alla cronaca, e purtroppo dobbiamo dire che è
successo ancora: qualcuno ha investito un passante ed è fuggito senza
prestare soccorso (Tg1 h 20.00, 23.1.2002)
E con l’estate tornano a tormentarci le zanzare tigre (Tg1 h20.00,
27.6.2004)
Macché saldare i debiti: nel provvedimento che alza (ancora!) le tasse, il
governo ha messo una norma per impedire di ottenere giustizia a chi ha
crediti con la pubblica amministrazione («Libero», 16.10.2012)
Sprecano ma non pagano («Il Giornale», 16.10.2012)
Se i babbioni crollano Matteo che cavolo fa? («Pubblico», 16.10.2012)
Gentese
“Si è diffusa l’oralità di tono medio basso, più blaterata che
parlata, hanno avuto corso parole a effetto (“macelleria
mediatica”, “macelleria sociale”, “politica dei due forni”),
spesso dialettali e informali: “remare contro”, “mettersi di
traverso”, “tirare per la giacca” e “inciucio”, “ribaltone”. E
qualche espressione colorita, al limite del volgare (il
“celodurismo di Bossi” (Beccaria, Il mare in un imbuto,
2010:76-77).
E qui possiamo anche aggiungere, tratto dal linguaggio dei
tecnici della politica, ma ampiamente ripreso dai giornalisti:
“una paccata di miliardi”
Identificazione del giornalista
con il pubblico

Il Noi inclusivo: voce della comunità; costruzione di un soggetto
collettivo (fallacia nazionalistica: es. “noi italiani”).

Fusione fra l’istanza narrante e il pubblico in un tutto indistinto che è
l’opposto di quanto si richiederebbe per una informazione
referenziale (Loporcaro 2005:126).

Discorso complice e non critico
(Calabrese e Volli, I telegiornali:istruzioni per l’uso, 1995: 234-35)

Obiettivo: ribadire vincoli affettivi e ideologici
Noi

Nei pronomi personali, il passaggio dal singolare al plurale non implica
una semplice pluralizzazione: noi non è una molteplicità di oggetti
identici, ma un congiungimento tra l’io e il non-io; in noi è sempre io
che predomina in quanto non vi è noi che a partire da io, e questo io,
per la sua qualità trascendente, si assoggetta l’elemento non-io. La
presenza dell’io è costitutiva del noi.

Noi si dice in un modo per me+voi (forma inclusiva) e in un altro per
me+loro (forma esclusiva). In ognuna delle due forme ciò che
predomina è una persona, io nell ’ esclusivo (che comporta il
congiungimento con la non-persona, tu nell’inclusivo (che comporta il
congiungimento della persona non soggettiva con io implicito… in noi
inclusivo, che si oppone a lui, loro, è il tu a essere messo in rilievo,
mentre nel noi esclusivo che si oppone a tu, voi, è sottolineato l’io
(Benveniste, Struttura delle relazioni di persona nel verbo, in Problemi
di linguistica generale I, pp. 278 sgg.)
Noi come amplificazione

Noi non è un io quantificato o moltiplicato, è un io dilatato oltre la
persona in senso stretto, accresciuto e nello stesso tempo con dei
contorni vaghi…da un lato, con noi l’io si amplia in una persona più
massiccia, più solenne o meno definita; è il noi maiestatico.
Dall’altro, l’uso di noi smorza l’affermazione troppo decisa di io in
un’espressione più larga e diffusa; è il noi dell’autore e dell’oratore
(noi di modestia)…l’abituale distinzione di singolare e plurale deve
essere, se non sostituita, almeno interpretata nell ’ ordine della
persona da una distinzione tra persona ristretta (=singolare) e
persona amplificata (=plurale) (Benveniste, ivi, p. 280)
Applicazioni

Nella comunicazione aziendale il ricorso alla I pers. plur. serve a
enfatizzare gli sforzi degli amministratori e la positività dei risultati
ottenuti, mentre i risultati meno positivi vengono presentati in modo
impersonale (declinazione della responsabilità). L’uso della II pers.
serve invece a stimolare un senso di appartenenza nel destinatario

L ’ uso del passivo crea un ’ impressione di oggettività e di non
responsabilità degli agenti (frequente nelle cronache sportive) oppure
segnala un maggior distacco del narratore (giornalista) (cfr. Santulli, Il
potere delle parole, le parole del potere, Angeli, 2005: 110)
Nel giornalismo:
 Fairclough (1989:127-8) segnala la frequenza della forma inclusiva del noi
negli editoriali politici. Implicazioni: il giornalista ha l’autorità di dar voce ai
cittadini; rafforzamento dell’ideologia collettiva che enfatizza l’unità anziché
la rappresentazione di prospettive specifiche.

Loporcaro: Il noi nel Tg è indicatore di complicità tra giornalista e
spettatatore; il notiziario mira a presentarsi come voce della comunità,
costruzione di un soggetto collettivo (noi inclusivo), manifestazione di un
patto di reciproca appartenenza tra emittente e destinatario. Strategia che
serve a ribadire vincoli affettivi e ideologici.
Titoli

Crescente importanza dei titoli, anche in conseguenza
della tendenziale assenza nell ’ incipit degli elementi
informativi essenziali
L’insieme dei titoli può essere considerato come un
giornale in pillole, un giornale parallelo

Il titolo è sempre riferito all’articolo, con cui intrattiene
una triplice relazione:



Sintattica (posizione del titolo rispetto all’articolo)
Semantica (cosa dice il titolo dell’articolo)
Pragmatica (funzione del titolo per il lettore)

Il titolo è la chiave dell’interpretazione, il codice
dell’articolo (Eco 1971)

Unica immagine-concetto carica di contenuti patetici,
estetici, politici (Dorfles, 1981)

Prevalente funzione illocutoria e perlocutoria (Proietti
1992)
Polarizzazione fondamentale




Titoli oggettivanti vs titoli soggettivanti
Cronachistico-indicativi (notizia) vs drammatico-brillanti
(feature) (Murialdi 1975)
Informativi vs emotivi (Eco 1971)
Enunciativi vs paradigmatici (Papuzzi 1992)
Tipologia proposta da Lorusso e Violi (2004)
 Narrativi (esplicativi, di sintesi informativa)
 Iconici (es. discorso diretto: effetto di realtà, presa diretta)
 Patemici
 Interpretativo-conoscitivi
Bibliografia essenziale sui titoli


Tobagi e Zampolli, Le parole dei titoli, in W. Tobagi e
Remeney, Il giornale e il non lettore: atti del convegno
15-17 giugno 1979, Sansoni, 1981
Proietti, “La vetrina del giornale”: funzioni comunicative
e caratteri stilistico-grammaticali della titolistica dei
quotidiani tra lingua e codice iconico, in Medici e Proietti
(a cura di), Il linguaggio del giornalismo, Mursia 1992

Held, G., “Il titolo come strumento giornalistico: strutture, funzioni e
modalità di un tipo di testo, esemplificate sulle forme del riuso
linguistico in chiave comparativa”, «Etudes Romanes», 1999, 42:
173-189.

De Benedetti, L’informazione liofilizzata. Uno studio sui
titoli di giornale (1992-2003), Cesati, 2004;

Ondelli («La messa in scena» delle notizie delle notizie
nei titoli dei quotidiani. Una prospettiva linguistica,
“Problemi dell’informazione”, XXI, 2, giugno, 1996)
individua una varietà nei titoli basata sulla centralità di
elementi diversi:




Scena
Il personaggio (Camilleri / la macchina per scrivere, Repubblica
19.4.09)
Il dialogo (Berlusconi: troppe inchieste sui giornali / Napolitano:
c’è stato sprezzo delle regole, Repubblica 19.4.09)
Il parlato (Un bicchierino con Hemingway, Repubblica 19.4.09) > rinvio ai titoli paradigmatici
Esempi di titoli enunciativi
La terra trema anche in Piemonte
Fini:”E’ giusto accertare le colpe”
Sisma di 3,9 gradi nel Cuneese: panico ma niente danni. Il presidente della Camera d’accordo con Napolitano.
Tremonti: niente nuove tasse
La nave dei disperati attraccherà in Sicilia
Il mercantile che giovedì ha tratto in salvo 140 migranti si dirige verso Porto Empedocle.
Scontro aperto tra Italia e Malta. E Maroni prepara un dossier da presentare a Bruxells
La Stampa online 19.4.09
In Sicilia la nave dello scontro
Con Malta è ancora scontro
Razzismo, L’Italia non parteciperà alla conferenza delle Nazioni Unite
Corriere della sera online 19.4.09
«La Stampa», 16.10.2012
Detrazioni, il governo non cede
Neve sulle Alpi. Niente emergenza a Roma
«Il Fatto», 16.10.2012
Napolitano avverte i pm di Palermo
«Repubblica», 2.10.2012
Subito il decreto taglia-Province
Ikea cancella le donne dal catalogo per gli arabi
«Corriere della Sera», 2.10.2012
Svolta nell’inchiesta sul Lazio
Titoli paradigmatici


Carattere specifico: mimesi del parlato
Condensazione in una metafora o in uno slogan (Dardano: “tra
slogan e titolatura esistono aspetti comuni per quanto riguarda la dimensione
semantica e la struttura sintattica”)



Gioco di parole
Ironia
Citazione (intertestualità)
Assalto alla dirigenza
Terzo caso di "sequestro di dirigente" in Francia. E'accaduto a Grenoble, nella sede della Caterpillar. Sequestrati 4
dirigenti nell'ufficio del direttore dopo che l'azienda aveva annunciato il licenziamento di 733 operai «(il manifesto»,
19.4.09)
Il titolo paradigmatico evidenzia una delle funzioni del titolo:
Interpretare e commentare la notizia.
Esempi di giochi di parole
Da “il manifesto”:










Non rompeteci la valle (17.11.2005)
Il pastore tedesco (20.4.2005)
Fecondo me (7.10.2010)
Di botta e di governo (1°.8.2004)
Voto a perdere (11.3.2004)
Morattila (17.1.2004)
Testimoni di Genova (25.7.2001)
Fini giustifica i mezzi (2.8.2001)
Furor di popolo (14.5.2001)
Falce e mastella (18.12.1999)
«Pubblico»:
Obtorto Call (18.9.2012)
Arenata (25.9.2012)
Titolo e fotografia

Nel quotidiano “il manifesto” il titolo è comprensibile solo in rapporto
all ’ immagine (5 aprile 2009: Immagine della giornata della Cgil:
Capolavoro), a sinistra: “Il cuore del problema”) (rapporto simbolico
vs rapporto di complementarietà)

L’immagine favorisce un approccio emozionale, timico, a scapito
dell ’ approccio razionale, mediato dal discorso (logos: presa di
distanza dalla immediatezza emotiva dell’esperienza)

Rinvio al rapporto implicito/esplicito: l ’ espressione razionale
(discorsiva) comporta il passaggio dalla simultaneità del pensiero alla
articolazione lineare del discorso
Intertestualità del titolo



Rapporto con i titoli delle altre testate
Dialogo con gli altri testi
Riuso di titoli di opere letterarie, film, canzoni ecc. :
Cronaca di una morte annunciata (da García Márquez)
A Sangue freddo (da Truman Capote)
Relazioni pericolose (da S. Friars)
Effetto notte (F. Truffaut, 1973)
C’era una volta in america (S. Leone (1984)
Tutti in fila per un posto al sole / Tavolino selvaggio
Capi Rai, crescete e moltiplicatevi / Storie di ordinaria
amministrazione (da Bukovski, Storie di ordinaria follia)
«Pubblico», 16.10.2012:
Effetto domino
Il piccolo principe
«Pubblico», 2.10.2012
C’era una volta nelle primarie
“L’Unità»
Caos carceri: storie di ordinaria disperazione
Altri esempi di citazioni
Da “il manifesto”:






Quello che il calcio (16.5.2004)
Made in Italy (7.4.2004)
Vengo anch’io (11.9.2002)
Bello ciao (6.6.2002)
La piccola vendetta lombarda (6.4.2001)
C’eravamo tanto amati (30.6.2000)
Altri esempi di titoli
basati su citazioni




M’illumino d’incenso (La Stampa, 27.5.2010)
Quattro cadaveri in cerca d’autore (CS, 11.5.1988)
Cantami, o squalo, la crisi funesta (La Stampa,
21.6.2010)
Arsenico e vecchi vizietti (Domenicale
S24ore27.11.2010)
Citazione

Anche le citazioni sono forme di ripetizione, repliche di enunciati in
absentia. Dalla propaganda politica e dalla pubblicità, dai titoli
giornalistici, dal parlato che ripete clichè della pubblicità televisiva o
frasi famose, in molti casi si perde la paternità dell’espressione e
persino la percezione della loro natura citazionale.

Blanche-Benveniste descrive la struttura di citazione con una
metafora teatrale: chi cita crea un attore, nel senso che nel suo
discorso fa parlare un altro.
Saviano a Che tempo che fa

http://www.youtube.com/watch?v=0lfgsx1u7tg

Bin Laden e ’o sceriffo controllavano gli affari
In cella cugino del defunto ‘formaggino’
Arrestato ’o cappotto
Delitto Iovine,’o lupo e ‘nasone in tribunale
Carcere duro per Peppe,’o Padrino
Blitz dell’arma da ’o mussuto dopo l’agguato a ’u urpacchiello, in
ballo il business del caffè
Giustiziato sindacalista






Domanda di Saviano


Perché quest’uso insistito di soprannomi invece del
nome e cognome?
Che cos’è il soprannome?
Nome e soprannome





Nominare è il primo atto di conoscenza: “Nomen quasi notare quod res notas
efficit” (Il nome ha ricevuto questa definizione perché rende noti gli oggetti e
le cose), Isidoro di Siviglia.
I nomi propri hanno comportamento autonomo rispetto alla categoria
generale del nome comune, dal punto di vista morfologico e sintattico. A
causa del loro valore referenziale specifico non sono sensibili alle categorie
grammaticali del genere e del numero e non subiscono, pertanto, variazioni
morfologiche desinenziali (Beccaria 1996:512)
Il nome proprio non è preceduto dall ’ articolo (tranne che nelle varietà
diatopiche settentrionali)
Il soprannome è l ’ assunzione di un nome comune (morfologicamente
variabile: genere, numero, caso) come nome proprio. Introduce una
sfumatura semantica espressiva, affettiva: livello patemico del discorso
Il ricorso al soprannome è tipico delle situazioni familiari e amicali (informali)
Effetti

Punto di vista dell’amico, del familiare

Richiamo affettivo, patemico

Pervasività del livello passionale nel discorso
giornalistico, anche dove le singole passioni non sono
nominate: la passione si dice in molti modi e non è
riducibile alla sola manifestazione linguistica di superficie
o agli usi lessicali (Lorusso-Violi 2004: 121-122)

L’enfatizzazione del livello emotivo varia nelle singole
testate (è maggiore in quelle locali, è maggiore nei
quotidiani che ricorrono allo stile soggettivante), ma non
è mai eliminabile completamente
Polifonia

Quando oggetto della parola è un’altra parola, altrui o propria, che si
intreccia alla prima con forme e intenzioni diverse:
Stratificazione del discorso
dialogismo
intertestualità e intratestualità
discorso riportato (o citazione)
Bachtin (Estetica e romanzo (1975), Einaudi, 1979) ha scoperto per primo che in
una gran quantità di testi, soprattutto letterari, si devono riconoscere diverse voci,
attribuite a soggetti che parlano simultaneamente. Ducrot (Le dire et le dit, Paris,
1984) ha sviluppato questa idea (anche sulla scia di Benveniste) mostrando che
la pluralità delle voci è rintracciabile non solo in testi complessi, ma anche
all’interno di un singolo enunciato.
Ma Ducrot esclude dalla polifonia i casi di discorso riportato, che invece
vengono ormai fatti rientrare a pieno titolo tra i fenomeni polifonici.
Polifonia del giornale
Fisiologica: molteplicità di enunciatori delegati
Direttore come primo enunciatore delegato
 Stile oggettivo: effetto trasparenza enunciativa: il direttore tende a
scomparire come enunciatore delegato; il giornale sembra farsi da sé,
riflettendo la realtà senza una esplicita istanza interpretativa -> strategia di
neutralità del giornale
 L ’ assenza di firma ha la funzione esplicita di cancellare la distanza
enunciativa che pur sempre separa un enunciatore specifico
dall’enunciatore testata

Stile soggettivo: in alcuni quotidiani (“il Foglio” di Ferrara, “la Repubblica”
ancora legata al nome di Scalfari) il direttore in quanto enunciatore delegato
ha una forte funzione coesiva; la sua presenza serve a ribadire l’orizzonte di
valori a cui si richiama il quotidiano e così a riattualizzare il contratto tra
enunciatore e enunciatario (vedi argumentum di autorità della retorica
classica)
Le diverse voci, ciascuna dotata di un proprio stile
enunciazionale, tendono

a confluire in una voce coerente della testata (nel caso dei
quotidiani agenda e attivisti)
oppure

a mantenere la propria specificità come prova della pluralità
delle posizione (nel caso dei quotidiani istituzionali che
applicano una strategia di neutralizzazione, es. del «Corriere
della sera»)
Altro livello di polifonia:
forme del discorso riportato

CdS, 18.3.2012
T. «Riforme condivise, alla politica serve moralità »
T. Monti: basta veti sul lavoro
C. «Tutti cedano qualcosa ». Ma imprese e Cgil: intesa lontana

RE, 18.3.2012
T. Monti: “Sindacati cedete qualcosa”
C. Gelo da Cgil, Cisl e UIL. Il premier: Fiat può investire dove vuole
T. Napolitano, appello ai partiti
“Moralità contro corruzione”

St, 18.3.2012
T. Lavoro, Monti ai sindacati
“Rinunciate a qualcosa”
T. Napolitano, la scossa ai partiti
“Comportamenti più trasparenti”

Li
T. Le nuove tasse di Monti
St. Mario molla i sindacati: l’art. 18 si cambia in settimana. Ma sugli ammortizzatori
rischia il posto
Altri esempi
Berlusconi celebra “la libertà di tutti” / Franceschini: ritiri la
legge su Salò (Libero online24.4.09)
Berlusconi: ‘No equidistanza fra fascisti e partigiani’ /Il Pd:
“Ritiri il ddl su Salò
St:Celebrato il 25 aprile. A Onna il cavaliere riconosce il contributo dei
comunisti e parla “del rispetto per chi lottò dalla parte sbagliata”. Poi
dice: “Potrebbe diventare la Festa della libertà”. Franceschini: “Parole
importanti ma il nome non si cambia”. Napolitano: “Pietà per tutti”.
Folla a Milano, fischi a Formigoni. Roma, Alemanno non va. (RE online
25.4.09)
Berlusconi: 25 aprile di tutti / Pd: allora fermi il ddl
su Salò
St: Il premier prima all’Altare della Patria con Napolitano, poi a
Onna: “Rispetto anche per chi fu dalla parte sbagliata, ma no
alla neutralità: la resistenza valore fondante della nazione”. Il
Capo dello Stato: “A nessun caduto di qualsiasi parte si può
negare rispetto e pietà”. Franceschini: “No a equiparazioni tra
repubblichini e partigiani” (Cs online, 25.4.09)
25 aprile, Napolitano: pietà per tutti i caduti
Berlusconi: rispettare anche parte sbagliata
St: Franceschini: Pdl ritiri il progetto che equipara repubblichini e partigiani
Alemanno non va a Porta San Paolo: rischio contestazioni
La Moratti diserta le celebrazioni a Milano /contestato Formigoni
(ME online, 25.4.09)
Le piazze rubate del 25 aprile /
Una resistenza troppo condivisa
(il Manifesto online, 25.4.09)
IL 25 aprile celebrato in tutto il Paese
Berlusconi: “Diventi festa della libertà”
Il premier a Onna: “Viva il 25 aprile, la festa di tutti gli italiani, festa che
deve diventare di libertà. La Resistenza, come il Risorgimento, è un valore
fondante”. In mattinata il presidente della Repubblica e il presidente del
Consiglio hanno celebrato la Liberazione a Roma, al Milite Ignoto.
Berlusconi: “Pietà anche per i repubblichini”. Stop di Franceschini.
Napolitano: “Pietà per tutti”.
Milano, fischiato il governatore Formigoni
Franceschini: “Il nome della festa non si cambia”
(Il giornale online, 25.4.09)

Tendenza ad attenuare o addirittura a eliminare i confini
tra contesto citante, discorso indiretto subordinato e non
subordinato e stile indiretto libero

Gli indicatori grafici tradizionali vengono usati con molta
libertà:

virgolette citazionali sia per gli enunciati che si vogliono far
passare per autentici sia per quelli che sono chiaramente
parafrasi (in forma diretta) degli originali discorsi diretti privi dei
consueti indicatori grafici: il riconoscimento è affidato alla sola
struttura sintattico-pragmatica (uso della I persona nelle frasi
citate) (es.: “Manda un messaggio chiaro: non ci fermeremo,
nessuno ci fermerà”, La Repubblica5.4.93)
Giornalismo e discorso
riportato
Il
giornalismo è il luogo professionalmente
deputato alla resa della parola altrui.
Che cos’è il discorso
riportato?
Il discorso riportato è discorso nel discorso, espressione
nell’espressione, e allo stesso tempo è anche discorso sul discorso,
espressione sull’espressione.[…]
Il discorso riportato è considerato dal parlante come un’espressione
appartenente a qualcun altro, un’espressione che era in origine
totalmente indipendente, completa nella sua costruzione, e situata fuori
del contesto dato. Ora, è da questa esistenza indipendente che il
discorso riportato viene trasposto in un contesto di un autore mentre
conserva il suo contenuto referenziale e per lo meno i rudimenti della
sua integrità linguistica, della sua originale indipendenza di
costruzione. L’espressione dell’autore, nell’incorporare l’altra
espressione, fa entrare in gioco norme sintattiche, stilistiche e
composizionali per la sua parziale assimilazione.[…]
Il meccanismo di questo processo è situato non nell’anima individuale
ma nella società. (Vološinov, Marxismo e filosofia del linguaggio
(1929), Dedalo, 1976: 199,200,202)
Forme del discorso riportato
Quattro forme fondamentali:




Discorso diretto
Discorso indiretto
Discorso indiretto libero
Discorso diretto libero
La tendenza oggi dominante a preferire schematizzazioni di tipo continuo
(fuzzy sets) a schematizzazioni di tipo discreto, ha portato a considerare le
diverse forme di discorso riportato come varietà comprese entro i due
estremi della mimesi (discorso diretto) e della diegesi (discorso indiretto) del
discorso originario o discorso primo, di cui le varie forme di discorso
riportato sono una derivazione.
Mimesi e diegesi



Sono le due dimensioni costitutive dell’organismo narrativo
mimesi, ovvero dialogo, citazione o riproduzione di parole:
“testo di personaggi” . La citazione della parola altrui è prima
di tutto riproduzione della immagine che di essa ci si è fatta
(Mortara Garavelli, La parola d’altri, 1985: 82).
diegesi, cioè racconto, descrizione e avvenimenti: “testo di
narratore”
Nella grammatica funzionale

Il DD è un processo verbale di tipo paratattico

Il DI è un processo mentale fondato sull’ipotassi, nel
quale la parte proiettata non è una riproduzione letterale
ma un significato (Halliday 1985: 250-73)
Criterio fondamentale per
distinguere DD e DI



La presenza di uno oppure di più centri deittici: distinzione tra diversi
locutori e tra locutori ed enunciatori.
Nel DI il centro deittico è sempre uno solo e rimanda sempre e
soltanto al locutore dell’atto di enunciazione.
Nel DD i centri deittici sono sempre almeno due.
Fly UP