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il laboratorio di storia
LE FONTI, FRA RICERCA STORICA E LABORATORIO DI STORIA. IL LABORATORIO DI DIDATTICA DELLA STORIA (a cura di Gianni Spinelli) Il “piccolo storico”? LABORATORIO DI STORIA MERA TRASPOSIZIONE / RIPRODUZIONE IN SCALA DELLA RICERCA STORICA IN AMBITO DIDATTICO ? PROSPETTIVA POCO CONVINCENTE Dalle obiezioni del “buon senso didattico” ad argomentazioni fondate sugli “statuti” dei “saperi” in gioco “I rapporti fra storiografia e didattica non sono né deduttivi, né speculari” (A.Brusa) Pedagogia Storiografia DIDATTICA DELLA STORIA Prescrizioni Programmatiche Storiografia e storia insegnata STOR IOGRAFIA Scopo preva lent e Nuova conos c enza Des tinatari Comunità sci entifi c a Struttura sc i entifi ca Impli c ita e compl ess a Se l ezione de i t emi Val idazione degli esi ti A dis crezione de l ri c ercatore e funzionale agli scopi de lla ric erc a Int erna all a comuni tà sc i entifi ca Moda lità di trasmiss. Mediant e i l t esto Valutazione formal e degli esi ti Ass ente ( …) STOR IA I NSEGNATA Formazione di soggetti in e tà evolutiva Sogge tti in età evolutiva Esplic ita e condizionata dal profilo cognit ivo de llo studente Condizionat e da variabili curri colari e programmi minist eriali Centrata sul consegui mento dei traguardi forma tivi Mediant e l a medi azione didatti c a de l doc ent e (form e diversifi cat e) Mediant e ve rifi c a Rielab. D a E. Perillo, La for mazione in servizio del docente di storia Ricerca storica e didattica della storia QUALE RAPPORTO FONDATO E FECONDO PUO’ STABILIRSI FRA analogie RICERCA STORICA LAB. DI STORIA differenze ZOOM SULLE FONTI Le fonti: la storia, “conoscenza per via di tracce” (M.Bloch) TRACCE STORICO FONTI (---- > Documenti) …le fonti “scaturiscono dalle domande” (G.De Luna) e “ogni epoca si dà le fonti che rispondono ai propri bisogni” (M.Vovelle) Nouvelle histoire Modificazione dello statuto della storiografia: da histoire-conte (histoire bataille) a histoire-porblème Dilatazione degli interessi degli storici ad aspetti e dimensioni della realtà del passato (del presente) prima ignorati: dalla storia politica alla “storia totale” (Le Goff), alle “storie” Moltiplicazione/diversificazione degli “oggetti” della ricerca storica Moltiplicazione/diversificazione delle fonti: rivoluzione documentaria Le fonti: lo storico “fa parlare le cose mute” (L.Febvre) Nouvelle histoire e “Rivoluzione documentaria”: dal documento scritto a un campo delle fonti illimitato Sono fonti potenziali tutti gli elementi di realtà, di qualunque natura, a disposizione dello storico E’ lo storico che, selezionandole, interrogandole e traendovi informazioni, trasforma le “tracce” in fonti/documenti (superamento del positivista “feticismo del documento”: fonti condicio sine qua non e mai condicio per quam) Non esistono “segni” del passato dotati a priori dello statuto di “fonti”: non esiste fonte al di fuori della dinamica della ricerca ogni fonte è “muta” e “parla” solo in relazione alle domande che il ricercatore le pone. La storia e le fonti, prodotti dello storico PRESENTE PASSATO TRACCE STORICO STORIA FONTI Restano sullo sfondo questioni importantissime quali il RAPPORTO STORIA/MEMORIA, le DINAMICHE DELLA MEMORIA COLLETTIVA, gli USI PUBBLICI DELLA STORIA Un inciso: il “supermarket della storia” (G.De Luna) ARENA MEDIATICA Universo della politica USO PUBBLICO DELLA STORIA Ogni soggetto sociale tende a produrre “storia” che ne interpreti e formalizzi la memoria e ne assecondi e legittimi la funzione nel presente Media Pluralità degli “agenti di storia” Lo storico professionista non detiene l’esclusiva della produzione di storia Lo storico e l’insegnante nel tempo del villaggio globale Posta in gioco altissima: IMMAGINI della STORIA FORMAZIONE SENSO COMUNE Condizionamento atteggiamenti e azioni dei contemporanei Parte integrante delle dinamiche di decisione politica Lo “storico-iconoclasta”: il ritorno alle fonti, alle “prove” Era dei produttori di storia a “profilo professionale debole” o assente, del revisionismo selvaggio, della “riscrittura del passato che disdegna le prove”... La scuola: accettare la sfida dei media, porre i nuovi linguaggi al centro della mediazione, inscriverli nelle proprie dinamiche... “all’inizio non c’é il documento, ma il problema” (Le Goff): senso e limiti delle classificazioni IPOTESI DI CLASSIFICAZIONE Gerarchie tipologiche: definite dall’oggetto, dal settore Generalizzazioni: schematismi, rischi di riduttività... Flessibilità, pluralità dei criteri, emendabilità nel tempo... Tipologie di fonti/ tipologie di problemi: euristica, critica ecc. Fonti: pluritipologiche Le fonti - Classificazioni in uso Criterio: rapporto fra il tempo oggetto della ricerca e il tempo in cui si è prodotta la fonte FONTI Si utilizza anche la distinzione fra fonti ORIGINALI e DERIVATE Primarie (o Dirette) = prodottesi nel tempo oggetto della ricerca, sono esse stesse “fatti storici” Secondarie (o Indirette) (per alcuni neppure autentiche fonti) = prodottesi in tempi successivi a quello oggetto della ricerca, dunque “rappresentazioni di fatti storici” Le fonti - Classificazioni in uso Criterio: esistenza o meno, all’origine della traccia/fonte, di intenzionalità trasmissiva finalizzata al ricordo (criterio da impiegare con grande prudenza: vedi Le Goff, Documento/monumento: il documento è sempre un “prodotto”) Volontarie (“Monumenti”): FONTI originatesi allo scopo deliberato di orientare la selezione del passato da ricordare per incidere sui meccanismi della memoria collettiva, sul passato da trasmettere alla posterità Involontarie (“avanzi”): tutto ciò che del passato è pervenuto allo storico per cause diverse dalla volontà di condizionare l’immagine del periodo da cui proviene Le fonti - Classificazioni in uso Criterio: la configurazione materiale e/o il linguaggio in cui è codificata la fonte (assai fervido dal punto di vista delle tipologie di problemi euristici e critici) MATERIALI (ARCHEOLOGICHE) ORALI FONTI ICONOGRAFICHE AUDIOVISIVE SCRITTE Le fonti materiali: esempi utensili vari, fossili, suppellettili, arredi, tombe, resti di abitazioni, di animali, di piante, strumenti di lavoro, monete, costumi, monumenti, strutture urbane o rurali, fabbriche, macchinari, oggetti della quotidianità ecc Campo amplissimo e composito: determinate tipologie, per essere valorizzate, possono richiedere, più di altre, conoscenze e competenze di discipline diverse dalla storiografia (es. le varie “archeologie”, antropologia culturale ecc.) Le fonti orali, tracce sui generis Es. notizie tramandate di generazione in generazione, tradizioni, testimonianze di protagonisti, trasmissioni radiofoniche, ecc Fonti potenti da quando non è più necessaria la mediazione della trascrizione Tracce nella memoria: le fonti orali, “incontro tra due soggettività” (G.De Luna) ma la testimonianza orale, come anche il diario o qualsiasi fonte che si basa sulla memoria individuale per ricostruire gli eventi, pone problemi specifici. E’ evidente che la rappresentazione che offre sarà filtrata dalla capacità di ricordare del soggetto, dal modo in cui questi ricordi si connettono con la sua vita e con le altre sue esperienze, dal tipo di autorappresentazione che vuole dare di sé nel presente, dalle convinzioni che lo animano e dalla sua idea del mondo. Si tratta quindi di una fonte da maneggiare con estrema cautela e che va verificata intrecciandola con altre Le fonti iconografiche/iconologiche (“vecchi media”) Le immagini: “le fonti e i documenti decisivi per leggere la contemporaneità” (G.De Luna) Comprendono le rappresentazioni iconiche più tradizionali, quali affreschi, icone, quadri, codici miniati, disegni, ex voto, graffiti, vignette satiriche ecc. e la cartografia (mappe, portolani, planisferi, piante ecc.) le fonti cartografiche presentano caratteristiche e problemi specifici e dunque potrebbero a pieno titolo costituire una categoria a sé stante Le fonti audiovisive (“nuovi media”) In senso stretto fonti basate, del tutto o principalmente, su codici diversi da quello verbale scritto: fotografie, film (cortometraggi e lungometraggi, fiction e documentari), trasmissioni televisive, spot pubblicitari, canzoni ... Dai nuovi media nascono nuovi problemi interpretativi Non trascrivono la realtà ma la rappresentano/ interpretano non solo autenticità ed “esattezza”, ma anche conoscenza delle strategie di manipolazione, dei fini di emissione, dell'evoluzione dei generi, del particolare punto di vista selezionato dall’autore ecc. possono essere oggetto di studio sia i messaggi consapevoli che la rappresentazione della realtà che inconsapevolmente trasmettono Mediazione interdisciplinare: semiologia, iconologia ... Le fonti scritte Dalle epigrafi alle pagine web si possono articolare in Fonti documentarie Fonti narrative (o archivistiche) Può risultare significativa anche l’articolazione basata sulla tecnica usata: epigrafiche, manoscritte, a stampa, digitali ... Le fonti documentarie di tipo pubblico Il carattere pubblico o privato del documento è dato dalla funzione, non dal soggetto che lo produce i diplomi dei sovrani, le bolle papali, le istruzioni dei ministri degli esteri, i carteggi degli ambasciatori, i registri delle cancellerie dei principi, del papa, dell’imperatore, gli atti parlamentari, editti, manifesti, atti anagrafici, ordinanze, bandi, statuti, registrazioni catastali, censimenti ... di tipo privato contratti, rogiti notarili, testamenti, doti, atti di congressi dei partiti e dei sindacati, orari ferroviari, depliant pubblicitari, elenchi telefonici, cataloghi, i bilanci delle aziende, i listini dei prezzi, le registrazioni dell’andamento dei cambi e della borsa valori, i registri di contabilità ... Le fonti narrative Cronache, annali, storiografia, biografie, diari, memorie, corrispondenza, letteratura, articoli di giornale ecc edite Possono essere inedite Occorre tener presente come criterio di analisi anche l’intenzionalità della rappresentazione Altre classificazioni Le fonti sono spesso tipologizzate sulla base di altri criteri meno generali; il riferimento può essere di volta in volta, a puro titolo di esempio: al settore di studi storici cui principalmente attengono Es. fonti demografiche, medico/sanitarie, folkloriche al carattere quantitativo dei dati che si ricavano Es. fonti statistiche alla derivazione da altri campi disciplinari Es. fonti antropologiche, sociologiche, linguistiche ai soggetti che le hanno prodotte e/o le detengono Es. fonti ecclesiastiche, parlamentari, aziendali, sindacali, parrocchiali, museali ... Le fonti: le operazioni dello storico CONOSCENZE E COMPETENZE “EXTRA FONTI” STORICO EURISTICA: lo storico, ”orco della fiaba” FONTI CRITICA ESTERNA: autencitità Il “falso” nell’epoca dei nuovi media CRITICA INTERNA: attendibilità, intenzionalità ... Contestualizzazione entro la ricerca INTERROGAZIONE e PRODUZIONE delle INFORMAZIONI Conoscenze e competenze extra fonti Conoscenze, concetti e competenze storiografiche Conoscenze, concetti e competenze fornite da discipline “ausiliarie” (filologia, paleografia, numismatica, diplomatica, cronografia, glaciologia …)... Conoscenze, concetti e competenze derivanti da altre discipline (antropologia, geografia, sociologia, statistica, etnologia, economia politica, diritto, scienze ... ) Competenze tecnico/tecnologiche Ma anche: Sistemi valoriali, ideologici, morali… “Immagini” del presente e del passato, “saperi caldi” ... . DINAMICA DELLA RICERCA STORICA UNO SCHEMA SEMPLIFICATO STORICO PRESENTE TEMA STORIOGRAFIA IPOTESI DI RICERCA PASSATO FONTI CONOSCENZE E COMPETENZE EXTRAFONTE OPERAZIONI SULLE FONTI PRODUZIONE SISTEMAZIONE INFORMAZIONI RICOSTRUZIONE PROBLEMATIZZAZIONE TEMA SPIEGAZIONE TESTO STORIOGRAFICO PASSATO STORIOGRAFATO STORIA ... e nel laboratorio? Vayola dixit... Fasi: Porsi un problema analizzarlo per individuarne i nodi problematici e le categorie storiografiche di riferimento formulare delle ipotesi di risposta (anche con l'aiuto della storiografia in proposito) Definire le conoscenze della classe in proposito cercare la documentazione relativa (le fonti e i testi) valutarne l'attendibilità (confermare o falsificare le ipotesi) selezionarla e analizzarla scegliere la più convincente saper giustificare la propria scelta mediante un testo o altro prodotto Scansioni e coordinate della ricerca storica Orientate alla produzione di nuova conoscenza (esiti aperti) ISTANZE CONOSCITIVE P R O B LE M A TI Z Z A Z. SCELTA DEL TEMA IPOTESI DI RICERCA FONTI : RICERCA FONTI : SELEZIONE FONTI : CRITICA EST. FONTI : CRITICA INT. FONTI : INTERROGAZ. PRODUZIONE INFO. CE OX NT OR SA CFE ON NZ TEI Applicate a oggetti di conoscenza complessi e potenzialmente illimitati Condizionate dal solo statuto epistemologico della disciplina e dalle specificità della ricerca SPIEGAZIONE COMUNICAZIONE ESITI Applicazione di competenze date Scansioni e coordinate del lab. di storia M E D I A Z I O N E D O C E N T E MOTIVAZIONE SCELTA DEL TEMA SA PE RI FORMULAZIONE QUESITI PROBLEMATIZZAZIONE OPERAZIONI SULLE FONTI PRODUZIONE INFO. DE LL O ST UD EN TE Orientate a traguardi formativi (esiti attesi) Applicate a oggetti di apprendimento precostituiti di complessità graduale Condizionate e definite a partire da variabili didattiche (tempi, contesto curricolare, conoscenze/competenze pregresse …) RISPOSTE AI QUESITI COMUNICAZIONE ESITI Costruzione, sviluppo ed esperienza di competenze attese Impiego delle fonti nel laboratorio di storia: rassegna di criteri, limiti e problemi, opportunità, strumenti Fase 1: la ricerca delle fonti La maggior parte delle fonti “canoniche”sono inaccessibili, se non riprodotte Massima distanza fra ricerca esperta e ricerca didattica Massimo tasso di mediazione didattica: la ricerca delle fonti è compito dall’insegnante Tempi e logistica: improponibili Inopportuno/controindicato porre qualunque studente di fronte alla “massa documentale” Troppe, troppo vaste e “fini” le conoscenze extrafonte e le competenze richieste Raccolta di “tracce” nel vissuto dello studente/dei suoi contesti sociali (fonti non sistematizzate) Rilevazione di “tracce” sul campo con strumenti adeguati (es. foto, testimonianze, fonti mat.) esperienze praticabili e fruttuose (fortemente orientate) Ricerca, mediata, su “materiali” codificati su supporti afferenti l’esperienza degli studenti (Web) Esperienze “esemplari” nei luoghi deputati alla conservazione delle fonti (archivi, musei, biblioteche di conservazione, siti archeologici…) Fase 2: la selezione delle fonti (1) Elevato tasso di mediazione didattica: la ricerca delle fonti è compito quasi esclusivo dell’insegnante Elevata distanza fra ricerca esperta e ricerca didattica ALCUNI CRITERI GUIDA E SPUNTI PER LA SELEZIONE: Non tutte le fonti/le tipologie si prestano a un uso didattico (complessità insormontabili) Campo delle fonti per il lab.: non del tutto coincidente con quello della ricerca profess. Didatticamente giustificati adattamento e riduzione della fonte Selezione: funzionale alle variabili didattiche: tema, tempi, finalità, abilità ecc. Fonti “elettive” per la didattica (periodi, tipologie, codici) La fonte si giustifica nel percorso: analogia storico/insegnante Legittimo anche l’impiego di oggetti esterni all’interesse della ricerca storica e afferenti l’area esperienziale dello studente (es. materiali “poveri”) Quantità limitate: agili sillogi (anche una sola fonte) Fase 2: la selezione delle fonti (2) E’ possibile proporre agli studenti, in fasi idonee del curricolo, esperienze mediate di selezione delle fonti Predisposizione da parte dell’insegnante di DOSSIER composti da fonti a diverso grado di pertinenza (attività molto qualificante) Selezione orientata su corpi documentali limitati e codificati su supporti afferenti l’esperienza degli studenti (es. gallerie fotografiche tematiche in rete, antologie documentarie, strumenti di consultazione, ma anche il manuale) ARCHIVIO SIMULATO Raccolta eterogenea di fonti che non riproduce alcun archivio reale, su cui far compiere operazioni di selezione Scelta ragionata di fonti riprodotte che simula in scala un archivio reale (modello) Fase 3: la critica delle fonti CRITICA ESTERNA CRITICA INTERNA Può/deve seguire, a seconda delle difficoltà, la fase dell’interrogazione Difficilmente praticabile, se non in relazione a fini molto specifici e con studenti esperti; esiti didattici molto alti ma non indispensabili Estremamente fruttuosa ogni operazione condotta su fonti adeguate che consenta di “destrutturarle” in quanto segni (senza eccessive pretese interpretative!): IDENTITA’ DI CHI PRODUCE IL MESSAGGIO DESTINATARI E SCOPI INTENZIONI COMUNICATIVE Opportunità di definire strumenti standard di analisi del messaggio (es. schema di Jakobson) ATTENDIBILITA’ DI CHI HA PRODOTTO IL MESSAGGIO / DEL MESSAGGIO MOTIVI DELLA SOPRAVVIVENZA E DELLA COLLOCAZIONE DELLA TRACCIA CONFRONTO FRA TESTIMONIANZE DIVERSE SU UN MEDESIMO OGGETTO (…) Fase 4: interrogazione delle fonti e produzione e organizzazione delle informazioni (1) Massima analogia consentita fra procedure esperte e procedure didattiche (porre domande e ottenere risposte) Sotto il profilo formativo si tratta della fase più importante e produttiva Forte coinvolgimento operativo dello studente (mediazione didattica “qualitativa”) Formazione delle abilità più qualificanti in termini di costruzione della “cultura storica” dello studente / cittadino LO STUDENTE IMPARA GRADUALMENTE CHE UNA TRACCIA E’ TRASFORMABILE IN FONTE DI INFORMAZIONI CHE LE INFORMAZIONI SONO UN “PRODOTTO”, CHE LA STORIA E’ UN “COSTRUTTO” A PRODURRE INFORMAZIONI / A PADRONEGGIARE TECNICHE E STRUMENTI PER PRODURLE A RICAVARE DALLE FONTI LE INFO ESPLICITE A RICAVARE DALLE FONTI INFO MEDIANTE INFERENZE Fase 4: interrogazione delle fonti e produzione e organizzazione delle informazioni (2) TECNICHE E STRUMENTI: ESEMPI Attività di LETTURA SELETTIVA DATAZIONE Analisi mediante PAROLE / ELEMENTI CHIAVE e/o QUESTIONARI / GRIGLIE DI INTERROGAZIONE SCHEDATURA delle fonti secondo criteri variabili e organizzazione dello schedario (es. numerazione, classificazione in base alle info ecc.) Costruzione di GRAFICI, DIAGRAMMI, TABELLE, VERBALIZZAZIONI di dati non verbali, STRISCE TEMPORALI, LUCIDI SOVRAPPONIBILI ... Attività di collegamento fra fonti e fonti/testi (anche agili ipertesti) Brain storming e altre tecniche di rilevazione/cfr. collettivi Fonti quantitative: serializzare, aggregare/disaggregare, correlare, graficizzare, verbalizzare grafici, calcolare medie, confrontare ecc. Una proposta di classificazione a fini didattici Può risultare utile a orientare la selezione delle fonti da utilizzare nell’attività didattica uno schema di classificazione (proposto a suo tempo da S.Guarracino), per quanto parziale, che adotti come criterio il rapporto fra potenzialità informative di un dato uso della fonte e prospettiva di ricerca didattica entro la quale sfruttarlo: UNICA FONTE GLOBALE TIPICA SERIALE NN.BB.: non esistono fonti di per sé uniche, globali, tipiche o seriali, ma un impiego unico, globale, tipico o seriale della fonte Fonte unica Consente di conoscere, di assodare un evento o una serie di eventi determinati ESEMPI Constitutio Antoniniana, Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America, Trattato di Versailles, Verbale del Gran Consiglio del 25.7.1943, Cronaca giornalistica dell’attentato di Gavrilo Princip a Sarajevo … POTENZIALITA’ DIDATTICHE Poco significative: riguarda fatti-eventi; veicola quasi soltanto storia politico-diplomatica; rischia di generare la convinzione che esistano fonti “oggettive” e “decisive”; utile solo se impiegata con finalità diverse da quella tradizionali, puramente avvalorative o in relazione a temi adatti (es. biografia individuale nel I ciclo delle elementari) Fonte globale consente, per la sua ricchezza, la ricostruzione articolata ed esaustiva di un intero fenomeno sociostorico (assai rare) ESEMPI Catasto teresiano, Censimento del 1861, Bilancio statale, De Magnalibus urbis Mediolani di Bonvesin de la Riva, Editto di Rotari, Registro delle degenze pluridecennale di un grande ospedale storico, Decameron … POTENZIALITA’ DIDATTICHE Impiego quasi impossibile (tempo, competenze, dimensioni, riproducibilità…), salvo selezionarne alcuni che si prestano: Capitulare de villis, Relazioni sull’inchiesta agraria Jacini … o proporre un’analisi campionaria (es. Decameron); attivano un massimo di operatività e concettualizzazioni storiche Fonte tipica rappresentativa di un’intera categoria di fonti (tipicità formale della fonte o tipicità del fenomeno), consente di ricostruire un fenomeno diffuso (una pratica sociale, un rapporto di lavoro, un comportamento, un elemento di mentalità, una condizione di salute…) ESEMPI Una cartella clinica, un contratto di mezzadria, un ex voto, il capitolato di una condotta mediaca, un’intervista a un ex operaio, lo statuto di un banco di mutuo soccorso, un certificato anagrafico, un contratto matrimoniale, un testamento, un atto di compravendita, un enclosure act, lo statuto di un’opera pia … POTENZIALITA’ DIDATTICHE Possibilità pressoché illimitate di impiego didattico: la singola fonte rende conto di un intero fenomeno nell’unità di tempo; l’accostamento di più esemplari dello stesso tipo di fonte appartenenti a tempi diversi consentono di cogliere l’evoluzione del fenomeno. L’acume dell’insegnnate può suggerire molte altre modalità d’impiego Fonte seriale Dalla fonte al dato: singolo elemento di una serie cronologica di fonti omologhe, consente di cogliere il ritmo evolutivo di un fenomeno (di per sé quantitativo o quantificabile) ESEMPI Serie economiche (prezzi, salari, rapporto semente/prodotto…), demografiche (natalità, mortalità, nuzialità, migrazioni …), sociali (es. tassi di analfabetismo, andamenti di fenomeni epidemici …) POTENZIALITA’ DIDATTICHE Impiego fecondo; necessitano per lo più di forte mediazione culturale e didattica, specie nelle prime fasi di scolarizzazione; attivano però una forte operatività; consentono come altri non sanno fare di fissare l’evoluzione di un fenomeno storico “Che il piccolo storico sia” (I.Mattozzi) ? Non perché riproduca la ricerca storica professionale... Il laboratorio di storia é espressione di un corretto, realistico e fecondo rapporto fra ricerca storica e didattica della storia … ma neanche perché promuove un generico “fare per apprendere”, generiche competenze operative (viceversa: intercambiabilità storia/altre discipline)... …bensì perché edifica “attrezzature intellettuali, competenze, abilità” specifiche, analoghe a quelle che stanno alla base dei processi di costruzione del sapere storico “cultura storica”: contributo irrinunciabile alla comprensione del presente Un buon modello di mediazione didattica Conoscenze competenze disciplinari Competenze metodologicodidattiche Competenze psicopedagogiche e relazionali Competenze progettuali / organizzative Insegnante Saperi esperti: processi/struttura Rilevanze culturali/ rilevanze formative Sapere riconfigurato a fini didattici Percorsi- processi: Op. cognitive Abilità operative Materiali diversificati MEDIAZIONE Sapere spontaneo Preconoscenze Esigenze formative Studente DIDATTICA Studente/cittadino attrezzato/ dotato di “cultura storica” Nel laboratorio di storia il percorso didattico : Si struttura a partire dalle esigenze formative degli studenti (selezione delle variabili) e muove dalla motivazione (presentepassato-presente) Propone, in chiave didattica, non solo conoscenze preconfezionate, ma anche e soprattutto le tappe del processo attraverso il quale si costruiscono, lo “spettacolo della ricerca” (R.Lamberti) Prevede e promuove l’interazione di “sapere” e “saper fare”: non riproduce il lavoro dello storico, ma applica a oggetti didattici, e con fini formativi, procedure, operazioni cognitive e abilità operative analoghe Assegna agli studenti un ruolo attivo, favorendo la metacogniz. Consente l’applicazione delle competenze acquisite nei percorsi precedenti e la loro progressiva ristrutturazione (motivazione!) Prevede la cooperazione funzionale e la variazione degli stimoli Il ruolo di mediatore didattico (di formatore) dell’insegnante è esaltato Il contributo innovativo del laboratorio di storia Da ... A ... Sistema prev. istruttivo Sistema preval. formativo Centralità delle istanze dei saperi disciplinari Centralità dello studente e dei suoi bisogni formativi Oggetto prev. della mediazione didattica: i risultati del sapere Oggetto prevalente della mediazione didattica: il processo di costruzione del sapere Curricolo orientato a conoscenze / contenuti Curricolo orientato alle competenze Ragionare per competenze da attivare “II tronco di cono rovesciato rappresenta le conoscenze. Le conoscenze poste alla base del curricolo verticale saranno conoscenze piccole = nuclei di sapere a) molto generali; b) non numerosi: c) retti da modelli semplici; d) espressi in linguaggi accessibili. All'ultimo stadio della formazione le conoscenze saranno molto "grandi", cioè sorrette da una grande quantità di documenti, di pagine, di informazioni. Le due spirali dello schema rappresentano una le abilità specifiche, I'altra le abilità trasversali. Hanno questa forma perché sono sempre le stesse che si ripresentano, però a livelli più alti, cioè permettono all'allievo di gestire quantità di conoscenze sempre maggiori. Lo schema è basato sul principio che all'aumentare delle abilità aumentino le conoscenze, e non viceversa.” Antonio Brusa, Il nuovo curricolo di storia in RS-Ricerche storiche, n.86, Reggio Emilia, Istoreco, 1997 IL LABORATORIO DI STORIA si legittima, si sostanzia e si garantisce efficacia non effimera entro il quadro più ampio del CURRICOLO … qualche considerazione generale ... Curricolo e lab. di storia: un modello “elastico” La logica del curricolo impone una dinamica progressiva dell’ apprendimento : è dunque legittima e produttiva una accezione elastica, estensiva e graduabile del lab. di storia LABORATORIO DI STORIA dalle pratiche operatorie sul “manuale” ... … alla ricerca storicodidattica “originale” gradi intermedi Es.: Lab. di complessità crescente (con mediazione da forte a debole) Es.: Estrapolazione di singole fasi di lab. per conseguire esiti circoscritti E’ laboratoriale ogni prassi volta a formare abilità competenze disciplinari specifiche Curricolo e lab. di storia: non solo laboratorio Il laboratorio di storia, se adottato come prassi didattica esclusiva, non è funzionale al conseguimento di tutti i traguardi formativi della storia insegnata Una somma seq. di unità laboratoriali non dà un curricolo La storia non è disciplina di soli contenuti, ma neanche di sole procedure operatorie non si possono affrontare in laboratorio tutti i contenuti rilevanti / non tutti i contenuti rilevanti si prestano ad essere affrontati in lab. Nel testo storico non tutto è riconducibile alle fonti Esistono esigenze formative specifiche che il lab. difficilmente può garantire, in assoluto o in relazione ai tempi a disposizione: es. padronanza di concettualizzazioni, mappe concettuali generali, periodizzazioni a largo raggio spazio-temporale, quadri generali di riferimento... Curricolo e lab. di storia: non solo laboratorio Un criterio guida ragionevole ... Formazione di abilità e competenze “fini” LABORATORIO DI STORIA Acquisizione di conoscenzequadro e padronanza di strumentazioni “generali” ALTRE PRASSI DIDATTICHE Curricolo e lab. di storia: verticalità “obbligatoria” Il laboratorio di storia richiede ampie competenze e grande impegno di risorse professionali e l’adozione del lab. non può postulare “insegnanti tutti storici” Un laboratorio “una tantum” è significativo, ma poco “economico” e di incisività limitata La logica del laboratorio di storia è generalizzabile solo potendo contare, nelle varie fasi della progressione curricolare, su conoscenze, abilità competenze pregresse (continuità/discontinuità positive, virtuose) IL LABORATORIO DI STORIA “IMPONE” IL CURRICOLO VERTICALE LOGICHE E PRASSI COOPERATIVE: IL LABORATORIO DI DIDATTICA DELLA STORIA Laboratorio: un concetto plurale LABORATORIO LAB di didattica della storia/d’area gss Modalità LAB di storia Modalità Luogo fisico Luogo fisico funzionale a Laboratorio funzionale a d’istituto Laboratorio territoriale - Centro documentazione, risorse e servizi LABORATORIO DI DIDATTICA DELLA STORIA modalità di ristrutturazione e supporto della professionalità docente (formazione, documentazione, progettazione ecc.) esercitata dai docenti in forma associata e collaborativa LA SCUOLA COME LABORATORIO DELLA PROFESSIONALITA’ DOCENTE Nel laboratorio di didattica della storia Gli insegnanti, della stessa scuola e/o di scuole diverse, in forma cooperativa: Discutono, progettano e realizzano la propria autoformazione Organizzano documentazione, risorse e servizi Gestiscono i rapporti con enti esterni e altre scuole e reti di scuole Definiscono quote di curricolo (di ciclo/del territorio) Definiscono i propri bisogni formativi Progettano e organizzano corsi di formazione Accedono a documentazione, risorse e servizi (anche remoti) Articolano fra di loro il lavoro comportato dal laboratorio di storia o da altre attività/iniziative Progettano percorsi didattici e materiali Laboratori: per un sistema territoriale CENTRO RISORSE LAB. TERRITORIALE PRASSI DIDATTICHE MEDIAZIONE DIDATTICA LAB di storia Documentazione, Analisi, Ricerca, Progettazione LAB didattica della storia FORMAZIONE / SUPPORTO PROFESSIONALITA’ DOCENTE IL LABORATORIO DI DIDATTICA DELLA RETE: PROGRAMMA A.S. 2002/2003 A.S. 2003/2004 •Esame delle condizioni, prerequisiti e approfondimenti •Pianificazione dei laboratori •Definizione delle variabili curricolari da selezionare •Realizzazione e monitoraggio dei laboratori •Scelta degli strumenti e progettazione dei laboratori •Sistematizzazione e formalizzazione delle esperienze •Articolazione dei compiti socializzabili (es. ricerca fonti) •Valutazione collettiva degli esiti •Reperimento e analisi di risorse e strumenti disponibili •Definizione delle modalità di veicolazione delle esperienze e delle prospettive aperte •Pubblicazione delle esperienze