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Slide 1 - ScuolaZoo
LA FATA VERDE:
L’ assenzio come fonte di
ispirazione
artistico - letteraria
Mattia Cigana
Liceo Scientifico Statale
“Michelangelo Grigoletti”
Classe 5^A
Esame di Stato 2013-2014
MOTIVAZIONE DELLA SCELTA:
L’assenzio, le droghe e le bevande alcoliche sono ancora oggi uno dei “problemi” che
caratterizzano la società.
In questi anni, però, tutte queste sostanze sono viste unicamente come fonte di
degradazione sociale, come una sorta di “malattia” che porta una persona ad abusarne
e poi a dover fare i conti con i successivi problemi, legati alla salute, che si creano.
Con questo approfondimento interdisciplinare ho volouto fare un viaggio nella storia per
cercare le origini di uno dei distillati più conosciuti e “famosi” in campo artistico letterario: l’ASSENZIO.
Ho scelto proprio l’assenzio perché è uno degli aspetti caratteristici di un periodo storico, il
fine Ottocento, che mi ha molto colpito soprattutto per la visione della vita di molti artisti
ritenuta quasi una “punizione” dettata da uno spirito che ci guarda tutti dall’alto e la
continua ricerca da parte di questi di un collegamento con questo Assoluto.
Ma molti artisti, come i poeti maledetti in campo letterario e Degas in campo artistico, non
potendo raggiungere una sfera soprannaturale si sono limitati ad esprimere tutta la
sofferenza della società, sottolineandone gli aspetti più assurdi e descrivendone il
malessere che questa provoca.
Questa visione negativa nei confronti dell’esistenza, ha portato molti artisti a ricorrere a
delle sostanze (soprattutto l’assenzio) che potessero creare nelle loro menti una “realtà
parallela” e che potesse permettere a loro una ricerca di un mondo, anche se solo
apparente e fantastico, nel quale avrebbero voluto vivere.
Ed ora iniziamo questo lungo viaggio che ha portato la “Fee Verte” ad essere il distillato
più consumato e la fonte d’ispirazione di molti capolavori che, ancora oggi, invidiamo.
Che cos’è
Motore dell’arte
Come si prepara
Breve storia e fortuna
Soggetto dell’ arte
L’ASSENZIO
Come fonte di ispirazione artistico - letteraria
Il thujone e
le sue
conseguenze
Degas
e
Quadri
sull’assenzio
Il movimento
e
I poeti
maledetti
Oscar
Wilde
L’ ISPIRAZIONE IN UNA BOTTIGLIA
"Un bicchiere d'assenzio, non c'è niente di più poetico al mondo. Che differenza c'è tra un bicchiere di assenzio e
un tramonto? Il primo stadio è quello del bevitore normale, il secondo quello in cui cominciate a vedere cose
mostruose e crudeli ma, se perseverate, arriverete al terzo livello, quello in cui vedete le cose che volete, cose
strane e meravigliose".
Queste le parole di Oscar Wilde, artista estimatore e bevitore dell'Assenzio. Infatti
l'assenzio fu l'ispirazione del modo di vivere bohemiènne ed era la bevanda preferita di
artisti famosi come Vincent Van Gogh, Toulouse Lautrec ed Ernest Hemingway, che
dichiarò di amare l'assenzio per i suoi effetti di far cambiare le idee. Essendo una
bevanda che è sempre stata rinomata per la sua potenza, i gentiluomini di cattiva
reputazione al Moulin Rouge erano famosi per servirsi dell'assenzio per convincere le
signore a condividere le loro idee. Ma in che senso si può dire che questa bevanda
può essere considerata sia come soggetto sia come motore dell'arte? La risposta sta
nelle opere degli artisti stessi. La “Fee Verte”, infatti, fu protagonista di numerosi
quadri, poesie, racconti (e dunque soggetto dell'arte). Ma non fu solo questo. Con le
sue proprietà allucinogene l'assenzio divenne ben presto, per innumerevoli artisti di
fama mondiale, non solo una bevanda, non solo una droga da consumare: si
trasformò in un vero e proprio veicolo attraverso cui poter partecipare ad immagini
fantasiose, allucinate, surreali, talvolta meravigliose, di cui poi scrivere, dipingere,
parlare. Difatti l'assenzio non è una droga vera e propria, ma è considerata tale a
causa dei suoi effetti particolari:il moderato bevitore di vino tende all'allegria, alla
socializzazione, il bevitore di birra ha una ubriacatura più profonda; il bevitore di
assenzio è invece perso nelle sue fantasticherie, la sua creatività aumenta, e per
questa proprietà esso divenne la bevanda preferita fra gli artisti.
Non a caso Baudelaire, tra i più celebri consumatori di assenzio, dedicò un intero libro ai cosiddetti Paradisi Artificiali: i mondi immaginari
creati dalle allucinazioni da droghe.
Ma non è tutto oro quello che luccica. Il poeta Ernest Dawson, morto a 33 anni a causa dell'alcolismo, in una lettera scritta ad un suo
amico commentava l'assenzio:
«In realtà è un errore invaghirsi dell'assenzio. Come alcol robusto, è inferiore al nostro vecchio scotch. Io stamattina mi
sono svegliato con i nervi a fior di pelle e un alito pestilenziale. Capisco che l'assenzio aumenta l'acidità [absinthe makes
the tart grow fonder]. È estremamente nocivo per la pelle. Non ho mai avuto un aspetto così vizioso come questa
mattina»
Che Cos’ è
L'Assenzio è un distillato ad alta gradazione alcolica all'aroma di anice derivato da erbe quali i fiori e le foglie dell'assenzio maggiore (Artemisia
absinthium), dal quale prende il nome. Talvolta viene erroneamente definito un liquore, ma non lo è; essendo l'assenzio imbottigliato senza l'impiego di
zucchero,esso è classificato come distillato. Essendo di colore verde (naturalmente o mediante l'uso di coloranti artificiali), l'assenzio si è affermato
anche con l'epiteto Fée Verte (Fata Verde). Viene generalmente bevuto aggiungendo dell'acqua ghiacciata e/o dello zucchero. Questo tipo di
preparazione è una parte importante, quasi una sorta di rito, per chi beve assenzio. L'assenzio è noto per la popolarità che ebbe in Francia specialmente
a causa dell'associazione con gli scrittori ed artisti parigini del Romanticismo alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX, fino alla sua proibizione nel
1915. La marca di assenzio più conosciuta nel mondo era la Pernod Fils. In aggiunta alle foglie di assenzio, esso contiene semi di anice verde (l'anice
stellato raramente era utilizzato e solo in modeste quantità), semi di finocchio, issopo, melissa, artemisia pontica e diversi altri ingredienti che
cambiavano da distilleria a distilleria. L'assenzio è prodotto per macerazione e diretta distillazione degli ingredienti. Successivamente, qualora lo si
desiderasse, lo si colora con un'ulteriore macerazione di erbe tra cui l'artemisia pontica, l'issopo e la melissa. Il contenuto alcolico è estremamente
elevato per permettere alla clorofilla di restare stabile il più a lungo possibile(tra il 45% ed il 75%). Storicamente, c'erano 4 varietà di assenzio:
ordinario, semi-eccellente, eccellente, e superiore o svizzero, l'ultima delle quali aveva un tenore alcolico maggiore rispetto alle altre. Il miglior
assenzio contiene dal 65% al 75% di alcol. La notevole popolarità che l'assenzio ebbe durante il XIX secolo (grazie anche a prezzi relativamente
contenuti e accessibili a tutti i ceti) portò i produttori di vini, cognac e whisky a iniziare una vera e propria guerra contro l'assenzio, guerra che fu
prontamente accolta dai governi per poter porre fine al diffuso alcolismo, piaga del XIX secolo francese.
La pianta da cui proviene...
L'assenzio fa parte della famiglia delle Asteraceae. Questa famiglia comprende circa 1000
generi e 19000 specie e rappresenta uno dei gruppi più ricchi di forme delle Angiospermae (che
significa seme protetto) o Magnoliofite (nome derivante dalla Magnolia, tipico rappresentante di
questa divisione).L'assenzio, detto anche erba santa per le sue proprietà medicamentose, cresce
in pianura e bassa montagna, nelle zone del centro e del sud Europa. E' un vegetale di tipo
composito, perenne e deciduo, aromatico, con fioritura a luglio, impianto a marzo, su terreno
comune purché giovane, leggero ed asciutto, ed esposizione a pieno sole. Cito: "Cresce in forma
cespugliosa alta e larga circa un metro. I fiori sono piccoli, a forma di capolini riuniti a pannocchia,
di colore giallo. Vengono poi raccolte le sommità fiorite e lasciate seccare all'ombra. La foglia è
pelosa, divisa, bi-tri pennata, di lunghezza fino a 10 cm e di colore verde-grigio argento. In Italia
sono comuni due specie di assenzio: l'assenzio di siepe, o selvatico (Artemisia vulgaris), usato in
erboristeria, e l'assenzio gentile (Artemisia pontica), sfruttato per i liquori; altre varietà sono l'alpino
(vallesia), e l'estragone (Artemisia dracuculus ), ma il più famoso è quello maggiore (absinthium).
Il nome Artemisia deriva da Artemide, dea della caccia, e ricorda le proprietà emmenagoghe della
pianta, mentre l'etimologia di absinthal - absinthium viene dal greco "privo di dolcezza", cioè
amaro, fino al termine latino absentium (assenzio, appunto). Per il suo particolare odore pungente
e sapore amaro, viene impiegato come aromatizzante di amari oppure altri liquori dolci (Vermouth
e Pastis in Francia, Patxatran in Spagna), ma anche di cibi, vini (vino artemisia) ed aceti."
Preparazione della bevanda
Si versa nel bicchiere una dose di assenzio, si appoggia un cucchiaino apposito, forato con una zolletta di zucchero sopra, e con una
brocca, si fa gocciolare dell'acqua ghiacciata (5 parti per 1 parte di assenzio) sullo zucchero per stemperarlo dolcemente. L'acqua e
lo zucchero hanno la funzione di diluire ed addolcire la proverbiale amarezza dell'assenzio, e si dice, anche di aumentare gli effetti
del thujone (ma questo è più verosimilmente un effetto dovuto alla suggestione indotta da quello che è considerato un
rituale).L'assenzio bevuto in questo modo, rimane fresco e con un gusto dolce al punto giusto; inoltre, diventa bianco trasparente...
diversamente, non è assenzio: questa è una proprietà degli alcaloidi dell'artemisia, ed è l'unico vero metodo per scoprire se quello
che si sta bevendo è assenzio o un surrogato. Dopo aver fatto scivolare lo zucchero in fondo al bicchiere si deve agitare un po' e
sorseggiare pian piano.
flambè o bohemiènne: si mette prima di tutto il cucchiaino con lo zucchero sopra il bicchiere, si versa l'assenzio bagnando la
zolletta di zucchero e successivamente avvicinandola al liquore. Fatto questo si incendia la zolletta in modo che il fuoco caramelli lo
zucchero che gocciolando infiamma anche l'assenzio. Fatto caramellare per una quindicina di secondi si spegne il fuoco e si allunga la
miscela con acqua. Questo metodo rende l'assenzio caldo e inebriante.
Assenzio – una biografia travagliata
L'Artemisia Absinthium o Assenzio è una pianta erbacea spontanea. Il nome è ispirato ad
Artemide, dea della caccia ed è una pianta perenne.
La fama delle sue grandi virtù terapeutiche arriva da lontano: già nel 1600 a.c. esse sono
citate in un papiro dall'antica civiltà egizia e, nei secoli successivi, ampiamente utilizzate dai
Romani, Celti, Arabi, e più tardi anche dai medici del Medioevo.
Di fatto, l’uomo acclamato come l’inventore dell’assenzio come lo conosciamo oggi era un
medico francese chiamato Pierre Ordinaire, che nel 1792, dopo essere fuggito dalla
Rivoluzione Francese, si stabilì a Couvet, in Svizzera, dove trovò l’erba assenzio maggiore
(Artemisia absinthium). Come molti medici di campagna, egli preparava i propri rimedi e
conoscendo l’uso dell’assenzio nei tempi antichi, iniziò a sperimentarlo. Dr Ordinaire distillò
un forte liquore (68° Vol.) contenente assenzio, anice, issopo, dittamo, acoro, melissa (un tipo
di menta) e svariate quantità di altre erbe comuni. Il suo assenzio divenne estremamente
famoso come toccasana a Couvet e fu denominato già da allora La Fée Verte (La Fata Verde).
Si dice che alla sua morte lasciò la sua ricetta segreta alle sorelle Henriod, anch’esse di
Couvet, ma alcuni credono che le sorelle Henriod producessero il loro assenzio già molto
prima di Pierre Ordinaire. In entrambi i casi, possiamo vedere che l’uso dell’elisir di assenzio
e il vino miscelato all’assenzio risale a migliaia di anni di fa, ma Dr Ordinaire fu
Charles Baudelaire. L’autore dei “Fiori del
male” è stato uno degli estimatori
indubbiamente il primo a promuovere La Fée Verte, così come la bevanda divenne famosa nel
dell’assenzio, al quale doveva le
XIX secolo. Durante questo periodo molte distillerie comparvero in Francia e in Svizzera
particolari euforie dei “Paradisi artificiali”.
producendo marchi diversi di assenzio.
Il valore delle sue benefiche proprietà si rivelò provvidenziale per le truppe francesi partite alla conquista dei territori algerini: nel
1830 ritornarono due volte vittoriose dopo aver portato trionfalmente a termine la loro missione, grazie al fatto di aver saputo
prevenire e curare diverse malattie allora letali, come il tifo e o il colera, proprio con l'impiego di un infuso di Assenzio.
La storia continua e dalla fine dell'800, per tutta la Belle Epoque ed oltre ancora, l'Assenzio diventa un elemento fondamentale
dello stile di vita Bohemien: dalla pianta viene ricavato un liquore fin troppo amato e celebrato dai più geniali e famosi artisti del
tempo, da Van Gogh a Verlaine e Baudelaire.
Oscar Wilde arrivò ad affermare: "Un bicchiere di Assenzio! Non c'è nulla di più poetico al mondo". Ed il tardo pomeriggio -tra le
17 e le 19- divenne "l'ora verde" dal colore della bevanda, chiamata anche Fata Verde: era il momento della giornata in cui i
parigini non rinunciavano ad una pausa dedicata al famoso liquore.
La reputazione della pozione magica non era accettata universalmente. In parte, ciò era dovuto alla popolarità esplosiva della
bevanda alla fine del XIX secolo. La richiesta di assenzio era così grande che si cominciarono a produrre versioni economiche e
tramite espedienti.
Per esempio, vi sono documenti relativi ad intrugli contenenti alcol puro miscelato a olio di assenzio non distillato e solfato di
rame (per colorarlo di verde) che venivano quindi senza scrupoli spacciati per assenzio, ma come si può immaginare, tali
bevande avevano ben pochi legami con un toccasana alle erbe.
Nel 1905 però avvenne qualcosa che sancì l'inizio della lotta all'ascesa incontrollabile dell'assenzio:
«Una crema di menta, un cognac e soda, sette bicchieri di vino e un caffè corretto al brandy; poi un altro litro di vino,
un’ulteriore innaffiata di brandy e due bicchieri di assenzio».
Queste sono le tappe che i giornali dell'epoca hanno ricostruito riguardo quel 28 agosto alcolico che segnò una svolta per la
Fata Verde. Il robusto bevitore osservato è Jean Lanfray, contadino di 31 anni abitante nel Canton Vaud in svizzera, che dopo
una giornata passata a bere, tornò a casa ed uccise a colpi di fucile la moglie e le due bambine. Grande importanza fu data ai 2
bicchieri di Assenzio, il quale era sospettato di proprietà allucinogene. Questa efferata barbarie sparse il terrore nel cantone
svizzero, nel quale la gente vide materializzarsi l'incubo che in realtà l'assenzio non fosse una Fata Verde, ma un veleno verde,
e prese in considerazione furono anche le allucinazioni omicide di cui cominciava a serpeggiare l'idea da anni addietro. Certo
non aiutò a salvare l'onore della Fata Verde il colpo di pistola che Verlaine sparò a Rimbaud, ne l'orecchio di Van Gogh che si
recise dopo aver bevuto assenzio. Nel 1907 in Svizzera fu firmata una petizione che condannò l'assenzio al bando. In Francia,
sempre nel 1907, la Ligue National Contre L’Alcoolisme [Lega Nazionale contro l’Alcolismo] francese iniziò una campagna
contro il consumo di alcol in generale, ma il loro obiettivo principale era la proibizione dell’assenzio e lo schernivano
chiamandolo la causa di un delirio allucinogeno che avrebbe portato ad "une correspondance pour Charenton" (un biglietto
per Charenton, il manicomio alla periferia di Parigi). Una campagna a base di cartelloni spuntò in tutta la Francia, alcuni
promuovevano l’assenzio, altri ne mettevano in guardia dai suoi mali. Infine fu vietato nel 1915 (Dopo avere deciso inizialmente
di fornire assenzio alle truppe come strumento di prevenzione contro la malaria, il Governo francese decise di vietare
l’assenzio, dichiarando che era il motivo per cui le truppe impazzivano nelle trincee e per la diffusa diserzione durante la Prima
Guerra Mondiale) e grazie anche alla guerra, che distolse gli sguardi dai cafès parigini alle trincee, l'absinthe scomparve
lentamente. E’ importante notare che, oltre al motivo ufficiale espresso dal Governo francese per tale divieto, vi contribuirono
altri fattori, non meno importante il fatto che negli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra, l’assenzio stava
soppiantando il vino quale bevanda favorita della cultura dei caffè parigina. Ciò era in parte dovuto ad anni di inaridimento dei
vigneti. Negli anni tra il 1870 e il 1880 un minuscolo insetto noto col nome di filossera decimò le radici delle viti in tutta la
Francia. Dopo numerosi anni si notò che la filossera non aveva alcun effetto sugli innesti nelle regioni orientali degli Stati
Uniti. Si pensò quindi che se le radici potevano viaggiare, forse le uve francesi potevano essere innestate sulle radici immuni.
L’idea funzionò e quindi si rivelò che la maggioranza dei vigneti francesi riuscirono a risorgere grazie alle radici provenienti
dal ‘Nuovo Mondo’.
Nel frattempo, con una disponibilità di vino limitata e prezzi spinti sempre più in alto, un bicchiere di assenzio rimaneva una
possibilità molto più accessibile, e una volta miscelato, risulta avere più o meno la stessa gradazione di un bicchiere di vino e
viene assorbito nella stessa maniera. Pertanto i francesi adottarono l’assenzio come il perfetto sostituto del vino.
Il Governo francese desiderava assicurarsi che il settore vinicolo non crollasse completamente, e i vigneti avevano una
posizione politica molto maggiore delle distillerie di assenzio. La sparizione dell’assenzio garantì che quando l’uva da vino
ritornò buona, il vino potesse riprendere la sua posizione di bevanda nazionale francese.
L’assenzio nel nostro corpo
Le proprietà del liquore verde smeraldo, che pare abbia
favorito genio e sregolatezza di artisti come
Charles Baudelaire, Edgar Allan Poe e Oscar Wilde, sono
state ora svelate da alcuni studiosi americani.
Come riferisce Karin Hold, ricercatrice della
University of California di Berkeley, la sostanza
responsabile degli effetti allucinogeni dell'assenzio si chiama
tujone e la sua concentrazione nel
liquore è di 10 parti per milione. Il tujone agisce sul sistema
nervoso centrale contrastando l'azione
dell'acido Gama (gamma-aminobutirrico ), che inibisce le
scariche elettriche indirizzate verso i neuroni.
Le cellule nervose, non più protette dal Gama, subiscono
allora un bombardamento caotico di impulsi
determinando uno stato di euforia accompagnato da
apparente lucidità, ma anche da allucinazioni,
convulsioni e delirio. Non a caso si pensa che Van Gogh
fosse in preda ai fumi dell'assenzio quando si tagliò un
orecchio. A differenza di quanto avviene per gli
effetti negativi - ai quali si aggiungono
l'assuefazione e conseguenze devastanti per l'organismo
le attuali ricerche non sono in grado di confermare l'aumento
della creatività indotto dal tujone, dato che la sua azione è
stata finora osservata solo sui topi di laboratorio.
Il Tujone e le sue conseguenze
Il tujone è un composto naturale largamente presente negli oli essenziali di due
specie di Artemisia, Artemisia absinthium e Artemisia pontica.
Il tujone è un monoterpene, una classe di prodotti naturali contenenti dieci carboni,
che si trova in molte diverse piante e fiori. I monoterpeni derivano dall’accoppiamento
di due unità isoprenoidi, che sono costituite da isopentilpirofosfato, un precursore della
sintesi del colesterolo. Questi composti sono di solito olii profumo o solidi a bassa
fusione e sono utilizzati commercialmente come aroma o agenti aromatizzanti. Il
tujone è strutturalmente correlato al mentolo, che è un vecchio rimedio naturale per
varie malattie.
Il maggior impiego del tujone era per l’assenzio, un distillato verde in passato molto
popolare ( fine19°secolo). Gli effetti psicologici dell’assenzio sono stati creduti essere
diversi da quelli di altre bevande alcoliche. Il distillato è stato creduto capace di
rafforzare l’attività del cervello, lo sviluppo di nuove idee, espandere l’immaginazione,
e di agire come un afrodisiaco.
I bevitori di assenzio sono stati segnalati per sperimentare una doppia azione
intossicante. Questa intossicazione combina i separati effetti di alcol e tujone. L’alcol
provoca un effetto sedativo nei bevitori di assenzio, mentre il tujone è segnalato per
essere capace di provocare allucinazioni (sia visive che uditive), nonché eccitazione.
L’unico effetto provato per il tujone, tuttavia, è la sua tossicità per il cervello. La
Formula bruta del tujone:
C10 H16 O
tossicità del tujone nel cervello si pensa sia dovuto alla sua somiglianza strutturale
con il tetraidrocannibinolo, o THC, il composto attivo della marijuana. La cannabis è
stata usata per secoli per scopi medicinali e ha un grande potenziale terapeutico.
Tujone e THC hanno forme simili, e si crede che essi interagiscano con gli stessi
recettori biologici per produrre i loro simili effetti psicologici.
L’ assenzio dipinto
Solitudine e povertà
Molti maestri della pittura non restarono immuni al
fascino dell' assenzio. Tra questi, i più importanti che
dedicarono opere a questa bevanda furono Van Gogh,
Tolouse-Lautrec, Manet, Picasso. Addirittura si narra
che Van Gogh si tagliò l'orecchio dopo aver assunto
assenzio. Ma di tutti i dipinti dedicati alla fata verde
questo è uno dei più noti: si tratta di un' opera di
Edgar Degas, un olio su tela risalente al 1875-76 e
denominato, appunto, “L' assenzio”.
impressionismo
L'opera:
- ambientazione
interna
- inquadratura
- punto di vista
- personaggi
- assenzio: ruolo
- atmosfera / luce
curiosità
Assenzio: ruolo
Curiosità
Il senso che pervade il quadro è quello della solitudine.
Degas vuole mostrarci come essa, di cui egli soffrì per tutta
la vita, ci allontani dalle altre persone e come ci renda
incapaci di comunicare.
L' assenzio che da nome al dipinto è posto sul tavolino. È
infatti rappresentato dal liquido verdastro nel bicchiere della
donna, ed è probabilmente la causa dello sguardo di lei così
vacuo e perso. Dunque non un ruolo celebrativo per questa
bevanda, anzi Degas assegna al quadro un titolo insolito
proprio per mettere in evidenza gli effetti collaterali della
bevanda, mostrando i bevitori come inebetiti dal consumo di
assenzio.
In questo dipinto, uno dei più belli di Degas, il pittore
prese come modelli due suoi amici, l'attrice di teatro
Ellen Andrée e lo scultore Marcellin Desboutin,
personaggi molto noti negli ambienti della bohème.
L'aspetto sconcertante è che i due erano quasi del tutto
astemi. Quando il quadro era già diventato celebre, la
Andrée confidò in un'intervista: «Sì, nel mio bicchiere,
ma solo nel mio, c'era del vero assenzio. Tutto
quello che ci era stato chiesto era di guardare nel
vuoto come due scemi».
Il dipinto è oggi conservato al Museo d'Orsay a Parigi,
nella sala dedicata proprio a Degas.
<< (...) L'assenzio, in particolare, desta preoccupazione. Lesivo alle cellule cerebrali, fattore di
epilessia, rischia di saccheggiare, al pari della sifilide sua alleata, il patrimonio genetico delle
classi dominanti. L'uomo rispettabile che beve smodatamente fra le luci del caffè offre, inoltre,
uno spettacolo degradante che non deve assolutamente divenire consueto. C'è una certa
continuità nel ritrarre pittoricamente il tema del solitario consumatore di assenzio, o comunque
di alcoolici ( vino, birra ), con referenti di significato abbastanza costanti facilmente percepibili.
A prescindere dagli atteggiamenti e dai contesti che possono differenziare oggettivamente le
situazioni ( la strada per Il bevitore di assenzio di Manet , il bar per i soggetti di Degas e Van
Gogh, il chiuso di una stanza per le opere di Toulouse-Lautrec ) le rappresentazioni contengono
un dato convergente. Il bere conduce, più o meno volontariamente, alla perdita di contatti e di
sensibilità per la realtà esterna, rinchiudendo il singolo nel suo microcosmo, dove stenta ad
elaborarsi un rilancio della volontà, dove domina la fissità di sguardi nel vuoto, testimonianza di
sconfitte esistenziali e spesso di degrado sociale >>
da Ph. Ariès, G. Duby, La vita privata, L'Ottocento, Laterza, 1988, pp. 461-462
Altre opere in cui l’assenzio è protagonista
" Il bicchiere di assenzio" 1914 . 21,5 x 16,5 cm.
Museo Picasso, Málaga.
P. Picasso - Bevitrice d'assenzio (1901). Olio su cartone,
65,8 x 50,8 cm Collezione Melville Hall, New York
P. Picasso - La bevitrice di assenzio (1901).
Olio su tela, 73 x 54 cm Museo dell'Ermitage,
San Pietroburgo
Anche il grande Picasso dedicò varie opere alla Fata Verde. In particolare, le due “ bevitrici di assenzio”, entrambe
dipinte nel 1901, riconducibili dunque al “periodo blu” del pittore, ovvero quello in cui, preso dalla mestizia per la morte
di un amico, si indirizzò maggiormente verso temi pauperistici e colori che toccavano ogni gradazione di blu.
Il “bicchiere di assenzio” è invece una scultura risalente al 1914. In questi anni Picasso si dedicò molto ai collage, con
l'amico e pittore George Braque. Negli anni 1914 – 15 egli maturò l'esperienza del cubismo sintetico, per cui l'oggetto
tende a essere ricostruito in piani semplificati, di cui questa scultura è un esempio.
Risale invece al 1859 il “ Beveur d' absinthe” di Edouard Manet, che suscitò
scandalo e vienne rifiutato dal Salon anche perché, come modello, l'artista
aveva preso un vero clochard e il trasfigurato realismo dell'immagine
impressionò la giuria.
Il dipinto si trova oggi a Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptothek
Anton Pevsner - Assenzio con Natura morta, primi anni 20, olio
su tela, cm 75,5x49
L’assenzio in Letteratura
Il Decadentismo
ll Decadentismo fu un movimento culturale che nacque in Francia, verso il 1880,
intorno alla rivista Le Decadent, ma se ne erano avuti i presentimenti alcuni decenni
prima, soprattutto nella sensibilità poetica di Charles Baudelaire che fu considerato
il precursore. Del resto, stabilire dei limiti cronologici per il Decadentismo è più
difficile che di qualsiasi altra manifestazione culturale: esso mette in luce delle linee
di pensiero che si sfaccettano in mille sfumature diverse e danno origine a numerosi
motivi culturali che durano ancora nel nostro tempo.
Anche determinare un’area geografica preferenziale per l’affermarsi
delle tematiche decadenti è molto difficile, perché le inquietudini che si rivelano in
Baudelaire e nei suoi seguaci francesi, si ritrovano in artisti di tutta l’Europa ed
esprimono ovunque un momento di grande tensione culturale. Il vocabolo
decadente , che all'inizio espresse un giudizio dispregiativo verso i giovani poeti che
si ponevano al di fuori delle norme comuni della vita e dell’arte, assunse più tardi il
significato di razionale consapevolezza della decadenza della società e dei suoi
valori, nel dilagante materialismo di quegli anni. Paul Verlaine, infatti, confessava di
sentirsi come un romano della decadenza che vede sfilare davanti a se i barbari
invasori. E i barbari invasori erano tutti i fenomeni di smodata esaltazione per le
conquiste politiche e tecnologiche.
Siamo, quindi , in un’epoca in cui si manifesta vistosamente la divaricazione
tra gli intellettuali e la società. Essi si sentono estranei ad un mondo in rapida
trasformazione, dominato da interessi di carattere economico e materialista,
dove le teorie ottimiste del Positivismo si rivelano fallimentari a spiegare
scientificamente i misteri della vita e dell’uomo.
Essi si sentono lontani sia dalla classe dominante borghese che prospetta nuovi
limiti aggressivi, come l’imperialismo e il razzismo, sia dalle classi popolari che
cercano l’emancipazione attraverso la lotta di casse, gli scioperi, la violenza.
I poeti maledetti
La definizione di "poeti maledetti" si deve a un'antologia, curata da Paul
Verlaine (1844-1896), intitolata Les poètes maudits, pubblicata nel 1884.
L'antologia, che ebbe due edizioni, conteneva testi, tra gli altri,
di Stéphane Mallarmé (1842-98),Arthur Rimbaud (1854-91), e Tristan
Corbière(1845-75), oltre che dello stesso Verlaine. Sebbene Verlaine
negasse qualsiasi carattere unitario e di "scuola" ai poeti inclusi
nell'antologia, come anche a quelli a cui egli aveva dedicato una serie di
biografie, pubblicate dal 1886 al 1892 con il titolo Les hommes
d'aujourd'hui, è indubbio che in un certo ambiente letterario, di cui
Verlaine è stato più che altro un catalizzatore involontario, è
riconoscibile, tra decadentismo, parnassianesimo, simbolismo e loro
coscienza critica, una fucina di irradiamento della poesia moderna.
La "maledizione", nel suo senso più generalizzabile, consisteva nella
separatezza e nella marginalità a cui il poeta, nella nascente società di
massa, si sentiva costretto e di cui aveva consapevole e, si potrebbe
dire, desiderata esperienza. Simile condizione produceva un
declassamento, una perdita di ruolo che diventava fattore di ribellione e
di riscatto estetico, a volte disperato e estremo, come nella sregolatezza
"spontanea" dello stesso Verlaine, a volte lucido e malinconico, come
nella denuncia della "perdita d'aureola“ operata già da Charles
Baudelaire (1821-67) in Le spleen de Paris.
Non di rado i poeti maledetti, investendosi di ciò che Baudelaire
chiamava la "tendenza essenzialmente demoniaca" dell'arte
moderna, erano inclini a mettere in gioco la propria vita intera alla
ricerca di una intensificazione, anche attraverso l'uso di alcol e di
droghe, delle sensazioni, dell'esperienza e della conoscenza.
Charles Baudelaire
L’opera “I fiori del male” di Baudeleire segna il passaggio dal Romanticismo al
Decadentismo cercando di cogliere gli aspetti negativi della modernità e di una
società che emargina l'intellettuale esaltando il progresso scientifico e il
profitto: la sua poesia infatti, canta il vizio, la corruzione, il male di vivere e la
disperazione.
Biografia :
Nato a Parigi nel 1821, Baudelaire conduce una vita dissipata e soggetta a vizi,
rifiutando i valori borghesi dominanti e la civiltà moderna. Dopo la morte del padre,
sua madre si sposò con un ufficiale dalla mentalità troppo rigida e dai modi severi
che convinsero il poeta, a soli 19 anni, ad abbandonare la famiglia per
intraprendere una vita avventurosa e bohemienne che lo porterà a girare il mondo,
all'uso di droghe e alcol e a contrarre la sifilide che lo condurrà alla morte nel 1867 .
I fiori del male:
Nel 1857 la pubblicazione de "I fiori del male" suscita un enorme scandalo,
tanto che l'autore fu processato e poi condannato per oscenità. Nel 1861 uscì
una nuova edizione arricchita di nuove poesie e riorganizzata. Fu divisa in
sezioni: nella prima, intitolata "Spleen et ideal", il poeta riconosce la sua
stessa intima angoscia e depressione (spleen) nel mondo esterno,
guardando con occhi amorosi agli umili e ai diseredati e affermando la
necessità e la speranza di un'evasione per mezzo di alcol e
stupefacenti, in particolare dell’assenzio. Un'allusione all'assenzio
compare in una poesia della prima sezione intitolata Il veleno.
Charles Baudelaire (1821-1867)
Il veleno
1 Il vino, si, sa rivestire la più sordida stamberga
di un lusso miracoloso,
fa sorgere più d'un favoloso portico
nell'oro del suo rosso vapore,
come un cielo che tramonta in un cielo nuvoloso.
5 L'oppio, poi, dilata cose senza confini,
allunga l'illimitato,
approfondisce il tempo, scava voluttà,
riempie l'anima di piaceri
neri e foschi più di quanto possa.
10 Ma tutto ciò non vale il veleno che stilla
dai tuoi occhi, dai tuoi occhi verdi,
laghi dove trema la mia anima e si vede a rovescio...
A folla vengono i miei sogni
per dissetarsi a questi amari abissi!
15 Tutto ciò non vale il terribile prodigio
della tua saliva che morde,
che immerge nell'oblio la mia anima senza rimorso
e, in preda alla vertigine,
la fa rotolare sfinita sulle rive della morte!
Analisi del testo:
Baudelaire dedica questa poesia all’attrice Marie Brunaud, di cui si innamora nel 1847.
In questi versi Baudelaire si affida a quelli che vengono chiamati i “paradisi artificiali”, conseguenti all’uso del vino e dell’oppio
come si può capire dalle seconda strofa. Esso dilata lo spazio (rimuove i confini) e dilata il tempo.
Eppure, né il vino né l’oppio possono essere paragonati al veleno prodotto dagli occhi della donna amata. Nella profondità del
suo sguardo egli vede tutto il proprio spirito, tutti i suoi sogni, tutti i suoi desideri, e la promessa di soddisfarli in quegli “amari
abissi”. La profondità e intensità dello sguardo della donna fatale dominano il poeta e lo rendono dipendente, ancor più
di quel che possano fare il vino e l’oppio.
Poi nella terza strofa però dice della donna. Essa ha parlato attraverso i suoi occhi. Nel verso: "Nei tuoi occhi, i tuoi occhi verdi",
si nasconde un sottile riferimento all'assenzio, chiamato anche "Fata verde" per il suo particolare colore verde.
L'ultimo verso di questa strofa si chiude con "Abissi amari" e qui c'è un'altra allusione a questo liquore poiché si sa che è molto
amaro.
Il veleno provoca meravigliosi sogni che portano però alla morte, come si evince dalla conclusione della poesia,
proprio come l'assenzio, che provoca allucinazioni e strane visioni che rendono molto interessanti le opere degli artisti
che ne fanno uso.
Paul Verlaine
Verlaine Paul è un poeta francese (Metz 1844 - Parigi 1896). Considerato dai suoi contemporanei il maestro della
scuola simbolista, V. esordì con i parnassiani Poèmes saturniens (1866). Condannato a due anni di prigione per aver
sparato a A. Rimbaud, del quale era amico, maturò durante la reclusione una nuova forma poetica, più personale e
musicale, fuggevole, suggestiva, che si manifesta nei due volumi Romances sans paroles (1874) e Sagesse (1879),
fra i più notevoli di tutta la lirica francese dell'Ottocento. Compì gli studi al liceo Bonaparte di Parigi; impiegatosi al
Comune di Parigi, cominciò a frequentare gli ambienti letterari e pubblicò i Poèmes saturniens, dov'è sensibile
l'influsso parnassiano, le Fêtes galantes (1869), più libere e fantasiose, e La bonne chanson (1870), raccolta di rime
d'amore, rivolte alla fidanzata, Mathilde Manté, che sposò nel 1870, e da cui ebbe un figlio. Attraversò subito dopo un
periodo di dissipazione viziosa, dovuto in parte alla guerra, in parte all'amicizia con A. Rimbaud, col quale fuggì da
Parigi e dalla Francia, in completa rottura con la moglie; ma presto cominciarono i dissapori tra i due poeti, e V.,
ubriaco, sparò due colpi di rivoltella contro l'amico, riportandone (1873) una condanna, scontata in Belgio, a due anni
di prigione durante i quali convertì alla religione. I versi intitolati Art poétique nel vol. Jadis et naguère (1884)
esprimono con una grazia aggressiva e ironica i propositi del poeta, che la scuola simbolista, allora agli inizi,
riconobbe come maestro. Ma simbolista, propriamente, Verlaine non era; con i suoi giovani ammiratori egli aveva
comune soltanto l'avversione per le forme consuete, e ufficiali, della letteratura.
Arthur Rimbaud
Anche la vita di Rimbaud (1854-91), amico e discepolo di Verlaine, è caratterizzata dalla trasgressione e
dall'irrequietezza. Egli abbandona la moglie per iniziare con Rimbaud un inquieto vagabondare per il mondo. Torna
in Francia già gravemente ammalato, poco prima di morire. Da Baudelaire trae la concezione del poeta come
"veggente" che si immerge nell'irrazionale. La sua poesia si basa sulla "sregolatezza di tutti i sensi" come dice
nella "Lettera del veggente"ed in essa sono presenti immagini fantastiche provocate dall'uso di assenzio insieme
all'amico Verlaine.
La poesia di Rimbaud è in primo luogo da intendersi come realizzazione di quegli abbozzi teorici iniziati da
Baudelaire. Con quest’ultimo inizia un processo di spersonalizzazione della poesia, che conduce a quella
freddezza e a quella distanza che caratterizzano la poesia contemporanea. In Rimbaud tutto ciò è portato allo
stremo. La spersonalizzazione non consisteva solo nello straniamento del poeta dalla sua poesia (non più
incentrata sull’Io poetico come nel Romanticismo); essa era da assegnare anche all’importanza attribuita alla forma
più che al contenuto. Con Rimbaud si ha una nuova concezione del linguaggio poetico: non conta tanto cosa voglia
effettivamente dire una parola, ma cosa essa musicalmente evoca; il poeta gioca con i suoni, con i foni, senza
necessariamente trasmettere un messaggio. L’idea romantica per cui il poeta debba essere una guida per la
società e tramite la sua poesia debba diffondere un messaggio, civile e politico, è ormai superata.
Stephane Mallarmè
Mallarmé, Stéphane. - Poeta francese (Parigi1842 - Valvins, Fontainebleau, 1898). Fu uno dei
massimi esponenti della poesia simbolista. Nei suoi versi cercò di raggiungere la "poesia pura",
mediante un linguaggio che, con ermetica oscurità, comunicasse al lettore attraverso la musicalità
del ritmo e dei suoni e la suggestione delle immagini; la sua poesia, che con un linguaggio
raffinato e involuto cerca di attingere al fondo misterioso della vita e ai suoi rapporti con il cosmo,
è accompagnata da un senso costante di fallimento e di disperazione. Tra le opere:
l'egloga L'Après-midi d'un faune (1876) e il poema Hérodiade (1864-67).
Fin dai suoi primi versi, pubblicati nell'Artiste e nel Parnasse contemporain (1866 e1871), pur
nell'evidente imitazione di Baudelaire (la lettura delle Fleurs du Mal lo sconvolse e suggestionò
profondamente) si manifesta una sua originale ricerca di espressioni più dense, essenziali,
ermetiche: la poesia deve avere necessariamente per lui un linguaggio per iniziati, oscuro,
misterioso, atto a dipingere non la cosa, ma l'effetto che la cosa produce. E questo per l'angoscia
fondamentale della situazione del poeta: la sua aspirazione alla purezza, all'assoluto, la sua
coscienza del Nulla, il suo sperato conforto nella Bellezza. Da tale tensione drammatica, che
conosce continue crisi d'impotenza e l'ossessione della creazione, nasce una poesia che cerca di
modularsi sul ritmo essenziale dell'esistenza spirituale, di attingere il puro pensiero, il fondo
misterioso della vita, i suoi rapporti col cosmo; e sembra librarsi su un abisso di vuoto e di silenzio,
con un senso costante di fallimento, di disperazione.
«After the first glass, you see things as you wish they were.After the second, you
see things as they are not.Finally you see things as they really are, and that is the
most horrible thing in the world.»
Oscar Wilde, about absinthe.
Oscar Wilde
Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde (October 16, 1854 – November 30, 1900) was an Irish
playwright, novelist, poet, and short story writer. Known for his extraordinary wit and his eccentricity,
he was one of the most successful playwrights of late Victorian London, and one of the greatest
celebrities of his day.
Birth and early life
Wilde was born in Dublin in 1854, second son of a surgeon (who also wrote books on archaeology
and folklore) and a successful writer .
In June 1855, the family moved to a fashionable residential area, where Lady Wilde held a regular
Saturday afternoon salon with guests including Sheridan le Fanu, Samuel Lever, George Petrie,
Isaac Butt and Samuel Ferguson. Oscar was educated at home up to the age of nine. He attended
Portora Royal School in Enniskillen, Fermanagh from 1864 to 1871.
After leaving Portora, Wilde studied classics at Trinity College, Dublin, from 1871 to 1874. He was an
outstanding student, and won the Berkeley Gold Medal, the highest award available to classics
students at Trinity. He was granted a scholarship to Magdalen College, Oxford, where he continued
his studies until 1878 and where he became a part of the Aesthetic movement, one of its tenets being
to make an art of life. In November 1878, he graduated with a double first in classical moderations
and literae humaniores, or 'greats'. After graduation, Wilde returned to Dublin, where he met and fell
in love with Florence Balcombe. She in turn became engaged to Bram Stoker. On hearing of her
engagement, Wilde wrote to her stating his intention to leave Ireland permanently. He left in 1878
and was to return to his native country only twice, for brief visits. The next six years were spent in
London, Paris and the United States, where he travelled to deliver lectures. Then, Oscar moved to
London to live with his friend Frank Miles, a popular high society portrait painter. In 1881, he
published his first collection of poetry. “Poems” received mixed reviews by critics, but helped to move
Oscar's writing career along. In London, he met Constance Lloyd. She was visiting Dublin in 1884,
when Oscar was in the city to give lectures. He proposed to her and they married in 1884 in London.
Constance's allowance allowed the Wildes to live in relative luxury.
The couple had two sons. But Oscar became soon tired of his marriage. After Oscar's downfall, Constance took the surname Holland for herself and
the boys. In 1891 he met the young and handsome Lord Alfred Douglas, with whom Wilde dared to have an homosexual affair. The boy's father, the
Marquess of Queensbury, forced a public trial, that was the start of his downfall. Wilde was convicted of homosexual practises and subsequently
sentenced to two-year hard labour.
Prison was unkind to Wilde's health and after he was released on 1897 he spent his last three years penniless,
in self-imposed exile from society and artistic circles. He went under the assumed name of Sebastian Melmoth,
after the famously "penetrated" Saint Sebastian and the devilish central character of Wilde's great-uncle
Charles Robert Maturin's gothic novel Melmoth the Wanderer. Nevertheless, it seems, according to Douglas,
that Wilde lost no time in returning to his previous pleasures.
He spent his last years in the Hôtel d'Alsace, now known as L'Hôtel, in Paris, where he was notorious and
uninhibited about enjoying the pleasures he had been denied in England. He died of meningitis in Paris in 1900.
A professor of aesthetics
Wilde totally adopted the “aestethic ideal”, as he affirmed in one of his famous conversations: < My life is like a
work of art >. He lived in the double role of rebel and dandy. Also if there are lots of points in commons
between bohemian and dandy, they are not the same thing: in fact, while the bohemian allies himself to the
masses, the urban proletariate, the dandy is a bourgeois artist, who, in spite of his uneasiness, remains a
member of his class.
The wildean dandy is an aristocrat whose elegance is a symbol of the superiority of his spirit; he uses his wit to
shock, and is an individualist who demands absolute freedom. Since life was meant for pleasure, and pleasure
was an indulgence in the beautiful, beautiful clothes, talks, delicious food, handsome boys were Wilde's
interests. He affirmed in one of his books: < there is no such thing as a moral or immoral book. Books are well
written or badly written. That's all >. In this way he rejected the didacticism that had characterised the Victorian
novel in the first half of the century. The concept of “Art for Art's Sake” was to him a moral imperative and not
merely an aestethic one. He believed the only “ Art as the cult of beauty” could prevent the murder of the soul.
Wilde perceived the artist as an alien in a materialistic world. He wrote only to please himself. His pursuit of
beauty and fulfilment was the tragic act of a superior being inevitably turned in an outcast.
His works
Oscar wilde's work includes poetry, proses and play.
The most famous poetry books are: Poems, his first work, written in 1881and published at his own expenses; and The Ballad of reading Gaol, written
in 1898, his last work. This is the only thing he wrote and published after his release from prison. It is about hanging which took place in Reading
Gaol in 1896 which Wilde witnessed as an inmate. In fact, the first six editions of this poetry gave the author as “ C. 3. 3.”, Wilde's prison reference
number.
Also his plays are very famous and still played in the theatres all over the world. The most important to remind are: Salomé (1893); An Ideal
Husband (1895), The Importance of Being Earnest (1895); A Woman of No Importance (1893).
About prose, the most important are: The Canterville Ghost (1887);The Happy Prince and Other Stories (1888, fairy tales); The Picture of Dorian
Gray (1891, Wilde's only novel); The Soul of Man under Socialism.(Essay, 1891); De Profundis (1905, a long letter written in prison, to explain his life
and to condemn Lord Douglas for abandoning him, published posthumously); The Letters of Oscar Wilde (1960, rereleased in 2000, with letters
uncovered since 1960, and new, detailed, footnotes by Merlin Holland).
The Picture of Dorian Gray
The Picture of Dorian Gray is the only novel published by Oscar Wilde, and was first
published as the lead story in Lippincott's Monthly Magazine on 20 June 1890. Wilde later
revised this edition, making several alterations, and adding new chapters; the amended
version was published by Ward, Lock, and Company in April 1891.
The novel tells of a young man named Dorian Gray, the subject of a painting by artist Basil
Hallward. Dorian is selected for his remarkable physical beauty, and Basil becomes strongly
infatuated with Dorian, believing that his beauty is responsible for a new mode of art. Talking
in Basil's garden, Dorian meets Lord Henry Wotton, a friend of Basil's, and becomes
enthralled by Lord Henry's world view. Espousing a new kind of hedonism, Lord Henry
suggests that the only thing worth pursuing in life is beauty, and the fulfillment of the senses.
Realising that one day his beauty will fade, Dorian cries out, wishing that the portrait Basil
has painted of him would age rather than himself. Dorian's wish is fulfilled, subsequently
plunging him into a series of debauched acts. The portrait serves as a reminder of the effect
each act has upon his soul, with each sin being displayed as a disfigurement of his form, or
through a sign of aging.
The Picture of Dorian Gray is considered one of the last works of classic gothic horror fiction
with a strong Faustian theme. It deals with the artistic movement of the decadents, and
homosexuality, both of which caused some controversy when the book was first published.
However, in modern times, the book has been referred to as "one of the modern classics of
Western literature."
Narrative technique
The narrator is an unobtrusive third-person one. The perspective adopted is internal since Dorian's apparition in chapter two: this
allows a process of identification between the reader and the character. The settings are vividly described with words appealing to the
senses. The characters aren' t directly described, but they reveal themselves through what they say or what people say about them,
according to a technique that is typical of the drama.
Allegorical meaning
As in the ancient German myth of Faust, in which a man sells his souls to the devil in order to satisfy all his desires, in this novel the main
character's soul is not in the man himself, but in the picture. So the portrait of Dorian becomes the looking-glass of the man's
sins, horrible actions, and corruption. It is also the picture that records the passing of time, while Dorian remains young and handsome.
Wilde plays on the idea of correspondance between the physical and spiritual realms (beautiful-moral, ugly-immoral).
Moral
The moral is that every excess must be punished and reality cannot be escaped, just like
Dorian dies when he destroys the picture. The horrible, corrupting picture of Dorian Gray
could be seen as a symbol of the immorality of Victorian middle class, while the man's
pure aspect is the symbol of bourgeois hypocrisy.
The picture, finally restored in its beauty, represents instead Wilde's theories
about art: Art survives people, art is eternal.
Motifs
(Motifs are recurring structures, contrasts, or literary devices that can help to develop and
inform the text’s major themes).
The Picture of Dorian Gray
The picture of Dorian Gray, “the most magical of mirrors,” shows Dorian the physical
burdens of age and sin from which he has been spared. For a time, Dorian sets his
conscience aside and lives his life according to a single goal: achieving pleasure. His
painted image, however, asserts itself as his conscience and hounds him with the
knowledge of his crimes: there he sees the cruelty he showed to Sibyl Vane and the blood
he spilled killing Basil Hallward.
Homoerotic Male Relationships
The homoerotic bonds between men play a large role in structuring the novel. Basil’s
painting depends upon his adoration of Dorian’s beauty; similarly, Lord Henry is overcome
with the desire to seduce Dorian and mold him into the realization of a type. This
camaraderie between men fits into Wilde’s larger aesthetic values, for it returns him to
antiquity, where an appreciation of youth and beauty was not only fundamental to culture but was also expressed as a physical relationship
between men. As a homosexual living in an intolerant society, Wilde asserted this philosophy partially in an attempt to justify his own
lifestyle. For Wilde, homosexuality was not a sordid vice but rather a sign of refined culture. As he claimed rather romantically during his trial
for “gross indecency” between men, the affection between an older and younger man places one in the tradition of Plato, Michelangelo, and
Shakespeare.
The Color White
Interestingly, Dorian’s trajectory from figure of innocence to figure of degradation can be charted by Wilde’s use of the color white. White
usually connotes innocence and blankness, as it does when Dorian is first introduced. It is, in fact, “the white purity” of Dorian’s boyhood that
Lord Henry finds so captivating. Basil invokes whiteness when he learns that Dorian has sacrificed his innocence, and, as the artist stares in
horror at the ruined portrait, he quotes a biblical verse from the Book of Isaiah: “Though your sins be as scarlet, yet I will make them as
white as snow.” But the days of Dorian’s innocence are over. It is a quality he now eschews, and, tellingly, when he orders flowers, he
demands “as few white ones as possible.” When the color appears again, in the form of James Vane’s face—“like a white handkerchief”—
peering in through a window, it has been transformed from the color of innocence to the color of death. It is this threatening pall
that makes Dorian long, at the novel’s end, for his “rose-white boyhood,” but the hope is in vain, and he proves unable to wash away the
stains of his sins.
Some quotations from “the picture of Dorian Gray”...
"Because you have the most marvellous youth, and youth is the one thing worth
having." "I don't feel that, Lord Henry." "No, you don't feel it now. Some day,
when you are old and wrinkled and ugly, when thought has seared your forehead
with its lines, and passion branded your lips with its hideous fires, you will feel it,
you will feel it terribly. Now, wherever you go, you charm the world. Will it always
be so?...”
People say sometimes that beauty is only superficial. That may be so, but at least
it is not so superficial as thought is. To me, beauty is the wonder of wonders. It is
only shallow people who do not judge by appearances. The true mystery of the
world is the visible, not the invisible.
When your youth goes, your beauty will go with it, and then you will suddenly
discover that there are no triumphs left for you(...)
The artist is the creator of beautiful things. To reveal art and conceal the artist is
art's sim.
The end of the novel...
After a life devoted only at the pursuit of the pleasure, but spoiled by Dorian's horrible sins (he lives only for pleasure, making
use of everybody and letting people die because of his insensivity), the protagonist decides to free himself of the portrait. In
fact, he lives in the fear that somebody could discover it and wants to erase his sins in order to re-start his life. So he hold a
knife and stabs the picture hidden in a locked room. But something unespected happens: “ There was a cry,heard, and a crash.
The cry was so horrible in his agony that the frightened servants woke, and crept out of their rooms (...) ”. What is it? The
answer is in the last lines of the novel. The servants, scared by the screams they heard after Dorian stabbed the picture, enter
by the balcony in the locked room: “ When they entered they found, hanging upon a wall, a splendid portrait of their master as
they had last seen him, in all the wander of his exquisite youth and beauty. Lying on the floor was a dead man, in evening
dress, with a knife in his heart. He was withered, wrinkled, and loathsome of visage. It was not till they had examined the
rings that they recognised who he was”.
Nell’ arte
A molti decenni di distanza, e nonostante la sua messa al bando, l'assenzio è ancora oggi oggetto di culto e fonte di ispirazione nell'
arte contemporanea. Ha ispirato libri e canzoni, ma è anche diventata una bevanda irrinunciabile per personaggi noti nel mondo
della musica e dello spettacolo. A questo proposito, numerose sono le dichiarazioni di attori (da Jhonny Depp, che lo scoprì sul set di
“from hell” a Leonardo di Caprio) e cantanti (dal famigerato Marilyn Manson agli italiani Bluvertigo) che considerano irrinunciabile
questa bevanda. Tuttavia è necessario ricordare che l' assenzio oggi in commercio ha poco o nulla a che fare con quello assunto nei
secoli addietro dai poeti e dagli artisti “maledetti”, e che spesso queste dichiarazioni vengono rilasciate più per stupire il pubblico che
per un reale fondamento nella realtà. Infatti come si può notare i personaggi citati sono noti al pubblico come artisti dalla personalità
eccentrica, se non estrema.
A seguire qualche esempio di opera moderna ispirata dalla “fata verde” o “strega verde”:
In musica...
L’ assenzio - Bluvertigo
Dicono i Bluvertigo a proposito di questo pezzo: “il pezzo “L’assenzio” è stato eseguito in studio
sotto gli effetti dell’assenzio. L’assenzio peraltro è una bevanda che non è più in commercio in Italia
da almeno cento anni e invece ritorna in auge in Svizzera e Francia. (...) Questa bevanda, nel
passato veniva chiamata la strega verde, perché è verde e perché l’ora in cui viene bevuta, circa
dalle 18 del pomeriggio alle 20, viene definita l’ora verde. L’ora verde diventa quel che per noi oggi
è l’aperitivo. Il nostro pezzo è assolutamente figlio della strega verde e dell’ora verde. La bottiglia
l’abbiamo acquistata in Bulgaria, viene dall’est, è certificata. L’effetto forse non è lo stesso di questi
predecessori prima citati. Dobbiamo dire che noi abbiamo usufruito della bevanda assenzio per
riuscire a trarne giovamento per scrivere la canzone; ma, in secondo luogo, la canzone, se voi
notate, nella parte che noi abbiamo chiamato “solo vocal” dice “gli effetti speciali, la polizia/
travestirsi, la censura/ l’oppio, la religione/ il lego, l’assenzio”. Sotto questa frase c’è un suono, che è
stato prodotto grazie ad un programma alfanumerico che si può facilmente scaricare da Internet,
preso dal sito del M.I.T., Massachussets Institute of Technology.Questo programma si chiama
absinth, cioè ab - a favore di -, sinth – sintetizzatore, cioè assenzio vuol dire: a favore del
sintetizzatore”.
Al cinema...
1.
TOTAL ECLIPSE – POETI DALL‘
INFERNO, regia di Agnieszka Holland,
1995
2.
MOULIN ROUGE, regia di Baz
Luhrmann, 2001
3.
FROM HELL, la vera storia di Jack lo
squartatore, regia di Allen e Albert
Hughes, 2001
Nella letteratura...
L’ assenza dell’ Assenzio, di Andrea G. Pinketts, anno 1999
“ Rimbaud smise di scrivere a diciannove anni, quando, lasciatosi alle spalle l'assenzio, la droga dei poeti
maledetti, si mise a fare l'avventuriero. Lazzaro Santandrea, benchè giunto a un'età assai più matura, continua ad
assumere assenzio senza smettere di fare l'avventuriero e, nel mezzo del cammin della sua vita, si trova alle prese
con inferni che nemmeno l'immaginazione di Dante avrebbe potuto evocare”.
Bibliografia e sitografia
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G.Cricco, F.Paolo di Teodoro, “Itinerario nell'arte” volume 3, ed. Zanichelli, 2005
Roberto Suozzi - dal supplemento "Salute" di Repubblica del 14/1/99
Augias Corrado, Tutti pazzi per l'assenzio, La Repubblica,dicembre 2001
R. Pasero, “Assenzio”, Il Giornale, 5 giugno 2002
“l’ Enciclopedia”, ed. Fabbri, 1997
Wikipedia, www.wikipedia.com
Immagini del thujone dal Sito internet della ricerca italiana - www.ricerca.it
Rockol interviste, intervista ai Bluvertigo, www.rockol.it
Ph. Ariès, G. Duby, La vita privata, L'Ottocento, Laterza, 1988, pp. 461-462
Il Libro de “Il Ritratto di Dorian Gray”
www.treccani.it/enciclopedia/paul-verlaine/
www.treccani.it/enciclopedia/arthur-rimbaud/
“La Letteratura”, Vol. 5 “La Scapigliatura, il Verismo e il Decadentismo”, ed.Paravia
Immagini del thujone dal Sito internet della ricerca italiana - www.ricerca.it
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