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L`INFERMIERE E LA MOVIMENTAZIONE DEI CARICHI

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L`INFERMIERE E LA MOVIMENTAZIONE DEI CARICHI
L’INFERMIERE E LA
MOVIMENTAZIONE DEI
CARICHI
MUOVERSI E MOBILIZZARE IL
PAZIENTE IN SICUREZZA
MOVIMENTAZIONE
MANUALE DEI CARICHI
Definizione
Azioni od operazioni comprendenti, non solo quelle
più tipiche di sollevamento, ma anche quelle,
rilevanti, di spinta, traino e trasporto di carichi che
“in conseguenza
di condizioni ergonomiche
sfavorevoli comportano, tra l’’altro, rischi di lesioni
dorso-lombari”.
“tra l‘’altro” : nella movimentazione manuale di carichi vi sono altri tipi di rischio
quali quelli di infortunio o per altri segmenti dell’apparato locomotore diversi dal
rachide dorso-lombare (es. cumulative trauma disorders del tratto cervicale e degli
arti superiori) o ancora per altri apparati (es. cardiovascolare).
E’ ormai consolidato il rapporto
esistente tra attività di
movimentazione manuale dei
carichi ed incremento del rischio
di contrarre affezioni acute e
croniche dell’apparato
locomotore ed in particolare del
rachide lombare.
Le affezioni cronico-degenerative della
colonna vertebrale sono di assai
frequente riscontro presso le collettività
lavorative . Esse,sotto il profilo della
molteplicità delle sofferenze e dei costi
economici e sociali indotti ( assenze per
malattia,cure,cambiamenti di
lavoro,invalidità) rappresentano uno dei
principali problemi sanitari nel mondo
del lavoro.
Attività a rischio
Specifici rischi lavorativi in diversi
contesti in cui vi è un largo ricorso alla
forza manuale: addetti all'edilizia,
operatori mortuari, addetti all'industria
ceramica, cavatori, operatori
ospedalieri, addetti ad operazioni di
facchinaggio.
ANATOMIA FUNZIONALE E
BIOMECCANICA DELLA COLONNA
VERTEBRALE
Sostegno
 Movimento
 Protezione strutture
nervose
contenute nel
canale vertebrale
Vertebra toracica
La C.V. risulta costituita dal sovrapporsi in serie di
segmenti ossei, con l’interposizione di un disco
intersomatico
La porzione anteriore,
o somatica, viene
sollecitata da forze
prevalentemente
assiali; la porzione
posteriore,
rappresentata dai
processi articolari,
viene sollecitata da
forze prevalentemente
di taglio
Le forze che agiscono sulla C.V. sono tanto più
elevate quanto più ci si avvicina all’osso sacro.
Il disco intersomatico, grazie alla sua struttura
fibrosa posta concentricamente al nucleo
polposo centrale, di consistenza gelatinosa, è
in grado di sopportare carichi notevoli,
deformandosi e recuperando la sua normale
morfologia dopo la rimozione dello stress
meccanico. Nella eventualità di alterazioni
degenerative il disco modifica la sua capacità di
svolgere tali compiti, con ripercussioni sulla
dinamica delle articolazioni intervertebrali.
Le forze che si esercitano a livello muscolare e
soprattutto discale, variano in funzione della :
nostra postura al momento di sollevare un carico
dalla forma e dal peso del carico
Una buona forma fisica, un buon atteggiamento
posturale e un ambiente circostante favorevole,
sono condizioni essenziali per un uso corretto del
rachide in tutte quelle attività che ne richiedono un
impegno costante, con il fine di evitare di andare
incontro ad alterazioni e/o patologie degenerative.
Aumento pressione
Diminuzione pressione
Fuoriuscita sostanze
nutritive
Ingresso sostanze
nutritive
Lombalgia(Low back pain)
“Dal lat. lumbi, lombi; dal gr. algos, dolore.
Manifestazione dolorosa a carico della regione
lombare; può essere dovuta ad un trauma o anche
ad uno sforzo fatto nel tentativo di sollevare da
terra un oggetto, oppure ad una affezione
reumatica delle masse muscolari, oppure ancora
ad un’artrosi della colonna lombare. La
sintomatologia è rappresentata da dolore più o
meno intenso, localizzato alla regione lombare,
che si accentua in determinate posizioni o con
certi movimenti.”
(da U. Delfino, Dizionario dei Termini Medici, ed. Piccin)
Lombalgia acuta
Dolore lombare o lombo-sacrale tale
da costringere all’immobilità e
all’assenza dal lavoro per almeno due
giorni
Prevalenza nella
popolazione generale 1015%
(Heliovaara et al., 1991).
La sciatica
Dolore che si irradia agli arti inferiori e
ai piedi e/o perdita di forza o
impossibilità nel movimento degli arti
inferiori
Prevalenza nella
popolazione generale 5-8%
(Heliovaara et al., 1991)
Molti studi etiologici dimostrano che il
dolore lombare ha una origine
multifattoriale, e viene oggi riconosciuto
come una patologia correlata con il lavoro
(work related disease).
Come è noto, in questo tipo di patologie ad
andamento cronico degenerativo,
l’insorgenza dei disturbi è associata alla
concomitante presenza di diversi fattori
di rischio.
FATTORI CRITICI RELATIVI AGLI ASPETTI
INDIVIDUALI DEGLI OPERATORI
1. ETA’:
Variabilità nella prevalenza di LBP tra le categorie di
soggetti più giovani, più anziani o con maggior anzianità di
mansione, in relazione a differenti situazioni.
2. ANTROPOMETRIA:
Obesità, incompatibilità delle attrezzature sanitarie
3. ALLENAMENTO:
Il frequente scarso allenamento, comporta maggiore
vulnerabilità osteo-artro-mio-tendinea alle sollecitazioni
4. FATTORI PSICOSOCIALI:
Affaticamento, ansia, stress e tono dell’umore depresso,
appaiono significativamente correlati con le rachidopatie
La constatazione del rapporto esistente tra m.m.c e
affezioni dell’apparato locomotore ha spinto
alcuni paesi occidentali ad emanare specifiche
normative e standards rivolti a limitare l’impiego
della forza manuale nello svolgimento delle attività
lavorative
Sono di rilievo in tal senso la guida dello statunitense
NIOSH (1981) per il sollevamento dei carichi e la
legislazione svedese (1984) sull’argomento . In
Italia si è registrata una relativa povertà della
normativa sulla materia fino a metà degli anni ’80
NORMATIVA ITALIANA
Movimentazione manuale dei carichi
Prospetto generale
Legge 653/34
Tutela salute “soggetti deboli”
Legge 977/67
D.Lgs 345/99
Legge 1204/71
Tutela salute in
gravidanza e puerperio
D.Lgs 151/2001
Legge 626/94
Tutela salute lavoratore e linee
guida operative
Sicurezza dei macchinari
DOC.14 / ISPESL
EN 1005-2 Mov. Manuale
nell’uso dei macchinari
Gli Infermieri, in particolar modo quelli geriatrici, hanno
una maggior frequenza, per le Patologie del rachide
lombare.
 Infatti durante uno studio effettuato in USA (LBP = Low
Back Pain, dolore posteriore basso), su 3912 Infermieri il
43% soffre di lombalgia, per il 12% c'è assenza di malattia,
per il 36% per carichi di lavoro (pazienti, ecc.); perciò
diventa fondamentale la prevenzione e qui entra in
funzione la legge 626/94

 ART.
47 IL CAMPO DI APPLICAZIONE :
per quelle attività che comportano movimenti
manuali di carichi, con i relativi rischi di lesioni
dorso-lombari, in cui per movimenti manuali dei
carichi si intendono tutte quelle operazioni di
trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno
o più lavoratori (sollevare, deporre, tirare, portare o
spostare un carico ecc.).
*
ART.48 GLI OBBLIGHI DEL DATORE DI
LAVORO sull'attuazione di misure organizzative:
deve ricorrere ai mezzi-attrezzature meccaniche
(sollevatore meccanico, barelle, trapezi, ecc.), per
evitare una movimentazione manuale dei carichi da
parte dell'infermiere, OSS e di qualsiasi altro
operatore sanitario (soprattutto quando le unità
operative hanno una scarsa presenza fisica e quindi
anche di forza).
 Nel
caso in cui la movimentazione manuale del
carico non può essere evitata, il datore di lavoro
organizza il lavoro i modo più sicuro e sano. Quindi
deve adottare preliminarmente, se possibile, quelle
condizioni di sicurezza in cui l'infermiere durante la
movimentazione manuale, deve avvicinare il tronco
il più possibile al carico, evitando così torsioni o
inclinazioni. Il carico deve essere non molto
ingombrante o difficile da afferrare, con un
contenuto stabile.
L'ambientazione (spazio, pavimenti, temperatura, ecc.) è
molto importante in quanto lo spazio deve essere il più
libero possibile, quindi la distanza per sollevare, abbassare
o trasportare un ammalato deve essere più esigua; con una
pavimentazione adeguata, in modo da non scivolare e con
una circolazione dell'aria più sicura.
 Il tutto diventa ancora più grave quando gli sforzi fisici
sono più frequenti e si prolungano nel tempo, con dei
riposi o recuperi insufficienti. La sorveglianza sanitaria
deve essere effettuata da un medico competente (art.l6) che
può essere sia un fisiatra che un ortopedico: sono necessari
accertamenti specifici (lastre, visite, TAC, terapie, ecc.), in
modo da accertare l'idoneità dell'infermiere o di qualsiasi
altro operatore sanitario soggetto a tale carico.

 ART.
49 riguarda L'INFORMAZIONE E
FORMAZIONE che il datore di lavoro deve attuare
nei confronti dell'operatore sanitario (infermiere,
OSS, ecc), in particolare per quanto concerne il
peso di un carico (30 Kg. è troppo pesante), ma
soprattutto La movimentazione corretta dei carichi
e i rischi che si corrono se non si eseguono i
movimenti in maniera corretta.
 Quindi l’importanza di corsi di formazione, con dei
veri esempi pratici di movimentazione corretta del
carico da sollevare.
Dopo aver affrontato teoricamente (con i suoi articoli 47,48,49 e
allegato VI) la legge 626/94; bisogna illustrare il lato pratico con
tutte le varie tecniche di movimentazione manuale e non. Prima
però bisogna fare una piccola premessa che M= FxD, cioè M è il

momento in cui si verifica lo sforzo fisico, invece F è il
peso da trasportare, D è la distanza. Ciò significa che tanto
maggiore è la distanza del peso dal fulcro (UO che applica lo sforzo)
più aumenta il carico di lavoro per spostarlo, provocando
conseguentemente un aumento della pressione interna del disco
della colonna vertebrale; maggiormente colpita è la zona lombare,
perché il baricentro è proprio in quella zona. Infatti se nella zona
lombare si verificano carichi maggiori a 650 Kg di pressione
interdiscale (che corrisponde a 50Kg. di peso portato dall'UO) si
possono creare situazioni di pericolo (l'incidenza è 10 volte
superiore).
LA PREVENZIONE POSSIBILE
•FORMAZIONE E INFORMAZIONE
•ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
•FORNITURA DI AUSILI
•RIPROGETTAZIONE DEGLI SPAZI
•ALLENAMENTO DEI LAVORATORI
L’ERGONOMIA
Studia le interazioni tra l’uomo e gli
altri elementi di un sistema e applica i
principi per ottimizzare il benessere
dell’uomo.
L’Ergonomia con
modelli
sperimentali
Ci fornisce l’entità del
carico lombare nelle attività
quotidiane
come comportarsi per sollevare un
peso
E quali
posizioni
evitare
per
sollevare o
spostare
oggetti
pesanti
Fattori di rischio
Carico
Pesante
Ingombrante
Difficile da afferrare
Contenuto: Pericoloso o in equilibrio instabile
Obbliga movimentazione a distanza, torsione o inclinazione dorso
Ambiente
Spazio ristretto
Pavimento: scivoloso, irregolare, instabile
Soffitto basso
Illuminazione
Attività
Frequente e ripetuta
Distanze troppo grandi
Ritmo non modulabile
Lavoratore
Inidoneità fisica
Non informazione e formazione
Abbigliamento incongruo
Consigli per la salute della colonna vertebrale
Nel sollevare un carico, il lavoro muscolare e
la sollecitazione dei dischi intervertebrali
risultano tanto minori quanto più eretta è la
posizione del corpo e quanto più vicino
il carico viene mantenuto al corpo.
Tenere la schiena dritta!
CASO CLINICO n.1
• Paziente: O.M. , età <45 anni
• Sintomatologia: lombalgia e sciatalgia destra
• Patologia: ernia discale L4-L5 (operata nel 2001)
• Giudizio di idoneità: idonea con prescrizioni alla mansione
di infermiera professionale. La paziente deve evitare:
1) continui movimenti di flesso-estensione e rotazione del
tronco
2) mobilizzazione di pazienti non autosufficienti in assenza
di idonei ausilii meccanici e/o di idoneo numero di
operatori (almeno 3)
3) movimentazione manuale di carichi di peso superiore a 5
kg.
E’ inoltre necessario che vengano garantite brevi e
periodiche pause di ristoro in posizione seduta (es. 5-10
minuti ogni 2-3 ore)
CASO CLINICO n.2
• Paziente: G.D.. , età <45 anni
• Sintomatologia: lombalgia e sciatalgie alternate, > a
sinistra
• Patologia: protrusioni discali multiple a L2-L3, L3-L4 e
L4-L5 improntanti lievemente il sacco durale
• Giudizio di idoneità: idoneo con prescrizioni alla mansione
di infermiere professionale. Il paziente deve evitare:
1) continui movimenti di flesso-estensione e rotazione del
tronco
2) mobilizzazione di pazienti non autosufficienti in assenza
di idonei ausilii meccanici e/o di idoneo numero di
operatori (almeno 3)
3) movimentazione manuale di carichi di peso superiore a 10
kg.
4) mantenimento prolungato della stazione eretta senza che
vengano garantite brevi e periodiche pause di ristoro in
posizione seduta (es. 5-10 minuti ogni 2-3 ore)
 TECNICA
PER LA MOVIMENTAZIONE DEI
CARICHI
 Nella movimentazione dei pesi si raccomanda di
utilizzare prevalentemente i muscoli del bacino e
quelli delle gambe a discapito di quelli del dorso,
partendo da una posizione "iniziale" con la schiena
diritta e ginocchia flesse (posizione accoccolata, es.
quando si alzano le scatole delle flebo o qualsiasi
altro oggetto da terra).
TECNICA PER LA MOVIMENTAZIONE DEI
CARICHI
Inoltre con la schiena diritta si riduce del 20% il carico sui
dischi lombari. Quindi per evitare torsioni o movimenti
laterali della colonna o iperestensioni (curvamenti
all'indietro della schiena) occorre che il baricentro del carico
sia il più vicino possibile all'asse verticale con una base di
appoggio rappresentata dai piedi. Il carico deve avere delle
caratteristiche cioè: essere dotato di punti di presa, con un
baricentro stabile; infatti quest'ultimo - ripetiamo - deve
essere il più vicino possibile al corpo dell'operatore. Quando
bisogna "traslarlo" lateralmente bisogna ruotare tutto il
corpo, non solo il tronco.

TECNICA PER LA MOVIMENTAZIONE
DEI CARICHI
Per quanto riguarda la "movimentazione dei pazienti"
negli ospedali bisogna fare prima una piccola
considerazione: gli infermieri, soprattutto quelli
geriatrici, ma anche quelli del Pronto Soccorso,
rianimazione, ortopedia, ecc. rappresentano la seconda
categoria dei lavoratori più colpiti nella patologia della
colonna vertebrale.
QUANDO IL PAZIENTE E' COLLABORANTE E L'INFERMIERE
E' SOLO
Posizionamento nel letto
Paziente - flette gli arti inferiori e spinge verso il cuscino
Infermiere- si pone un lato del paziente, appoggiando il ginocchio sul
bordo del letto, ponendo una mano sotto la regione glutea del
paziente; aiuta la spinta del paziente verso il cuscino.
Traslazione del paziente dal letto
alla sedia
Paziente - sposta gli arti inferiori al di
fuori del bordo del letto
- si mette seduto aiutandosi con gli arti
superiori in posizione eretta
- pone le spalle alla sedia
- deve collaborare per mettersi
seduto





Infermiere - posiziona la sedia
all'altezza del cuscino del paziente
- aiuta il paziente a mettersi
seduto sul bordo del letto,
ponendogli una mano dietro la
schiena
- l'operazione deve essere eseguita
flettendo le ginocchia e non il
busto
- si sostiene il paziente quando è
in posizione eretta a livello del
bacino
- deve guidare (frenare, ecc) la
discesa verso la sedia.
QUANDO IL PAZIENTE
NON E' COLLABORANTE
Rotazione nel letto
Infermiere - pone un piede più
avanti dell'altro, allargando la
propria base di appoggio
- flette le ginocchia non il busto
-afferra il paziente a livello di
sacro e scapola, quindi esegue la
rotazione






Spostamento verso il cuscino
 (2 unità operative)
Infermieri- si pongono ciascuno ad un
lato del letto
- ognuno mette una mano all'altezza
della scapola del paziente mettendolo
seduto
- mettono il paziente a braccia conserte
- gli operatori a questo punto
appoggiano un ginocchio sul bordo
del letto
- quindi con una "presa crociata", un
braccio sotto l'ascella del paziente
mentre l'altro al cavo popliteo lo
sollevano e lo spostano verso il
cuscino.






Spostamento dal letto alla carrozzina (minimo 2
unità operative)
Infermieri (è una manovra che si esegue
congiuntamente agendo in perfetta coordinazione)
- la manovra iniziale è quella di mettere il paziente
seduto
- poi un operatore si pone alle spalle del paziente
effettuando una presa crociata (mani davanti al
torace)
- l'altro operatore dopo aver sistemato la
carrozzina di fianco al letto, afferra il
paziente sotto il cavo popliteo, tenendo le proprie
ginocchia in posizione flessa
- quindi a questo punto con una manovra
congiunta e ben coordinata si sposta il paziente
sulla carrozzina.
Trasferimento manuale dal letto alla barella (3 operatori)
-Fase
1: 2 UO si dispongono ai lati del letto con unginocchio sul bordo.
Ponendo le mani sotto il bacino e la spalla del paziente, lo spostano verso
il bordo del letto- Fase 2: In questo momento il terzo operatore pone le
mani in modo da sostenere gli arti inferiori.
-Quindi a questo punto con un movimento ben coordinato i tre operatori
sollevano il paziente tenendolo, se possibile, in posizione orizzontale. Il
paziente viene trasportato sino alla barella, in cui le UO nel momento
dell'adagiamento devono flettere le ginocchia, tenendo il busto eretto .
Sollevamento da terra di un
paziente (2 unità operative)
II primo operatore si pone alle spalle del
paziente con un ginocchio per terra ed
effettua una presa crociata (mani davanti
al torace).
Il secondo operatore in posizione seduta
sui polpacci (glutei e bicipiti femorali) con
il busto eretto, afferra il cavo popliteo degli
arti inferiori del paziente. Quindi a questo
punto con un movimento ben coordinato
sollevano il paziente trasferendo lo sforzo
sui propri arti superiori, tenendo i piedi
ben divaricati.
Gli operatori trasferiscono il
paziente sul letto e sulla
barella, flettendo le
ginocchia nel momento in
cui lo adagiano.
TECNICA PER
LA
MOVIMENTAZI
ONE DI
CARICHI IN
UNA
GIORNATA
LAVORATIVA
DI REPARTO
FINE LEZIONE
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