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Mario Di Mauro lez.2
Pedagogia della mediazione come Pedagogia della comunicazione Scuola in Ospedale Corso di aggiornamento professionale per gli insegnanti ospedalieri Prof. Mario Di Mauro 1 Cos’è che rende il tè dolce, lo zucchero o il cucchiaino? 2 Pedagogia della mediazione. L’area di ricerca e i presupposti teorici L'azione di un qualsiasi oggetto che si pone tra l'individuo e l'ambiente circostante è “mediazione” e l'oggetto che crea la mediazione prende il nome di "mediatore". M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 3 Pedagogia della mediazione. L’area di ricerca e i presupposti teorici Il mediatore altera le percezioni dell'individuo ed influenza di conseguenza le sue risposte. Per tale ragione è in grado di influenzare il processo di apprendimento favorendolo o ostacolandolo Qualunque forma di mediazione è in grado di agire sulla sfera affettiva del soggetto e può creare o annullare qualunque motivazione all'apprendimento M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 4 Pedagogia della mediazione. L’area di ricerca e i presupposti teorici La stessa cultura di un individuo è un mediatore e fa vedere secondo una particolare ottica gli stimoli ricevuti (persone con culture o credenze diverse interpretano in modo diverso la stessa realtà). Se un’esperienza di stimolo/risposta priva di mediazione può produrre apprendimento, non sempre la presenza di stimoli, anche mediati, provoca apprendimento. M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 5 Pedagogia della mediazione. L’area di ricerca e i presupposti teorici La domanda è: Come si può contribuire concretamente perché il bambino di oggi diventi l’adulto di domani, espressione compiuta di tutte le sue potenzialità, di tutta la sua ricchezza di persona realizzata ? 1 Funzionamento del sistema insegnante come “occasione” di mediazione psico-pedagogica 2 Funzionamento del sistema educativo come “luogo” di mediazione culturale M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 6 Pedagogia della mediazione. L’area di ricerca e i presupposti teorici M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 7 L’Educazione cognitiva. L’area di ricerca e i presupposti teorici La funzione dello "Human Mediator" è quella di garantire che tutte le informazioni che giungono al soggetto siano trattabili, diventino materiale di conoscenza e comprensione attraverso l’attivazione di schemi elaborativi di natura organizzativa ed interpretativa efficace. M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 8 L’Educazione cognitiva. L’area di ricerca e i presupposti teorici I CRITERI DI MEDIAZIONE I criteri di mediazione sono norme di comportamento pensate, progettate e realizzate per stimolare e produrre modificabilità cognitiva, affettiva e relazionale in un individuo 1 Intenzionalità e reciprocità 2 Trascendenza 3 Significato 4 Senso di competenza M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 Esprime le intenzioni e gli obiettivi per il riconoscimento dell’altro come soggetto reciproco Supera la strumentalità del compito e stimola la creazione di nuovi bisogni cognitivi e relazionali Esprime la relazione dell’intenzionalità pedagogica, facilitando il processo mediante il quale si costruiscono le conoscenze Induce un comportamento metacognitivo che fa riflettere sul funzionamento del proprio pensiero 9 L’Educazione cognitiva. L’area di ricerca e i presupposti teorici I CRITERI DI MEDIAZIONE 5 6 Regolazione e controllo del comportamento Comportamento di condivisione Permette di creare un ambiente favorevole all’apprendimento mediato Contribuisce alla costruzione del gruppo di “relazione” 7 Comportamento di cooperazione 8 Individualità e differenziazione psicologica M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 Contribuisce alla costruzione del gruppo di “produzione” Propone la differenza individuale come risorsa positiva per la creazione del gruppo 10 L’Educazione cognitiva. L’area di ricerca e i presupposti teorici I CRITERI DI MEDIAZIONE 9 10 11 Comportamento di ricerca, pianificazione e conseguimento di uno scopo Crea la necessità di costruire un progetto personale di vita Comportamento di sfida a se stessi, ricerca della novità e della complessità Induce a superare la rigidità cognitiva e a confrontarsi con compiti nuovi Consapevolezza della modificabilità umana e del proprio cambiamento Spinge ad una filosofia di vita ottimistica per cui ciascuno può pensarsi come modificabile in tutti i suoi aspetti M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 11 L’Educazione cognitiva. L’area di ricerca e i presupposti teorici Ma la "mediazione", come processo, è anche qualcos’altro “MEDIAZIONE“ è soprattutto “COMUNICAZIONE” M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 12 Mediazione come Comunicazione Efficace “MEDIAZIONE“ come “COMUNICAZIONE” La “mediazione” è un processo di natura sia comunicativa che relazionale, una modalità di scambio che si instaura in un sistema caratterizzato da parti che interagiscono tra loro. La "mediazione" come “comunicazione”, è un evento che coinvolge tutti gli elementi di un sistema dinamico producendo effetti non solo di tipo funzionale o provvisorio ma anche strutturale e permanente M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 13 Mediazione come Comunicazione Efficace “MEDIAZIONE“ come “COMUNICAZIONE” Pedagogia della mediazione diventa allora Pedagogia della comunicazione, e l’insegnante un comunicatore ricco di strumenti e di modalità interpretative e comportamentali che possono migliorare il suo modo di stare in relazione con l'allievo. M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 14 Mediazione come Comunicazione Efficace COMUNICAZIONE E’… “” “” “rendo comune”, “unisco”, “notifico” “partecipo”, “sono implicato”, “sono d’accordo”. Due sono le aree concettuali che si intersecano nella stessa parola, la prima di natura materiale, la seconda di natura immateriale. M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 15 Mediazione come Comunicazione Efficace Crescere è strano, Il colore non è una caratteristica non degli puoi fermarti, oggetti, anche se tale ci cambi e non te ne accorgi; appare, non sei tu a deciderlo, nessuno decide, dell’interazione tra ma illorisultato nessuno perché che la emettono o la luce,sa oggetti ma tu cresci. ricevono, e l’apparato percettivo e cognitivo di chi guarda M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 16 Mediazione come Comunicazione Efficace Crescere è strano, non fermarti, Lapuoi comunicazione, come il colore, ha cambi e non te ne accorgi; natura processuale e in quanto tale è non sei tu a deciderlo, sempre come nessuno lo rappresentabile decide, interazione dinamica di agenti, semplici nessuno sa perché o tu complessi, attivi o passivi, che si ma cresci. scambiano continuamente proprietà producendo nuove proprietà nella struttura di insieme. M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 17 La comunicazione. Come rappresentarla Ogni comunicazione contiene un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione che definisce i rapporti tra gli interlocutori. Si può dire "Bene!" ma per lodare o… per mettere in ridicolo M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 18 La comunicazione. Come rappresentarla Gli elementi della comunicazione COME Tono della voce 30 % COME 60 % 10 % Gestualità Contenuto COSA M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 19 La comunicazione. Come rappresentarla I PARADIGMI ESPLICATIVI DELLA COMUNICAZIONE IL PARADIGMA INFORMAZIONALE IL PARADIGMA RELAZIONALE M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 si fa carico di rappresentare la comunicazione come processo di “trasmissione di dati e di significati” regolati da norme grammaticali, sintattiche e semantiche appartenenti al linguaggio adoperato sottende in modo esplicito il concetto di “legame”, ossia l’elemento su cui si fonda e di cui è costituita la stessa natura delle interazioni umane e sociali 20 La comunicazione. Come rappresentarla COMUNICAZIONE COME PROCESSO INFORMAZIONALE Processo attraverso il quale il sistema sociale produce gli elementi di cui è costituito. Tutto quello che non è comunicazione è ambiente (N. LUHMAN) COMUNICAZIONE COME PROCESSO RELAZIONALE Processo attraverso il quale l’individuo, nella rete contestuale e intersoggettiva del mondo simbolico, è continuamente creatore di senso (G. GADAMER) M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 21 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA INFORMAZIONALE Il modello matematico della comunicazione M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 (Shannon e Weaver) 22 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA INFORMAZIONALE Il modello cibernetico della comunicazione M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 (Weiner) 23 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA INFORMAZIONALE Il modello semiotico della comunicazione M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 (Eco) 24 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA RELAZIONALE Il modello Sistemico-costruttivistico della comunicazione M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 (Bateson, Maturana, Varela) 25 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA RELAZIONALE Il modello elicoidale della comunicazione M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 (Watson e Hill) 26 La comunicazione. Come rappresentarla La figlia al padre: Che intendi dicendo che una conversazione ha dei contorni? Questa conversazione ha avuto un contorno? Il padre alla figlia: Oh si, sicuramente. Ma non possiamo vederlo perché la conversazione non è ancora finita. Non puoi mai vederlo mentre sei all’interno, perché se potessi vederlo, tu saresti prevedibile, come una macchina. E io sarei prevedibile, e noi due assieme saremmo prevedibili. (Bateson, 1989). PROCESSO COMUNICATIVO fuori dentro M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 27 La comunicazione. Come rappresentarla Principio della comunicazione di G. Bateson Ogni evento comunicativo è comprensibile solo a patto che si comprenda che è modellato su qualcosa che ha già un “significato”, che è basato cioè su un messaggio meta-comunicativo già convenzionato ed accettato dalle parti M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 28 La comunicazione. Come rappresentarla L’agire linguistico è un operare in modo strutturale perché dal punto di vista biologico, nella comunicazione non c’è trasmissione di informazione ma “c’è sempre comunicazione ogni volta che c’è coordinazione comportamentale in un dominio di accoppiamento strutturale” Ogni persona dice ciò che dice e ascolta ciò che ascolta secondo la propria determinazione strutturale ( H. Maturana, 1993 ) M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 29 La comunicazione. Come rappresentarla In una circolarità interpretativa, “comunicazione” diventa ricerca continua di condivisione della misura di ciò che ci appare come il “là fuori” (appare a me e a te) attraverso l’invenzione di una storia comune, di una narrazione che ci vede insieme CIO’ SIGNIFICA SAPER VIVERE UN PARTICOLARE STATO SPECIFICO DELL’INTERAZIONE UMANA: L’ASCOLTO Se è “l’ascolto” il momento in cui si costruisce il senso, allora il saper ascoltare è il punto centrale del saper comunicare. E, paradossalmente, anche in prospettiva informazionale, nell’atto comunicativo NON SI TRATTA DI TRASMETTERE MESSAGGI MA DI TRASMETTERE ASCOLTI. M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 30 La comunicazione. Come rappresentarla ASCOLTARE IN CINESE M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 31 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione Per trasmettere ascolti … 1 essere “aperti” alla condivisione, mettendo in comune valori, credenze, giudizi sulla realtà costruita con l’altro e modificando quegli stessi valori mettendoli in discussione alla luce dell'altro che dialoga con noi. 2 saper gestire il dilemma del rapporto con il mondo esterno che è in noi, tra il pensare e lo spiegare il nostro pensiero messo continuamente in discussione dall’ascolto dell’altro. 3 avere familiarità con lo stupore, nel senso dell’enigma, della scoperta, dell’abbraccio che l’emozione dell’altro ci comunica quando ascoltandolo riascoltiamo noi stessi riscoprendoci. Il contatto con l’altro M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 La capacità di ascolto sta nel saper essere metacognitivo, ma anche nel saper essere metacomunicativo, cioè nel saper fare autoriflessione ma anche autosuggestione, per essere capace di influenzare l’universo che abbiamo costruito oggi ma soprattutto per essere capaci di influenzare gli universi che desideriamo far nascere domani. 32 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA RELAZIONALE DELLA COMUNICAZIONE Il modello transazionale Stato dell’IO GENITORE G (E. Berne) Norma Dogma L’IO ETEROPSICHICO Pregiudizio Conformismo Stato dell’IO ADULTO A Ricerca L’IO Sperimentazione NEOPSICHICO Autonomia Socializzazione Stato dell’IO BAMBINO M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 B Creatività L’IO ARCHEOPSICHICO Affettività Emozione Egocentrismo 33 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA RELAZIONALE DELLA COMUNICAZIONE Il modello transazionale (E. Berne) SENSAZIONE (c’è qualcosa) INTUIZIONE (posso prevedere cosa potrà essere) L’IO PSICHICO PENSIERO (capisco cos’è) SENTIMENTO (so quanto vale) M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 (C. Jung) 34 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA RELAZIONALE DELLA COMUNICAZIONE Il modello transazionale VITA INSEGNATA GENITORE L’Io Genitore valuta e giudica M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 (E. Berne) VITA PENSATA ADULTO L’Io Adulto comprende e ragiona VITA SENTITA BAMBINO L’Io Bambino sente e reagisce 35 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA RELAZIONALE DELLA COMUNICAZIONE Il modello transazionale (E. Berne) Transazione Stimolo transazionale Reazione transazionale G G G G A A A A B B B B TRANSAZIONE PARALLELA M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 Comunicazione possibile TRANSAZIONE INCROCIATA Comunicazione impossibile 36 La comunicazione. Come rappresentarla IL PARADIGMA RELAZIONALE DELLA COMUNICAZIONE Il modello transazionale (E. Berne) CINQUE BUONE NORME PER UNA TRANSAZIONE SEMPRE POSSIBILE 1 Imparare a conoscere il proprio IO BAMBINO e le sue forme di espressione utilizzate più comunemente 2 Imparare a conoscere il proprio IO GENITORE e le sue forme di espressione generalmente scelte nelle transazioni 3 Essere sensibile all’IO BAMBINO degli altri apprezzandolo, proteggendolo e comprendendo le sue frustrazioni e le sue contraddizioni 4 5 “Contare fino a dieci” prima di rispondere in modo da dare al proprio IO ADULTO il tempo necessario per utilizzare i dati che arrivano e per separare il GENITORE e il BAMBINO dalla realtà Non reagire se non si ha certezza sulla transazione in atto M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 37 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione IL PARADIGMA RELAZIONALE La Finestra di Johary (J.Luft e H.Ingham) Noto a Me Ignoto a Me Noto ad altri AREA APERTA AREA CIECA Ignoto ad altri AREA NASCOSTA AREA IGNOTA Area Area Area Area aperta: Qui sta tutta la mia esperienza conosciuta da me e da chi mi sta intorno. cieca: Qui sta quanto i miei amici sanno di me, senza però farmelo sapere. nascosta: Qui stanno i sentimenti, i pensieri e quanto non oso dire agli altri e che tengo per me. ignota: Qui stanno i fattori della mia personalità di cui né gli altri né io stesso sono consapevole M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 38 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione IL PARADIGMA RELAZIONALE La Finestra di Johary (J.Luft e H.Ingham) I 4 livelli di difficoltà nella comunicazione AREA APERTA Distanza tra codice appreso e codice usato AREA CIECA Distanza tra messaggio inviato e comportamento mostrato AREA NASCOSTA Distanza tra messaggio inviato e immagine proiettata AREA IGNOTA M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 Invasione dell’inconscio nella comunicazione 39 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione NON SO CHE COSA HO DETTO FINCHE’ L’ALTRO NON MI RISPONDE M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 40 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione Il Feed-back Il Feed-back è una risposta che produce a sua volta una risposta, cioè un altro feed-back. In quanto tale costituisce un fattore di controllo della comunicazione. Attraverso il Feed-back esprimiamo assenso o dissenso, accettazione o rifiuto, comprensione o incomprensione, chiarezza o confusione. il Feed-back positivo è un atto di conferma dell’altro che approva ciò che l'altro ha detto o ha fatto. Significa dire "Tu esisti, sono d'accordo con te". il Feed-back negativo è un atto di negazione dell’altro e di quanto l’altro ha detto o ha fatto. Significa dire "Tu esisti, ma non sono d'accordo con te". la Disconferma è un atto di comunicazione patologica che rifiuta ciò che l'altro ha detto o ha fatto e si presenta spesso in forma non verbale. Significa dire "Tu non esisti". M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 41 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione L’INCORAGGIAMENTO E’ una relazione interpersonale che produce sempre effetti positivi sugli altri. È un fattore chiave perché aiuta a sviluppare negli altri il coraggio interiore che agevola un positivo apprendimento ed uno sviluppo individuale più armonioso STRATEGIE NON INCORAGGIANTI • ascolto non efficace • concentrarsi sugli aspetti negativi • minacciare • non coinvolgimento a livello affettivo • enfasi sulla competizione e sul confronto • umiliare M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 STRATEGIE INCORAGGIANTI • ascolto efficace • concentrarsi sugli aspetti positivi • accettare • coinvolgimento affettivo • enfasi sulla cooperazione • stimolare 42 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione L’INCORAGGIAMENTO È facile essere incoraggianti con chi ci piace, più difficile esserlo con coloro che non ci piacciono, che hanno atteggiamenti che ci irritano o le cui risposte non ci soddisfano. Una check-list per riflettere 1 - Credo onestamente in ciò che dico agli alunni? 2 - Il mio entusiasmo per gli alunni si basa sul fare complimenti o sull’incoraggiamento? 3 - Credo veramente che tutti gli alunni con cui lavoro abbiano la capacità di crescere? 4 - In caso negativo, su cosa baso questo mio giudizio? 5 - Fino a che punto sono in grado di sentire come ogni ragazzo vede la vita dal suo punto di vista? M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 43 Pedagogia della mediazione come pedagogia della comunicazione L’INCORAGGIAMENTO L’incoraggiamento è particolarmente efficace quando sentiamo di aver risposto ad una richiesta ed abbiamo soddisfatto i nostri obiettivi, non quando abbiamo raggiunto un qualche generale traguardo desiderato. Alcune proposte su cosa fare A - Nelle discussioni con l’allievo valorizzare i suoi argomenti; B - Trovare il tempo e l’attenzione per lui; C - Non preoccuparsi mai dei silenzi; D - Imparare sempre il suo nome proprio ed utilizzarlo; E - Fare da specchio a quanto l’allievo prova e vuole dire; F - Evitare di interromperlo quando sta parlando; G - Provare ad ascoltare più che a parlare. M. Di Mauro – Scuola in Ospedale L2 44