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la battaglia di sena (del metauro)
LA BATTAGLIA DI SENA (DEL METAURO) IPOTESI SULL’UBICAZIONE DEGLI ACCAMPAMENTI Trattare della battaglia del Metauro ed in particolar modo degli aspetti topografici, riguardanti l’ubicazione dei valli nelle fasi preliminari alla battaglia, non è certo per me cosa semplice, se non altro per la nutrita schiera di eminenti studiosi che hanno affrontato prima di me questo problema (Bonarelli, Pittaluga, Alfieri, Crespi, solo per citarne alcuni). Pertanto consiglio il lettore che non conosce questi lavori di scorrere la bibliografia di riferimento e magari leggersi alcuni saggi. Quanto di seguito ho scritto è da leggersi come una considerazione di carattere cognitivo, basata sul racconto di Livio e sulla conoscenza del territorio. In Livio si legge che Asdrubale, ormai entrato nella Gallia Cisalpina 1 , informò del suo arrivo il fratello Annibale, il quale nel frattempo era avanzato dal Bruzio all’Apulia, scrivendogli della volontà di congiungersi a lui nell’Umbria 2 (il punto più vicino a Roma). Nel frattempo il pretore Lucio Porcio Licino, attestato presso la colonia latina di Ariminum, viste le intenzioni di Asdrubale di avanzare lungo il versante adriatico, cercò, con una serie di azioni di disturbo e di guerriglia, di rallentare l’avanzata dell’esercito cartaginese, aspettando l’arrivo delle legioni del console Marco Livio Salinatore, che aveva avuto ordine di muoversi da Narni, dove era attestato, per raggiungere Porcio Licino. L’intenzione di Asdrubale, dunque, era quella di valicare la catena umbro-marchigiana percorrendo un tratto della Flaminia 3 per incontrarsi con il fratello, ma sicuramente preferì evitare di inoltrarsi da Fano per la stretta, e per lui poco sicura, gola del Furlo; per cui oltrepassò la piana valliva del Metauro per giungere nei pressi di Sena e qui raggiungere agevolmente la Flaminia per mezzo di un comodo e meno insidioso tracciato: il diverticolo Cale - Pirum (Pirum Filumeni) che sin qui giunge. 1 I fatti si riferiscono all’anno 207 a.C., nei mesi di maggio e giugno. I corrieri verranno però intercettati dal C. Nerone, ed il piano scoperto. 3 Probabilmente sfruttando i passaggi storici dei Senoni all’epoca dell’invasione gallica. 2 © 2006 Monte Offo – Morlacchi Editore 41 Asdrubale dunque evita probabilmente di percorrere il tratto litorale della Flaminia da Rimini a Fano e vuole altresì evitare di percorrerla da qui per raggiungere l’Umbria, poiché il suo esercito sarebbe rallentato dalle insidie del percorso e dalla morfologia dei luoghi attraversati e quindi soggetto a maggior vulnerabilità; inoltre nella vicina Arezzo erano attestate alcune legioni di Gaio Terenzio Varrone 4 . In questo frangente assolda delle guide galliche che ben conoscono questo territorio, (siamo in pieno ager Gallicus), attraversa il Metauro, forse nel guado presso l’attuale Bellocchi - S. Angelo di Caminate (bassa valle del Metauro) con l’intenzione di raggiungere una strada che, ben nota ai Galli, risultava più veloce in percorribilità e quindi più sicura. Questa era appunto il diverticolo Cale-Pirum, un percorso che si sovrapponeva probabilmente ad una pista originatasi già in epoca preistorica 5 (ancor oggi ricalcata in massima parte da una strada provinciale), adagiato per buona parte sopra un terrazzo pleistocenico della riva sinistra del fiume Cesano, il quale collegava la Flaminia (ad Calem, presso Cagli) alla via litoranea (ad Pirum) nei pressi di Sena Gallica (...ad Senam castra alterius consulis erant...) 6 , ricordato più tardi in due famosi itinerari romani (Itinerarium Antonini e Tabula Peutingeriana). Asdrubale intuisce la valenza strategica di quel tracciato perché, ormai consapevole di dar battaglia all’esercito romano (ancora ignorava l’arrivo del console Claudio Nerone), gli offre maggior sicurezza nel controllare i movimenti nemici e la possibilità di muoversi con maggior celerità nello schierare l’esercito, oltre naturalmente a permettergli di raggiungere velocemente l’Umbria. Per i Romani era dunque importante fermare l’esercito punico prima che questi avanzasse lungo questa strada. Per questo penso che il vallo romano si sia attestato sulla riva sinistra del fiume Cesano, in prossimità dell’incrocio dell’antica via di crinale proveniente dalla valle metaurense con il diverticolo flamineo Cale-Pirum. L’esercito romano, anticipando l’arrivo del nemico, si sarebbe accampato presso il più ampio terrazzo vallivo (T3) 7 del Cesano nell’area 4 Console nel 216 assieme a Lucio Emilio Paolo e con lui sconfitto da Annibale nella battaglia di Canne. Lungo la valle del Cesano nei pressi del tracciato, sono numerose le testimonianze archeologiche relative a siti preistorici, fra i quali quello neolitico di Ripabianca di Monterado. 6 Livio, XXVII, 46. 7 Terrazzo alluvionale di terzo ordine (T3), originatosi nel tardo pleistocene. I fiumi marchigiani presentano di norma quattro ordini di terrazzamento, di cui il primo (T1) è il più antico ed il quarto (T4) il più recente. 5 42 © 2006 Monte Offo – Morlacchi Editore dell’attuale Veterana-Centocroci di Mondolfo, mentre quello cartaginese pose probabilmente il vallo quasi ai piedi della collina mondolfese nella zona S. Sebastiano-Valle del Pozzo, l’uno a destra e l’altro a sinistra della strada, ambedue a sinistra del fiume Cesano. Questa ipotesi può trovare riscontro nel racconto di Livio. Infatti egli scrive che Asdrubale, oramai in procinto di dar battaglia e spintosi davanti alle insegne per controllare e verificare l’accampamento nemico 8 , notò nel vallo romano che vi erano dei cavalli smagriti ed alcuni soldati avevano degli scudi logori; inoltre gli sembrò che il numero di uomini fosse aumentato rispetto ai giorni passati. Tutto questo destò non poca preoccupazione nel comandante cartaginese, perché nei giorni precedenti non li aveva notati 9 . Pertanto la prima linea dell’esercito cartaginese doveva trovarsi in buona posizione per controllare a vista l’esercito romano, inducendo a pensare l’ubicazione del vallo cartaginese su una linea di quota superiore a quella dell’accampamento romano: pertanto risulta poco convincente l’ipotesi dello schieramento dei due eserciti rispettivamente a destra ed a sinistra del fiume Cesano. Primo, perché quello punico avrebbe avuto libero controllo della strada; secondo, perché sarebbe stato molto difficile, anche per un occhio assai dotato di acume, distinguere certe peculiarità nell’accampamento opposto ad una distanza di settecento-ottocento metri 10 se questo si fosse trovato all’incirca sulla stessa linea di quota e dall’altra parte del corso d’acqua. Livio, proseguendo il suo racconto, sostiene che Asdrubale fece mandare dei ricognitori presso il fiume, per cercare di catturare qualche soldato romano che vi si fosse trovato a rifornirsi d’acqua, dando disposizione di verificare se nei pressi e tutt’intorno all’accampamento nemico fosse stata ampliata la fortificazione, segno questo dell’arrivo di altri soldati. Anche in questo caso, sempre secondo la mia personale lettura, il racconto di Livio conferma la posizione dei due accampamenti a sinistra del fiume. Riassumendo, formulerò l’ipotesi nei tre punti qui di seguito: 8 La notte prima il console Claudio Nerone, proveniente dall’Apulia con settemila uomini, si era unito al collega Livio Salinatore ma senza ampliare l’accampamento, così da trarre in inganno il nemico. 9 Asdrubale intuisce che l’accampamento romano si è rinforzato con l’arrivo di nuovi soldati. 10 Livio scrive di circa cinquecento passi di distanza tra i due eserciti. © 2006 Monte Offo – Morlacchi Editore 43 Strategicamente, per i Romani, la posizione oltre il fiume e nei pressi della sponda sinistra è da considerarsi favorevole, giacché permetteva il controllo diretto sia del nemico che della strada. Diversamente se si fosse trovato sulla sponda opposta, essi avrebbero avuto minor possibilità di controllo e maggior difficoltà di movimento e di conseguenza una minor velocità offensiva, perché avrebbero dovuto per forza di cose guadare il corso d’acqua. Asdrubale manda alcuni ricognitori a perlustrare l’accampamento romano. Anche in questo caso questa azione poteva essere intrapresa prudentemente solo se l’esercito romano fosse stato accampato presso la riva sinistra del fiume. Difatti difficilmente i Romani si sarebbero accorti di questi soldati in avanscoperta che sarebbero giunti al fiume scendendo più a monte (o più a valle) dell’accampamento stesso, sfruttando probabilmente la macchia selvosa che ivi giunge e riparandosi in quella fluviale per poi verificare tutto attorno l’accampamento nemico. Diversamente, se la fortificazione romana fosse stata sull’altra sponda, questi soldati sarebbero stati facilmente intercettati dalle sentinelle e in ogni caso avrebbero avuto maggior difficoltà nel verificare tutto l’accampamento. Se l’esercito romano si fosse trovato sulla riva destra, sarebbe stato rischioso e poco prudente per i soldati andare a rifornirsi d’acqua presso il fiume a poca distanza dal nemico, mentre sarebbe stato più logico e sicuro avere le spalle coperte; ciò presuppone che il vallo fosse sulla riva sinistra a ridosso del fiume. Questa condizione sicura per i Romani avrebbe però reso più semplice per il drappello punico fare qualche prigioniero, facendo leva sul fattore sorpresa. Le ipotesi conclusive e derivanti potrebbero essere molteplici. La più razionale è che la strada Cale-Pirum avesse già un ruolo particolare nei movimenti militari e non solo; forse ebbe un ruolo importante anche nella prima colonizzazione del versante adriatico e nella stessa fondazione di Sena Gallica 11 , condizione che perse in seguito alla fondazione della colonia latina di Ariminum ed alla apertura della consolare Flaminia. La più intrigante e forse “fantasiosa” (permettetemi questa licenza) è che anticamente la città o meglio l’insediamento gallico di Sena si trovasse proprio a sinistra del fiume Cesano e che lo stesso fiume non si chiamasse Suasanus ma 11 Su questa questione rimando ad un mio lavoro di prossima pubblicazione. 44 © 2006 Monte Offo – Morlacchi Editore Sena 12 . Al riguardo, il dato archeologico non pone che deboli e sporadici elementi alla causa probatoria, anche se pare che a metà del secolo scorso, in occasione delle prime arature profonde, questa zona restituisse oltre a numerose sepolture anche molti reperti attribuibili (sulla base di testimonianze orali) alla cultura celto-gallica, di cui oggi purtroppo si è persa traccia. Ricostruzione dei movimenti e posizione degli eserciti cartaginese (C) e romano (R) Natalino Pierpaoli 12 Silio Italico, Punica, VIII, 443-453 © 2006 Monte Offo – Morlacchi Editore 45 Bibliografia T. LIVIO, Ab Urbe condita, XXVII, 46-49. V.E. PITTALUGA, La battaglia del Metauro, in «Rivista militare italiana», (genn.-febbr. 1894). G. BONARELLI, La battaglia del Metauro, 1°, Esame delle fonti e della bibliografia, Ancona 1942. A. CRESPI, Ubicazione della battaglia del Metauro, in «Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche», 51 (1942). N. ALFIERI, Per la questione topografica della battaglia del Metauro, in «Rendiconti Accademia Scienze dell'Istituto di Bologna», sez. V, vol.V (1942). G. DE SANCTIS, Storia dei Romani, III, 2 , Roma 1964. E. BIGNAMI, Manuale di storia romana, Milano 1974. J.F. LAZENBY, Hannibal's war, Warmister 1978. A. POLVERARI, Senigallia nella Storia, 1, Senigallia 1979. A. DELI, La battaglia del Metauro, in F. BATTISTELLI, A. DELI, Immagine di Fano romana, Fano 1983. N. ALFIERI, La battaglia del Metauro, in «Picus», VIII, (1992). 46 © 2006 Monte Offo – Morlacchi Editore