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Geologia della Penisola Sorrentina

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Geologia della Penisola Sorrentina
Liceo Scientifico “G. Salvemini”
A.S. 2007-08
Progetto O.R.U.R.F.A.
Orientamento e Raccordo con l’Università per la Ricerca
Fisica e Ambientale
Lezione del 4 febbraio 2008
Geomorfologia della Penisola Sorrentina
e Radioattività Crostale
A cura dei proff.
Raffaele Ortenzia - Matematica
Rita Urciuoli – Matematica e Fisica
Augusto Festino – Scienze Naturali, chimica e geografia generale
La Penisola Sorrentina è compresa
nell'Unità stratigrafico strutturale Monti
Picentini – Monti Lattari e nell'area di
interesse affiora la parte stratigraficamente
più alta della successione che nel suo
complesso è caratterizzata da una serie
continua di natura calcareo dolomitica
con un’età che va dal 'Trias Superiore' al
'Cretacico Superiore' (da circa 195 milioni
di anni fa a circa 65 milioni di anni fa).
Geologia della Penisola sorrentina
La storia geologica della Penisola Sorrentina
inizia circa 200 milioni di anni fa quando, alla
fine di 'Trias', l'enorme continente denominato
'Pangea' incomincia a suddividersi in due grosse
masse continentali: 'Laurasia' (America
settentrionale + Eurasia nell'emisfero boreale) e
'Gondwana' (America meridionale + Africa)
nell'emisfero australe, separate da un oceano in
espansione denominato tetide
Evoluzione della Pangea
In quest’oceano, genericamente allungato da Est verso
Ovest con l'asse posto all'incirca in corrispondenza
dell'equatore e che continua ad allargarsi, s’individua nel
corso del 'Giurassico' (da 195 a 140 milioni di anni fa) un
tipico paesaggio sottomarino costituito da grandi
bassifondi (denominati "piattaforme carbonatiche", simili
alle attuali barriere coralline), in cui è continua l'azione di
deposizione di materiale calcareo da parte di organismi
costruttori, alternati a profondi bacini oceanici.
• Da queste enormi scogliere coralline e dai sedimenti
deposti nei bacini che le separavano, hanno preso
origine le catene montuose italiane.
In questo particolare ambiente marino, la
sedimentazione organica continua per
tutto il 'Cretacico' (da 140 a 65 milioni di
anni fa), accumulando una massa enorme
di sedimenti, che attualmente formano una
serie calcareo-dolomitica continua, con
potenza di almeno 4.000 metri.
• Tuttavia, già a partire dal Giurassico Superiore e
successivamente nel Cretacico, l'oceano che si
era finora espanso inverte il suo movimento. I
margini dei due continenti incominciano ad
avvicinarsi e questo fenomeno ha come
conseguenza diretta la compressione dei
sedimenti che si trovavano sul fondo del grande
bacino marino, il loro corrugamento e in qualche
caso 'emersione; è iniziata la fase tettonica che
porterà alla formazione della catena appenninica
e di quella alpina.
• Solo alla fine del 'Cretacico' i sedimenti che costituiranno
la futura penisola sorrentina verranno interessata dai
movimenti tettonici e, sotto l'enorme spinta,
emergeranno nella quasi totalità.
• A testimonianza di tale fenomeno, le rocce più recenti
della successione calcareo-dolomitica in affioramento in
Penisola Sorrentina hanno un’età proprio del 'Cretacico
superiore'.
• Da questo momento in poi, per circa 30 milioni di anni,
questi sedimenti resteranno al di fuori del dominio
marino, i fenomeni prevalenti saranno di tipo erosivo
mentre continuerà il movimento di tipo compressivo che
porterà all'accavallamento ed al sovrapporsi di tutti i
sedimenti deposti nell'antico oceano.
• In questa fase in cui i movimenti tettonici a carattere
orizzontale sono prevalenti, i sedimenti accumulatisi
nell'oceano per decine di milioni di anni, compressi tra le
due masse continentali in avvicinamento, si muovono e
si accavallano in forme sempre più complesse.
• Le porzioni più plastiche si piegano e si scompongono,
nella pila di strati le parti più alte scivolano
sovrapponendosi a quelle più basse, andando a ricoprire
rocce della stessa età o più giovani, facendo si che
rocce più antiche si sovrappongono a rocce più recenti e
dando luogo a catene montuose caratterizzate dalle
tipiche falde di ricoprimento.
• Una testimonianza di
questi imponenti
accavallamenti di
masse rocciose è
riscontrabile anche a
Capri. Lungo la costa
settentrionale
dell'isola (Cantone,
Caterola e Capo) è
possibile osservare
la sovrapposizione
della massa calcarea
(Cretaceo) sui terreni
calcarei, argillosi e
arenacei più recenti
(Oligocene Miocene).
Solo all'inizio del 'Miocene' (da 23 a 7 milioni di anni fa) i sedimenti cretacici, ormai deformati,
sovrapposti gli uni agli altri ritornano in ambiente marino. Il mare, prima basso, tende rapidamente ad
approfondirsi, sui calcari cretacici si depositano (sedimentano) litotipi provenienti dalle aree ancora
emerse e si forma una successione di mare progressivamente più profondo.
Tornando alla storia geologica della Penisola Sorrentina, alla fine del 'Miocene' possiamo
dire che la struttura della catena appenninica è completa anche se non ha ancora la
forma e le dimensioni di quella attuale.
Tornando alla storia geologica della Penisola Sorrentina, alla fine del 'Miocene'
possiamo dire che la struttura della catena appenninica è completa anche se
non ha ancora la forma e le dimensioni di quella attuale.
La formazione si completerà durante il 'Pliocene' in cui prevarranno i movimenti
orizzontali.
• Alla fine del 'Pliocene' la Penisola
Sorrentina ha infatti quasi assunto la sua
definitiva struttura; i rilievi dei monti
Lattari sono praticamente quelli che oggi
noi riconosciamo da P.ta Campanella –
Monte S. Costanzo fino alle cime del
Monte Faito.
• Nel 'Quaternario' (gli ultimi 2 milioni di anni) saranno
tuttavia fondamentali gli ultimi centomila anni per
determinare l’attuale conformazione della Penisola
Sorrrentina, soprattutto per quanto riguarda la Piana di
Sorrento su cui poi sono sorti i centri abitati dei
principali Comuni (Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello
e Sorrento).
• Infatti, i movimenti della crosta avvenuti nel 'Pliocene' e
nel 'Quaternario' hanno determinato profonde
fratturazioni della crosta terrestre con la formazione,
soprattutto lungo il versante tirrenico di numerosi edifici
vulcanici.
I Campi Flegrei oggi
Caldera Ignimbrite Campana
• La geografia della Penisola Sorrentina infatti è
notevolmente mutata in seguito alla deposizione di
sedimenti di origine vulcanica ed in particolare alla
deposizione del Tufo Grigio Campano che, 'incastratosi'
in una preesistente conca, ha formato la Piana di
Sorrento, circondata dai rilievi collinari su tre lati e
delimitata, a Nord, dal mare. Essa costituisce, sia da un
punto di vista paesaggistico che antropologico, l’aspetto
più tipico e caratterizzante della Penisola Sorrentina.
• Infatti, la tipica falesia costiera ed i profondi valloni
(forre) incisi nel tufo (che l’uomo grazie alla sua
ignoranza ed alla sua supponenza modernista ha in
parte colmato con discariche per ricavarvi poi nel
migliore dei casi strade e piazze) sono il frutto
dell’azione degli agenti esogeni sulla formazione
tufacea.
• Il Tufo grigio ha colmato le depressioni di tutta la conca
campana ed è diffuso dal casertano all’agro nocerino
sarnese; nella Piana di Sorrento, tuttavia, ha contribuito
alla creazione di un particolare paesaggio caratterizzato
da una costa alta a falesia. Essa nel corso degli anni è
progressivamente arretrata in seguito all’azione di
scalzamento al piede operata dal moto ondoso ed al
conseguente crollo di blocchi tufacei che, erosi, hanno
portato alla formazione di piccole spiagge, con sabbia
scura nelle insenature, spesso in corrispondenza dello
sbocco dei rivoli che tagliano perpendicolarmente al
mare la piana tufacea.
• In conclusione i terreni di base sono costituiti da rocce
carbonatiche (Calcari e calcari dolomitici) a luoghi
ricche di fossili del 'Cretacico Superiore'. Al di sopra si
rinvengono sedimenti di età miocenica, costituiti da
arenarie ed argille che, nella parte sommitale,
inglobano terreni alloctoni (provenienti da bacini di
sedimentazione diversi da quello in cui si depositavano i
terreni miocenici) messi in posto in seguito ai grandi
movimenti tettonici che portarono alla formazione della
Catena Appenninica.
• A copertura dei terreni suddetti troviamo sedimenti
piroclastici legati alle fasi esplosive dei numerosi
vulcani dell’area napoletana che, pedogenizzati, cioè
arricchiti di sostanze organiche, rappresentano la coltre
di terreno vegetale.
La radioattività nelle rocce
Da uno studio dell’ISS e dell’ANPA
è risultato che in Campania
• Il valore medio regionale di radiazione
gamma all’interno delle abitazioni risulta
pari a 327.7 nGy/h, mentre la mediana è di
321.5
• il valore medio della dose gamma di
origine terrestre (sottratta quella cosmica)
sarebbe di 295.7 nGy/h.
• La media regionale della dose di
esposizione gamma è circa tre volte
maggiore del valore medio nazionale: l'uso
di materiali contenenti alte concentrazioni
di isotopi radioattivi mostra in questo caso
il suo effetto.
Fine
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