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Lezione 06 La scuola decisoria
La teoria dell’azione organizzativa (Barnard, Simon) • Prende le distanze sia dagli approcci tayloristici e burocratici sia dalla contingency theory: studia soprattutto gli aspetti razionali del comportamento organizzativo. • L’organizzazione per i teorici dell’azione e’ un insieme di elementi oggettivi e soggettivi che vanno studiati congiuntamente: da un lato ci sono vincoli oggettivi determinati da forze esterne (ambiente, tecnologia); dall’altro ci sono pero’ le azioni e decisioni degli individui Chester Barnard (1886-1961) • “The Functions of the Executive”, Harvard University Press: i suoi contributi sono vicini, per interessi, alla scuola delle relazioni umane. • Concezione cooperativa del sistema aziendale: gli individui cooperano per cercare di superare i limiti individuali: dal bisogno di cooperazione nascono le organizzazioni formali Barnard: alcuni concetti introduttivi • azione cooperativa: soluzione per superare i limiti individuali (fisici, biologici, mentali) • sistema cooperativo: complesso di componenti (fisici, biologici, personali e sociali) che stanno in una relazione specifica in forza della cooperazione di due o più persone per un fine definito: necessita del consenso degli individui chiamati a cooperare. • organizzazione formale: sistema di forze o attività personali consapevolmente coordinate Barnard: l’importanza degli aspetti soggettivi • Formale-informale: simbiosi tra rapporti formali ed informali nelle org.: (I primi creano i presupposti per lo sviluppo dei secondi e viceversa) • Fine individuale-collettivo: nel momento in cui gli individui decidono di cooperare per raggiungere un fine, nasce un’org. formale ed il fine diventa il fine (impersonale) dell’organizzazione: continua… • Tuttavia il fine organizzativo resta sempre e comunque distinto dai fini individuali che motivano un individuo a partecipare ad un’organizzazione; il problema chiave per un dirigente e’ quello di offrire degli incentivi adeguati ai membri di un’organizzazione affinche’ contribuiscano alla realizzazione del fine collettivo. Il tradeoff efficacia-efficienza • Efficacia = misura in cui l’organizzazione raggiunge i propri obiettivi (es. produrre un dato bene o servizio) • Efficienza = misura in cui vengono soddisfatte le motivazioni individuali a far parte dell’organizzazione. Il dirigente deve perseguire entrambe. La funzione chiave del dirigente e’ trovare un bilanciamento tra le due dimensioni. Barnard e la teoria dell’autorita’ • La fonte dell’autorita’ risiede nel fatto di essere accettata come legittima da parte dei sottoposti • il capo deve ricercare il consenso dei subordinati e non ricorrere a mezzi coercitivi (visione consensualistica del potere) • Un ordine e’ tale solo in virtu’ del fatto che i subordinati lo accettano come ordine (l’autorita’ non risiede nel fatto di occupare una specifica posizione nella gerarchia) Gli ordini: caratteristiche Affinche’ un ordine venga accettato come tale e’ necessario che: • Venga compreso • Venga ritenuto compatibile con i fini dell’organizzazione • Venga ritenuto compatibile con gli interessi personali • Venga ritenuto eseguibile senza sforzi eccessivi Classificazione degli ordini • Ordini chiaramente inaccettabili • Ordini appena accettabili • Ordini indiscutibilmente accettabili Gli ultimi definiscono la “zona di indifferenza” (l’insieme degli ordini che vengono accettati ed eseguiti senza discutere) Classificazione degli ordini • L’ampiezza della “zona di indifferenza” dipende dal rapporto tra contributi ed incentivi: maggiori sono gli incentivi rispetto ai contributi, piu’ i dipendenti saranno disposti ad allargare la propria zona di indifferenza (i.e., ad obbedire senza discutere) L’obiettivo dell’autorita’ • Obiettivo dell’autorita’ e’ quello di aumentare gli incentivi per aumentare il consenso, ma: • Per Barnard gli incentivi piu’ importanti sono quelli non materiali (riconoscimento, stima, prestigio, ecc.) La personalita’ del dirigente • Il dirigente deve essere dotato di senso di responsabilita’ superiore alla media, espressione della “personalita’ organizzativa” • Il dirigente deve perennemente cercare di indurre i membri dell’organizzazione ad agire per il fine collettivo e non per i fini individuali Il contesto storico Perche’ l’enfasi di Barnard sul dualismo fini collettivi-fini individuali? • Declino dell’individualismo utilitaristico a favore di una fondazione etica della societa’ (fondamento cooperativo dell’azione sociale) • Avvento dei managers non proprietari Managers non proprietari I manager non proprietari gestiscono un’impresa che non possiedono Possibili tensioni tra personalita’ organizzativa e personalita’ individuale e possibili conflitti tra management e proprieta’ Barnard vuole legittimare il ruolo del management non proprietario sulla base di valori di lealta’ e responsabilita’ e sulla base di una concezione d’impresa come sistema cooperativo in cui tutti sono membri a pari titolo Critiche a Barnard • Visione idilliaca del potere, visto sempre come consensuale • L’enfasi sugli incentivi non materiali lascia spazio a possibilita’ da parte dei “capi” di ricorrere a meccanismi di persuasione e di manipolazione per ottenere la collaborazione dei subordinati. • Alterna momenti di estrema modernità a retaggi dei modelli precedenti: va anch’egli valutato nel contesto. Aspetti innovativi • Barnard introduce per primo la distinzione importante tra fine organizzativo e fini individuali, che sara’ al centro della moderna teoria dell’agenzia. Herbert Simon (1916-2001) • Economista, psicologo, studioso di intelligenza artificiale, scienze cognitive e teorie dell’organizzazione (premio Nobel per l’economia nel 1978) • definizione di organizzazione come coordinamento e controllo del processo di decisioni (premesse decisionali) • proposta della teoria della razionalità intenzionale e limitata • analisi delle modalità o meccanismi di influenza organizzativa (per ridurre i limiti alla razionalità) Ricordo di Simon: http://www.unitn.it/unitn/numero31/simon.html Simon:Il processo decisionale (1) Il comportamento umano e’ intenzionale (rivolto ad uno scopo) e razionale (fondato sulla scelta tra alternative che portano al raggiungimento dello scopo) • giudizi di fatto: valutazioni empiriche verificabili (adeguatezza dei mezzi ai fini) • giudizi di valore: valutazioni etiche non verificabili o falsificabili (desiderabilita’ dei fini) Simon:Il processo decisionale (2) F M F continuum mezzi-fini M F M • decisioni come concatenazione di obiettivi e strumenti • l’adeguatezza del mezzo al fine è oggetto dei giudizi di fatto • la desiderabilità del fine è oggetto di giudizi di valore Simon: I limiti alla razionalità • limiti di conoscenze: riguardano la disponibilità di informazioni e la loro ambiguità • limiti di capacità: riguardano la possibilità di elaborare le informazioni disponibili • limiti di obiettivi: riguardano la funzione obiettivo del/dei decisori Simon:Razionalità oggettiva e razionalità limitata razionalità oggettiva (homo oeconomicus) razionalità limitata tutte le alternative di azione possibili sono note è possibile calcolare tutte le conseguenze di ciascuna azione le informazioni sono una free commodity l’agente ha una precisa funzione di utilità delle sue scelte attuali e future la conoscenza delle alternative di azione è sempre incompleta la conoscenza delle conseguenze delle azioni è frammentaria le informazioni sono costose le preferenze non sono perfettamente ordinabili e il loro variare nel tempo non è prevedibile il decisore è unico i decisori sono più di uno la decisione avviene in base a calcolo la decisione avviene su base euristica ottimizzante e soddisfacente la scelta è un processo sinottico la scelta è un processo sequenziale Fonte: Isotta (2003) Simon:I meccanismi di influenza • divisione del lavoro (limitazione dell’autonomia decisionale) • procedure (decisioni programmate, programmi d’azione semi-indipendenti) • flussi di informazioni • addestramento e indottrinamento (capacita’, conoscenze, obiettivi interiorizzati) • comunicazioni non autoritarie (persuasione e suggerimenti) • autorità Scopo delle organizzazioni • Per Simon le organizzazioni hanno lo scopo di ovviare ai limiti della razionalita’ individuale • Le organizzazioni sorgono per migliorare i processi decisionali • L’attivita’ principale delle organizzazioni e’ quella di prendere decisioni • Le organizzazioni possono regolare il comportamento individuale specificando le premesse su cui si basano le decisioni Simon: Conclusioni • l'oggetto dello studio dell’Economia è il comportamento di esseri umani • porre sempre l'osservazione empirica alla base di ogni sforzo teorico in economia: costruire modelli semplici • la necessità di costruire una teoria economica delle organizzazioni