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Fattori di rischio in ambiente sanitario
La Medicina del Lavoro • E’ una disciplina a contenuto elettivamente di tipo preventivo • Finalità: prevenzione dell’insorgenza di malattie professionali o tecnopatie • Seconda finalità: promozione ed il mantenimento del più alto livello di benessere fisico, mentale e sociale dei lavoratori. Definizioni • Pericolo: caratteristica intrinseca di ambiente ed agenti chimici, fisici, biologici, nonché di attrezzature impianti ecc., che nel luogo di lavoro, hanno la possibilità di causare danni alla salute ed alla sicurezza delle persone. • Rischio: possibilità di conseguenze dannose o negative, che alterano le funzioni psicofisiche del lavoratore allontanandolo dallo stato di benessere. LA PREVENZIONE • Prevenzione primaria: interventi di tipo tecnico ed organizzativo che, una volta individuati e valutati i fattori di rischio presenti nell’ambiente di lavoro, consentono di eliminarli o contenerli entro livelli accettabili, limitando l’esposizione dei lavoratori eliminazione dei fattori di rischio (prevenzione tecnico-ambientale e personale) LA PREVENZIONE Prevenzione secondaria: attività di tipo sanitario volta al controllo dello stato psicofisico del lavoratore, finalizzata alla diagnosi precoce di alterazioni dello stato di salute individuazione effetti subclinici, presintomatici (sorveglianza sanitaria monitoraggio biologico) Prevenzione terziaria: diagnosi di malattia professionale - terapia - riabilitazione MALATTIA PROFESSIONALE • Definizione: si intende per malattia professionale un evento che determina danno alla persona (morte o invalidità lavorativa permanente totale o parziale), che si verifica per ragioni di lavoro nell’ambiente di lavoro determinato da una causa lesiva diluita nel tempo. INFORTUNIO SUL LAVORO • Evento morboso che insorge acutamente per causa violenta (esterna all'organismo) in occasione di lavoro e che provoca la morte o una invalidità al lavoro permanente (parziale o totale), oppure una inabilità temporanea che comporti l'astensione dal lavoro per più di 3 giorni. DIFFERENZE TRA M.P E I.L. Nella Malattia professionale: - non sussiste l’accidentalità imprevista - non sussiste la causa concentrata nel tempo - non esiste l’occasione di lavoro: infatti è legata direttamente al lavoro stesso da un rischio specifico. Esistono delle Tabelle di malattie professionali divise in : Tabella delle Malattie Professionali dell’industria Tabella delle Malattie Professionali dell’agricoltura Fattori di rischio in ambiente sanitario • Fattori di rischio fisico: Rx ionizzanti, Rx non ionizzanti, Vibrazioni, Elettricità, Rumore • Fattori di rischio chimico: Farmaci, Gas anestetici, Farmaci antiblastici, Ossido di etilene, Formaldeide, Sostanze sensibilizzanti ed allergizzanti • Fattori di rischio biologico: Epatite virale, TBC, AIDS • Fattori di rischio legati all’organizzazione del lavoro: Rischio infortunistico, Rischio ergonomico, Stress, VDT Movimenti periodici di un corpo più o meno elastico in direzioni alternate ed opposte rispetto ad una posizione di equilibrio. Caratteristiche: •Frequenza •Ampiezza •Velocità •Accelerazione •Intensità I movimenti oscillatori possono essere: •Liberi •Forzati Le vibrazioni si distinguono in: Vibrazioni a bassa frequenza Vibrazioni a media frequenza Vibrazioni ad alta frequenza Vibrazioni a bassa frequenza 0/2-3 Hz Navi, autobus, aerei Manifestazioni cliniche: Chinetosi o mal di mare o mal dei trasporti (vertigini, prostrazione profonda, sudorazione, pallore, scialorrea, nausea e vomito) La durata varia da minuti a ore. Nelle forme lievi cessa dopo qualche minuto; nelle forme + severe persiste + a lungo. Vibrazioni a media frequenza 2-3/20-30 Hz Es. grù, scavatrici, locomotive ferroviarie Secondo la frequenza della v. sarà interessato un apparato diverso; ogni parte del corpo subisce una influenza diversa della v. avendo una sua frequenza di “Risonanza”. •Fenomeni sensoriali o psico-sensoriali (dolori addominali, dolore toracico, sconforto, turbe del carattere); •Modificazioni del tono muscolare; •Turbe respiratorie (aumento del volume corrente, aumento della ventilazione polmonare, aumento del consumo di ossigeno); •Turbe cardiache (aumento della frequenza cardiaca, precordialgia); •Esagerazione o abolizione dei riflessi; •Turbe visive ed uditive; •Alterazioni del ciclo mestruale; •Ipo-infertilità maschile; •Alterazioni renali; •Manifestazioni osteoarticolari a carico della colonna vertebrale Le v. a bassa ed a media frequenza agiscono su tutto il corpo, il quale risponde come una massa unica ed omogenea; in tal caso si parla di WHOLE BODY VIBRATION. Le v. ad alta frequenza agiscono sul sistema spalla-braccio-mano; in tal caso si parla di SEGMENTAL VIBRATION. Vibrazioni ad alta frequenza > 30 Hz Strumenti vibranti: •A percussione •A rotazione •Tipo misto Disturbi circolatori Fenomeno di Raynaud: reversibile e monolaterale Disturbi osteo-articolari Azione diretta sulle ossa del cingolo scapolare e dell’arto superiore: artrosi Azione indiretta per insulto vascolare, vasomotorio, ischemia limitata dell’osso: osteomalacia, osteonecrosi (es. malattia di Kienboeck o necrosi asettica del semilunare; malattia di Kholer o necrosi asettica dello scafoide) Disturbi neurologici Disturbi tendinei DIAGNOSI Anamnesi, esame clinico Rx FPG basale e con prove caloriche Velocimetria doppler EMNG Prevenzione • Guanti imbottiti e/o materiale ammortizzante tra la mano del lavoratore e l’impugnatura dello strumento vibrante; • Allungamento delle pause; • Limitazione dei tempi di esposizione; • Astensione dal fumo, alcool; • Controllo del metabolismo glicidico; • Sorveglianza sanitaria: visite preventive e periodiche (annuali) ai sensi del D.Lgs. 81/2008, art. 199-205. Il rischio rumore Il rischio rumore • Definizione: - il rumore è prodotto da onde di compressione e rarefazione dell’aria provocate dalle vibrazioni di un corpo sul suo asse che vengono recepite dall’orecchio come sensazione sonora. La differenza tra rumore e suono sta nella periodicità e regolarità delle onde sonore, essendo quelle del rumore assolutamente irregolari e non sinusoidali. Le caratteristiche fisiche del rumore sono: la frequenza (da 16 Hz a 20.000 Hz), la lunghezza d’onda, la potenza sonora, la potenza sonora, la pressione acustica. Il rischio rumore • Unità di misura: l’unità di misura della pressione acustica sull’orecchio è il decibel (dB). La misura dell’intensità del rumore viene effettuata mediante apparecchiature di precisione, costruite secondo norme internazionali dette fonometri in grado di poter analizzare lo spettro di frequenza del rumore. • Tipologia del rumore: continuo: quando le variazioni della pressione acustica istantanea si mantengono entro il range che non supera i 5 dB intermittente: se tale variabilità è superiore ai 5 dB impulsivo: caratterizzato da una rapida variazione du pressione superiore ai 40 dB per un tempo inferiore ad 1 secondo (prodotto da presse, mazze, martelli, mulini a palle). Il rischio rumore Decibel Livelli sonori usuali 0 - soglia minima uditiva 20 - fruscio di foglie 40 - appartamento in zona lontana dal traffico 60 - ufficio non meccanizzato 70 - conversazione a voce normale 80 - traffico intenso 100 - clacson d’auto 120 - martello pneumatico, sirena 130 - motore a reazione > 130 - soglia del dolore DANNI DA RUMORE • Effetti uditivi: - Un rumore molto forte (es. scoppio) può provocare dolore e talvolta lacerazione del timpano: trauma acustico acuto. - Un rumore meno forte, ma > a 80-85 dB può determinare una riduzione dell’udito che si sviluppa in 4 fasi: a) ridotta capacità uditiva temporanea(sensazione di orecchie ovattate) b) apparente stato di benessere c) difficoltà nella percezione dei toni acuti d) difficoltà a percepire la conversazione → Ipoacusia da rumore DANNI DA RUMORE • - A livelli superiori ai 70 dB, tramite i centri di integrazione cerebrale, determina l’insorgenza di una reazione neurovegetativa aspecifica, predisponente a malattie cardiovascolari e gastro-enteriche. • Disturbi: a) aumento dell’acidità gastrica b) aumento della peristalsi intestinale (colon irritabile) c) riduzione del battito cardiaco d) aumento della pressione arteriosa e) riduzione del campo visivo f) riduzione dei riflessi g) sensazione di disagio e noia h) senso di affaticamento Prevenzione dell’ipoacusia da rumore → conoscendo il livello di rumorosità si devono attuare misure di prevenzione adeguate Il datore di lavoro procede alla valutazione del livello di emissione sonora durante l’attività lavorativa tramite misure eseguite con fonometri rapportate al tempo di esposizione quotidiana per stabilire se l’esposizione personale quotidiana in media è > di 80 dB. In base al valore di rumorosità misurato si applicano diverse misure di prevenzione previste dal D.Lgs. 81/2008. Prevenzione dell’ipoacusia da rumore 1) riduzione del rischio alla fonte 2) riduzione della possibilità di propagazione nell’ambiente 3) isolamento dei lavoratori in cabine silenti o riduzione del tempo di permanenza 4) informazione e formazione dei lavoratori Prevenzione dell’ipoacusia da rumore 5) utilizzazione dei mezzi personali di protezione (DPI): • Vanno utilizzati quando non è possibile evitare in altro modo un’esposizione dannosa - inserti auricolari (sagomati, non sagomati e selettivi: attenuano il passaggio delle alte frequenze non alterando la comprensione dei messaggi verbali): per esposizioni < di 90 dB; abbattimento di 8-30 dB - cuffie: per esposizioni prolungate, permettono di ascoltare la voce parlata; abbattimento di 25-40 dB - caschi: per attività molto rumorose, impediscono di ascoltare la voce parlata; abbattimento di 45-50 dB Prevenzione dell’ipoacusia da rumore • D.Lgs. 81/2008 art. 187-188 • I valori limite di esposizione e i valori di azione sono fissati a: • a) valori limite di esposizione rispettivamente LEX = 87 dB(A); • b) valori superiori di azione: rispettivamente LEX = 85 dB(A); • c) valori inferiori di azione: rispettivamente LEX = 80 dB(A). • Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori la cui esposizione al rumore eccede i valori superiori di azione. • La sorveglianza viene effettuata periodicamente, di norma una volta l'anno o con periodicità diversa decisa dal medico competente, con adeguata motivazione riportata nel documento di valutazione dei rischi e resa nota ai rappresentanti per la sicurezza di lavoratori in funzione della valutazione del rischio. • L'organo di vigilanza, con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza diversi rispetto a quelli forniti dal medico competente. • La sorveglianza sanitaria è estesa ai lavoratori esposti a livelli superiori ai valori inferiori di azione, su loro richiesta e qualora il medico competente ne confermi l’opportunità. DANNI DA RUMORE • Effetti extrauditivi: A livelli superiori ai 70 dB, tramite i centri di integrazione cerebrale determina l’insorgenza di una reazione neurovegetativa aspecifica, predisponente a malattie cardiovascolari e gastro-enteriche. Disturbi: a) aumento dell’acidità gastrica b) aumento della peristalsi intestinale (colon irritabile) c) riduzione del battito cardiaco d) aumento della pressione arteriosa e) riduzione del campo visivo f) riduzione dei riflessi g) sensazione di disagio e noia h) senso di affaticamento IL RISCHIO ELETTRICO Patogenesi Causa diretta: quando le lesioni riportate sono dovute all’azione della sola corrente elettrica per contatto diretto con elementi normalmente in tensione (turbe del ritmo, ustione ecc.) Causa semidiretta: quando le lesioni riportate sono dovute a fenomeni che la corrente elettrica determina e che agiscono sull’uomo (es. caduta dall’alto perché respinti da conduttore) Causa indiretta: quando le lesioni riportate sono dovute a fenomeni che la corrente elettrica determina “intorno” all’uomo e che agiscono sull’uomo (cortocircuiti in vicinanza di materiale infiammabile o di miscele esplosive) Effetti sul corpo umano 1) Tipologia della corrente 2) Intensità della corrente elettrica 3) Resistenza elettrica del corpo umano 4) Tensione della corrente elettrica 5) Frequenza della corrente elettrica 6) Tempo di contatto 7) Tragitto della corrente elettrica 1) Tipologia della corrente • Corrente continua: passaggio di cariche elettriche nei conduttori costante ed uniforme. • Corrente alternata: il passaggio delle cariche elettriche nei conduttori è alternativo, in un senso o nell’altro opposto, ma ad intervalli di tempo regolari e costanti.ù • Corrente ad impulso: deriva da un corpo caricato elettrostaticamente o da un condensatore (non dà tetanizzazione) La pericolosità della corrente alternata è 2 volte superiore a quella della corrente continua 2) Intensità della corrente • E’ il numero di cariche elettriche che attraversa la sezione di un conduttore nell’unità di tempo. • Unità di misura = Ampère (A) I = V/R (legge di Ohm) Aforisma di Arsonval: non sono i volt che uccidono ma gli amperes. è pericolosa la corrente alternata > 30 mA la corrente continua > 60 mA è mortale la corrente alternata > 60 mA la corrente continua > 120 mA A parità di voltaggio la corrente alternata ha una pericolosità doppia di quella continua 3) Resistenza elettrica del corpo umano (R) Dipende da: a) Fattore biologico: la resistenza globale e determinata dalla resistenza del mezzo interno (600-800 Ohm) e della cute (molto variabile). - zona di contatto: zone a bassa resistenza (fronte e giugulo), ad alta resistenza (dorso delle mani e dei piedi, superficie estensoria dell’avambraccio) - condizioni cutanee: ispessimenti cutanei, abrasioni, ferite. - temperatura tessutale: l’aumento determina una riduzione della resistenza, a causa della produzione di sudore. - età del soggetto:l’aumento causa un aumento della resistenza attribuibile alla riduzione della perfusione ematica ed alla disidratazione. b) Fattore fisico: è legato all’estensione, alla pressione ed alla durata del contatto, alla tensione della corrente ed alla frequenza. c) Natura del contatto con la terra: dipende dalle condizioni del suolo (asciutto, bagnato), del tipo di calzatura. Resistenza di alcuni tessuti (tratto da Gobbato, 1976) Tessuto Siero o plasma Resistenza (ohm X cm) 82-90 Globuli rossi 250-260 Sangue in toto 155-165 Muscoli striati 140-200 Cuore 150-210 Fegato 300 Rene 250 Polmone 500 Tessuto osseo Cute 900-1800 1/105 – 1/106 4) Tensione della corrente elettrica (V) * Per l’alta tensione si ha la probabilità di essere respinti violentemente dal conduttore; * Per la bassa tensione la contrazione muscolare può impedire i movimenti ed aumentare il tempo di contatto 5) Frequenza della corrente elettrica • Gli effetti diminuiscono con l’aumentare della frequenza. • A frequenze inferiori a 50 Hz si hanno danni evidenti. • Con frequenze tra 50 e 105 Hz si hanno lievi danni • A frequenze maggiori di 105 Hz non si hanno danni. • Da 20.000 Hz rimane solo l’effetto termico (diatermia) 6) Tempo di contatto • Se il tempo di contatto è breve si ha solo fibrillazione muscolare. • Se il tempo di contatto è lungo si ha tetanizzazione dei muscoli respiratori ed ustione. 7) Tragitto della corrente elettrica • Il più pericoloso è quello che interessa il cuore ed i centri bulbari. mano destra – mano sinistra mano - piede testa – piede • La corrente elettrica percorre il corpo attraverso le vie a minore resistenza come muscoli, nervi e vasi; tessuto osseo e adiposo oppongono maggiore resistenza. Patogenesi del danno elettrico • Soglia di sensazione o percezione: intensità di corrente elettrica al di sotto della quale il passaggio di questa è impercettibile • Reobase: intensità minima di corrente capace di provocare la stimolazione muscolare ( 2 mA) • Soglia di tetanizzazione: intensità minima di corrente capace di provocare la tetanizzazione muscolare • Soglia di rilascio o liberazione dal contatto (let go current): massima intensità di corrente che ancora permette ad un soggetto normale di lasciare la presa del conduttore (10 mA; M 17 mA, F 12 mA) • Tetanic Ratio: rapporto tra l’intensità della soglia tetanizzante e quella minima efficace (reobase), va da 7 a 13. • Corrente di asfissia: entità di corrente che determina asfissia per tetanizzazione dei muscoli respiratori (18-20 mA) Meccanismi fisiopatologici della corrente elettrica effetto elettrochimico: si realizza una migrazione di ioni nel tessuto attraversato verso il polo di segno opposto, con conseguenti variazioni del pH e del grado di polarizzazione delle membrane; effetto termico (effetto Joule): quando una corrente di intensità I passa per un tempo T in un circuito con resistenza R, viene prodotto calore secondo la legge di Joule effetto meccanico: i flussi di liquidi possono alterare gravemente le strutture endocellulari; sovvertimento strutturale degli organi interni attraversati effetto eccitatorio: stimolazione di tessuti specializzati,come muscoli e nervi; la CE provoca fenomeni di eccitazione neuromuscolare che si manifestano con scosse muscolari violente o tetano generalizzato effetto elettromagnetico (effetto Oersted): la CE crea un campo magnetico attorno al conduttore che attraversa ORGANI BERSAGLIO • • • • • • • Apparato cardiovascolare Muscoli Sangue Apparato respiratorio Sistema nervoso centrale e periferico Organi di senso Cute Apparato cardiovascolare • Soglia di fibrillazione ventricolare: - - intensità della corrente aumenta con l’aumentare del peso (30 mA nella cavia; 250 mA nel montone) diminuisce con l’aumentare della durata del contatto; se la durata scende al di sotto di un valore critico, la FV insorge solo se l’impulso elettrico cade in un tempuscolo della ripolarizzazione ventricolare (periodo vulnerabile di Wiggers e Wegria) della durata di 30 msec. Iscriventesi nella branca discendente dell’onda T. per la corrente continua è più elevata è influenzata dal tipo di contatto e quindi dal tragitto: mano-mano, mano-piede risultano più pericolosi è influenzata dal sistema neurovegetativo: le situazioni ipersimpaticotoniche Apparato cardiovascolare • • • - Blocchi atrio-ventricolari intensa stimolazione vagale fenomeni di claudicatio A-V ad origine asfittica Lesioni miocardiche di tipo ischemico angiospastica (vasospasmo delle coronarie) trombogena effetto Joule diretto sul muscolo cardiaco Vasi vasospasmo sia per azione diretta sulla muscolatura liscia dei vasi, sia per stimolazione del simpatico - azione trombogena per alterazioni delle pareti vasali - coagulazione intravasale massiva Apparato cardiovascolare • Alterazioni cardiache - ipertensione arteriosa (contrazione spasmodica dei vasi) - turbe del ritmo di tipo ipercinetico (flutter e fibrillazione atriale, fibrillazione ventricolare) ed ipocinetico (BAV di vario grado) - sindromi anginose - infarto del miocardio Morte elettrica • Morte cardiaca Arresto primitivo del cuore, determinato o dalla paralisi dei centri circolatori bulbari oppure dalla fibrillazione ventricolare. Secondo altri AA. secondaria a insufficienza coronarica acuta. Morte elettrica • Morte respiratoria Subentra alla paralisi dei centri respiratori bulbari o la tetanizzazione dei muscoli respiratori Alterazioni neuro-psichiche • Patogenesi - Ischemia o anossia anossica secondaria a paralisi respiratoria e/o deficit circolatori - Azione diretta sulle cellule nervose con conseguente disorganizzazione dell’attività elettrica dei neuroni - Azione angiospastica a livello dei distretti circolatori cerebrali Alterazioni neuro-psichiche • Disturbi motori (contratture, crampi, rigidità muscolare, convulsioni, tremori, tremori, paralisi) • Disturbi della sensibilità (anestesia, iperestesia) • Disturbi su base psicogena o neurovegetativa (“paura della corrente”) Alterazioni neuro-psichiche - Anche a distanza di tempo dall’evento acuto, è possibile osservare semplice obnubilamento del sensorio o paralisi transitorie con disturbi della parola. - E’ da segnalare che anche in assenza di sintomatologia è possibile il reperto di alterazioni elettroencefalografiche, a volte di tipo epilettico. Altre alterazioni • Apparato uropoietico: alterazioni della funzionalità renale legate alla natura della lesione (presenza di mioglobina, proteinuria marcata con ematuria, batteriuria, presenza di muco-pus) • Apparato visivo (unilaterali) - quadri precoci: opacità corneale, emorragie ed edema della retina, trombosi della vena centrale. - quadri tardivi: sindrome di Behcet (uveonevrassite), alterazioni della funzionalità pupillare, turbe dei muscoli extraoculari, degenerazione del nervo ottico, cataratta • Apparato uditivo: la sintomatologia è rappresentata da deficit uditivo che è di tipo percettivo, da turbe dell’equilibrio e da vertigini. Principi di prevenzione • Manutenzione periodica delle apparecchiature elettriche • Non effettuare mai riparazioni se non in possesso delle caratteristiche di professionalità previste dalla legislazione vigente • Non utilizzare componenti non conformi alle norme • Non utilizzare componenti elettrici o macchine per scopi non previsti dal costruttore • Non utilizzare apparecchiature elettriche in condizioni di rischio elettrico accresciuto (mni bagnate, piedi immersi in acqua o in ambienti umidi • Non lasciare apparecchiature elettriche (cavi, prolunghe, trapani, ecc.) abbandonate sulle vie di transito. Legislazione sulla prevenzione degli infortuni di origine elettrica • D.P.R. 27 Aprile 1955 n. 547 “Norme generali per la prevenzione sugli infortuni sul lavoro” • Legge 1 Marzo 1968 n. 186 “Disposizione concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni ed impianti elettrici ed elettronici” • Legge 5 Marzo 1990 n. 46 “Norme per la sicurezza degli impianti” RADIAZIONI IONIZZANTI • • • • Determinanti ionizzazione della materia Corpuscolate (alfa, beta, neutroni, protoni) Elettromagnetiche (raggi X e gamma) Esposizione professionale: applicazioni radiodiagnostiche, controllo industriali, sterilizzazione. • Organi bersaglio: tessuti in attiva replicazione (midollo osseo, cute, intestino tenue, gonadi) e cristallino (cataratta) RADIAZIONI IONIZZANTI • - Clinica: leucemie e tumori solidi Radiodermite Infertilità Cataratta Mutazioni geniche e cromosomiche RADIAZIONI NON IONIZZANTI ELF ( Estremely Low Frequency): 30 - 300 Hz RF (Radiofrequenze) e MW (Microonde): 300 MHz - 300 GHz UV-A e UV-B (Radiazioni ultraviolette) Radiazioni infrarosse Luce visibile Esposizione professionale • Industria alimentare (forni a microonde, sterilizzatori, precottura, distruzione di insetti, e larve nei cereali e nel tabacco ecc.) • Industria elettronica (raffinazione semiconduttori, fibre ottiche, saldatura) • Industria della carta (essiccamento) • Industria del legno (incollaggio, stagionatura, fabbricazione dl legno compensato) • Industria siderurgica (tempera superficiale, stampaggio a caldo e saldatura) • Industria delle materie plastiche (riscaldamento delle resine termoindurenti) • Radiotelecomunicazioni • Applicazioni mediche e di ricerca Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti termici) Opacità del cristallino. Cataratta sottocapsulare anteriore o posteriore. Opacità corneali, congiuntivite, lesioni retiniche, aumento della pressione endoculare. Necrosi, atrofia e fibrosi testicolare con quadri di dispermia. Alterazioni dell’EEG Aumento del corticosterone plasmatico, riduzione del TSH e diminuzione della montata lattea, Bradicardia e labilità pressoria, alterazione dell’ECG (allungamento del tratto P-Q e del complesso QRS), acrocianosi. Cefalea, nausea, vertigini, insonnia, irritabilità, astenia, diminuzione della libido, riduzione dell’attività sessuale, dolori toracici, malessere generale, disturbi della memoria, riduzione dei processi di ideazione. Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti non termici) Sindrome astenica (sintomatologia astenica, modificazioni vascolari a tendenza vagotonica, modificazioni EEG, reversibilità) Sindrome astenico-vegetativa-vascolare (dermografismo, iperidrosi, ipertensione arteriosa, iperreattività vascolare periferica, reversibilità) Sindrome diencefalica (alterata funzionalità del SNV simpatico, diffusi fenomeni angiospastici, ipertensione arteriosa di origine centrale, crisi simpatico-adrenergiche, alterazioni dell’EEG, andamento talora irreversibile) Esposizione professionale • Industria alimentare (forni a microonde, sterilizzatori, precottura, distruzione di insetti, e larve nei cereali e nel tabacco ecc.) • Industria elettronica (raffinazione semiconduttori, fibre ottiche, saldatura) • Industria della carta (essiccamento) • Industria del legno (incollaggio, stagionatura, fabbricazione dl legno compensato) • Industria siderurgica (tempera superficiale, stampaggio a caldo e saldatura) • Industria delle materie plastiche (riscaldamento delle resine termoindurenti) • Radiotelecomunicazioni • Applicazioni mediche e di ricerca Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti termici) Opacità del cristallino. Cataratta sottocapsulare anteriore o posteriore. Opacità corneali, congiuntivite, lesioni retiniche, aumento della pressione endoculare. Necrosi, atrofia e fibrosi testicolare con quadri di dispermia. Alterazioni dell’EEG Aumento del corticosterone plasmatico, riduzione del TSH e diminuzione della montata lattea, Bradicardia e labilità pressoria, alterazione dell’ECG (allungamento del tratto P-Q e del complesso QRS), acrocianosi. Cefalea, nausea, vertigini, insonnia, irritabilità, astenia, diminuzione della libido, riduzione dell’attività sessuale, dolori toracici, malessere generale, disturbi della memoria, riduzione dei processi di ideazione. Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti non termici) Sindrome astenica (sintomatologia astenica, modificazioni vascolari a tendenza vagotonica, modificazioni EEG, reversibilità) Sindrome astenico-vegetativa-vascolare (dermografismo, iperidrosi, ipertensione arteriosa, iperreattività vascolare periferica, reversibilità) Sindrome diencefalica (alterata funzionalità del SNV simpatico, diffusi fenomeni angiospastici, ipertensione arteriosa di origine centrale, crisi simpatico-adrenergiche, alterazioni dell’EEG, andamento talora irreversibile) SORVEGLIANZA SANITARIA • Lavoratori esposti a radiazioni ionizzanti (ai sensi del DPR 185/64, D.L. 230/95, D.L. 241/2000) - Medico autorizzato: visita preventiva e periodica (semestrale per i lavoratori di Gruppo A) - M.A. o M.C.: visita preventiva e periodica (annuale per i lavoratori di Gruppo B) emocromo con formula, glicemia, azotemia, creatinina, elettroforesi proteica, transaminasi, GGT, es. urine, ECG, visita oculistica (biomicroscopia del cristallino) RISCHIO BIOLOGICO IN AMBIENTE SANITARIO • • • • • Epatite B Epatite C Tubercolosi Infezione da HIV Antropozoonosi (Brucellosi, Rickettsiosi, Leishmaniosi ecc.) RISCHIO BIOLOGICO • Trasmissione diretta dall’infetto (cute, mucose, contatto sessuale) • Trasmissione indiretta (flugge, vomito, feci, urine, sangue, pus) • Trasmissione tramite vettore (zanzare, zecche, ecc.) Fattori favorenti: - Cute lesa - Immunodeficienze congenite - Immunodeficienze secondarie (leucemie, linfomi, terapie antiblastiche, cortisoniche, radianti, immunosoppressive, insufficienza epatica e renale) Epatite B • Principale rischio infettivo in ambiente ospedaliero • Virus a DNA di 42 nm • Riproduzione virale a livello epatocitario • Risposta immunitaria • Co-infezione con virus D o delta Clinica dell’infezione con HBV • Tempo di incubazione: 6 sett.- 6 mesi • Epatite acuta: febbre, astenia, dispepsia, ittero, feci ipocromiche, urine ipercromiche); sindrome influenzale; asintomatica. • Epatite acuta fulminante: esito infausto • Guarigione nel 95% dei casi • Cronicizzazione in Epatite cronica persistente o in Epatite cronica attiva (cirrosi ed epatocarcinoma) Epidemiologia dell’infezione HBV • Elevata frequenza in Africa Centrale, Sud-Est asiatico, bacino amazzonico e Cina (70-90%) • Europa Meridionale, Giappone, America latina, Nordafrica: 20-55% • Nordamerica, Australia, Europa Occidentale e Settentrionale: 5% • Italia Meridionale > Settentrionale • Personale sanitario: 25-50% Trasmissione dell’infezione HBV • Trasmissione con sangue e suoi derivati • Trasmissione con sperma, secrezioni vaginali, saliva, lacrime, sudore • Trasmissione verticale: da madre a feto e da madre a neonato Modalità più frequenti: puntura con ago infetto, tagli accidentali Prevenzione nell’infezione HBV • Prevenzione generica per malattie a trasmissione parenterale • Prevenzione specifica: immunizzazione attiva Vaccinazione antiepatite: Vaccino a DNA ricombinante Vaccinazione gratuita per personale sanitario Schema vaccinale:0-1-6 mesi Epatite C • • • • Virus a RNA Meccanismo diretto di citotossicità Minore potere infettante Trasmissione parenterale ( trasfusione di sangue ed emoderivati) • Epatite acuta frequentemente cronicizzantesi (50-60%): cirrosi epatica e carcinoma epatico Tubercolosi (TBC) • Mycobacterium tubercolosis • Infezione polmonare o extrapolmonare (reni, cute, ossa) • Primo contatto: complesso primario asintomatico • Periodo silente • Formazione di ascessi freddi ad andamento torpido (polmoni, reni, ossa) colliquantesi in condizioni di immunosoppressione Rischio TBC per il personale sanitario • Pazienti con tubercolosi polmonare aperta (ascesso aperto che scarica nell’albero respiratorio): colpi di tosse, starnuti • Reparti a rischio: pneumologia, malattie infettive, laboratori Prevenzione del rischio TBC • Maschera facciale • Test tubercolinico: Tine test o intradermoreazione di Mantoux • Se cutinegativi: obbligo di vaccinazione (Legge 1088 del 14/12/1970) Infezione da HIV • Retrovirus a RNA • Clinica: deperimento organico, linfoadenopatia, infezione opportuniste, neuropatie • Categorie a rischio: tossicodipendenti, omosessuali, bisessuali, emofilici • Non esiste né prevenzione specifica, né terapia • Minore resistenza ed infettività rispetto all’HBV • Numero limitato di infezioni a carico del personale sanitario: inoculazione di sangue infetto, contaminazione di membrane mucose o lesioni cutanee Note di prevenzione • Lavaggio delle mani (accurato, frequente, prolungato) • Uso di guanti • Camici protettivi • Maschere, occhiali e coprifaccia protettivi RISCHIO CHIMICO • • • • • Farmaci antiblastici Anestetici Ossido di etilene Formaldeide e glutaraldeide Dermatiti da contatto Ossido di etilene • Gas incolore, di odore dolciastro, infiammabile, altamente esplosivo • Tendenza a disperdersi nell’ambiente • Utilizzato per la sterilizzazione di materiali e strumenti che non possono essere trattati con il calore (endoscopi, raccordi in gomma, tubi di drenaggio, suturatrici meccaniche) Ossido di etilene • Sterilizzazione in tre fasi: 1) Esposizione degli strumenti ad elevate concentrazioni di ossido di etilene 2) Desorbimento: allontanamento del gas che rimane sul materiale sterilizzato 3) Impacchettamento degli strumenti in polietilene o altro materiale Effetti biologici dell’EtO • Effetti aspecifici: nausea e vomito • Irritazione su cute e mucose respiratorie • Effetti sul SNC: narcosi, incoordinazione motoria (dosi massicce) • Effetti sul SNP: neuropatia sensitivomotoria (rara) • Effetto cancerogeno: leucemie, K gastrico e K pancreas (Gruppo 2A IARC) Formaldeide • Gas incolore, infiammabile, di odore pungente, molto solubile in acqua ed alcol • Sotto forma di monomero, tende ad aggregarsi in polimeri paraformaldeide • In soluzione acquosa è definita formalina o formolo Formaldeide • Usi della formaldeide: 1) Disinfezione di pavimenti e superfici lavabili 2) Disinfezione di ambienti tramite vaporizzazione di formalina 3) Disinfezione di strumenti chirurgici e medicali 4) Conservazione di campioni biologici Formaldeide • - Esposizione professionale laboratori di anatomia patologica servizi di medicina legale produzione di plastiche (resine ureaformaldeide, melamino-formaldeide) • Esposizione extraprofessionale - derivante da da processi industriali (combustione incompleta degli idrocarburi) - mobili e accessori per la casa Formaldeide • Bassa soglia di percezione A basse concentrazioni: • Forte irritante • Occhi: bruciore, lacrimazione ed iperemia congiuntivale • Naso e gola: rinorrea, tosse con espettorazione Formaldeide Ad alte concentrazioni: broncospasmo laringospasmo dolore toracico in sede retrosternale Edema polmonare acuto Polmonite chimica Asma da formaldeide Formaldeide In caso di ingestione: necrosi dei tessuti del tubo digerente, nefrite emorragica con insufficienza renale. In caso di contatto cutaneo: irritazione e sensibilizzazione allergica Sospetto cancerogeno per la IARC Formaldeide Prevenzione preferenza della sterilizzazione termica (vapore ad alta temperatura) aerazione adeguata dell’ambiente chiusura immediata dei contenitori di formalina dopo l’utilizzo utilizzo dei guanti in gomma RISCHIO DA MANIPOLAZIONE DI FARMACI ANTIBLASTICI Sono un gruppo eterogeneo di sostanze che inibiscono la proliferazione delle cellule tumorali con meccanismi diversi, prevalentemente genotossici. Sono molecole di sintesi (chemioterapici), prodotti naturali (antibiotici, alcaloidi, enzimi) o loro derivati semisintetici che, interferendo con la sintesi o la funzione di macromolecole biologicamente rilevanti, determinano un’inibizione della replicazione cellulare e della crescita neoplastica. Oltre che per i tessuti neoplastici sono anche lesivi per alcuni tessuti normali, soprattutto i tessuti ad alto turnover cellulare, come il midollo osseo e le mucose del tubo digerente. · Agenti alchilanti · Antimetaboliti · Alcaloidi vegetali: alcaloidi della vinca, epipodofillotossine, taxani, camptotecine · Antibiotici antitumorali · Complessi di coordinazione del platino · Miscellanei Classi professionali maggiormente esposte al rischio operatori incaricati del ricevimento e dello stoccaggio (nelle farmacie e nei luoghi di deposito delle confezioni di farmaci antineoplastici non integre); personale medico ed infermieristico (addetti alla preparazione ed alla somministrazione dei farmaci); personale addetto alla pulizia dei locali e degli strumenti adibiti alla preparazione e somministrazione dei farmaci (cappe, filtri, piani di lavoro, pavimenti, ecc…), dei servizi igienici e degli effetti letterecci dei pazienti ai quali tali farmaci vengono somministrati (lenzuola, materassi, indumenti, ecc….); personale addetto allo smaltimento del materiale usato per la preparazione e somministrazione dei farmaci antiblastici (fiale, siringhe, camici, guanti, filtri per cappe, deflussori, ecc…). Acuti: irritazione della cute, occhi e mucose, arrossamento del volto, alopecia, perdita di peli, tosse, cefalea, vertigini, stordimenti, dolori addominali, nausea e vomito, dermatiti (fino a episodi di necrosi cutanea correlati all’utilizzo dell’adriamicina), flebiti, allergie, shock. Cronici: effetti mutageni, teratogeni e cancerogeni. Esposizione del personale sanitario rispetto a quella dei pz in trattamento è molto diversa la dose assorbita è più modesta sebbene la durata dell’esposizione sia potenzialmente molto più prolungata. Organo bersaglio Rischio accertato Tipo di effetto Reversibilità del processo patologico Principali farmaci connessi Cute Irritativo (necrosi e lesioni del sottocute); Acuto Irreversibile Adriamicina Irritativo (DIC); Cronico Reversibile Fluorouracile e mostarde azotate Allergico (DAC) Sintomi aspecifici: -cefalea -nausea -vertigini -stordimento Cronico Reversibile Numerosi Acuto Reversibile Numerosi Mutageno (mutagenicità delle urine) Cronico Reversibile Ciclofosfamide Clorambucil 6-mercaptopurina Cisplatino Sistema nervoso centrale Intero organismo Rischio ipotizzato Cancerogeno Principali farmaci connessi Ciclofosfamide Azatioprina Procarbazina Adriamicina Cisplatino Teratogeno ed embriotossico (sulla progenie del personale addetto) Numerosi Genotossico (danni al corredo cromosomico delle cellule) Numerosi Epatotossico Bleomicina Vincristina Ciclofosfamide Protocollo di esami ematochimici • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Emocromo con formula leucocitaria Piastrine Elettroliti sierici (Na+, K+) Colesterolemia Trigliceridemia Azotemia Creatininemia Transaminasi gammaGT Fosfatasi alcalina LDH CPK Pches Bilirubinemia totale e diretta Glicemia Proteine totali ed elettroforesi Amilasemia, lipasemia Striscio periferico IL-2 e IL-6 VALUTAZIONE DEL RISCHIO ICC: N° dosi manipolate e/o somministrate N° ore di lavorazione Indice di contatto citostatico I.C.C. <1 Rischio casuale ed infrequente 3 Rischio probabile >3 Rischio intenso e routinario DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE • Doppio paio di guanti in latex • Camici monouso di tipo chirurgico • Maschere a conchiglia • Cuffie • Occhiali dotati di protezione laterale • Calzari Definizione si definiscono anestetici quei farmaci che determinano abolizione dello stato di coscienza e temporanea inibizione della sensibilità dolorifica, per il periodo di somministrazione. Classificazione degli anestetici per inalazione 1) Gassosi N2O Etilene Acetilene Ciclopropano Sono sostanze che a pressione e a temperatura ambiente si trovano allo stato gassoso Classificazione degli anestetici per inalazione 2) Volatili Enflurano (o etrano) Alotano (o fluotano) Cloroformio Metossifluorano Isoflurano (o forano) Etere etilico Tricloroetilene Cloruro di etilene *sono alcuni composti alogenati che, a pressione e a temperatura ambiente, si trovano allo stato liquido e vengono poi vaporizzati in apparecchi termocompensati, ove si miscelano al momento dell’impiego con una corrente gassosa proveniente da un impianto centralizzato Miscela di anestesia • 60% protossido d’azoto • 40% ossigeno • 4-5% eteri alogenati Assorbimento degli anestetici inalatori 1) concentrazione dell’anestetico nel gas inspirato 2) durata della somministrazione 3) superficie corporea 4) ventilazione polmonare 5) gittata cardiaca 6) perfusione tissutale 7) gradiente di concentrazione tra aria alveolare e sangue 8) coefficiente di diffusione dell’anestetico attraverso la membrana alveolo-capillare 9) solubilità dell’anestetico nel sangue e nei tessuti 10) clearance metabolica PROTOSSIDO D’AZOTO gas incolore, inodore, insapore bassa tossicità acuta, elevata stabilità, non irritabilità, non infiammabilità basso coefficiente di ripartizione sangue/gas scarsa solubilità nel sangue e nei tessuti rapida eliminazione per via urinaria e respiratoria trasformazione riduttiva con formazione di radicali liberi (< 38 mm di Hg di O2) trasformazione ossidativa a ossido nitrico e ione nitrito (alchilnitrosamine e diazoalcani) PROTOSSIDO D’AZOTO Meccanismi patogenetici (in corso di esposizione cronica) 1) formazione di radicali liberi 2) inattivazione della vitamina B12 PROTOSSIDO D’AZOTO Organi bersaglio SNC - cefalea - astenia - insonnia o sonnolenza - ansia o depressione - riduzione delle performance audio-visive, motorie, di vigilanza e di memoria (>100 ppm) SNP - polineuropatia sensitivo-motoria ( sintesi mielinica) PROTOSSIDO D’AZOTO Organi bersaglio App. riproduttivo Sist. emopoietico - infertilità maschile - aborti spontanei - anemia megaloblastica - leucopenia periferica ANESTETICI VOLATILI Meccanismo patogenetici degli anestetici volatili formazione di fluoro ionico formazione di bromo ionico meccanismo immunoallergico induzione enzimatica ANESTETICI VOLATILI formazione di fluoro ionico - blocco della crescita cellulare inibizione della sintesi proteica e del DNA degradazione dell’ATP inibizione di sistemi enzimatici (enolasi, creatinchinasi, fosfoglucosidasi) - inibizione a livello renale del riassorbimento di acqua e soluti (ipotensione) ANESTETICI VOLATILI formazione di bromo ionico - sintomi neuropsichici - ipotiroidismo - blocco della spermatogenesi (danno sulle cellule del Sertoli) ALOTANO Epatite acuta fulminante autoimmune Cefalea, anoressia, malessere Febbre, ittero, letargia Epatomegalia Ipertransaminasemia, iperbilirubinemia, riduzione del tempo di protrombina ALOTANO metabolismo ossidativo metabolismo riduttivo Metabolita alchilante risposta immunotossica (mecc. idiosincrasico) EPATITE FULMINANTE Radicale libero lesione diretta (mecc. intrinseco) EPATOPATIA SUBAC. E CRONICA ENFLUORANO - Liquido trasparente, incolore - Non infiammabile, non irritante - Odore dolciastro - Eliminazione: 80 % per via respiratoria 15 % per via urinaria 5 % metabolismo epatico - Metaboliti: ac. metossidifluoroacetico ac. Ossalico Fluoruri Cloruri ISOFLUORANO - Eliminazione: per via respiratoria per via urinaria - Metaboliti: ac. trifluoroacetico cloruri, fluoruri DESFLUORANO • derivato dell’isofluorano • basso coefficiente di ripartizione sangue/gas • metabolismo ossidativo • acido trifluoroacetico SEVOFLUORANO • alogenato fluorato metiliisopropilico • trasparente, non infiammabile, non irritante, stabile • metabolismo (1-4%) ossidativo e glucuronoconiugazione • basso coefficiente di ripartizione • rapida eliminazione (ac. Trifluoroacetico, fluorinati) ORGANI BERSAGLIO DEGLI ALOGENATI • Fegato Epatite acuta e cirrosi (alotano) aumento della γGT aumento delle transaminasi ORGANI BERSAGLIO DEGLI ALOGENATI • Rene Alterazione del meccanismo di riassorbimento tubulare (ipotensione) ORGANI BERSAGLIO DEGLI ALOGENATI • Apparato cardiovascolare Aritmie (bradicardia sinusale, ritmo nodale) Alterazioni elettrocardiografiche (allungamento del tratto P-R, del tratto QT) INQUINAMENTO AMBIENTALE APPARECCHIATURE DI ANESTESIA - sistema di rifornimento dei gas - sistema di misura dei gas - sistema di vaporizzazione CONCENTRAZIONE DEI GAS ANESTETICI NEI REPARTI OPERATORI 1) Fattori strutturali forma cubatura sistema di ventilazione 2) Modalità di erogazione - qualità e quantità degli anestetici - concentrazione degli anestetici nei gas - tecnica di anestesia impiegata (entità dei flussi gassosi, - percentuali di vaporizzazione, adozione di valvole deviatrici) - tipo di apparecchiatura di erogazione - caratteristiche dell’apparato di smaltimento - tipo e durata dell’intervento FONTI DI INQUINAMENTO AMBIENTALE Imperfetta adesione della maschera facciale Diffusione dalla gomma delle apparecchiature Scarsa manutenzione dell’impianto di condizionamento Estubazione del paziente Espirio del paziente Perdite da tubi, raccordi, flussometri, valvole PREVENZIONE NORMATIVA DI RIFERIMENTO DPR 303 del 19/03/1956 “Norme generali per l’igiene del lavoro”; Art. 20 “Difesa dell’aria dagli inquinanti con prodotti nocivi”: obbligo di predisporre sistemi di aspirazione. Circolare del Ministero della Sanità n° 403 del 14/03/1989 “Esposizione professionale ad anestetici in sala operatoria” . D.Lgs. 81/2008 art. 221-232 VALORI LIMITE AMBIENTALI Nel III paragrafo della C.M. 403/89 sono indicati i TLV-TWA raccomandati dall’ACGIH per gli anestetici più utilizzati: Alotano 50 ppm pari a 400 mg/mc Enflurano 75 ppm pari a 575 mg/mc Isoflurano 75 ppm (2 ppm se associato a N2O) N2O 50 ppm pari a 91 mg/mc per le sale operatorie di nuova costruzione o ristrutturate 100 ppm per le sale operatorie esistenti VALORI LIMITE RACCOMANDATI DAL NIOSH N2O 25 ppm Alogenati 2 ppm (TLV-C se usati da soli) 0,5 ppm (se associati a N2O) MONITORAGGIO AMBIENTALE 1) Campionamento in posizione fissa a) istantanei ambientali o di area - flusso di aria 200-300 ml/min - fialette con carbone attivo - eseguite ad altezza di 1,5 metri MONITORAGGIO AMBIENTALE 1) Campionamento in posizione fissa b) campionamenti in continuo - analizzatori in continuo (spettrofotometria all’infrarosso) - valutazione di dispersioni zonali, concentrazioni punta e variabilità intraoperatoria MONITORAGGIO AMBIENTALE 2) Campionamento di tipo personale (flusso di captazione 130-150 ml/min) Linee di prevenzione ambientale Adeguata cubatura delle sale operatorie Efficiente impianto di condizionamento centralizzato, completo di sistema di ventilazione forzata e di sistema di aspirazione all’esterno Adeguato numero di ricambi orari d’aria - 10 (C.M.LL.PP. n° 13011 del 22/11/1974 e norme tecniche UNI 5104) - 17 per sale chirurgiche, 10 per camere di induzione (NIOSH) Sistema di umidificazione e deumidificazione, di filtraggio e di regolazione del flusso d’ariaSistemi di evacuazione dei gas espirati dal paziente (attivi e passivi) Controlli periodici dello stato di efficienza delle macchine (semestrali o più frequenti in caso di elevato inquinamento) Linee di prevenzione ambientale Istituzione di protocolli di comportamento per il personale esposto ad opera dei responsabili delle unità operative (V paragrafo della C.M. 403/89) Informazioni sul funzionamento dei sistemi di ventilazione ed evacuazione, sul tipo di anestetici utilizzati e sulla loro frequenza d’uso Non impiegare anestetici inalatori prima dell’intubazione orotracheale Assicurare la massima aderenza della maschera sul viso Caricamento dei vaporizzatori all’esterno della sala operatoria Verificare prima dell’induzione dell’anestesia che siano attivati e ben raccordati i dispositivi di allontanamento dei gas Non aprire i flussometri prima dell’induzione dell’anestesia Utilizzare flussi di gas più bassi possibili Ossigenare a lungo il paziente prima dell’estubazione. Patologia allergica ed irritativa del personale ospedaliero • Prevalenza nel personale ospedaliero tra il 10 ed il 15,3% Classificazione • Dermatite da contatto irritativa • Dermatite da contatto allergica • Orticaria da contatto • Asma professionale Dermatite da contatto irritativa • Affezione cutanea prodotta da agenti chimici, fisici e biologici, i quali ledono la cute nella sede di contatto con meccanismo diretto • Elevata frequenza (70-80% delle dermopatie professionali) • Reazioni cutanee di tipo infiammatorio insorgenti o entro pochi minuti o a qualche ora dal contatto • Fattori favorenti: condizioni cutanee, uso di detergenti, macerazione, disidratazione Fattori causali • Agenti irritanti forti: Acido solforico Acido cloridrico Idrossido di sodio Ossido di etilene Ipoclorito di sodio Ammoniaca • Agenti irritanti deboli: Solventi (acetone, etere etilico) Saponi Disinfettanti (composti di ammonio quaternario) Contatto prolungato con acqua Lavorazioni a rischio • • • • • Personale ausiliario addetto alle pulizie Personale addetto ai servizi Sanificazione ambientale Disinfezione Lavoratori domestici Quadri clinici • Lesioni localizzate alle sole sedi di contatto (mani) • Lesioni nella stessa fase clinicoevolutiva • Frequenti sintomi: bruciore e dolore (manca il prurito) Quadri clinici • Dermatite eritemato-vescicolare: - secchezza e fissurazione della cute - eritema, vescicolazione, essudazione e formazione di croste • Dermatite ipercheratosica: - aumento di spessore dello strato corneo - in sede palmare Quadri clinici • - Dermatite eritemato-vescicolo-bollosa da irritanti forti eritema edema bolle • Ulcere da contatto - da irritanti primari forti Dermatite da contatto allergica • Insorge con meccanismo allergico di tipo ritardato, mediato dall’immunità cellulare, in seguito a contatto con agenti chimici, chimico-fisici o biologici • - Fattori patogenetici: tipo e struttura chimica dell’agente sensibilizzante concentrazione della sostanza tempo di esposizione, sede, estensione del contatto fattori genetici condizioni della cute Fattori causali • Metalli: contenuti nei detersivi (nichel, cromo) • Lattice (guanti in gomma) • Sostanze disinfettanti e detergenti (sanificazione ambientale) • Farmaci Lavorazioni a rischio Chirurgia Guanti in gomma, sulfamidici, penicilline, antisettici, anestetici locali, metalli Ortopedia Stessi allergeni, metilmetacrilato monomero Anestesiologia Medicina Propanilide Pneumologia Antitubercolari (streptomicina, isoniazide) Psichiatria Oftalmologia ORL Odontostomatologia Neurolettici, stimolanti Antibiotici, antistaminici, anestetici locali, antisettici Antibiotici, anestetici locali Guanti in gomma, anestetici locali Anestetici locali, materie plastiche, metalli Quadri clinici • Polimorfismo delle lesioni • Andamento ciclico • Sintomo principale: prurito Quadri clinici • • • - Fase acuta: eritema della cute edema vescicole rottura delle vescicole Fase subacuta: croste squame Fase cronica: cute ispessita, ipoelastica ipercheratosi, fissurazioni e ragadi Orticaria da contatto • Manifestazioni eritemato-pomfoidi con prurito e/o dolore ad insorgenza rapida di durata variabile • Meccanismi immunologici (orticaria allergica) o non immunologici • Sostanze causanti Orticaria da contatto: - Polveri - Acari - Detersivi con sali di nichel - Alcol etilico - Formaldeide - Ammoniaca - Farmaci Orticaria allergica • Comparsa dopo ripetuti contatti • Inreressa solo pochi individui esposti • Interessamento della cute esposta al contatto • Successiva propagazione su cute non esposta e su altri organi ed apparati Orticaria non immunologica • • • • • Comparsa al primo contatto Circoscritta alla cute sede di contatto Lesioni prevalentemente eritematose Rapida risoluzione Reazione dipendente dalla concentrazione dell’agente, tempo di contatto, sfregamento, grattamento Cenni di diagnosi della patologia allergica e irritativa • • • • - Anamnesi Esame clinico Diagnosi differenziale tra DIC e DAC Prove allergologiche Patch test (serie fisse di allergeni) Open test Prick test (test intradermico) Test interruzione-ripresa Dosaggi immunologici (RIA, ELISA, IgE totali e specifiche) - Conta degli eosinofili Note di prevenzione Prevenzione ambientale: eliminazione delle sostanze e dei prodotti nocivi dall’ambiente di lavoro Visita medica preventiva: identificazione dei soggetti a rischio Formazione ed informazione del personale Igiene personale Utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (creme barriera, guanti, mascherine) Movimentazione manuale dei carichi • Definizione: per movimentazione manuale dei carichi si intendono le operazioni di trasporto o sostegno di un carico da parte di uno o più lavoratori, comprese le operazioni di sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che per le loro caratteristiche o in conseguenza di condizioni ergonomiche sfavorevoli, possono comportare rischi di lesioni dorso-lombari, ovvero lesioni a carico delle strutture ossee, muscolari, tendinee, nervose e vascolari. Patologie da MMC • Il tratto dorso-lombare ha funzione di sostegno nel mantenimento delle posizioni del corpo e nel concepimento di movimenti; sono soprattutto le vertebre lombari a sopportare il carico, per cui può accadere che il disco intervertebrale fuoriesce dalla sua sede → Ernia del disco Patologie da MMC • Altre alterazioni frequenti: • → Artrosi : malattia degenerativa delle articolazioni, che determina la formazione di becchi ossei ai margini delle vertebre con irregolarità dell’osso. • → Sciatica: sia l’artrosi che l’ernia del disco possono comprimere il nervo sciatico, dando origine a irritazione e dolore. • → Alterazioni delle curve della colonna: le più comuni sono l’ipercifosi dorsale, l’iperlordosi lombare, la scoliosi che possono aumentare la probabilità dei rischi per la schiena. Prevenzione dei danni da MMC • 1) Legislazione: D.Lgs. 81/2008, Titolo VI; art. 167-171 Il datore di lavoro • a) evitare per i lavoratori la MMC ricorrendo ad attrezzature meccaniche • b) se ciò non è possibile deve organizzare i posti di lavoro in modo che la movimentazione sia il più possibile sicura • c) tenere conto delle caratteristiche del carico • d) adottare misure atte ad evitare o ridurre i rischi di lesioni dorso-lombari, considerando i fattori individuali di rischio, le caratteristiche dell’ambiente di lavoro e le esigenze che tale attività comporta • e) sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori addetti alla MMC • f) informa i lavoratori sul peso del carico, movimentazione corretta e i rischi che corrono se tale attività non viene eseguita correttamente N.B. La legislazione corrente prevede il peso massimo movimentabile manualmente da un solo lavoratore → 30 Kg 2) Precauzioni da seguire per prevenire i rischi dorso-lombari Rischi da utilizzazione di videoterminali Apparecchiature elettroniche progettate per attività informatiche, caratterizzate dalla presenza di: • una unità di visualizzazione (CRT, LCD, PLASMA, etc.), con possibilità di rappresentazione alfanumerica o grafica; • una unità di controllo, gestione e, generalmente, memorizzazione di dati; • dispositivi periferici, sia di interfaccia con l'utilizzatore, per funzioni di input (tastiera, mouse, etc.) e di output (stampanti, plotter, strumenti di misura, etc.), sia per acquisizione dati (scanner, sensori di sistemi di rilevazione etc.). FISIOPATOLOGIA Fisiopatologia oculo-visiva ASTENOPIA OCCUPAZIONALE Una associazione di sintomi e/o segni causata da fattori e compiti lavorativi caratteristiche che, eventualmente oftalmiche del combinati soggetto, con le favoriscono l’insorgenza o la reiterazione di un insieme di sintomi e/o segni oculari e/o visivi che, nei casi piu’ gravi, possono anche comportare disturbi generali FISIOPATOLOGIA Fisiopatologia oculo-visiva MANIFESTAZIONI DELL’ASTENOPIA E POSSIBILE OBIETTIVITA’ CORRELATA (I) ASPETTI VISIVI • disagio / disturbo alla luce (fotofobia) • visione sfuocata • aloni colorati • effetto Mc Collough • visione sdoppiata Cui possono corrispondere sul piano obiettivo • riduzione dell'acuità visiva • riduzione dell'ampiezza visiva • allontanamento del punto prossimo di accomodazione (ppa) • comparsa o aumento di forie • miopizzazione transitoria FISIOPATOLOGIA Fisiopatologia oculo-visiva MANIFESTAZIONI DELL’ASTENOPIA E POSSIBILE OBIETTIVITA’ CORRELATA (II) ASPETTI OCULARI • lacrimazione • alterazioni • prurito dell'ammiccamento • bruciore • pesantezza dei bulbi • secchezza • rossore riferito • sensazione di sabbia negli occhi • dolore periorbitario e/o retrobulbare Cui possono corrispondere sul piano obiettivo •iperemia congiuntivale •ipersecrezione oculare •alterazioni del film lacrimale FISIOPATOLOGIA Fisiopatologia oculo-visiva MANIFESTAZIONI DELL’ASTENOPIA E POSSIBILE OBIETTIVITA’ CORRELATA ASPETTI GENERALI • cefalea • astenia • nausea • dispepsia • vertigine • tensione generale SORVEGLIANZA SANITARIA Ai sensi della legislazione vigente (D.Lgs. 81/2008 art. 172-179), per “tutti i lavoratori che usano attrezzature munite di videoterminali in modo sistematico e abituale, per 20 ore settimanali, dedotte le interruzioni“. • Visita preventiva, destinata a evidenziare eventuali malformazioni strutturali, comprende un esame degli occhi e della vista da parte del medico competente (visiotest o visita oftalmologica) • Visita periodica di norma quinquennale, biennale per i lavoratori idonei con prescrizioni o che abbiano compiuto il 50° anno di età, più ravvicinata in casi particolari a discrezione del medico competente MOBBING • Dall’inglese “to mob”: attaccare, assalire aggredire • Fenomeno derivante da un’alterata interazione psicosociale nell’ambiente di lavoro • Terminologia: • Mobber (aggressore), mobbizzato (vittima), co-mobber (spettatore). MOBBING • Si distinguono secondo Leymann 4 fasi: 1) Segnali premonitori 2) Stigmatizzazione 3) Caso ufficiale 4) Allontanamento - Nei casi conclamati possono comparire sintomi inquadrati nella categoria DSM-III di disturbo ansioso e IV come disturbo post-traumatico da stress (sindrome da stress) BURN-OUT SYNDROME • Definizione: perdita di interesse per la gente con cui si lavora in risposta ad uno stress da lavoro (Maslach, 1976) • Tre componenti: esaurimento emotivo, depersonalizzazione, ridotta realizzazione personale • Bersagli: operatori sanitari di “prima linea” SORVEGLIANZA SANITARIA (art. 41 D.Lgs. 81/2008) Comprende: a) b) c) d) e) visita medica preventiva intesa a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore è destinato al fine di valutare la sua idoneità alla mansione specifica; visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica. La periodicità di tali accertamenti, qualora non prevista dalla relativa normativa, viene stabilita, di norma, in una volta l’anno. visita medica su richiesta del lavoratore, qualora sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi professionali o alle sue condizioni di salute, suscettibili di peggioramento a causadell’attività lavorativa svolta, al fine di esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica; visita medica in occasione del cambio della mansione onde verificare l’idoneità alla mansione specifica; visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro nei casi previsti dalla normativa vigente. SORVEGLIANZA SANITARIA Esame integrativi (personale medico, tecnico ed infermieristico) - Esame emocromocitometrico con formula leucocitaria - esame della funzionalità epatica (AST, ALT, GT, bilirubinemia totale e diretta), esame della funzionalità renale (creatininemia, azotemia, esame urine), glicemia, trigliceridemia, colesterolemia - Markers dell’epatite - Elettrocardiogramma - Curva flusso-volume - Tine test