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Scarica cosa vuol dire mediazione culturale?
…LA STORIA DI UNA PERSONA IMMIGRATA COMINCIA SEMPRE DA UN VIAGGIO…. La presenza di cittadini immigrati è un fenomeno radicato e strutturale nelle moderne società occidentali. La Provincia di Teramo, a partire dalle proprie competenze istituzionali, persegue politiche di accoglienza e di rispetto culturale dei migranti, con l’obiettivo di promuovere e sostenere lo sviluppo di una società multietnica, solidale e coesa. Il principio guida è governare l’evento migratorio ponendo attenzione alla persona in quanto soggetto attivo di un universo comune, elemento di ricchezza sociale, culturale ed economica. L’afflusso variegato e significativo degli immigrati in Italia ha creato, nell’organizzazione dei servizi, bisogni nuovi e la necessità di sviluppare nuove competenze, in grado di rispondere alle istanze dei cittadini stranieri, favorendone l’integrazione. A tal proposito, da diversi anni, sia a livello nazionale, sia a livello locale, si stanno realizzando diverse esperienze di mediazione culturale, senza che ci sia stata in effetti una definizione di tale professionalità. CHE COS’È LA MEDIAZIONE CULTURALE? 1. Significato della locuzione 2. Chi è il mediatore culturale 3. Competenze 4. Ambiti di lavoro 1. SIGNIFICATO La mediazione interculturale rappresenta una funzione utile e necessaria per agevolare il processo di integrazione degli immigrati e di mutamento sociale della società di accoglienza. Va considerata come “ponte” fra le due parti, favorendo così la conoscenza reciproca di culture, valori, tradizioni, diritto e sistemi sociali, in una prospettiva di interscambio e di arricchimento reciproco INOLTRE…… La mediazione interculturale va considerata come dimensione costante delle politiche di integrazione sociale, sia per l’accesso degli stranieri all’esercizio dei diritti fondamentali sia per la trasformazione della nostra società, con l’incontro di culture diverse che si mescolano e si modificano reciprocamente. Le finalità dei processi di mediazione interculturale possono essere così riassunte: - rimuovere gli ostacoli culturali che impediscono la comunicazione tra i servizi/istituzioni italiani e utenza straniera; - promuovere un più esteso e razionale utilizzo dei servizi e delle istituzioni italiane da parte dell'utenza straniera; - migliorare la qualità e l’adeguamento delle prestazioni offerte dai servizi italiani all’utenza straniera; - favorire l’integrazione sociale della popolazione immigrata nella comunità locale, nei servizi sociali, nelle istituzioni scolastiche e culturali, nel settore della sanità e del mondo del lavoro; - promuovere azione di sostegno culturale alla mediazione sociale nelle situazioni di conflitto tra le comunità immigrate e le istituzioni italiane; -individuare opportunità e percorsi positivi di prevenzione e superamento dei conflitti…. E ANCORA……. •prevenire potenziali occasioni di conflitto favorendo le condizioni per l’integrazione sociale e facilitando le pari opportunità nel godimento dei diritti, nonché valorizzando le risorse di culture e valori diversi propri dei cittadini immigrati; •aiutare il cittadino straniero ad inserirsi nella società italiana, favorendo la conoscenza dei diritti e dei doveri, l’uso dei servizi sociali, sanitari, educativi, culturali etc…., sia pubblici che privati, dislocati sul territorio, nell’intento di consentire un accesso e una fruibilità dei servizi a pari condizioni; •facilitare l’incontro tra persone diverse attraverso la funzione di mediazione linguistico-culturale che si esprime nella capacità di decodificare i codici dei due attori della relazione (migrante ed operatore), codici che sottostanno il linguaggio ovvero l’intero mondo di sensazioni, esperienze e valori; •aiutare il cittadino straniero a leggere e comprendere la cultura italiana anche alla luce delle culture di appartenenza e delle reciproche aree di pregiudizio; •promuovere e valorizzare il ruolo degli stranieri come risorsa ed opportunità nel tessuto socio-economico. BREVE STORIA DELLA MEDIAZIONE CULTURALE IN ITALIA In Italia la mediazione interculturale fece la sua comparsa agli inizi degli anni 90, quando nel nostro paese si passò dalla fase di inserimento di singoli immigrati alla seconda fase del ciclo migratorio, ovvero all’accoglienza, alla stabilizzazione ed integrazione di nuclei familiari. La mediazione interculturale prese avvio, prima in modo circoscritto e poi in modo sempre più diffuso, con una certa prevalenza nelle regioni del nord del paese. Furono proprio i centri del Nord a sperimentare l’utilizzo sui generis della nuova figura di mediatore. Era una partenza che aveva tutte le connotazioni della novità, della sporadicità dell’inserimento e della casualità nella scelta dei contesti di avvio dell’esperienza. Rapidamente, però, presero forma iniziative di formazione on the job ed altre finalizzate ad un utilizzo più ampio ed esteso di questa nuova figura professionale. Ancora oggi non esiste una codificazione normativa ed il conseguente profilo professionale della figura del mediatore interculturale. DISPOSIZIONI LEGISLATIVE La legge 40/98, nell’art. 36 “Istruzione degli stranieri – Educazione interculturale” e nell’ art. 40 “Misure di Integrazione Sociale”, nonché la legge 285/97 dal titolo “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”, fanno riferimento ai mediatori culturali/interculturali qualificati, quali operatori sempre più richiesti nei servizi di welfare. Nonostante tale conferma e legittimazione, il mediatore è un operatore non ancora riconosciuto e il dibattito sul suo profilo, percorso formativo e ruolo è in una fase di confronto ancora molto aperta. 2. CHI E’ IL MEDIATORE La Direzione generale dell'Immigrazione del Ministero del Welfare ha finanziato diversi progetti nel settore della mediazione culturale. E' stata affidata al Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP) e all'Unione delle Università del mediterraneo (UNIMED) la realizzazione di una mappatura delle esperienze di mediazione interculturale realizzate in Italia. La ricerca ha fornito un quadro delle esperienze di mediazione interculturale presenti in Italia evidenziandone le caratteristiche e i soggetti coinvolti ed ha contribuito all'individuazione della figura del mediatore culturale in base alle funzioni svolte nei diversi ambiti operativi. La ricerca sulla mediazione culturale in Italia condotta dal Cisp sottolinea che la presenza femminile è maggioritaria (68,4%) e la nazionalità più rappresentata è quella italiana (14,9%), a cui seguono Albania, Marocco, Cina e Romania, mentre tra i Rom compaiono pochissimi mediatori. Per quanto riguarda i titoli di studio dei mediatori, ben il 44,6% possiede la laurea e/o il dottorato, appena il 6,3% non ha titoli o solo la licenza media. La maggioranza (77%) ha seguito corsi di formazione sulla mediazione culturale (finanziati spesso dal Fondo Sociale Europeo). Il corso per mediatori della Provincia di Teramo la Provincia di Teramo ha realizzato, nel corso del 2004, il progetto di intervento a favore degli immigrati denominato “Corso di formazione professionale gratuito per n. 15 Mediatori Culturali”, finanziato con i fondi di cui al D.Lgs 286/98. I corsisti, in parte italiani ed in parte stranieri, sono stati selezionati in base alla conoscenza della normativa italiana sull’immigrazione e di una lingua straniera (inglese, francese, spagnolo, albanese, cinese, arabo e rumeno). Il corso, della durata di 600 ore, è partito il 3 Maggio 2004, ed è stato strutturato in 360 ore di formazione frontale e 240 ore di stage. Nella fase formativa è stato previsto lo svolgimento di 3 moduli: il primo sull’approccio metodologico, psicologia e pedagogia interculturale; il secondo sui diritti e la legislazione italiana; il terzo sui servizi presenti sul territorio che si occupano a vario titolo di immigrazione. I corsisti inoltre hanno svolto presso vari Enti un tirocinio formativo della durata di 240 ore, esperienza che indubbiamente ha costituito l’opportunità di mettere in pratica le tecniche acquisite di mediazione culturale, pedagogia interculturale e le cognizioni legislative sul fenomeno dell’immigrazione in Italia, comportando d’altra parte una ricaduta in termini di arricchimento dei servizi del territorio della provincia di Teramo. Oltre agli operatori formati dalla Provincia di Teramo, risultano attivi circa una ventina di mediatori culturali che lavorano soprattutto negli sportelli informativi ed in campo scolastico, ma che risultano necessari in questura, nei servizi sanitari ed ospedalieri, nei servizi sociali ed anagrafici comunali. I mediatori nella provincia di Teramo lavorano soprattutto su incarico come collaboratori esterni o liberi professionisti in progetti specifici. 3. COMPETENZE Tra i requisiti per svolgere la funzione di mediatore culturale, quelli che ricorrono più spesso sono: l’origine preferibilmente straniera con esperienza personale di immigrazione; una buona conoscenza della cultura e della lingua italiana parlata e scritta; un'altra lingua veicolare tra quelle maggiormente diffuse nelle comunità straniere presenti in Italia una buona conoscenza della cultura e della realtà socio-economica del paese d’origine; una buona conoscenza della realtà italiana, del territorio, dei servizi o settore in cui opera; il possesso di un titolo di studio medio-alto; motivazione e disposizione al lavoro relazionale e sociale, capacità relazionali di empatia e riservatezza. • La Regione Abruzzo non ha ancora definito la figura professionale del mediatore culturale. • Nel corso del 2005 la Provincia di Teramo, insieme con la Provincia di Pescara e l’Ambito territoriale di Ortona, ha partecipato con dei focus-group di mediatori, operatori sociali e insegnanti, al progetto sperimentale attivato dalla Regione Abruzzo per la definizione del ruolo e delle competenze del mediatore culturale, che – si auspica - dovrebbe sfociare nel riconoscimento della qualifica professionale della figura. 4. AMBITI DI LAVORO La mediazione si svolge soprattutto in contesti scolastici, contesti socio sanitari, realtà territoriali e nel mondo del lavoro. I • • • • • • • • • • • • servizi che, in maniera sempre più crescente, impiegano mediatori sono: servizi educativi per l’infanzia scuole di ogni ordine e grado ospedali consultori familiari uffici stranieri di questure carceri uffici stranieri di sindacati, enti locali, associazioni di volontariato centri per l’impiego servizi sociali centri di prima accoglienza comunità alloggio aziende e servizi commerciali che prevedono la presenza di stranieri. I LIMITI DEL SISTEMA • Secondo la citata ricerca del CISP, la mediazione culturale non sembra ancora aver superato “il carattere originario di servizio emergenziale o sperimentale”, anche se il 41,4% degli organismi dichiara di svolgere attività di mediazione da oltre 5 anni e il 20,1% da più di 10 anni, finanziata attraverso fondi pubblici (soprattutto dal Fondo Nazionale per le Politiche Migratorie, previsto dal Testo Unico 286 del ’98, e dai fondi della legge 285), per lo più attraverso progetti o iniziative a termine (65,27%), la cui durata oscilla tra gli 8 e i 15 mesi. • Se è forte la concentrazione della mediazione culturale in ambito pubblico, risulta irrisorio il numero di servizi nelle imprese, nei sindacati e nelle Università (2,4%), “anche se buona parte di queste realtà potrebbe essere sfuggita alla rilevazione nazionale”. QUINDI….. • …. la mediazione “non appare ancora pienamente radicata e legittimata nelle istituzioni che erogano servizi ai cittadini stranieri”. Gli ambiti principali di intervento riguardano in primo luogo i servizi sociali (35,5% delle 704 esperienze censite) ed educativi/scolastici (33,6%), seguiti da quelli sanitari (13,5%). Minore incidenza si registra invece nell’ambito penale/giudiziario (6,4%): nel campo del diritto, anzi, “il cammino delle pratiche di mediazione presenta in Italia un netto ritardo rispetto ad altri paesi europei (e ancor più nei confronti dell’area nordamericana)”, osserva l’indagine. Permangono interi settori della società e degli spazi di interazione culturale “sguarniti di servizi di supporto alla comunicazione e all’integrazione reciproca tra immigrati e comunità di accoglienza”. • Tra le principali difficoltà incontrate dagli enti, il reperimento e gestione dei fondi spicca su tutte le altre possibili opzioni (15,5%), ma si arriva a più del 60% delle risposte se si somma questa percentuale a quelle relative al reperimento e gestione di risorse umane, alla diffidenza degli operatori, al coordinamento organizzativo degli interventi, al rapporto con altri enti/istituzioni, alla scarsa valorizzazione e uso improprio dei mediatori da parte dell'ente/istituzione entro il quale il servizio si attua e alla scarsa conoscenza del servizio nel territorio. Elementi che rafforzano la tesi del persistere di una logica “emergenziale” nella gestione della mediazione culturale. • Si scontrano, dunque, due diverse concezioni della mediazione culturale: “una ‘ridotta’ all’impiego del mediatore come figura di ‘traduttore’, più o meno ufficiale, nei diversi contesti di necessità (scuole, tribunali, ospedali, uffici pubblici, ecc.); una ‘ampia’, che vede nella mediazione il complesso di pratiche concrete di avvicinamento, negoziazione e facilitazione dei rapporti tra culture migranti e residenti”: nel secondo caso si punta a una sorta di ‘standard’ di formazione, statuto, riconoscimento professionale a tale categoria di operatori. MEDIAZIONE CULTURALE E LAVORO Dalla indagine sulla qualità dei servizi offerti all’interno dei Centri per l’Impiego della Provincia, compiuta su un campione di 500 utenti (gennaio-settembre 2003), è emerso che il 5% degli utenti dei centri per l’Impiego è straniero. Almeno il 20% di lavoratori stranieri, inoltre, opera in alcuni settore importanti per l’economia teramana, come le costruzioni e l’industria. L’istituzione del servizio di mediazione multiculturale si è resa quindi necessaria per offrire una consulenza preziosa alle migliaia di stranieri che risiedono sul territorio, e agli imprenditori che offrono occupazione a queste persone. A CHI SI RIVOLGE : • Agli stranieri che risiedono sul territorio e agli imprenditori che offrono occupazione a queste persone COSA OFFRE : • • • • • • Il servizio di mediazione multiculturale si occupa di: Facilitare l'utenza straniera nell’individuazione e nell'accesso ai servizi offerti dalla struttura; Informarla sui servizi erogati e sulle modalità di accesso e di fruizione degli stessi; Informarla sulle opportunità occupazionali; Informarla sulle opportunità di corsi di formazione; Svolgere una funzione di tramite tra l’utenza straniera e i datori di lavoro; Agevolare le relazioni tra l’utenza straniera e le istituzioni che si occupano a livello territoriale della permanenza delle persone straniere (Prefettura, Questura). Il compito viene svolto attraverso i seguenti passaggi: • Raccolta dei dati sull'utente; • Prime Informazioni sulle attività e sui servizi del Centro per l'impiego; • Verifica attitudini dell’utente; • Valutazione possibilità di frequentazione di corsi di formazione o di opportunità occupazionali; • Contatto con Ufficio Immigrazione Questura e Prefettura; • Indirizzo dell'utente verso servizi interni o esterni al centro. Bibliografia minima • Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, Per le politiche locali di integrazione sociale dei cittadini stranieri, Marzo 2000 • Barbara Fredda, Le politiche dell’integrazione: le norme e le esperienze in Rivista: Stranieri, Aprile 2001 • M. Fiorucci, La mediazione culturale. Strategie per l’incontro, Armando Editore, 2000 • M. Tarozzi, La mediazione educativa. Mediatori culturali tra uguaglianza e differenza, Clueb 1998 • G. Favaro, I mediatori linguistici e culturali nella scuola, Emi 2001 • Indagine del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP), disponibile sul sito www.welfare.gov.it Grazie per l’attenzione……