Presentazione di PowerPoint - Facoltà di Scienze Economiche ed
by user
Comments
Transcript
Presentazione di PowerPoint - Facoltà di Scienze Economiche ed
Le operazioni di provvista sul mercato mobiliare e sull’interbancario Giuseppe Squeo 1 Il ricorso al mercato Con la revisione delle aliquote fiscali, che portavano quella applicata ai CD a medio termine al 27%, è stata estesa la possibilità di emettere obbligazioni dalle sole banche a mediolungo termine a tutto il sistema bancario. In questo modo la banca ha la possibilità di poter ricorrere al mercato, in modo completo, sia per ricapitalizzarsi (emissioni azionarie) sia per acquisire fondi a medio-lungo termine emettendo strumento di mercato finanziario. Questa operazione nel vecchio ordinamento era consentita solo alle Sezioni speciali ed agli Ics, per cui ora permette alle banche di ampliare e completare lo spettro delle possibilità di fare funding attivando strumenti complementari tra di loro. Le emissioni azionarie completano questo quadro. 2 Le obbligazioni bancarie Le obbligazioni sono sono titoli di debito che impegnano l’emittente al rimborso del capitale oltre che degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell’arco della durata stabilita. Esse sono classificabili in: Ordinarie, che si dividono a loro volta in obbligazioni: con cedola a tasso fisso e variabile (agganciato a parametri di mercato) con periodicità normalmente semestrale; zero coupon, non danno un interesse periodico ma sono emesse con la formula dello sconto. Hanno il vantaggio di semplificare la gestione della vita dei titoli, implicando solo operazioni di emissione e di 3 rimborso. Le obbligazioni bancarie (2) Convertibili, sono simili a quelle ordinarie avendo in più una opzione che consente, ad una data predeterminata la possibilità di optare per la loro trasformazione in azioni con un rapporto di cambio predeterminato.Con riferimento alla conversione essa può essere: diretta, se dello stesso emittente; indiretta, se di società diverse dall’emittente. Il diritto di opzione viaggia insieme al titolo, nel senso che tali obbligazioni o saranno rimborsate o trasformate in azioni. Cum warrant, è un titolo simile al precedente si differenzia per il fatto che il titolare del diritto in un certo periodo può acquistare o sottoscrivere azioni (o strumenti finanziari) ad un prezzo prefissato. 4 Le obbligazioni bancarie (3) Il cum warrant presenta due significative differenze rispetto ai titoli convertibili: il titolo sarà comunque estinto con rimborso del sottoscrittore; l’opzione viaggia a parte, essa è fisicamente staccabile dal titolo e può avere una sua autonoma circolazione ed un suo valore di mercato. 5 L’emissione di obbligazioni In deroga a quanto previsto dal codice civile, il T.U.B. prevede che l’emissione delle obbligazioni bancarie possano essere deliberate dal Consiglio di Amministrazione, in luogo dell’Assemblea straordinaria dei soci. Solo se l’emissione riguarda la convertibilità con azioni vale la norma del codice civile anche per le banche. Questa differenza sta nel fatto che l’emissione di obbligazioni ordinarie rientra nella normale attività di provvista di fondi per la banca, per far fronte all’attività di impiego, con speciale riferimento a quelli a medio-lungo. Mentre per una società non finanziaria questa costituisce un’operazione straordinaria. Parimenti se implica la possibilità di conversione in azioni, anche per la banca assume la veste di operazione straordinaria. 6 L’emissione di obbligazioni: condizioni Tutte le banche possono emettere obbligazioni. Taglio minimo non inferiore a 10.000 euro. Tagli inferiori (minimo 1.000 euro) sono ammessi se: l’emissione è almeno paria 150 milioni di euro; se la banca emittente presenta: un patrimonio di vigilanza non inferiore a 25 milioni euro; bilanci degli ultimi tre esercizi in utile; ultimo bilancio certificato. L’emissione può prevedere la facoltà di rimborso anticipato da parte della banca, purchè sia prevista nel regolamento di emissione ed esercitata non prima di 18 mesi dalla data di emissione. Resta ferma la possibilità per le banche di procedere al riacquisto, sul mercato, delle obbligazioni emesse. 7 L’emissione di obbligazioni: condizioni (2) • • • • Le obbligazioni bancarie devono avere durata originaria minima pari ad almeno 36 mesi, ovvero inferiore a 36 mesi purché la durata media non risulti inferiore a 24 mesi. In nessun caso la durata media può scendere al di sotto dei 24 mesi. L’emissione obbligazionaria e la sua gestione pone vari problemi: all’atto dell’emissione; nella gestione del prestito; nell’organizzazione di un eventuale mercato secondario; al momento della estinzione. Sono problemi di natura organizzativa e finanziaria. Organizzativa, per le competenze che richiede tale attività 8 (nuova) per la maggior parte delle banche italiane. L’emissione di obbligazioni: negoziabilità Ai problemi organizzativi si aggiungono quelli finanziari, ove si voglia garantire un mercato secondario a questi strumenti finanziari. I mercati secondari sono molto importanti per le banche e per i titoli emessi, in quanto, aggiungono alle caratteristiche dei redditività proprie di questi strumenti quelle di liquidabilità, che la quotazione in un mercato garantisce. In particolare i problemi finanziari nascono quando il possessore chiede di smobilizzare i propri titoli, vendendoli alla banca o presso il mercato secondario organizzato nella banca. Una piccola banca che non ha la dimensione finanziariaorganizzativa per far fronte ad una tale situazione può rivolgersi ad una banca più grande o ad un intermediario 9 finanziario. L’emissione di obbligazioni: negoziabilità La negoziabilità da assicurare su un mercato secondario: • regolamentato, • non regolamentato è importante per garantire contemporaneamente la facilità di smobilizzo del titolo ed un valore corretto. La prima potrebbe essere garantita dalla banca emittente che può liberamente riacquistare i propri titoli. La valutazione efficiente del titolo dipende, invece, dallo spessore del mercato. In un mercato spesso i titoli oscillano solo in funzione del rendimento degli altri strumenti finanziari e non della carenza di domanda o di offerta di quel titolo. Da qui l’importanza soprattutto dei mercati secondari regolamentati. 10 La funzione economica delle obbligazioni • • • • Il ruolo assunto da questo strumento nel soddisfare contemporaneamente le esigenze degli emittenti e quelli degli investitori, varia in relazione al tipo di strumento adottato. per le banche costituisce una provvista di fondi a medio lungo per copertura di operazioni simili; per il risparmiatore un investimento finanziario a medio lungo con facilità di smobilizzo, rischio mediamente contenuto e rendimento garantito con rischio di tasso ove non indicizzato; per i convertibili, inoltre, è uno strumento di mantenimento del rapporto di deposito, in attesa che si realizzino o non le condizioni sospensive in attesa che venga esercitata l’opzione; ai clienti consente di guadagnare e osservare mantenendo una opzione di diventare azionista; 11 La funzione economica delle obbligazioni (2) • alle imprese (o banche se diretti) di poter ottenere il finanziamento con interessi deducibili, per poter realizzare i propri progetti; • per gli azionisti di comando (familiare) consente di mantenere per il periodo di osservazione il controllo della società ed eventualmente, solo nel caso si ritiene opportuno non investire ulteriormente nell’azienda poiché i risultati non sono quelli sperati, si rinuncia all’opzione; • per l’impresa finanziata consente di ottenere i finanziamenti per realizzare gli investimenti programmati, in favore fiscale (deducibilità degli interessi) e successivamente di ripatrimonializzarsi. 12 I titoli strutturati Sono obbligazioni complesse, il cui rendimento è composto di due parti: • quella garantita, composta di solito dal rimborso del capitale investito; • quella variabile, agganciata ad un indicatore finanziario (indice azionario, su valuta o su merci). La parte variabile è commisurata, di solito, come multiplo delle variazioni del valore di riferimento. Sostanzialmente è una scommessa, la banca, garantisce il rimborso del valore nominale del titolo; poi, ove l’indicatore prescelto ha l’andamento sperato distribuisce l’utile in proporzione all’intensità del fenomeno, altrimenti l’investitore avrà subito una perdita in conto interessi (remunerazione zero o inferiore a quella di mercato) ma non in conto capitale. 13 I titoli strutturati (2) Sostanzialmente questa operazione configura: • l’emissione di uno zero coupon con valore di rimborso uguale a quello di emissione. • una opzione call se collegata ad un aumento dell’indice di riferimento (put se una riduzione). Il premio (implicito) è dato dalla differenza tra il valore nominale ed il suo valore attuale con tasso pari a quelli di mercato per investimenti obbligazionari a tasso fisso con quella scadenza. Il cliente che vuole un rendimento che faccia crescere il valore dei propri fondi in relazione alla crescita dell’economia o di dati valori speculativi, ha convenienza a fare questa 14 operazione, essendo a rischio limitato agli interessi. I titoli strutturati (3) Parimenti le banche, grazie a questa operazione possono ottenere un piccolo guadagno collegato all’operazione ed una disponibilità di fondi al costo del tasso di attualizzazione. Infatti, la banca che ricopre l’opzione implicita data al cliente si rende immune dal rischio di mercato associato. Il premio che a sua volta pagherà (all’ingrosso) andrà a defalcare quello implicito incassato con un piccolo guadagno (venderà al minuto con un prezzo lievemente più alto). Nel contempo avrà a disposizione i fondi dello “zero coupon” per le operazioni di impiego. Sono operazioni complesse che possono rivelarsi utili per la banca (rischio zero e fondi assicurati) e per il cliente, a forte contenuto speculativo, ma salvando il capitale investito. 15 Operazioni strutturate Area in assenza di rischio di mercato V N zero coupon Valore attuale - Interessi su impieghi Prestiti = Cliente Banca Opzione call (put) Costo implicito acquisto opzione Area a rischio mercato a carico del cliente Guadagno netto banca Premio per copertura 16 I prestiti subordinati: definizione-caratteristiche • • • • Rientrano nella categorie dei prestiti subordinati le operazioni di provvista finanziaria che: abbiano durata pari o superiore ai 5 anni; contemplino la condizione che in caso di liquidazione della società finanziata, il loro rimborso avvenga dopo gli altri debiti in essere. Tecnicamente possono essere attuati sotto la forma: delle obbligazioni semplici o convertibili, del mutuo. Per questa loro caratteristica di “durata” e “non privilegio” comportano un rendimento superiore a quello normalmente corrisposto per operazioni della specie e di medesima durata. Normalmente sono indicizzati. 17 I prestiti subordinati: funzione Per queste caratteristiche sono operazioni a metà strada tra quelle di ripatrimonializzazione e quelle di prestito, per cui, esse vengono vengono assimilate al patrimonio ed entrano per il 50% nel patrimonio di vigilanza. La loro stabilità e la loro maggiore onerosità le fa diventare convenienti per le banche, quando, vengono effettuate nell’ottica del rafforzamento del patrimonio di vigilanza. Infatti, esse hanno il vantaggio: • di non scompaginare nell’immediato l’assetto societario, potendo rinviare a momenti successivi la valutazione della convenienza a ripatrimonializzare la banca; • di essere fiscalmente vantaggiose (totale deducibilità dei costi). 18 I prestiti subordinati: funzione (2) • • • • • Gli svantaggi, oltre che di ordine economico per il maggior costo che comportano, sono collegati: alla gestione di tesoreria al momento della loro scadenza; alla rinegoziazione dell’operazione nel caso che permangano i problemi di ripatrimonializzazione. Per gli investitori tali titoli consentono: a parità di rating o rischio di insolvenza, una maggiore remunerazione del capitale; la possibilità di entrare successivamente nel capitale della banca. Per questi motivi il mercato dei subordinati è particolare in quanto richiede che gli investitori: siano interessati ad entrare successivamente nel capitale dell’azienda; 19 I prestiti subordinati: funzione (3) • abbiano elevati fondi da investire in un’ottica di massimo frazionamento nel bilanciamento del rapporto rischiorendimento; • abbiano l’istruzione tecnica e la dovuta propensione al rischio. Ne deriva la difficoltà di fare incontrare l’offerta di questi titoli (nel caso del mutuo il problema non si pone) con la relativa domanda proveniente dalla massa dei risparmiatori. 20 Le azioni Le azioni sono titoli rappresentativi della proprietà di una società per azioni. Esse nel bilancio figurano sotto la voce capitale sociale e sono rappresentative di tutto il patrimonio aziendale. Azioni ordinarie Azioni privilegiate Sovraprezzo emissioni Capitale sociale Patrimonio Riserve Azioni di risparmio Fondo rischi e oneri 21 Le azioni (2) • • • • • • Le azioni consentono: la distribuzione dei dividendi; l’incameramento della crescita patrimoniale; la divisione del patrimonio tra gli azionisti in caso di liquidazione; il diritto di voto e quindi di partecipare, eventualmente, alla determinazione del gruppo di comando dell’impresa e ai momenti più importanti della vita sociale; quelle di risparmio, solitamente al portatore, garantiscono un rendimento minimo, ma non hanno diritto al voto ; quelle privilegiate, nominative, assicurano la prelazione al momento della distribuzione del dividendo o del rimborso del capitale all’atto della liquidazione; esse non hanno diritto di voto nelle assemblee ordinarie (sì nelle straordinarie). 22 Le azioni (3) Le azioni possono essere quotate sui mercati regolamentati, primario, telematico secondario e sui mercati ristretti. Il prezzo che si forma in questi mercati moltiplicato per il numero di azioni esistente può non coincidere con il patrimonio netto risultante a bilancio. Il patrimonio netto a bilancio può differire da quello “reale teorico” in quanto vi possono essere poste dell’attivo e del passivo che sono state sopravalutate o sottovaluate. Le quotazioni di mercato in quanto: • il mercato può essere poco spesso ed efficiente; in tal caso i prezzi che si formano non sono esattamente rappresentativi del valore dell’azienda; • possono incorporare aspettative sul futuro dell’azienda o dell’economia più in generale. 23 Le azioni: i bisogni degli investitori L’investimento azionario consente ad un investitore finanziario la possibilità di assicurarsi una rendita (dividendi) annuale e nello stesso tempo di vedersi rivalutato il capitale in funzione: • della rivalutazione degli attivi per recupero inflazione; • della crescita economica generale del Paese che si riflette sull’insieme delle imprese operanti o della borsa in cui è eventualmente quotata; • della crescita individuale dell’impresa. Ovviamente, ove l’impresa non sia così dinamica o versi in una situazione di perdita di mercato, i suddetti incrementi possono trasformarsi in perdite di capitale. Le azioni, infatti, sono assoggettate sia ai rischi di mercato, sia a quelli di liquidabilità, sia, infine, a quelli di default. 24 Le azioni: i bisogni degli investitori (2) Alle azioni fanno ricorso, quindi, tre tipi di investitori: • i cassettisti, coloro che puntano a comprare azioni di società che godono di ottima standing (forza della reputazione) o rating (punteggio assegnato nella emissione obbligazionaria da società specializzate), che guardando nell’ottica del lungo termine puntano a guadagnare e rivalutare nel tempo il patrimonio; • quelli che puntano al controllo dell’impresa, disposti a pagare un premio (plusvalore) alle azioni pur di acquistare il controllo dell’impresa; • quelli dell’ottica di breve, che mirano a detenere azioni di aziende in fase di espansione per venderle dopo aver ritenuto che le stesse hanno toccato il loro massimo a breve o a sfruttare il ciclo di borsa. 25 Le azioni: i bisogni delle banche • • • • In una banca, come in ogni società, il patrimonio ha un ruolo molto importante in quanto: esso determina la dimensione dell’impresa e concorre a definire lo standing e l’eventuale rating; rafforza le garanzie per i propri creditori; consente investimenti stabili e quindi finanzia l’attivo immobilizzato; ove presente il margine di struttura (capitale libero) esso consente o l’acquisizione di ulteriori attività immobilizzate o il miglioramento del grado di liquidità dell’impresa. In più, per le banche, esso, come visto, è l’elemento centrale su cui è incentrata la vigilanza prudenziale. Sostanzialmente quasi tutti gli indicatori sono incentrati sul patrimonio: più patrimonio maggiore operatività. 26 Le emissioni azionarie In generale il patrimonio aziendale viene incrementato: • per via interna, con l’autofinanziamento derivante dalla distribuzione solo di parte degli utili e portando gli altri a riserva; • per nuove emissioni azionarie, riservando il diritto di acquisire tali azioni innanzitutto ai soci e quindi agli eventuali nuovi azionisti. Non conviene considerare gli aumenti gratuiti che non portano cash all’azienda e sono solo traslazioni tra poste del patrimonio netto. In Italia fino alla legge Amato poche erano le banche organizzate sotto forma di spa, per cui poche erano le banche che potevano emettere azioni. Questa assenza di tradizione si riflette in un numero di banche relativamente poche che si quotano nei mercati ufficiali. 27 Le emissioni azionarie (2) • La recente evoluzione della borsa ha prima favorito (fase della crescita 1996-2000) l’avvicinamento alla borsa di banche ed azionisti, poi frenato (fase della crisi 2001-2002) o fatto regredire l’avvicinamento dei risparmiatori verso i titoli in generale, compresi quelli bancari. • Le incertezze che gravano sull’evoluzione del mondo bancario italiano, europeo ed internazionale, a seguito della forte evoluzione in corso, rende al momento e nell’immediato futuro, forse, ancora frenato questo mercato. • Le banche italiane, per assecondare gli investitori rivolti al breve, hanno puntato molto sul dividendo che insieme al roe è cresciuto su livelli più elevati dei precedenti. Questo però ha frenato l’autofinanziamento danneggiando le strategie dei cassettisti (più riserve e meno dividendi). 28 La politica dei dividendi Per le banche non vi è un obbligo normativo a corrispondere all’azionista un dividendo, ma solo in presenza di utili questo (salvo casi eccezionali) avviene. Ma è falso pensare che l’azione per la banca (o in generale per le società) sia meno onerosa. Infatti, soprattutto per le imprese quotate è la capacità di distribuire dividendi e di conseguire roe elevati che creano mercato intorno all’impresa. Sono le aspettative sui dividendi ad elevare le quotazioni delle imprese e a rendere conveniente l’investimento azionario. In tal senso i vincoli sono molto più elevati rispetto alle emissioni obbligazionarie, in quanto, la politica dei dividendi, incide fortemente sulla capacità di autofinanziamento dell’impresa. 29 Il mercato interbancario E’ questo un mercato molto importante, che consente alle banche di effettuare, dal lato della provvista, quella che viene definita “raccolta derivata”. Quella raccolta fatta da altre banche e comprata a fini di: • tesoreria, per gestire in modo ottimale, insieme ad altri strumenti i differenziali quotidiani tra entrate ed uscite; • di copertura delle operazioni di impiego (sia a clienti sia a titoli), sia di natura chiusa (il prestito è direttamente agganciato ad un funding sull’interbancario sia in termini di provvista che di tasso) sia aperta per compensare la carenza di raccolta diretta. 30 Il mercato interbancario (2) Da evidenziare come questo mercato ha forti riflessi intermini di tesoreria bancaria e, soprattutto, nella formazione dei tassi applicati alla clientela. Per questo motivo nell’attuale politica monetaria della BCE il mercato interbancario è il principale strumento di trasmissione delle azioni poste in essere dalla banca centrale. Infatti, il tasso interbancario overnight è direttamente influenzato dai tassi policy: di rifinanziamento principale, marginale e sui depositi overnight. Il mercato interbancario è stato esteso su base europea, oltre che grazie all’organizzazione delle aste di rifinanziamento principale e di di quelle a più lungo termine. 31 Il mercato interbancario: Target In tal senso è importante il sistema Target, organizzato dalla BCE che serve a rendere sicuri e veloci i pagamenti infraeuropei. Ogni banca Centrale Nazionale è interlinkata con le altre BCN aderenti. I passaggi sono: cliente propria BCN che interloquisce con la BCN del destinatario. Non esistono compensazioni e le transazioni avvengono con il metodo del regolamento lordo in tempo reale, per cui le partite vanno subito chiuse. Ciò per evitare che a fine giornata qualche banca possa essere insolvente, coinvolgendo in tal modo tutto il sistema con il così detto effetto domino. L’aver creato un mercato interbancario europeo è servito a rendere spesso tale mercato, definendo prezzi che non risentono di carenze di domanda o di offerta e sono i più efficienti possibili. 32 Il mercato interbancario: le operazioni e i tassi Le principali operazioni ricoprono scadenze da un giorno a 12 mesi: • overnight, un giorno a partire da oggi; • tom next, un giorno dal primo giorno feriale; • spot next, un giorno a partire dal secondo giorno feriale; • call money, fino a revoca con preavviso minimo di due giorni; • depositi a tempo: a 1 settimana, 2 settimane, 1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi e 12 mesi. Il principale indicatore di riferimento dei tassi di mercato è l’EURIBOR che riflette l’andamento medio delle contrattazioni nell’ambito dei paesi aderenti all’Euro, riferito alle banche di 33 primario standing (64 reference banks).