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ISTITUTO COMPRENSIVO DI ROCCELLA JONICA
Scuola Secondaria di I°- Classe III A - Prof.ssa Mastrullo B
IL TRICOLORE
SIMBOLO DELL’ITALIA
Il Risorgimento fu il periodo della storia d'Italia durante il quale la
nazione italiana conseguì la propria unità nazionale.
Le personalità di spicco in questo processo furono molte
tra cui:
Giuseppe Mazzini, figura eminente del movimento liberale
repubblicano italiano ed europeo;
Giuseppe Garibaldi, per molti un eroico ed efficace
combattente per la libertà in Europa ed in Sud America;
Camillo Benso conte di Cavour, statista in grado di
muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni,
anche finanziari, all'espansione del Regno di Sardegna;
Vittorio Emanuele II di Savoia, abile a concretizzare il
contesto favorevole con la costituzione del Regno
d'Italia.
Repubblica Italiana 1959 centenario della seconda
guerra di indipendenza –
Vittorio Emanuele II, Garibaldini, Cavour e Mazzini
“L’ITALIA :UNA, LIBERA. INDIPENDENTE, REPUBBLICANA”.
A partire dai primi anni trenta dell'Ottocento si impose come figura di
primo piano Giuseppe Mazzini. Nato a Genova nel 1805, divenne
membro della Carboneria nel 1830. La propria attività di ideologo e
organizzatore lo costrinse a lasciare l'Italia nel 1831 per fuggire a
Marsiglia, dove fondò la Giovine Italia, un movimento che raccoglieva
le spinte patriottiche per la costituzione di uno stato unitario.
« E un popol morto dietro a lui si mise. Esule antico, al ciel mite e
severo
Leva ora il volto che giammai non rise,
" Tu sol" pensando "o ideal, sei vero". »
(Giosuè Carducci, Mazzini)
Giuseppe Garibaldi (Nizza, 4 luglio 1807 – Isola di Caprera, 2
giugno 1882) è stato un generale, patriota e condottiero italiano.
Noto anche con l'appellativo di “Eroe dei due mondi “per le sue
imprese militari compiute sia in Europa, sia in America
meridionale, è la figura più rilevante del Risorgimento ed uno dei
personaggi storici italiani più celebri nel mondo.
« Garibaldi è un uomo capace di trionfare in qualsiasi
impresa. »J. Duprey,
La giornata
dell'Aspromonte ebbe
luogo il 29 agosto 1862,
quando l'esercito regio
fermò il tentativo di
Garibaldi e dei suoi
volontari di completare
una marcia dalla Sicilia
verso Roma e scacciarne
papa Pio IX.
La famosa canzoncina
«Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba
Garibaldi che comanda,
Che comanda il Battaglion...»
è rimasta, dal quel lontanissimo 1862, ancora assai popolare.
Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, nobile dei Marchesi di Cavour, Conte
di Cellarengo e di Isolabella, noto semplicemente come Conte di Cavour
o Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861), è stato un
politico e patriota italiano. Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al
1852, Capo del governo dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861. Lo stesso
1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne il primo
Presidente del Consiglio del nuovo Stato e con tale carica morì.
« La storia di tutti i tempi prova che nessun popolo può raggiungere
un alto grado di intelligenza e di moralità senza che il
sentimento della sua nazionalità sia fortemente sviluppato »
(Cavour)
Vittorio Emanuele II di Savoia (Vittorio Emanuele Maria
Alberto Eugenio Ferdinando Tommaso di Savoia; Torino,
14 marzo 1820 – Roma, 9 gennaio 1878) è stato l'ultimo
re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo re d'Italia
(dal 1861 al 1878). Egli, coadiuvato dal primo ministro
Camillo Benso conte di Cavour, portò infatti a
compimento il Risorgimento e il processo di unificazione
italiana, guadagnandosi l'appellativo di "Padre della
Patria".
« Pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gli
italiani. »(Massimo d'Azeglio)
Massimo Taparelli, marchese d'Azeglio (Torino, 24
ottobre 1798 – 15 gennaio 1866), fu uno scrittore,
pittore, patriota e politico italiano. Sposò Giulia, figlia
di Alessandro Manzoni, ma l'unione non fu felice.
Sincero patriota italiano, ma cosciente delle grandi
differenze tra i vari regni d'Italia e deciso a rispettare i
sovrani legittimi, era contrario ad una unificazione a
sola guida piemontese e auspicava la creazione di
una confederazione di stati sul modello dell'Unità
tedesca.
Nobili, figli dell'ammiraglio Francesco Bandiera e, a loro volta,
ufficiali della Marina da guerra austriaca, aderirono alle idee
mazziniane e fondarono una loro società segreta, l'Esperia e
con essa tentarono di effettuare una sollevazione popolare
nel Sud Italia. Il 13 giugno 1844, i fratelli Emilio e Attilio
Bandiera partirono da Corfù (dove avevano una base allestita
con l'ausilio del barese Vito Infante) alla volta della Calabria
seguiti da 17 compagni, dal brigante calabrese Giuseppe
Meluso e dal corso Pietro Boccheciampe. Il 16 giugno 1844
quando sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino Crotone
appresero che la rivolta era già stata repressa nel sangue,
vennero catturati a Cosenza, con altri 7 compagni, E vennero
fucilati nel Vallone di Rovito il 25 luglio 1844. .
I Cinque Martiri
La lotta per l'affermazione dei principi di libertà d'uguaglianza e di tolleranza è stata
lunga sofferta e drammatica, e per i calabresi quella dei Martiri di Gerace è stata una
tappa molto importante.
I loro nomi:
Michele BELLO nato ad Siderno il 5/12/1822,
Pietro MAZZONE nato a Roccella il 21/2/1819,
Gaetano RUFFO nato a Ardore il 15/11/1822,
Domenico SALVADORI nato a Bianco il 24/12/1822,
Rocco VERDUCI nato a Caraffa del Bianco l'1/8/1824.
La loro età non superava i 28 anni quando furono fucilati per ordine del governo
borbonico il 2 ottobre 1847 e i loro corpi furono gettati in una fossa comune detta "la
lupa". Appartenevano a famiglie facoltose ed erano stati inviati a Napoli per
frequentare gli studi universitari necessari per il loro brillante avvenire, verso il quale
sembravano indirizzati. Nella città partenopea si nutrirono delle nuove idee liberali e
patriottiche che ormai circolavano in Europa fra gli strati della borghesia illuminata, e
per la loro vivacità furono rimpatriati dalla locale gendarmeria. Inoltre Michele
Bello, Gaetano Ruffo e Pietro Mazzoni erano massoni (i primi due iniziati nella Loggia
"Losanna" di Napoli e il Mazzoni nell'"Umanità Liberale" di Catanzaro) portatori e
testimoni di una morale che impone di essere tolleranti e rispettosi nei confronti di
tutti gli uomini e della loro dignità.
Francesco Stocco (Adami, 1º marzo 1806 –
Nicastro, 7 novembre 1880) è stato un patriota e
militare italiano. Nacque, durante il regno di
Giuseppe Bonaparte, ad Adami di Decollatura da
famiglia aristocratica e filoborbonica. Nel 1860 fu uno
de i Mille. Sbarcato in Calabria, organizzò il corpo dei
volontari garibaldini dei Cacciatori della Sila,
raggiungendo il grado di maggior generale il 27
agosto 1860.
Giovanni Nicòtera (Sambiase, 9 settembre
1828 – Vico Equense, 13 giugno 1894) è stato
un politico e patriota italiano. Aderì alla Giovine
Italia di Giuseppe Mazzini; combatté a Napoli nel
maggio 1848 e quindi insieme a Garibaldi
durante la Repubblica Romana nel 1849. Dopo
la caduta di Roma si rifugiò in Piemonte, dove
organizzò la fallita spedizione di Sapri con Carlo
Pisacane nel 1857. Nicotera, gravemente ferito e
arrestato, fu portato in catene a Salerno, dove
venne processato e condannato a morte.
ALTRI PATRIOTI CALABRESI DEL RISORGIMENTO
Domenico Damis (Lungro, 24 febbraio 1824 – Lungro, 4 ottobre 1904) è stato un
patriota, generale e politico italiano. Nacque a Lungro un paese di lingua albanese,
facente parte a quell'epoca alla provincia della Calabria Citeriore del Regno delle Due
Sicilie. Studiò all'Università di Napoli laureandosi in giurisprudenza nel 1847. A Napoli
aderì alla Giovane Italia di Giuseppe Mazzini e, come altri giovani calabresi di lingua
albanese, il 15 marzo 1844 partecipò a Cosenza con Domenico Mauro, al grido di "Italia e
Costituzione", a una sfortunata sommossa antiborbonica repressa nel sangue.
Biagio Miraglia (Strongoli, 15 gennaio 1823 – Firenze, 1 aprile 1885) è stato un poeta e
patriota italiano. Figlio naturale di Francesco Saverio Miraglia, un possidente di Cosenza,
e di Anna Loria, fece gli studi medi al seminario di Cariati, poi al famoso collegio italo
albanese Sant'Adriano di San Demetrio Corone; si laureò in teologia a Napoli e venne
infine ordinato sacerdote.
Luigi Miceli (Longobardi, 7 giugno 1824 – Roma, 30 dicembre 1906) è stato un patriota e
politico italiano, mazziniano e poi garibaldino, fu deputato, ministro e infine senatore del
Regno. Luigi Miceli nasce a Longobardi, nella provincia della Calabria Citeriore del Regno
delle Due Sicilie (attuale provincia di Cosenza) il 7 giugno 1824. Si laurea in legge;
entrato giovanissimo nella Giovane Italia (1844), coopera alla preparazione
dell'insurrezione calabrese del settembre 1847 e, dopo il colpo di stato reazionario del 15
maggio 1848 da parte di Ferdinando II delle Due Sicilie, è segretario del comitato
insurrezionale in Calabria.
LE DONNE DEL RISORGIMENTO ITALIANO
Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, meglio conosciuta
come Anita Garibaldi (Morrinhos, 30 agosto 1821 –
Mandriole di Ravenna, 4 agosto 1849), fu moglie di Giuseppe
Garibaldi; è conosciuta universalmente come l'Eroina dei Due
Mondi.
« Al santuario Venduto de' miei padri avranno stanza
Le tue reliquie e d'altra donna amata
Madre ad entrambi, adornerai l'avello! »
( da Anita di Giuseppe Garibaldi)
Teresa Casati Confalonieri(Milano, 17 settembre
1787 – Buccinigo, 26 settembre 1830) è stata una
nobildonna italiana, figlia primogenita di Gaspare
Casati e di Maria dei marchesi Orrigoni da Ello (17651793). Il 14 ottobre 1806 sposò Federico Confalonieri,
detto il "Conte Aquila“incarcerato a vita nello Spielberg
. Il suo dramma ispirò Alessandro Manzoni nella
creazione del personaggio di "Ermengarda"
nell'Adelchi.
Enrichetta Caracciolo (1821 – 1901) è stata una patriota e scrittrice
italiana. Figlia di don Fabio Caracciolo e della nobildonna palermitana
Teresa Cutelli, alla morte del padre rimase sotto la tutela della madre
che la costrinse ad entrare nel monastero di S. Gregorio a Napoli. Nel
1840 Enrichetta prese i voti, ma nel 1846 presentò a Pio IX che aveva
fama di papa "liberale", una richiesta di esserne sciolta che non ebbe
esito favorevole. Nel 1848 prese posizione contro i Borboni, per quanto
consentitole dalla sua situazione, introducendo in convento i giornali
liberali e denunciando il fenomeno delle monacazioni forzate. Riprese i
contatti con i patrioti e nel 1860 quando Giuseppe Garibaldi entrò a
Napoli, durante la messa di ringraziamento per la sconfitta dei Borboni
depose sull'altare il velo monacale. Sposò poi il patriota Giovanni
Greuther e pubblicò un libro di memorie, I misteri del Chiostro
napoletano(1864), che destò grande interesse e fu tradotto in 6 lingue.
Matilde Viscontini Dembowski (Milano, 1790 –
Milano, 1º maggio 1825) è stata una attivista italiana,
una patriota affiliata alla Carboneria che viene
ricordata anche per l'amore non corrisposto
suscitato nello scrittore francese Stendhal.
Giorgina Craufurd Saffi (Firenze 11.10.1827–Forlì
30.7.1911) nacque da Sir John Craufurd e Sofia
Churchill, un’illustre famiglia inglese di tradizioni
liberali e sostenitrice della causa nazionale italiana.
Nel 1851 conobbe a Londra Aurelio Saffi, che sposò
nel 1857. Validissima collaboratrice del marito, legata
a Mazzini da una quanto mai salda amicizia, ne
condivise appieno le idealità, adoperandosi per la
loro diffusione. “Una gentile mazziniana di ferro”
Giuditta Bellerio Sidoli (Milano, 16 gennaio 1804 –
Torino, 28 marzo 1871) è stata una patriota italiana.
Figura femminile particolarmente emancipata per la sua
epoca, fu tra i fondatori del giornale La Giovine Italia.
Nella sua casa, al n. 57 di rue de Féréol, ospitò molti
esuli italiani e, tra questi, Giuseppe Mazzini, del quale
divenne amante e collaboratrice politica. Dalla loro
relazione nacque il figlio Adolphe, morto in tenerissima
età.
Protagonista della nascita del movimento
emancipazionista italiano, Gualberta Beccari nacque a
Padova nel 1842, da genitori di fede mazziniana. Fonda
nell'aprile del '68 il noto periodico «La donna» (18681891), che per anni fu il principale organo del
movimento per l'emancipazione femminile in Italia e
annoverò tra le sue collaboratrici esponenti quali Anna
Maria Mozzoni, Elena Ballio, Luisa Tosco e Giorgina
Saffi. Ardente mazziniana, la Beccari orienta la sua
attività tanto in campo giornalistico che letterario,
impegnandosi in particolare per la formazione della
"madre cittadina", necessaria a suo avviso nella nuova
Italia nata dal Risorgimento nazionale.
Elena Clara Antonia Carrara Spinelli (Bergamo, 13
marzo 1814 – Milano, 13 luglio 1886) è stata una
patriota e letterata italiana, meglio nota come Chiara o
Chiarina Maffei, dal nome del marito, il conte Andrea
Maffei. Fu nota per il suo salotto milanese, punto
d'incontro di tante persone illustri: letterati, artisti e
patrioti del Risorgimento, tra cui Alessandro Manzoni,
Giuseppe Verdi e Giovanni Prati.
Il Risorgimento invisibile: Presenze femminili nell'Ottocento meridionale
Le donne coraggiose di Lungro:Matilde Mantile in Stratigò (1800 – 1870), Lucia
Irianni in Damis (1796 – 1865), Cintia Mattinò in Irianni (1835 – 1919), Maria Cucci,
altrimenti conosciuta come "Giubglia" (1819 – 1887), Giovanna e Rosa Damis, sorelle
del generale Domenico Damis, ricordate negli avvenimenti del 1848.
Il 1860 fu l’anno in cui tutto il Meridione, Sicilia compresa, visse la spedizione dei Mille di
Garibaldi. Anche a Lungro (CS), l’evento che doveva segnare l’Unità dell’Italia, vi fu una
mobilitazione generale. Uno dei suoi figli migliori, Domenico Damis, partì coi Mille alla
volta di Marsala. Da Palermo scrisse una accorata lettera, conservata in originale al Museo
Nazionale di Reggio Calabria (archivio Plutino), al fratello Angelo perché si adoperasse a
riunire il maggior numero di volontari dell’intero circondario per aggregarli ai garibaldini
nella loro vittoriosa marcia verso Napoli. A Lungro, dove alto era "il fremito di rivolta e di
libertà", il Damis riuscì a coinvolgere ben cinquecento volontari, dei quali la maggior parte
erano "salinari", operai addetti all’estrazione del salgemma nella locale miniera. Oggi, una
delle principali strade del centro storico di Lungro è intitolata ai valorosi "Cinquecento".
Approssimandosi l’arrivo dei garibaldini a Castrovillari, i volontari, armati alla meglio,
vennero organizzati in cinque compagnie comandate da Vincenzo Stratigò, Pietro
Irianni, Pasquale Trifilio, Giuseppe Samengo e Cesare Martino. Le donne di Lungro,
ancora una volta, si sono volute distinguere, salutando i loro uomini che partivano con una
spontanea manifestazione d’affetto. Al loro passaggio esse lanciarono dai balconi fiori e
grida augurali. Consegnarono a loro oltre che munizioni e acquavite anche una "vistosa
bandiera tricolore ornata dello scudo sabaudo, in cui, i bordi e la croce erano ottenuti con i
galloni argentati in uso per i costumi albanesi femminili". Questa bandiera, oggi conservata
tra i preziosi cimeli della famiglia Damis, sventolò a Capua il 1° ed il 2 ottobre 1860, in testa
al reggimento albanese.
Il Risorgimento invisibile: Presenze femminili nell'Ottocento meridionale
PLUTINO LUCREZIA. Figlia dei patrioti Fabrizio e Caterina Nesci, Lucrezia nasce a
Reggio Calabria nel 1806. Rimasta orfana della madre a quindici anni, si dedicò alla cura
dei fratelli. Per le loro posizioni politiche, i fratelli ed il marito dovettero andare in esilio a
Malta; Lucrezia li rivide solo nel 1848, dopo la promulgazione della Costituzione da parte
di Ferdinando II, ma solo per assistere alle sentenze che li condannavano alla reclusione.
Con la sua energia riuscì a liberare il marito e il suocero, e fece della sua casa un rifugio
per i perseguitati politici. Entrò nella rete cospirativa, occupandosi, fra l’altro, del
reperimento di armi e del reclutamento di volontari. Il suo nome è tra i più ricordati della
storia del Risorgimento calabrese.
Marianna Oliverio, soprannominata Ciccilla, nacque probabilmente a Serrapedace, paesino in
provincia di Cosenza, nel 1840. Sposò il feroce brigante Pietro Monaco, che, arruolatosi nell’esercito
meridionale, aveva combattuto con tanto ardore da guadagnare la nomina di sottotenente durante
l’assedio di Capua. Poi Pietro uccise, per vendicare un torto subito, un facoltoso possidente di
Serrapedace. Quindi disertò, diventando ben presto il capo di un gruppo di ribelli. Prima della fuga, il
Monaco aveva però sposato, in gran segreto, la bella Marianna, sorella di una sua ex amante,
Concetta. Accortasi, dopo pochi mesi dal matrimonio, delle particolari attenzioni che il marito
dedicava alla cognata, Marianna, folle di gelosia, attirò la sorella nella sua abitazione e, mentre
questa dormiva, la uccise con numerosi colpi di coltello. Fu una brigantessa "bella e crudele", come
raccontavano i suoi paesani, donna di fede con "carattere di comando". Arrestata fu deferita, al
tribunale di Catanzaro, dove arrivarono altre brigantesse tutte vestite in nero. La gente di Calabria
cantava: "la fimmina di lu brigante Monaco murìu, lu cori comu na petra mpttu tinia…".
Fratelli d'Italia
IL POETA
Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Goffredo Mameli dei Mannelli nasce a Genova il 5 settembre
1827. Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e
repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel 1847, l'anno in
cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi
per le riforme e compone Il Canto degli Italiani. D'ora in poi,
la vita del poeta-soldato sarà dedicata interamente alla causa
italiana: nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari,
raggiunge Milano insorta, per poi combattere gli Austriaci.
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò
IL MUSICISTA
Michele Novaro nacque il 23 ottobre
1818 a Genova, dove studiò
composizione e canto. Di indole
modesta, non trasse alcun vantaggio
dal suo inno più famoso, neanche dopo
l'Unità. Tornato a Genova, fra il 1864 e
il 1865 fondò una Scuola Corale
Popolare, alla quale avrebbe dedicato
tutto il suo impegno. Morì povero, il 21
ottobre 1885
.
Vittorio Emanuele II: 1 lira del 1863
Repubblica Italiana: 1 lira del 1954
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