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note storiche battaglia
COMUNE DI AGNADELLO
ASSESSORATO ALLA CULTURA E SPORT
NOTE STORICHE SULLA BATTAGLIA DI AGNADELLO
Il 1454 con la Pace di Lodi diede inizio ad un periodo di equilibri per la penisola
italiana, in questo contesto storico figura decisiva ed emergente fu la città di Venezia che conobbe un periodo di crescita e di splendore tale da proporsi come
potenza territoriale. Nel 1503 fu eletto papa il Card. Della Rovere che prese il
nome di Giulio II il quale dopo aver recuperato i territori occupati da Cesare Borgia si rivolse contro la
Repubblica di Venezia. Nel mese di novembre del 1508 si incontrarono a Cambrai i rappresentanti di vari stati, tra cui la
Francia, che diedero origine ad una lega antiveneziana. Scopo del re francese era di recuperare la Gera d’Adda ed altri territori limitrofi, mentre l’obbiettivo pontificio era quello di sottomettere le città della Romagna ancora sotto il dominio veneziano.
Nel 1509, il 16 del mese di aprile, Luigi XII re di Francia dichiarava ufficialmente guerra a Venezia. Secondo il Guicciardini
l’esercito veneziano era composto da: 2000 uomini d’arme, 3000 cavalleggeri 15.000 fanti e “copia grandissima di artiglierie”
per un totale di circa 150 bocche di fuoco; al comando di Nicolò Orsini conte di Pitigliano e Bartolomeo d’Alviano: il primo
decisamente più prudente in virtù della lunga esperienza in ambito militare, il secondo dal carattere più impetuoso nel concepire le operazioni. Tra l’aprile ed il maggio 1509 Francesi avevano attraversato l’Adda nei pressi di Cassano, e dopo aver
preso Rivolta si diressero verso la piazzaforte francese di Treviglio che velocemente capitolò permettendo ai Francesi di occupare in breve tempo la Gera d’Adda.
Nei giorni successivi il Pitigliano mosse con le sue truppe da Pontevico, riconquistò con non poca fatica Rivolta e puntò verso Treviglio che in data 8 maggio 1509 fu sottoposta ad un pesante bombardamento, qui la superiorità numerica dei veneziani attaccanti ebbe la meglio e nonostante la strenua difesa dei francesi assediati e dei trevigliesi la città fu riconquistata.
La città fu sottoposta al saccheggio che fu fatale per l’Alviano in quanto le truppe si sparpagliarono e la disciplina venne meno.
L’esercito francese era invece composto da: 6.000 fanti svizzeri, 12.000 fanti francesi, 2.000 uomini d’arme e 67 pezzi di
artiglieria pesante; le figure emergenti al comando delle forze militari francesi furono sicuramente Gian Giacomo Trivulzio e
Carlo d’Amboise affiancati da altri valenti capitani. L’esercito era così suddiviso: la avanguardia al comando del d’Amboise,
la battaglia al comando di Luigi XII e la retroguardia al comando del Trivulzio.
Come già detto tale imponente esercito attraversò l’Adda nei pressi di Cassano su due ponti costruiti appositamente ed in
seguito distrutti per distogliere gli uomini dalla possibilità di una rapida fuga.
Nonostante il parere favorevole del d’Alviano i Veneziani non attaccarono perdendo, secondo l’opinione degli storici, la possibilità di vittoria contro l’esercito impegnato nelle attività logistiche e non pronto ad una improvvisa battaglia.Il giorno 10
maggio fu teatro di alcune piccole scaramucce e isolati colpi di artiglieria mentre il giorno successivo l’esercito francese prese Rivolta e la saccheggiò. Il 14 maggio Luigi XII fece spostare il campo da Rivolta a Pandino, tuttavia alle ore 14 dello stesso giorno parte dell’esercito francese in movimento condotta dal signore d’Amboise e la retroguardia dell’esercito veneziano
al comando dell’Alviano si incontrarono nei pressi del cascinale Mirabello, pochi chilometri fuori da Agnadello. Il capitano
francese, vedendo le truppe di Venezia disorganizzate colse l’occasione e ordinò all’artiglieria di aprire il fuoco. Informato dai
messaggeri il Pitigliano invitò l’altro comandante a evitare lo scontro ma a causa di un ritardo del messo e per il forte desiderio di combattere l’Alviano diede inizio alla contro offensiva che diede proficui risultati ai veneziani i quali riuscirono a sbaragliare la cavalleria nemica. Le sorti della battaglia erano però destinate a mutare con l’intervento del Trivulzio che con le sue
truppe fece indietreggiare gli avversari. A questo punto l’Alviano diede ordine di dirigersi un poco più a sud, nel luogo dove
sorge l’attuale cascina Mirabellino, per disporre più favorevolmente l’artiglieria. Saputolo il Trivulzio fece in modo di precedere i nemici che furono attaccati con forza e messi ulteriormente in difficoltà, verso le ore 16 da un forte scroscio di pioggia.
Dopo più di tre ore dal campo di battaglia ormai coperto di morti si alzo il grido: “Vittoria, vittoria. È rotto il campo dei veneziani. All’udire tale parole vari comandanti passarono alle file nemiche e la maggior parte degli armati si diede alla fuga. L’Alviano resistette valorosamente ma fu prima ferito e poi catturato. I veneziani rimasti non si arresero facilmente e, come sostiene
il Giucciardini, senza voltare le spalle al nemico morirono nel luogo ove si trovavano.
La battaglia termino attorno alle 18 del 14 maggio 1509, rimasero sul campo 14.600 (così riportava la lapide della chiesa
fatta erigere sul luogo da Luigi XII). Il bottino fu cospicuo: vari pezzi d’artiglieria di diverso calibro, armi, munizioni, centinaia
di prigionieri e vari valenti comandanti tra cui l’Alviano che rimase nelle mani dei francesi per quattro anni. Il 16 maggio il re
francese lasciò Agnadello alla volta di Pandino e poi di Crema; per i veneziani la guerra era ormai perduta. Gli storici sono
concordi nel sostenere che due furono i sostanziali motivi della sconfitta di Venezia: da una parte l’esuberanza dell’Alviano
dall’altra la titubanza del Pitigliano. La battaglia di Agnadello diede vita ad un lungo processo di decadenza della Repubblica
veneziana.
La tradizione vuole che al termine degli scontri Luigi XII sia sceso da cavallo a messosi in ginocchio ringrazio Dio per la vittoria accordatagli e diede ordine di erigere una chiesa o una cappella dedicata a “Nostra Signora della Vittoria” che ancora
oggi viene venerata in Agnadello.
Al termine di questa nostra piacevole passeggiata nella campagna lombarda ci è parso giusto ricordare quanto carichi di
storia siano i luoghi che abbiamo attraversato. Ti lasciamo dunque questo breve testo che non ha nessuna volontà di esaurire l’argomento ma si propone come un modo per non dimenticare il passato che anche il semplice percorso di una passeggiata campestre può racchiudere.
Marcello Beneggi
Assessore alla cultura e sport
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