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Viaggio nel passato: “Le origini del nostro territorio”

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Viaggio nel passato: “Le origini del nostro territorio”
La 4°B viaggia nel passato:
“Alle origini del nostro territorio”
INDICE
• Presentazione del progetto.
• Attività di approfondimento.
• Attività di recupero.
• Conclusioni.
• Bibliografia
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
PREMESSA
Il progetto è stato rivolto agli studenti delle classi IV A e IV B del Liceo Scientifico Statale “A.
Volta”.
Siccome le due classi presentavano un profilo didattico abbastanza differente, le insegnanti di
Latino coinvolte (prof.sse Borghi e Grossetti) hanno ritenuto opportuno sfruttare la possibilità di
lavorare in parallelo proponendo agli studenti due percorsi distinti:
1. Percorso di recupero, rivolto ai ragazzi con difficoltà di approccio ai testi in lingua latina
(GRUPPO 1);
2. Percorso di approfondimento, indirizzato agli allievi che avevano già acquisito le competenze
di metodo necessarie per decodificare il messaggio degli autori antichi (GRUPPO 2).
OBIETTIVI
Operando in questo modo, si è voluto:
Gruppo 1
• Migliorare la comprensione dei testi in lingua latina e la loro resa in lingua italiana sulla base
della corretta identificazione delle strutture morfosintattiche e degli aspetti lessicali del sistema
lingua;
Gruppo 2
•
Favorire la riflessione sulle modalità di formazione e di sviluppo dell’ambiente in cui viviamo;
• Costruire una relazione diretta tra le testimonianze del passato ed il nostro attuale assetto
territoriale;
• Sviluppare la capacità di svolgere un’attività di ricerca e di documentazione da condurre con
spirito critico;
• Promuovere la consapevolezza che le più moderne tecniche di indagine scientifica
costituiscono uno strumento metodologico molto importante anche per le discipline finalizzate
alla ricostruzione del passato.
CONTENUTI
Gruppo 1
•
Ripresa della morfologia e della sintassi del latino;
•
Riflessione consapevole sulla tecnica di traduzione.
Gruppo 2
• Analisi delle testimonianze (storiche, epigrafiche, della cultura materiale, dell’assetto
ambientale) relative al nostro territorio in epoca romana (dallo scorcio del III secolo a. C. ad
epoca tardo-antica);
• Analisi della modalità di applicazione delle più moderne tecniche di indagine ai documenti del
passato (analisi chimiche, archeometria,…).
METODOLOGIE APPLICATE
Gruppo 1
•
Laboratorio di traduzione.
Gruppo 2
•
Ricerca (guidata dagli insegnanti, anche attraverso Internet) delle fonti;
•
Analisi dei vari tipi di documenti;
•
Rielaborazione dei documenti;
•
Produzione finale di contributi personali.
TEMPI DI REALIZZAZIONE
Si è articolato il progetto in orario curricolare (per gli studenti), con correzione domestica da
parte degli insegnanti del materiale prodotto.
In particolare, per quanto riguarda il lavoro di Latino differenziato sulla base di Gruppi di Livello, si
è ritenuto di dedicarvi n. 11 ore circa nell’arco dell’intero anno scolastico, con cadenza di n. 1 ora
settimanale.
DOCENTI COINVOLTI
Gruppo 1
Prof.ssa Ida Borghi (Latino).
Gruppo 2
Prof.ssa Elena Grossetti (Latino).
COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI
Gruppo 2 (studenti della classe IV B)
•
prof.ssa Giuseppina Nani (Disegno e Storia dell’arte);
•
prof. Mario Forelli (Scienze);
•
prof. Claudio Magni (Informatica).
TORNA ALL’INDICE
ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Tavola cronologica.
Il concetto di Italia.
La fertilità della Pianura Padana.
Le popolazioni stanziate nell’Italia settentrionale prima dei Romani.
L’assetto geografico, la divisione augustea dell’Italia in undici regioni e la
poleografia dell’area padana.
Lo scontro tra Romani e Galli presso Casteggio.
La fondazione di Placentia e Cremona e la sollevazione dei Galli.
Il rinforzo della colonia di Placentia nel 190 a.C..
La costruzione della Via Emilia.
Gli scontri durante le guerre civili.
Gli scontri tra Otoniani e Vitelliani nel 69 d.C..
Lo scontro del 270 d.C. con i popoli germanici.
Lo studio del passato alla luce delle fonti itinerarie.
Lo studio del passato alla luce delle discipline scientifiche.
TORNA ALL’INDICE
TAVOLA CRONOLOGICA
21 aprile
753 a.C.
Data tradizionale della fondazione di Roma, fenomeno avvenuto
per effetto di un processo di sinecismo, vale a dire di aggregazione
di più villaggi preesistenti, verificatosi nella zona del Palatino, in
quanto l’area circostante era paludosa.
268 a.C.
Con la fondazione di Ariminum (odierna Rimini), i Romani si
affacciano sulla Pianura Padana che in quel periodo è un “mosaico
di popoli”:
• Veneti: posti nelle attuali regioni di Veneto e Friuli;
• Liguri: popolo antichissimo (come li definisce Plinio) stanziato
nell’Italia settentrionale occidentale e nella Gallia meridionale;
• Celti (definizione greca) o Galli (definizione Romana); sono
organizzati in tribù e si insediano nella Pianura Padana in gruppi
diversi:
1. Insubri, nella zona di Milano,
2. Cenomani, nella zona di Brescia,
3. Boi, nella zona di Bologna (chiamata fino a quel tempo
Felsina),
4. Anari, tribù aggregata ai Boi, che si stabilisce nel territorio
piacentino,
5. Lingoni e Senoni, insediati tra Romagna e Marche.
222 a.C.
Presso Clastidium (Casteggio) le legioni romane sotto il comando del
console Marco Claudio Marcello sconfiggono in uno scontro terribile i
Galli, dei quali uccidono il comandante Viridumaro.
218 a.C.
Vengono fondate le due colonie gemelle di Piacenza (Placentia) a sud e
Cremona a nord del Po. L’operazione di fondazione avviene mediante
un’opera di deduzione, a capo della quale sono tre magistrati, detti
triumviri, che conducono con loro un numero di persone stimato sui
24000 individui (6000 maschi adulti con mogli e figli).
218 a.C.
In uno scontro avvenuto presso il fiume Trebbia le truppe Cartaginesi,
comandate da Annibale, sconfiggono l’esercito romano.
190 a.C.
Riprendono le operazioni di deduzione della colonia di Piacenza.
187 a.C.
Grazie ad un incisivo intervento di sistemazione di una preesistente pista
pedemontana, il console Marco Emilio Lepido costruisce la Via Emilia,
condotta da Rimini (Ariminum) a Piacenza (Placentia).
148 a.C.
Il console Spurio Postumio Albino conduce la Via Postumia da Genova
(Genua) ad Aquileia (Aquileia), unendo il mar Ligure all’Adriatico mediante
la costruzione di un’arteria nata come strada di arroccamento nel quadro
delle operazioni militari che contrappongono Romani e Liguri.
49 a.C.
Viene concessa la cittadinanza romana alla Cisalpina.
69 d.C.
Nell’ambito degli scontri tra le truppe di Otone e quelle di Vitellio a
Piacenza viene distrutto l’anfiteatro.
270 d.C.
Alamanni e Yutungi, genti di origine germanica che hanno oltrepassato il
limes ed invaso l’impero di Roma, sconfiggono presso Piacenza le truppe
dell’imperatore Aureliano.
476
d.C.
Presso Piacenza Odoacre, re della popolazione barbarica degli Eruli,
depone il fanciullo Romolo Augustolo, ultimo imperatore di Roma.
Per chi fosse interessato a ricostruire nel dettaglio l’episodio della battaglia tra Romani e
Cartaginesi presso il fiume Trebbia, è possibile avvalersi delle seguenti fonti:
• Polibio, Storie, 3, 66-79;
• Livio, Ab Urbe condita libri, XXI, 52-56.
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
IL CONCETTO DI ITALIA
Il geografo Strabone descrive l’assetto del mondo mediterraneo, fondandosi sulle fonti dei
geografi precedenti, rivelando una conoscenza molto precisa. In questo brano l’autore mostra le
motivazioni che spingono i Romani a conquistare la pianura padana (la prosperità del territorio)
ed a concedere la cittadinanza alla Gallia Cisalpina.
(STRABONE, Geografia, V, 1, 1)
“Alle falde delle Alpi inizia quella che ora si chiama Italia. Gli antichi infatti chiamavano col nome
d’Italia l’Enotria, che si estendeva dallo Stretto di Sicilia fino al Golfo di Taranto e di Posidonia; poi
il nome prevalse e si estese fino alle falde delle Alpi. Arrivò a comprendere anche la parte della
Liguria che va dai confini della Tirrenia fino al fiume Varo e la parte dell’Istria che arriva fino a
Pola. Si può supporre che i primi a chiamarsi Itali, grazie alla loro prosperità, fecero partecipi di
questo nome anche i popoli confinanti e continuarono ad estenderlo fino all’epoca della
conquista romana. Più tardi poi, dopo che i Romani ebbero concesso il diritto di cittadinanza agli
Italici, essi decisero di concedere lo stesso onore anche ai Galli Cisalpini ed ai Veneti e di chiamare
tutti Italici e Romani.”
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
LA FERTILITA’ DELLA PIANURA PADANA (2 testi)
Vengono descritte le ragioni della ricchezza della pianura del Po, dove una fiorente agricoltura
produce una notevole varietà di beni.
PRIMO TESTO - (POLIBIO, Storie, II, 15;)
“La sua fertilità non è facile da descrivere. Produce grano in tale abbondanza che al mio tempo il
prezzo del frumento era spesso di soli quattro oboli [moneta ateniese equivalente 1/6 di
dramma] per medimno [ misura ateniese di capacità corrispondente a circa 5 modii romani, ossia
a circa 52 litri] siciliano, il prezzo dell’orzo di due oboli, e il prezzo di una metreta [ misura per
liquidi equivalente a circa 39 litri] di vino era pari a quello di un medimno siciliano di orzo. Il
panico e il miglio sono prodotti in quantità davvero enormi. Quanto all’abbondanza di ghiande
prodotte dalle quercete che sorgono ad intervalli nella pianura, forse la migliore indicazione a
proposito è che quasi tutta la carne di maiale consumata in Italia è allevata in questa pianura; e la
quantità di maiali macellati in Italia è enorme, dato che si deve provvedere all’esercito oltre che al
mercato civile. Il basso prezzo e la profusione di generi alimentari di ogni specie verranno meglio
chiariti dal seguente fatto: quando in questo paese i viaggiatori prendono alloggio in una locanda,
essi non contrattano una per una le voci del vitto; chiedono semplicemente quanto paga al giorno
una persona. Di solito i locandieri ricevono gli ospiti per mezzo asse al giorno, cioè un quarto di
obolo, e a questo prezzo si può avere a sufficienza tutto ciò che si chiede. Il numero degli abitanti,
la loro statura, la loro bellezza, oltre che il loro coraggio in guerra, si possono chiaramente
dedurre dagli avvenimenti stessi della loro storia.”
SECONDO TESTO – (STRABONE, Geografia, V, 11-12)
“ Della bontà di questi luoghi sono prova la densità della popolazione, la grandezza delle città e la
ricchezza, tutte cose per cui i Romani qui residenti superano il resto dell’Italia, giacchè la terra
coltivata produce frutti in gran quantità e di ogni genere e le foreste di querce forniscono tanta
abbondanza di ghiande che i maiali qui allevati costituiscono la prima fonte di
approvvigionamento per Roma. Notevole è, grazie al buon sistema di irrigazione, anche la
produzione del miglio, che è il rimedio più efficace contro le carestie, dato che resiste a tutte le
variazioni del clima e non viene mai a mancare, anche se vi è carenza di altri cereali. Vi è pure una
mirabile produzione di pece. L’abbondanza del vino si può dedurre dalle botti: qui sono di legno e
più grandi di case, e, spalmate generosamente di pece, rendono il vino più aromatico. Intorno a
Modena e al fiume Scultanna [ il corso superiore del Panaro] si produce una lana soffice, di gran
lunga la più pregiata di tutte; in Liguria e nel paese degli Insubri se ne produce una ruvida, di cui
in genere si fanno le vesti degli schiavi in Italia, e un tipo di qualità media nei dintorni\ di Padova,
dalla quale si fanno tappeti di lusso, schiavine e tessuti del genere, lavorati su una o su entrambe
le facce. Al contrario, lo sfruttamento delle miniere non è oggi parimenti attivo, forse per la
maggiore redditività di quelle della Celtica transalpina e dell’Iberia. In passato, però, era intenso,
perché una miniera d’oro c’era anche a Vercelli e a Piacenza.”
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
LE POPOLAZIONI STANZIATE NELL’ITALIA SETTENTRIONALE PRIMA DEI ROMANI
(4 testi)
Il testo illustra la morfologia dell’Italia settentrionale e le popolazioni ivi stanziate. Si fa riferimento al
problema dell’origine dei Veneti: Strabone lo affronta andandone a cercare i fondamenti storici con
riferimento al mito di Antenore, compagno di Enea e mitico capostipite dei padovani.
(STRABONE, Geografia, V, 3)
“Quindi si può dire che l’Italia assomiglia ad una figura di quattro lati piuttosto che ad una di tre e non
potremmo dirla un triangolo, se non impropriamente. (…). Considerando separatamente le singole parti,
è possibile dire che la base delle Alpi è curva e sinuosa, con la concavità volta verso l’Italia. La parte
intermedia di questa concavità è occupata dal paese dei Salassi, le estremità si volgono da una parte fino
al monte Ocra e al lato più interno dell’Adriatico, dall’altra verso la costa della Liguria fino a Genua,
emporio dei Liguri, dove gli Appennini si congiungono con le Alpi. Subito sotto le Alpi si estende per
2100 stadi, quasi uguale in lunghezza come in larghezza, una pianura considerevole; la sua parte
meridionale è limitata alla costa dei Veneti e da quei monti Appennini che giungono fino alla zona
intorno a Ariminum e Ancona. Questi monti infatti cominciano dalla Liguria, penetrano nella Tirrenia
lasciando solo uno stretto litorale; inoltrandosi poi un poco nell’entroterra, raggiunto il porto di Pisa, si
volgono verso l’aurora e verso l’Adriatico fino a raggiungere le regioni di Ariminum e Ancona,
collegandosi in linea retta con la costa dei Veneti. Da questi confini, pertanto, è chiusa la Celtica
Cisalpina (…). Questa regione è una pianura fertile, ornata di colli fruttiferi. Il fiume Po la divide quasi nel
mezzo e le due regioni si chiamano Cispadana e Transpadana; si chiama Cispadana la parte che è situata
verso gli Appennini e la Liguria, Transpadana la restante. La Cispadana è abitata dai popoli Liguri e Celtici
che abitano i primi sui monti, i secondi in pianura; la seconda dai Celti e dai Veneti. I Celti appartengono
alla stessa stirpe dei Celti d’Oltralpe. Quanto ai Veneti, c’è su di loro una duplice tradizione: alcuni,
infatti, sostengono che sono anch’essi coloni di quei Celti omonimi che abitano lungo le coste
dell’Oceano; altri invece sostengono che, dopo la guerra di Troia, alcuni dei Veneti della Paflagonia
trovarono scampo qui, sotto la guida di Antenore e adducono, a testimonianza di ciò, la cura con cui
attendono all’allevamento di cavalli, attività che oggi è quasi scomparsa del tutto, ma che una volta era
tenuta in grande onore presso di loro a ricordo dell’antico zelo verso le cavalle generatrici di muli. Di ciò
fa menzione anche Omero quando dice: “di tra gli Eneti, da dove proviene la stirpe delle mule selvagge”.
Strabone descrive le tribù celtiche stanziate nell’Italia
settentrionale.
(STRABONE,Geografia,V, 6)
“Anticamente, dunque, come ho detto, la regione
intorno al Po era abitata per la maggior parte dai Celti.
Le stirpi più importanti tra i Celti erano quelle dei Boi e
degli Insubri e, inoltre, quelle dei Senoni che con i
Gesati avevano occupato al primo assalto la città dei
Romani. Questi popoli furono completamente distrutti
dai Romani e i Boi furono cacciati dalle proprie sedi.
Essi andarono ad insediarsi nelle regioni dell’Istro e qui
abitarono insieme con i Taurisci, combattendo contro i
Daci finché tutta la loro stirpe fu sterminata.
Abbandonarono così, come pascolo per i popoli vicini,
quella terra che faceva parte dell’Illiria. Gli Insubri,
invece, ci sono ancora oggi. Essi avevano come Le popolazioni insediate nella Pianura Padana
prima dell’arrivo dei Romani.
metropoli Mediolanum, che anticamente era un
villaggio (tutti infatti abitavano sparsi in villaggi); ora
invece è una città importante, al di là del Po, quasi ai
piedi delle Alpi. Nei pressi c’è poi Verona, anch’essa una
grande città. Ci sono poi dei centri minori rispetto a
queste due, quali Brixia, Mantua, Regium e Comum.
Strabone spiega le modalità di insediamento di questi popoli, le loro abitudini e la loro
organizzazione sociale.
(STRABONE, Geografia, V, 217)
11 There are some famous cities in Cispadana and in the neighbourhood of the Padus. First,
Placentia and Cremona, which are very near each other and are at about the centre of the
country; and secondly – between these two and Ariminium – Parma, Mutina and Bononia (once
in Bononia you are near Ravenna), and also some small town scattered between these three
which also lie on the road to Rome – I mean 5 Ancara, Regium Lepidum, Macri Campi where a
public festival is held every year, Claterna, and Forum Cornelium; and then, Faventia and Caesena,
near the River Sapis and the Rubicon, where, at last, you are on the borders of Ariminum.
Ariminum is a settlement of the Ombri, just as Ravenna is, although each of them has received
Roman colonists. And Ariminium has a harbour and a river of like name.From Placentia to
Ariminum the distance is one thousand three hundred stadia. Beyond Placentia, towards the
boundaries of the land of Cottius, there lies, within a distance of thirty-six miles from Placentia,
the city of Ticinum (and also the river of like name that flows past it and joins the Padus), and
also, on a road which runds slightly to one side, there lie Clastidium, Derton, and Acquae
Statiellae. But the direct road to Ocelum runs along the Padus and the River Durias, the greater
part of it over ravines, since, besides these two, it has several other rivers to cross, among which
is the Druentia, a distance of about sixty miles. And this is where the Alps Mountains and Celtica
begin.
Near those mountains which lie above Luna is a city, Luca, although some of people here live only
in villages; nevertheless the country has a goodly store of men, and the greater part of the
soldiery comes from here, and also the majority of those men of equestrian rank from whom the
Senate recuits its ranks. Derton is a considerable city, and it is situated about midway of the road
which runs from Genua to Placentia, being four hundred stadia distant from each; and this is the
road on which Acquae Statiellae is situated. Of the distance from Placentia to Ariminum I have
alredy spoken; there is also a voyage thence by the Padus down to Ravenna which takes two days
and nights. Now a considerable part of Cispadana too used to be covered by marshes ( through
which Hannibal, on his advance against Tyrrhenia, possed only with difficulty); but Scaurus
drained the plains by running navigable canals from the Padus as far as Parma; for near Placentia
the Padus is joined by the Trebia, as also before that by several other rivers, and is thus made
excessively full. This Scaurus is the man who constructed the Aemilian Way, which runs through
Pisa and Luna as far as Sabata an thence through Derton; there is another Aemilian Way,
however I mean the which succeeds the Flaminiam. For Marcus Lepidus and Gaius Flaminius
were consuls together, and, upon subjugating the Ligures, the latter constructed the Flaminiam
Way from Rome through Tyrrhenia and Ombrica as far as the regions of Ariminum, and the
former the succeeding road that runs as far as Bononia, and from there, along the base of the
Alps, thus encircling the marshes to Aquileia. Now the boundary of all this country which we call
Cisalpine Celtica – I mean the boundary between it and the remainder of Italy – was once
designated by that part of the Apennine Mountains which is beyond Tyrrhenia, and also by the
River Aesis, but later on by Rubicon; both this rivers empty into the Adriatic.
Il geografo illustra la struttura della Pianura Padana,
dove il Po costituisce un asse fondamentale per
quanto riguarda l’aspetto naturalistico e il
popolamento.
(STRABONE, Geografia, IV, 6, 2)
2 Since, then, the Ligures were partly Ingauni and
partly Intemelii, writers add, it was reasonable for
their settlements on the sea to by named, the one,
Albium (the equivalent of Alpium) Intemelium, and
the other, more concisely, Albingaunum. Polibyus,
however adds to the two aforesaid tribes of the
Ligures both that of the Oxybii and that of the
Decietae, spiking generally this whole coastline,
from the Port of Monoecus as far as Tyrrhenia, is
not only exsposed to the wind but harbourless as
well, except for shallow mooring-palces and
anchorages. And lying above it are the enormous
beetling cliffs of the mountains, which leave only a
narrow pass next to the sea. This country is
occupied by the Ligures, who live on sheep, for the
most part, and milk, an a drink made of barley; they
pasture their flocks in the districts next to the sea,
but mainly in the mountains.
APPROFONDIMENTO
L’idrovia del Po e i percorsi delle vie consolari romane
Emilia e Postumia.
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
LA VIA POSTUMIA
L’iscrizione, incisa su un miliario conservato presso il Museo Maffeiano di Verona, ricorda la
costruzione nel 148 a.C. della via Postumia, che unì il mar Ligure all’Adriatico, come strada militare
di arroccamento nel quadro delle operazione belliche che i Romani condussero contro i Liguri.
S. POSTVMIVS S. F. S. N.
ALBINVS COS
GENVA CR[E]MO[NAM]
CX[X]II
XXVII
S(purius) POSTVMIVS S(puri) F(ilius)
S(puri) N(epos)
ALBINVS CO(n)S(ul)
GENVA CR[E]MO[NAM]
CX[X]II
XXVII
Spurio Postumio, figlio di Spurio, nipote di Spurio,
Albino console
(fece costruire la via) da Genova a Cremona
122° miglio
27° miglio
Esaurita la sua funzione di strada militare, la Via Postumia continuò ad essere utilizzata come itinerario
commerciale.
Particolari di mosaici, rinvenuti a Placentia e Cremona, ricavati da un medesimo modello
TORNA ALLA DIAPOSITIVA PRECEDENTE
L’ASSETTO GEOGRAFICO, LA DIVISIONE AUGUSTEA DELL’ITALIA IN UNDICI REGIONI E LA
POLEOGRAFIA DELL’AREA PADANA
(PLINIO, Naturalis Historia, III, 46-47, 115-116 e 123)
46 Nunc ambitum eius urbesque enumerabimus, qua in re praefari necessarium est auctorem nos
Divum Augustum secuturos discriptionemque ab eo factam Italiae totius in regiones XI.
47 Igitur ab amne Varo Nicaea a Massiliensibus conditum, fluvius Palo, Alpes populique Inalpini multis
nominibus, sed maxime Capillati, oppido Vediantiorum civitatis Cemenelo, portus Herculis Monoeci,
Ligustina ora. Ligurum celeberrimi ultra Alpes Salluvii, Deciates, Oxubi, citra Veneni, Turri, Soti,
Bagienni, Statielli, Binbelli, Maielli, Caburriates, Casmonates, Veleiates et quorum oppida in ora proxime
dicemus.
115 Octava regio determinatur Arimino, Pado, Appennino. In ora fluvius Crustumium, Ariminum colonia
cum omnibus Armino et Aprusa, fluvius Rubico, quondam finis Italiae. Ab eo Sapis et Utis et Anemo,
Ravenna Sabinorun oppidum cum amne Bedese, ab Ancona CV, nec procul a mari Umbrorum Butrium.
Intus coloniae Bononia, Felsina vocitata tum cum princeps Etruriae esset, Brixillum, Mutina, Parma,
Placentia.
116 Oppida Caesena, Claterna, Flora Clodi, Livi, Popili, Druentinorum, Corneli, Licini, Faventini,
Fidentini, Atesini, Padinates, Regienses a Lepido, Solonates Saltusque Galliani cui cognominantur
Aquinates, Tannetani, Veleiates cognomine Vetti Regiates, Urbanates. In hoc tractu interierunt Boi,
quorum tribus CXII fuisse auctor est Cato, item Senones, qui ceperunt Romam.
123 Transpadana appellatur ab eo regio undecima, tota in mediterraneo, cui marina cuncta fructuoso
alveo inportat. Oppida Vibi Forum, Segugio, coloniae ab Alpium radicibus Augusta Taurinorum inde
navigabili Pado antiqua Ligurum stirpe, dein Salassorum Augusta Praetoria iuxta geminas Alpium fores,
Graias atque Poeninas his Poenos, Grais Herculem transisse memorant, oppidum Eporedia Sibyllinis a
populo Romano conditum iussis. Eporedias Galli bonos equorum domitores vocant.
APPROFONDIMENTO
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
VELEIA
Alcune sepolture con corredi sono le uniche testimonianze dell’esistenza di un abitato
preromano. A partire dal I secolo a.C. la città divenne un importante centro romano, del quale si
sono conservate importanti testimonianze del foro e della basilica, luoghi che costituirono il
centro della vita pubblica di Veleia
Il foro di Veleia
Tra i più importanti personaggi veleiati è da annoverare
Baebia Basilla, probabilmente ritratta nella statua
bronzea conservata presso il Museo Archeologico
Nazionale di Parma. Essa acquisì notevoli benemerenze
presso i suoi concittadini, dal momento che a sue spese
fece costruire, come ricorda un’iscrizione, sia la basilica
della città, sia un portico coperto (calcidicum).
Ritratto romano da Veleia (si tratta probabilmente di Baebia Basilla)
Iscrizione che ricorda la costruzione della basilica di Veleia ad opera
di Baebia Basilla
TORNA ALLA DIAPOSITIVA PRECEDENTE
LO SCONTRO TRA ROMANI E GALLI PRESSO CASTEGGIO
(POLIBIO, Storie, II, 34)
“Gli Insubri, avendo traghettato parte delle milizie al di là del Po, nel territorio degli Anari,
circondavano la località denominata Casteggio. Quando ai consoli sopraggiunge la notizia
dell’evento, Marco Claudio, preso il comando dei cavalieri e di parte della fanteria, si sollecitava
nella fatica di assistere gli assediati. I Celti, informati della presenza del nemico, sciolsero l’assedio
e si fecero avanti schierati a battaglia. I Romani si precipitarono loro addosso con la sola
cavalleria, improvvisamente e coraggiosamente: all’inizio quelli lottavano, ma in seguito, assediati
alle spalle e sui fianchi, erano mal ridotti in battaglia, e alla fine furono travolti dagli stessi
cavalieri. Molti, caduti nel fiume, furono uccisi dalla corrente, ma la maggior parte fu picchiata a
sangue dai nemici.”
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
LA FONDAZIONE DI PLACENTIA E CREMONA E LA SOLLEVAZIONE DEI GALLI
I Celti mal sopportano la fondazione nei loro territori nel 218 a.C. delle colonie di Placentia e
Cremona, pertanto si ribellano alla notizia della prossima calata di Annibale.
(LIVIO, Ab Urbe condita libri, XXI, 25)
25 In Italiam interim nihil ultra quam Hiberum transisse Hannibalem a Massiliensium legatis Romam
perlatum erat, cum, perinde ac si Alpes iam transisset, Boii sollicitatis Insubribus defecerunt, nec tam
ob veteres in populum Romanum iras quam quod nuper circa Padum Placentiam Cremonamque
colonias in agrum Gallicum deductas aegre patiebantur. Itaque armis repente arreptis, in eum ipsum
agrum impetu facto tantum terroris ac tumultus fecerunt ut non agrestis, in modo multitudo sed ipsi
triumviri Romani, qui ad agrum venerant adsignandum, diffisi Placentiae moenibus Mutinam
confugerint, C. Lutatius, C. Servilius, M. Annius. Lutati nomen haud dubium est; pro Annio Servilioque
M’. Acilium et C. Herrenium habent quidam annales, alii P. Cornelium Asinam et C. Papirium
Masonem. Id quoque dubium est legati ad expostulandum missi ad Boios violati sint an in triumviros
agrum metantes impetus sit factus. Mutinae cum obsiderentur et gens ad oppugnandarum urbium
artes rudis, pigerrima eadem ad militaria opera, senis intactis adsideret muris, simulari coeptum de
pace agi; evocatique ab Gallorum principibus legati ad conloquium non contra ius modo gentium sed
violata etiam quae data in id tempus erat fide comprehenduntur, negantibus Gallis, nisi obsides sibi
redderentur, eos dimissuros. Cum haec de legatis nuntiata essent et Mutina praesidiumque in
periculo esset, L. Manlius praetor ira accensus effusum agmen ad Mutinam ducit. Silvae tunc circa
viam erant, plerisque incultis.
APPROFONDIMENTO
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
Raffigurazione di agrimensori romani che con la groma suddividono il territorio nell’ambito delle operazioni di
deduzione di una colonia e di parcellizzazione dell’area circostante (intervento di centuriazione).
TORNA ALLA DIAPOSITIVA PRECEDENTE
IL RINFORZO DELLA COLONIA DI PLACENTIA NEL
190 a.C.
Scongiurato il pericolo rappresentato dalla calata di
Annibale, il senato romano decreta per Placentia e
Cremona un rinforzo di 6000 coloni.
(LIVIO, Ab Urbe condita libri, XXVIII, 11, 10-11 e XXXVI,
46, 10)
10-11 Moverant, autem huisce rei mentionem
Placentinorum et Cremonensium legati, querentes
agrum suum ab accolis gallis incursari ac vastari,
magnamque partem colonorum suorum dilapsam
esse, et iam infrequentis se urbem, agrum vastum ac
desertum habere.
10 Decrevit Senatus uti C. Laelius consul, si ei videretur,
sex milia familiarum conscriberet quae in eas colonias
dividerentur, et ut L. Aurunculeius praetor triumviros
crearet ad eos colonos deducendos. Creati M. Atilius
Serranus, L. Valerius P.F. Flaccus, L. Valerius C.F.
Tappo.
APPROFONDIMENTO
L’impianto di Placentia in epoca romana con le
principali strade.
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ROMA E LE STRUTTURE AMMINISTRATIVE
LOCALI.
Nell’ambito del mondo romano i municipia, città i
cui abitanti godevano della cittadinanza, furono
governati da un consiglio locale, modellato
sull’esempio del senato della capitale, definito
ordo decurionum. Il numero abituale dei membri,
eletti ogni cinque anni, fu di norma fissato in
cento componenti, scelti tra coloro che erano
nati liberi, possedevano un censo elevato ed
avevano percorso tutta la successione delle
magistrature municipale (in ordine questura,
edilità e duumvirato).
Stele funeraria del Decurio Marcus Coelius Verus da Statto di Rivergaro
Interessante è l’iscrizione funeraria del decurione di Placentia Marco Celio Vero, rinvenuta presso
Statto di Rivergaro (CIL XI, 1224).
M. COELIVS
VOT VERVS
DECVR PLAC
SIBI ET
C. COELIO M. FIL
PATRI
SVLPICAE C F
VITALI MATRI
ATILIAE C F
POSILI[AE]
AVIAE OPTIMAE
L COELIO VERO
C COELIO [VE]RO
…
SVLPICAE C F VER
VXORI
MEQVE ID
TESTAM
PONI IVSSIT
M(arcus) COELIVS
VOT(uria) VERVS
DECVR(io) PLAC(entiae)
SIBI ET
C(aio) COELIO M(arci) FIL(io)
PATRI
SVLPICAE C(ai) F(iliae)
VITALI MATRI
ATILIAE C(ai) F(iliae)
POSILI[AE]
AVIAE OPTIMAE
L(ucio) COELIO VERO
C(aio) COELIO [VE]RO
…
SVLPICAE C(ai) F(iliae)
VER(ae)
VXORI
MEQVE ID TESTAM(ento)
PONI IVSSIT
Marco Celio
Vero, della tribù Voturia,
decurione di Piacenza
per se stesso e
per Caio Celio figlio di Marco
padre
per Sulpicia figlia di Caio
Vitali madre
per Atilia figlia di Caio
Posilia
nonna ottima
per Lucio Caio Vero
per Caio Celio Vero
…
per Sulpicia figlia di Caio Vero
moglie
per testamento
ordinò che fosse costruito (il
sepolcro).
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LA COSTRUZIONE DELLA VIA EMILIA
Nel 187 a.C. il console Marco Emilio Lepido promuove la
costruzione della via Emilia.
(LIVIO, Ab Urbe condita libri, XXXIX, 2, 10)
10 Aemilius…pacatis Liguribus exercitum in agrum
Gallicum duxit viamque a Placentia, ut Flaminiae
committeret, Ariminum perduxit.
Miliario del Museo Civico
Archeologico di Bologna.
APPROFONDIMENTO
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IL MILIARIO DEL MUSEO CIVICO DI BOLOGNA
L’iscrizione ricorda i lavori di risistemazione della Via Emilia promossi dall’imperatore Augusto.
IMP CAESAR AVGVSTVS
PONTIFEX MAXIMVS COS
XIIII TRIBVNICIA POTESTATE
XII VIAM AEMILIAM AB ARIMINO
AD FLVMEN TREBIAM
MVNIENDAM
CVRAVIT
[M P]
LXXIX
IMP(erator) CAESAR AVGVSTVS
PONTIFEX MAXIMVS CO(n)S(ul)
XIIII TRIBVNICIA POTESTATE
XII VIAM AEMILIAM AB ARIMINO
AD FLVMEN TREBIAM
MVNIENDAM
CVRAVIT
[M(ilia) P(assuum)]
LXXIX
L’imperatore Cesare Augusto,
Pontefice Massimo, console
per la quattordicesima volta, nell’esercizio della
tribunizia potestà
per la dodicesima volta, si preoccupò che venisse
risistemata la Via Emilia da Rimini
al fiume Trebbia.
79° miglio
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GLI SCONTRI DURANTE LE GUERRE CIVILI
Si fa riferimento al periodo delle guerre civili e sociali, che vedono Placentia schierata dalla parte
di Silla. In particolare si menziona lo scontro avvenuto presso Fidentia.
(LIVIO, Periochae, 88)
Sylla Carbonem, eius exercitu ad Clusium ad Faventiam Fidentiamque caeso, Italia expulit, cum
Samnitibus, qui soli ex Italicis populis nondum arma posuerant, iuxta urbem Romanam ante
portam Collinam debellavit, reciperataque re publica pulcherrimam victoriam crudelitate quanta
in nullo hominum fuit, inquinavit. VIII milia dediticiorum in villa publica trucidavit, tabulam
proscriptionis posuit, urbem ac totam Italiam caedibus replevit inter quas omnes Praenestinos
inermes concidi iussit, Marium, senatorii ordinis virum, cruribus bracchiisque fractis, auribus
praesectis et oculis effossis necavit.
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GLI SCONTRI TRA OTONIANI E VITELLIANI NEL 69 d.C.
Si fa riferimento agli eventi del 69 d.C: la morte di Nerone, la successione sul trono di tre
imperatori, l’instaurarsi della dinastia dei Flavii. Tacito ricorda l’incendio dell’anfiteatro di
Placentia nell’ambito degli scontri tra Otoniani e Vitelliani.
(TACITO, Historiae, II, 18, 20-21, 36)
18 Certum erat Spurinnae (is enim Placentiam optinebat) necdum venisse Caecinam et, si
propinquaret, coercere intra munimenta militem nec tris praetorias cohortis et mille vexillarios
cum paucis equitibus veterano exercitui obicere: sed indomitus miles et belli ignarus correptis
signis vexillisque ruere et retinenti duci tela intentare, spretis centurionibus tribunisque: quin prodi
Othonem et accitum Caecinam clamitabant. Fit temeritatis alienae comes Spurinna, primo
coactus, mox velle simulans, quo plus auctoritatis inesset consiliis si seditio mitesceret.
21 Sed primus dies impetu magis quam veterani exercitus artibus transactus: aperti incautique
muros subiere, cibo vinoque praegraves. In eo certamine pulcherrimum amphitheatri opus, situm
extra muros, conflagravit, sive ab obpugnatoribus incensum, dum faces et glandis et missilem
ignem in obsessos iaculantur, sive ab obsessis, dum regerunt. Municipale vulgus, pronum ad
suspiciones, fraude inlata ignis alimenta credidit a quibusdam ex vicinis coloniis invidia et
aemulatione, quod nulla in Italia moles tam capax foret. Quocumque casu accidit, dum atrociora
metuebantur, in levi habitum, reddita securitate, tamquam nihil gravius pati potuissent,
maerebant. Ceterum multo suorum cruore pulsus Caecina, et nox parandis operibus absumpta.
Vitelliani pluteos cratisque et vineas subfodiendis muris protegendisque obpugnatoribus,
Othoniani sudis et immensas lapidum ac plumbi aerisque molis perfringendis obruendisque
hostibus expediunt. Utrimque pudor, utrimque gloria et diversae exhortationes hinc legionum et
Germanici exercitus robur, inde urbanae militiae et praetoriarum cohortium decus attollentium;
illi ut segnem et desidem et circo ac theatris corruptum militem, hi peregrinum et externum
increpabant. Simul Othonem ac Vitellium celebrantes culpantesve uberioribus inter se probris
quam laudibus stimulabantur.
36 Et proelium quidem, abruptis quae supererant navibus, fuga diremptum: Macer ad exitium
poscebatur, iamque vulneratum eminus lancea strictis gladiis invaserant, cum intercursu
tribunorum centurionumque protegitur. Nec multo post Vestricius Spurinna iussu Othonis, relicto
Placentiae modico praesidio, cum cohortibus subvenit. Dein Flavium Sabinum consulem
designatum Otho rectorem copiis misit, quibus Macer praefuerat, laeto milite ad mutationem
ducum et ducibus ob crebras seditiones tam infestam militiam aspernantibus.
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LO SCONTRO DEL 270 d.C. CON I POPOLI GERMANICI
( Historia Augusta, Vita Aureliani, XVIII e XXI)
Nel 270 d.C. popolazioni di origine germanica invadono l’Italia e sconfiggono presso Placentia le truppe
dell’imperatore Aureliano.
XVIII.3 Accepta est sane clades sub Aureliano a Marcomannis per errorem. Nam dum is a fronte non
curat occurrere subito erumpentibus, dumque illos a dorso persequi parat, omnia circa Mediolanum
graviter evastata sunt. Postea tamen ipsi quoque Marcomanni superati sunt.
4 In illo autem timore, quo Marcomanni cuncta vastabant, ingentes Romae seditiones motae sunt
paventibus cunctis, ne eadem, quae sub Gallieno fuerant, provenirent.
XXI. 1 Cum autem Aurelianus vellet omnibus simul facta exercitus sui constipatione concurrere, tanta
apud Placentiam clades accepta est, ut Romanum paene solveretur imperium.
2 Et causa quidem huius periculi perfidia et calliditas barbarici fuit motus.
3 Nam cum congredi aperto Marte non possent, in silvas se densissimas contulerunt atque ita nostros
vespera incumbente tubarunt.
4 Denique nisi divina ope post inspectionem librorum sacrificiorumque curas monstris quibusdam
speciebusque divinis inpliciti essent barbari, Romana victoria non fuisset.
5 Finito proelio Marcomannico Aurelianus, ut erat natura ferocior, plenus irarum Romam petit vindictae
cupidus, quam seditionum asperitas suggerebat. Incivilius denique usus imperio, vir alias optimus,
seditionum auctoribus intermptis cruentius ea, quae mollius fuerant curanda, compescuit.
6 Interfecti sunt enim nonnulli etiam nobiles senatores, cum his leve quiddam et quod contemni a mitiore
principe potuisset vel unus vel levis vel vilis testis obiceret.
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LO STUDIO DEL PASSATO ALLA LUCE DELLE FONTI ITINERARIE
Molte informazioni significative circa il sistema viario di epoca romana si ricavano dalle cosiddette
fonti itinerarie.
Le più importanti sono:
•
ITINERARIO DI ANTONINO: della fine del III secolo, contiene un elenco delle strade principali;
• ITINERARIO BURDIGALENSE O GEROSOLIMITANO: datato al 333 d.C., fornisce la successione
delle tappe di un viaggio da Bordeaux (in latino Burdigala) a Gerusalemme;
• VASI DI VICARELLO: su quattro vasi d’argento rinvenuti a Vicarello (presso Roma) è conservata
memoria di un percorso da Cadice a Roma;
• TABULA PEUTINGERIANA: costituisce una carta pittorica dell’intero sistema viario romano.
L’esemplare conservato alla Biblioteca Nazionale di Vienna è una copia del 1200 ricavata da un
originale di epoca imperiale.
IL SEGMENTO III DELLA TABULA PEUTINGERIANA
Conserva preziosi dati relativi alla pianura padana, con l’indicazione delle distanze, espresse
in miglia, tra le varie città a partire da Rimini:
ARIMINO – da Rimini AD CONFLVENTES [m(ilia) p(assuum)] XII
CIVITA CESENA – Cesena – VIII
FORO POPILI – Forlimpopoli – VII
FORO LIVI – Forlì – VII
FAVENTIA – Faenza – X
SINNIVM FL(umen) III
FORO CORNELI – Imola – VI
SILARVM FL(umen) VII
CLATERNA – Citerna – VII
ISEX FL(umen) VI
BONONIA – Bologna – IIII
FORO GALLORUM XVII
MVTINA – Modena – VIII
LEPIDO REGIO – Reggio – XVII
TANNETVM – Tanneto – XI
PARMA – Parma – VIII
FIDENTIA – Fidenza – XV
FLORENTIA – Fiorenzuola – X
PLACENTIA – Piacenza – XV
LAVDE POMPEIA – Lodi – XX
MEDIOLANVM – Milano – XVI
Si nota che i nomi di varie città, ad esempio Faventia, Fidentia, Florentiola, Placentia sono riconducibili a
radici, di verbi o di sostantivi, che esprimono un significato augurale positivo.
Varie altre località hanno invece una denominazione composta da FORVM più il genitivo del gentilizio di
personaggi romani (ad esempio FORVM POPILI e FORVM LIVI) che rivestirono un ruolo importante
nell’organizzazione della regione padana.
Particolare della Tabula Peutingeriana con raffigurate strade e città della Pianura Padana.
APPROFONDIMENTO
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LE STRADE E LE NECROPOLI
Le strade romane furono molto importanti per
determinare l’assetto non solo degli insediamenti dei
vivi, ma anche delle città dei morti. Le necropoli romane
furono infatti collocate lungo i tratti suburbani delle
principali arterie.
Non a caso nella città di Piacenza significative
testimonianze funerarie sono tornate alla luce nella
zona di via Taverna (tratto della via Postumia per
Genua), di via Alberoni-via Roma (snodo viario
corrispondente alla via Emilia per Ariminum ed alla via
Postumia per Cremona –Aquileia), nonché nella zona di
Malcantone, dove si ipotizza che fosse ubicato il porto
fluviale sul Po.
In Val Tidone molto interessante è il rinvenimento,
avvenuto negli anni ’90 presso Ganaghello di Castel San
Giovanni, (probabilmente in relazione al tratto di via
Postumia che collegò Placentia a Clastidium) di una
tomba a cassone in laterizi con un ricco corredo
comprendente, altri a vasellame ceramico, tre strigili in
ferro, un braccialetto di bronzo, vari ossi lavorati e
numerosi balsamari.
La sfinge alata da un monumento
funerario da via Taverna.
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L’IMPORTANZA DELLO STUDIO DELLA CERAMICA
La ceramica è senza dubbio uno tra i più importanti materiali di interesse archeologico e in questo
senso lo studio chimico-fisico delle sue caratteristiche ha dato sicuramente un apporto notevole.
Con il termine “ceramica” si è soliti indicare i prodotti ottenuti da materiali metallici foggiati a
freddo e consolidati per mezzo del calore. Va senz’altro evidenziato che la grande maggioranza
dei manufatti ceramici pervenuti a noi sono stati ottenuti miscelando fra loro argilla, un tipo di
terra diffuso ovunque, assieme ad acqua.
La scelta non è casuale, dal momento che già 10.000 anni fa era apprezzata per le caratteristiche
che la contraddistinguevano dagli altri materiali.
E’ infatti risaputo che l’argilla, dopo opportuna bagnatura con acqua, riesce a mantenere la forma
impressa. Questa plasticità è dovuta alla struttura lamellare dei minerali argillosi ed ai legami
superficiali che si instaurano tra i vari strati di particelle nei quali penetra l’acqua che, creando dei
“cuscini”, permette agli strati di slittare gli uni sugli altri. Un’altra caratteristica importante è
l’impermeabilità, dovuta all’azione protettiva dello strato superficiale. Infine va evidenziata la
refrattarietà dell’argilla, cioè la capacità di resistere a temperature elevate senza deformarsi.
I prodotti ceramici sono classificabili, dal punto di vista tecnologico, in base al tipo di argilla usata,
la cui composizione varia da zona a zona. Ad esempio si può avere inizialmente un impasto bianco
o colorato e nel secondo caso il colore è dovuto alla presenza di ossidi metallici, in particolare di
ferro. Il colore finale del prodotto ceramico è però legato sia alle condizioni di cottura, sia
all’introduzione intenzionale nell’impasto di pigmenti, sia all’applicazione di rivestimenti colorati
o a decorazione. In questo caso la cottura influenza il colore finale a seconda che nell’atmosfera vi
sia la presenza o l’assenza di specie ossidanti quali l’ossigeno.
In atmosfera ricca di aria, ovvero in una condizione ossidante, si ha quindi lo sviluppo del colore
rosso dovuto alla presenza del Fe3+, mentre in un’atmosfera povera di ossigeno o riducente si ha
la formazione del colore nero dovuto al Fe2+ e all’incompleta combustione delle sostanze
organiche.
Di conseguenza la temperatura determina le proprietà del manufatto e la sua tipologia:
• se la temperatura è superiore a 900°C si ha la terracotta, una ceramica molto porosa e poco
resistente;
• tra 900°C e 1100°C si ottiene la terraglia o earthenware, una ceramica meno porosa che
assume una colorazione rossa;
•
tra 1100°C e 1200°C la presenza di Calcio favorisce lo sviluppo di un color crema;
• tra 1200°C e 1300°C si ha un prodotto fortemente vetrificato e impermeabile, il gres o
stoneware,
•
molto resistente e trascurabilmente poroso;
• sopra i 1300°C si ottiene un prodotto altamente vetrificato, translucido e impermeabile, la
porcellana.
L’IMPORTANZA DELLO STUDIO DEL VETRO
Il vetro è probabilmente il primo materiale artificiale inventato e utilizzato dall’uomo. Questo
materiale presenta caratteristiche uniche: a livello macroscopico è indubbiamente un solido, per
la durezza e l’elasticità; a livello microscopico invece la sua struttura è più simile a quella di un
liquido. Il vetro è quindi definito come un solido amorfo, cioè un materiale con una disposizione
delle particelle disordinata
In natura la formazione di materiali vetrosi avviene nei vulcani dove le temperature elevate
permettono la fusione delle rocce a base di silicati (SinOm). Questa massa fusa può poi
raggiungere la superficie dove si raffredda. Il raffreddamento repentino non permette alle
molecole di organizzarsi in una struttura cristallina, mantenendo una struttura molecolare simile
a quella di un liquido, dando così origine a un materiale vetroso naturale, l’ossidiana.
L’uomo ha poi saputo riprodurre artificialmente questo processo, utilizzando sostanze a base di
silice e raggiungendo le temperature necessarie per la fusione. Sono poi impiegati vari
componenti che variano a seconda del risultato che si vuole ottenere. Esistono quindi moltissimi
tipi di vetro che si differenziano per la particolare struttura chimica ed hanno caratteristiche
totalmente opposte.
L’importanza del suo studio è da ricercare nel fatto che permette di effettuare studi sulla
provenienza, avere informazioni sulle rotte commerciali, definire le capacità tecnologiche e il
tenore di vita della civiltà che lo ha realizzato. Per l’analisi di questo materiale si usano tecniche
come quelle di spettroscopia atomica, fluorescenza X, attivazione neutronica, SEM e PIXE.
TORNA AD ATTIVITÀ DI APPROFONDIMENTO
ATTIVITÀ DI RECUPERO
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Cicerone esprime la sua ammirazione per il poeta Archia.
La guerra contro i Belgi.
Il perdono di Alessandro.
Annibale in Italia.
Empietà del tiranno Dionigi.
Gerone di Siracusa.
Crudeltà di avversari politici.
Il sogno di Eudemo.
Clodio non è ricorso alla violenza!
Lucio Furio sconfigge gli Aurunci.
Uno scacco dei Romani in Macedonia.
TORNA ALL’INDICE
CICERONE ESPRIME LA SUA AMMIRAZIONE PER IL POETA ARCHIA
L’autore ricorda l’ammirazione degli antichi per Omero ed esprime la sua ammirazione per Archia.
Quotiens ego Archiam vidi, cum (sebbene) litteram scripsisset nullam, magnum numerum
optimorum versuum de iis ipsis rebus, quae tum agerentur (trad. con indic.), dicere ex tempore
(improvvisando)! Quae vero accurate cogitateque scripsisset (id.), ea vidi sic probari, ut ad
veterum scriptorum laudem perveniret. Hunc ego non diligam, non admirer, non omni ratione
defendendum putem? Sit igitur, iudices, sanctum apud vos, humanissimos homines, hoc poetae
nomen, quod nulla umquam barbaria violavit. Saxa et solitudines voci respondent, bestiae saepe
immanes cantu flectuntur atque consistunt; nos instituti rebus optimis non poetarum voce
moveamur? Homerum Colophonii civem esse dicunt suum, Chii suum vindicant, Salaminii
repetunt, Smyrnaei vero suum esse confirmant, itaque etiam delubrum eius in oppido
dedicaverunt; permulti alii praeterea pugnant inter se atque contendunt. Ergo illi alienum, quia
poëta fuit, post mortem etiam expetunt; nos hunc vivum, qui et voluntate et legibus noster est,
repudiamus? Praesertim cum omne olim studium atque omne ingenium contulerit Archias ad
populi Romani gloriam laudemque celebrandam?
Cicerone
TORNA AD ATTIVITÀ DI RECUPERO
LA GUERRA CONTRO I BELGI
Cesare descrive le varie fasi dello scontro con i Belgi.
Caesar, certior factus ab Titurio, omnem equitatum et levis armaturae Numidas et funditores
sagittariosque pontem traducit atque ad Belgas contendit. Acriter in eo loco pugnatum est.
Hostes impeditos nostri in flumine adgressi magnum eorum numerum occiderunt: reliquos, per
eorum corpora audacissime transire conantes, multitudine telorum reppulerunt; primos qui
transierant equitatu circumventos interfecerunt. Hostes ubi et de expugnando oppido et de
flumine transeundo spem se fefellisse intellexerunt, constituerunt optimum esse domum suam
quemque reverti.
Cesare
TORNA AD ATTIVITÀ DI RECUPERO
IL PERDONO DI ALESSANDRO
Sospettati di aver partecipato a una congiura contro Alessandro, Aminta e i suoi fratelli, fra cui
Polemone, catturato mentre era in fuga, vengono assolti dal re, su unanime consenso
dell’assemblea dei soldati.
Dum haec Amyntas agit, forte supervenerunt qui fratrem eius Polemonem, fugientem consecuti,
vinctum reducebant. Iuvenis erat primo aetatis flore pubescens, quem desertum a comitibus et
haesitantem inter revertendi fugiendique consilium, qui secuti erant, occupaverunt. Is tum flere
coepit, et os suum converberare, maestus non suam vicem, sed propter ipsum periclitantium
fratrum. Moveratque iam regem quoque non contionem modo, sed unus erat implacabilis frater,
qui terribili vultu intuens eum: “Tum”, ait, “demens, lacrimare debueras, cum equo calcaria
subderes, fratrum desertor et desertorum comes. Miser, quo et unde fugiebas? Effecisti ut reus
capitis accusatoris uterer verbis. » Ille peccasse se, sed gravius in fratres quam in semetipsum
fatebatur. Tum vero milites neque lacrimis, neque adclamationibus temperaverunt. Una vox erat
pari emissa consensu, ut insontibus et fortibus viris parceret. Amici quoque data misericordiae
occasione consurgunt, flentesque regem deprecantur. Ille silentio facto : « Et ipse », inquit,
« Amyntan mea sententia fratresque eius absolvo. Eadem fide redite in gratiam mecum, qua ipse
vobiscum revertor. Tu, Amynta, ignosce fratri tuo; erit hoc simpliciter etiam mihi riconciliati animi
tui pignus.”
da Curzio Rufo
TORNA AD ATTIVITÀ DI RECUPERO
ANNIBALE IN ITALIA
L’autore espone brevemente gli avvenimenti seguiti all’arrivo di Annibale in Italia: le battaglie del
Ticino, del Trebbia, del Trasimeno, di Canne.
Conflixerat apud Rhodanum cum P. Cornelio Scipione consule eumque pepulerat. Cum hoc eodem
Clastidii apud Padum decernit sauciumque inde ac fugatum dimitti; tertio idem Scipio cum collega
Tiberio Longo apud Trebiam adversus eum venit. Cum iis manum conseruit, utrosque profligavit,
inde per Ligures Appenninum transit, petens Etruriam. Hoc itinere adeo gravi morbo afficitur
oculorum, ut postea numquam dextro aeque bene usus sit. Qua valetudine cum etiamtum
premeretur lecticaque ferretur, C. Flaminium consulem apud Transumenum cum exercitu insidiis
circumventum occidit, neque multo post C. Centenium praetorem cum delecta manu saltus
occupantem. Hinc in Apuliam pervenit. Ibi obviam ei venerunt duo consules, C.Terentius et L.
Aemilius. Utriusque exercitus uno proelio fugavit, Paulum consulem occidit et aliquot praeterea
consulares, in his Cn. Servilium Geminum, qui superiore anno fuerat consul.
Cornelio Nepote
TORNA AD ATTIVITÀ DI RECUPERO
EMPIETÀ DEL TIRANNO DIONIGI
L’autore sottolinea la sfrenata e sacrilega cupidigia del tiranno di Siracusa, che non si ferma
neanche davanti agli arredi dei templi, sottoposti a un empio saccheggio.
Dionysius, fano Proserpinae spoliato Locris, cum per altum secundo vento classe veheretur, ridens
amicis “Videtisne” ait “quam bona navigatio ab ipsis dis immortalibus sacrilegis tribuantur?”.
Detracto etiam Iovi Olympio magni ponderis aureo amiculo, quo eum tyrannus Gelo e manubiis
Karthaginiensium ornaverat, iniectoque ei laneo pallio dixit aestate grave esse aureum amiculum,
hiĕme frigidum, laneum autem ad utrumque tempus anni aptius. Idem Epidauri Aesculapio
barbam auream demi iussit, quod adfirmaret (= adfirmabat) non convenire patrem Apollinem
inberbem, ipsum barbatum conspĭci. Idem mensas argenteas atque aureas e fanis sustulit,
quodque in his more Graeciae scriptum erat bonorum deorum eas esse, uti se bonitate eorum
praedicavit. Idem Victorias aureas et pateras et coronas, quae simulacrorum porrectis manibus
sustinebantur, tollebat et eas se accipere, non auferre dicebat, perquam stultum esse
argumentando, a quibus bona precamur, ab his porrigentibus nolle sumere. Qui, tametsi debita
supplicia non exsolvit, dedecore tamen filii mortuus poenas pependit, quas vivus effugerat: lento
enim gradu ad vindictam sui divina procedit ira tarditatemque supplicii gravitate pensat.
Valerio Massimo
TORNA AD ATTIVITÀ DI RECUPERO
GERONE DI SIRACUSA
Alcuni segni premonitori, verificatisi durante l’infanzia di Gerone, ne preannunciano il destino di
re. Fra questi il più notevole fu certamente l’intervento delle api che, nutrendolo con il loro miele,
lo salvarono da morte certa.
Hieronis Syracusani tanta moderatio fuit, ut, consensu omnium civitatum, dux adversus
Carthaginienses primum, mox rex crearetur. Huius futurae maiestatis ipsa infantis educatio quasi
praenuntia fuit: quippe genitus erat patre Hierocle, nobili viro, cuius origo a Gelone, antiquo
Siciliae tyranno, manabat; sed maternum illi genus sordidum atque adeo pudendum fuit. Nam ex
ancilla natus ac propterea a patre, velut dehonestamentum generis, expositus erat. Sed parvulum
et humanae opis egentem, apes, congesto circa iacentem melle, multis diebus aluēre. Ob quam
rem responso haruspicum admonitus pater, qui regum infanti portendi canebant, parvulum
recolligit, omnique studio ad spem maiestatis, quae promittebatur, instituit. Eidem in ludo inter
coaequales discenti lupus tabulam, in turba puerorum repente conspectus, eripuit. Adulescenti
quoque prima bella ineunti aquila in clypeo, noctua in hasta consedit. Quod ostentum et consilio
cautum et manu promptum regemque futurum significabat. Denique adversus provocatores
saepe pugnavit semperque victoriam reportavit: a Pyrrho rege multis militaribus donis donatus
est. Pulchritudo corporis ei insignis, vires quoque in homine admirabiles fuēre. In adloquio
blandus, in negotio iustus, in imperio moderatus (fuit).
da Giustino
TORNA AD ATTIVITÀ DI RECUPERO
CRUDELTÀ DI AVVERSARI POLITICI
Ritornato a Roma, Cicerone rinfaccia amaramente a Clodio e ai suoi sostenitori, che lo avevano
costretto all’esilio, di aver infierito non solo contro di lui, ma anche contro i suoi familiari e i suoi
beni.
Ego, cum vestrum omnium crudelitati scelerique cessissem, ne absens quidem luctu meo mentes
vestras satiare potui. Quid enim vos uxor mea misera violarat, quam vexavistis, raptavistis, omni
crudelitate laceravistis? Quid (fecerat) mea filia, cuius fletus adsiduus sordesque lugubres vobis
erant iucundae, ceterorum omnium mentes oculosque flectebant? Quid parvus filius, quem,
quamdiu afui, nemo nisi lacrimantem confectumque vidit? Quid fecerat quod eum totiens per
insidias interficere voluistis? Quid frater meus? Qui cum aliquanto post meum discessum ex
provincia venisset neque sibi vivendum nisi me restituto putaret, cum eius maeror, squalor
incredibilis et inauditus omnibus mortalibus miserabilis videbatur, quotiens et ex vestro ferro ac
manibus elapsus! Sed quid ego vobis crudelitatem exprobro quam in ipsum me ac meos
adhibuistis, qui parietibus, qui tectis, qui columnis ac postibus meis hostificum quoddam et
nefarium omni imbutum odio bellum intulistis?
da Cicerone
TORNA AD ATTIVITÀ DI RECUPERO
IL SOGNO DI EUDEMO
I sogni provengono dagli dèi, perciò i loro messaggi sono sempre e totalmente veritieri: basta
saperli correttamente interpretare!
Aristoteles, singulari vir ingenio et paene divino, scribit Eudemum Cyprium, familiarem suum, iter
in Macedoniam facientem Pheras venisse, quae erat urbs in Thessalia tum admodum nobilis, ab
Alexandro autem tyranno crudeli dominatu tenebatur; in eo igitur oppido ita graviter aegrum
Eudemum fuisse, ut omnes medici diffidĕrent; ei visum in quiete egregia facie iuvenem dicere fore
ut perbrevi convalesceret, paucisque diebus interiturum Alexandrum tyrannum, ipsum autem
Eudemum quinquennio post domum esse rediturum. Atque ita quidem prima statim scribit
Aristoteles consecuta: et convaluisse Eudemum, et ab uxoris fratribus interfectum tyrannum;
quinto autem anno exeunte, cum esset spes ex illo somnio in Cyprum illum ex Sicilia esse
rediturum, proeliantem eum ad Syracusas occidisse; ex quo ita illud somnium esse interpretatum,
ut, cum animus Eudemi e corpore excesserit (= excessit), tum domum revertisse videatur.
da Cicerone
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CLODIO NON È RICORSO ALLA VIOLENZA!
Con amara ironia Cicerone, dopo il suo rientro a Roma dall’esilio, sferza il suo acerrimo nemico
Clodio, mettendone in rilievo l’azione violenta e prevaricatrice, con la quale aveva potuto creare
le condizioni per costringerlo ad abbandonare la città.
Si per vim tulisti, tamenne lex est? An si in ipsa latione tua, capta iam urbe, lapides iacti (non
sunt), si manus collata non est, idcirco tu ad illam labem atque eluviem civitatis sine summa vi
pervenire potuisti? Cum conscribebas palam non modo liberos sed etiam servos ex omnibus vicis
concitatos, vim tum videlicet non parabas; cum edictis tuis tabernas claudi iubebas, non vim
imperitae multitudinis, sed hominum honestorum modestiam prudentiamque quaerebas; cum
arma in aedem Castoris comportabas, tum, ut modeste tibi agere licēret, homines audaces ab
eius templi aditu atque ascensu reppulisti; cum eos, qui in conventu virorum bonorum verba de
salute mea fecerant, adesse iussisti eorumque advocationem manibus, ferro, lapidibus discussisti,
tum profecto ostendisti vim tibi maxime displicēre. Verum haec furiosa vis vaesani tribuni plebis
facile superari frangique potuit virorum bonorum vel virtute vel moltitudine.
da Cicerone
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LUCIO FURIO SCONFIGGE GLI AURUNCI
Il dittatore Lucio Furio nel corso della battaglia contro gli Aurunci supplica l’intervento divino,
promettendo in voto a Giunone la costruzione di un tempio.
Auruncum inde bellum ab repentina populatione coeptum (est); metuque ne id factum populi
unius consilium omnis nominis Latini esset, dictator L. Furius creatus magistrum equitum Cn.
Manlium Capitolinum dixit; et legiones in Auruncos ductae (sunt). Ibi praedonum magis quam
hostium animi inventi; prima itaque acie debellatum est. Dictator tamen, quia et ultro bellum
intulerant et sine detractatione se certamini offerebant, deorum quoque opes adhibendas ratus
inter ipsam dimicationem aedem Iunoni Monetae vovit; cuius damnatus voti cum victor Romam
revertisset, dictatura se abdicavit. Senatus duumviros ad eam aedem pro amplitudine populi
Romani faciendam creari iussit; locus in arce destinatus, quae area aedium M. Manli Capitolini
fuerat.
Livio
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UN SACCO DEI ROMANI IN MACEDONIA
Sconfitti in uno scontro in Tessaglia con Perseo, re di Macedonia, i Romani, su consiglio
dell’alleato Eumene di Pergamo, trasferiscono per sicurezza l’accampamento al di là del fiume
Peneo e meditano sul danno subito dalla loro reputazione.
Cecidere eo die ab Romanis ducenti equites, duo milia haud minus peditum; capti sescenti ferme.
Ex regiis autem viginti equites, quadraginta pedites interfecti (sunt). Postquam rediere in castra
victores, omnes quidem laeti, ante alios Thracum insolens laetitia eminebat; cum cantu enim
rumpiis praefixa capita hostium portantes redierunt. Apud Romanos non maestitia tantum ex
male gesta re, sed pavor etiam erat, ne extemplo castra hostis adgrederetur. Eumenes consuli
suadere, ut trans Peneum transferret castra, ut pro munimento amnem haberet, dum (finchè)
perculsi milites animos colligerent. Consul moveri flagitio timoris fatendi; victus tamen ratione,
silentio noctis transductis copiis, castra in ulteriore ripa communivit. Rex postero die ad
lacessendos proelio hostes progressus, postquam trans amnem in tuto posita castra animadvertit,
fatebatur quidem peccatum, quod pridie non institisset victis. Romanis quidem praesens pavor
demptus erat, in tuto castra habentibus; damnum inter cetera praecipue famae movebat.
Livio
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CONCLUSIONI
VALUTAZIONE CRITICA DEL LAVORO DI APPROFONDIMENTO
Durante il lavoro di approfondimento, considerato in modo positivo e come un’esperienza da
ripetere, è stato interessante il lavoro di confronto delle traduzioni ricavate da Internet, con gravi
errori di interpretazione oltre a quelli di digitazione del testo; ciò ha anche costituito un esempio
delle difficoltà che esistono nella ricerca di fonti attendibili a cui attingere.
Alcune persone hanno valutato positivamente il ripasso di grammatica latina e l’applicazione delle
regole a testi più difficili, altre hanno invece apprezzato il lavoro di riscoperta della nostra storia
antica locale.
Per vivacizzare le ore di lavoro in classe si suggerisce di integrare il materiale già utilizzato con
documenti multimediali (ad esempio filmati, documentari, immagini…).
VALUTAZIONE CRITICA DEL LAVORO DI RECUPERO
La valutazione del lavoro di recupero, per la capacità della professoressa di coinvolgere tutti in
modo equo e per l’impegno costante di tutti gli alunni partecipanti, risulta essere
complessivamente positiva.
Si è cercato infatti di mettere in comune le capacità e le tecniche operative delle rispettive classi,
per rendere più efficace la traduzione stessa, prima che l’analisi del periodo.
Non a caso è capitato, in più di un’occasione, che nell’arco di tempo di un’ora ci si sia soffermati
su un breve periodo per analizzarlo, capirlo e memorizzarne gli eventuali aspetti particolari,
piuttosto che limitarsi a scrivere la semplice traduzione e si è cercato di scegliere versioni che
contenessero un ampio spettro di argomenti.
L’unica piccola e irrilevante nota negativa di questo lavoro sono stati alcuni argomenti di
grammatica, i quali, a volte, non concordavano per entrambe le classi; tuttavia la difficoltà è
diventata un punto di forza perchè ha fatto sì che si potessero mettere in comune elementi
mancanti all’una o all’altra classe, per poi memorizzarli e acquisirli.
La presentazione del progetto è stata realizzata grazie alla collaborazione degli studenti della
classe IV B (foto) del Liceo Scientifico Statale “A.Volta” di Castel San Giovanni (PC)
Anno Scolastico 2007-2008
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Prodotto multimediale ideato da Federico Vecchietti
BIBLIOGRAFIA
STRABONE, Geografia, V, 1, 1: www.telemaco.unibo.it/rom/italia
STRABONE, Geografia, V, 3: www.bibrax.org
STRABONE, Geografia, V, 6: www.teset.net
STRABONE, Geografia, V, 217; STRABONE, Geografia, IV, 6, 2:
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PLINIO, Naturalis Historia, III, 46-47, 115-116 e 123: www.thelatinlibrary.com
POLIBIO, Storie, II, 34: www.versionigreco.it
LIVIO, Ab Urbe condita libri, XXI, 25; LIVIO, Ab Urbe condita libri, XXVIII, 11, 10-11 e XXXVI, 46, 10;
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Historia Augusta, Vita Aureliani, XVIII e XXI: penelope.uchicago.edu
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